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Autore: heliodor    25/09/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un pezzo di verità

La prima cosa che notò avvicinandosi al villaggio furono il silenzio e il buio.
Non c'erano rumori che provenivano dall'abitato né luci. Forse, si disse, era per via dell'ora tarda. Invece avvicinandosi notò lo stato d'abbandono delle strade, dove crescevano le erbacce e delle abitazioni.
Alcune avevano il tetto sfondato, altre erano state bruciate fino alle fondamenta e di esse rimanevano solo degli scheletri anneriti dal fuoco.
È il luogo ideale per un incontro segreto, si disse. Era nel posto giusto, senza alcun dubbio.
Il villaggio doveva essere stato abbandonato poco dopo l'inizio della guerra, forse a causa dell'attacco dei troll di qualche mese prima.
I troll. Si era del tutto dimenticata di loro, dopo tutto quello che le era successo. Chissà se avevano risolto il problema. A giudicare dalle tracce lasciate, lì doveva essersi svolta una specie di battaglia.
Sperò che li avessero eliminati tutti. Non le sarebbe piaciuto incontrarne uno proprio in quel momento.
Girò per le vie deserte del villaggio cercando di capire dove potersi appostare in modo sicuro. C'erano un paio di abitazioni ancora in piedi, una delle quali aveva le porte e le finestre sbarrate con delle assi e un edificio più grande e imponente, anche se in legno e pietre.
Il tempio dell'Unico si ergeva al centro del villaggio, sopra una collinetta cui si giungeva tramite l'unica strada lastricata. Era ancora in ottime condizioni e se non fosse stato per l'aria di abbandono che aleggiava su tutto l'abitato, non avrebbe mai detto che era deserto.
Anche i monaci erano stati trasferiti altrove?
Sperò che fossero al sicuro da qualche parte e non nella pancia di un troll.
I battenti del tempio non erano chiusi a chiave, ma solo appoggiati. Li aprì senza sforzo ed entrò. La lunga navata conduceva alla cappella circolare, dove tre seggi disposti a davanti ai fedeli riuniti in piedi erano posizionati si una pedana rialzata in legno.
Lì avvenivano le funzioni principali nei giorni di festa, quando la popolazione del villaggio si riuniva per pregare.
Sul lato destro della navata, più o meno a metà, c'era una porta. Stavolta la trovò sbarrata da un pesante lucchetto. Evocò un dardo, ma poi le venne un'altra idea.
Prese la chiave dorata e cercò di infilarla nel lucchetto.
La dimensione non era quella giusta.
Scrollò le spalle. "Vada per il dardo."
Il lucchetto saltò di netto andando a sbattere contro il pavimento.
Joyce aprì la porta. Oltre di essa vi era un corridoio buio. Grazie al globo di luce poteva vedere dove stava andando.
Il corridoio conduceva a delle camere da letto - ne contò sei - e un piccolo bagno. Erano tutte spoglie, con mobili essenziali come armadi e bauli e letti a una sola piazza.
In una c'era uno scrittoio, ma era vuoto.
In fondo al corridoio trovò delle scale che procedevano verso l'alto. Le usò per raggiungere il livello superiore.
Il pavimento di assi di legno scricchiolava sotto i suoi passi nonostante fosse leggerissima. Forse aveva messo su un paio di chili negli ultimi mesi, ma non di più.
Tre al massimo, si disse. Devo smetterla con i dolci a colazione, almeno per qualche settimana.
Concentrati.
Le scale l'avevano portata a un soppalco in legno costruito proprio sopra la cappella circolare. Finestre poste a intervalli regolari permettevano di vedere in ogni direzione il villaggio, dando a chi vi si trovava all'interno una perfetta visione su cosa stava accadendo all'esterno.
Era il posto ideale per appostarsi in attesa che la riunione cominciasse.
Per quella notte decise che era abbastanza.
Marchiò il pavimento di legno con un sigillo e rifece la strada al contrario.
