“Solo chi ha la forza di scrivere la parola fine può
scrivere la parola inizio.” (Lao Tzu)
Bilgewater, città portuale situata sulla Blue Flame Island a
Runeterra, è sempre stata caratterizzata da un’atmosfera di operosità: marinai
e pescatori sono sempre intenti a lavorare per permettere alle loro navi di
attraccare in porto e scaricare la merce raccolta durante le spedizioni in
aperto mare, poi venduta agli abitanti o ai paesi confinanti; i mercanti,
all’interno delle mura cittadine, occupano la maggior parte delle loro forze e
del loro tempo nella vendita competitiva del Rum, prodotto tipico dell’isola,
di cui si contano almeno cinque o sei varianti, ognuna con una sfumatura
diversa nel suo sapore, dal Rapture Rum di Miss Fortune dal gusto esotico, fino
al Black Pearl del suo rivale Gangplanck dal tipico colore scuro e riservato a
un gruppo elitario di veri intenditori. Quanto agli abitanti, gli uomini e le
donne di Bilgewater hanno un carattere molto duro e avventuriero, così come si
addice ai veri marinai, costretti a fronteggiare costantemente bestie marine e,
alcuni in particolare, i campioni della Lega; qualora uno di loro avesse un
carattere più docile e, soprattutto timoroso, o verrà inghiottito dalle
profondità marine o assumerà gli stessi tratti severi, in alcuni casi barbari,
dei suoi simili.
Mentre il vento le accarezzava la pelle delicata e liscia,
Selene ripeteva a mente queste informazioni tramandatele dal suo maestro e
successivamente ottenute in occasione di alcuni discorsi con il capitano del
vascello, Gangplanck. Da giorni la donna era in viaggio per raggiungere Ionia:
era partita dall’isola dei Guardiani, luogo posto ai confini del mondo conosciuto,
dopo che l’Ordine dei Guardiani del Cosmo aveva ricevuto una convocazione dal
consiglio di Ionia, in cui si richiedeva urgentemente l’intervento di uno dei
grandi Maestri, per discutere e fronteggiare una questione di natura segreta
quanto fondamentale al fine di preservare la pace nel regno; Selene,
apprendista e migliore studentessa dell’Ordine, era stata scelta in via del
tutto occasionale come rappresentate, a causa della convergenza di eventi
sfavorevoli, verificatisi in un breve lasso di tempo: il Sommo Maestro
dell’ordine, nonché suo padre dall’età inoltrata, non poteva lasciare il paese
per via del clima politico instabile, quindi sia per le costanti dispute con
l’Ordine di orientamento più radicale durante le sedute in Consiglio, sia a
causa di alcune malelingue che suggerivano possibili congiure contro il
sovrano; era evidente pertanto, come il Maestro delegato che doveva partire per
Ionia, di cui Selene era apprendista, così come i restanti membri della
congrega dovevano restare sull’isola al fine di indagare e trovare coloro che
dall’interno del paese, stavano organizzando un movimento sovversivo per minare
l’equilibrio, ritenuto fondamentale, del paese. Infatti l’Ordine dei Guardiani
del Cosmo, sin dai tempi più antichi, era sempre stato garante dell’ordine
nelle vare nazioni, i suoi delegati erano intervenuti nei momenti cruciali
degli scontri al fine di evitare danni di vasta portata, così come avevano
sempre mantenuto l’equilibrio stabile all’interno dell’isola senza mai adottare
manovre violente, ma tramite la benevolenza e la clemenza guadagnando in questo
modo l’approvazione del popolo; tuttavia da qualche mese a questa parte
l’Ordine aveva dovuto fronteggiare l’insorgere sia di un nuovo movimento più
radicale, i cui capi più estremisti si riteneva non fossero nativi dell’isola,
sia l’Ordine di Zwey, il quale era pronto ad adottare qualsiasi manovra pur di
carpire i segreti dell’Ordine e ottenere il potere.
