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Autore: BeatrixLovett    12/11/2017    0 recensioni
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia.
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Mangiamorte | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 16

La fine

 
Si gettò sul viso l'acqua ghiacciata tentando di lavare via gli orribili pensieri che le affollavano la mente. Ma sembrava inutile. Tirò su la testa e nello specchio vide un altro volto. Le gocce d'acqua scivolavano sulla sua pelle liscia e pallida. La ferita che le aveva inflitto Voldemort sulla guancia le aveva lasciato una cicatrice. Gli occhi erano stanchi, vuoti, come se fosse stata privata della sua anima.
Era stanca e aveva una terribile paura, ma non poteva permettersi di sentirsi debole. Doveva essere ancora più forte e mettere da parte le sue emozioni. La sorte dei suoi amici dipendeva da lei. Avrebbe recitato bene la  parte. Si va in scena.
Gli occhi verdi erano scaltri e accesi da una viva fiamma. I capelli erano lisci, biondi quasi bianchi legati in una coda alta. Un rossetto scuro le colorava le labbra. Si tirò su il cappuccio del mantello da Mangiamorte e lo calò sulla testa. Beatrix si era sacrificata. Era morta per risorgere dalle sue ceneri. Forse avrebbe dovuto piangere, ma nessuna lacrima uscì dai suoi occhi. Non aveva più lacrime per nessuno. Il suo cuore era arido. 

Poi in mezzo a tutto quel buio: luce.
 
Tre sagome sbucarono dalla nebbia.
Il silenzio venne rotto dal miagolio di un gatto, insistente, continuo, sempre più forte. Un allarme. Urla di ordini. Urla strazianti, di dolore, di paura, malvagie. Un ululato. Ombre, figure oscure che corrono, si uniscono, crescono diventano una sola e gigantesca. Piove, vetro e sangue, s'infrange a terra e scheggiandosi sempre più fino a diventare polvere. Lampi verdi e rossi. Tuoni nel cielo buio. Corpi, uno sull'altro, uno accanto all'altro, nemici vicino ad amici. Non c'è distinzione nella morte. Arriva lenta. Ecco il suo passo. Ha i tacchi, è una donna. Un ragazzo esce dall'oscurità, la luna lo illumina con il suo raggio. É solo. Voldemort gli è davanti, soddisfatto. Il ragazzo lo guarda con rassegnazione. Entrambi alzano le bacchette e tutto finisce com' è iniziato. Un lampo di luce verde. É sconfitto.
«Sono Jack, signorina Todd »  
Beatrix tornò alla realtà più in fretta del solito. In dubbio se quella voce famigliare facesse anch'essa parte della visione o no. 
«Jack?!»  chiese dubbiosa alzandosi dal letto sul quale non ricordava di essersi mai sdraiata.
La porta s'aprì, mostrando il piccolo elfo. Era sporco e sembrava sofferente, ma sorrise non appena vide la ragazza. «Jack, cosa ci fai qui? Perché non sei a casa?»  disse lei precipitandosi verso la creatura che invece cercava di mantenere una certa compostezza. «I suoi genitori mi hanno ordinato di servire la famiglia Malfoy... »  spiegò Jack abbassando la testolina.
«Che cosa?» 
«I Suoi genitori mi hanno detto che dovevano andare via e che non servivo più a casa. E che sarei stato più utile qui... »  dicendo questo, Jack scoppiò a piangere, coprendosi gli occhioni con le manine.
Beatrix gli s'inginocchiò accanto per essere alla sua altezza, «Mi dispiace tanto, Jack... »  gli disse prendendolo per la spalla. «Come ti hanno trattato? Dimmi la verità!»  
«A Jack non importa... Jack deve fare solo ciò che gli viene ordinato...»  l'elfo singhiozzò.
«Allora ti ordino di dirmelo, Jack!» lo costrinse Beatrix.
L'elfo guardava a terra come se fosse colpevole e rispose: «Jack non ha ricevuto un trattamento migliore di tutti i precedenti elfi domestici dei Malfoy, Signorina Todd...»
Beatrix che aveva solo bisogno di una conferma, non voleva sentire altro. Cercò di mostrarsi calma, accarezzò l'elfo sulla testa pelata, ma lui si riscosse all'improvviso pieno di agitazione: «Sono venuto a chiamarvi siete desiderata di sotto per la riunione generale... » 
Riunione di cosa? Stava per chiedere, ma solo in quel momento si rese conto del bruciore al braccio destro.
«Ah, capisco... possono aspettare... Piuttosto tu... Jack... »  la ragazza distolse lo sguardo dall'elfo domestico e si guardò intorno. I suoi vecchi vestiti erano appoggiati sulla spalliera di una sedia. La ragazza si avvicinò e prese la prima cosa che trovò in buone condizioni.
«Avrei dovuto farlo molto tempo fa e avrei voluto darti qualcosa di meglio... ma non devi più essere costretto a fare questa vita…»  disse Beatrix porgendogli la camicia a quadri rossa e nera.
L’elfo, alzò lo sguardo lucido ed incredulo sull’indumento che la ragazza gli tendeva. Donare dei vestiti agli elfi domestici era simbolo di svincolo dall’obbligo della schiavitù. Jack titubante, levò la manina e fece per prendere l'indumento. La ragazza però ritrasse la mano. «Sarai libero. Però voglio darti un ultimo ordine: scappa da questa casa, trova un posto sicuro in cui restare fino a che tutto questo non sarà finito e... perdonaci Jack...perdonaci tutti!»  
La ragazza fece indossare la camicia all'elfo, che gli calzava come se fosse una giacca. Jack guardò l'indumento che vestiva e con un espressione di felice incredulità si gettò tra le braccia di Beatrix.
 
