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Autore: paige95    18/09/2017    2 recensioni
Un amore grande può essere veramente finito?
/Almeno vent’anni di matrimonio alle spalle e due figli adolescenti. Ron e Hermione però - nonostante i presupposti potrebbero far pensare il contrario - non avevano esitato a firmare il loro divorzio, la fine della loro vita insieme e il fallimento del loro amore. /
Dedicata con grande affetto a HarryPotter394
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Attimi di riflessione e qualche piccolo ripensamento
 
Per Ron fu un fulmine a ciel sereno scoprire in quel modo e in quel momento la sofferenza che passava nel cuore dei suoi figli. Era fermamente convinto che la separazione fosse la soluzione migliore per quella insostenibile situazione, che non potessero continuare a fingere davanti a Rose e Hugo che andasse tutto bene, che nulla tra i loro genitori fosse cambiato.
 
Ma questo non significava affatto che anche lui non avesse sofferto per la fine del suo matrimonio. Aveva messo un punto ad un capitolo piuttosto lungo della sua vita e da quel triste giorno la solitudine aveva dominato le sue giornate. Era grato persino al suo lavoro per averlo tenuto costantemente occupato e, ovviamente, ai suoi ragazzi quando trascorrevano del tempo con lui. Cercava sempre costantemente un modo per non pensare, per tenere la mente impegnata in altro. Altro che serenità! Quella era solo una storiella che raccontava agli altri e prima ancora a se stesso per non ammettere di non poter sostenere nemmeno quella nuova situazione.
 
Ed ora che, in un certo modo, Rose e Hugo avevano mandato in frantumi quel precario equilibrio, che con tanta fatica aveva costruito, si sentiva male, quel dolore era riemerso e quella situazione di stallo aveva mosso piccoli passi.
 
Era inerme davanti a quello che stava succedendo, non sapeva come placare la sofferenza dei suoi figli, perché era stato egli stesso a crearla. E forse per la prima volta nella sua vita iniziava a sentirsi il mostro della situazione, benché le colpe andassero divise in due parti e non pesassero interamente sulle sue spalle. Ma lui voleva un bene dell’anima ai suoi figli e in quel momento di chi fossero realmente le colpe non gli importava, ciò che realmente contava era il male che aveva inflitto loro con quel comportamento.
 
Ma era davvero necessaria tutta quella sofferenza arrecata? Non potevano continuare a fingere che andasse tutto bene? In quel momento, in quel periodo buio della loro vita, entrambi gli sventurati sposi si risposero di non poter proseguire quell’apparenza, nemmeno difronte ai loro figli. Erano stati egoisti? In quell’esatto momento, difronte alle accuse di quei due ragazzi, i dubbi iniziarono prepotentemente a sorgere e le fievoli lacrime di Hermione non lo aiutarono certo a ricredersi.
 
Non sapeva cosa fare, non sapeva come comportarsi e tanto meno cosa dire.
 
Guardò la donna difronte a sé e sperò che lei avesse più coraggio di lui - che in quell’esatto istante ebbe la percezione di non aver mai avuto in tutta la sua vita - , ma purtroppo anche Hermione sembrava alquanto turbata. Si erano cacciati in un guaio più grande di loro, senza sapere quale via imboccare, se proseguire o tornare sui propri passi. Ma forse l’idea di proseguire non era passato nemmeno per la testa ad entrambi, visto che non avevano quella gran smania di chiudere per sempre con il passato, che, nel bene e nel male, era stato più che felice, forse il periodo più felice di tutta la loro vita.
 
Avevano mostrato forse più immaturità di due adolescenti ed erano stati sicuramente irresponsabili a credere che una situazione così precaria e perennemente mutevole avesse potuto giovare in qualche modo a Rose e Hugo. Non si erano nemmeno per un secondo immedesimati in loro, concentrati com’erano su loro stessi. E l’empatia? Quella grande abilità essenziale per poter crescere dei giovani, in un’età così delicata, e propria dei migliori genitori. Loro non l’avevano? Non erano in grado di mettersi nei loro panni e capire cosa stessero realmente vivendo e sopportando? Impossibile! Hermione era così saggia in tutto, non poteva esserle sfuggito un simile dettaglio. Che poi un particolare non era, visto che la sua mancanza aveva incrinato il rapporto con i loro figli.
 
