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Autore: heliodor    07/09/2017    6 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Battaglia finale

Bryce si appiattì contro il muro crollato. Il frastuono delle esplosioni e delle grida si mescolarono, assordandola.
Aveva i capelli arruffati e in disordine, una ferita all'addome che le faceva male e si sentiva stanca. Combattevano da un'ora me le sembrava un'eternità.
A una decina di passi di distanza, Elvana si era gettata in una buca e si proteggeva la testa con le mani.
"Non è stata una buona idea" gridò alla strega.
"Non per niente è venuta a te" rispose Elvana. "Che facciamo?"
"Non mi faccio bloccare qui" gridò Bryce. "Mio padre e Vyncent sono lì dentro." Indicò la fortezza alle sue spalle.
L'edificio sorgeva a ridosso di una collina, protetta su tre lati da una conca naturale. L'unico lato accessibile era cinto da solide mura di granito e sorvegliato da tre torri. Due di esse erano crollate e la terza aveva numerosi fori luogo tutta la sua altezza.
Il resto della fortezza era scavato nella roccia di una collina.
Il campo di battaglia era disseminato di corpi. La maggior parte erano di soldati, mercenari al soldo di Malag o guerrieri dell'alleanza. Indossavano corazze leggere ed elmi, buoni per sopportare due o tre dardi presi in pieno. La maggior parte di quelle protezioni era stata sfondata dal fuoco continuo degli stregoni che li avevano bersagliati dalle retrovie.
Quella era stata la prima fase della battaglia. Una volta esauritasi la spinta delle avanguardie, era toccato agli stregoni avventurarsi su quella spianata.
Protetti dagli scudi si erano affrontati in uno scontro frontale. Proiettili di ogni genere piovevano dalle tre torri e dalle mura. Un plotone di stregoni aveva demolito quelle postazioni con un bombardamento continuo di palle di fuoco.
Bryce si era unita a loro e poi era corsa verso l'entrata per seguire suo padre e Vyncent. Quei due incoscienti si erano avventurati nella fortezza cercando di cogliere di sorpresa Malag.
Ne erano stati come inghiottiti e Bryce temeva per la loro sorte.
Temeva soprattutto per quella di Vyncent.
"È impossibile arrivarci vivi" urlò Elvana.
"Vuoi scommettere?" Bryce lasciò il suo nascondiglio e iniziò a correre verso la fortezza.
"Sei pazza" disse Elvana alzandosi e andandole dietro.
Sotto un diluvio di dardi magici e frecce le due streghe raggiunsero l'entrata della fortezza, un arco a volta che si innalzava per diversi metri, e lo superarono.
Il cortile era vuoto, segno che i difensori erano così pochi da essersi radunati tutto sugli spalti in un ultimo e disperato tentativo di difesa.
"Evocazione" gridò Elvana indicando un punto alla loro destra.
Un golem emerse da un casotto di pietra. Qualcuno lo aveva lasciato lì di guardia o era solo disorientato dalla confusione?
L'essere, formato da pietre tenute insieme dalla magia di uno stregone, puntò subito verso di loro.
Bryce si preparò a combattere.
"Vai" disse Elvana. "A lui ci penso io."
"Ci vediamo dentro" disse Bryce riprendendo a correre verso la fortezza.
Alle sue spalle Elvana danzò attorno al golem colpendolo con fulmini magici che controllava con le mani.
Bryce puntò verso l'arco scavato nella roccia della collina che faceva da entrata della fortezza. Non appena varcò la soglia fu sorpresa dal silenzio e dalla quiete che vi regnava.
La pietra solida impediva ai rumori della battaglia di giungervi. La guerra e i suoi orrori sembravano solo un ricordo lì dentro.
Una fitta proveniente dalla ferita al fianco le ricordò che la battaglia non era ancora conclusa.
Superò sale vuote e passaggi scavati nella roccia viva per giungere a un ambiente più grande, un salone costruito sul fianco opposto della montagna, con un'ampia vetrata istoriata con disegni dai vividi colori. In fondo al salone si innalzava una pedana raggiungibile tramite una scalinata di pietra e, sulla sommità, vi era un trono scavato nella roccia. Il salone era addobbato come per una festa, a in quel momento gli unici ospiti erano cinque figure.