L’abilità più nota dei Guardiani è legata al vivere in
perfetta armonia con l’ambiente circostante, questo conferisce loro il
controllo degli elementi e dello spazio che li circonda, qualità
necessariamente richieste dato l’importante compito da loro svolto; abilità il
cui controllo si raggiunge solo in età adulta dopo innumerevoli esperienze,
raramente in gioventù. Selene, sebbene apprendista, era stata inviata perché
secondo il suo maestro avrebbe accresciuto al meglio il controllo degli
elementi, e, casomai data la sua grande abilità, appreso il controllo dello
spazio intorno a lei; in un primo momento la ragazza si era opposta dichiarando
che tutto ciò era impossibile, tuttavia, di fronte all’espressione irremovibile
del suo superiore aveva finito per assecondare il suo volere, ricevendo tutte
le informazioni necessarie per il viaggio, partendo con il suo compagno,
Hadmon, presente in tutte le sue missioni.
Lasciatasi la tempesta alle sue spalle, Selene iniziava a
vedere oltre la nebbia il minaccioso teschio scolpito nella roccia, sovrastante
la città di Bilgewater e illuminato dal caldo sole di mezzogiorno; il porto era
costellato da innumerevoli imbarcazioni alcune legate al molo, altre già in
partenza; lentamente, non appena la nave di Gangplanck entrò in porto, si fece
largo tra i vascelli, fino a fermarsi. Dopo di che alcuni marinai scesero
subito dalla nave e molto velocemente legarono le cime alle apposite
attrezzature, attraccando in porto. Una volta che Gangplack ebbe dato l’ordine,
l’ancora fu calata in mare e la ciurma, come la passeggera furono pronti per
scendere dal vascello; lentamente Selene si avvicinò al timone della nave dove
il capitano Gangplanck dirigeva lo scarico delle merci.
-
Grazie capitano per l’ospitalità, l’Ordine e io
la ringraziamo infinitamente – disse la giovane apprendista, mentre il vento le
scompigliava appena i lunghi capelli argentei.
-
È stato un piacere, signorina Selene… adesso
dove sarà diretta? – chiese l’uomo, scrutando i suoi dolci lineamenti e,
soprattutto, gli occhi color ghiaccio.
-
Ionia. È stata richiesta la mia presenza per
trattare una questione alquanto spinosa… purtroppo non ho avuto molte
informazioni a riguardo – rispose l’altra sorridendo, sistemando la lunga
tunica rosso scarlatto, recante sulla schiena un dragone nero simbolo
dell’Ordine per indossarne il cappuccio.
-
Capisco… non so molto in materia, ma
recentemente Ionia ha dovuto fronteggiare innumerevoli stragi, tutte
architettate dal famoso quanto inquietante “Demone d’Oro”, può darsi sia solo
una leggenda, ma il Consiglio di Ionia è in subbuglio, a quanto pare non
riescono a giungere a compromessi con lui – dichiarò Gangplanck, gridando a un
marinaio di prestare attenzione alla merce che stava trasportando.
-
Verificherò personalmente cosa sta succedendo a
Ionia, grazie capitano –
-
Ah… quasi dimenticavo… tenga –
Il capitano trasse da una cassa una bottiglia del suo famoso
Rum, lo ripose all’interno di una sacca di tela e lo porse alla giovane donna,
la quale, sorridendo un po’ imbarazzata e grata, prese il tutto e lo infilò
sotto la tunica insieme alle altre due borse da viaggio.
-
Un piccolo omaggio: il Rum di mia produzione,
diffidi da imitazioni mi raccomando, questo è per veri intenditori. Sicuramente
lei è il tipo di donna che se ne intende – disse il capitano, sogghignando; le
strizzò l’occhio, facendola ridere divertita.
-
Molto gentile da parte sua, lo terrò con me come
buono auspicio; grazie –
-
Faccia attenzione; alla prossima – salutò
Gangplanck, agitando la mano nell’aria, mentre la Guardiana scendeva lungo la
passerella che congiungeva il ponte della nave con il porto.
