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Autore: Crissy_Chan    25/09/2017    4 recensioni
"La strega riuscì a fuggire nel bosco, maledicendo gli abitanti. Da allora, chiunque cercasse di catturarla, non faceva più ritorno. Oppure, se tornava, moriva nel giro di poche ore per il poco sangue che gli rimaneva in circolo. La città venne dunque chiamata "Scary City" e col tempo gli abitanti se ne dimenticarono. Ma ricordiamoci che la strega è immortale e detesta essere ignorata"
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7




 

Jo stava camminando da almeno mezz’ora. Era nella Città Dorata, la sua terra di origine. E visto che in quel luogo la magia dei maghi era limitata, non poteva teletrasportarsi.

Il sentiero che stava percorrendo era lastricato e attorno erano state piantate delle siepi abbastanza alte da coprirgli la visuale. Sembrava di essere in un labirinto.

Una volta giunto a capo del viottolo, alzò lo sguardo. Davanti a lui si ergeva un enorme duomo con numerose guglie, circondato da un prato molto curato. La costruzione era il quartier generale del Consiglio, dove rappresentanti di tutto il mondo si riunivano periodicamente per aggiornarsi a vicenda.

Il mago avanzò, oltrepassando l’enorme portone d’ingresso sorvegliato da guardie armate fino ai denti. L’interno era ampio e poco decorato e c’era un atrio al centro del quale saliva una rampa di scale biforcuta, a Y.

Iniziò a percorrere la scala principale, poi prese quella alla sua destra. Il corridoio che attraversò aveva i muri tappezzati di quadri e ritratti di antichi membri del consiglio, un po’ come la vecchia casa nel bosco. Il tappeto su cui camminava era rosso carminio e sentiva i suoi passi sprofondare su di esso.

Fece un altro paio di scale e attraversò altri corridoi, finché non arrivò davanti a una porta di legno scuro divisa in quattro compartimenti. In ciascuno di essi era intagliato uno stemma: il leone era quello dei mostri, la foglia di quercia delle fate, il fuoco fatuo delle streghe e la stella a cinque punte dei maghi.

La porta si aprì automaticamente, come se avesse intuito la presenza di Jo. Il biondo si ritrovò in mezzo a una grandissima sala luminosa, al centro della quale era stato messo un lungo tavolo di legno in stile gotico, circondato da numerose sedie su cui sedevano persone vestite di nero.

Jo avanzò con non poca ansia, finché un gruppo di guardie non gli sbarrarono la strada.

Una donna anziana si alzò in piedi, riducendo gli occhi a una fessura per mettere a fuoco l’immagine del ragazzo. «Lasciatelo passare, è il figlio di Dystopia» tuonò.

Le lance incrociate che lo avevano fermato si alzarono, permettendogli il passaggio. Avanzò fino al tavolo, dove lo attendeva una sedia vuota come capotavola. Deglutì in silenzio, mentre il suo cuore accelerava ad ogni passo che faceva.

Era la prima volta che sostituiva suo padre in un’assemblea dei Maggiori, i pezzi grossi del Consiglio. E provava un bel po’ di ansia, non poteva nasconderlo.

La donna, rimasta in piedi, puntò gli occhi viola su di lui. «Aggiornamenti?» chiese, sedendosi con eleganza.

Jo la imitò, prendendo posto. «Abbiamo catturato Aquilius» la sua voce risultò più tranquilla del dovuto e ne fu grato. «Ve l’ho inviato personalmente».

«Lo abbiamo ricevuto» confermò un uomo dalla testa calva. Su una tempia sinistra aveva tatuato un grosso cerchio alchemico.

La donna dagli occhi viola annuì. «È stato rinchiuso nelle celle sotterranee».

«Che avete deciso di farne della base a Scary City?» chiese il mago.

La domanda scatenò un mormorio generale, represso dal colpo di tosse forzato della donna. «Zitti, per l’amor del cielo!» ordinò. Le sue iridi si spostarono su Jo. «La base di Scary City è sorvegliata da cinque validi rappresentanti, che hanno catturato il più antico dei maghi ancora in vita» sentenziò.

«Quindi?» la affrontò il biondo.

«Quindi rimarrà come base attiva, fino a nuovo ordine» alzò il mento, con superiorità.

