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Autore: shiningreeneyes    01/09/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
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CAPITOLO 28

Quindi, nel complesso, le cosa andavano effettivamente... bene.

 

 

Dopo il lungo e grande discorso tra me ed Harry, i giorni successivi passarono in relativo silenzio. Mi sarei aspettato che le cose sarebbero cambiate drasticamente una volta che entrambi fossimo venuti a conoscenza dei sentimenti reciproci, ma alla fine, niente era veramente cambiato. Di tanto in tanto ci scambiavamo degli sguardi un po' più profondi rispetto alle settimane precedenti e i sorrisi che ci scambiavamo potevano contenere parole non dette, ma oltre quello tutto era come sempre. Mi ero chiesto se Harry avesse raccontato ad Anne ciò che era successo tra noi, ma a giudicare dal sorriso che increspava le sue labbra durante la cena il giorno dopo, arrivai alla conclusione che si, lo sapeva. Non che mi disturbasse, ma era strano per me che un adulto conoscesse aspetti personali della mia vita privata.

 

Entrambi andammo al mio controllo quel lunedì ma non successe niente fuori dall'ordinario - a parte il fatto che il mio peso alla trentacinquesima settimana fosse di settantanove chili e che fossi quasi scoppiato a piangere prima che la dottoressa mi assicurasse che tutto il peso, o almeno la maggior parte di esso, sarebbe scomparso una voleva che il bambino sarebbe nato. La questione sui diversi modi del parto non era stata discussa, ma venne fuori e decidemmo di fissare un altro controllo la settimana dopo - il 25 Aprile alle 17 - e che ne avremmo parlato.

 

Io e Harry avevano trascorso qualche serata nel suo letto, coccolandoci a vicenda e guardando film sul suo portatile. Era fantastico passare del tempo con lui senza alcun dramma o problemi vari, ma non potei negare che passare oltre tre ore pressato al ragazzo di cui potevo o non potevo essere innamorato senza poter effettivamente fare niente oltre alle coccole, mi lasciava terribilmente frustrato. Frustrato e con il disperato bisogno di... niente. Considerato che il vibratore che Harry mi aveva comprato era ancora nascosto all'interno del mio armadio a casa di mia madre, ero costretto a risolvere da me, e, beh, a causa delle dimensioni della mia pancia, non ero in grado di raggiungere con le dita ciò che volevo raggiungere. Ma malgrado la frustrazione sessuale che le nostre serate-film mi causavano, non c'era modo che volessi smettere di farle, e così scelsi le sessioni di coccole seguite poi da una rapida masturbazione non appena la porta della mia stanza veniva chiusa.

 

 

Giovedì, 21 Aprile

Trentacinque settimane e tre giorni 

 

 

Quel giovedì fu orribile. Quella fu la conclusione che feci quando entrai in casa e gettai la mia borsa sul pavimento nell'ingresso. La giornata era iniziata con me esausto e continuava ad essere così; il fatto che Harry mi avesse detto che non poteva portarmi a casa perché doveva uscire con Lauren subito dopo la scuola non aiutò molto. E così avevo dovuto prendere l'autobus, che peggiorò ancora di più la situazione. Quindi quel giovedì fu orribile; ma comunque, tutti i giorni lo erano, tranne il sabato e la domenica. A più di trentacinque settimane di gravidanza ero... beh, ero grande. Mi sentivo grande già da qualche mese, ma in quel momento ero solo... enorme. Mi sentivo più grande di quanto in realtà fossi, il che era un sollievo, ma quando mi guardai allo specchio fu dolorosamente ovvio che il mio corpo non era esattamente così piccolo come lo era mesi prima. 

 

Lasciai uscire una smorfia infastidita prima di spostare lo sguardo lontano dallo specchio, abbandonai le scarpe e mi diressi verso la cucina dove sentii i suoi familiari di pentole e padelle. Quando attraversai la porta, la prima cosa che vidi fu Anne vicino ai fornelli con gli occhi diretti verso la padella, dove stavano cuocendo delle bistecche. Ma poi feci vagare il mio sguardo nella stanza, più per abitudine che per altro, e subito desiderai di tornare tre minuti indietro nel tempo in modo da non entrare in cucina.