Come avrebbero sistemato quella situazione senza causare ulteriori danni a Rose e Hugo? Ron aveva terribilmente paura di muovere nuovamente un passo sbagliato. Si sentiva persino in colpa di aver urlato contro sua figlia, che si rese conto essere solo una vittima dei suoi genitori. Come avrebbe rattoppato quello squarcio che era certo si fosse aperto nel loro rapporto? Come avrebbe fatto a recuperare la loro fiducia? Non se la sentiva però di rimanere inerme e piangersi addosso.
 
Fece un passo per entrare e raggiungere la camera dei suoi figli, ma una mano, premuta sul petto, disattese quell’intenzione. Hermione alzò gli occhi su di lui, negando con il capo. C’era preoccupazione negli occhi di quella che una volta, non tanto tempo prima, era stata la sua donna. Quel contatto fu interrotto da lei con imbarazzo e lui guardò quella mano ritirarsi con disappunto. Gli era mancato il dolce tocco di sua moglie su di sé. Ma non era il momento per pensare a quello! Qualche metro più su, c’erano due ragazzi disperati che necessitavano attenzione.
 
“Hermione, ti prego, concedimi la possibilità di chiarire”
 
La supplicava come non aveva mai fatto in vita sua, come se l’ostacolo più grande per quella riconciliazione fosse lei.
 
“Ronald, va’ a casa. Ci penso io a loro”
 
Il tono che usò fu tutt’altro che rassicurante, come se la colpa fosse sua e gli volesse lasciare intendere di aver già fatto abbastanza per far precipitare la situazione.
 
“Hermione, ho urlato contro nostra figlia” provava un grande peso sul cuore per non averli capiti, per non averli protetti da quel dolore e per averlo causato esso stesso, iniziava ad avere gli occhi lucidi, ma persino le lacrime gli opponevano resistenza, impedendogli di sfogare quella sofferenza “Non farmi andare a casa in questo modo. Ti prego”
 
Non vi era più la rabbia di pochi istanti prima, che lo aveva spinto a prendere i due giovani per un braccio, desiderando solo di toglierseli dalla vista per non dover più ascoltare le loro ragioni. Sì, perché avevano ragione, ma forse non lo avrebbe mai ammesso, almeno non prima di mettere ordine nel suo cuore e nella sua mente.
 
Le fece quasi compassione l’uomo davanti a sé. Lo aveva visto solo qualche ora prima, ma ora le sembrò profondamente provato. La donna si incamminò amareggiata verso le scale, lasciando la porta aperta e lui accolse quel gesto come un invito ad entrare.
 
La seguì e si bloccarono entrambi difronte alla stanza dei ragazzi. Hermione aprì lentamente la porta, per non turbarli ulteriormente, e con delicatezza cercò di catturare i loro sguardi. Erano entrambi seduti sui rispettivi letti con gli occhi persi nel vuoto, e forse anche la mente, profondamente amareggiati.
 
La madre si accostò alla ragazza e si sedette accanto a lei, tenendo una buona visuale anche sul figlio. Desiderava chiarire, ragionare con loro e possibilmente farli sentire meglio.
 
Rose vide il padre sulla porta, non aveva avuto il coraggio di entrare, convinto di violare nuovamente la loro pace. Ed Hermione seguì amareggiata lo sguardo della figlia rivolto all’ex-marito.
 
“Ti sei portato l’avvocato difensore, papà?”
 
L’uomo non sapeva cosa ribattere, ma comunque la madre lo anticipò.
 
“Rose, tesoro, ascoltami”
 
Cercò di essere pacata e comprensiva e previdente nel cercare di contenere le proprie lacrime.
 
