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Autore: shiningreeneyes    17/10/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 36

Da quanto tempo lo sai?

 

 

Sabato, 8 Maggio

Trentasette settimane e sei giorni

 

 

Fu con urlo, un gemito, e un brontolato 'stupido bambino' che mi alzai dal letto la mattina successiva. Avevo passato la notte in uno stato di inquietudine, e anche se avevo avuto qualche ora per dormire, era andata così: un'ora di sonno, un'ora sveglio, un'ora di sonno, un'ora sveglio, e così era andata per tutta la notte. Inutile dire che ero piuttosto di mal umore quando mi feci la doccia quella mattina. O forse 'mattina' era un termine leggermente sbagliato da usare visto che erano già passate le 12.00. Harry doveva ancora svegliarsi quando entrai in cucina per cercare qualcosa da mangiare per colazione, ma Connor, Adrian e Anne erano lì, seduti accanto al tavolo con un cestino di bagel e diversi tipi di salse sparsi intorno al tavolo.

 

Senza offrire un saluto come normalmente facevo, mi accasciai su una sedia e appoggiai i gomiti sul tavolo, sospirando penosamente. Rimasi così per un po', sforzando gli occhi a rimanere aperti e cercando di non piangere in pura disperazione. Dio solo sapeva quanto volessi farlo.

 

"Sei stanco?" chiese la voce di Connor dopo un paio di minuti passati in silenzio.

 

Sollevai gli occhi per guardarlo e feci del mio meglio per sorridere. Spaventare un bambino per un po' di dolori non poteva essere una scusa per dirgli che avevo passato una notte orrenda. 

 

"Si, un po'," dissi.

 

"Perché?" domandò subito, allargando gli occhi innocentemente verso di me, "la schiena ti fa ancora male?"

 

Era abbastanza strano il modo in cui quel commento mi fece sentire a casa, e il mio sorriso diventò più grande - per quanto possibile. Probabilmente sembrava più una smorfia a quel punto. "Un po'," risposi vagamente, prima di spostare in fretta il mio sguardo verso il tavolo. Stare lì a mentire ad un bambino di tre anni non mi faceva sentire bene.

 

Con la coda dell'occhio vidi Anne mettere nel piatto il bagel che stava per mettere in bocca. Pregando che non stesse per farmi un sacco di domande, la guardai e le offrii un sorriso.

"Va tutto bene," dissi prima che avesse il tempo di chiedere qualcosa, "ha solo scalciato un sacco stanotte."

 

Il sospetto nei suoi occhi non scomparve completamente, svanì solo un po' e un sorriso gli curvò gli angoli della bocca. "Trova un po' di conforto nel fatto che mancano solo un paio di settimane," disse, "quando ero incinta di Harry, ero quasi due settimane in ritardo ed ero quasi pronta ad urlargli contro per uscire da lì."

 

Riuscii a forzare una risata - anzi, sembrava autentica - e mi mangiucchiai in modo assente un'unghia. "Beh, lui uscirà il 24 Maggio," dissi, "quindi non ci sarà nessun ritardo. Grazie a Dio."

 

Lei sorrise di nuovo e prese un boccone nel suo bagel e calò il silenzio mentre masticava e ingoiava. Il mio appetito era scomparso abbastanza improvvisamente e inaspettatamente, e il cibo che si trovava ad un metro di distanza da me sembrava più rivoltante che appetitoso. Guardandolo con disgusto decisi prontamente che saltare la colazione sarebbe stata un'idea intelligente visto che non avevo alcun desiderio di iniziare la giornata stando male di nuovo.

 

"Quali sono i tuoi progetti per la giornata?" chiese Anne con un'espressione curiosa, "Harry ha detto che vi dovete vedere con alcuni amici."

 

Stavo per rispondere quando sentii qualcuno che si avvicinava dietro di me, e un attimo dopo un paio di mani si posarono sulle mie spalle. "Vedremo Liam, Zayn e Niall, mamma," disse la voce di Harry, "andremo alle 17.30."

 

Inclinai la testa di lato e lo guardai, con un sorriso, uno vero quella volta. Ricambiò il sorriso e mi offrì un 'buongiorno' prima di inchinarsi e con mia leggera - o immensa - sorpresa posò le sue labbra sulla mia guancia prima di sedersi sulla sedia accanto a me e prendere un bagel. Le mie guance si riscaldarono a quell'inaspettato gesto di affetto e lo sguardo un po' stupito di Anne, che stava fissando Harry,  mi fece capire che lei se lo aspettava meno di me. Lui non sembrò però notarlo, o forse scelse di ignorarlo, e invece di dare una spiegazione semplicemente mangiò il suo bagel con un piccolo sorriso che arrivava fino agli occhi.

 

"Okay, quindi starai bene, Louis?" domandò Anne quando sembrò rendersi conto che Harry non avrebbe detto nulla per spiegarsi.

 

Sbattei le palpebre confuso. "Starò bene in che senso?"

 

"Stasera."

 

"Oh, certo," dissi, agitando la mano in aria, "in caso contrario, tornerò a casa, non preoccuparti."

 

"Prova a dire una cosa del genere quando con te ci vive una persona in gravidanza," si intromise Harry, "è più facile a dirsi che a farsi, credimi."