 

Harry era seduto accanto al tavolo e seduta in grembo con le labbra attaccate alla sua guancia, c'era Lauren. Non ero abbastanza sicuro di cosa fare, perché per quanto ne sapessi, Lauren non aveva idea che io vivessi lì e, beh, stare in piedi in mezzo alla cucina senza intenzione di voler andare via probabilmente era un po' sospetto.

 

"La cena è pronta tra circa un'ora o giù di lì," sentii dire da Anne prima che avessi avuto il tempo di trovare qualcosa da dire o fare, prima che Harry e Lauren notassero la mia presenza. Entrambi alzarono lo sguardo però, e con mia sorpresa, Lauren non espresse confusione. Tutto ciò che fece fu quello di mandarmi un'occhiata acida prima di tornare a dare attenzione ad Harry. Lui, con mia sorpresa ancora più grande, mi sorrise come se non ci fosse niente di strano in quella situazione.

 

"Uhm, si, perfetto," dissi distrattamente in risposta all'ultima affermazione di Anne.

 

"Come mai sei arrivato a casa così tardi?" chiese, "perché non ti sei fatto accompagnare da Harry?"

 

"Bella domanda," dissi, mandando un rapido sguardo torvo in direzione di Harry. Tutto quello che fece in risposta fu quello di spostare lo sguardo da Lauren il tempo necessario per offrirmi un sorriso di tentate scuse. Non glielo restituii.

 

"Beh, ora sembri un po' stanco," continuò, non sembrava essersi accorta del mio improvviso fastidio. "Perché non vai a sdraiarti fino all'ora di cena?"

 

"Oh, uhm, certo, se non hai bisogno di aiuto," dissi, ignorando la vocina nella mia testa che mi diceva di andare dritto a letto e rimanerci per sempre. O almeno per la successiva ora.

 

"Vai a fare un pisolino," disse con un sorriso. "Ho paura che tu possa cadere in terra se rimani in piedi per troppo tempo."

 

"Quindi, oltre ad essere grasso, non riesce neanche a stare in piedi?" sentii sussurrare da Lauren, ma non abbastanza forse da essere sentita da Anne.

 

"Va bene, grazie," dissi con un sorriso un po' forzato prima di tornare indietro e uscire dalla cucina verso la mia camera da letto.

 

Una volta che fui nella privacy delle mie quattro mura, mi stesi sul letto e chiusi gli occhi con un sospiro.

 

Harry non aveva detto che lui e Lauren dovevano uscire? L'ultima volta che avevo controllato, 'fuori' non significava a casa. E se comunque sarebbe dovuto venire a casa, perché non avrebbe potuto darmi un passaggio? Beh, probabilmente a causa di Lauren, ma comunque. Nonostante mi sentissi un po' irritato da quel comportamento, mi sentii molto più triste sul fatto che probabilmente avrei dovuto cenare con la presenza di Lauren dandole più occasione per commentare il mio peso, o almeno mandarmi occhiate di disprezzo dall'altra parte del tavolo.

 

Nonostante quei pensieri scoraggianti, non mi servii più di qualche minuto per cadere in un sonno profondo.

 

*

 

Venni svegliato da Connor più o meno un'ora dopo e, ancora abbastanza insonnolito, e lontano dall'essere riposato, lo seguii in cucina dove, come previsto, Lauren stava seduta su una sedia accanto ad Harry. I due sembravano impegnati in una conversazione molto più interessante del mio arrivo e nessuno di loro due mi guardò. Fu così per praticamente tutto il pasto, ad eccezione di due o tre sguardi glaciali che Lauren mi aveva mandato ed uno sguardo di scuse che ricevetti da Harry. Fortunatamente, tutti in tavola stavano parlando e Connor ed Adrian stavano facendo il solito trambusto, per cui non dovetti preoccuparmi di chi avrebbe potuto accorgersi del leggero senso di amarezza che si era piantato al centro del mio stomaco. Mi alzai dalla sedia non appena finii di mangiare e riuscii a colpire il tavolo con la pancia nel processo, guadagnandomi un'altra occhiata derisoria da Lauren. Dopo aver pronunciato un rapido 'scusate', misi il piatto nella lavastoviglie e mi affrettai ad uscire fuori dalla stanza prima di poter fare qualcosa che mi avrebbe causato ulteriore imbarazzo.

