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Autore: michaelgosling    23/10/2017    2 recensioni
Delle creature geneticamente modificate capaci di mutare aspetto e di viaggiare nel tempo rischiano di alterare la storia dell'umanità.
Sei persone completamente diverse per età, carattere, mentalità e che vivono in diversi luoghi e in diverse epoche vengono scelte per fermarle.
Dal testo (secondo capitolo):
"Perché? Perché noi?"
"Perché siete anime spezzate."
Genere: Angst, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6. PIERRE DUMONT

                                                                                              “Noi serial killer siamo i vostri figli, i vostri mariti, siamo ovunque.”
                                                                                                                                              Ted Bundy



Bianco. Il bianco è l'inizio. L'inizio della vita, l'inizio dell'universo, l'inizio del tutto. Il bianco deve stare al centro. E' quello il suo posto. I colori scuri? Lontani, lontani. Blu, nero, marrone. Lontani. Lontani dal bianco. Non possono stare vicino al bianco. Vicino al bianco i colori chiari. Il giallo. Il giallo va bene vicino al bianco. Ma quale giallo? Solo se è chiaro. Il giallo scuro lontano, lontano dal bianco. E' l'ordine delle cose. Devo mantenere il controllo. L'ordine delle cose. Dipende da me. L'ordine. Bianco. Il bianco con il chiaro, il nero è scuro. E' l'ordine delle cose. Il bianco ora è vicino ai colori chiari. Il nero ai colori scuri. Ottimo. Ordine delle co--

“Ti abbiamo chiamato, ma non hai sentito. Potresti venire?”

Pierre non si voltò neanche, tanto la voce di Henrich era inconfondibile. Preferiva ammirare il suo lavoro.


Ho sentito. Ho sentito. Sento tutto. Ogni cosa. Gli alimenti della tua cucina erano nel caos. Io non- non posso vivere nel caos. Ordine.

Vide Henrich guardare il risultato del suo disturbo ossessivo – compulsivo, ma contrariamente a quanto si aspettava, l'uomo era tutt'altro che sorpreso. Doveva sapere. Ma certo che sapeva. In fondo lui era lì a causa sua. A causa dei parametri che lui aveva inserito nel computer. Deve averli studiati tutti al microscopio.

“Ti senti meglio?”

...Sì. Molto.


“DOC*? Lieve o grave?” domandò Henrich, mentre mi indicò con una mano dove sarei dovuto andare.

“E' tutta una questione di punti di vista.”


Henrich annuì. Si fece bastare quella risposta. Tanto meglio, perché Pierre non avrebbe aggiunto altro sull'argomento, almeno per il momento.

Arrivarono nel salone principale della casa dove gli altri li stavano aspettando. Tutti stavano guardando Pierre. Curiosi? Forse. Forse si chiedevano perché si era messo a riordinare gli alimenti in cucina mentre loro lo stavano aspettando.

Pierre li invidiava. Nel profondo. Si struggeva dentro di sé. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere come loro. Un arto. Un pezzo delle sue memorie. Sarebbe stato disposto a vendere anche la sua stessa anima, se solo ne avesse avuta una. Tutto per avere ciò che gli mancava e che mai avrebbe avuto nel corso della sua vita. Qualcosa che loro avevano. Qualcosa che magari ritenevano scontato e banale, ma che per lui era il mondo. L'obbiettivo di una vita. Un obbiettivo irraggiungibile. Qualcosa che gli consentiva di avere una vita normale e dignitosa. E lui quella, non l'aveva mai avuta. No, lui aveva ricevuto delle brutte carte dal destino con cui avrebbe dovuto convivere fino al giorno della sua morte.


Notò il poliziotto che lo guardava in modo strano, diverso dagli altri. Lo guardava con sospetto, e una piccola dose di rabbia, come se Pierre fosse un sospettato da interrogare. Come se lo conoscesse nel profondo.

Come se conoscesse ogni atto disumano che ho compiuto.

“Ok. Vi ho convocati qui perché prima di iniziare l'addestramento, devo presentarvi una.. ehm.. persona. Il suo aspetto potrà spaventarvi, e magari a qualcuno di voi non sembrerà nemmeno umano, ma dovete ricordare e tenere a mente che è qui per aiutarci, e non è sua intenzione farvi del male..” borbottò Henrich, anche se nella sua voce si leggeva una sorta di ansia.

Il poliziotto continuava a guardarlo. Ancora più sospettoso. Pierre ricambiò lo sguardo con la sua solita espressione spenta e disinteressata, cosa che fece insospettire ancora di più il detective.

“Vieni pure.” mormorò Henrich ad una porta aperta alla sua destra dalla quale uscì..

Pierre non riuscì a vederlo. Era il più lontano, e i cinque davanti a lui si alzarono di colpo, forse sorpresi, bloccandogli la visuale.