 
La porta davanti a lei era chiusa. La riunione doveva già essere cominciata. Cosa fare? Entrare o no?
Sospirò e alzò un pugno per bussare, ma la porta si aprì da sola. Si sentì a disagio. C'era silenzio e tutte le persone all'interno della stanza guardavano lei. 
«Sono proprio curioso di sapere quale scusa userai per il tuo ritardo...Beatrix» disse la voce sibilante di Voldemort.
«Mi dispiace... mio Signore. Non capiterà più.» rispose la ragazza chinando leggermente il capo in avanti.
«Lo credo bene... per la tua vita...Ora siedi!»  tagliò corto Voldemort.
Beatrix avanzò velocemente verso la sedia libera, senza guardare i presenti, ma sapendo di essere ancora seguita dagli sguardi. 
«Farò una presentazione veloce, anche se, a quanto pare, sembra che ti conoscano già quasi tutti qui... per la tua fama di sostenitrice dei mezzosangue... »
 «Mio Signore... le sono molto grata per avermi dato una seconda possibilità per rimediare ai miei errori passati e alle mie assurde convinzioni, di certo farò in modo di cambiare questo appellativo con cui mi ricordano...»
Voldemort non cambiò espressione, ma la ragazza era sicura di aver fatto centro sulla risposta.
«Ah che strana situazione è questa, so che la tua famiglia aspettava da molto tempo questo giorno... ci sono i tuoi zii... tuo cugino... addirittura abbiamo l'onore di avere in mezzo a noi anche tuo fratello...» Voldemort enfatizzò molto sull'ultima parola per vedere la sua reazione, ma Beatrix che non voleva voltarsi per vedere quali assassini avesse al suo fianco non si girò nemmeno per vedere dove fosse suo fratello. Lei rimase con gli occhi fissi su Voldemort e cercò di mostrarsi indifferente per la presenza di James tra i Mangiamorte. «Peccato che i tuoi genitori non si presentino alle riunioni da parecchio tempo... spero che non abbiano ripensato su chi riporre la propria fedeltà!» Voldemort la guardò bramoso di sapere la sua risposta.
«I miei genitori sanno perfettamente quale sia la parte vincente, come lo so io. Non oserebbero mai tradirla, ne tantomeno scappare come dei vigliacchi!» rispose la ragazza cercando di mantenere un tono calmo e sicuro di sé.
«Allora...immagino che si tratti solo di un piccolo equivoco... e spero bene, visto che ora anche tu sei dalla mia parte, li contatterai il prima possibile per ripresentarsi a noi.» 
«Lo farò, Mio Signore.» 
Voldemort la studiò attentamente, poi si rivolse a tutti i presenti: «Sapete sembra strano che solo ieri Beatrix sia venuta da me implorandomi il perdono e la grazia per la propria vita, ma ovviamente niente é dato per niente. Mi ha giurato completa fedeltà ed ora é ufficialmente una di noi.»  Beatrix manteneva lo sguardo fisso su Voldemort, mostrandosi senza paura. «Inoltre ha gentilmente scelto di condividere con noi la sua abilità di preveggenza.» l'uomo fece una breve pausa, per poi riprendere: «E a proposito... dovresti cominciare a renderti utile... dovrai impegnarti a darmi le informazioni che cerco altrimenti...»  
La ragazza lo interruppe: «Mio Signore...ho già qualcosa da riferirle... » 
Voldemort rimase impassibile. «Allora parla!» ordinò.
«Proprio poco fa ho visto, in una delle mie visioni, Harry Potter e i suoi due amici che si materializzavano a Hogsmeade. Hanno fatto scattare l'allarme di rivelazione intrusi.»  Alcuni Mangiamorte bisbigliarono, ma lei prosegui cercando di ignorarli: «Ci sarà una lunga e sanguinosa battaglia e Hogwarts verrà... distrutta...»  era davvero orribile da dire, ma non aveva altra scelta, Beatrix riprese cercando di mostrarsi contenta per la svolta finale: «Harry Potter... morirà...per mano vostra...»  concluse, senza staccare lo sguardo da Voldemort che continuava a non esternare alcuna emozione.
«Questo è ciò che hai visto o quello che pensi che voglia sentire? »  
Beatrix rispose immediatamente, sorprendendosi di avere una voce ferma e sicura: «Mio Signore... può leggere nella mia mente e vedere chiaramente le immagini della visione...  sa che dico il vero! »
Voldemort la guardò a lungo e la ragazza cercò di non interrompere il contatto visivo, finalmente riusciva a reggere il suo sguardo e si rese conto che quella doveva essere stata una sorta di prova.
«Greyback! Sai cosa fare! » esclamò Voldemort spostando lo sguardo in fondo alla stanza. Beatrix si voltò verso il punto a cui si era rivolto Voldemort. Il lupo mannaro era in piedi vicino alla porta e non appena si sentì nominato, rispose: «Provvederò subito... Mio Signore! »  e uscì dalla stanza, senza prostrarsi.
Quello fu l’unico momento in cui Beatrix poté guardarsi velocemente intorno: al lato opposto della capotavola a cui sedeva Voldemort c'era Yaxley, il Ministro della Magia che aveva quasi ucciso lei e i suoi amici.
Alla sua sinistra sedeva Antonin Doholov, anche lui calvo con un grosso tatuaggio sulla tempia, aveva uno sguardo perennemente di sfida e cattivo. Accanto c'erano Tiger e Goyle, gli amici inseparabili di suo cugino Draco. Quest'ultimo seduto vicino a loro, aveva il viso più pallido del solito e un'espressione molto seria dipinta in faccia. Accanto a lui Cissy e Lucius che avevano l'identica espressione del figlio, così fermi e impassibili che sembravano pietrificati. Dopo di loro c'era Barty Crouch Jr. che guardava un punto fisso sul tavolo con sorriso maniacale, facendo scattare di tanto in tanto, come tic nervoso, la lingua fuori per leccarsi il labbro superiore. Era conosciuto per essere uno dei più fervidi sostenitori di Lord Voldemort ed era stato arrestato insieme a Bellatrix, Rodolphus e Rabastan con i quali aveva passato molti anni ad Askaban con l'accusa di aver usato la maledizione senza perdono cruciatus sui genitori di Neville Paciock, inducendoli alla pazzia. Accanto a lui sedeva Bellatrix, dritta e composta, le mani avvinghiate ai bordi del tavolo. "Per trattenersi dal lanciarsi su Voldemort" pensò Beatrix. Dall'altra parte del tavolo c'era Rodolphus, il marito di Bellatrix, era un uomo dal viso quadrato e dalla fronte alta, aveva capelli mossi castano scuro e una folta barba. Dall'aspetto sembrava un uomo intelligente e austero. Lo stesso non si poteva dire di suo fratello Rabastan, seduto alla sua destra. Era esattamente l’opposto del fratello. I capelli erano più chiari, il viso magro, poca barba sul mento e occhi di ghiaccio. Sentendosi osservato, alzò lo sguardo su Beatrix che accorgendosene guardò altrove. Fu così che vide chi non avrebbe voluto vedere seduto a quel tavolo. James aveva i capelli scompigliati, la mascella contratta e un'espressione dura sul volto. Mai sarebbe riuscita ad immaginarlo così. James le rivolse uno sguardo cattivo e Beatrix immaginò che anche lui come lei cercava di recitare una parte e che probabilmente fosse contrariato da ciò che stava facendo, ma non poteva saperlo con certezza, perché neanche lei era più tanto sicura di sapere da che parte stesse  realmente James.
«Mentre tu, Severus... » 
La ragazza spostò lo sguardo all'uomo accanto a James. Severus Piton, il professore a capo della sua casata a Hogwarts, stava al fianco destro di Voldemort. Beatrix si sentì gelare il sangue nelle vene. 
«...rendi il castello inaccessibile, distruggi ogni entrata secondaria, aumenta i controlli... potranno anche entrare, ma nessuno dovrà più uscirne! » 
«Lo consideri già fatto, Mio Signore! »  rispose Piton con il suo tono nasale.
La presenza del professore di pozioni non avrebbe dovuto sconvolgerla più di tanto. A scuola giravano delle voci... ma Beatrix non le aveva mai prese seriamente in considerazione. Come le dicerie che tutti gli studenti che finivano in Serpeverde fossero destinati solo al male. Ora Beatrix si domandava se fosse vero.
Comunque qualcosa doveva aver preoccupato Voldemort. La ragazza sperava che Harry Potter non fosse tanto stupido da tornare ad Hogwarts proprio in quel momento, a meno che cercasse qualcosa e forse Voldemort sapeva cosa. 
 
