Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Aralinn    21/11/2017    1 recensioni
Una ragazza, un libro, un altro mondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAP. 2   IL LIBRO

 

Per tutto il tragitto verso casa morivo dalla voglia di leggere quel libro, ma mi ero ripromessa che lo avrei iniziato quella sera dopo cena.

Una volta arrivata  a casa, la cena era già pronta in tavola e i miei genitori mi accolsero con un grande abbraccio. Per noi era strano non  vederci per tutto il giorno, solitamente mangiavamo sempre insieme o almeno con uno dei due. Mi ero appena seduta quando iniziarono a riempirmi di domane:

“ Com’è andata? Ti sei divertita? La biblioteca è un po’ incasinata da quando abbiamo iniziato i lavori, ma come ti è sembrata?” mio padre era sempre stato così, si preoccupava per me in maniera allarmante quasi:

“ E’ andata bene, devo ammettere che Lady Agatha è una persona molto capace nell’intrattenere gli ospiti. La biblioteca nei sotterranei è bellissima, vorrei davvero poterci tornare presto. Perché non me ne avete parlato?” loro mi avevano guardato stupiti:

“ Ma Becky non c’è nessuna biblioteca nei sotterranei” aveva risposto mia mamma, io sempre più convita:

“ Ma si che c’è! La porta d’ingresso è decorata magnificamente e all’interno ci sono tre librerie e  un caminetto, il tutto è illuminato dalla luce delle candele. Sembrava di essere in posto magico” mia madre continuava guardarmi come se stessi dicendo una castroneria:

“ Tesoro non c’è nessuna biblioteca la sotto, abbiamo ispezionato tutto il castello e non abbiamo visto niente di simile” mi stavano per caso dando della pazza visionaria?

“ Vi dico che l’ho vista e ci sono stata! Forse non ci siete potuti andare, Miss Landlay dice che solo Lady Agatha e i suoi invitati ci possono entrare” loro mi guardavano ancora un po’ sospettosi e questa volta era stato mio padre a parlare:

“ Pixie noi siamo stati nei sotterranei e c’è una stanza con il camino e le librerie, ma è orribile, rovinata e piena di polvere, ragni e ragnatele. E’ comunque possibile che la stanza di cui parli sia ad esclusivo ingresso di Lady McKinnon come dici tu.” poi mi aveva sorriso comprensivo.

Avevamo mangiato il dolce, preso il caffè e poi  ero andata a preparare per andare a dormire. Una volta a letto avevo deciso di cominciare a leggere il libro. Da quando lo avevo preso in mano avevo iniziato a provare una strana sensazione, come se quel libro e io fossimo una cosa sola; passavo la mano sulla copertina di pelle e la sentivo liscia e morbida sotto le dita, ma la cosa che più mi stupiva era che era calda e ogni tanto avvertivo delle piccole scosse elettriche. 

Era tutto dannatamente troppo strano, comunque ero decisa a leggere qualche pagina così lo avevo aperto e avevo letto le prime righe:

 

Quando la luna nel cielo splende,

Il lago dei Fey di luce si accende,

Il giorno di festa, lì ti devi recare.

Se per la vera magia la via vuoi trovare.

 

Piaciuta la filastrocca mio caro lettore?

Sono o non sono un bravo scrittore?

Ma bando alle ciance; a te  mi rivolgo,

E per il tuo destino un poco mi dolgo.

 

In molti questo libro in mano hanno preso, 

Ma pochi il cammino hanno infine intrapreso.

Ciò ch’hai di fronte è una grande avventura!

Un solo consiglio… Lascia a casa la paura.

 

Ileos Minch Scrivano di corte

 

La filastrocca mi era sembrata molto carina, e quindi avevo deciso di continuare a leggere, ma con mia grande sorpresa il libro finiva lì, le altre pagine erano completamente bianche, le avevo sfogliate una per una, ma niente! Tutto completamente bianco. Che razza di scherzo era quello? Tutte quelle storie per scegliere un libro e poi me lo ritrovo bianco. Forse in paese avevano ragione nel dire che Lady McKinnon era un po’ suonata. 

