Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: shiningreeneyes    15/09/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 30

Potresti darmi almeno una spiegazione?

 

 

Lunedì, 25 Aprile

Trentasei settimane

 

 

Posò la fronte sulla mia, respirando pesantemente. "Okay, okay," ansimò.

 

I miei occhi erano ancora chiusi e il mio respiro ancora irregolare come il suo, ma lo sentii ingoiare una, due, tre volte prima che balbettò "noi- probabilmente dovremmo- si, okay."

 

Inalai profondamente alcune volte, per far tornare il mio battito cardiaco alla normalità e far sparire la mia erezione. 

 

"Dovrei- dovrei scusarmi?" chiesi, guardandolo con aria ansiosa. Avevo spostato entrambe le mani nel mio stomaco, come se lui fino a due minuti prima non avesse avuto le mani sopra ai miei pantaloni.

 

"Certo che no," disse, "ma probabilmente dovremmo fermarci prima che noi... beh, oltrepassiamo la linea e facessimo qualcosa che non dovremmo fare."

 

Annuii velocemente. "Si, buona idea," dissi, anche se forse un po' superficialmente dato che avevo la sensazione che avevamo già oltrepassato la linea e che avevamo già fatto qualcosa che non avremmo dovuto fare.

 

"Si... uhm, vuoi- non so, vuoi continuare a guardare il film?"

 

Non l'avevo mai sentito così a disagio e nervoso prima e non ero sicuro se ridere o chinare la testa dalla vergogna. Forse fare entrambi sarebbe stata una buona alternativa.

 

Tossii un po'. "Io... penso che dovrei tornare in camera mia," dissi e mi allontanai, in modo che le sue mani scivolassero dal mio stomaco per finire sul materasso.

 

"Perché?" chiese. Avrei potuto giurare di aver visto la delusione nel suo viso, "ci siamo solo baciati, non c'è bisogno di farne un dramma."

 

Roteai gli occhi mentre mi alzavo.

 

"Si, ci siamo baciati," dissi dopo che mi voltai a guardarlo, "con la lingua. E sono abbastanza sicuro che la tua mano fosse sul mio cazzo e sono anche abbastanza certo che ad un certo punto ho sentito il tuo cazzo premere sul mio fondoschiena."

 

Mi guardò un attimo e poi corrugò la fronte. "Sei arrabbiato con me?" chiese allora.

 

"No, non sono arrabbiato," dissi, anche se nella mi voce si poteva trovare una traccia di esasperazione, "solo- no, non so nemmeno come mi sento, o come dovrei sentirmi."

 

"Beh, ovviamente ti è piaciuto baciarmi," disse con un cenno verso il cavallo dei miei pantaloni.

 

"Certo che mi è piaciuto, ma non è questo il punto."

 

"Allora qual è il punto?"

 

"Il punto è che tu hai una fidanzata anche se sembra che non ti faccia nessuno scrupolo a limonare con me."

 

Sbatté le palpebre e la piega sulla sua fronte diventò più profonda. 

 

"Quindi pensi che sia moralmente sbagliato prendere in giro la mia ragazza, giusto?" chiese.

 

"Non mi interessa ciò che è giusto e ciò che è sbagliato verso di lei," scattai prima di potermi fermare. I miei occhi si spalancarono e stavo per aggiungere delle scuse, ma poi mi ricordai quello che mi aveva detto Harry nemmeno un'ora prima, sul fatto di dover stare nella mia posizione e mantenere il mio pensiero. Volevo dire quello che avevo appena detto, quindi non mi scusai, "mi interessa di ciò che è giusto e sbagliato per me," dissi invece, guardandolo dritto negli occhi.

 

"Che cosa?" sembrava stupito, "tu volevi baciarmi, ed è molto evidente, cosa c'è che non va ora?"

 

Sbuffai. "Ci si sente un po' sfruttati, Harry," dissi, "sai che provo dei sentimenti per te e a te sta bene baciarmi e forse andare anche oltre, ma hai una fidanzata che ovviamente significa molto più di me."

 

Rimase in silenzio per alcuni minuti, apparentemente concentrato.

 

"Che cosa vuol dire?" chiese, guardandomi confuso.

 

Non per la prima volta, mi ritrovai a mettere in discussione la sua intelligenza.

 

"Significa che sei irrispettoso nei miei confronti, verso quello che sento e, beh, verso la tua ragazza," dissi.

 

"Sai che mi piaci, quindi perché trovi strano che io ti voglia baciare?" chiese. Sembrava che anche lui stesse iniziando ad essere irritato, perché la piega di confusione sulla sua fronte si era trasformata in una di esasperazione e la sua voce aveva una leggera sfumatura di amarezza.