Tornò al galoppo alla radura, legò il cavallo in modo che non si allontanasse da lì. Tornò al castello seguendo a ritroso la strada che aveva fatto per uscire e andò alle stalle. Lasciò un marchio in uno dei recinti e tornò per l'ennesima volta alla radura - quante volte aveva già fatto quella strada? - e si trasportò nel palazzo usando la formula di richiamo.
Avrebbe dovuto ripetere l'intera sequenza il giorno della riunione. Chissà come poteva fare per imparare l'incantesimo che Robern usava per mandarla da un posto all'altro.
Anche lui usava un marchio? O il portale si apriva in qualsiasi luogo lui volesse?
La prossima volta glielo chiederò, pensò.
Tornò alla sua stanza esausta ma soddisfatta. Per quella notte ne aveva abbastanza di incantesimi e viaggi e cadde in un sonno profondo.
Il mattino dopo si alzò per fare colazione.
"Oggi niente dolci?" le chiese sua madre.
Joyce contemplò la sua spremuta. "Non ho molta fame."
"Devi mantenerti in forze. I prossimi giorni saranno molto duri."
Nemmeno sai quanto. "Mangerò di più a pranzo."
"Bene. Oggi hai impegni?"
Dipende. "Credo di no" disse prudente.
"Ottimo, perché verranno le sarte."
"Le sarte?"
Sua madre annuì. "Devono prendere le misure e poi devi scegliere i colori, i tessuti. C'è un mucchio di lavoro da sbrigare."
Ma di cosa stava parlando? "Io non ho bisogno di vestiti nuovi."
"Davvero? E come pensi di dare i tuoi voti nuziali?"
"Ma mancano ancora settimane" protestò lei.
"E siamo già in ritardo."
Le sarte arrivarono nel primo pomeriggio e lei dovette assistere a una piccola sfilata di modelli indossati da ragazze che avevano più o meno le sue misure.
"Allora, hai scelto?" le chiese sua madre.
Joyce sospirò. Non aveva fatto altro che pensare alla riunione e al tempo che stava perdendo lì, anche se un paio di modelli, specialmente quello azzurro chiaro, erano deliziosi. "Quello azzurro."
"Con le spalline?"
Annuì.
"Non è un po' troppo scollato?"
Per quel che c'è da vedere, pensò Joyce. Non aveva forme eccezionali e mai le avrebbe avute. Non come quelle perfette di Bryce né esagerate come Deliza. Forse era per quello che a Oren piaceva così tanto? Che ci trovava in tutta quella abbondanza?
"È perfetto" disse. "Ma se a te non piace..."
Sua madre scosse la testa. "Deve piacere a te." Si rivolse alla capo-sarta, un'anziana dall'aspetto severo, il naso adunco e i capelli raccolti in una vistosa crocchia. "Prendiamo quello azzurro. E il verde marino, giusto per sicurezza."
"Come desiderate" disse la capo-sarta.
Quando le sarte se ne andarono era già scesa l'oscurità. Cenò in fretta e andò nella sua stanza. Doveva ancora preparare tutto quello che le serviva per la riunione. Sarebbe stata per quella notte o la successiva, quando c'era la luna nuova. Non poteva essere altrimenti.
Ma come fare a capirlo?
Si era scervellata tutto il giorno e alla fine le era venuta l'idea giusta. Avrebbe atteso che suo padre lasciasse il castello.
Si preparò per un lungo appostamento in una zona del cortile che aveva scelto con cura. Da lì poteva vedere la finestra dello studio di suo padre. Finché la luce restava accesa lui era al lavoro.
Nel momento in cui l'avrebbe spenta sarebbe andato a letto o alla riunione.
La luce si spense dopo un paio d'ore di attesa.
Joyce andò alle stalle. Due valletti stavano sellando un cavallo. Si rese invisibile e si avvicinò per udire ciò che si dicevano.