Un po’ amareggiata avevo appoggiato il libro sul comodino accanto al letto e avevo deciso di guardare qualcosa in streaming, ma stranamente poco dopo aver messo via il libro avevo iniziato ad avere sonno, un sonno tremendo. In pochi minuti mi ero addormentata, e tutto intorno a me era diventato buio.

Quando avevo riaperto gli occhi mi ero guardata intorno, non ero più a casa mia, ma in una piazza di una qualche cittadina; intorno a me la gente si accalcava intorno alle bancarelle, dalle quali si alzavano  le grida dei mercanti che cercavano di incitare i clienti a comprare.

Tutto sembrava uscito da uno dei miei libri fantasy: il posto, le persone e come erano vestite, la musica e le grida, tutto ricordava il medioevo. 

Io mi ero guardata ed ero ancora vestita con il mega-pigiama di pile bianco e rosa e sembrava che la gente che mi passava vicino, non solo non mostrava alcun interesse per il mio vestiario, ma, addirittura, sembrava non tenere conto della mia presenza, quasi fossi invisibile.

Con quella consapevolezza avevo iniziato a camminare per la piazza e ad ammirare le bancarelle: alcune vendevano magnifici vestiti, nei tessuti più vari, altre erano piene di monili, profumi e gioielli della forme più strane e infine quelle più belle e curiose, erano quelle che vendevano bevande e cibo: gli odori si spargevano per la piazza, e quando ti avvicinavi potevi avvertire il profumo della moltitudine di spezie o del vino caldo, che veniva servito con i dolci.

Mentre passeggiavo, non facevo minimante caso alla gente che avevo intorno, tanto non mi notavano, anzi spesso sentivo qualcuno che mi sbatteva su una spalla, senza nemmeno capire chi o cosa avesse urtato; sembravo un fantasma.

Poco più lontano in una piazzetta più piccina, vicino ad una taverna, un giovane ragazzo sulla ventina con una cetra suonava per accompagnare il canto di una ragazza, anche lei sulla ventina. Non potevo avvicinarmi troppo a causa della folla perciò non vedevo bene il loro aspetto, ma la musica e l’atmosfera che creavano, mi avevano completamente catturato.

Non so quantificare per quanto tempo fossi rimasta là ad ascoltare quella musica, la cosa che so di  sicuro è che quella scena idilliaca era durata troppo poco.

Ero stata strappata alla musica da l’urlo di quello che poteva sembrare un bambino:

“ Vi prego, non ho fatto niente di male! Volevo solo dare una mano” come attirata da una calamita avevo raggiunto il luogo da cui proveniva la voce, percorrendo un paio di stretti vicoli ero arrivata di fronte ad una scalinata, ai piedi della scalinata si era raccolta una piccola folla, che urlava e inveiva contro qualcuno, senza pensare mi ero spinta in mezzo alla gente fino a raggiungere la prima fila. 

Davanti hai miei occhi si era presentata una scena inquietante: un ragazzino di circa dieci anni coperto di ferite e lividi, che piangeva e singhiozzava, mentre un uomo lo teneva per i capelli e gli urlava in faccia:

“ Cosa credevi di fare? Cosa hai fatto a mia figlia?” il ragazzino piangeva e cercava di liberarsi:

“ Giuro che non le ho fatto niente, l’ho solo aiutata. Lo giuro!” io intanto mi guardavo intorno cercando di trovare qualcuno che aiutasse il ragazzino, provavo a tirare maniche o ad urlare in faccia alla gente, ma nessuno mi ascoltava, ero invisibile.

Intanto, l’uomo continuava ad urlare:

“ Dì a tutti come hai fatto a guarirla” urlava rivolto al ragazzino e poi verso la folla che cominciava a crescere:

“ Mia figlia Molly aveva la febbre, il dottore diceva che sarebbe morta. Questo qua ha usato la magia!” urlò dopo aver mollato un altro schiaffo al bambino.