Una volta lasciato il vascello, secondo il suo itinerario
Selene si sarebbe dovuta dirigere a Nord della città, da lì un ulteriore
vascello l’avrebbe condotta a Ionia, dopo un viaggio di circa 3 ore. Mentre
Selene, affiancata dal suo fedele compagno, attraversava Bilgewater, osservava
con un pizzico di ammirazione l’atmosfera dinamica e gioiosa della città a
partire dai bar affollati da marinai che celebravano le loro spedizioni in alto
mare; tuttavia il suo vicino sembrava non apprezzare, dato lo sguardo cupo che
trapelava dagli occhi scarlatti del dragone violaceo, sospeso nell’aria accanto
a lei.
-
Immagino che questa atmosfera non ti piaccia, eh
Hadmon? – scherzò la donna, guardandolo divertita e ricevendo un’occhiata
tutt’altro che amichevole.
-
Odio questi posti così affollati… - rispose
l’altro, con voce tetra e infastidita; poi non appena un uomo attraversò il suo
corpo etereo, riprese -… e odio soprattutto questo -
Selene rise della sua espressione scocciata, in tutti quegli
anni passati insieme a lui, aveva appreso molte cose sul suo conto, e una delle
tante era l’odio verso i luoghi ricchi di persone, dato che nel luogo in cui
loro risiedevano, vi era sempre una pacifica calma, accompagnata dagli
armoniosi suoni della natura; del resto i posti da lui amati, rispecchiavano al
meglio il suo temperamento pacato e il suo carattere introverso e, alcune
volte, scontroso. Tuttavia in rare occasioni, il dragone si era mostrato ostile
con lei, infatti, sin dal loro primo incontro nella foresta di Thyllian accanto
alla sede dell’Ordine, era nato un profondo legame di amicizia e di rispetto,
oltre che di intesa.
Quel giorno Selene aveva circa quindici anni, in occasione
di una delle sue uscite segrete al calare del sole, la giovane si era inoltrata
tra gli alberi in cerca di tranquillità, animata dalla sola volontà di
raggiungere l’albero situato al centro della radura: la magia di quell’albero
la attirava come faceva una calamita con il magnete; proseguendo però non si
era accorta di come la calda luce del sole lentamente si dissolveva per
lasciare spazio al buio della sera, pertanto era giunta di fronte all’albero
quando ormai la luna era alta in cielo e quando se ne era resa conto, era ormai
troppo tardi. In quell’occasione si era accovacciata di fronte all’albero,
posando sul tronco la sua mano sinistra, attraversata da una scritta arcaica
terminante con una cicatrice sul palmo della mano; stranamente quella sera,
insieme alla sua voglia di scoprire luoghi leggendari, a condurla per la radura
fino al suo obiettivo era stato il bruciore della sua cicatrice che cresceva
man mano che si avvicinava al grande albero. Appena posò la mano sul tronco,
sentì la magia pervaderla, seguita subito dopo da una voce profonda e rauca, di
cui non identificava la provenienza.
-
Cosa ci fa una ragazza giovane come te, nella
fortesta di Thyllian a quest’ora? Non conosci le leggende che corrono su questo
posto – chiese la voce misteriosa, maliziosamente.
-
Si, ma non le temo, io seguo solo il mio
istinto, il mio corpo e il mio intuito mi guidano, non è questo quello che fa
un Guardiano? – rispose a sua volta Selene, guardando in alto e scrutando con i
suoi occhi color ghiaccio gli innumerevoli rami che si diramavano dal tronco,
come se quell’entità misteriosa potesse essere lì; dal tono della ragazza trapelava
solo calma e serenità, non una traccia di paura.
-
Molto saggio… -
Aveva risposto la voce, materializzandosi alle sue spalle,
sovrastandola con la sua immensa mole e guardandola dall’alto dei suoi occhi
scarlatti per rifletterli nei suoi color ghiaccio; per un momento Selene aveva
mostrato un reverenziale timore di fronte all’immenso dragone etereo, le cui
squame erano violacee e il corpo rivestito di migliaia di aculei, ma
successivamente una strana forza l’aveva aiutata a sostenere lo sguardo di quella
meravigliosa bestia.