All’improvviso si sentì un gemito e tutti alzarono la testa.
«Quasi dimenticavo... questa sera abbiamo l'onore di avere un'ospite... »  Lord Voldemort alzò la bacchetta e una figura spuntò dall’oscurità. Una donna era distesa nell’aria, aveva la testa a penzoloni e gli occhi sbarrati. Era scossa dai tremiti, ma  probabilmente era immobilizzata perché non faceva un minimo gesto per liberarsi.
«Un'insegnante, se così si può chiamare… Charity Burbage che fino a poco tempo fa insegnava Babbanologia, a Hogwarts... »  Voldemort parlava con una sorta di ribrezzo nella voce.
«Vedete... lei non si limitava a insegnare la sua patetica materia... sosteneva che i babbani non sono poi così diversi da noi, per questo motivo, se fosse per lei, dovremmo accoppiarci con loro … »  
Espressioni di disgusto, imprecazioni e risate irruppero nella stanza, ma dopo poco si placarono perché Voldemort continuava: «Per lei il miscuglio di sangue di maghi e babbani non è abominio, ma da incoraggiare… »  
Nuove risate scoppiarono.
Beatrix strinse i pugni. Vide nella sua mente l'immagine della donna sorridente accanto a Silente al tavolo degli insegnanti. Non la conosceva molto bene poiché non era tra i suoi professori, ma ne aveva sempre sentito parlare bene, sopratutto per la sua pazienza con gli studenti e la sua prontezza nell'aiutarli.Ora, però, nessuno avrebbe aiutato lei.
“E' tutto uno scherzo. Non può essere vero. Non può esistere tanta crudeltà.” pensava. “La prende solo un po' in giro, poi la farà scendere” ma sapeva che stava solo mentendo a se stessa. Era in una stanza in mezzo a gente che si nutriva ogni giorno di omicidio e malvagità, cosa si aspettava?
Poi, all'improvviso, stupendo tutti, la donna sussurrò: «Severus… » I suoi occhi pieni di lacrime si rivolsero verso l'uomo. «Severus ti prego… » 
Piton sollevò lo sguardo sulla donna. La sua espressione sembrava invariata, ma Beatrix vide una strana luce riempire i suoi occhi. Non riusciva a capire come Piton riuscisse a sostenere così a lungo quello sguardo carico di dolore. Beatrix sentì i propri occhi riempirsi di lacrime e abbassò lo sguardo sul tavolo cercando di farle tornare indietro. La Professoressa Burbage parlò di nuovo, in un ultimo impossibile tentativo di speranza: «… siamo amici… non è vero?» 
«Avada Kedavra» 