Un mormorio spaventato aveva iniziato ad attraversare la folla:

“ Magia? E’ uno di loro.. Dobbiamo eliminarlo, per il bene di tutti… Sono pericolosi..” ma di che diavolo stavano dicendo, volevano uccidere un ragazzino? Volevano ucciderlo perché aveva salvato una vita? Erano completamente pazzi. Ero corsa verso il bambino e avevo provato a tirarlo, ma senza successo, non si rendeva nemmeno conto che lo stessi toccando e intenta continuava a pregare:

“ Vi prego non fatemi del male. Io non so come ho fatto, so solo che lo posso fare. Volevo solamente dare una mano” intanto dalla folla si alzavo grida di rabbia:

“ Deve morire! E’ un pericolo per tutti” l’uomo aveva preso il bambino per il collo e aveva iniziato a stringere, voleva strangolarlo. 

Calde lacrimi di rabbia e frustrazione avevano iniziato a scorrere sul mio viso, che diavolo stavano facendo, che razza di barbari erano questi? Dentro di me pensavo:

“ Svegliati, svegliati e solo un sogno” eppure non riuscivo a svegliarmi; ero bloccata lì, ad assistere a quello spettacolo orrendo. 

Mentre mi arrendevo all’inevitabile fine della scena che avevo davanti, dalla folla si era alzata una voce:

“ Lascia immediatamente il ragazzo o dovrai vedertela con qualcuno più grosso di te” sia io che l’uomo ci eravamo voltati verso il punto da cui proveniva la voce: un uomo alto più di due metri spiccava dalla folla, non era solo molto alto, ma  anche muscoloso, sembrava un gigante.

Con pochi passi si era avvicinato all’uomo e adesso  che riuscivo a vederlo meglio, potevo notarne il viso: i tratti somatici delineavano l’aspetto di quello che avrei definito con la parola “Orco”: le orecchie a punta, il naso schiacciato, i denti, o meglio le zanne, spuntavano dal labbro inferiore e la pelle aveva una strana colorazione tra l’abbronzato e il verdastro. La sua figura imponete veniva accentuata da un lungo cappotto di pelle marrone che svolazzava ad ogni suo paso e da una lunga spada che teneva legata la fianco, su cui aveva poggiato la mano.

Aveva affiancato l’uomo e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, stringendo; sul volto dell’uomo era apparsa una smorfia di dolore:

“ Ho detto che devi lasciare il bambino, subito. E’ la seconda volta che te lo chiedo gentilmente, la prossima, lo strapperò dalle tue mani gelide, ci siamo capiti?” l’uomo era sbiancato e aveva mollato la presa, il ragazzino aveva iniziato a tossire e si era trascinato dietro all’uomo più alto.

L’aguzzino del ragazzo che fino a quel momento era rimasto in silenzio aveva urlato all’uomo alto:

“Chi diavolo sei per interferire con gli affari altrui? Quel ragazzino è maledetto! E’ uno di loro! Merita la morte” c’era talmente tanta rabbia e violenza in quelle parole che mi fecero venire i brividi, l’uomo invece era rimasto impassibile, come una statua:

“ Sono Brock Millians della Carovana Alistar e sono maledetto tanto quanto quel bambino. Se volete ammazzare lui dovete prima vedervela con me. Ma non so quanti di voi moriranno prima di riuscire a farmi cadere” la voce era calma e sembrava non aver alcun rancore verso la folla. 

Poi si era voltato, senza curarsi delle persone intorno a lui, e si era abbassato per parlare con il ragazzo, che era ancora scosso e piangeva senza fermarsi.

Io avevo provato ad avvicinarmi, ma appena avevo fatto un passo il modo aveva iniziato a girare e tutto si era fatto sfocato.

Mi ero risvegliata di colpo, nel mio letto, madida di sudore e mi ero messa seduta. Ancora scossa avevo passato una mano in faccia e avevo sentito le guance bagnate: avevo pianto. Avevo guardato in basso e la federa del cuscino era bagnata dalle lacrime.

Senza pensare avevo preso il libro in mano: adesso era freddo, le scariche elettriche non c’erano più e l’unica emozione che mi trasmetteva era un enorme vuoto.Sempre con  il libro tra le mani ero arrivata alla finestra e avevo guardato fuori: era quasi l’alba e la luce chiara e rosea del iniziava a bagnare l’orizzonte. 