“No, mamma, non ti voglio ascoltare, perché tanto so che mi dirai le stesse cose che mi ha detto lui”
 
Sputò quelle parole con disprezzo contro entrambi i genitori.
 
“Amore mio, noi vi vogliamo un bene dell’anima”
 
“Lo so già”
 
Le rispose con stizza senza nemmeno guardarla negli occhi.
 
“Ma, tesoro, io e tuo padre”
 
“Sì, mamma, ti ho già detto che lo so già!” si voltò con rabbia verso la madre “Non vi amate più e state bene così” abbassò il tono della voce per l’affanno “Pare che vi siate messi d’accordo anche su quello che dovete dirci. Perché voi siete dannatamente così d’accordo su tutto, persino sul vostro divorzio”
 
Hermione stava scoppiando a piangere, ma cercò di contenere le lacrime, chiudendo le palpebre per un istante infinito.
 
“Tesoro mio, come faccio a spiegarti che”
 
“No, mamma, non c’è nulla da spiegare!” la fissava con una rabbia incontenibile
 
La donna cercò di mantenere il controllo e continuare a parlare pacatamente con la figlia.
 
“Rose. Tu ed Hugo siete grandi e prima o poi anche voi avrete la vostra famiglia. Forse allora ci capirete”
 
“Hai ragione, mamma, capiremo che non vorremo essere come voi”
 
Con quella frase la zittì. Non sapeva più cosa dire, era stata fin troppo esplicita. Si alzò, ma suo figlio la richiamò indietro, cercando di mantenere un po’ di diplomazia, dal momento che nella sua mente la sorella aveva proferito parole troppo pesanti.
 
“Mamma”
 
Hermione si voltò verso il ragazzo, ma lui non sapeva cosa dire, rendendo il suo solo un vano tentativo di riportare la pace.
 
La donna uscì profondamente sconsolata, richiudendo lentamente la porta alle sue spalle.
 
Ron aveva seguito con disappunto il dialogo, non aveva per nulla gradito l’arroganza della figlia. Hermione non aveva risolto nulla e lui riversò la sua frustrazione su di lei.
 
“Faccio io, parlo con loro, non preoccuparti, torna a casa” imitò il tono della donna con cui gli aveva proferito quelle parole pochi minuti prima “Complimenti. Peggio di prima”

Poco ci mancava che la canzonasse pure con un applauso.
 
“Dacci un taglio, Ronald. Le tue considerazioni sono inutili”
 
Mantenne nuovamente un tono pacato, persino per risponde alle accuse dell’uomo.
 
“Ma non vedi che il loro incosciente comportamento ci fa litigare?! Hermione, io e te non litigavamo da due anni!”
 
Lei lo guardava, ma i pensieri erano altrove. Un potente tuono la riscosse, facendo voltare entrambi verso la finestra aperta.
 
Persino davanti a quel fenomeno naturale, Ron sembrava avere la risposta pronta.
 
“Visto, anche il cielo ci è contro” attese una considerazione da lei, che però non arrivò “Bene, dato che è tutto sistemato, posso anche andare”
 
Non perdeva quel tono sarcastico, ma Hermione lo ignorò. Ciò che la portò ad alzare finalmente gli occhi su di lui per ribattere fu il suo annuncio.
 
“No, Ron, è pericoloso smaterializzarsi con questo tempo. Sta diluviando”
 
“E cosa dovrei fare? Rimanere qui?”
 
Era esattamente quello che lei intendeva e glielo lasciò intendere senza nemmeno rispondere.
 
“Cosa vuoi fare, mettere in pratica i consigli dei ragazzi?”
 
“Ora basta, Ronald! Sei un idiota! Il tuo sarcasmo è fuori luogo e mi ha stufato” cercò di calmarsi “La situazione mi sembra già abbastanza delicata e non voglio che ti capiti nulla”
 
Davanti alle premure di lei, abbassò le difese e cercò di distendere i nervi.
 