Mise le mani sul tavolo facendo forza sulle braccia per alzarsi, e si avvicinò per vedere cosa potesse sconvolgerli tanto. Mentre si avvicinava, tutto quello che riusciva a sentire era il rumore delle sue scarpe che facevano scricchiolare il pavimento legnoso. In tutta la casa non volava una mosca.

Appena prima di raggiungere gli altri, vide qualcuno di loro cadere all'indietro, svenuto. Lui era appena dietro e dato che i suoi riflessi, contrariamente a quanto si potesse pensare, erano ottimi, riuscì ad afferrarlo prima che cadesse a terra.
O meglio.. afferrarla. Era una donna. La contadina. Pierre non fece in tempo a chiedersi cosa fare che subito Henrich gli andò incontro, prendendo la donna con delicatezza. Gli altri quattro erano ancora pietrificati, immobili, come statue di certa.

Deve esserci qualcosa di grosso là dietro se non si sono nemmeno accorti dello svenimento di Giovanna. Oppure molto più semplicemente sono più stupidi di quanto pensassi.

“Penso io a lei. Tu vai.”


Pierre non se lo fece dire due volte. Si avvicinò, cercando di passare tra il cowboy e lo sbirro, e.. si trovò davanti...

.. la cosa migliore che avesse visto in tutta la sua vita.

Sentì i suoi occhi accendersi di interesse, una cosa che capitava alquanto raramente a causa della grave forma di apatia che lo affliggeva dalla nascita, perciò Pierre sapeva che doveva godersi quel momento fino a quando fosse durato, per tutto il tempo che gli era concesso, e l'avrebbe fatto.

Era come se il resto del mondo fosse scomparso. Nessun mobile, nessun'altra persona nella stanza. Solo lui.. e la perfezione.

Un cadavere umano vivente in tutto e per tutto, grazie agli elementi cibernetici che avvolgevano metà del suo corpo. Cavi elettrici, circuiti, tutti collegati e perfettamente funzionanti per rendere possibile l'impossibile. Ridare la vita alla morte. Neanche nei suoi sogni e desideri più profondi, Pierre avrebbe pensato ad una cosa del genere. Immaginato ad una cosa del genere. Che fosse possibile. Che funzionasse.

Cosa è esattamente quel mostro?!?

Che stia lontano da me!

Non sono sopravvissuto tanto a lungo per assistere a questo!

Oltretutto cos'è questo odore?

Orrore!

Tante voci, una dopo l'altra, che nascondevano preoccupazione e paura, e che Pierre sentiva come fossero dei sussurri in lontananza, come se lui fosse lontano.

Il suo nome è Frank. E' qui per aiutarci.

Henrich. La sua voce invece era calma e dolce, come quella di un nonno che assiste dolcemente il nipote o almeno, così sembrava. Non che a Pierre fosse mai capitato di sentire qualcuno parlargli così dolcemente. E poi..

Frank?


Frank non era il nome di quell'uomo che gli era apparso in sogno? Quel sogno surreale che faceva da ponte tra la sua vita passata e ciò che stava vivendo ora?

Pierre lo guardò con attenzione, e non gli ci volle molto per rispondersi, anche se una parte di lui non ne aveva bisogno.


Era Frank. Era lo stesso Frank apparso in sogno. A lui e a tutti gli altri. Certo, quello apparso in sogno aveva un aspetto diverso, più umano, più standard, più comune, una scelta fatta per non spaventarli, probabilmente, ma era lui. I tratti del visto, gli occhi, persino l'altezza corrispondeva al Frank del sogno che Pierre rammentava.

Straordinario. Assolutamente straordinario. Henrich deve avere i dati dell'uomo che un tempo abitava questo corpo nel computer, e con essi deve aver creato una proiezione olografica da trasmettere nei nostri sogni. Come avrà fatto a trasmetterla? Ci ha collegati ad una macchina? Ha i nostri dati nel computer, che avesse fatto tutto lì? Oppure delle onde sonore? O un altro oggetto usato per compiere l'opera? Ma soprattutto.. chi era quest'uomo? Come ci è finito il suo cadavere in quel modo? Perché era qui?


Ancora quelle voci. Sentiva gli altri parlare. Sentì qualcuno nominare Frank. Evidentemente devono aver capito anche loro che era lo stesso uomo del sogno. Oppure è stato Henrich a dirglielo. O Pierre stesso preso dall'euforia e l'interesse per la creatura che gli stava davanti lo aveva detto ad alta voce senza accorgersene.

Una volta sparita la paura, il gruppo si avvicinò con cautela, mentre Giovanna era ancora svenuta, sdraiata sul divano lì vicino.

“Sembra un Borg*!”


Ma è pelle umana? Oppure è un altro materiale? Se è così, è incredibilmente realistico.”


