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Autore: MaryS5    22/09/2017    2 recensioni
Carlos è un bravo ragazzo che vive felice con la sua dolce metà. Sembra andare tutto bene. La vita fila liscia, ma un giorno qualcosa turberà l’animo del giovane. Sarà costretto ad affrontare una prova che metterà a dura prova i suoi nervi. Sarà affiancato dai suoi migliori amici, ma ….Riuscirà a farcela?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexa, Big Time Rush, Carlos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Come potete vedere sono tornata, a dispiecere di qualcuno (forse), ma spero dopo trepidante attesa di qualcun altro. Eccomi qui! Finalmente mi sono presa d'impegno e ho trovato qualche minuto per pubblicare, in fondo devo pur finire. Ogni storia merita un finale a rispetto dei lettori e dei personaggi della storia stessa. Ok forse sto dicendo delle cretinate, ma abbiate pazienza sto attraversando un periodo di apatia totale verso tutto e non è una cosa piacevole.
Comunque, bando alle ciance, vi lascio alla lettura. Se volete darmi una gioia potete lasciare una piccola recenzione, oppure siete più che liberi di non farlo. Buona lettura e alla prossima!



<< Poliziotti bastardi … >> sussurrò l’uomo facendo pressione sul grilletto. Un altro sparo rimbombò per la stanza.
Carlos si accasciò su Alexa tenendo le mani sulle orecchie piangendo. Aveva urlato. Forte.
Non sentiva dolore. Alzò lo sguardo sentendo scalpiccio di piedi. Quattro agenti stavano trattenendo lo sconosciuto. Era ferito in un braccio. Quello si dimenava furioso cercando di riprendere la sua pistola, volata qualche metro più in là.
Senza aspettare ancora passò il braccio destro sotto le gambe della ragazza e quello sinistro sotto le spalle. La sollevò, ma non era così leggera come sembrava. Stava per perdere la presa. La riappoggiò un secondo e la risollevò. Non lanciò nemmeno un’occhiata ai poliziotti che lottavano con il malvivente. Corse via tenendo stretta la sua piccola.
Passando accanto la figura dell’agente a terra serrò gli occhi e continuò a correre. Non voleva vedere altro. Il cuore protestava sbattendo sulla gabbia toracica. Doveva trovare l’uscita. Il corpo della ragazza rimbalzava mollemente fra le sue braccia. Provò a ricordare dove fosse l’uscita, ma sembrava tutto un gran labirinto. Il peso di Alexa si faceva sempre maggiore. Doveva sbrigarsi.
Fortunatamente vide un poliziotto che sembrava stesse andando verso l’uscita e lo seguì. In poco tempo fu fuori.
Gli sembrò non vedere la luce del sole da giorni. L’aria era così fresca rispetto a quella che si respirava all’interno. Non si fermò all’uscio. Corse verso la folla ignorando richiami o botte che prendeva. Avvistò subito la prima autombulanza, proprio davanti a lui e si ci catapultò dentro. C’era un ragazzo con la divisa da infermiere. Sembrò molto sorpreso di vederlo.
<< Devi aiutarmi!! >> lo implorò Carlos sistemando la ragazza sulla barella all’interno. << M-ma io. Gli altri sono dentro … m-mi hanno ordinato di aspettare >> cominciò quello. << Ti prego!! È la mia ragazza!!! Sta male!! >> urlò il latino. Il ragazzo allora si diede da fare. Prese una lucina e controllò gli occhi. Le aprì la bocca guardando all’interno. Le controllò il respiro per poi metterle immediatamente una mascherina attaccata ad una bombola di ossigeno. << È disidratata >> sentenziò << Sicuramente è stata drogata e non ha mangiato per molti giorni. È debole >>. Preparò una flebo e gliela attaccò subito al braccio. In quell’istante arrivarono altri due infermieri che portavano una ragazza bruna su una barella. << Presto dobbiamo sbrigarci! >> dissero all’altro che cominciò a preparare un’altra flebo. Mentre si dava da fare si rivolse a Carlos. << Devi scendere. Puoi raggiungerci all’ospedale, ma non puoi stare qui >>. Uno di loro si era messo al volante, mentre l’altro assisteva sia Alexa che l’altra ragazza messa accanto alla bionda. Il latino provò ad obiettare, ma fu subito cacciato via. Le porte vennero chiuse all’istante, l’ambulanza però non partì subito. Carlos fu sommerso dalle urla e dalla confusione.