 

Quando entrai nuovamente nella mia camera, notai che il mio telefono, che avevo lasciato sul comodino, stava lampeggiando e segnalando un nuovo messaggio o una chiamata persa. Una volta che lo presi, notai che c'erano entrambi. La chiamata persa, con mia sorpresa, era da Owen, e così anche il messaggio. Non avevo sentito Owen da quando avevo lasciato casa, cosa che trovai un po' strana perché sicuramente aveva notato che non ero più lì. Ma iniziai a pensare che forse aveva parlato con mamma e Ian e aveva deciso che ero un mostro anormale e che non voleva avere nessun tipo di contatto con me. Il pensiero mi aveva lasciato parecchio triste perché sostanzialmente significava che non avevo più una famiglia, o almeno non vicina a me.

 

Leggermente curioso, aprii il messaggio e lessi due piccole frasi.

 

Dove sei? Stai bene?

 

Non esprimeva esattamente alcuna emozione, ma il fatto che mi avesse contattato almeno indicava che non mi odiava. Invece di rispondere al messaggio, composi il suo numero e avviai la chiamata. Non ci fu più di una squillo prima che rispondesse.

 

"Lou?" disse subito la voce di Owen.

 

"Si, ciao," dissi.

 

"Dove sei? Perché non sei stato in casa, tipo le ultime due settimane?"

 

"Che cosa? Mamma non ti ha detto niente?" chiesi, piuttosto sorpreso.

 

"Detto niente su cosa? Tutto ciò che mi hanno detto è che non avevo il permesso di sentirti e poi mi hanno cancellato il tuo numero, tutti i messaggi e le chiamate dal mio cellulare e non avevo il tuo numero memorizzato in altri posti, quindi sono dovuto andare da Eleanor per chiederglielo. Cosa sta succedendo?"

 

Okay, almeno c'era una spiegazione al perché non si era fatto sentire. Fu un sollievo.

 

"Purtroppo non sono così sorpreso che ti impediscano di sentirmi," mormorai, "loro- beh, Ian in realtà, mi ha buttato fuori di casa."

 

"Cosa?"

 

"A quanto pare il fatto di essere gay non fa bene alla nostra reputazione," dissi con una risata senza umorismo. "Così mi hanno cacciato."

 

"E la mamma era d'accordo?"

 

"Si."

 

"Fottuta puttana! Sto andando-"

 

"No, no," lo interruppi, "va tutto bene, quindi non farai niente. Non che io e la mamma fossimo particolarmente affiatati e io-"

 

"È comunque tua madre, idiota! Dovrebbe proteggerti da tutto, non importa cosa."

 

"Si, beh, sembra che qualcuno si sia dimenticato di dirglielo."

 

Un secondo di silenzio aleggiò tra noi prima di:

 

"Allora, tu non... tornerai a casa?" chiese Owen in silenzio.

 

"Anche se vorrei, non penso ci sia questa opzione, visto che mi è stato detto di uscire di casa, quindi no, non tornerò."

 

"Dove sei allora?"

 

"Da Harry."

 

"Il ragazzo che... sai?"

 

Roteai gli occhi.

 

"Il ragazzo che mi ha messo incinto, si."

 

"Oh. È tutto... okay, vero? Non sei- voglio dire, tu e... il bambino e tutto il resto, state bene?"

 

"Si, va tutto bene," dissi, sorridendo all'evidente preoccupazione nella sua voce.

 

"Figo, si. Bene."

 

"Come vanno le cose a casa? Stai bene?"

 

"Come sempre," rispose, "mamma è una stupida ed Ian uno stronzo noioso."

 

"Sembra tutto okay," dissi e poi ci fu una breve pausa prima che lui disse qualcos'altro.

 

"Quando, sai... partorirai o qualunque cosa dovrai fare per far uscire il bambino?"

 

"Uhm, se sarà come una normale gravidanza, verso il 16 Maggio," dissi esitante, ripensando ai calcoli che la dottoressa Hayes aveva fatto quel lunedì. "Quindi penso che partorirò verso quella data."

 

"Non partorirai nel modo comune, vero?"

 

"Mi ricordi Harry quando parli così," dissi con un sorriso, "ma non credo che sarò in grado di spingere fuori un bambino dal mio culo e anche se potessi, non credo di volerlo fare, quindi no, non partorirò nel modo comune."