 

"Non sto dicendo che sia strano, sto solo dicendo che o baci Lauren, o baci me, non puoi avere entrambi."

 

"Perché no?"

 

Gemetti. "Perché, come ti ho già detto, tu stai tradendo lei e sei irrispettoso nei miei confronti!"

 

"Allora quello che mi stai dicendo è che o rompo con Lauren o perdo te?"

 

"No, sto dicendo che tu stai con Lauren, quindi tu ed io non dovremmo... fare qualsiasi cosa che superi la normale amicizia."

 

Mi fermai per un attimo prima di aprire nuovamente la bocca. "E stava andando tutto bene fino a venti minuti fa."

 

"Mi stai accusando di ciò che è successo?"

 

"Hai iniziato tu."

 

Contrasse le labbra. "Non mi hai spinto via. In realtà, se non mi fossi fermato, sono abbastanza sicuro che avremmo avuto le mani l'uno nei pantaloni dell'altro."

 

Sentii le mie guance scaldarsi, ma non interruppi il contatto visivo con lui.

 

"Tu sei quello che ha iniziato e non avresti dovuto farlo."

 

"Beh, puoi fottutamente biasimarmi?" esclamò,  la sua voce improvvisamente dieci toni più alta, "non posso nemmeno contare le volte che siamo stati pressati l'uno contro l'altro nell'ultima settimana e sei bello e radioso e mi stai sempre intorno e io- io ti voglio! Io ti voglio, okay? Sono umano e-"

 

"Se mi vuoi così tanto allora rompi con Lauren e  potrai avere da me tutto quello che vuoi!" 

 

Silenzio.

 

Silenzio.

 

Silenzio.

 

"Non ho intenzione di rompere con Lauren," disse tranquillamente.

 

Mi morsi l'interno del labbro per un attimo, inghiottendo il nodo di delusione che avevo in gola, e poi annuii.

 

"Allora non puoi fare ciò che vuoi solo perché ti piaccio," dissi.

 

Lui annuì lentamente. "Okay," fu tutto ciò che disse.

 

Inghiottii e annuii ancora una volta prima di girarmi per lasciare la stanza. Ero quasi arrivato alla prova quando il suono della sua voce mi richiamò.

 

"Posso solo dare la buonanotte ad Aidan?"

 

Sospirai, avrei voluto dirgli 'no', ma non ero senza cuore, così tornai indietro e mi avvicinai al letto, con la faccia verso Harry. Si avvicinò al bordo del letto in modo che i suoi piedi si posassero sul pavimento e mi lanciò un breve sguardo prima di sollevare le mani e posarle dolcemente sul mio ventre.

 

Si appoggiò lì, così vicino che la sua guancia sfiorava il tessuto del mio maglione.

 

"Buonanotte, piccolo bimbo," mormorò, "sii gentile con tuo padre, ok? Non causargli alcun dolore o sconforto se non è assolutamente necessario per il tuo benessere, okay? Ti amo. Dormi bene."

 

Rimasi lì per un secondo prima di allontanarmi e lui alzò lo sguardo. Le sue sopracciglia erano corrugate e teneva ancora le mani sul mio stomaco, non mostrava alcun segno di volersi spostare.

 

"Va tutto bene tra noi, giusto?" chiese piano, "non abbiamo rovinato di nuovo le cose?"

 

"Va tutto bene," dissi, anche se la mia voce uscì un po' troppo fredda e rigida per sembrare credibile.

 

Quindici minuti dopo ero nella mia stanza e, anche se realizzai che l'orologio segnava le nove e un quarto, mi misi la solita maglietta oversize per dormire e mi nascosi sotto le coperte. Anche se la stanza era buia, i miei occhi erano aperti e guardavo l'oscurità.

 

Harry aveva ammesso di volermi, aveva ammesso di volermi abbastanza da tradire la sua ragazza. Ma comunque, cosa significava? A dire la verità, non ero sicuro di dove fosse la sua moralità, ma avevo la sensazione che forse non era ad onorevoli livelli. Ed evidentemente non gli piacevo abbastanza da rompere con Lauren.

 

Sospirai frustrato e alzai la testa per un secondo per sistemare il mio cuscino.

 

Era piuttosto evidente che quando avevamo avuto il nostro 'grande discorso' non avevano parlato di tutte le questioni in sospeso, cosa che, ad essere onesto, sospettavo. L'intera situazione era più chiara di quanto fosse stata prima della discussione, ma nel giro di un'ora, era diventato dolorosamente ovvio che avevo ragione ad avere sospetti sul fatto che io ed Harry avevamo altro di cui parlare. Da soli, questi problemi non sembravano essere particolarmente urgenti o importanti, ma accumulati insieme, erano abbastanza grandi da far scattare un altro litigio inutile tra di noi. Il pensiero di avere un'altra lunga conversazione non mi piaceva e forse non era nemmeno necessario. Dopo tutto, il bambino sarebbe nato in non più di quattro settimane e forse sarebbe stato meglio tagliare Harry fuori dalla mia vita dopo. 