Il sogno mi aveva sconvolto più di quanto pensassi, non sarei riuscita a riaddormentarmi; così avevo deciso di rimanere lì a guardare il sole che nasceva, sperando che avrebbe riscaldato anche me.

Ero rimasta seduta accanto alla finestra per un paio d’ore, finché non avevo sentito i miei genitori alzarsi, quindi ero scesa di sotto e avevo preparato la colazione per tutti, ma ancora scombussolata dalla notte precedente avevo a malapena mangiato qualcosa, prima che i miei uscissero avevo parlato con loro:

“ Papà per favore puoi accompagnarmi in paese oggi pomeriggio?” lui mi aveva guardato e aveva sorriso:

“ Certo Pixie. Come mai vuoi tornare in biblioteca?” io avevo forzato un sorriso:

“ No. C’è un locale molto carino in città pensavo di portarmi i miei libri e andare a leggere lì.” lui mi aveva guardato con sospetto e io mi ero giocata il jolly:

“ Fanno delle torte buonissime” lui era molto più goloso di me, aveva fatto un sorriso a trentadue denti:

“ D’accordo, ma solo se prometti di comprarne uno per sta sera” e mi aveva fatto l’occhiolino:

“ Va bene” io avevo sorriso a mia volta, sapevo perfettamente che non avrebbe resistito al richiamo della torta, se possibile era più goloso di me.

Avevo passato la mattinata a vegetare per casa tra il divano e il mio letto, avevo mangiato poco e niente e non avevo più preso in mano il libro, che adesso se ne stava appoggiato sotto la finestra della mia camera.

Non riuscivo a togliermi di dosso la sensazione di freddo che mi pervadeva da quando mi ero svegliata, sembrava quasi che il calore avesse abbandonato il mio corpo e che in mene fossero rimaste solo paura e tristezza. Quel maledetto sogno sembrava talmente reale, talmente vivido, che mi aveva lasciata completamente scombussolata.

Verso le tre mio padre era arrivato a casa per accompagnarmi in paese, senza pensare ero corsa su per le scale avevo recuperato il libro e la borsa e mi ero fiondata in macchina.

Una volta in città  mi ero diretta senza pensare troppo al bar pasticceria dove avevo incontrato Nigel. Questa volta mi ero soffermata ad osservare l’insegna: era grande e azzurra con disegnata una fatina che indicava il nome del locale:” Duncan’s cakes” . 

Visto che il freddo iniziava a farsi sentire avevo deciso di entrare; una volta aperta la porta ero stata accolta dal  viso sorridente del proprietario:

“ Buon pomeriggio Miss. Vedo che è tornata a trovarci” io ero entrata e mi ero avvicinata la bancone:

“ Non potevo non tornarne. La sua torta di albicocca era talmente buona, che non potevo non assaggiare le altre” mentre parlavo scrutavo la vetrina dei dolci con l’acquolina in bocca:

“ E per favore mi dia del tu”Duncan mi aveva osservato un po’ e poi era scoppiato in una fragorosa risata:

“Beh se vuoi un consiglio oggi abbiamo una torta di mele ottima, soprattuto se accompagnata da una buona cioccolata calda, oppure una cheesecake alle fragole da abbinare ad un buon tè hai frutti rossi” io ci avevo pensato un po’ su:

“ Penso che prenderò la cheesecake alle fragole. Per cortesia può portarmela al tavolo dell’altra volta?” lui aveva iniziato a trafficare dietro il bancone e aveva detto:

“ Certo che si.” dopo quella risposta mi ero avviata verso il tavolo della volta precedente; essendo proprio davanti alla finestra mi permetteva di guardare fuori e di osservare la gente.

Dopo poco era arrivata la mia ordinazione:

“ Ecco a te.” io avevo sorriso:

“Grazie” poi mi ero abbassata per prendere il libro dalla borsa e l’avevo appoggiato sul tavolino.