-
Non mi temi? – chiese il dragone, colpito dalla
velocità con cui il timore era svanito dai suoi occhi ghiaccio, quasi era
affascinato dalla forza che quel piccolo corpicino emanava; “la ragazza ha un
grande potenziale” rifletté.
-
Non ne ho motivo – proferì tranquillamente
Selene, sorridendogli.
-
Dovresti invece, piccoletta… – affermò l’altro
divertito.
La ragazza gli sorrise, scuotendo il capo, poi gli porse la
mano sinistra, che ora quasi pulsava fino a farle male; qualche strana forza la
spingeva a fare gesti inconsueti quanto sorprendenti. Il drago sussultò appena,
poi dal profondo delle sue fauci risalì una profonda risata.
-
Sei audace, mi piaci ragazzina… se sapessi
veramente chi sono, non saresti qui… il simbolo che hai sulla mano, è il nostro
– sussurrò il drago, piegandosi in avanti a osservare la cicatrice, poi
proseguì – chi te lo ha fatto? –
-
Non so, mia madre credo… in una notte di… -
-
… luna piena – la interruppe l’altro e dopo una
lunga pausa durante la quale continuò a squadrarla, proseguì – sei destinata a
grandi cose, piccoletta, hai un grande potenziale; io in quanto drago del Tempo
sarò contento di aiutarti –
Detto così il drago si dissolse nel nulla, materializzandosi
accanto a lei con dimensioni ridotte, si avvolse intorno alla sua mano, aprendo
la sua cicatrice, stringendo così un patto con lei che sarebbe durato per
l’eternità.
Da allora, rifletté Selene, il loro rapporto era andato solo
migliorando, lui aveva scoperto i suoi segreti più oscuri, lei i suoi; non
appena compiuto il rituale che l’aveva resa a tutti gli effetti una Guardiana,
il drago si era dissolto per riapparire sotto la forma di un affascinante
figura maschile slanciata, dai capelli corvini scarmigliati e gli occhi
scarlatti, sguardo da predatore, il fisico bel scolpito e vestito di un
aderente pantalone nero, stivali appena slacciati e una maglia nera larga dal
lungo scollo. Selene ancora ricordava, come era arrossita vistosamente alla
figura di quell’uomo dai lineamenti perfetti, suscitando una profonda e
sensuale risata di Hadmon; ancora adesso mentre passeggiava per Bilgewater, al
ricordo di quel momento arrossiva, imbarazzata della sua reazione. Il torpore
sulle sue guance non passò inosservato all’altro che la guardava, mentre
un’espressione maliziosa si dipingeva sul suo muso: aveva compreso quale idea
la agitava; solo un avvenimento poteva scatenare quella reazione.
-
Fammi indovinare i tuoi pensieri… stai
ripensando a questo? – chiese Hadmon, trasformandosi nella sua affascinante
forma umana.
Selene arrossì nuovamente alla vista di quell’uomo
affascinante e non fu l’unica, infatti alcune passanti rimasero a osservarlo e
si ridussero a sospirare; subito dopo gli rivolse uno sguardo misto tra
dolcezza e divertita, e, amichevolmente, tirò un pugno sulla sua spalla.
-
La prima indicazione del maestro era di non
attirare attenzione, Hadmon – sussurrò la ragazza, incrociando le braccia al
petto.
-
Nessuno ascolta quel vecchio… - rispose l’uomo
sogghignando –… inoltre siamo arrivati al porto Nord della città, voglio che il
consiglio di Ionia mi consideri un uomo e non venga a conoscenza della mia
natura –
-
Perché? – chiese, la donna sorpresa, fermandosi
poco prima di una grande arcata in pietra con sopra un’insegna con scritto
“NORD”.
-
Preferisco adottare qualche precauzione… -
ribatté il compagno con fare misterioso, guardando il porto che si stagliava
davanti a loro, ricolmo di imbarcazioni che disposte in mare, sembravano
formare delle linee a zig zag.