Quattro di queste le conosceva molto bene. Una era suo padre, re Andew. Al suo fianco c'erano Erix e Rajan. Più lontano, Vyncent.
Tutti loro avevano accerchiato la quinta figura, un uomo che, in piedi al centro della sala, sembrava sfidarli tutti.
Indossava una lunga veste nera ricamata d'argento. I capelli erano radi e bianchi e la pelle pallida era così lucida da riflettere la luce del sole.
Bryce non l'aveva mai visto prima di allora ma sapeva bene chi era.
"Malag" gridò correndo verso i presenti.
"Bryce, ferma" gridò Re Andew. "Stai lontana."
Bryce lo ignorò e raggiunse Vyncent, col quale scambiò un rapido cenno d'intesa. "Finiamo questa guerra."
"Malag" disse Erix. "È finita. Se non vuoi morire arrenditi."
Malag rimase impassibile. "Non siete abbastanza forti."
Rajan sollevò una mano. "Se non vuoi arrenderti, ti abbatteremo qui e adesso come fece Bellir cento anni fa."
"Bellir era solo un pazzo" disse Malag. C'era qualcosa di triste nella sua espressione. "Ma era coraggioso. Molto più di voi. È una dote che apprezzo."
"Basta parlare" gridò Vyncent. Lasciò partire una sfera infuocata.
Malag non si mosse. La palla di fuoco lo circondò ardendo con la forza di un piccolo sole.
Bryce sentì il calore lambirle la pelle.
Quando il fuoco si estinse, Malag era ancora al centro della sala.
Re Andew evocò i fulmini magici avvolgendo Malag in una gabbia dalla quale era impossibile fuggire.
L'arcistregone si piegò sulle ginocchia e sollevò le braccia. I fulmini si dispersero in tutte le direzioni.
Erix lanciò una dozzina di dardi in successione ma nessuno di essi colpì il bersaglio. Malag aveva già evocato un scudo magico che li assorbì tutti.
Rajan puntò le braccia verso Malag ed evocò un raggio di energia che avrebbe colpito l'arcistregone in pieno petto se questi non avesse sollevato lo scudo.
Tra le mani di Bryce apparve una spada dalla lama fiammeggiante. Brandendola con entrambe le mani si scagliò contro Malag mentre era impegnato a deviare il raggio magico di Rajan.
L'arcistregone la vide arrivare ed eseguì un balzo all'indietro evitando il fendente.
Vyncent corse verso Malag, le mani che bruciavano come tizzoni ardenti. Riuscì solo a sfiorarlo, perché l'arcistregone eseguì una capriola di lato e si rialzò, un dardo magico per ogni mano pronto a colpire.
Vyncent deviò il primo con lo scudo magico.
Malag dissolse il secondo dardo e colpì Vyncent al petto, scagliandolo lontano.
Re Andew evocò altri fulmini che si abbatterono su Malag. L'arcistregone barcollò, ma non cadde. Con un altra piroetta evitò la seconda scarica.
Erix toccò il pavimento con il palmo della mano. Sotto i piedi di Malag comparve una ragnatela. Fili sottilissimi si avvolsero attorno alle caviglie dell'arcistregone cercando di immobilizzarlo.
Malag mormorò qualcosa e la ragnatela magica scomparve.
Bryce si piegò sulle gambe e spiccò un balzo di alcuni metri, atterrando a un passo da lui. Per un istante si fissarono negli occhi.
Le labbra di Malag si mossero.
Bryce lo vide sparire all'improvviso.
"Invisibile" gridò Rajan.
Gli occhi di Bryce luccicarono. La stanza era come inondata da una luce innaturale che faceva apparire le cose brillanti. Le figure umane erano irriconoscibili. Volgendo la testa di lato riconobbe Vyncent e re Andew che si guardavano attorno.
"Dov'è andato?" chiese Erix.