 

"Beh, è successo che sono io la persona incinta," dissi, "quindi penso che dovrei essere io quello a determinare se sto bene o no." O forse non avrei dovuto; il fatto che avevo avuto fitte di dolore praticamente tutta la notte e avevo scelto di non dire nulla a nessuno non era proprio da persone responsabili, vero? Ma, ad essere onesti, non volevo che si preoccupassero per qualcosa della quale non valeva la pena preoccuparsi. Ero quasi al nono mese di gravidanza, quindi naturalmente avevo un po' di dolori; niente di anormale, giusto?

 

"Non mi fido molto," mormorò, "ma finché mi farai sapere se c'è qualcosa che non va, seguirò te e il tuo desiderio di essere Miss Indipendente."

 

"Miss Indipendente," ripetei, "grazie, Harry. Mi fai sentire molto mascolino."

 

"Non sarai mai mascolino, incinto o no," ghignò e si guadagnò uno sguardo di disapprovazione da Anne e uno schiaffo nella nuca da me.

 

"Penso che andrò a sdraiarmi un po'," dissi e spinsi la mia sedia indietro, "devo dormire prima di-" mi fermai perché il mio corpo decise proprio in quel momento che sarebbe stato perfetto creare l'ennesima contrazione, attraversandomi tutto il corpo. Dovetti lottare con tutto ciò che avevo e usare ogni centimetro di controllo che avevo in possesso per poter mantenere lo sguardo serio, ma nonostante ciò, sia Anne che Harry spalancarono gli occhi, chiaramente sospettosi e preoccupati. Appena il primo ciclo si concluse dopo venti secondi, sorrisi e scossi la testa. 

 

"Sta scalciando," offrii come spiegazione, "e lo sta facendo da dodici ore; sta cominciando a diventare un po' doloroso."

 

"Non ti ha incrinato qualche costola, vero?" chiese Anne.

 

"È possibile? Pensavo fosse solo qualcosa che succede nei film."

 

"È possibile," dichiarò, "quindi?"

 

Scossi la testa. "No, niente di incrinato, sono solo un po' ammaccato, ecco tutto."

 

Non mi fece sentire bene mentirgli, ma non volevo preoccuparli senza motivo. Ignorando il loro sguardo di apprensione, mi alzai e andai via il più velocemente possibile prima che il mio corpo potesse tradirmi di nuovo. Il secondo dopo che entrai in camera e chiusi la porta, dovetti stringere i denti e i pugni per non emettere nessun suono mentre le interiora del mio ventre e della mia schiena si contorcevano. Camminai - o meglio barcollai - verso il letto e mi lasciai cadere sopra, rannicchiandomi su me stesso e concentrandomi sul respirare normalmente.

 

Mentre stavo lì, nella mia testa cominciò a formasi un pensiero. Era una cosa assolutamente ridicola, e scossi la testa, respingendola immediatamente, perché qualunque cosa stesse succedendo, non poteva essere quello che il mio subconscio sospettava, non poteva, era impossibile. Punto. Ma poi le mie interiora si contrassero nuovamente e la mia teoria mi balenò in mente ancora più prepotentemente di prima, aggrappandosi come una scimmia al suo albero preferito.

 

Era impossibile che stessi entrando in.... travaglio, vero?

 

Il mio corpo si agitò al pensiero, e guardai in basso. "Sei consapevole che è un po' troppo presto per uscire, vero?" chiesi, odiando il modo in cui la mia voce tremava, "dovresti stare lì ancora per un paio di settimane. Abbiamo pianificato tutto, ricordi?"

 

In quel momento, più che mai, desideravo disperatamente che lui potesse darmi una chiara indicazione di quello che stava succedendo, invece dei soliti calci leggeri. Chi era l'idiota dei poteri superiori che aveva deciso che i bambini non erano autorizzati a comunicare prima di nascere? Che senso aveva? Sarebbe stato un po' inquietante farli parlare, ma sarebbe stato così difficile per Dio o Allah o Buddha o chiunque altro permettere ai bambini di conoscere il codice Morse o qualcosa del genere? Calciavano così tanto - almeno il mio lo faceva -, avrebbero potuto usare i calci per mandare dei messaggi. Ma comunque, ciò avrebbe richiesto che anche io sarei dovuto essere a conoscenza dell'alfabeto Morse, e non ne ero a conoscenza. Sarei stato disposto ad impararlo, però, se avesse significato sapere con certezza quello che il bambino comunicava.

 

Mi addormentai dopo un paio di minuti, solo per essere svegliato quarantacinque minuti dopo da un nuovo ciclo di contrazioni. E continuò così per un bel po' di tempo, mi chiedevo se avessi dovuto sopportare tutto quello fino al 24 Maggio - se così fosse stato, non riuscivo ad immaginare fino a che punto sarebbe arrivato il mio temperamento. Probabilmente sarei diventato come Hitler o come una mamma orso.

 

Forse stavo solo immaginando le cose - non ne sarei stato sorpreso in quel caso - ma quando l'orologio segnò le 16.00, avrei potuto giurare che le contrazioni stessero iniziando ad essere più frequenti. Non molto, ma abbastanza da notarlo. Cercai di tornare a dormire per quella che sembrò la centesima volta, cercando di rilassare la mente e smettere di pensare ai dolori. Era un po' difficile considerato che, oltre ad essere diventati più frequenti, erano diventati anche più forti; abbastanza forti da farmi sussultare leggermente ed emettere un sospiro ogni volta.

 

"Cazzo," respirai stringendo stretto il mio stomaco, "non stai pensando di uscire adesso, vero?"