Mi faceva ancora un po’ strano prenderlo in mano, adesso il calore era leggermente tornato, ma rispetto a quello che avevo provato il giorno prima nello sceglierlo era comunque tutta un ‘altra cosa. Di certo non potevo avere paura di quel libro per sempre e poi dovevo capire come mai quel libro era completamente bianco ad eccezione di una pagina.

Dopo qualche minuto e una dose di coraggio alle fragole, avevo nuovamente aperto la copertina sta volta nella prima pagina, fino alla sera prima bianca, c’era scritto, con un inchiostro nero e con una grafia molto sofisticata: “ Rebecca D’Altieri” . Per un paio di secondi avevo trattenuto il fiato, fino alla sera prima la pagina era bianca e adesso c’era scritto il mio nome. Come diavolo era possibile visto che io non ricordavo di aver scritto nulla e che, cosa ancora più importante, quella non era la mia grafia? Sempre più perplessa avevo voltato pagina e avevo trovato nuovamente la prima filastrocca: apparentemente era stata scritta dalla stessa persona che aveva scritto il mio nome. Più andavo a vanti e più quella situazione mi sembrava strana, un po’ nervosa avevo infine girato la pagina, sperando di trovare un foglio bianco:

 

Cara bambina sei stata al castello,

Parlar con la Lady era il primo livello.

Sembrava un po’ strano ciò che ti ha chiesto di fare,

Tre tutti quei tomi, il TUO dovevi trovare.

 

La magia ti ha guidato mia cara bambina,

E all’inizio della storia sei sempre più vicina.

Il sogno che hai fatto, molto ti ha provato,

Anche se ancora non sai, che i tuoi alleati ti ha mostrato.

 

Cara ragazza più in la non mi spingo,

La storia la fai tu, io al massimo la dipingo,

 

Quello che avevo davanti agli occhi non era solo una filastrocca, ma sotto c’era scritto nei minimi dettagli tutto quello che avevo fatto dal momento in cui ero entrata in possesso del libro. Perfino il sogno era descritto in ogni sua minima parte.

Sentivo il cuore battermi forte nel petto, che stava succedendo? Come poteva succedere che il dannato libro si scrivesse da solo? Mi ero alzata di scatto e ero andata al bancone:

“ Scusi, per caso Nigel, il maggiordomo di Lady McKinnon, è già passato oggi?” lui mi aveva guardato un po’ strano:

“ No Miss, non si è fatto vedere. Perché?” io gli avevo fatto un sorriso fittissimo e avevo cercato una buona scusa:

“ L’altro giorno, quando sono andata al castello ho dimenticato di dire una cosa importante a Lady McKinnon, se lasciassi un messaggio, potrebbe darglielo la prossima volta che viene a prendere i dolci, per favore?” Avevo fatto uno sguardo supplichevole, il proprietario mi aveva guardato e aveva sospirato:

“ D’accordo ragazzina, scrivi un biglietto e lo metterò nel pacchetto di Milady” io ero corsa al tavolo e avevo scritto il biglietto e poi lo avevo consegnato a Duncan:

“ Grazie mille. E per cortesia visto che sto per andare via, po' prepararmi tre fette di torta  assortite deportare via?” lui aveva sorriso e si era messo a preparare il pacchetto.

Io ero tornata al tavolo e avevo frettolosamente scritto un biglietto a Lady McKinnon, che poi avevo consegnato a Duncan, lui mi aveva guardato un po’ strano, mentre mi passava il mio pacchetto con le torte:

“ Miss ti do un consiglio anche se non me lo hai chiesto. Non immischiarti nelle faccende del castello, succedono strane cose in quel posto. Sei una ragazza simpatica, mi dispiacerebbe se ti succedesse qualcosa” un brivido mi aveva percorso la schiena:

“ Grazie del consiglio, starò attenta. Posso chiederle se ci sono dei taxi in città?” lui mi aveva sorriso:

“ Ce n’è uno solo e non lo prende mai nessuno, lo trovi in fondo alla strada” io avevo sorriso a mia volta e mi ero avviata fuori.

Come aveva detto il proprietario avevo trovato il taxi infondo alla strada; il conducente era stato molto cortese e dopo avergli detto l’indirizzo ero tornata a casa.Il resto del pomeriggio era passato lento e senza nessun evento rilevante. 