Bryce voltò la testa di scatto e lo vide. Malag si era allontanato di una decina di passi, dirigendosi verso la grande vetrata. Vi era quasi arrivato quando si voltò di scatto e lanciò una palla di fuoco.
Tutti gridarono qualcosa mentre la sfera di fuoco magico volava sopra le loro teste e si abbatteva contro una balaustra di roccia, spezzandola. Pezzi grandi il triplo di un uomo si staccarono e precipitarono come proiettili sopra di loro.
Vyncent la spinse di lato evitando d'un soffio che venisse schiacciata da un enorme masso.
La vetrata esplose in mille pezzi disseminando schegge di vetro come micidiali proiettili. Bryce sentì che le graffiavano il viso e ogni zona del corpo che non era coperta.
Vyncent balzò fuori dalla finestra e atterrò sulla pedana sottostante.
Bryce lo seguì.
La piattaforma era stata scolpita nel fianco della montagna, in modo da formare un ampia pedana che dava sul mare.
Bryce dissolse l'incantesimo di ultravisione. Malag era tornato visibile.
Vyncent lo attaccò con un raggio magico, ma l'arcistregone lo bloccò con il suo scudo.
Con l'altra mano disegnò un cerchio nell'aria e mormorò qualcosa.
Bryce vide un'ombra allargarsi sopra di loro e poi qualcosa di gigantesco che atterrava a pochi passi di distanza.
Un enorme golem di roccia apparve sulla pedana. La creatura era alta cinque o sei metri e aveva gambe e braccia tozze, un corpo simile a una sfera e una testa appena abbozzata dove si intravedevano delle cavità che dovevano essere gli occhi. Era tenuta insieme dalla magia di Malag.
Lo stregone lo manovrava come una marionetta agitando dei fili invisibili con la mano libera.
Il golem puntò contro Vyncent.
"Attento" gridò Bryce.
Vyncent non si mosse continuando ad attaccare Malag con il raggio magico. "Colpiscilo, Bryce" gridò. "Colpisci Malag ora che non può difendersi.
Vyncent aveva ragione. Malag si difendeva con lo scudo e manovrava il golem con l'altra mano. Lei poteva attaccarlo.
Ma se lo faceva, il golem avrebbe colpito Vyncent.
Bryce evocò la spada magica e balzò verso il golem. Con un solo colpo gli tagliò di netto una gamba, costringendolo a rallentare. Aveva quasi raggiunto Vyncent, che non si era mosso di un passo.
Bryce si aggrappò al corpo del golem e si issò sopra la sua spalla. Con la spada gli tranciò di netto la testa.
La creatura sbandò di lato e cominciò a roteare. Tutto divenne confuso.
Una delle braccia del golem colpì Vyncent e lo scagliò lontano.
Bryce vide Malag allontanarsi  e sparire in un bagliore luccicante. Doveva aver evocato un portale magico per fuggire da lì.
Il golem roteò fino a trovarsi in bilico sul precipizio. Sotto di lui c'era uno strapiombo che terminava sugli scogli appuntiti dove si infrangevano le onde del mare.
Bryce si piegò sulle gambe e spiccò un balzo verso la piattaforma proprio mentre il golem scivolava oltre il bordo.
Atterrò sulla dura superficie di roccia ed eseguì una capriola, rialzandosi subito.
Quando si voltò il golem e Malag erano spariti.
 
Corse da Vyncent. Lo stregone era girato di spalle e si teneva un fianco, lo stesso che il golem gli aveva colpito.
"Come stai?" gli chiese preoccupata.
"Bene" disse Vyncent e denti stretti. "Malag?"
"È fuggito."
"Dannazione" gridò Vyncent. "Dovevi colpirlo quando ti ho detto di farlo."
"Il golem..."
"Avresti messo fine alla guerra" la rimproverò lui.
"... stava per schiacciarti."
"La mia vita non è importante."
"Per me lo è" rispose lei con le lacrime agli occhi. "Scusami" aggiunse affranta. "Non so che cosa mi è preso."
Re Andew li raggiunse. "Come state?"
"Ce la caveremo" rispose Bryce. Non osava guardare negli occhi Vyncent.