Si girò intorno. Non distingueva i volti di ognuno. La testa gli girava vorticosamente. Qualcuno lo afferrò per le spalle per poi abbracciarlo. << Sei salvo!! Ci hai fatto prendere uno spavento >> era James, << Sei impazzito per caso?! Scappare in questo modo!! … >>, << L’ho trovata >> lo interruppe lui. Non riusciva ancora ad essere felice per questo. Era troppo scombussolato. L’amico lo guardò con un sorrisone enorme. Carlos però non gli prestò attenzione. Continuò a guardarsi intorno. Rivolgendo lo sguardo verso l’ingresso si sorprese di vedere due agenti che sostenevano un terzo. Era l’uomo che aveva visto. A cui avevano sparato davanti i suoi occhi. Era ferito alla coscia, ma stava bene. Era vivo.
In quel momento si sentì veramente sollevato. Ma appena udì le sirene dell’ambulanza vicino a lui, prese James per un braccio e corse in strada. Provò a dire qualcosa all’amico, ma lui non lo sentiva per via del rumore assordante. << Alexa è lì dentro!! Dobbiamo seguire l’ambulanza! >> urlò. Corsero fino alla macchina, ma James si fermò prima di salire. << Kendall e Logan ti stanno ancora cercando!! >>. Non aveva nessuna intenzione di rimanere un secondo di più, ma dovette scendere e fiondarsi a cercarli. Con James si gettò nella folla, ma dovettero separarsi. La confusione. Il rumore. Era troppo. Non si vedeva niente.
Si sollevò sulle punte scorrendo nervosamente lo sguardo. La sua statura non rendeva le cose più facili. Dopo vari tentativi scorse un ciuffetto di capelli castani. Era Logan. Gli corse incontro e lo afferrò per un braccio. Quello sembrò non accorgersene. Stava immobile. Con gli occhi sbarrati ed il volto pallido. << Logan!! >> urlò per riscuoterlo. Finalmente si girò verso di lui. << Dobbiamo andare!!! >> lo informò. Quello non spiccicò una parola. Lo seguì senza farsi pregare.
Quando furono quasi fuori dalla mischia si incrociarono con James e Kendall. Il biondo stava per dire qualcosa a Carlos, con un’espressione rincuorata, ma lui lo zittì.
Si precipitarono nell’auto e partirono. Purtroppo si erano distanziati tanto dall’ambulanza, che proseguiva in fretta fra il traffico della strada principale usufruendo della sirena. Loro si ritrovarono imbottigliati nell’ingorgo senza la possibilità di poterne uscire in fretta. Ne approfittarono per liberarsi dai giubbotti antiproiettile. James tamburellava nello sterzo. Carlos, accanto a lui, scattava da un finestrino all’altro sperando che le macchine si spostassero. Anche Kendall era agitato, si mangiucchiava le dita osservando fuori. Solo Logan sembrava estraniato da tutto. Stava immobile e fissava il retro del sedile davanti a lui.
Ci misero qualche minuto per arrivare. L’avevano già portata dentro. Si apprestarono ad entrare e cercarla, ma anche lì dentro c’era un grande via vai. Provarono a chiedere indicazioni a molti infermieri, ma tutti li pregavano di allontanarsi per poter lasciarli lavorare in pace. Carlos sentiva che stesse per avere un’altra crisi di rabbia. Se qualcuno non si fosse fermato ad aiutarli si sarebbe messo ad urlare.