 

Ancora stringendomi lo stomaco, mi voltai di lato, di fronte al muro, nella speranza che i dolori diminuissero, anche solo un po', ma l'unico risultato fu... beh, nessuno. Anzi, peggiorarono. Un crescente senso di nausea cominciò a ribollirmi in gola, e non ero sicuro fosse causato direttamente dai dolori o dall'ansia che provavo a causa dei dolori. In entrambi i casi, aveva qualcosa a che fare con i dolori. 

 

Almeno c'era qualcosa che conoscevo con sicurezza.

 

Non potevo far altro se non considerarla una vittoria.

 

Alle 16.17 iniziò una nuova serie, quella volta durò circa venti secondi - avevo contato - e tenni gli occhi ben chiusi per tutto il tempo, fingendo con me stesso che mi sarei sentito meno male se non avessi realmente visto.

 

Fu proprio in quel momento che mi ricordai che io ed Harry dovevamo andare a casa di Zayn in poco più di un'ora. Il solo pensiero mi fece stringere il petto d'ansia, perché non c'era modo di nascondere il mio leggero problema tutta la sera. O forse si. Ci pensai. Saremmo potuti andare, rimanere per una o due ore, e poi avrei potuto dire ad Harry che non avevo dormito affatto bene e quindi ero stanco e gli avrei chiesto di portarmi a casa. Non mi piaceva molto il pensiero di ingannarlo in quel modo, ma quali altre scelte avevo?

 

Dirgli che potresti essere in travaglio è un'opzione, disse una vocina nella mia testa.

 

"Non sono in travaglio," mormorai, "non è fisicamente possibile."

 

Come lo sai?

 

"Non sono in travaglio," ripetei, questa volta più aggressivo, "non posso esserlo, il bambino dovrebbe nascere il 24 Maggio e così sarà. Non succederà adesso, e questo è il mio corpo, quindi decido io. Fine."

 

Guardai il muro, dandomi uno schiaffo mentale in faccia per il fatto che stavo parlando con delle voci immaginarie nella mia testa. No, in realtà, stavo discutendo con delle voci immaginarie nella mia testa. Ero abbastanza certo che facendo quel tipo di cose sarei potuto finire in un ospedale psichiatrico in cui mi avrebbero fatto ingerire una varietà di pillole che mi avrebbero fatto sembrare come una scimmia affamata entro un anno o due.

 

Così naturalmente, iniziai a parlare con la mia pancia. Almeno non parlavo da solo, non tecnicamente. Passarono altri venticinque minuti prima che un altro crampo mi scosse di nuovo, quando ormai ero talmente preso dal mio monologo con il bambino che rimasi senza fiato, piegai istintivamente le ginocchia sul petto e le mie dita scavarono nella pelle del mio braccio.

 

Facendo del mio meglio per non emettere suoni - topo un lamento o un singhiozzo - mi morsi duramente il mio labbro inferiore, sentendo il sangue fuoriuscire che leccai via, e inghiottii senza pensarci. Venti secondi dopo finì, permettendomi di respirare tranquillamente e rilassare le sopracciglia aggrottate in parte per il dolore e in parte per la preoccupazione.

 

Ma tutto andava bene. Tutto era perfetto, davvero.

 

Alle 17.20, ci fu un bussare alla mia porta e la piccola testa di Adrian sbucò dentro, i suoi occhi curiosi che cercavamo i miei. Tentai un sorriso, ma un nuovo crampo mi attraversò in quel momento, e finii per fare una smorfia e contrarre il viso.

 

"Harry chiede se sei pronto per andare," disse Adrian. I suoi occhi erano grandi e curiosi, e mi chiedevo se avesse notato il mio non-proprio-sano stato fisico, "ha detto che si sta vestendo e poi potete andare a giocare alla Wii e mangiare cibo con Leem e Zayn e Nayl."

 

Riuscii a sbuffare una risata e usai ogni grammo di forza e volontà che era rimasta nel mio corpo per sedermi e far cadere le gambe sul bordo del letto. Il movimento fece aumentare il dolore e chiusi gli occhi mordendomi l'interno della guancia, aspettando che passasse prima di aprirli nuovamente e guardare Adrian, che ora sembrava ancora più curioso.

 

"Digli che sarò fuori tra poco," dissi, "devo solo... cambiarmi la maglietta."

 

Con un salto felice e uno sbattito di porta, lui se n'era di nuovo andato e trascinai una mano sul mio viso, imponendomi di calmarmi. Forse se mi fossi rilassato e avessi smesso di preoccuparmi, i dolori si sarebbero fermati.

 

Era una buona teoria dopotutto.

 

Mi tolsi la maglietta e indossai un maglione enorme che ero sicuro di non avere - ero dannatamente sicuro di non averlo comprato. Rimasi in piedi sullo stesso posto per alcuni secondi, solo per assicurarmi che quel ciclo fosse finito, prima di prendere un respiro molto profondo, raddrizzarmi il massimo che riuscissi, ingoiare il nodo di inquietudine che permaneva nella mia gola, e uscire dalla stanza.

 

Harry era già nel corridoio, impegnato a mettersi le scarpe, e alzò lo sguardo sorridendo quando mi vide. "Pronto?" chiese mentre si alzava in piedi dimenando un po' i fianchi per infilarsi i jeans.

 

Annuii in fretta e sorrisi il meglio che potei. "Si, certo," dissi. Mi fermai per un attimo. "Quanto tempo ci vuole per arrivare?"