Jo sospirò, contento. Molto tempo prima avevano minacciato di farla chiudere perché fin troppa gente umana, che non era a conoscenza delle cinque razze, aveva rischiato di entrarci. Ma la cattura di Aquilius aveva fatto guadagnare loro molti punti.

L’assemblea dei Maggiori continuò per le successive due ore, finché un suono di corno celtico non segnò la fine. I presenti si alzarono uscendo dalla sala e conversando allegramente tra di loro.

Jo scattò in piedi per ultimo e fece per andarsene, ma la donna dagli occhi viola lo fermò con una mano sulla spalla.

Il mago si voltò verso di lei e la vide sorridere, guardandolo con uno sguardo diverso, più dolce. «Come sta mia figlia?» domandò.

A Jo ci vollero un paio di secondi per fare mente locale.
Evelyn, si stava riferendo a Evelyn.
«Molto bene, signora Grey» disse allegramente.

«Ѐ da un po’ che non mi scrive» sospirò.

«Sà com’è fatta, non parla molto nemmeno con noi» rise.

La donna sorrise. «Vi sono arrivati i fascicoli del Consiglio?».

Il mago annuì. «A Evelyn tocca occuparsi di una sirena e di un umano».

«Un umano? Strano, non si vedono ribelli umani da parecchi secoli…» disse preoccupata. «E la sirena? Per caso si tratta di Nepgen?»

«Non lo so signora… non ho letto tutti i fascicoli» si portò una mano alla nuca, rammaricato.

«Va bene. In ogni caso salutamela, dille che sua madre le vuole bene» sorrise e si congedò.

Jo la guardò andarsene con una certa malinconia. Sua madre era morta molto tempo prima, si era quasi scordato del suo viso e della sua voce. Suo padre, Dystopia, lo aveva fatto crescere da sua nonna, senza occuparsene personalmente.

Sospirò ed uscì dalla sala.

 

 

Evelyn sedeva sulla comoda poltroncina girevole dello studio a casa di Dorian. Il corvino aveva iniziato a leggere alcune righe del libro.

«“I lupi mannari hanno la possibilità di rigenerarsi rapidamente”» lesse.

«Sì, va bene. Questo lo so anche io…» disse annoiata.

«Sto leggendo per me stesso, puoi per favore smetterla di commentare ogni frase che leggo?» lo guardò male.

La strega alzò gli occhi al cielo.

«Grazie». Dorian tornò con lo sguardo sul libro. «“Il punto debole dei lupi mannari è sicuramente il fuoco”»

«Davvero?» commentò ironica.

«Evelyn…».

La ragazza ridacchiò divertita. Aveva una risata davvero carina, si sentì quasi fortunato ad averla sentita.

«“Se si vuole uccidere un licantropo con una pallottola d'argento, è necessario che prima essa venga benedetta con una cerimonia. L'argento che si è usato per fondere la pallottola, deve esser stato ottenuto da un crocifisso o dall'immagine della Madonna. Il colpo dovrà essere diretto al cuore o alla testa.”».

«Perchè, fanno crocifissi in argento ai giorni d’oggi?».

Dorian fece spallucce. «E poi che significa “dall'immagine della Madonna?”».

«Non chiederlo a me, saputello».

«“Buona efficacia ha anche l'aconito”» lesse il ragazzo.

«La wolfsbane, il veleno dei lupi» spiegò Evelyn, incrociando le braccia al petto e  mettendosi comoda sullo schienale della sedia.

«Si trova facilmente?».

Evelyn inspirò, pensandoci. «Si trova sulle Alpi, sui Carpazi, sui monti Balcani, in Corsica, sui Pirenei, in Gran Bretagna e in Scandinavia. Ma essendo molto tossica, è difficile negoziare con chi la coltiva».

«Magari se spieghiamo la situazio-».

«Ma certo, tu vai lì e dici “Mi scusi, ma avrei bisogno di un po’ di aconito per uccidere un lupo mannaro, non è che può darmene un vivaio?”»

«Spiritosa come sempre…» sbuffò il corvino, tornando con gli occhi sul libro.

«Realista più che altro».

«E allora che proponi?».

«Quando torna Jo, glielo chiediamo».