“Non ho una stanza degli ospiti, ma ho un divano. Vado a prenderti un cuscino e una coperta”
 
Facevano fatica a guardarsi negli occhi, così Hermione decise di concludere quell’imbarazzante momento, avviandosi verso la sua stanza. Le venne però un improvviso dubbio, che la portò a voltarsi di nuovo verso di lui.
 
“A meno che tu non abbia qualcuno ad aspettarti a casa”
 
Stavolta lo guardò dritto in faccia con la speranza di captare dalla sua espressione la risposta.
 
“Non ho nessuno, tranquilla”
 
Le rispose in modo apatico, non fece trapelare alcuna emozione, ma la donna provò davvero una sensazione di strana spensieratezza.
 
 
 
 
La notte trascorse tra i forti rumori dei tuoni e il bagliore accecante dei lampi, ma né Ron né Hermione riuscirono a chiudere occhio. Si resero conto in cuor loro del forte contrasto esistente tra le loro intenzioni e le azioni. Volevano aiutare i loro figli, ma non sapevano come e soprattutto tornare indietro, ammettendo di aver sbagliato davanti a due adolescenti, diventava in oltre una questione di orgoglio.
 
Ma non si amavano davvero più? Il pensiero di tornare a dormire sotto lo stesso tetto, dopo due anni, ma non nella stessa stanza non sfiorava minimamente la loro sensibilità?
 
In effetti, quello era uno dei pensieri che impediva ai due di conciliare correttamente il sonno in quella tormentata notte. Perché quel temporale, che sbatteva acqua e grandine contro le finestre, era solo la proiezione di quello che loro serbavano nel cuore.
 
Le parole dei figli avevano risvegliato vecchi tormenti e aperto ferite, che credevano cicatrizzate ormai da tempo, sconvolgendo le loro più intime, ma forse profondamente fragili certezze.
 
Ormai era l’alba e il cielo era tornato ad essere sereno. Ron era riuscito a dormire solo un paio d’ore, ma decise comunque di andarsene prima di incontrare qualche inquilino della casa. Non aveva voglia di salutare e vedere qualcuno. Per la prima volta in due anni, bramava quella solitudine tanto odiata.
 
Avrebbe dovuto trascorrere quel giorno con i suoi figli. Invece aveva rovinato tutto? Ma con un errore di almeno un paio d’anni?
 
Cercò di togliersi disperatamente dalla mente quelle domande e uscì per non svegliare qualcuno. Diede solo un’ultima occhiata dentro prima di chiudere la porta e smaterializzarsi.
 
Hermione, che non aveva chiuso occhio, aveva sentito un leggero rumore familiare e si precipitò giù dalle scale, seguita da un incuriosito e spaventato ragazzo.
 
“Mamma, va tutto bene?”
 
“Hugo, hai visto tuo padre?”
 
Il figlio non riusciva a comprendere quella domanda, ma cercò di riflettere su ciò che potesse significare e un’espressione di stupore si dipinse sul viso.
 
“Aspetta, mamma, mi stai dicendo che ha dormito qui??”
 
La donna capì subito dove volesse andare a parare.
 
“Sì, ma sul divano”
 
Il ragazzo ne rimase deluso e alla madre dispiacque di avergli inferto un nuovo dolore.
 
“Tesoro, tu e tua sorella dovevate trascorrere la giornata con lui. Io devo andare al Ministero, ma voi potete chiamarlo e farvi venire a prendere”
 
Per tutta risposta il ragazzo risalì le scale lasciando Hermione perplessa.
 