Il corpo dell'insegnante cadde sul tavolo con un orrendo tonfo. L'ultima lacrima le solcò il viso per poi restare immobile per sempre. Era stata derisa per poi essere uccisa a sangue freddo, senza nessuna colpa. Beatrix guardò i Mangiamorte per vedere le loro reazioni e fu sconcertata nel vedere che alcuni sorridevano nel guardare il corpo senza vita. La ragazza si sentì responsabile, come se fosse stata lei stessa ad ucciderla. In quel momento non riusciva a provare altro che odio e disprezzo. Quei sentimenti svanirono per un attimo quando sentì qualcosa urtarle il piede. 
«Ah Nagini…» 
L’enorme serpente di Voldemort comparve accanto al padrone che lo aveva chiamato e lo accarezzava mentre saliva sul tavolo. 
«… la cena!»  Voldemort concluse con un sorriso sadico, mentre il rettile strisciava verso la donna.
Beatrix disgustata ed inorridita da tanta inumanità, sentendosi osservata si voltò verso Voldemort che la guardava compiaciuto per la sua reazione, come se fosse stato anche un avvertimento per lei. Beatrix si alzò all'improvviso rifiutandosi di vedere altro e senza dire una parola uscì dalla stanza.
Qualcuno doveva aver fatto una battuta su di lei, perché mentre si chiudeva la porta alle spalle sentì scoppiare le risate generali.
 
Una volta fuori la testa le esplose dal dolore. Le tempie le pulsavano e aveva la nausea. Fece qualche passo per allontanarsi dalla stanza infernale e si appoggiò al muro freddo con le spalle. Stava tremando per la tensione accumulata. E si accorse che i palmi le sanguinavano da quanto aveva serrato le dita, le unghie le avevano perforato la carne. Chiuse gli occhi. 
Silenzio.
Aprí gli occhi e si rese conto che quello era il momento migliore per aiutare i suoi amici.
Fece dei respiri profondi, raccolse tutto il coraggio che aveva e con passo deciso iniziò a dirigersi per il verso opposto. Ricordava di aver visto una scala che portava al seminterrato... il posto più logico dove nascondere dei prigionieri…
Ed eccola. Non c’era nessuno a controllarla. “Troppo facile” pensò Beatrix, poco convinta della presenza dei suoi amici là sotto.
Le scale sembravano condurre nella tenebra, ma non poteva farsi luce perché la bacchetta le era stata sottratta da Narcissa. E comunque non ci fu bisogno di scendere nel buio. «Silencio» sentì dire alle sue spalle. Beatrix riconobbe la voce, ma ancora prima di realizzare di essere stata ammutolita. Qualcuno la spinse con forza contro al muro. La luce fioca di una bacchetta le illuminò il viso e venne subito lasciata. «Beatrix?»