 

"Solo dieci minuti circa," disse e mi mandò uno sguardo interrogativo. "Perché? Va tutto bene?"

 

"Solo dolorante come al solito, Harry," mentii senza problemi mentre mi infilavo un paio di vecchie Converse - non c'era modo che riuscissi ad abbassarmi per metterle correttamente. Mi sembrò abbastanza soddisfatto della mia scusa e non disse niente fino a quando non eravamo entrambi seduti in macchina e avevamo messo la cintura. Ovviamente con uno o due sospiri frustrati.

 

"Posso chiederti una cosa?" chiese abbastanza improvvisamente quando stava guidando da uno o due minuti.

 

Lo guardai. "Da quando chiedi il permesso?"

 

"È un po' personale, credo," disse e mi guardò di traverso.

 

Aggrottai la fronte leggermente, pensando alle varie possibilità di quale tipo di domande personali mi avrebbe potuto chiedere. "Riguardano le mie... strane funzioni corporee, vero?"

 

"Le tue strane funzioni corporee?" sbuffò, "e quali sarebbero?"

 

"Niente, niente," dissi frettolosamente, leccandomi le labbra distratto. "Allora, cosa volevi chiedermi?"

 

Sembrava piuttosto compiaciuto - il bastardo probabilmente sapeva molto bene cosa intendevo con 'strane funzioni corporee' - ma non commentò più a proposito. "Riesci ancora a masturbarti?" Fu ciò che mi chiese invece.

 

"Riesco- tu- cosa?"

 

Sembrò ignorare completamente il mio balbettio e scrollò le spalle con nonchalance. Il piccolo sorriso che giocava sulle sue labbra non passò inosservato, però. "Sono solo curioso," disse in un tono di voce annoiato, "il tuo stomaco è abbastanza grande, riesci ancora a vedere il tuo-"

 

"Oh mio Dio, ti prego taci," lo interruppi, "non devo per forza vederlo per raggiungerlo, okay?"

 

Una risata sorpresa scappò dalle sue labbra. "Interessante," fu l'unica risposta che diede.

 

"Interessante," ripetei, "hai delle strane prospettive di vita a volte. Qualcuno te l'ha mai detto?"

 

Ridacchiò bonariamente. "Si, tu, circa tre volte alla settimana."

 

"Perché è vero," dichiarai. "Solo tu trovi i miei problemi-di-masturbazione interessanti."

 

"Beh, a dire la verità, trovo tutto di te interessante, non solo i tuoi problemi-di-masturbazione," disse facilmente. Calò il silenzio per un secondo, poi apparve un ghigno nella sua faccia. "Ma, naturalmente, i tuoi problemi sono più interessanti."

 

"Si, grazie," dissi, e roteai gli occhi.

 

"E il vibratore che ti ho comprato?"

 

"Perché questo improvviso interesse per quella parte della mia vita?" rigirai la domanda, anche se non in modo ostile.

 

Sorrise. "Perché mi sento interessato a questa parte della tua vita ora," disse, guardandomi in modo particolarmente soddisfatto per qualche ragione, "quindi voglio chiederti delle cose. Un sacco."

 

"Mi stai dicendo che vuoi farmi questo tipo di domande per molto tempo?"

 

"Esatto."

 

"Bastardo pervertito."

 

"Si, allora come sta funzionando il vibratore?"

 

Incrociai le braccia sul ventre e piegai il collo mentre sentivo il volto arrossarsi. "È a casa di mia madre. E anche se lo avessi avuto, dubito che sarei riuscito a... raggiungere il punto. Almeno, con le mie dita non ci riesco." Okay, l'ultima parte non doveva uscire.

 

"Hai le dita troppo corte, Lou?" sogghignò.

 

"Le mie dita vanno benissimo, grazie mille."

 

Il suo sorriso svanì dopo due secondi, e fu con un'espressione più seria che mi guardò. "Seriamente, però, stai bene in quel campo?"

 

"Nessuno è mai morto di frustrazione sessuale," dissi, "Sto bene, non preoccuparti."

 

"Nessuno è mai morto, ma diventa fastidioso dopo un po'," disse, in realtà sembrando genuinamente preoccupato. C'era qualche aspetto della mia vita della quale non fosse preoccupato? "È che non voglio che tu ti senta a disagio."

 

"Sei davvero preoccupato del fatto che io non abbia abbastanza orgasmi," affermai, "sei incredibile."

 

"Gli orgasmi sono sani," disse sulla difensiva.

 

"Ne avrò di più una volta che il bambino sarà fuori."

 

Lo vidi aprire la bocca, come se stesse per dire qualcosa, ma la chiuse rapidamente e sorrise. Ero abbastanza certo che stesse per fare qualche commento, ma decisi di non continuare la discussione. Si fermò di fronte ad una casa di medie dimensioni, e parcheggiò vicino ad una vecchia macchina rossa che sembrava aver visto giorni migliori.

 

"Meglio che la pizza sia pronta," disse Harry dopo che uscimmo dalla macchina e la chiuse, "sono affamato, e forse ricorrerò al cannibalismo se non c'è altro da mangiare in casa."

 

"Sei un ospite delizioso," dissi secco mentre camminavo verso la casa.

 

"Almeno io mi lavo e mi rendo presentabile e ho un buon profumo."

 

Aggrottai le sopracciglia e raddrizzai il maglione. "Era diretto a me?"