Grazie a Kendall però tutto fu risolto. Quello si avvicinò ad un’infermiera che stava aiutando un anziano a prendere una pillola rossa. Le chiese gentilmente aiuto e lei accettò di dargli una mano. Li fece accomodare nella sala d’aspetto informandoli che avrebbero dovuto attendere. Per il momento il piano in cui si trovavano le ragazze, non era accessibile ai visitatori e sarebbero stati solo d’intralcio.
Non avendo altra scelta si sedettero uno accanto all’altro nelle sedie grigie. C’erano altre persone ad aspettare con loro. Alcuni erano venuti per il loro stesso motivo, altri erano ignari di tutto. Carlos mise le mani sulla nuca e fissando il pavimento provò a calmarsi. Gli tremavano le gambe. Riuscì a sentire i discorsi della gente accanto a lui, ma questa volta non si infastidì. Era un modo per distrarsi, ascoltarli.
Sentiva gente che parlava a telefono disperata. Bambini che piangevano. Chi chiedeva notizie. Chi pretendeva di averle. Ma c’era anche chi si domandava che stesse succedendo. Oppure sentì una madre che, cercando di distrarre il figlioletto, gli raccontava una strana fiaba.
<< L-Logan? Stai bene? >> la voce di Kendall lo mise sull’attenti. Guardò il moro. Aveva un aspetto orribile. Gli occhi sgranati, il viso pallido in una sfumatura di verdognolo. Tremava e sudava allo stesso tempo. Teneva la mascella serrata. Sembrava stesse per vomitare. Alla domanda del biondo quello fece un lievissimo segno di dissenso. Sì, stava proprio per vomitare.
James, che era il più lontano, si alzò e gli si mise di fronte, << Andiamo in bagno? >> chiese nervoso. L’altro però rimase immobile, con lo sguardo fisso. Si alzò anche Carlos, << Logan? >>. Il più alto allora lo afferrò per le braccia facendolo alzare, ma lui perse immediatamente l’equilibrio. Per fortuna il biondo e il latino, che gli stavano ai lati, lo presero al volo.
Entrambi lo trascinarono al bagno più vicino. Ma all’ingresso il ragazzo si pietrificò. << Logan?! Che ti prende? >> urlò Kendall terrorizzato. Lui aprì e chiuse la bocca più volte ma senza che nessun suono uscisse. Carlos corse fuori e si scontrò con l’infermiera che li aveva aiutati poco prima. << M-mi scusi! Il mio amico sta male!! La prego ci aiuti! >>. Lei non se lo fece ripetere due volte. Entrò nel bagno senza timore. Si mise davanti a Logan e, prendendogli il viso con le mani lo osservò attentamente. Trattenne il respiro un momento, poi ordinò agli altri di aiutarla a portarlo in un posto più tranquillo.
Fu difficile attraversare la folla con un peso così grande addosso. Si ritrovarono in uno stanzino simile a quello in cui il latino si era risvegliato dopo la prima crisi. Logan fu messo su un lettino, ma si rifiutò di stendersi. L’infermiera, nel frattempo, preparò un bicchiere d’acqua a cui aggiunse poche gocce. Poi lo diede a Logan.
<< Bevi, ti farà bene >> gli disse dolcemente. Lui però rimase con il bicchiere fra le mani. A quel punto l’infermiera gli si sedette accanto mettendogli un braccio dietro le spalle. Massaggiandogli la schiena gli sussurrava parole di conforto. << Stai calmo, adesso ci siamo solo noi. Vedi? I tuoi amici sono qui per te. Staranno qui. Se vuoi mi fermo un po' anch’io >>. Gli altri la guardavano confusi. Quel metodo però funzionò. Logan cominciò a scuotere il capo nervosamente. << Non vuoi che rimango? >>, ritornò ancora immobile. << E i tuoi amici? >> ricominciò allora a scuotere il capo, questa volta piano. Lei rimase interdetta << C-come? Perché non vuoi che restino con te? >>. Lui prese un bel respiro e, sempre con lo sguardo puntato a terra, cominciò a farfugliare parole sconnesse, << Pericolo …. Alexa … … ospedale … Carlos … no ….n-no …. Non d-deve … no >>. Carlos allora capì la situazione.