«Scusaci, pensavamo fossi una di loro…»  chiarì Grace avvolgendola in un abbraccio, ma Beatrix rimase un po’ sconvolta da quella motivazione. «Non importa…» cominciò a dire la ragazza, una volta riottenuta la voce, «…non abbiamo molto tempo… potrebbero arrivare da un momento all’altro… muoviamoci!»  
Beatrix guardava continuamente verso il corridoio, ma ad un tratto si accorse che i suoi amici la stavano fissando. «Beatrix… stai….»  ma Erik venne interrotto prima di finire di parlare. «Fidatevi di me… sto bene, sono io. Non sono sotto la maledizione imperius, so che qualcuno vi ha aiutati al posto mio e so come uscire da questo posto e in questo momento conta solo che voi vi allontaniate il più possibile da questo luogo infernale… ora andiamo!»
«Beatrix» ripeté Erik cercando i suoi occhi, ma Beatrix continuava a guardare con ossessione verso il corridoio. «Guardami per un secondo ti prego…» 
La ragazza con riluttanza lo guardò. «Beatrix una delle tue migliori amiche… Helena è morta… come puoi far…»
«Erik semplicemente non c’è tempo ora… ti basti sapere che ormai convivo con il dolore e quasi non lo sento più… posso facilmente immaginare chi sia stato e continuerà fino a che non vi avrà presi tutti… solo così riuscirà a distruggermi è così che si diverte... mia zia…»
I suoi amici sembravano sconvolti.
«Beatrix che cosa ti hanno fatto?» chiese Grace.
«Stanno scappando! I prigionieri stanno scappando!»  
Beatrix e i ragazzi cominciarono a correre. Non avevano tempo per voltarsi a guardare la distanza tra loro e i Mangiamorte. Dovevano solo proseguire dritti e sperare di riuscire a raggiungere il grande cancello.  Ecco il corridoio con i ritratti di famiglia, la porta era alla fine. Qualcuno dei ragazzi lanciò un incantesimo che la fece spalancare. Una forte luce irruppe nel corridoio. Si ritrovarono fuori, nell'enorme giardino di Villa Malfoy. 
Davanti a loro era schierato un esercito di Mangiamorte ad aspettarli. I ragazzi non ebbero il tempo di fare un altro respiro che vennero tutti colpiti al cuore dalle maledizioni senza perdono. Beatrix sollevò lo sguardo verso il cielo. Le prime luci dell’alba tingevano il cielo di rosso. Era finita, ma era insieme ai suoi amici. Avevano mantenuto la fede in Silente sino alla fine, la speranza li aveva guidati e non si erano mai arresi. Il male non aveva vinto. Non aveva preso le loro anime.
Sarebbe stata una fine indolore e quasi felice, ma purtroppo il destino aveva in riserbo altro e non permise loro di morire dignitosamente quella notte.
In un attimo si ritrovarono nel giardino di Villa Malfoy senza trovare ostacoli, correndo verso l'enorme cancello.
Beatrix sentì delle urla in lontananza, ma non capiva cosa dicevano. Gli incantesimi ormai li stavano raggiungendo. Una volta vicina all'inferriata, agì d'istinto, si tirò su la manica e il ferro svanì lasciando passare i ragazzi. 
Ora, le persone a cui teneva, Jack e i suoi amici, erano libere. Il momento era giunto. Ecco la sua scelta. Per la prima volta era certa di fare la cosa giusta. Loro capirono ancor prima. «No!»  urlarono in coro.
Eccolo, il muro che la divideva da loro si era ormai completato. Guardò i loro volti sconvolti, quella sarebbe stata l'ultima volta che li vedeva. Sfoderò la bacchetta che aveva sottratto a Jenny senza che questa se ne fosse accorta.
«Ma quella è…» la voce di Jenny si spense e i suoi occhi divennero vacui.
«È una cosa infame usare la maledizione imperio sui propri amici… ma so che altrimenti non mi avreste lasciata qui… vi ordino di abbandonarmi, non dovete tornare per nessuna ragione a prendermi. Dovete trovare un posto sicuro e restarci il più a lungo possibile. So che questa maledizione ha una durata e quando ritornerete in voi allora deciderete ciò che volete. Vi voglio bene.»
Un lampo squarciò il cielo nero.
«Ora andate...» 
I ragazzi si smaterializzarono.
Beatrix avvertì che i Ghermidori ormai erano vicini. Si voltò e qualcuno le si buttò addosso, facendola andare a sbattere contro l'inferriata. 
«Sarà per me un grande piacere consegnarti al Signore Oscuro,»  le sussurrò Strify all'orecchio, il suo alito puzzava di alcool «...proverò un'immensa gioia nel guardarti morire...» 

Un'ombra cadde su di loro e per poco Beatrix tornò ad essere libera.
Strify le dava la schiena, qualcuno lo stringeva per il collo.
«Tu mi servirai… »  disse in tono sprezzante.
«Scabior, che diav… » 
In un attimo Strify piombò a terra con il collo spezzato.
La ragazza guardò il cadavere, e poi Scabior.
L'uomo la prese per i capelli, avvicinandosi a lei, «Non erano questi gli accordi... dovevi andartene con gli altri... se ti legge la mente...»  le sussurrò all'orecchio, in tono cattivo.
«Non preoccuparti… dalla mia bocca non uscirà altro che sangue.»  gli rispose fredda e per un momento Scabior rimase spiazzato, poi accorgendosi della presenza degli altri uomini sorrise crudele e annunciò a voce ben alta, in maniera che tutti potessero sentirlo: «Stanotte ci sarà da divertirsi...» 
La ragazza si rese conto che alcuni Ghermidori e Mangiamorte li avevano raggiunti, altri invece andavano oltre proseguendo nella ricerca dei fuggitivi.
 