 

"Allora ci sarà un cesareo?"

 

"Suppongo di si. Parlerò con il medico lunedì, quindi lo saprò il giorno."

 

"Hmm, va bene. Fammi sapere come va, okay?"

 

"Si, certo," dissi, scegliendo di non chiedergli il  perché volesse saperlo.

 

"Devo andare, ho allenamento tra mezz'ora, ma ti chiamerò presto. Ma non chiamarmi tu. Voglio dire, sarebbe un casino se mamma e Ian fossero intorno, no?"

 

"Un po'," dissi secco.

 

"Si, beh, sono idioti."

 

"Molto maturi."

 

Dopo qualche altro minuto a fare commenti e con un 'stammi bene, okay?' da parte di Owen, chiusi la chiamata e tornai di nuovo ai miei pensieri. Non ero di buon umore per tentare di analizzare tutte le cose, perciò chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi di nuovo. Ma solo pochi secondi dopo, ci fu un bussare alla mia porta e con un sospiro, pensando che molto probabilmente fosse Harry, dissi un 'si?' e aspettai che la porta si aprisse. Con mia leggera sorpresa, non fu il volto di Harry che apparve, ma quello di Anne.

 

"Posso entrare?" chiese.

 

Mi sedetti sul letto e appoggiai la schiena contro il muro, aggrottando un po' la fronte con disagio. "Si, certo."

 

Entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di sé prima di andare verso la sedia di fronte alla scrivania e sedersi. 

 

"Allora," disse, guardandomi con sguardo inquisitorio, "va tutto bene?"

 

Sorrisi vagamente, sapendo molto bene che si fosse resa conto del mio disagio durante la cena.

 

"Io e Lauren non andiamo molto d'accordo," dissi.

 

"Non credo che vada d'accordo con qualcuno che non sia Harry," disse lei secca.

 

Si fermò per un secondo. "Ma oltre a quello, sta andando tutto bene?"

 

"Come sempre, credo," dissi, "stanco e dolorante e roba del genere, ma niente di grave."

 

"Ti capisco," disse con un debole sorriso, "ma riguardo a questo, hai pensato di studiare autonomamente invece di andare a scuola fino alla fine della gravidanza?"

 

Rimasi in silenzio per un attimo, sentendomi un po' confuso.

 

"Studio autonomo ?" la interrogai, "cosa... cosa c'entra questo?"

 

"Per essere sicuri che tu ed il bambino rimaniate sani e che tu non prenda rischi inutili."

 

"Vado solo a scuola," dissi, "non corro tra gli edifici in fiamme ."

 

"Ma sei all'ultimo mese di gravidanza," disse, "ciò significa che tutto quello che fai potrebbe essere rischioso. Andare a scuola non è completamente necessario, non quando puoi continuare ad intraprendere uno studio autonomo, e vorrei davvero tanto che tu stessi qui da ora in poi invece di andare a scuola."

 

"Ma non posso semplicemente abband-"

 

"Non abbandonerai la scuola," mi interruppe con delicatezza, "tornerai appena ti sarai ripreso dalla nascita del bambino e sarai in grado di fare tutti gli esami finali. Posso parlare io con la scuola se ti può far piacere."

 

"No, non è quello, è solo che... beh, non lo so, mi sentirei come se stessi abbandonando anche se tecnicamente non lo starei facendo. E comunque, trascorrere un mese senza fare niente oltre a stare qui e aspettare? Sembra noioso."

 

"Louis, ascoltami," disse con un debole sorriso, "non so come sia strutturato il tuo corpo considerando che ti permette di portare un bambino, ma quello che so è che quando sei ad una gravidanza così inoltrata come la tua, potresti entrare in travaglio in qualsiasi momento senza alcun avvertimento. Vuoi veramente che accada quando sei seduto in classe circondato da venti persone che non avranno idea di cosa sta succedendo e che non saprebbero cosa fare? Rimanere a casa dove ci sono persone che potrebbero portarti velocemente all'ospedale, fornirà una grande sicurezza a te e al bambino, e a me più tranquillità. Non ti costringerò a smettere di andare a scuola se non vuoi, ma sono abbastanza sicura che ho ragione a dire che sarebbe molto più sicuro se lo facessi."