 

Quel pensiero era ridicolmente irrealistico e lo sapevo, ma era comunque bello dire a me stesse che se avessi voluto, avrei potuto lasciare quel posto e continuare la mia vita senza Harry.

 

Era bello provare a convincermi che avevo ancora pieno controllo della mia vita.

 

Sapevo che era solo una grande bugia, però.

 

 

Martedì, 26 Aprile

Trentasei settimane e un giorno

 

A volte mi chiedevo se Anne avesse un sesto senso quando si trattava di me ed Harry, perché il secondo dopo che Harry era uscito per andare a scuola, suo padre era andato a lavoro portando con se Connor ed Adrian per accompagnarli alla scuola materna, Anne si sedette accanto a me sul divano del salotto, dove stavo mangiando la mia colazione, e mi guardò con le sopracciglia sollevate. 

 

"Per cosa avete litigato tu ed Harry ora?" chiese chiaramente.

 

Avevo appena preso un morso del panino e mi affrettai a deglutire prima di rispondere.

 

"Chi dice che abbiamo litigato?"

 

"Il fatto che nessuno di voi ha detto una parola all'altro durante i dieci minuti che eravate in cucina."

 

"Non sono molto loquace la mattina presto," dissi, cercando di apparire il più convincente possibile.

 

Per niente sorpreso, fallii, almeno se il sospiro esasperato che lasciò uscire fosse di qualche indicazione.

 

"Lasciami indovinare: ha a che fare con il bambino o con i vostri sentimenti."

 

Volevo protestare, ma sapevo che sarebbe stato inutile come asciugarmi i capelli sotto una cascata.

 

"Bingo sul secondo," dissi allora, la mia voce più un mormorio che altro.

 

Mi offrì un sorriso triste. "Non è facile, eh?"

 

"Cosa non è facile?"

 

"Non poter comandare i tuoi sentimenti, e soprattutto quando passi più o meno ogni secondo a meno di dieci metri dall'altro. So che è frustrante per entrambi, non è difficile da dire considerando che nessuno di voi due è particolarmente discreto."

 

Le mie guance si scaldarono e guardai verso il basso.

 

"Immagino," fu tutto ciò che le diedi come risposta.

 

Non disse nient'altro per un paio di secondi, ma sentii i suoi occhi su di me e sapevo che erano pieni di preoccupazione e compassione.

 

"È successo qualcosa tra voi due?"

 

"No," dissi in fretta. Probabilmente un po' troppo in fretta.

 

"Niente?"

 

"No, niente affatto," squittii, rifiutandomi di incontrare il suo sguardo.

 

"Sicuro?"

 

"Assolutamente, va tutto bene, non è successo niente."

 

"Stai mentendo," disse divertita dopo una pausa di qualche secondo, "ma va bene, non te lo richiedo se non vuoi dirmelo."

 

Sorrisi, ma ancora non la guardai. "Grazie."

 

"Prego," disse con calma prima di prendere il telecomando dal tavolino e accendere la TV.

 

Rimanemmo così per un bel po', guardando in silenzio i programmi televisivi. Mi piaceva; era confortevole, rilassante e mi permise di non pensare a niente in particolare. Il silenzio tra noi non era scomodo, ma piuttosto un silenzio che mi faceva capire che non avrei dovuto dire niente, ma che se lo avessi fatto, lei sarebbe stata lì per ascoltare. Era una bella sensazione, dovevo ammetterlo. Non è che non avessi intenzione di dire niente, ma era bello avere la certezza di poterlo fare senza ottenere in risposta sguardi strani e parole derisorie. 

 

"Tu ed Harry andrete dal medico domani, giusto?" chiese mentre una ragazza- Charlotte, ero sicuro fosse il suo nome - cominciò a piangere perché era innamorata di Gary, ma Gary non ricambiava.

 

Annuii. "Si, farò qualche test."

 

"Per scoprire come funziona il tuo corpo?" 

 

"Fondamentalmente si."

 

"Sei nervoso?"

 

Sorrisi e la guardai. "Un po'," dissi, "non per i test, ma per quello che scopriranno."

 

Lei mi sorrise debolmente. "Non può andare così male. Non hai mai sperimentato qualcosa di strano o insolito prima che tutto questo accadesse, vero?" 

 

Scossi la testa. 

 

"Beh, allora questo indica che puoi stare tranquillo e che è sicuro che non danneggerà i tuoi organi vitali."