Quando rientrarono, notò Erix china su un cumulo di macerie. Sotto di esse c'era il corpo di Rajan. Parte della balaustra l'aveva schiacciato.
Vyncent si inginocchiò ai piedi del suo maestro e pianse. "Ora sono rimasto solo io" disse dopo qualche minuto.
Re Andew sembrava affranto. "Era mio amico. Lo conoscevo da quando mi sono consacrato." Appoggiò una mano sulla spalla di Vyncent. "Alzati. Gli tributeremo ogni onore."
Vyncent si rialzò. Era coperto di polvere e sangue, come tutti loro.
"Annunciate che la guerra è finita" disse re Andew.
Vyncent sgranò gli occhi. "Non potete farlo. Malag non è morto."
"È in fuga. Da solo. Il suo esercito è stato distrutto, le sue fortezze espugnate. È solo questione di tempo" disse il re. "Abbiamo bisogno di riposare e recuperare le forze prima di dargli la caccia."
"Andrò io" disse Vyncent.
"Sarebbe un suicidio" disse Bryce appoggiandogli la mano sul braccio, come a volerlo calmare.
Vyncent si divincolò e andò via marciando con passo deciso.
 
Elvana fu la prima ad andarle incontro. "L'avete ucciso? È finita?"
"È riuscito a fuggire, purtroppo" disse Bryce. "Ma per il momento è finita. Abbiamo vinto la guerra, almeno su questo continente."
Tra i soldati e gli stregoni si levarono grida di giubilo quando re Andew fece comunicare la notizia.
"Distribuite una doppia razione di cibo" ordinò il re. "Stasera dobbiamo festeggiare."
Non ci furono banchetti o altre cerimonie ufficiali. C'erano troppi feriti a cui badare e troppi morti da seppellire e per cui piangere.
Bryce era troppo stanca per pensare a qualcosa di diverso dal buttarsi sulla sua branda. Dormì per diverse ore, svegliandosi a mattino inoltrato del giorno dopo.
Fu Elvana a svegliarla.
"Dimmi tutto" disse Bryce.
"Ho pensato che dovevi saperlo per prima. Loiz non ce l'ha fatta. Bakari è vivo ma perderà la gamba se i guaritori non fermano l'infezione. Deliza è sopravvissuta e sta venendo qui. Gli altri stanno bene."
"Gurval sarà impazzito di dolore."
"Sta vegliando il corpo del fratello da ore. Nessuno è stato in grado di farlo mangiare o riposare."
"Prima o poi crollerà."
"Tuo padre vuole parlarti."
Bryce ci andò subito. Con sua viva sorpresa trovò nella sua tenda anche Erix e Vyncent.
Non osò guardarlo.
Re Andew stava dicendo qualcosa. "Mi sono sbagliato sul tuo conto." Si stava rivolgendo a Vyncent. "Ti devo delle scuse."
Vyncent scrollò le spalle. "È tutto passato."
"Se potessi tornare indietro..." Re Andew sembrava affranto. "Spero solo che tu possa perdonarmi, un giorno. Che tutti possiate farlo. Ho dovuto prendere delle decisioni dolorose, ma non lo dico per giustificarmi. Era il mio dovere di re."
Vyncent annuì.
"Da questo momento, fai parte del circolo di Valonde" disse re Andew rivolto allo stregone. "Un giorno potrai tornare a Londolin e ricostruire il circolo, se vuoi, ma Valonde sarà sempre la tua casa."
"Non c'è più niente a Valonde per me" disse Vyncent. "Preferirei tornare subito a casa. Col vostro permesso."
Bryce fece per dire qualcosa, ma si trattenne. Non aveva il diritto di dirgli cosa doveva o non doveva fare.
"Bryce" disse il re. "Ora tu e Vyncent siete abbastanza esperti da meritarvi il titolo di maestri. Siete giovani, è vero, ma ne avete viste tante. Erix è d'accordo nel conferirvi questa promozione e sono sicuro che anche Rajan lo sarebbe. Perciò da questo momento siete membri a pieno titolo del circolo e potrete dire la vostra in ogni decisione futura."
"Grazie" disse Bryce.