 

"Cos- no, certo che no," disse con gli occhi spalancati, "sto solo dicendo che alcune persone vanno a casa di altri sembrando e profumando come delle merde, mentre io, d'altra parte, sono bello e ho un buon odore. O, beh, sono decente almeno." Si fermò di fronte alla porta d'ingresso che avevamo raggiunto e bussò un paio di volte prima di aprirla e camminare dentro, senza aspettare che qualcuno desse conferma per poter entrare.

 

"Non è cortesia aspettare che qualcuno ti dica di entrare?" chiesi mentre lo seguivo.

 

"Nah," si strinse nelle spalle, sembrando particolarmente a proprio agio, "abbiamo smesso di farlo qualche anno fa, è solo una stupida abitudine che non ha senso."

 

"Si, dillo alla polizia quando ti arrestano per violazione di proprietà privata."

 

"Contrariamente alle credenze popolari, non sono così stupido, Lou," disse, "non mi farei scoprire, fidati."

 

Stavo per dirgli che era di conforto quando una scossa di avvertimento al mio stomaco mi disse che dovevo andare piuttosto velocemente in bagno o in un'altra camera con una serratura se non volevo che Harry scoprisse i miei leggeri... problemi.

 

"Uhm, dov'è il bagno?" chiesi.

 

"Perché? È tutto okay?" chiese con fretta. Era abbastanza divertente vedere con quanta velocità passasse dall'essere normale all'andare di matto.

 

"Ho bisogno di fare la pipì, Harry," dissi lentamente, accertandomi di aggiungere un po' di esasperazione alla mia voce, "il tuo bambino è seduto sulla mia vescica, quindi se mi puoi dire dov'è il bagno prima che me la faccia addosso, sarebbe fantastico."

 

Le sue guance divennero rosa. "Oh, giusto," disse lui schiarendosi la gola, "è laggiù."

 

Non perdendo altro tempo, camminai velocemente il più che potei verso la porta che stava puntando e la aprii. Senza ulteriori indugi, mi affrettai a chiudere a chiave e mi sedetti sul pavimento, in modo che le mie gambe non cedessero una volta che i dolori sarebbero ripartiti.

 

Si rivelò essere una decisione saggia.

 

Vennero con ondate più potenti quella volta e premetti il braccio contro la mia bocca in modo che nessuno sentisse le mie piccole e patetiche grida. Se non fosse stato per il fatto che fossi seduto in un angolo con delle pareti dietro e affianco a me, mi sarebbe piaciuto cadere di fianco e arricciarmi su me stesso.

 

Beh, ero arricciato su me stesso dov'ero seduto, ma almeno non ero disteso sul pavimento.

 

Mi rimaneva ancora un po' di dignità.

 

Passarono almeno cinque minuti prima di riuscire ad alzarmi in piedi, mentre le lacrime di angoscia avevano macchiato tutto il mio viso. Con gambe traballanti, raggiunsi il lavandino e aprii il rubinetto, lasciando che l'acqua scendesse per alcuni secondi per farla diventare fredda prima di spruzzarla sul mio viso. Inutile dire che non mi aiutò molto a calmare i miei nervi. Non mi fu concesso più tempo per preoccuparmi, però, perché ci fu un bussare alla porta, subito seguito dalla voce di Harry: "Lou? Sei lì?"

 

Chiusi gli occhi. "Si," dissi con più calma che potei. Rimasi li un po', dando al mio cuore la possibilità di rallentare il ritmo e al colorito della mia faccia di tornare normale, prima di dare al mio riflesso un cenno di incoraggiamento e camminare ad aprire la porta.  

 

"Ci hai messo molto a fare la pipì," fu l'unico commento di Harry.

 

"Si, beh, come ho detto prima, non posso vedere il mio pene, quindi cosa ti aspetti?" risposi.

 

"Allora come hai evitato di pisciare tutto il pavimento?"

 

"Istinti animali."

 

"Quindi non hai pisciato sul pavimento?"

 

"Un gentiluomo non lo dice mai."

 

"E i gentiluomini con un bambino nella loro pancia?"

 

"Nemmeno quelli."

 

"Ma loro non sono proprio gentiluomini, sono più... gentilincinti o incintuomini." 

 

Volevo roteare entrambi i miei occhi e scoppiare a ridere, ma proprio in quel momento entrammo in quello che supposi fosse il salotto e non ebbi la possibilità di fare qualsiasi cosa prima che tre "whoa!" vennero pronunciati all'unisono. Vidi Liam, Zayn e Niall sdraiati su un grande divano in un'estremità della stanza e tutti e tre mi guardavano con occhi spalancati.

 

"Sai sempre stato così grande o è solo passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti?" chiese Niall, con gli occhi incollati al mio stomaco. Zayn gli colpì la nuca e Liam lo guardò incredulo e si affrettò ad aggiungere: "Non che tu stia male o altro, è solo-"

 

"No, sono grande, e ho un aspetto orribile," dissi subito, mentre mi avvicinavo ad una grande poltrona e mi misi a sedere con uno sgraziato movimento delle braccia e un grugnito contenuto quando la mia schiena colpì il cuscino morbido.

 

"È un po' sensibile riguardo al suo aspetto," spiegò Harry e mi fece venir voglia di alzarmi a picchiarlo.

 

"Non sono sensibile," scattai, "sto solo dichiarando alcuni fatti evidenti."

 

"È anche pieno di ormoni."

 

"Smettila di parlare di me come se non fossi qui," grugnii e piegai le braccia protettivamente intorno al mio stomaco.