Gli si sedette anche lui accanto. Anche se aveva paura doveva dimostrare di non averne: << Non preoccuparti, i medici si stanno prendendo cura di Alexa, quando starà meglio mi chiameranno e io andò da lei, ma ora posso restare >>. << Si ha ragione … >> continuò l’infermiera, << … I miei colleghi sono molto bravi. Adesso bevi l’acqua e stenditi un po'. Ti sentirai molto meglio >>. Appena Logan accostò il bicchierino alle labbra per bere l’infermiera si alzò e fece segno agli altri di seguirla. Si allontanarono solo di qualche passo, per poterlo tenere sott’occhio.
Lei cominciò così a sussurrare: << È sotto shock. Non so per quale motivo precisamente, ma dobbiamo calmarlo. Gli ho dato qualche goccia di calmante, non ho voluto esagerare … sta bene però >> aggiunse vedendo le facce spaventate di quelli. Si riprenderà in poco tempo. Cercate di farlo rilassare e farlo parlare. Forse ci dirà perché sta così e dopo si sentirà meglio >>. I ragazzi annuirono. Si avvicinarono a lui che aveva svuotato il bicchiere. << Allora ... >> << Logan, si chiama Logan >> intervenne James vedendo quella in difficoltà. << Logan! Stai meglio? >>, lui non si mosse. << Io mi chiamo Jenny, piacere di conoscerti >>. Kendall e Carlos gli si sedettero ai lati. << Tutto bene amico? >> il colorito verdastro stava sparendo, ma non scollava lo sguardo dalle mattonelle.
Un aggeggino nelle tasche di Jenny cominciò a squillare, << Scusate, hanno bisogno di me >> disse dirigendosi fuori, << Logan, tornerò più tardi a vedere come stai >> annunciò con un sorriso per poi chiudere la porta. Rimasero in silenzio. Sembrava la cosa migliore. James si sedette in una sedia lì vicino, mentre gli altri due continuavano a massaggiare le spalle a Logan. << Sicuro che non vuoi stenderti? >> chiese Kendall. Quello scosse il capo. Non aggiunsero altro. I tre ragazzi si guardavano lanciandosi occhiate piene di significato.
Dopo cinque minuti Logan si passo una mano sulla faccia e sui capelli cominciando a piangere in silenzio. Le lacrime gli scendevano veloci dalle guance per poi incontrarsi nel mento e gettarsi nel vuoto bagnandogli i pantaloni.
James si avvicinò a loro, << Logan dicci che hai … che è successo? >> chiese. Lui sembrò essere tanto incoraggiato dalla vicinanza dei ragazzi. Cominciò a parlare, ma si ostinava a non guardarli negli occhi, << L’ho v-vista … e-era là … non ci p-potevo … non … è … io … … orribile >>. << Comincia dal principio >> suggerì Carlos.
Solo in quel momento Logan alzò lo sguardo e lo fissò, << T-ti stavo cercando nella folla … n-non sapevo se fossi uscito o n-no … s-sono andato nel retro della casa e l’ho v-visto … >> rabbrividì << Ho visto u-una ragazza … era … m-morta … c-come hanno potuto … … e-era nella s-spazzatura … l’hanno buttata n-nella spazzatura … tra i s-sacchi neri … non gli s-serviva più perché e-era …. …. …. E l’hanno buttata …. C-come una lattina … la faccia … aveva … >>. Ricominciò a piangere.
Finalmente capirono tutto. << Sta tranquillo amico, è tutto finito >>, sentenziò Carlos abbracciandolo. << Quei bastardi senza cuore sono stati arrestati >> annunciò James, << Non faranno più niente. Rimarranno dietro le sbarre per sempre >>.