"A quest'ora?" stava chiedendo uno dei due, il più giovane.
L'altro, il più anziano, stava sistemando la sella. "Tu sei nuovo qui, vero?"
L'altro mormorò qualcosa.
"Lo immaginavo. Al re piace cavalcare di notte."
"Da solo? Senza una scorta?"
"È di re Andew che stiamo parlando. Ha quasi ucciso Malag."
Dunque quella era la notte giusta.
Era il momento di conoscere quel pezzo di verità promessole da Robern.
 
Cavalcò tenendosi a debita distanza da suo padre.
Re Andew la precedeva sulla strada che portava al villaggio di Norine, ma lei non voleva farsi scoprire.
Se fosse successo si sarebbe data alla fuga, ma era probabile che la riunione saltasse e lei non avrebbe avuto una seconda possibilità.
A un miglio di distanza rallentò l'andatura e cercò un posto dove nascondere il cavallo. Trovò una radura appartata e legò l'animale. Era davvero una bestia docile e mansueta.
Si avvicinò al villaggio a piedi fino a raggiungere le prime abitazioni. Oltre non osava andare per paura di essere scoperta. Invece mormorò la formula del richiamo e si ritrovò all'interno del tempio dell'Unico, nel soppalco.
Aveva funzionato.
Senza attendere oltre andò a una delle finestre e attese che suo padre arrivasse.
Nel buio faticò a individuare la sua sagoma, ma alla fine lo vide smontare da cavallo e avanzare verso il tempio a passo lento.
Stava venendo dalla sua parte.
Aveva forse scoperto qualcosa? Forse aveva lasciato qualche traccia?
All'improvviso non si sentiva più tanto sicura del suo piano. Era stata una follia pensare di poter ingannare lo stregone più forte del regno dopo Bryce.
Forse aveva ancora una possibilità di andarsene se usciva subito di lì.
Qualcuno entrò nel tempio.
Due figure umane ammantate da lunghi mantelli scuri.
Camminavano senza l'aiuto di globi luminosi. Erano già al centro della navata quando Joyce si era accorta di loro.
Nel frattempo suo padre aveva raggiunto l'ingresso del tempio e stava entrando.
Era in trappola.
Le tre figure camminarono fino alla cappella circolare, dove si fermarono.
Una di esse evocò un globo luminoso, rischiarando a giorno l'ambiente.
Joyce si distese a terra e rimase immobile. Dal punto in cui si trovava aveva una visione perfetta della scena, ma non doveva fare rumore né poteva muovere un solo muscolo senza produrre qualche scricchiolio.
La luce stava rischiarano i volti delle due figure ammantate.
Uno apparteneva a un uomo dai capelli scuri, alto e con il mento a punta. Il viso appariva pallido e tirato nella intensa luce del globo.
L'altro viso apparteneva a una persona che già aveva visto. Era quello di Lady Gladia.
Suo padre sopraggiunse qualche minuto dopo.
"Maestà" disse l'uomo.
"Vostra grazia" rispose il re. "Milady."
Lady Gladia rispose con un cenno della testa. "Andew. Quanto tempo è passato dall'ultima volta?"
"Otto anni, credo."
"Un tempo lunghissimo" disse lei.
"Selym ti ha già informato degli ultimi eventi?"
L'uomo col mento a punta si schiarì la gola. "Le ho detto solo le cose essenziali. Penso che tu voglia darle i dettagli. Anche io sono ansioso di ascoltarti, se devo dire la verità."
Re Andew annuì. "Tutto procede come da programma. Abbiamo inflitto a Malag un colpo mortale."
"Molto bene" disse lady Gladia soddisfatta. "Ma ora dobbiamo sbarazzarci di lui una volta per tutte."
"Si nasconde sul vecchio continente" disse il re.
"Lo staneremo" disse Selym. "Costi quel che costi."
"A proposito di costi" disse lady Gladia. "La nuova alleanza che vuoi forgiare ci costerà tantissimo."