 

"Beh, in entrambi i casi, qualcosa non va nel verso giusto," dissi con un sorriso nervoso, "non sono biologicamente creato per essere in grado di portare un bambino, ma sono qui, quindi... qualcosa fuori dall'ordinario c'è, non credo si possa discutere su questo."

 

"Che è fuori dall'ordinario non significa che è sbagliato," disse.

 

*

 

 

Harry tornò a casa alle tre di quel pomeriggio, stanco e sconvolto a giudicare dal modo in cui aveva ignorato Anne al suo tentativo di chiedergli cosa volesse per cena. Io non ero riuscito a fare altro oltre a stare seduto nel letto con la musica nelle orecchie e un libro in mano tutto il giorno.

 

Apparentemente essere incinto ti faceva sentire incapace di agire come un normale essere umano. 

 

Guardai Anne, da dove ero seduto nel tavolo nella cucina con i miei libri di storia davanti, e sollevai le sopracciglia in modo interrogativo. I suoi occhi guizzarono verso la porta che conduceva alla cucina e dove Harry era appena scomparso e poi guardò me.

 

"Ha avuto un brutto giorno, credo," disse. La sua voce era leggera, ma i suoi occhi avevano un velo di preoccupazione, "ti dispiace andare a chiedergli se va tutto bene?"

 

"Oh, io-"

 

"In ogni caso dovrai parlare con lui," mi interruppe, "non ha senso rinviare."

 

Si, aveva sicuramente un sesto senso. Con un sospiro ed un paio di maledizioni riguardo le dimensioni della mia pancia, mi alzai in piedi e uscii dalla stanza. La porta della camera di Harry era chiusa quando arrivai e rimasi lì davanti senza fare niente per un paio di secondi; l'ultima volta che ero entrato nella sua stanza quando la porta era chiusa, avevo assistito a lui che guardava un porno gay e non volevo ripetere l'esperienza. Non che non fosse stata una bella vista, ma comunque. Era stato imbarazzante. 

 

E così sollevai la mano e bussai una, due, tre volte, sperando che non stessi interrompendo qualcosa di personale. 

 

Non arrivò nessuna risposta e provai di nuovo.

 

E di nuovo.

 

Aggrottai un po' la fronte, pensando che fosse improbabile che avesse già preso il suo computer portatile e si fosse abbassato i pantaloni, visto che era passato in cucina solo cinque minuti prima. Ma, forse era così arrabbiato perché Lauren gli aveva dato buca o qualcosa del genere. Sesso pubblico, o prese in giro, sembravano essere cose che Lauren - e anche  Harry - sarebbe arrivata a fare. Tuttavia, sospirai ed alzai la mano per abbassare la maniglia della porta e aprirla, anche se lentamente, giusto in caso. 

 

Ma dopo aver aperto completamente la porta, sbirciando dentro con la testa, conclusi che non c'era niente di vietato ai minori che avesse spinto Harry a non rispondere. Sorrisi debolmente mentre chiusi la porta dietro di me e mi avvicinai al suo letto, dove stava disteso sulla schiena e russava leggermente con la testa inchinata di lato. Trovai un po' affascinante il fatto che fosse riuscito ad addormentarsi in così pochi minuti. 

 

Attento a non svegliarlo, mi sedetti sul bordo del letto e lo guardai. Il suo petto si alzava e si abbassava in un lento ritmo costante e i suoi capelli sembravano un nido di ricci disordinati e aggrovigliati, sparsi intorno alla sua testa come un'aureola. E ovviamente era bellissimo. Come al solito.

 

Normalmente non si dovrebbe trovare il russare un tratto adorabile e attraente, giusto? Beh, peccato, perché per me lo era.

 

Cambiai leggermente posizione, tenendo lo stomaco con un braccio.

 

"Sembra che tuo padre sia stanco, piccolo," dissi piano, guardando il suo viso completamente rilassato. Un po' esitante, sollevai la mano e la lasciai cadere dolcemente sulla sua guancia. Sembrava così tranquillo, così a suo agio con tutto il mondo e senza una sola preoccupazione. Non avevo mai visto quello sguardo, o almeno in quel momento non mi veniva in mente, e la realizzazione mi fece rattristare. Non l'avevo mai visto completamente a suo agio perché quello che gli portavo erano problemi e preoccupazioni. A causa mia stava per diventare padre, a causa mia stava mettendo in discussione la sua sessualità e a causa mia stava attraversando dei problemi con la sua ragazza. Tutto a causa mia.

 

Giurai che il mio cuore fosse pieno di colpa, tristezza e di amore, e mi morsi il labbro per impedirmi di emettere suoni. Alcune ciocche di capelli erano caduti sopra ai suoi occhi e li spostai con un leggero movimento, lasciando che le mie dita toccassero con un breve contatto la sua pelle.