Finalmente il ragazzo si decise a coricarsi un po', ma si girò verso il muro in modo che loro non potessero vedergli il volto. Carlos si stava dimostrando abbastanza tranquillo, ma le parole di Logan lo avevano scosso molto. Sicuramente con tutta quella droga che avevano dato alle ragazze, per stordirle, una o più non ce l’avevano fatta. Il pensiero che in mezzo ai sacchi della spazzatura ci poteva essere Alexa lo tormentava. Ogni volta cercava di tranquillizzarsi pensando che per fortuna non era arrivato tardi, ma gli veniva in mente la possibile reazione dei familiari. Non immaginava dolore peggiore.
Poco dopo Jenny tornò. Vedendo Logan in quella posizione si lasciò scappare un sorriso sollevato, prese una coperta e la adagiò su di lui, poi chiese a due di loro di seguirla, aveva novità. Kendall si offrì di restare, mentre Carlos e James seguirono l’infermiera fuori dallo stanzino.
<< Vi ha detto per caso che è successo? >> chiese lei svoltando l’angolo. << Purtroppo si … non è una bella cosa … >> mormorò James. << Capisco … >> non aggiunse altro, probabilmente intuendo la brutta situazione. << Allora … >> continuò quando entrarono nell’ascensore. << Il piano adesso è nuovamente accessibile. In teoria sarebbe vietato che i familiari venissero fuori dall’orario di visita, ma visto che avete insistito tanto … farò un’eccezione >>, << Grazie! >> << Si, grazie tante!! >>. << Silenzio però, i miei superiori non sanno niente. Come si chiama la ragazza? >> chiese prendendo una cartella poggiata su un bancone in cui dietro stava una buffa segretaria. << Alexa Vega >> rispose Carlos. Lei scorse lo sguardo in un elenco, << Vega … Vega … …. Vega … eccolo qua! >> seguitemi.
A metà corridoio James le chiese confuso << Come fa ad avere il nome di Alexa se ci hanno messo un secolo a riconoscere le ragazze trovate sul furgone? >>, << Oh, beh … la polizia, prima del ritrovamento ci ha mandato delle copie dei documenti delle persone scomparse e quelli ritrovati nel camion, con le foto annesse. Ci è stato detto che appena fossero arrivate dovevamo identificarle immediatamente, in modo tale da individuare subito i morti e dispersi. All’inizio confesso che ci sembrava una cosa alquanto inutile, uno spreco di spazio, ma oggi con tutte queste persone che sono arrivate ci sono stati utili. Ammetto che ci sono stati degli errori di riconoscimento … con tutta questa confusione, ma stiamo provando a sistemare tutto >> spiegò.
Arrivarono in un corridoio affollato e pieno di stanze. << Ascoltatemi bene, adesso vi indicherò la stanza e voi entrerete, ma ne uscirete subito dopo pochi minuti. Io starò qua fuori e vi chiamerò quando sarà il momento di uscire >>. << No! La prego! >> supplicò Carlos. << Devo stare con lei! È quasi una settimana che non ho avuto sue notizie!! Per favore le devo stare accanto! >>, << Mi dispiace, ma se vi scoprisse qualcuno io finirei nei guai >>, << Lo lasci andare. Io non entro, va bene? Ma lui deve restare! >> si aggiunse James. Quella sospirò.
<< Non diremo a nessuno che ci ha aiutato >>, << Va bene, ma cercate di non farvi scoprire. La stanza è l’ultima a sinistra. Non fate rumore!! >>. Prima che potessero muoversi li fermò ancora, << Però entra solo uno! >> li minacciò. << Si, stia tranquilla >>, la ringraziarono e corsero verso la stanza indicata.


Ed anche questo capitolo è finito. Ci tenevo a dire che questo è forse il mio preferito in assoluto, ogni volta che lo rileggo mi fa commuovere molto.
Come avrete potuto leggere finalmente Carlos potrà rivedere Alexa, chissà se è la stanza giusta o se scopriranno la sua intrusione e lo caccieranno subito.
Alla prossima, buona giornata a tutti.

 
  
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