"Potete andare" disse re Andew congedandoli.
Quando furono fuori dalla tenda, Bryce raggiunse Vyncent. "Perché hai rifiutato l'offerta di mio padre?"
"Devo tornare a Londolin."
"Non esiste più alcun circolo lì."
"Ma c'è ancora gente che posso aiutare."
"E come? Ci serve il tuo aiuto qui, se dovremo dare la caccia a Malag."
Vyncent non rispose ma si limitò a guardare altrove.
Bryce lo fissò per qualche istante. "Tu vuoi andare da solo, non è vero? Non hai alcuna intenzione di tornare a Londolin."
Vyncent non rispose.
"È così?"
Lui annuì. "È l'unica cosa che mi resta da fare."
"Se tu andrai verrò anche io."
"No" rispose lui. "Tu hai la tua vita da vivere a Valonde. Diventerai la strega più forte del mondo. Di ogni epoca. È il tuo destino."
"Non m'importa niente" rispose Bryce. "Io vorrei solo che tu capissi..."
"Cosa?"
"... quello che provo" aggiunse Bryce. "Se andrai da solo a combattere contro Malag ti ucciderà e mi spezzerai il cuore."
"Mi spiace, ma non posso farci niente. Dimentica tutto questo. Io proverò a farlo."
Elvana sopraggiunse con una strana espressione sul viso. "È arrivato un messaggero da Valonde" disse. "Il re ha convocato una riunione d'emergenza nella sua tenda."
Vyncent e Bryce si scambiarono un'occhiata e tornarono sui propri passi.
Il re aveva convocato Erix e tutti gli stregoni di alto rango. "Quel maledetto... traditore" disse sbattendo il pugno sul tavolo.
"Cos'è successo?" domandò Bryce a Erix.
La strega piegò un angolo della bocca. "C'è stata una rivolta a Valonde. Persym e altri stregoni hanno preso il potere e imprigionato tua madre e tuo fratello."
Bryce ebbe un tuffo al cuore.
"Non è tutto" aggiunse Erix. "Persym ha inviato una lettera al re. Se non verrà a Valonde per farsi processare giustizierà tutti i prigionieri, a cominciare dalla regina e l'erede."
 
La città sembrava addormentata, ma Bryce sapeva che non era così. Anche in quel momento, occhi simili a quelli dei gatti scrutavano nell'oscurità per individuare chi cercava di avvicinarsi alle mura.
"Il perimetro è ben sorvegliato" aveva detto Gurval.
Alla fine si era ripreso dalla morte del fratello, ma c'era sempre una nota triste nella sua voce ed era dimagrito.
Dal loro punto d'osservazione potevano vedere l'ingresso occidentale della città. Da lì iniziava la strada che tagliava in due il quartiere dei templi dividendolo dalla zona dei grandi giardini.
Vyncent sedeva in disparte ed era silenzioso. Non aveva parlato molto in quei giorni di marce forzate per raggiungere Valonde.
Soprattutto non aveva parlato con lei. Tra loro due era sorto un muro invalicabile.
Bryce aveva deciso di concedergli tutto il tempo di cui aveva bisogno.
"Eccola" disse Gurval.
Dal buio emerse una figura umana. Bryce la riconobbe subito, anche se indossava abiti diversi da quelli con i quali era andata via due giorni prima. Era Deliza.
La ragazza arrivò quasi di corsa. "Ho solo cinque minuti prima che la ronda ritorni. Se non scavalco il muro si accorgeranno che qualcosa non va" disse d'un fiato.
"Com'è la situazione in città?" le chiese Bryce.
"Tranquilla. Ci sono molte guardie per le strade e la gente non esce di casa. I mercati sono vuoti e il cibo scarseggia."
"L'assedio sta funzionando" disse Gurval. "Ma potrebbero ricevere aiuti dal mare. Non abbiamo abbastanza navi per bloccare il porto."
"Attaccheremo prima" disse Bryce. "Hai visto mia madre e mio fratello?"
Deliza scosse la testa. "No, ma avrei voluto. È davvero bello come dicono?"