Pierre sospirò, appena prima di dire l'ovvio.

“E' pelle umana. E' un cadavere che vive grazie ai circuiti cibernetici intorno al suo corpo.” dichiarò, non riuscendo a reprimere del tutto l'interesse che stava provando in quel momento.

Interesse che qualcuno non vide di buon occhio.

“.. e tu come fai a saperlo?” borbottò Colton, a denti stretti.

Nella stanza si sentì come un vento gelido. Il resto del gruppo si fece da parte, permettendo a Pierre e Colton di stare uno davanti all'altro, a qualche metro di distanza. Se fossero stati all'aperto, tutto avrebbe fatto pensare ad un duello in pieno stile Far West.

“Non ho capito la domanda.”


.. e invece l'avevo capita anche troppo bene, ma non volevo rispondere. Potevo immaginare cosa sarebbe successo se avessi risposto. Avrei potuto mentire, ma non ne ero capace. Non ero mai stato in grado di farlo. Sono un autentico genio, ho un quoziente intellettivo superiore alla media, ma mentire? No.


Ma davvero? Allora proviamo con questa. Come mai tutto questo entusiasmo? E' un cadavere. E' disgustoso. E' la cosa più malata che abbia mai visto. E tu sembri qua..”


Più malata che tu abbia mai visto? Aspetta di conoscere me. I miei impulsi. Le mie azioni. Gli atti di cui mi sono macchiato. Il mio mondo. Non hai. Ancora. Visto. Niente.


A quel punto intervenne Henrich.

“Forse dovremmo prenderci una pausa, non credo che questo sia il mom..”


Pierre lo bloccò con un gesto.

No. Non intervenire. Rimandare questa conversazione? A quando? E perché? Attendere peggiorerebbe solo le cose. No. Ho una possibilità. La possibilità di vedere come reagiscono le persone normali a me. A noi. Pochissimi nel mio mondo hanno avuto questa occasione. Io ce l'ho.

“So che è un cadavere. Lo so perché.. perché mi è già capitato di trovarmi vicino ad uno di essi.”


Silenzio.

“Sei un becchino?” chiese qualcuno del gruppo, ma Pierre non riuscì a capire chi fosse.

Sentiva il sangue al cervello pulsare.

Henrich si decise ad intervenire di nuovo, e questa volta non fu fermato.


Colton, la questione è molto più complicata di quanto sembra. Pierre.. Pierre viene da un mondo molto diverso dal vostro. Tutti voi, anzi noi, proveniamo da luoghi ed epoche diverse quindi può sembrare che tutti veniamo da mondi diversi, ma il suo, il suo è di tutt'altro tipo. Qualcosa che nessuno di voi non può neanche lontanamente immaginare. Lui viene.. dal 3207.”

Tutti iniziarono a farsi più interessati, e Colton divenne più curioso che arrabbiato. Anche Giovanna, che si era appena risvegliata, sembrava molto attenta.


Ma è impossibile! Indossa degli abiti stile 1950! Come fa a vivere in un futuro tanto remoto, indossando degli abiti così antichi?” chiese Kira.

Pierre non rispose. Avrebbe voluto spiegare la sua situazione, ma gli era difficile. Come faceva a spiegare una cosa del genere? E anche se avesse tentato, non sarebbe stato abbastanza soddisfacente, perché lui poteva raccontare solo una parte della storia. La parte che aveva vissuto. Il suo punto di vista. Non aveva altro modo di esporla, e mai si era posto il problema su come fare in una situazione del genere semplicemente perché non pensava si sarebbe mai trovato in una situazione del genere.

“Questo.. questo perché Pierre non vive nel mondo libero. Lui vive nel reclusorio francese. Giusto?”

Pierre annuì.


“Reclusorio? E' sinonimo di prigione. Sei in prigione?”


Non la prigione che conoscete voi. Dal 2754 verrà abolita in tutto il mondo la pena di morte, e al suo posto, il governo di ogni paese ha creato e costruito i reclusori. In pratica, quando viene commesso un reato violento, come un'aggressione o un omicidio, oppure viene diagnosticato a qualcuno una malattia mentale potenzialmente pericolosa, questa persona viene trasportata, tramite dei tubi, in una grande zona all'interno del paese in cui si trova, in cui è condannato a stare per il resto della vita. Si tratta di zone molto grandi ed estese in cui un tempo sorgevano molte città libere, con alberi, animali, insomma, una parte del territorio normale, dal quale però, è impossibile uscire. I tubi con i quali il prigioniero ci arriva, quando non devono funzionare, si ritirano in un box fatto di un materiale impossibile da scalfire. In pratica, chi finisce lì può comprarsi una casa, sposarsi, avere figli, fare gran parte delle cose che poteva fare anche nel mondo libero, ma si corrono grandi rischi. Queste zone sono interamente abitate da malati mentali e assassini. Non c'è una sola persona sana di mente o non pericolosa che viva lì. Sono molto pochi quelli che ci arrivano dai tubi, la maggior parte nascono lì da genitori che ci vivevano già da tempo, e ci passano la vita senza avere idea di come sia il mondo esterno. Pierre è uno di questi. Lui ci è nato, senza aver mai visto il mondo esterno.”