I due si trovavano in una piazza quadrata sui cui lati erano
poste arcate recanti le insegne dei quattro punti cardinali, tre dei quali,
nord, sud e ovest, conducevano al mare e uno, est, portava nella zona della
città situata nell’entroterra; la piazza era collocata geograficamente su una
piccola collina, in modo tale che da sotto le arcate si aveva una visuale
completa della strada centrale conducente alla zona imbarco; sotto il sole del
mezzogiorno, la via centrale che iniziava da sotto l’arcata e da cui si
diramavano innumerevoli vie secondarie, era animata da un gran numero di
persone intente a svolgere le loro attività e che non sembravano risentire
minimamente del caldo, i mercanti agitavano le loro merci e inseguivano i
passanti, i pirati si intrufolavano in qualche bar e qualcuno ogni tanto ne
veniva spedito fuori mal ridotto a causa di una rissa, i negozi ricolmi di
persone: quella visione corrispondeva esattamente al clima di operosità che era
stato descritto a Selene. Tuttavia, mentre passeggiava, al centro dei suoi
pensieri vi era l’affermazione di Hadmon, del resto sin da quando aveva
lasciato l’isola, una strana sensazione l’aveva accompagnata per tutto il
viaggio e continuava a farlo tuttora; si ritrovò a scrutare la figura di Hadmon
che camminava con il suo portamento dritto e sicuro, chiedendosi cosa si
agitava nella sua mente al punto tale da fargli prendere precauzioni verso il
consiglio stesso, alla fine però non trovando alcuna risposta ragionevole mise
da parte quel pensiero così come il suo strano sentore, ritenendo che fossero
inutili preoccupazioni legate alla sua ansia circa la sua inesperienza; quella
era la prima occasione in cui lei svolgeva esattamente la funzione di
Guardiana, occupandosi realmente di questioni importanti e problematiche per
una nazione, sebbene le sue abilità circa il controllo del suo potere non erano
perfezionate. Selene finì per osservare la sua figura riflessa in una vetrina
di un negozio: sotto il mantello spiccavano i suoi occhi color ghiaccio
incorniciati da folte e lunghe ciglia nere, ereditati dalla sua cara madre morta
tragicamente, il suo naso era sottile e appena all’insù mentre le sue labbra
erano color ciliegia e sottili; i suoi capelli erano argentati, lunghi e
raccolti in una coda con una ciocca liscia che le ricadeva vicino all’occhio
sinistro, infine a incorniciare il suo viso vi erano degli orecchini lunghi
neri, con al centro, sospesa, una pietra rosso scarlatto. Sotto il mantello,
indossava l’armatura che era solita portare in occasioni molto speciali: un
completo in pelle lucida incrociato sul seno e sul petto, lasciava intravedere
le sue forme, l’abito si apriva lasciando intravedere il ventre piatto, la vita
e la schiena, in modo tale che solo alcune cinghie in pelle si legassero alla
cintura e alla parte inferiore del completo; quest’ultima poi terminava con una
gonna corta leggermente asimmetrica: più lunga a sinistra e appena più corta a
destra. Infine degli stivali alti in cuoio, con sopra incise delle scritte
arcaiche e con alcuni aculei posti sul lato esterno della scarpa e dei lunghi
guanti neri, coprenti alcuni simboli sui suoi avambracci, tagliati sulle dita
con dei rinforzi in acciaio sulle nocche. Le mancava il suo elmo nascosto, che
ben definiva il suo ruolo di guardiana, un piccolo cerchietto dorato con al
centro incastonata una pietra rossa, da cui si diramavano tre lunghi corni,
incorniciati da piume nere.