Verso l’ora di cena aveva squillato il telefono:

“ Pronto, Becky?” la voce di mia mamma era allegra la telefono:

“ Mamma? Che succede? Come mai chiami a quest’ora?” la risposta non era arrivato subito:

“ Tesoro, stai tranquilla, non è successo nulla.  Volevo solo avvertirti che sta sera non torneremo a cena. Lady McKinnon ci ha invitato e non potevamo dire di no, spero non ti dispiaccia stare da sola” nonostante sapessi che i miei genitori sarebbero tornati il prima possibile, una strana paura aveva iniziato a nascere dentro di me:

“ No, no! Tranquilli. Verso che ora dovreste tornare?” cercavo di mantenermi calma per non farli preoccupare:

“ Credo che saremo a casa verso le undici, undici e mezza la massimo” poi aveva fatto una pausa:

“ Oh! Quasi dimenticavo. Lady McKinnon ti ha invitato domani per il tè, ha detto che le fa piacere la tua compagnia. Ovviamente se non hai voglia, non sei costretta ad andare.” un’idea mi era balenata in testa, aveva ricevuto il mio biglietto:

“ Mi fa piacere prendere il tè con Lady Agatha, a che ora passeranno a prendermi?” volevo delle risposte e le avrei avute:

“Penso come l’atra volta. Ci chiamano per la cena. A domani Becky” e mia aveva mandato un bacio:

“ A domani mamma” avevo chiuso il telefono e mi ero diretta in cucina.

Visto che i miei genitori non sarebbero tornate per cena, avevo deciso di prepararmi una bella tazza di latte e caffè e di cenare con quello e dei biscotti. Per concludere il tutto avevo mangiucchiato la mia cena tutt’altro che sana sotto le coperte in compagnia di un buon film. Dopo gli aventi della sera precedente non volevo assolutamente fare un altro sogno come quello.

Avevo resistito fino a poco dopo le dieci e poi ero crollata in un sogno agitato e senza sogni. La mattina successiva quando mi ero alzata i miei genitori erano già usciti: in cucina avevo trovato un loro in cui si scusavano per la sera prima e mi ringraziavano per la cheesecake, che avevo deciso di mangiare per colazione. In fondo al biglietto c’era una nota di mio padre, in cui mi rimproverava per aver cenato con latte e biscotti. Questa cosa mi aveva strappato un sorriso

Nonostante fossi riuscita a riposare più del giorno prima, al sensazione di disagio non era andata via; in più della notte appena passata mi era rimasta impressa una sola cosa: una flebile voce di donna che mi chiamava.

O stavo diventando pazza o in fondo a tutto c’era qualcosa di più e l’unica che poteva darmi delle risposte era Lady McKinnon.

Anche questa volta mi ero preparata con cura e avevo atteso la macchina mandata dal castello, ma invece che eccitazione, provavo solamente disagio e una leggera paura; paura per quello che mi avrebbe potuto rivelare, paura dell’ignoto.

L’autista era arrivato puntualissimo e  come la volta precedente, avevamo percorso il tragitto in religioso silenzio. 

Arrivata al castello ero entrata e avevo visto Nigel che mi aspettava:

“ Buon pomeriggio Miss Rebecca, se volete seguirmi vi scorterò da Milady. Vi aspetta nella biblioteca privata” io avevo fatto un cenno d’assenso  con il capo incapace di proferire parola e l’avevo seguito. Avevamo percorso lo stesso identico corridoio, le stesse scale e alla fine mi ero ritrovata in quella stessa biblioteca che, fino a due giorni prima, mi era sembrata così accattivante; ora mi metteva solo una grande angoscia addosso, perché sapevo che quello che avrei scoperto avrebbe cambiato la mia vita.