 

Volevo davvero protestare, perché nonostante fossi ridicolmente stanco e affaticato in quelle settimane, non era mai stato nei miei piani abbandonare la scuola o addirittura prendermi una breve pausa. Con tutte le anormalità che avevo sperimentato di recente, andare a scuola era l'unico aspetto normale che era rimasto nella mia vita. Ma i punti che aveva elencato Anne erano giusti e anche se sapevo che sarebbe diventato noioso stare a casa per così tanto tempo, il pensiero di poter rimanere a letto e rilassarmi era piacevole. Inoltre, pensare al fatto che avrei potuto mettere in pericolo il bambino continuando ad andare a scuola non era qualcosa che mi piaceva. E il pensiero di andare in travaglio nel bel mezzo della classe era qualcosa che mi piaceva anche meno.

 

"Okay," dissi con un sospiro, "okay, io- starò a casa fino a quando non nascerà il bambino."

 

Lei sorrise e giurai di aver visto le sue spalle abbassarsi con sollievo.

 

"Bene," disse lei, "chiamerò la scuola e gli dirò cosa sta succedendo, okay?"

 

"Cosa? Non-"

 

"Gli dirò che hai contratto un virus contagioso, non preoccuparti."

 

"Oh. Va bene, grazie."

 

"Nessun problema," disse prima di alzarsi.

 

Rimase lì e mi guardò per un breve secondo.

 

"È tutto okay tra te ed Harry?" chiese allora.

 

"Si, va tutto bene," dissi con un sorriso, non sentendo la necessità di fare un dramma per ciò che era successo quel giorno.

 

"Avete parlato di tutti i problemi, si?"

 

"Si, ora sappiamo tutto."

 

"Va bene. Mi dispiace se sto oltrepassando i confini, ma... hai parlato con tua mamma o il tuo patrigno ultimamente?"

 

Guardai verso il basso. 

 

"No. Mi hanno cacciato loro, quindi dovrebbero essere loro a chiamarmi non io, non che lo faranno comunque."

 

"Sono certa che ti manchino."

 

Alzai di nuovo lo sguardo e scrollai le spalle.

 

"Non proprio. Non ho mai avuto un rapporto con mia mamma, e Ian è solo... no, non mi è mai piaciuto. Ho parlato con mio fratello prima che tu entrassi, quindi... sto bene, va tutto bene."

 

"Oh, hai un fratello?" chiese, guardandomi sorpresa.

 

"Si," dissi, sorridendo debolmente, "Owen, ha sedici anni, andiamo molto d'accordo. Solitamente."

 

"Hmm, Harry ha sempre desiderato un fratello minore quando era piccolo, ma ha dovuto aspettare ad avere sedici anni," disse con una piccola risata.

 

"È bello avere qualcuno della tua età con cui vivere," risposi. "Forse un po' fastidioso a volte, ma è così che dovrebbe andare, no?"

 

"Penso di si," disse, sorridendo ancora.

 

"Si."

 

"Beh, ti lascio da solo adesso," disse lei, "ti lascio tornare a fare quello che stavi facendo prima che arrivassi io."

 

"In realtà non stavo facendo niente," dissi con una scrollata di spalle, "penso che farò un riposino ora; sono esausto."

 

"Allora vai a dormire," disse lei fermamente, "andrò a chiamare la scuola per fargli sapere che non andrai più, okay?"

 

"Si, ok."

 

"Bene. Ora dormi."

 

Quindici minuti dopo, è quello che avrei fatto. Mi ero sdraiato sulla schiena per una volta, con la bocca mezza aperta - cosa che avrei rimpianto una volta sveglio con la lingua secca un paio di ore dopo -, le mie mani poste in modo protettivo sulla mia pancia e la testa inclinata su un lato.

 

Non sognavo molto mentre dormivo, ma per qualche motivo, quel giorno sognai. Non c'era niente di sensato, in realtà, solo colori sfocati e suoni e quant'altro, ma mi lasciò una sensazione triste, come se qualcosa di brutto sarebbe successo. Quando mi svegliai, rotolai da un lato e subito capii perché.