Re Andew si fece serio. "Credevo fossimo tutti d'accordo."
"Io lo sono" disse Selym. "Ma il circolo supremo non vede di buon occhio questa alleanza con le ombre."
Re Andew annuì grave. "Non abbiamo la forza di inseguire Malag nel vecchio continente. Ci serve il loro appoggio."
"Mi preoccupa quello che chiederanno in cambio" disse Lady Gladia. "Il circolo delle ombre è rimasto nascosto per tanto di quel tempo che non riesco a immaginare quali siano i loro veri obiettivi."
"Vogliono uscire dall'oscurità" disse Selym. "Non a caso hanno mandato uno dei loro a servirti" disse rivolgendosi al re.
"Questo è ovvio" disse lady Gladia. "Ma se hanno prosperato fino a oggi restando nascosti, cosa ci guadagnerebbero a venire allo scoperto?"
"Qualunque cosa sia" disse re Andew. "Io sono pronto a soddisfare le loro richieste."
"Tu sei sempre troppo accondiscendente" lo rimproverò lady Gladia.
"Ho già pagato molto in questa guerra. Due dei miei figli..."
Selym non gli lasciò concludere la frase. "Me ne sto occupando io stesso. Roge non è a Krikor. Forse è nel vecchio continente."
"E Galef?"
Lo stregone scosse la testa. "Scomparso insieme a quella strega, Lindisa."
"Trovateli. Fa parte del nostro accordo" disse re Andew con tono perentorio.
"Gli accordi si possono cambiare" disse lady Gladia. "Come abbiamo fatto a Taloras."
Joyce sentì un tuffo al cuore.
Re Andew si accigliò. "Non ci sarà mai più un accordo come quello."
"Sì, ho saputo che hai cambiato idea su certe cose. Non è mai troppo tardi."
"So riconoscere un errore quando lo commetto."
"Anche io ne commisi uno anni fa" ammise lady Gladia.
"E io ne ho pagato le conseguenze" disse il re severo.
"Mi odi ancora per quello che è successo?"
"Se tu fossi stata più attenta quel giorno..."
"Ho fatto quello che potevo, Andew. Ringrazia l'Unico che sia ancora viva."
"Ringrazierò l'Unico quando la saprò al sicuro."
Lady Gladia ghignò. "Se fossi in te non la sottovaluterei troppo. È meno sprovveduta di quanto pensi."
Re Andew la guardò con espressione perplessa.
"Non l'hai saputo? Ha risolto lei la crisi. È stata molto abile."
"Non lo sapevo."
"Tienila d'occhio. Anche così potrebbe tornarci utile."
Selym si schiarì la gola. "Direi di sciogliere la nostra riunione. Vi farò sapere quando e dove avverrà la prossima. Che cosa devo riferire agli altri membri del circolo supremo?"
"Digli che presto porterò loro la testa di Malag" disse re Andew. "Ma ho bisogno del loro appoggio incondizionato."
"E tu, inquisitrice?"
"Posso parlare a nome di re Hagar. Taloras è con Valonde ora e in futuro. Se ci sarà una grande caccia faremo la nostra parte, circolo delle ombre o meno."
"Molto bene" disse Selym. "Direi che possiamo andare."
I tre uscirono dal tempio dell'Unico insieme e si allontanarono in direzioni diverse.
Joyce vide suo padre saltare in groppa al proprio cavallo e andare via nella notte.
Rimasta sola, attese quasi un'ora prima di uscire dal suo nascondiglio. Era frastornata e confusa e non credeva di saperne più di prima.
Doveva riflettere con attenzione su ciò che aveva sentito e fare delle ricerche, ma ora sapeva come occupare il tempo prima del matrimonio.
Quella consapevolezza le diede un senso di euforia che non sentiva da tanto tempo.
Tornò a casa ripensando alle parole che aveva udito. Cos'erano il circolo delle ombre e quello supremo?

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