Ma ormai i suoi amici erano in salvo.
Avevano trovato una vecchia casa abbandonata nella campagna inglese, un posto dove Jenny aveva trascorso le vacanze quando era piccola. 
Cercarono di renderla vivibile con qualche piccolo incantesimo tolsero l’odore di muffa, eliminarono le ragnatele, pulirono i vetri, i pavimenti, il soffitto, aggiustarono i mobili rotti e accesero un fuoco nel vecchio camino.
Tutto questo li tenne occupati per un bel po'. Dopodiché, a turno, si cosparsero le ferite di un unguento curativo che aveva realizzato Erik con delle erbe che aveva trovato nei dintorni della casa.
Una volta che furono puliti, curati e al sicuro si posizionarono in diversi punti del salotto e s’immobilizzarono come statue con lo sguardo rivolto verso il fuoco. 
Si risvegliarono come da un sonno profondo molto lentamente e ci misero un po' prima di capire cosa fosse successo e del perché si trovassero lì.
«Ragazzi state bene?» chiese Cloe che fu la prima a riprendersi completamente.
«Immagino di sì visto che siete vivi» rispose una voce che non apparteneva a nessuno degli amici.
In disparte, accomodato su uno sgabello in fondo alla stanza, stava James. Maneggiava una delle pistole della sua collezione, probabilmente l’unica che si era salvata dall’incendio, la scrutava con grande attenzione e mentre la lucidava ne studiava i minimi particolari, come un bambino che valuta se al suo giocattolo mancano dei pezzi.
«Cosa ci fai tu qui? E Beatrix dov… oh dio adesso ricordo! Dobbiamo tornare a riprendercela!»  disse Erik agitato.
«Sarebbe da stupidi... tornare equivarrebbe a morire...»  rispose James, burrascoso, senza staccare gli occhi dall’arma, «Beatrix si è sacrificata per salvarvi, sapeva quello che faceva... l'ho vista parlare di fronte a Voldemort e ha convinto perfino me di quel che diceva!» 
I ragazzi si guardarono. 
 «Come puoi stare lì come se nulla fosse? E' tua sorella! E' nostra amica! Ci ha salvato! Non possiamo stare qui senza fare niente per aiutarla!»  esclamò Erik.
Questa volta James puntò la pistola contro il ragazzo e con voce crudele disse: «T’avverto non farmi sprecare questo colpo, ragazzo. Non è per te. » 
Erik assunse un'espressione atterrita.
«Non mi stupisco che Beatrix abbia usato la maledizione “imperius” per mandarvi via. Siete così cocciuti. Riflettete… se torniamo là ed è morta sarebbe inutile e rischioso. Se è ancora viva, ma la stanno torturando saremo in trappola e non potremo comunque far niente. Come ha salvato noi, salverà se stessa. Io credo in lei, dovresti farlo anche tu!»
Il silenzio calò, Erik stava per ribattere, ma prima parlò Grace.
«Io credo nella mia amica, ma dai recenti avvenimenti ho difficoltà a credere in te... si può sapere perché sei qui?»  disse seria. 
«Semplicemente per il fatto che Beatrix salvando voi non ha pensato a cosa avrebbero potuto fare a me…mi avrebbero accusato di averla aiutata a liberarvi… mi avrebbero ucciso al posto vostro e sinceramente non ne avevo molta voglia di sacrificarmi per voi… visto che l’ho già fatto, ma sembra che non sia servito a nulla visto che ancora non vi fidate di me…»
«Ma se tu ci hai trovato vuol dire che questo posto non è sicuro!» disse Cloe.
«Mi sono semplicemente smaterializzato con voi. Non ve ne siete accorti perché eravate sotto l’effetto della maledizione ed io ero nascosto appena fuori Villa Malfoy, Mi sono sentito in dovere di seguirvi per Beatrix.»
«E invece avresti dovuto aiutare tua sorella invece che…» scoppiò adirato Erik.
«Pensi che non ci abbia pensato? Ma Beatrix voleva così e chi vuol bene rispetta le decisioni degli altri… sopratutto se come dici tu é tua amica!»
«James hai ragione dobbiamo rispettare la sua decisione, ma ora basta non ha senso litigare tra noi…» intervenì Grace, ma Erik la ignorò: «Cosa ne vuoi sapere tu di bene e di amicizia… tu che hai il simbolo del Male tatuato sul braccio!»
Il volto di James si contrasse, una strana luce gli brillava negli occhi, parevano crudeli, non sembrava più lui. Scoppiò a ridere.
«Dici questo…»  disse James tirandosi su la manica della giacca. Il marchio nero era impresso sul braccio, era pieno di graffi e tagli, come se avesse provato a toglierselo. «Potrei chiamarlo… qui e subito… così mi toglierei dai piedi una volta per tutte voi ragazzini… potrei barattare la vita di Beatrix con la vostra…perché voi siete qui e lei no? La sua vita vale di più per quello non vi ha ancora trovati,,, Lui non vi vuole trovare… siete solo degli inutili e patetici ragazzini…vi ha solo usati per arrivare a mia sorella!»
Le facce dei ragazzi erano un mix di tristezza, rabbia e senso di colpa.
«Sì vi ho mentito e ho mentito a mia sorella. Ho provato a diventare auror, ma il sistema era corrotto e il fantastico mondo fatto di giustizia che m’immaginavo non era altro che uno stupido sogno. Alla vostra età ero già Mangiamorte e me ne sono andato da casa perché non riuscivo a guardare in faccia mia sorella e a mentirle. Alla vostra età avevo già le mani macchiate del sangue di babbani e mezzosangue innocenti e di stupidi ragazzini come voi me ne sbarazzavo in un secondo. Invece che piagnucolare e sperare nella mia clemenza potevano almeno provare a combattere e invece no, ogni volta che li uccidevo avevano quello sguardo innocente...»
Cloe prese coraggio e disse: «Non credo ad una parola… James tu non sei così… abbiamo vissuto insieme sotto allo stesso tetto per quasi un anno… eri disposto ad aiutare anche i miei genitori che non conoscevi… non sei come vuoi far credere di essere!»
«Un ulteriore conferma della vostra ingenuità! Sto meditando se uccidervi o no, però se per caso Beatrix sopravvivesse non me lo perdonerebbe mai, anche se potrei sempre inventarmi che siete caduti valorosamente in battaglia. Non importa. Io me ne vado. Sono sicuro che ci penserete da soli a farvi ammazzare.»  
«No! James resta ti prego dobbiamo restare uniti…»
Ma prima che Grace potesse finire la frase, James si smaterializzò. 

I quattro ragazzi rimasti s’ immobilizzarono di nuovo come statue, fermi in silenzio con gli occhi fissi sul punto in cui prima c'era James.
 