 

Gli stessi dolori che avevo sperimentato un paio di volte durante l'inizio della gravidanza, e che avevo del tutto dimenticato, mi stavano colpendo improvvisamente con forza e io ero troppo preoccupato a strillare e stringere il mio stomaco per chiedermi perché stava succedendo proprio in quel momento. L'ultima volta che mi era successo mi ero spaventato, ma era niente in confronto a quello che sentivo ora; pensieri orribili del bambino che stava morendo e di avere un corpo minuscolo e senza vita da dover rimuovere chirurgicamente dalla mia pancia mi stavano frullando nella testa e mi fecero arricciare su me stesso e far fuoriuscire suoni orrendi, inumani e dolorosi. Avrei dovuto chiedere aiuto a qualcuno, ma non riuscivo a far uscire la mia voce e tutto ciò che accadde quando ci provai fu un sospiro soffocato mentre un'altra contrazione mi attraversava tutto il corpo.

 

Ma poi, proprio come era cominciato, tutto si fermò. Stavo lì, ansimante, con gli occhi bagnati e spalancati e tenendomi la pancia. Rimasi così per quasi dieci minuti prima di aver avuto la forza - e il coraggio - di sedermi e asciugarmi le lacrime dal viso. Mi spostai un po' in modo che le mie gambe penzolassero dal bordo del letto e poi abbassai lo sguardo sul mio stomaco e misi una mano attenta su di esso.

 

"Stai bene, piccolo?" chiesi, sorpreso di quanto la mia voce sembrasse roca, "non stai male, vero?"

 

Con mio grande sollievo mi rilasciò qualche calcio e sospirai.

 

"Non voglio che ti succeda qualcosa di male."

 

Qualche altro calcio fu la risposta e come sempre quando succedeva, non potei fare a meno di sorridere.

 

"Lo so, lo so, ti amo anche io," mormorai, accarezzando assente la pancia.

 

Rimasi seduto per qualche minuto, senza voler provocare altro dolore al mio corpo, mormorando niente in particolare alla mia pancia e chiedendo ogni tanto qualche segno di vita, che ricevetti. Ogni volta. Il bambino non era ancora nato, ma stava già facendo quello che gli dicevo. Sorrisi un po'; forse non sarebbe cresciuto diventando una completa testa di cazzo.

 

Alla fine decisi, visto che i dolori non si erano fatti risentire, di alzarmi - con molta attenzione - e feci un passo avanti, assicurandomi che non sarebbe successo niente di male. Anche se tutto sembrava andare bene, ci vollero altri cinque minuti prima che osassi muovermi con movimenti normali, e quando lo feci, uscii dalla mia stanza.

 

Non ero abbastanza sicuro di dove andare, ma qualcosa nella mia testa mi diceva che dovevo dire a qualcuno di questi crampi prima che potessero diventare fatali. Il mio primo pensiero fu quello di andare da Harry, ma poi mi ricordai che probabilmente Lauren era ancora lì e, beh, non le avrei fatto sapere niente di tutto ciò che aveva a che fare con il mio bambino. In nessun modo. Così, invece di dirigermi nella camera di Harry, camminai nella direzione opposta verso il salotto pensando di trovarci Anne.

 

Era seduta sul divano con Connor e Adrian, guardando una sorta di cartone animato per bambini alla TV, ma lei alzò lo sguardo quando entrai. 

 

"Vuoi unirti a noi?" chiese, girandosi verso la TV mentre mi sorrideva vagamente.

 

"Uhm, si, certo," dissi assente mentre camminai verso il divano e mi sedetti accanto ad Adrian. Trascorsi un po' di tempo a guardare lo schermo, non vedendolo veramente, prima di aprire la bocca.

 

"È... oh, posso chiederti una cosa?" dissi, guardando Anne.

 

Girò la testa di novanta gradi e incontrò il mio sguardo. Forse il mio volto esprimeva qualche emozione che non sapevo, perché i suoi occhi immediatamente si fecero preoccupati e prese il telecomando per abbassare il volume del televisore. 

 

"Che succede?" chiese.

 

Diedi un rapido sguardo a Connor e Adrian, non certo di voler parlare di fronte a loro, ma Anne agitò la mano.

 

"Le loro menti sono lontane, non importa," disse e dopo aver gettato un rapido sguardo sui loro volti, ne fui convinto.

 

"Allora, uhm... sai, le contrazioni e... quelle cose?" dissi nervosamente, "perché- uhm, come funzionano?"