 

Ora, più che mai, realizzai quanto mi facesse male il fatto di non poter avere Harry. Era come se l'acido stesse penetrando nelle piccole crepe del mio cuore, facendo si che il mio torace e la mia gola si stringessero dal dolore.

 

Non ebbi più tempo per soffermarmi sulla questione, perché la mia mano fu improvvisamente afferrata e un secondo dopo, gli occhi di Harry si aprirono. Sbatté le palpebre un paio di volte, apparentemente per mettermi a fuoco.

 

"Speravo fossi Lauren," disse con un piccolo sospiro.

 

Aggrottai la fronte e il mio cuore fece un salto spiacevole.

 

"Mi dispiace, sono solo io," dissi con un sorriso teso mentre ritiravo la mano da sopra la sua fronte.

 

"Si, lo vedo," disse mentre si sedeva lentamente, "non sono ancora cieco."

 

"Beh... bene," dissi sconcertato.

 

Non stava guardando a me, ma piuttosto il muro di fronte al letto, e non sembrava volesse cambiare direzione. Lo presi come un segno del fatto che non avesse dimenticato il nostro mezzo litigio della notte prima. Mordendomi nervosamente il labbro, cercai di trovare un modo gentile per iniziare la discussione, ma, beh, non ero particolarmente bravo in quelle cose.

 

"Non mi piace litigare con te," fu tutto ciò che venne fuori quando alla fine aprii la bocca.

 

Spostò lo sguardo verso di me e mi guardò confuso. "Abbiamo litigato?"

 

"Io- beh, non proprio, ma sai, quello che è successo la notte scorsa," dissi, giocando nervosamente con l'orlo del maglione.

 

"Oh," disse, guardandomi con perplessità, "pensavo avessimo detto che andava tutto bene."

 

Volevo parlargli del fatto che ci fosse una questione ancora irrisolta tra di noi quando la notte prima ero uscito da camera sua, ma sembrava che fosse già di mal umore e non volevo davvero sconvolgerlo ulteriormente.

 

"Ne parleremo più tardi, okay?" fu ciò che dissi.

 

"Non credevo ci fosse qualcosa di cui parlare," disse stanco, "ma sono troppo stanco per discutere, quindi va bene, ne parleremo più tardi."

 

"Va bene."

 

Lui annuì e poi sospirò di nuovo.

 

"Quindi c'è un motivo per cui sei seduto qui mentre mi guardi dormire, o pensi solo che io sia bello?"

 

"Tua mamma mi ha detto di venire a controllarti, per vedere se stavi bene."

 

"Quindi non pensi che io sia bello?"

 

"Non è questo il punto."

 

"Bene."

 

"Quindi stai bene?"

 

Scrollò le spalle svogliatamente. "Sto bene."

 

"Molto convincente," dissi, sollevando le sopracciglia interrogativo.

 

Lui si strinse nelle spalle. 

 

"Ho avuto un litigio con Lauren."

 

Era sbagliato il fatto che dentro di me si stesse svolgendo una danza felice?

 

"Oh... per cosa?"

 

"Te."

 

Corrugai la fronte. "Per me? Perché?"

 

"Non lo so neanche io," disse con un sospiro, "è passato un po' di tempo da quando le ho detto che stavi vivendo qui e lei aveva detto che andava bene, ma oggi improvvisamente ha deciso che non va bene. Non lo so. Logica femminile."

 

Aggrottai le sopracciglia.

 

"Perché glielo hai detto, in primo luogo? Non me l'hai ancora spiegato."

 

"Credevo fosse la cosa migliore," disse, "probabilmente lo avrebbe scoperto in qualche modo, quindi ho pensato fosse meglio dirglielo e ridurre i danni."

 

"Così hai deciso di disinnescare la bomba prima che esplodesse?"

 

"Fondamentalmente si."

 

"Aha. E qualche scusa hai inventato? Non penso le abbia detto la verità."

 

Sorrise. 

 

"Non credo l'avrebbe presa bene," disse, "no, le ho detto che sei stato buttato fuori di casa per ragioni sconosciute a me e che non avevi nessun altro posto in cui andare e che è stata mia mamma ad insistere affinché tu rimanessi."

 

"Certo, incolpi tutti ma non te stesso," dissi, con un sorriso.

 

"Beh, non volevo farla infuriare più del necessario."

 

"Ma oggi ha deciso che non le va bene che io stia qui?"

 

Gemette prima di affondare il viso nei cuscini e poi si pizzicò il ponte del naso.