 

Niall ed Harry sghignazzarono, e Zayn e Liam sorrisero debolmente. Fu proprio allora che notai gli sguardi un po' esitanti e nervosi nei loro occhi, e non mi ci volle più di mezzo secondo per capire il motivo del perché fossimo lì tutti insieme. Il mio cuore fece un salto ansioso. Nessuno di loro guardò nella mia direzione - non sembrava che i loro occhi fossero diretti a qualcosa in particolare, in realtà - e quindi non ebbi la possibilità di avere conferma o meno della mia teoria.

 

"Allora come va?" chiese Liam con curiosità, "fatta eccezione che sei pieno di ormoni e che sei sensibile al tuo aspetto."

 

"Oltre a quello, tutto bene," mentii e scrollai le spalle, "per quanto sia possibile, suppongo."

 

"Sei sicuro?" chiese Niall, "sembri un po'... pallido."

 

Se gli sembravo pallido in quel momento, avrebbe dovuto vedermi quindici minuti prima.

 

"No, no, sto bene," dissi subito con una forte scossa della testa, "solo che non sto dormendo molto bene questi giorni, sai."

 

"Non hai dormito stanotte?" esclamò Harry e praticamente saltò dalla poltrona accanto al divano, "perché non me l'hai detto? Saremmo dovuti stare a casa, non avremmo-"

 

"Ho fatto un pisolino," lo interruppi, alzando le mani per convincerlo a smetterla. Le sue spalle si rilassarono un po' e sorrisi. "Devi rilassarti, ti verrà un attacco di cuore uno di questi giorni."

 

"Oh, quindi è sempre così?" disse Zayn. "Pensavo fosse così solo quando non può tenerti d'occhio ogni secondo."

 

Liam e Niall risero, e Harry si schiarì la gola. "Mettete qualche ragazza incinta e vedrete come inizierete a comportavi quando è vicina al parto," disse.

 

Notai come le guance di Liam si tinsero di rosa e Zayn ingoiò leggermente, ma né Niall né Harry sembravano averlo notato. "Non sono così stupido da scopare senza preservativo," disse Niall, con un movimento noncurante della mano. "Senza offesa," aggiunse con gli occhi verso di me.

 

"Come fai a sapere che non ti ho salvato il culo lanciandoti un preservativo due secondi prima che venissi?" disse Harry muovendo le sopracciglia.

 

"Non l'hai fatto," Niall rise. La stanza rimase silenziosa per un secondo e il suo sorriso si spenso e corrugò la fronte. "Non l'hai fatto, vero?" disse allora, i suoi occhi che saltavano tra noi quattro.

 

"Se l'ho fatto, nessuno deve saperlo," disse Harry e allungò le braccia sopra la testa.

 

"Confortante," disse Liam secco.

 

"Almeno ti ho salvato dal finire nella mia stessa situazione," non appena le parole uscirono dalla sua bocca, i suoi occhi si allargarono e si spostarono verso di me, stringendosi una mano davanti alla bocca come se magicamente potesse cancellare quello che aveva detto. Lentamente, la abbassò di nuovo. "Cazzo, scusa Lou," disse, suonando quasi supplichevole. "Non volevo dire così, sai che amo il bambino, e amo te, mi è solo scappato prima-" 

 

"Attacco di cuore, ricordi?"

 

"Scusa?" disse con un sorriso sbilenco.

 

"Fortunatamente per te, sono abituato ai tuoi insulti," dissi, "e non inizierò a piangere di fronte ad altre persone."

 

Sorrise. "Perché, avresti cominciato a piangere se fossimo stati a casa?"

 

"Beh, sono pieno di ormoni, ricordi?"

 

Passarono altri cinque minuti di leggere ed inutili conversazioni prima che accadesse qualcosa. Quel qualcosa, però, in realtà erano due cose che in sostanza si verificarono nello stesso momento, ed era molto discutibile il fatto che fosse una cosa positiva.

 

No, in realtà non era discutibile.

 

Era una cosa negativa. Punto. Nessuna discussione.

 

La prima cosa che successe fu una scossa familiare di dolore che andrò dritta al mio stomaco. Mi fece aggrottare leggermente le sopracciglia, non erano passati nemmeno quindici minuti dall'ultima volta. Non stavo indossando un orologio, ma non era passato molto tempo. Un sentimento che assomigliava al panico invase il mio corpo e proprio mentre stavo per annunciare che avevo bisogno di un bagno, la seconda cosa che accadde fu che Zayn iniziò a parlare.

 

E sembrava serio.

 

"Quindi... io e Liam abbiamo risolto," disse con tono che indicava che stava provando il più possibile a farlo sembrare informale nonostante non ci fosse niente di informale. Affrontare l'argomento di punto in bianco forse non era una mossa particolarmente saggia. Ma comunque, che ne sapevo io?

 

"Non mi dire," Niall blaterò, non sembrava del tutto interessato.

 

Quando nessun altro disse nulla, Zayn guardò in basso e poi Liam. "Non volete sapere di cosa si tratta?" disse.

 

"In qualche modo," disse Harry lentamente, "ho la sensazione che ce lo direte comunque."

 

"Ma non sei curioso?" chiese Liam, giocherellando con le mani e guardandolo sconcertato.

 

Harry fece una risata incredula. "Sei serio?" chiese ad alta voce, "ve l'ho chiesto circa due volte al giorno da quando tutto è iniziato, ma tutto ciò che mi avete detto è di farmi gli affari miei e che anche voi avete diritto ad avere dei segreti."