 

Corrugò la fronte. "Cosa intendi?"

 

"Tipo... quanto dolorose dovrebbero essere?"

 

"Ne hai avute?" chiese lei, con gli occhi che si spalancarono un po' in quella che sembrava preoccupazione.

 

"Io... credo?" dissi mordendomi il labbro, "oppure, non so se fossero quelle, ma faceva male, davvero male. È successo un paio di volte un po' di tempo fa e ultimamente mi ero dimenticato tutto, ma poi è successo nuovamente adesso e- non può essere positivo, no?"

 

"Non lo so," disse lentamente, "non so cosa succede nel tuo corpo, quindi non so cosa ti provoca questi dolori, ma comunque, avere dolori durante la gravidanza non è quasi mai un buon segno. Sai se il bambino sta bene?"

 

"Si, sta bene," dissi, guardandomi brevemente la pancia, "stava calciando fino a pochi minuti fa, ma comunque sarebbe giusto chiedere al medico, non pensi?"

 

"Hai un appuntamento venerdì, vero?"

 

Annuii e lei continuò.

 

"Dovresti chiedere alla dottoressa allora. Non penso che sia stato qualcosa di grave visto che il bambino stava calciando, perciò prova a non preoccuparti troppo."

 

"Pensavo che i genitori dovessero preoccuparsi," dissi, sorridendo un po'.

 

Lei ricambiò il sorriso. "Hai ragione," disse.

 

"A proposito... non ho chiesto ad Harry di questo, ma avete deciso se tenere il bambino o no quando avete parlato?"

 

Girai il mio sguardo per un attimo prima di rispondere con un mormorio.

 

"Si, noi... lo daremo in adozione."

 

Premette le labbra tra loro e annuì.

 

"Penso che sia una decisione intelligente."

 

Si fu un breve silenzio e poi:

 

"Non riesco ad immaginare Harry in quel modo comunque," disse.

 

Scossi la testa.

 

"No, lui vuole tenere il bambino, crescerlo e... si, tutto questo."

 

"Me l'ha detto," disse con un sorriso confortante. "Settimane fa, prima che tu arrivassi qui, mi disse che sperava tu decidessi che l'adozione non era l'opzione migliore. Immagino che per te lo sia."

 

"No, io... distruggerei la mia vita, la sua e, forse, quella del bambino e beh, non voglio. Non voglio darlo, sai? Ma è la cosa migliore da fare, lo so."

 

Mentre parlavo, non riuscii a sfuggire alla sensazione che io stessi cercando più di convincere me stesso che lei.

 

La spinsi via e piegai le mani sul mio stomaco.

 

"Beh, se è una decisione che ti rende felice, allora anche io sono felice," disse.

 

"Ma, saresti felice allo stesso modo se avessi deciso di tenerlo?"

 

"Come ho detto: se fai una decisione che ti rende felice, allora sono felice anche io."

 

Sorrisi.

 

"Molti genitori dovrebbero essere come te."

 

Mi sorrise in risposta e poi cademmo in un confortevole silenzio. Rimasi seduto lì a guardare la televisione per quasi mezz'ora prima di scusarmi e tornare nella mia camera da letto, sdraiarmi sul letto e chiudere gli occhi.

 

Per una volta la mia mente non era piena di preoccupazioni di settantotto sfumature diverse e fu una sensazione meravigliosa che non sentivo da anni. Certo cose erano ancora un po' appollaiate nella mia testa, si, ma nessuna di queste era abbastanza grave da farmi star male. Non dovevo preoccuparmi del benessere del bambino visto che sembrava sano e felice; non dovevo preoccuparmi di Harry come facevo una volta perché anche se non avremmo mai avuto niente, almeno sapevo che gli piacessi più che come un amico; non dovevo preoccuparmi che mia mamma scoprisse della gravidanza perché, beh, lei lo sapeva... anche se la sua reazione era stata un po' dolorosa.

 

Quindi, nel complesso, le cose andavano effettivamente... bene. Benissimo direi. In due mesi tutto quello sarebbe finito; avrei avuto un nuovo posto in cui vivere, sarei rimasto amico di Harry e il bambino avrebbe avuto una vita sicura e felice tra le braccia di qualcun'altro.

 

Beh, quella era una parte della mia vita con cui dovevo ancora venire a patti.

   
 
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