Capitolo 3
Saltando
propriamente le scene che logicamente ci dovrebbero essere, si può
evitare di dover spiegare perché o come i due protagonisti si stiano
aiutando a vicenda. Se si segue questo metodo, un modo efficace per
farlo è evitare in qualsiasi modo di dire che si è cambiato luogo,
in modo tale da confondere il lettore. Come per ogni incipit degno di
nota, l'inizio in medias res aiuta.
Premete invio,
cambiate paragrafo, mi raccomando.
“Quindi
l'universo ti parla.” disse lei, ancora più confusa di prima.
“No, l'universo non parla. Non ha una vera e propria bocca. La
questione è molto più sottile di quanto lo si faccia. Devi pensarla
in un modo non-antropomorfo. D'altronde, se gli asini avessero una
divinità, avrebbe la forma di un asino, e questo concetto sta alla
base dell'antropologia inversa come strumento per lo studio della
teologia di culture e religioni estere. Però
io ascolto l'universo.”
Isabella era visibilmente
confusa. Aveva già sentito
qualcuno parlare così, ma non sapeva dove. Era stato anni fa,
ma non riusciva a collegare dove.
“Quindi tu ascolti
l'universo. E che ti dice?”
“Ascolto
quello che devo fare.”
“Ma perché?” replicò
immediatamente lei.
“Questo,
ogni tanto, è il problema. Non mi comunica mai il perché. So solo
che devo fare una certa cosa, ad un certo punto, ad una certa ora. Il
risultato è che io non so perché dovessi venire in Corso Vercelli,
o che dovessi andare proprio in Corso Vercelli, eppure ci sono
arrivato.
Adesso potresti slegarmi dal termosifone?”
Isabella
aveva imparato a legare le persone a qualsiasi tipo di mobilio, dalle
testiere del letto alle cucine a isola, grazie ad alcuni documentari
a cui si era appassionata durante le notti solitarie passate a
studiare per una triennale presa in due anni e mezzo.
“Capisco
lo sgomento. Quando me ne resi conto ero nella tua stessa situazione.
Solo, senza maestria nel fare i nodi. Eri una scout?”
Qualsiasi
cosa detta da lei avrebbe potuto essere mal'interpretata. Quindi non
disse nulla.
“Senti, la spiegazione più semplice è sempre
quella corretta. Quindi, o ho poteri magici, o l'universo mi comunica
le cose.”
Effettivamente, per Møbel, solo una di queste aveva
senso, ed era quella che l'universo gli comunicasse “le cose”.
Isabella ci pensò su. Quel giochino del fazzoletto e del sangue
le dovrebbe aver detto qualcosa, d'altronde.
“Sei tipo
un'illusionista e mi stai tirando scema, vero?”
“No. Guarda,
io ti chiedo soltanto di credermi, almeno fino a che non avrai la
prova che io ascolto effettivamente l'universo.”
“Crederti?
Sei in un appartamento non tuo e, guarda, dobbiamo proprio
ricominciare con sta storia della finestra?”
Isabella anticipò
il narratore tagliando corto con la storia della finestra.
“Sì, lo so, ma perché sono qui?”
“È proprio
quello che ti sto chiedendo da un bel po'.”
“Giusto, e hai
trovato una risposta?”
“No.”
“Ecco, possiamo
cominciare da questo. Di chi è l'appartamento?”
Isabella,
rassegnata, si rimise seduta per terra con la schiena alla porta,
sull'orlo di un pianto nervoso.
“Sai che ti dico? Va bene. Non
che io ti creda o che non stia per chiamare i carabinieri, ma sto al
tuo gioco. Tanto non è che ti sleghi da quel termosifone.”
“Qual
era una parola di sicurezza?”
“Cosa?”
“Nulla.
Quindi di chi è l'appartamento?”
“È di Corrado.”
“E
lui è per te...”
“Il mio capo.”
“Ecco, ma il tuo capo
che lavoro fa?”
“Fa l'investigatore privato.”
“Tipo...Sherlock
Holmes o quello di Hawaii Five coso?”