Guardandosi, si rese conto di come ogni componente della sua
armatura serviva a nascondere o a incanalare il suo enorme potere: sin dalla
giovane età il suo maestro aveva riscontrato in lei la presenza di un enorme
potenziale che con il tempo l’aveva portata a controllare gli elementi
fondamentali della natura, con la componente spaziale e temporale ancora da
perfezionare; tuttavia il carattere più preoccupante delle sue capacità era nel
controllo delle arti più oscure, legate al Buio, cosa che lei a volte
difficilmente riusciva a controllare e che erano state sigillate tramite alcuni
rituali arcani i cui simboli erano incisi sulle sue braccia. Questo immenso
potere le aveva conferito il titolo di Guardiana della Notte, in molti la
temevano e bramavano il suo potere; quanto le era costato però ottenere quel
riconoscimento… e cosa aveva comportato avere quell’eccessivo potenziale,
pronto a distruggerla se si fosse distratta. Sarebbe stata capace di svolgere
il suo incarico, se lei stessa era una minaccia?
-
Finiscila di rimuginare… la puzza di fumo del
tuo cervello arriva sin qui. Siamo arrivati al porto – borbottò Hadmon accanto
a lei, posando un pugno sulla sua testa.
-
Stavo solo riflettendo… - rispose flebilmente
l’altra, cercando il vascello che a breve li avrebbe condotti a Ionia.
-
Hai guardato la tua immagine riflessa in ogni
vetrina, eri così assorta dai tuoi pensieri, che non ho potuto fare a meno di
dargli una sbirciatina – confessò il dragone; una delle sue leggendarie abilità
era quelle di leggere nella mente altrui.
-
HADMON! Quante volte ti ho detto di non farlo! –
disse duramente Selene, guardandolo lievemente infastidita.
-
I tuoi pensieri erano stampati sul tuo viso,
persino un marinaio ubriaco li avrebbe compresi… comunque perdonami, ti ho
vista molto preoccupata - si scusò l’uomo scuotendo il capo e facendo
spallucce.
-
Sta’ tranquillo… non c’è problema; stavo
pensando se riuscirò a svolgere questo incarico – sospirò l’altra, sorridendogli.
-
Abbi fiducia in te stessa, hai un potenziale
immenso e qualora questo rappresentasse un problema, sarò in grado di
sigillarlo… rilassati, ne abbiamo già parlato – affermò Hadmon, posandole una
mano sulla spalla, sorridendole affettuosamente.
Selene annuì ringraziandolo, dopo di che insieme si
diressero verso la loro nave, percorrendo la passerella dell’imbarcazione,
ritrovandosi sul ponte della nave; improvvisamente furono raggiunti dal
capitano della nave che, rivolse uno sguardo amichevole a lei e uno più serio
ad Hadmon, il quale, non fece a meno di notarlo e poi ignorarlo. Il capitano
della nave era un uomo di media statura, molto robusto, dai capelli
scarmigliati castani, con qualche ciocca argentea, il naso dritto e sottile e
gli occhi neri; sul capo aveva un cappello in cuoio nero, indossava un lungo
mantello con sotto una camicia bianca, una cinta cui era legata la sciabola e
dei lunghi pantaloni marroni con intonati gli stivali alti; nel complesso
l’uomo, il cui nome si rivelò essere William, aveva un atteggiamento molto
sicuro e duro, tale da incutere timore sia ai marinai più fannulloni sia ai più
operosi.
-
Lei deve essere la Guardiana, giusto? – chiese
cortesemente, ricevendo una risposta affermativa – mi era stato annunciato che
vi era solo una passeggera –
A quelle parole, Hadmon posò lo sguardo sul capitano,
riflettendo su quanto poco sopportasse la sua presenza, sebbene il loro
incontro fosse iniziato da un minuto scarso.
-
Esatto ma mi duole doverle annunciare che con me
ho anche il mio compagno, Hadmon… viaggia insieme a me, anche lui fa parte
dell’Ordine; spero non sia un problema… - disse la giovane, sorridendo appena.
-
Diciamo che queste inconvenienze dovrebbero
essere dette con un certo anticipo, signorina, sa… questo potrebbe comportare
un aumento nel prezzo prestabilito del viaggio… - dichiarò William, mostrando
un sorriso maligno.