 

"Beh, li abbiamo," disse Zayn.

 

Harry alzò un sopracciglio e incrociò le braccia. "Ma non volete più tenere il segreto, vero?"

 

"Su questa particolare questione, no."

 

Calò il silenzio per un po' e io cercai di mantenere un'espressione seria, mentre il mio stomaco cominciava a contrarsi sempre più intensamente ogni secondo che passava, per cercare di non creare sospetto agli altri. Non potevo chiudere gli occhi e le orecchie, perciò era un po' difficile ignorare le parole che si scambiavano.

 

"Ditecelo allora, se avete improvvisamente deciso che possiamo avere la vostra fiducia," disse Harry. Silenziosamente pregai che la rabbia che sentii nella sua voce fosse solo una mia immaginazione.

 

Zayn e Liam si scambiarono uno sguardo rapido. "Non è che non ci fidiamo," disse Liam con cautela, come se non volesse calpestarli, "volevamo solo mantenere le cose per noi stessi."

 

"Mantenere cosa per voi stessi, esattamente?" chiese Niall, guardandoli rilassato e indifferente come sempre. Che bella qualità che possedeva.

 

Un'ondata di nervosismo mi travolse perché ero abbastanza certo che fosse così, e il mio nervosismo fece aumentare le contrazioni con forza. Un sacco. Proprio mentre mi sfuggii un gemito che speravo nessuno avesse sentito e scavai le mie unghie nella pelle delle mie braccia, Liam pronunciò un rapido - e inutilmente forte - "stavamo litigando perché Zayn voleva che uscissimo allo scoperto e io non volevo."

 

Divenne tutto molto, molto silenzioso. Giurai di poter sentire l'ansia che si irradiava da Zayn e Liam, ed Harry e Niall sembravano essere stati colpiti da una mazza. Deglutii, non sicuro di dove mettere gli occhi e sperai disperatamente che qualcuno aprisse di nuovo la bocca prima che lasciassi uscire un altro gemito di dolore, che tutti avrebbero potuto sentire.

 

"Uscire allo scoperto," disse Niall alla fine, il viso inespressivo e senza emozioni. "Uscire allo scoperto nel senso...?"

 

"Nel senso tradizionale del termine," disse Zayn. Sia lui che Liam sembravano piuttosto sollevati, probabilmente a causa del fatto che nessuno avesse cominciato ad urlare.

 

Gli occhi di Harry erano fissi nel suo grembo, dove le mani erano appoggiate. La sua faccia era priva di qualsiasi espressione e avrei detto che non aveva capito una sola parole di quello che era stato detto negli ultimi cinque minuti. "Da quanto tempo?" chiese allora tranquillamente.

 

I loro volti tornarono nervosi piuttosto rapidamente a quel punto, e vidi Zayn afferrare la mano di Liam in una stretta.

 

"Circa due anni," mormorò Zayn, così piano e debole che non riuscii a sentirlo.

 

Harry inalò profondamente, ma poi praticamente rimbalzò dal divano e guardò in cagnesco ad entrambi. "Due anni?" ripetè, quella volta molto più forte, "due fottuti anni! Siete seri?"

 

Sembrava che con l'aumentare del mio nervosismo aumentasse anche la frequenza dei dolori, perché la sola vista di Harry che stava lì, alto e arrabbiato, mi fece sussultare nuovamente con una rapida - e dolorosa - serie di contrazioni. Non sembrava che nessuno mi avesse notato, cosa di cui fui grato mentre un singhiozzo soffocato attraversò la mia gola e i miei occhi iniziarono a inzupparsi di lacrime perché stava diventando terribilmente doloroso

 

"Non ha niente a che fare con voi," affermò Liam, "solo non abbiamo-"

 

"Sapevate quanto cazzo ho lottato con me stesso e con questa merda per mesi!" gridò, "e nemmeno una volta avete pensato che era giusto che sapessi che due dei miei migliori amici erano nella stessa situazione e mi sarebbero potuti essere d'aiuto? Siete fottutamente incredibili!"

 

Okay si, si stava assolutamente arrabbiando e sentivo le scosse nel mio stomaco peggiorare sempre di più ogni secondo. Le mie mani tremavano dalla paura e morsi il mio labbro talmente forte che iniziò a sanguinare, usando la forza di volontà che avevo per stare in silenzio. Non mi ci volle molto tempo per rendermi conto che non sarei più stato in grado di rimanere in silenzio ancora molto a lungo, e mi mossi un po' nella sedia per tentare di alzarmi e andare in bagno. Tutto ciò che feci fu causare altri dolori.

 

"Mi dispiace, Harry, davvero," disse Zayn piano, "non aveva niente a che fare con te o qualcun altro, era solo che non volevamo causare alcun dramma dicendolo."

 

"Quindi nessuno lo sapeva?" sembrava scettico, "due anni e nessuno lo ha scoperto?"

 

"Beh, non proprio," Liam scrollò le spalle, "solo mia sorella e Louis."

 

Sbattei le palpebre.

 

Oh cazzo.

 

Era davvero necessario che mi tirasse in ballo?