“Tipo nessuno dei due.
Principalmente pedina le mogli o i mariti o entrambi del cliente di
turno. La televisione e i mass media fanno sembrare il lavoro
dell'investigatore qualcosa di emozionante, ma in realtà stai in un
pandino coi vetri oscurati per un terzo della giornata ad
aspettare.”
“Il pandino quello nuovo o quello vecchio?”
“Un
pandino dell'ottantotto verde menta coi vetri oscurati.
Ma perché
lo vuoi sapere?”
“Ah, nulla. Solo curiosità. La mia prima
macchina era un pandino 750 bianco. N'ero innamorato.”
“Eri?”
“L'ho
incidentato dopo due mesi.”
Ci furono altri attimi di silenzio.
Il silenzio era popolare tra i due.
“Dovrei...dovrei farti le
condoglianze? Perché non sono dell'umore adatto, sai, con il mio
capo scomparso.”
“Ah già. Quando l'hai visto l'ultima
volta?”
“Due giorni fa.”
“E da quanto lo stai
cercando?”
“Circa un giorno.”
“È troppo presto. Non
troveremo nulla adesso.”
“In che senso non troveremo nulla? Al
massimo troveremo più indizi ambientali adesso.”
“No, non è
così che funziona.”
“Sì, è così che funziona.”
Per
l'ennesima volta, il silenzio. Il narratore ad un certo punto si
stancherà pure di parlare di silenzio.
“Sai cos'è il principio
di Pareto?” disse lui.
“Dimmi che non è un'altra delle tue
stronzate sull'universo.”
“È una delle regole che governa
tutti i campi dell'universo.”
Isabella sprofondò la sua faccia
in mezzo alle ginocchia.
“Perché ti sto anche ad
ascoltare?”
“Essenzialmente, il 20% di qualche cosa sarà
responsabile dell'80% di qualcos'altro.”
“Ma
di cosa stai parlando?”
“Beh, di tutto, anche se in
realtà è una legge economica e statistica. Ora, lui è sparito da
due giorni, giusto? Due giorni sono 48 ore. Il 20% di 48 ore sono 9,6
ore. Durante le ultime 9 ore e 36 minuti dei due giorni che ha
passato da scomparso troveremo l'80% delle prove relative alla sua
sparizione. Quindi, visto che sono circa le due e dieci, e stabilendo
che Corrado è scomparso circa a mezzanotte di due giorni fa, tra
quattordici minuti cominceremo a vedere le prove. Almeno l'80% di
esse.”
“Ma tu hai deciso adesso tutto questo, o te lo sei
sognato ieri notte? Non ha nessuna logica.”
“Ma anche se non
ha una logica, l'universo ha voluto che io ti dicessi tutto
questo.”
“Basta, va bene, l'ho capito. Sei un drogato. Non
avrei dovuto infierire. Ora ti lascio andare...a fare qualsiasi cosa
l'universo ti dica che devi fare.”
“Sicura di non aver bisogno
di me?”
Isabella lo guardò fisso mentre disfaceva i
nodi.
“Sicura.”
“Sicura sicura?”
“Sì, sicura.
Adesso vai a fare qualsiasi cosa, però fuori di qui.”
Lo
slegò e lo sbatté fuori dall'appartamento. Prese un grande respiro.
Tirò fuori dallo zaino il telefono. Nessuna chiamata, nessun
messaggio. Né da Corrado, né da qualsiasi altra persona.
Isabella,
da buona milanese, alle 14:15 di un qualsiasi giorno cominciava ad
avere fame, quindi frugò un po' nelle varie dispense. Corrado aveva
solo scatolette di pesce. Sgombro, tonno, acciughe, una mezza
verdesca sottolio.
Isabella sentì vibrare il telefono. 14:24.
Una mail da Amazon. C'erano trenta metri di corda in sconto.
Aggiunse al carrello, e proprio appena prima di pagare, un
furgoncino bianco fece casino in strada, schiantandosi tra una
macchina della polizia e un palo.