Razyan bello? Pensò Bryce divertita. "Resta concentrata, Del. Ci sono altre informazioni utili?"
"No, ma ci sto lavorando. Sembra che siano in attesa di una nave con un carico molto prezioso."
"Che genere di carico?"
Deliza scrollò le spalle. "Non lo so. Nessuno ne parla."
"Prova a scoprirlo."
"Devo andare" disse Deliza. "Tornerò tra due o tre giorni, non prima."
"Cerca di non correre rischi inutili" si raccomandò Bryce.
Lei la salutò con un cenno della mano e sparì tra le ombre.
"Ti fidi di lei?" chiese Vyncent uscendo dal mutismo.
Stavano tornando all'accampamento e Gurval li precedeva di una trentina di passi.
"Sa fare il suo lavoro, anche se a volte sembra un po' strana." Una volta era sparita per alcuni giorni senza dare notizie. Bryce aveva temuto che avesse disertato o fosse andata ad avvertire il nemico della loro presenza. Stava per mettersi sulle sue tracce quando era tornata, sporca e ferita. Aveva passato due giorni nell'accampamento nemico confondendosi tra i soldati e raccogliendo informazioni preziose. Se l'attacco del giorno successivo era stato un successo dai danni contenuti lo dovevano solo a lei.
"È una straniera."
"Anche tu lo sei."
Vyncent annuì. "Lo dici perché lo pensi davvero o è solo un modo per ferirmi?"
"Io?" chiese Bryce scandalizzata. "Non ho mai..."
Vyncent fece un gesto vago con la mano.
Erano arrivati all'accampamento. Le tende erano state erette in una conca naturale protetta su tre lati da basse colline. Stregoni dotati di ultravisione sorvegliavano i dintorni. Vyncent si diresse verso la sua tenda senza salutarla.
Depressa, Bryce raggiunse la sua.
Elvana era lì ad attenderla.
"Dov'eri finita?" le chiese sedendo sulla sua branda.
"Noi comuni mortali ci riposiamo, ogni tanto" rispose Elvana con tono acido. "Non siamo tutti come te."
Bryce sbuffò. "Se sapessi quanto sono stanca..."
"Ancora pochi giorni e potrai risposarti nella tua bella stanza al castello."
Il ricordo degli anni passati nella reggia le provocò una fitta spiacevole. Ricordava quel periodo con nostalgia, anche se erano passati pochi mesi dalla sua consacrazione. Le sembravano anni a quel punto.
"Tra te e Vyncent come va?" le chiese Elvana.
Bryse sbuffò. "È ancora arrabbiato. Mi accusa di aver fatto fallire l'attacco alla fortezza."
"Forse non ha tutti i torti. Potevamo vincere la guerra."
"Mi stai accusando di qualcosa?"
"Dico solo che..."
"Non potevo lasciarlo morire" disse Bryce. "Non l'avrei potuto sopportare."
Elvana annuì. "Perché non gli dici quello che provi? Almeno ti toglierai questo peso dallo stomaco."
"Non posso."
"Perché?"
Bryce tacque.
Elvana sospirò. "Lealtà tra sorelle, vero? Sarebbe come rubarglielo? A quest'ora la tua sorellina sarà felicemente sposata con quel damerino di Taloras."
"Non c'entra niente."
"Invece sì. Scusa se te lo dico chiaramente, ma tua sorella è stata fortunata. Per una che è nata senza poteri si ritroverà regina di un grande regno. È più di quanto potesse sperare. Tu non le devi niente e Vyncent può scegliere di stare con chi vuole, non deve certo sentirsi vincolato."
Bryce sospirò. "Forse hai ragione."
Elvana si avviò all'uscita. "Dormici su, ti farà bene, ma prendi una decisione. O glielo dici o rinunci a lui. In ogni altro caso ti farai solo del male."
Elvana aveva ragione. Doveva prendere una decisione, ma non quella notte. Preferì dormire e recuperare le forze. Si era ripresa quasi del tutto dopo la grande battaglia e si sentiva pronta per le prossime sfide.
Deliza tornò due giorni dopo come promesso e aveva delle grosse novità.