Lady Agatha mi aspettava seduta sulla sua poltrona, rivolta verso il fuoco, con un espressione seria in volto:

“ Buon pomeriggio Milady. Grazie per aver accettato di vedermi” avevo timidamente detto io, dopo essere entrata, lei si era alzata in piedi e mi aveva guardata preoccupata:

“ E come avrei potuto, di grazia, non volerti vedere dopo il tuo messaggio? Vi prego Lady Agatha, devo vedervi al più presto. C’è qualcosa che non va con il libro o forse sono io che so impazzendo. Sono sicura che sono voi possiate darmi delle risposte.” nella sua voce c’era una lieve rabbia, io avevo avuto la tentazione di abbassare lo sguardo, ma poi  l’avevo guardata dritta negli occhi:

“ Io devo sapere quello che mi succede! Il libro si scrive da solo. Faccio sogni strani. Sento delle voci che mi chiamano. I miei genitori mi credono pazza a causa di questo posto, che a detta loro non esiste. Sto impazzendo? Mi state facendo uno scherzo? Che posto è questo? E chi siete voi?” la mia voce si era alzata di qualche tono ed ero rossa in viso, mentre riprendevo fiato avevo sentito Nigel dire qualcosa alla signora:

“ Se è stata scelta, merita di sapere la verità” l’anziana signora si era rimessa seduta e aveva tirato un sospiro:

“ Come sempre hai ragione vecchio mio. Puoi per cortesia prepararci del tè?” lui aveva fatto un inchino e aveva lasciato la stanza. Lady Agatha mi aveva fatto cenno di sedermi:

“ Nigel ha ragione, hai diritto di sapere. Quindi cominciamo dalle cose più semplici. Mia cara bambina tu non sei un semplice essere umano, sei una mezzosangue o come venite chiamati una feychild, una bambina Fey” io avevo sgranato gli occhi, era pazza forse?

“ Non guardarmi come se fossi pazza, non lo sono. Rebecca cara, uno dei tuoi antenati, probabilmente da parte di madre, era quello che noi chiamiamo un Fey, ovvero una fata. So che può sembrarti assurdo, ma è così. I tuoi occhi ne sono la testimonianza. Voi avete sempre caratteristiche fisiche particolari, fino alla mostruosità per alcuni. Per fortuna non per te” lei mi aveva sorriso e io sempre più sconvolta nn riuscivo ad ammettere alcun suono:

“ La risposta  alla tua domanda sul perché i tuoi genitori non conoscono questo posto è facile. in loro non c’è magia. O per lo meno non ce n’è abbastanza. Anche per me è difficile; io posso stare qui solo grazie ad un artefatto magico che amplifica quei pochi poteri che ho.” poi mi aveva preso le mani:

“ Ma tu, bambina mia, da quello che mi dici sembri avere poteri straordinari. Nella mia vita non ho conosciuto nessuno come te” io avevo preso un profondo respiro:

“ Quindi sta cercando di dirmi che sono…magica?” lei era scoppiata in una risata argentina:

“ Più o meno si, e il libro l’ha confermato” io l’avevo guardata dubbiosa:

“ Il libro?” lei aveva fatto cenno di si con la testa:

“ Certo! Il libro più essere preso solo dal suo proprietario! Lui ti ha scelto ora sta a te completare o meno la storia” più parlava e più i miei dubbi aumentavano:

“ Completare la storia? Il libro mi ha scelta? E lei come fa a sapere tutto questo?” lei si era alzata ed era andata vicino al camino, sopra al quale era posto un grande libro rilegato in pelle dorata; Lady McKinnon l’aveva preso in mano e si era poi riseduta davanti a me:

“ Prima di spiegare oltre devo finire la storia che abbiamo iniziato due gironi fa. Come ti ho già detto l’uomo decise di rimanere a guardia del lago, per difenderlo e promise che la sua stirpe avrebbe fatto altrettanto. Nonostante non amasse nessun’altra, se non la donna misteriosa, decise di sposarsi ed ebbe molto figli e nipoti. Ormai vecchio e prossimo alla morte decise di andare per l’ultima volta in riva al lago a lui tanto caro e pregò la luna e tutti gli astri celesti di permettergli ancora una volta di vedere la sua amata. La preghiera fu esaudita. Dopo pochi istante il lago iniziò a brillare e poco dopo sulla riva apparse la donna, ancora bella e giovane come lui la ricordava. Lei le si era avvicinata e vedendolo in quello stato aveva iniziato a piangere, sapeva anche lei che la morte dell’uomo stava per raggiungerlo. L’uomo le chiese nuovamente di andare con lei, ma lei rispose che era impossibile, che solo alcune persone potevano passare da un mondo all’altro. 