 

"Si. Ha detto qualcosa sul fatto che non le piace che tu stia qui perché sei strano e roba del genere."

 

"In qualche modo ho la sensazione che non abbia usato la parola 'strano'," dissi secco.

 

"Forse," disse con un sorriso debole, "ma il punto è che ora è incazzata con me."

 

"E questo ti porta di conseguenza ad essere incazzato."

 

"No, non sono incazzato," disse, guardandomi pensieroso, "solo stanco, credo, di litigare con lei tutto il tempo per argomenti inutili."

 

Annuii appena per mostrare la mia comprensione, ma poi realizzai una cosa e mi bloccai a metà cenno del capo.

 

"Allora..." cominciai lentamente, trascinando le parole, "hai litigato con lei per me?"

 

Mi mandò una sguardo strano.

 

"Beh, si, è quello che ti ho detto mezzo minuto fa."

 

"Non le piace che io stia qui e tu hai litigato con lei per questo."

 

"Si. Che cosa stai-"

 

"Quindi mi hai difeso?" lo interruppi con un sorriso crescente sul mio viso, mentre il mio cuore batteva veloce, "non eri d'accordo con lei e quindi avete litigato perché stava parlando male di me?"

 

Lui sbatté le palpebre. Poi sollevò un sopracciglio. "Credo?"

 

Nonostante la sua confusone e l'ovvia difficoltà a capire cosa quello significasse per me, non riuscii ad evitare di buttarmi in avanti e avvolgerlo in un abbraccio. Rotolai su un lato, il mio stomaco appoggiato contro il suo fianco e il mio mento sepolto nella parte inferiore del suo torace.

 

Un sospiro soffocato uscì dalla sua bocca quando il mio stomaco si scontrò contro di lui e lo sentii tossire. 

 

"Sei troppo grande per gettarti addosso a me in questa maniera, Lou," grugnì.

 

La mia unica risposta fu quella di spostarmi in modo che la mia guancia si appoggiasse al suo petto, chiusi gli occhi e sorrisi felicemente. Se una persona a caso avesse visto quello che stava accadendo avrebbe pensato che la mia reazione fosse troppo esagerata, ma dopo aver trascorso diversi mesi guardando Harry criticarmi sempre ed essere d'accordo con le critiche di Lauren per ogni mia mossa, sapere che ora mi aveva difeso mi faceva sentire... incredibilmente bene. Mi faceva sentire come se non fossi completamente solo, mi faceva sentire più voluto e meno indesiderato, ed era tutto molto più che benvenuto.

 

"Sei felice che abbia litigato con la mia ragazza?" mi mormorò tra i capelli qualche secondo dopo.

 

"Non che hai litigato con lei, ma sono contento per il motivo per cui hai litigato con lei," dissi sinceramente.

 

"Proprio un amico di supporto," sbuffò.

 

Sollevai la testa per guardarlo e sorrisi tentennando.

 

"Sto facendo del mio meglio."

 

Sollevò una mano e passò le dita con cura tra i miei capelli mentre mi sorrideva.

 

"Lo so che lo sei," disse, e notai quanto dolce la sua voce era improvvisamente diventata, "e lo apprezzo. So che non è facile."

 

"Cosa sai che non è facile?" chiesi, con le mie mani appoggiate liberamente sul suo petto.

 

"Guardarmi stare insieme a lei."

 

Abbassai lo sguardo e mi mordicchiai il labbro, cercando di trovare qualcosa da dire che non suonasse stupido. Non che quello che aveva detto non fosse vero, perché lo era, ma perché aveva fatto un'affermazione come quella? Non capiva che mi metteva in una situazione di disagio? Se gli avessi detto che non c'era nessun problema, avrebbe capito che stavo mentendo, ma se avessi confermato quello che stava dicendo, sarebbe sembrato come se volessi spingerlo a rompere con lei. Non che mi sarei opposto, ma... beh.

 

"Va bene," disse prima che riuscissi a trovare una risposta migliore, "non piacerebbe nemmeno a me se tu incontrassi qualcuno."

 

"Non preoccuparti," dissi con una risata ironica, "non penso che succederà presto."

 

Strinse le labbra ed esitò per un attimo. "Sarebbe strano se dicessi che sono contento?"

 

"Un po'," dissi, ma la mie guance erano diventate rosse e non potei fare a meno di sorridere. 

 

"Quindi vuoi che viva la mia vita da solo e non amato e in castità, giusto?"

 

Gli angoli della sua bocca si alzarono. 

"Naa. Suppongo che tu meriti un po' più di questo."

 

"Un po' più di questo? Wow. Grazie. Le mie prospettive di vita future sono stupende, a quanto vedo."