 

Zayn si chiese la stessa cosa, a quanto pareva, visto che guardava Liam com occhi spalancati e vidi Niall accigliarsi leggermente. Senza ulteriori indugi, Harry spostò lo sguardo verso di me, e il mio cuore precipitò quando capii che era arrabbiato anche con me. Mentre un'altra serie di contrazioni mi travolse, non mi preoccupai nemmeno di cercare di nascondere qualcosa, strinsi gli occhi e mi lamentai.

 

"Lo sapevi?" chiese Harry con denti stretti, non sembrava aver notato il mio stato non-molto-okay.

 

Non risposi, feci un debole tentativo di alzarmi in piedi. Si rivelò più o meno impossibile. "Aiutami, per favore," mormorai e tesi le mani.

 

"Lo sapevi?" chiese aggressivo, ignorando completamente la mia richiesta.

 

"Harry, per favore," sussurrai. I miei interni si contrassero ancora una volta e gridai con le lacrime agli occhi. Cominciava a fare un po' troppo male per i miei gusti. I precedenti sospetti che forse ero in travaglio tornarono, e non feci niente per cercare di cacciarli quella volta. Tutto quello che feci fu pronunciare un debole e tremolante: "solo aiutami, per favore."

 

Non reagì - non disse o fece niente. Dopo qualche secondo, sentii Liam mormorare "porca puttana, Harry!", e con la coda degli occhi, vidi lui e Zayn alzarsi e venire verso di me.

 

"Qui," disse Zayn e mi tese la mano per afferrarla. Liam fece la stessa cosa e alzai lo sguardo per offrigli un sorriso grato, anche se sconvolto, prima di prendere una delle loro mani e farmi trascinare in piedi.

 

Ci vollero un paio di secondi per rendermi conto di aver commesso un terribile, terribile errore.

 

Se avevo pensato di provare dolore prima, non era niente in confronto ai crampi e alle sensazioni di nausea che mi colpirono in quel momento. Era possibile che stessi per morire? Probabilmente si. Oh Dio, e se fossi morto? Almeno mi sarei liberato da quella prigione di dolore al quale ero condannato.

 

"No," soffocai quando entrambi provarono a lasciar andare le mie mani, "cadrò se mi lasciate."

 

"Ora puoi rispondere alla mia cazzo di domanda?" esclamò Harry che stava accanto a Zayn. "Sapevi o no quello che stava succedendo tra loro due?"

 

"Si, lo sapevo cazzo!" gridai, subito seguito da un singhiozzo e vacillai di lato mentre il mio stomaco si contraeva ancora una volta.

 

"Whoa, ehi, è tutto okay?" chiese Zayn proprio mentre Harry urlò: "allora perché cazzo non me l'hai detto!" E afferrò in maniera troppo violenta il mio gomito.

 

La mia mente era in sovraccarico, mentre cercavo di captare tutto ciò che stava succedendo intorno a me - Zayn era preoccupato, la mano rassicurante di Liam era aggrappata alla mia ed Harry mi urlava contro. Era troppo da gestire, e quando si aggiunse anche il flusso di contrazioni ormai più o meno costanti, una sensazione simile al panico mi colpii, qualcuno poteva davvero incolparmi se avessi iniziato a piangere, se fossi scivolato su un fianco e fossi caduto in terra? 

 

Mi sdraiai su un fianco con un braccio avvolto strettamente intorno al mio stomaco e il mio respiro divenne irregolare, ansante, e continuai a piangere mentre le contrazioni andavano e venivano. Non passò più di mezzo secondo prima che vidi delle mani avvolgermi e la voce di Harry, che improvvisamente era priva di rabbia, che mi faceva una serie di domande frenetiche del qualche non capivo nulla.

 

"Lou? Lou, mi senti?" lo sentii chiedere, "Lou, piccolo, va tutto bene?"

 

"Fa male," mormorai tra i singhiozzi.

 

"Sono gli stessi dolori che hai avuto altre volte?" dire che sembrava terrorizzato probabilmente era un eufemismo.

 

Scossi la testa e mi arricciai in me stesso. Non fece molto per alleviare i miei dolori, ma almeno mi sentivo meno esposto.

 

"Allora cosa-"

 

"Travaglio," ansimai senza pensarci molto, "il bambino, io- fa male- non- travaglio- oh Dio!"

 

Ci fu silenzio per un secondo, prima che un suono isterico venne fuori da qualcuno che ero abbastanza sicuro fosse Harry. "Sei in travaglio?" urlò, "da quanto tempo lo sai?"

 

Tra tutti gli scenari del travaglio che avevo potuto immaginare, quello non era tra quelli. Sentivo che era sbagliato e non ero pronto per niente, la paura rese tutto dieci volte peggio di quanto già fosse. "Ieri," rinunciai alla fine.

 

"Da ieri? Perché diavolo non hai-"

 

"Sono stato un po' impegnato a non impazzire!" gridai istericamente, subito seguito da un lamento inumano e un gemito di "oh cazzo, fallo smettere!"

 

"M-ma come?" gridò Harry, "non doveva succedere ora, doveva-" 

 

"Non credo sia importante quando cazzo sarebbe dovuto succedere!" urlai, "perché per la fottuta santa madre di Satana, per la figa e tutto ciò che c'è di brutto in questo mondo! - sono abbastanza sicuro che voglia uscire ora!"

 

 

Note traduttrice:

Queste note sono solo perché voglio dedicare questo capitolo a Giulia, perché oggi mi ha fatto il regalo più bello del mondo regalandomi il biglietto del concerto di Harry e vi auguro di incontrare una persona così nella vostra vita. Ti voglio bene ♥️

   
 
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