-
Capisco, purtroppo non ho molti denari con me… a
noi Guardiani non ci è consentito portarne in grandi quantità – proferì Selene,
notando l’espressione di sfida di Hadmon, che sollevò appena il sopracciglio
destro guardandolo con sufficienza.
-
Allora potrebbe accettare il mio invito a cena,
se non ha denari – sussurrò l’uomo, grattandosi il mento, con finto fare
pensieroso.
-
Sarei onorato di partecipare – si intromise
Hadmon, serio in volto, di una serietà quasi inquietante, ricevendo uno sguardo
duro del capitano.
-
Non mi pare di aver richiesto la sua presenza
signor Hallan –
-
Non mi sembra che per lei sia un problema che
saliamo in due a bordo, o no? – ribatté Hadmon, posando una mano unghiata sulla
spalla del capitano, stringendo con forza; quando l’altro scosse il capo
intimorito dai suoi occhi scarlatti e i suoi incisivi pronunciati, continuò
sorridendo amabilmente – grazie, signore; se mi permette, il mio nome è Hadmon,
grazie per la sua disponibilità –
-
Siete i benvenuti, signor Hadmon… - tremò
William, congedandosi poco dopo, sfuggendo verso il timone, dato che ormai
erano pronti per partire.
Una risata accompagnò la fuga dell’uomo, Selene scosse il
capo divertita, rivolgendo un sguardo amichevole ad Hadmon, il quale di rimando
sogghignò trionfante; dopo di che si avviarono verso la stiva della nave, verso
una piccola cabina a loro riservata, posando i loro bagagli. La stanzina, di
forma rettangolare aveva due letti laterali, al centro un piccolo comodino in
legno e sopra di esso poco più in alto, una piccola finestrella circolare che
permetteva di guardare le profondità marine; tolto il mantello, Selene, lo
adagiò sul piccolo comodino, sedendosi sul letto, improvvisamente le sue membra
si sentivano stanche, del resto il viaggio precedente era durato tutta la notte
e lei aveva dormito si e no poche ore a causa delle urla dei marinai che doveva
fronteggiare la tempesta, che li aveva colti non appena avevano preso il largo.
Inoltre tenere sotto controllo il suo potere le richiedeva molto sforzo e
quindi ora più che mai, aveva bisogno di riposo, così si stese sul letto,
posando la mano sotto il cuscino, abbracciandolo.
Dal canto suo Hadmon le sorrise affettuosamente, poi non
appena si fu addormentata, si mise a osservare fuori dalla finestrella: piccoli
pesci si agitavano accanto alla nave, muovendosi in branco, ma non appena lui
posò la mano artigliata sul vetro, scapparono subito spaventati; vide i suoi
occhi scarlatti riflessi nel vetro lievemente opaco per via della salsedine, i
suoi pensieri corsero a Selene e al suo potere incontrollabile, da tempo
rifletteva su come fosse possibile che il Buio avesse scelto proprio lei come sua
Custode e non qualcun altro. Ai suoi possessori il Buio conferiva potenzialità
a dir poco che infinite, tra cui la grande abilità nel maneggiare gli elementi
basilari che un normale Guardiano avrebbe imparato a controllare in età adulta,
tuttavia questo potere immenso costava enormi sacrifici e Selene questo lo
sapeva benissimo: se lasciava che il Buio avesse la meglio, questo avrebbe
consumato la sua linfa vitale, fortunatamente sua madre stessa aveva
sacrificato la sua vita per trasferirle il potere di contrastarlo, sigillandolo
in un primo momento; sapeva che sin dalla tenera età Selene aveva dovuto sempre
far fronte alla possibilità che molti essendo attratti dal suo potere potevano
attentare alla sua vita o a quella dei suoi cari. Con quei pensieri Hadmon finì
per osservare la ragazza distesa sul letto, lui avrebbe continuato a cercare un
modo per evitare che quel potere la distruggesse, forse, pensò, con quel
viaggio, sarebbe riuscito a trovare la soluzione…