Rimase sola e sulla sua traiettoria c’era la porta. Le affiorarono ricordi. Come quella mattina, anche un’alba di due anni prima suo marito era uscito dalla loro casa per non rimetterci piede mai più. Le aveva detto di non voler salutare i ragazzi per non rendere più traumatico quel gesto, che avrebbe segnato la fine del loro matrimonio. Ma non ci furono liti e urla, la salutò serenamente. Ma dopotutto quello che serbavano nel cuore non si poteva vedere, conoscevano solo quello che si erano comunicati a parole e sapevano perfettamente quello che tristemente tra loro mancava già da qualche mese. Ma il lacerante fallimento che avevano provato nell’ammettere tutto ciò non era dato esprimerlo, convinti che la lontananza avrebbe rasserenato gli animi e portato una nuova pace nel loro cuore. Questa convinzione era stata salda fino a quel momento, fino a che i loro figli non fecero insinuare loro infimi dubbi.
 
Hugo tornò nella propria stanza con l’intenzione di parlare con la sorella, la quale, in dormiveglia, fu subito destata.
 
“Rose!”

Si sedette accanto a lei con concitazione e la ragazza ripropose la medesima azione.
 
“Dobbiamo far tornare insieme mamma e papà” lei lo guardò con neutralità, a quella conclusione era già arrivata “Stanotte papà ha dormito sul divano. C’è speranza, sorellona! Ed io ho un piano”
 
Il viso di Rose si illuminò e si mise in posizione di ascolto.
 
Hugo ci impiegò un po’ per esporre la sua idea, ne discussero insieme per perfezionarla e quando udirono la porta chiudersi, segno che Hermione era finalmente uscita, si misero al lavoro.
 
Dopo circa un paio d’ore tutto era pronto. Rose si impegnò a scrivere una lettera indirizzata ai loro genitori ed infine avrebbero solo dovuto attirarli con una banale scusa. Ma su quest’ultimo punto il fratello aveva seri dubbi.
 
“Lascia fare a me, Hugo”
 
Gli aveva risposto la sorella, dando l’aria di sapere perfettamente il fatto suo.

Una volta sicuri che i loro genitori li avrebbero raggiunti, uscirono per evitare di farsi trovare in casa
 
In effetti Ron e Hermione, appena ricevuto il messaggio della figlia, si piombarono davanti a casa quasi contemporaneamente, ignari di quello che li avrebbe aspettati.
 
“Ron, che ci fai qui?”
 
“Rose mi ha mandato un messaggio, dicendo di correre perché erano nei guai”
 
“Anche a me. E ho anche qualche idea”
 
Aprì la porta seguita da Ron e si guardò intorno con l’evidente intenzione di scovarli. Non era poi nemmeno così sicura che fossero in pericolo. Li cercarono ovunque, ma dei loro figli nemmeno l’ombra. In compenso, quando entrarono in sala da pranzo trovarono una tavola imbandita e quella visione lasciò i due totalmente sorpresi.
 
Hermione trovò un biglietto sul tavolo ed iniziò a leggerlo ad alta voce.
 
Ciao mamma. Ciao papà.
Come avrete notato, oggi abbiamo preparato per voi il pranzo, quindi speriamo abbiate appetito.
Vogliamo solo che parliate, nulla di più. Ma non di noi e del lavoro, parlate di voi, di come vi siete innamorati, di quanto vi siete amati e di quanto eravate felici insieme.
Vogliamo solo che ricordiate le

 
Hermione si bloccò palesemente provata e passò con dolore il foglio a Ron.
 
“Non ce la faccio”
 
Lui lo prese interdetto e lei si andò a sedere, portandosi le mani in volto per contenere le lacrime.
 
L’uomo la guardò per un istante, per poi proseguire nella lettura.  
 
Vogliamo solo che ricordiate le giornate vissute tutti insieme e le nostre serate in famiglia. Eravamo davvero felici e vogliamo solo che ci diate la possibilità di riviverle.
Siamo certi che manchino anche a voi, solo che siete troppo orgogliosi per ammetterlo. E siamo anche certi che la solitudine non vi piaccia, quindi pensateci.
Noi vogliamo solo che siate felici, ma così non lo siete.
Rose e Hugo
Ps siamo a casa tua, papà, così cogliamo l’occasione per mettere un po’ di ordine. E se ti stai chiedendo come siamo entrati, tranquillo niente magia.
 