 
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia. 
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
«Avevate un solo e semplice ordine da eseguire...»  disse con voce inumana, gli occhi rosso fuoco delle fiamme dell'inferno. 
Si sentì il rumore di alcuni corpi che crollavano a terra a peso morto, in punti diversi della stanza. Probabilmente erano i Ghermidori che sarebbero dovuti rimanere di guardia alla cella dei prigionieri.
La ragazza non si voltò per vedere chi fosse morto. Teneva lo sguardo fisso davanti a sè, su Voldemort e anche  quando lui abbassò il suo su di lei, riuscì a sostenerlo. Non aveva più paura di lui. Ormai era consapevole del suo futuro e nient’altro avrebbe potuto renderla più forte su di lui.
«Ecco la feccia della peggior specie... chiedere la mia fiducia... la fiducia di Lord Voldemort... una notte e la notte dopo avermi già tradito... »  disse con voce crudele, «Devo supporre che hai architettato tutto questo solo per poter liberare quei mezzosangue traditori?»  
Beatrix sorrise orgogliosa. Ma la bocca era ben serrata.
Voldemort la guardava e nel mentre ordinò con una sorta di felicità nella voce: «Allora…Greyback... perché non liberi la ragazza dal suo fardello?»  
Beatrix non capì subito e presa alla sprovvista si sentì afferrare in una presa immobilizzante alle spalle. Greyback apparì davanti a lei afferrandole il braccio destro in una forte stretta e con un sorriso perverso sul volto, azzannò il suo braccio proprio nel punto in cui era tatuato il Marchio Nero. Con un solo morso il lupo mannaro le strappò la carne dal braccio. Beatrix presa alla sprovvista, non riuscì a trattenere un grido di dolore. Il braccio le andava a fuoco, ma non aveva il coraggio di guardarlo. Sentiva il sangue colarle giù per il polso e lungo la mano. Greyback sollevò la testa e guardò Beatrix con la bocca e le zanne sporche del suo sangue. Ingoiando il pezzo di carne che aveva in bocca. Sorrise, divertito. 
Beatrix che si era ripromessa di non urlare gemeva con il braccio inerte lungo il corpo.
La ragazza alzò il volto, Voldemort si rigirava la bacchetta tra le mani e il grosso serpente era ai suoi piedi.
«Questo è solo un piccolo “assaggio” di ciò che succede a chi tradisce Lord Voldemort!»  
Il serpente aprì le fauci e sibilò.
Le ritornò alla mente il corpo senza vita della professoressa Burbage e quell'orribile serpente che strisciava verso di lei e la ingoiava.
«Sfortunatamente Nagini ha già cenato stasera... »  annunciò Voldemort, leggendo nella sua mente, «Ma c'è qualcun altro qui che credo ti abbia trovato alquanto gustosa... » disse riferendosi a Greyback che la guardava con sguardo famelico «…ma prima vediamo quanto è sporco il tuo sangue traditore... » 
Non era una stupida, sapeva che sarebbe successo, era pronta. 
La maledizione non era una semplice fattura della tortura, come quella usata da Bellatrix. Questa era più simile a dei colpi di frusta e ad ogni colpo il respiro le mancava e un dolore acuto le si diffondeva per tutto il corpo, inoltre lacerava. La ferita del giorno prima che si era richiusa, si riaprì più profonda, sulla sua guancia. Il sangue cominciò ad uscire, rigandole il volto come una lacrima.
«Chi ti ha aiutato?» 
Beatrix non urlava, non si muoveva, ne parlava. Rimase immobile, in ginocchio. Cercando di tenere chiusa la mente per evitare che Lui la leggesse.
Beatrix incassò altri colpi della maledizione su tutto il corpo. Tremò, ma rimase sulle ginocchia. “Non devo mollare” si ripeteva.
«Dimmi... il...nome...del...traditore »  
Questa volta cadde distesa sul pavimento, stringendo forte i denti e serrando i pugni per non urlare dal dolore.
Cominciò a colpirla sulla schiena. Sentiva il tessuto della maglia squarciarsi ad ogni colpo e il sangue inzupparle la maglia.
Sentì ridere, una risata di gioia e di piacere, era Bellatrix e in quel momento capí che non erano soli in quella stanza, ma bensì c'era un pubblico.
La ragazza cercò di tirarsi sù, ma venne colpita ancora. La schiena le bruciava come fuoco. «E' così... non t'importa se faccio del male a te...scommetto che se torturassi qualcun altro cominceresti a parlare...non è vero?» 
Un silenzio carico di tensione si accumulò nella stanza, perfino Bellatrix smise di ridere. 
Voldemort si mise lentamente a girarle intorno, «Se non mi dici il nome, li ucciderò tutti... A cominciare da lui! »  disse con voce gelida, puntando la bacchetta contro suo cugino, Draco.
«Mio Signore… »  esclamarono all'unisono Narcissa e Lucius, in tono supplichevole.
«Silenzio! »  ordinò Voldemort.
«Mio Signore! »  ripeté un'altra voce, in tono deciso.
Voldemort guardò qualcuno, minaccioso.
«Se mi permette di parlare, Mio Signore... so chi è il traditore... o meglio... chi era...»  chiarì Scabior. «Strify... Mio Signore... era da poco entrato a far parte del mio gruppo di Ghermidori. Aveva ottenuto la nostra fiducia consegnandoci la Burbage... prima lavorava per Silente come Guardiano ad Hogwarts... »  Scabior parlava con voce sicura, bassa, ma profonda, a tratti con un timbro crudele «...probabilmente ha conosciuto questa feccia a scuola e l'ha aiutata... forse quando ne abbiamo perso le tracce, durante l'incendio... »  
Beatrix si rese conto che in qualche modo doveva supportare quello che stava dicendo Scabior, la ragazza che lentamente si era rimessa sulle ginocchia, si voltò di scatto verso Scabior che scoprì essere proprio dietro di lei e che probabilmente era stato lui a tenerla ferma quando Greyback la mordeva e con tutto il disprezzo che aveva in corpo gli urlò: «Lo hai colpito alle spalle, bastardo!» 
Sul volto di Scabior si dipinse un espressione spaventosa che non gli aveva mai visto prima. Le sferrò un calcio alle costole che le tolse il fiato dai polmoni.
Voldemort alzò un sopracciglio, ridendo compiaciuto insieme a Bellatrix, mentre la ragazza respirava a fatica.
«... di sicuro al Mio Signore non può essere sfuggita l'assenza del ragazzo durante la riunione e il ritardo della ragazza... questo spiega molte cose, oltre al fatto che lei è stata la prima ad uscire... probabilmente per raggiungere gli altri e scappare. Sono riuscito a bloccarli, prima che varcassero il cancello e si smaterializzassero. Sembrava che discutessero, a quanto pare lei voleva restare... comunque può trovare ciò che resta di quella feccia, davanti al cancello... »  
Voldemort alzò la bacchetta e Beatrix si preparò ad incassare il colpo. Ma questa volta fu Scabior a venire colpito.
«Idiota! Mi serviva vivo! Comunque almeno uno dei traditori è stato sistemato... ritornando a questa qui… sto ancora pensando a cosa farne di te... se darti in pasto a Greyback... o ucciderti io stesso, ma mi domando se vali tanto onore... » 
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui e per la prima volta parlò sorridendo: «Non sarai tu ad uccidermi!» 
«Come preferisci... »  sussurrò Voldemort con un sorriso malvagio guardando Bellatrix che ricambiò. 
La ragazza si sforzò di sollevarsi sui gomiti e di rimettersi in ginocchio. Sentiva che le forze la stavano lasciando, aveva perso troppo sangue e si sentiva mancare.
«Tuttavia possiamo apporre una piccola modifica alla tua visione. Il tuo destino ora è nelle mie mani. » 
Beatrix prese tutto il coraggio che le rimaneva e disse: «Allora uccidimi, Voldemort! Non ho più paura di te, non più dopo che ho visto come morirai…»
Le braccia non la ressero più, scivolò nel suo stesso sangue e picchiò la testa contro il pavimento freddo, mentre il suo corpo era scosso dalla maledizione di Bellatrix e nel mentre cominciò a tossire sputando altro sangue. Restò in apnea per alcuni secondi.