Un grande silenzio calò nella stanza. Pierre si guardava i piedi. Henrich continuò.

“Per questo indossano abiti stile 1950. Sono molto indietro rispetto al loro tempo perché devono costruirsi tutto da soli, dall'inizio. Quando i reclusori sono nati, non c'era nulla. Solo foresta, e vecchi materiali usati. Si sono costruiti case, scuole, edifici. Sembra a tutti gli effetti una città normale un po' datata. Sono le persone che ci abitano il problema.”


E se.. se un bambino nato in questo posto poi non diventa pericoloso?” chiese ingenuamente Giovanna.

Questa volta fu Pierre a rispondere.

“Non succede. Non è mai successo e non succederà mai. Quasi tutti ereditano le malattie mentali dai genitori alla nascita, altri le sviluppano con traumi nel corso dell'infanzia, cosa che capita molto spesso considerando la popolazione, ma la maggior parte dei bambini muoiono prima di impazzire del tutto o capire cosa sta succedendo.”


Le parole di Pierre erano fredde e distaccate, come se descrivesse qualcosa che non lo riguardava, come se descrivesse qualcosa di cui non gli importava nulla. Come uno scienziato parlerebbe del dolore che i suoi esperimenti causano alle cavie.

“E tu che problema hai?” chiese Kira.

“Disturbo ossessivo – compulsivo in forma lieve, apatia in forma grave, necrofilia e cannibalismo.” fece Pierre, con la sua solita voce distaccata.

Vide il gelo e il terrore sugli occhi dei suoi compagni. Ma come biasimarli?

La maggior parte di loro erano combattuti, combattuti tra la tristezza e la compassione che provavano per lui e per quello che aveva passato e l'orrore che provavano nell'immaginare che lui avesse fatto delle cose tanto orribili.

In verità il cannibalismo è stata più una necessità che un problema vero e proprio. Ci ricorro solo se sono affamato e non ho altro cibo o se devo sbarazzarmi di un cadavere per via della puzza. Sono le prime tre il problema. Tuttavia ho commesso cannibalismo, quindi era meglio dirlo fin da subito piuttosto che nasconderlo. La carne umana non è così terribile, somiglia al manzo e al pollo, ma c'è di meglio da mangiare.

Si sentì un forte rumore.

Era Colton.

Fece qualche passo verso Pierre pieno di rabbia, anche se quest'ultimo non sapeva se la rabbia era dovuta al poliziotto o all'uomo.

Sembrava volesse colpirlo, ma poi ci ripensò. Deve aver ricordato ciò che era successo quando Kira lo aveva ferito e quello che Henrich aveva detto, quindi preferì uscire di scena. Ritornò in una delle camere in cui avevano dormito, e sbatté violentemente la porta dietro di sé.

“Andrà meglio.” fece Henrich, mettendo una mano sulla spalla sinistra di Pierre, come un padre amorevole fa con il figlio.

“Come facevi a conoscere così dettagliatamente..” cominciò Pierre.

Henrich deglutì, come se rispondere gli costasse più fatica di quanto volesse ammettere.

“Uno dei cinque del mio gruppo.. proveniva dal tuo stesso mondo. Reclusorio polacco, anno 3012. Lui era.. il miglior amico che abbia mai avuto.”


Note (*):

1) DOC = diminutivo di Disturbo Ossessivo - Compulsivo

2) Borg = esseri cibernetici incapaci di pensare autonomamente e singolarmente della saga Star Trek


Eccomi tornata! Questo capitolo ha richiesto più del previsto, anche perché mi sono documentata un minimo sul DOC prima di iniziare a scriverlo. Anzi, se qualcuno di voi, che magari studia psicologia e ne sa più di me, nota delle inesattezze in questo ambito, che me lo dica pure.


Per quanto riguarda il Background di Pierre, l'idea proveniva da un vecchio mio racconto ambientato proprio in queste prigioni del futuro abitate da malati mentali e serial killer. Avevo scritto solo qualche capitolo e poi ho lasciato perdere, pensando di usare l'idea per un'altra storia. Una storia come questa.


Come al solito ringrazio ogni anima pia che leggerà il capitolo fino alla fine e ancora di più che si prenderà del tempo per lasciarmi una piccola recensione.

Vi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Che ne pensate di Pierre? Fatemi sapere, e noi ci vediamo con il prossimo capitolo! A presto!











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