"Non crederete mai a quello che sto per dirvi" disse eccitata.
"Calmati" disse Bryce. "Cos'è successo?"
"È arrivata quella nave di cui vi ho detto l'altra volta."
"Cosa trasportava?" chiese Gurval.
"Chi, vorrai dire."
 
Vyncent marciò deciso verso la sua tenda. Stavolta Bryce lo seguì all'interno.
"Vyncent" disse.
Lui la ignorò. Stava cercando qualcosa tra la sua roba.
Bryce lo costrinse a voltarsi. "Mi vuoi ascoltare o no?"
"Ti sto ascoltando, ma parla in fretta."
"Cos'hai intenzione di fare?"
"Secondo te? Vado a prenderla."
"E da dove intendi passare?"
"Dalle fogne."
"È una follia."
"Vuoi che la lasci lì? È tua sorella."
"Lo so" rispose Bryce. "Ma dobbiamo seguire il piano. Deliza sa cosa deve fare."
Vyncent scosse la testa. "Non puoi chiedermi di restarmene con le mani in mano mentre..."
"Devi fidarti di lei. Correresti solo un rischio inutile."
Vyncent sedette sulla branda, le mani affondate tra i capelli fluenti. "Dovevo andarci io."
"Deliza è una faccia sconosciuta e sa muoversi meglio. Tu sei uno stregone famoso e non sai trasfigurare. E anche se lo sapessi fare, basterebbe un solo controllo a smascherarti e saresti morto. È questo quello che vuoi?"
"Nemmeno io so quello che voglio."
"Senti" disse Bryce spazientita. "Resta qui. Io vado a parlare con mio padre. È lui che deve decidere."
Fuori dalla tenda del re c'era un continuo via vai di messaggeri, soldati e stregoni. Bryce riuscì a farsi ricevere solo dopo mezz'ora.
"Che hai intenzione di fare?" chiese subito.
Re Andew sembrava invecchiato di dieci anni. "Procederemo col piano d'attacco. Deliza si occuperà di prelevare Joyce e portarla in un luogo sicuro finché la battaglia non sarà finita."
"E se fallisse? Se venisse scoperta?"
"Di cosa stai parlando?"
"Di un piano di riserva."
Re Andew attese con continuasse. "Vado io da sola. Passo per le grotte per non incontrare qualche pattuglia nelle fogne. Se Deliza fallisce o viene scoperta, mi occupo io di prendere Joyce e portarla in salvo."
Re Andew si accigliò. "Preferisco che tu stia qui. Mi servi per l'assalto alla città."
"Potete farcela anche senza di me."
"No che non possiamo. Bryce, dalla prima strega all'ultimo soldato, sei la più ammirata di tutti. Seguono me solo perché sono tuo padre, ma potrei ritirarmi in disparte e lasciare che sia tu a condurre l'esercito. E so che lo faresti con successo."
"Tu sei il re."
"E tu sei l'erede che avrei dovuto avere."
Bryce scosse la testa.
"Quando questa storia sarà finita, dovremo ridiscutere di alcune regole" disse re Andew. "Voglio cambiare la legge di Valonde. Sarà il re a decidere chi deve essere il suo successore, non una stupida consuetudine di mille anni fa."
"Non puoi cambiare le regole a tuo piacimento" protestò lei.
"Non vuoi essere regina?" le chiese lui a bruciapelo.
Bryce scosse la testa e lasciò la tenda.
Tornò da Vyncent, ma lui non c'era. "Dannato pazzo" disse uscendo di corsa.
Non perse tempo a prendere le sue cose e lasciò l'accampamento.
 
Trovò Vyncent all'ingresso delle fogne.
"Torna indietro" gli disse.
"No" rispose lui senza voltarsi.
Bryce annuì. "Allora vengo con te."
Vyncent rise. "Non ti arrendi mai? Hai una battaglia da vincere."
"Possono farlo anche da soli. Io vado da mia sorella."
Vyncent fece per infilarsi nel condotto, ma Bryce lo fermò. "Non da quella parte. Conosco una via migliore."
"Quale?"
"Andiamo."

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