 

"Okay, va bene, va bene," disse, fingendosi esasperato, mentre scuoteva la testa, "tu meriti un ragazzo che ti vizierà e ti darà un sacco di piccoli bambini e una casa in campagna con un recinto bianco e un albero di mele nel cortile. Felice adesso?"

 

"Darmi un sacco di piccoli bambini?" ridacchiai, "cosa credi che voglia rimanere incinto per tutto il tempo?"

 

"Mi hai detto un po' di tempo fa che se avessi incontrato il ragazzo giusto, avresti considerato di nuovo la gravidanza," ragionò.

 

"Si, beh, era prima che avessi sperimentato la-" mi interruppi arrossendo, e poi arrossii, "prima che avessi modo di sperimentare tutti gli effetti collaterali," dissi, invece, la mia voce ferma.

 

Per fortuna non sembrò volermi deridere.

 

"Quindi non vorrai più rimanere incinto?" domandò con curiosità.

 

Sospirai. "Non lo so," dissi, "può essere."

 

"Può essere?"

 

"Se troverò un ragazzo che sarà davvero, davvero innamorato di me e che morirebbe pur di avere un bambino con me, allora credo di poterlo prendere in considerazione. Non è poi così male, solo... non lo so, ci sono troppi effetti collaterali."

 

"E se io te lo chiedessi?"

 

"Cosa?"

 

"E se io, diciamo tra dieci anni, ti chiedessi di avere un altro bambino con me. Cosa diresti?"

 

Negli ultimi due mesi, mi ero abituato a sentire Harry fare domande sorprendenti e dichiarazioni strane, ma quello... era un livello di sorpresa completamente nuovo. Per non dire strano. Mi aveva chiesto senza mezzi termini cosa avrei risposto se tra dieci anni mi avesse chiesto di fare un altro bambino con lui? Perché? Era come quando aveva finto di baciarmi solo per dimostrare o smentire la teoria? Mi aveva chiesto se avessi voluto un altro bambino con lui solo per verificare se i miei sentimenti per lui erano autentici?

 

"Io- io- scusa?" balbettai infine. 

 

"È una domanda semplice," disse facendo spallucce.

 

"Mi hai chiesto se voglio avere un altro bambino con te. Non c'è niente di semplice in questo."

 

"Non ti ho chiesto se vuoi," disse lui, roteando gli occhi, "tu hai detto che se mai dovessi trovare un ragazzo che ti ama veramente, avresti preso in considerazione nuovamente la gravidanza, e la notte scorsa hai detto che sei innamorato di me, quindi-"

 

"Questo non significa che voglio avere un altro bambino con te, idiota," lo interruppi, non riuscendo a trattenere una risata, "intendevo in futuro, almeno tra dieci anni, non in questo momento."

 

"Beh, si, e io ti ho chiesto se tra dieci anni prenderesti in considerazione di avere un altro figlio con me."

 

La mia mente era in stato confusionale a quel punto. Ma poi, quando non lo era nelle situazioni che riguardavano Harry?

 

"Io davvero non... capisco quello che stai dicendo," dissi esitante, "ora sono incinto di tuo figlio, ma non lo terremo, eppure mi stai chiedendo se voglio avere un altro bambino con te in futuro? È folle. Per non parlare del fatto che tu hai una ragazza che sono sicuro sarebbe felice di portare il tuo bambino in grembo un giorno, se glielo chiedessi. E se non lei, allora un'altra ragazza amerebbe farlo, e potresti fare tutto nel modo tradizionale, mostrarlo alla tua famiglia e agli amici, andare a fare shopping per la maternità, guardare insieme i giocattoli per bambini, essere orgogliosi e felici e tutto, invece di... beh, questo."

 

Stavo sorridendo, le labbra leggermente piegate, ma il mio cuore stava battendo dolorosamente contro il mio petto. In realtà faceva male pensare ad Harry con altre ragazze, sistemarsi con una di loro, avere una famiglia, avere una vita perfetta e felice con la sua compagna che non ero io e con un bambino che non era il nostro.

 

"Non intendevo quello, Lou," disse con delicatezza, "sono orgoglioso felice per come stanno le cose, okay?"

 

Non potei fare a meno di ridere.

 

"Come?" lo interrogai, "questa situazione è folle e non c'è niente di normale. Non puoi-"

 

"Per l'amor di Dio, Lou," mi interruppe, "sono felice e sono orgoglioso e voglio che tu lo accetti. Sono orgoglioso di te per aver affrontato tutto questo nel modo in cui hai fatto, sono orgoglioso di te per essere in grado di pensare chiaramente nonostante tutta la merda che sta succedendo, e sono felice di star sperimentando tutto questo con te."