Dorian era seduto per terra, circondato dai fogli di suo padre. Alcuni erano dei conti fatti per l’azienda, altri erano scritti in varie lingue sconosciute al ragazzo.

«“La fusione del metallo, deve realizzarsi la prima notte di novilunio del mese”».

«Ah, questo non lo sapevo» disse sinceramente la strega.

«Allora vedi che il libro non è così inutile come credi?» la incalzò.

«Sono ancora giovane, ho molto da imparare» ribatté la ragazza con superiorità.

Il corvino sogghignò e tornò a leggere. «“Per proteggersi bisogna nascondersi in un campo di segale”».

La rossa sgranò gli occhi. «Qui compaiono delle informazioni che non conosco».

«“Sono allergici al biancospino”».

La rossa annuì, interessata.

«Oh, senti questa, “Stare in un incrocio li confonde”».

«Davvero?» rise la rossa.

«Chi non si trova in difficoltà a scegliere quale delle quattro strade prendere?» scherzò il ragazzo con teatralità.

Evelyn aprì bocca, senza emettere suono. Sembrava stupita.

Dorian corrugò la fronte. «Eve?».

«Ecco perché la mia amica evitava sempre di passare gli incroci!» esclamò dopo un po’, puntando il dito contro di lui.

«Avevi un'amica licantropo?».

«Certo, andavamo a scuola insieme» spiegò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Dorian rise, posando gli occhi sulle pagine ingiallite. «Pensi che ce la possa fare?» domandò preoccupato.

«Ce la farai, Dorian» rispose senza la minima esitazione, guardandolo  inespressiva e severa come al solito.

«Cosa te lo fa dire?» osò chiedere il ragazzo, incrociando il suo sguardo.

«Settimo senso da strega».

Dorian inarcò un sopracciglio. «La preveggenza?».

«Ma no… quelle sono stupide leggende infondate. Le streghe non possono prevedere il futuro».

«Allora cos’è il settimo senso, scusami?».

«Non è qualcosa, ma una sensazione che non riesci a spiegare. Un po’ come il vostro sesto senso, ma superiore».

«Che risposta esauriente».

«Non mi smentisco mai».

Dorian aveva conosciuto Evelyn dieci anni prima. Entrambi ne avevano tredici e i loro genitori li avevano portati nella Città Dorata. Il padre del ragazzo le aveva presentato la strega come sua tutrice, ma il corvino rise, sostenendo che fosse troppo giovane per poterlo comandare. Come si può giustamente pensare, Evelyn lo fece zittire, imponendo il suo carattere forte già dal primo incontro.

«Ad ogni modo, vado. Devo sbrigare alcune faccende con la sirena che devo cacciare» lo informò la strega, alzandosi dalla poltrona.

«E l’umano?».

«Quale mano?».

«Il secondo ribelle che devi catturare, l’umano. Hai scoperto chi è?».

La rossa esitò un attimo, ma poi aprì bocca per parlare. «No, non l’ho ancora scoperto. Ma mi rifarò» mentì, incamminandosi verso la porta dello studio. «Intanto tu vedi di non farti uccidere» voltò la testa verso di lui.

Per un secondo parve preoccupata. Il suo viso severo si alleggerì, mostrandosi diverso, più femminile, più giovanile.
Dorian restò stranamente affascinato. La conosceva da parecchio tempo, ma lei non aveva mai mostrato il suo lato tenero o vulnerabile.

Il ragazzo incurvò le labbra in un sorriso sincero. «Non lo farò».

La strega gli voltò le spalle e scomparve nel corridoio, mentre Dorian prendeva appunti su quello che leggeva dal libro.

In cuor suo sperava di poter catturare il lupo mannaro per far felice Evelyn, più che suo padre o il consiglio.


 


Hello world!

Eccomi con un nuovo capitolo, fresco di scrittura :)
Spero sia stato di vostro gradimento!! Ho cercato di inserire anche una piccola parte della Città Dorata, introducendo la misteriosa madre di Eve e un altro bizzarro membro dei Maggiori con il tatuaggio in testa. I prossimi capitoli ne introdurrò altri, sperando di risultare il più chiara possibile ahah.
Spero di vedervi anche nei prossimi capitoli!!

Cri
 

   
 
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