«Mio Signore, mi permetta di uccidere questa feccia...»  chiese la donna, con voce disumana.
Voldemort alzò una mano per zittire la donna, sorrise lentamente e poi scoppiò in una risata malvagia.
«Ora capisco... con la mia hai visto anche la tua morte! Volevi rimediare… volevi che fosse nobile… TU HAI PAURA! Non sei altro che una codarda!»
«Morire per gli amici... che cosa stupida! Moriranno comunque cercando di fare gli eroi e allora la tua morte sarà stata inutile. Mi assicurerò che sarà così, puoi starne certa! Come tu stessa mi hai predetto, distruggerò Hogwarts e finirò Potter, annienterò dalla faccia della terra ogni singolo sporco babbano e mezzosangue e sarò il padrone di un nuovo mondo, ogni uomo, donna, bambino che ucciderò sarà sulla tua coscienza perché è grazie a te che mi hai procurato lo strumento per completare il mio piano… »  

La ragazza non doveva abbassarsi a credere alle parole di Voldemort, non doveva neppure ascoltarlo, eppure i suoi occhi erano pieni di lacrime. Tentò di tirarsi su, ma tutto attorno a lei sembrava farsi sempre più nero.
«Ma quanto ti ci vuole a morire?» «Devo ammettere che non mi aspettavo una simile resistenza… non commetterò lo stesso errore…»  Voldemort sogghignò ed ordinò: «Scabior, raduna alcuni dei tuoi uomini, trovate i Todd... ho già perso troppo tempo con loro... » 
«...e una volta trovati?» 
« Uccideteli! »  ordinò Voldemort, dicendo questo alzò lo sguardo verso le persone nella stanza: «Faremo finta che non siano mai esistiti.» 
La ragazza con una nuova forza straordinaria si riuscì a tirare su e con uno sguardo carico d'odio, sputò ai piedi di Voldemort.
Gli occhi del diavolo bruciavano come fiamme.
«Avada… »  
Qualcuno bussò alla porta.
«Spero per te che sia importante, o t’ucciderò al posto suo!»  urlò Voldemort inumano.
«Mio Signore! »  iniziò a dire una voce piagnucolosa, «Potter è stato avvistato a Hogsmeade!»
Un attimo dopo Beatrix scivolò nell’oscuritá che la circondava. In lontananza sentí la voce di Voldemort che ordinava:
«Greyback puoi prenderla é tua! E per quanto riguarda voi Malfoy… provate ad aiutarla e la condanna sarà la stessa dei Todd!» 
   
 
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