 

"Ma... come?" chiesi, aggrottando la fronte tristemente, "da quando tutto questo è iniziato, ho incasinato ogni parte della tua vita. Stai litigando con la tua ragazza a causa mia, so che hai ottenuto un bel po' di domande dai tuoi amici, hai dovuto spiegare ai tuoi genitori che in qualche modo sei riuscito a mettere incinto un ragazzo, hai saltato la scuola per venire con me dal medico, e non c'è nessuna parte della tua vita che io non abbia invaso. Sto persino in casa tua, per la miseria."

 

Sembrava un po' pensieroso, mi guardava con occhi inquieti che mi facevano sentire un po' a disagio. 

 

"Penai di essere un rompipalle per me, vero?" chiese. I suoi occhi scintillavano di divertimento e le sua labbra erano leggermente aperte, come se stesse per sorridere.

 

"Credo?" dissi esitante.

 

"Beh, allora," disse, "suppongo che dovrei dirti che tu in realtà non sei un rompipalle. Mi piace averti intorno, mi piace la tua compagnia e apprezzo il fatto che sia sempre in giro per poterti tenere d'occhio."

 

"Ma Lauren è-"

 

"Oh, fanculo Lauren, chi se ne frega di lei?"

 

I miei occhi si spalancarono e sbattei le palpebre con confusione. Ci vollero un paio di secondi prima che Harry si accorgesse di quello che aveva detto, perché la sua bocca si aprì improvvisamente in una piccola 'o' e abbassò lo sguardo, non più guardandomi negli occhi.

 

"Io- Harry?" dissi nervosamente.

 

"Scusami," disse, ancora gli occhi spalancati, "è venuto fuori un po' duro."

 

"Un po'?" dissi incredulo, "hai appena detto che non ti importa della tua ragazza."

 

"No, no, io-"

 

Si interruppe e prese un respiro profondo prima di sollevare il mento e incontrare il mio sguardo. 

 

"È uscito in modo sbagliato. Naturalmente mi interessa, intendevo solo che... che lei non ha nulla a che fare con la situazione tra me e te, e che pertanto è irrilevante quando si tratta di questo."

 

"Tu- Harry, per amor di Dio, stai avendo un bambino con me," dissi, guardandolo con espressione esasperata, "nonostante lei non sia a conoscenza della situazione, non significa che sia irrilevante. E soprattutto non quando tu- beh, quando entrambi sappiamo che proviamo dei sentimenti l'uno per l'altro."

 

Ci fu una breve pausa in cui ci stavamo solo guardando.

 

"Quel che non sa, non le farà del male," disse alla fine.

 

Sospirai.

 

"Bene," dissi, anche se non ero d'accordo con quello che stava dicendo.

 

"Stai bene?"

 

"Si. Perché?"

 

"Sembra come se tu debba dire qualcosa."

 

Avevo qualcosa da dire, ma non sapevo se dirlo era la cosa migliore.

 

"Io- è- voglio dire- perché..." cominciai a muovendomi nervosamente.

 

Inghiottii e provai a parlare di nuovo.

 

"E solo che- tu stai con Lauren perché lo vuoi o perché tu- perché tu, non lo so, senti la necessità di dimostrare qualcosa?"

 

Non osai nemmeno guardarlo mentre parlavo, per paura di quello che avrei potuto vedere. Invece fissai lo sguardo sulle mie mani, che ancora stavano riposando sul suo petto e mi concentrai sul non scusarmi e non uscire dalla stanza. Restò in silenzio per lungo tempo e giurai di aver sentito il suo battito cardiaco e il sangue scorrere nelle sue vene.

 

"Certo che sto con lei perché lo voglio," disse alla fine, la sua voce calma, tranquilla e insolitamente fredda, "perché non dovrei?"

 

Mi morsi il labbro. 

 

"Immagino che... ho pensato che tu- che non saresti stato con lei se- se le circostanze sarebbero state diverse."

 

Ancora una volta rimanemmo in silenzio per lungo tempo prima di ricevere una risposta.

 

"Voglio stare con lei, Lou," disse allora, con voce bassa, ma triste, "mi piaci tanto, ma voglio stare con lei."

 

Mi morsi nuovamente il labbro, questa volta per impedirmi di tremare. Ci vollero pochi secondi prima di ottenere abbastanza controllo su di me per iniziare a parlare di nuovo.

 

"Ma perché?" chiesi, quasi in un sussurro, "tu- tu hai detto che sai che lei è una troia e mi hai detto che mi vuoi e tu sai che io ti voglio, quindi perché? Potresti darmi almeno una spiegazione? Per favore?"

 

"Voglio stare con lei. Ho le mie ragioni," disse e c'era qualcosa che mi fece capire che la discussione era finita.

 

Per ora.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: shiningreeneyes