Terminato di leggere Ron lanciò il biglietto sul tavolo con rassegnazione.
 
“Ci hanno fregati”
 
Notò che la donna era ancora scossa e si chinò difronte a lei per guardarla negli occhi.
 
“Ehy, Hermione”
 
Lei non riusciva a fermare i rivoli di sale che le scendevano lungo le guance. Ma, pur essendo un pianto sofferto, era estremamente silenzioso.
 
“R-Ron. E se avessimo sbagliato tutto?”
 
“Intendi a sposarci?”
 
Cercava di tirarla su di morale con qualche innocua battuta, le sorrise, ma non sortì alcun effetto.
 
“No. A divorziare”
 
Lo aveva capito, ma quell’eventualità poteva essere addirittura più dolorosa del divorzio stesso.
 
“Non lo so, Hermione”
 
Il sorriso si spense anche dal suo volto.
 
“E se fossimo stati affrettati?!”
 
“Vuoi che ci risposiamo?”
 
Lui le rivolgeva domande, senza riflettere veramente sul discorso che lei stava cercando di fare e questo atteggiamento infastidiva Hermione.
 
“Ronald, ma mi ascolti??”
 
“Hermione, sono qui e ti sto ascoltando, ma io non so colmare questi dubbi” fece una pausa per organizzare i pensieri, messi così alla prova negli ultimi giorni “Però so il motivo che ci ha spinti a questa decisione e non era del tutto infondato. Abbiamo passato mesi ad essere degli estranei. Ci siamo solo dati la possibilità di andare avanti, di essere felici. E infondo anche questo è amore, no?”
 
“Ma noi abbiamo due figli e non potremo mai andare avanti senza pensare prima alla loro felicità”
 
Sapeva che la sua ex-moglie aveva la ragione dalla sua parte, ma non sapeva come conciliare la felicità di tutti, o forse lo sapeva, ma l’ammissione presupponeva anche una dichiarazione di colpevolezza.
 
“E poi, Ron, sinceramente, non mi importa un accidente di andare avanti” le si formò un nodo in gola, che non riuscì a farla proseguire “Io volevo la nostra famiglia e non so neppure io come abbia fatto a finire tutto in questo modo tra di noi”
 
“Hermione, siamo arrivati al punto di fingere davanti ai ragazzi che andasse tutto bene, quando non era così e tu lo sai meglio di me. Non credo di riuscire a vivere di nuovo quei momenti”
 
La donna si era alzata, convinta che quella conversazione così impostata non avrebbe concluso nulla, né tanto meno cambiato o migliorato la situazione con i figli.
 
“Ron, deve essere successo qualcosa che ha assopito il nostro amore. Non può essere scomparso all’improvviso”
 
Provò a riflettere intensamente per trovare una soluzione e forse per ravvivare quel grande amore, che in passato avevano entrambi provato.
 
“Non è successo niente. Evidentemente vent’anni sono troppi per stare con la stessa persona”
 
Quell’affermazione la stupì e offese.
 
“Ma cosa stai dicendo?”
 
“Sto dicendo che ci siamo stancati e questo è stato il risultato”
 
“Lo sai, vero, che in questo modo stai sminuendo il nostro matrimonio?”
 
Quella situazione di stallo era stata sbloccata e questo aveva causato turbamenti interiori, accompagnati da inevitabili litigi.
 
“Hermione, non sto sminuendo nulla, è la verità”
 
“E allora perché non hai un’altra donna, se avevi tanta voglia di cambiare aria?”
 
Non sapeva più cosa risponderle, o forse lo sapeva, ma non voleva dirlo.
 
“Ora ricordo perché ti ho lasciato, Ronald. Era la tua insensibilità ad avermi stancata”
 
Uscì da casa propria, lasciandolo solo e mortificato per non essere riuscito a trovare la forza di fermarla nemmeno stavolta.
   
 
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