Solo coloro che possedevano la magia ne sarebbero stati in grado.” io l’avevo guardata:

“ Cosa significa tutto questo?” lei aveva fatto un cenno con la mano, come per dirmi di aspettare la fine:

“ Ovviamente nel tempo che era trascorso l’uomo era diventato ancora più ricco e potente e si era costruito un enorme castello. La donna decise allora di fare un dono all’uomo e alla famiglia che si era prodigata tanto per proteggere il lago: incantò una delle stanze e regalò all’uomo due oggetti, un libro e una collana; il primo conteneva storie ancora da scrivere e la seconda permetteva di vedere oltre il velo della normalità, con gli occhi di chi possiede la magia. Prima di partire diede un ultimo compito all’uomo: trovare quei pochi che avevano la magia in loro, perché se mai avessero varcato la soglia tra i due mondi, grandi cose sarebbero state lì ad spettarli. Fatto ciò la donna scomparve e sta volta per sempre. L’uomo morì poco dopo, facendo promette ai suoi figli di proseguire nella missione e di trovare coloro che erano capaci di viaggiare tra i mondi” una lacrima sfuggi al controllo dell’anziana signora e io non avevo potuto fare a meno di avvertire una fitta la cuore sentendo quella storia tanto triste:

“ Ma questo cosa c’entra con me? E’ solo una storia dopo tutto” avevo detto io, lei aveva scosso il capo:

“ Il nome dell’uomo era Callum McKinnon ed era il capostipite della mia famiglia. La valle in cui viveva era La Valle di Feymoon. E il lago della storia si trova nella foresta dietro al castello.” io avevo sgranato gli occhi e lei mi aveva sorriso:

“ E io, Agatha McKinnon, sono la guardiana del lago e colei che guida i viaggiatori tra i mondi al loro destino. Tu non sei stata scelta a caso, ho visto cosa c’è scritto nel tuo libro. E temo il tuo cammino sarà tutt’altro che facile” io ero rimasta a bocca aperta e lei aveva riso:

“ Ho risposto alle tue domane?” io avevo scosso la testa come per svegliarmi:

“ Io non so cosa dire… Perché io? E lei come fa a sapere cosa c’è scritto nel mio libro?” lei aveva ripreso a spiegare:

“ Perché tu non mi è dato saperlo, il destino ha voluto così. Mentre per quanto riguarda il libro, lì c’è scritta la tua storia nei minimi dettagli e io vedo tutto quello che fanno i prescelti nel mio libro, quello che la donna, Selene così si chiamava, ha donato al mio antenato” io avevo guardato il libro che aveva tra le mani, com’era possibile? La donna aveva continuato a parlare:

“ La festa si avvicina e tu devi scegliere cosa fare. Come ti ho detto l’atra volta alcuni hanno fatto grandi cose altri si sono perduti. Spetta a te decidere” io ero sempre più confusa:

“ Come posso decidere se non so nemmeno a cosa vado incontro. E poi quanto manca alla festa?” lei aveva continuato a sorridere, indicando le due librerie:

“ Nessuno di loro sapeva a cosa andava incontro, hanno accettato la sfida, tu ne sarai capace? La festa è questo fine settimana. Se deciderai di venire, ti spiegherò tutto il giorno stesso. Ovviamente se decidi di venire alla festa, non sari comunque obbligata a continuare il tuo percorso” io ero ancora stralunata e leggermente intontita, così avevo solo fatto un cenno con la testa, prima di alzarmi e andare verso la porta. 

Prima che potessi uscire, lei mi aveva chiamato:

“ Rebecca  ti è stato fatto un grande dono. Rimanendo qui lo sprecheresti solamente” non avevo nemmeno risposto e me ne ero andata a casa.



NOTE DELL'AUTRICE: Spero che il capitolo vi piaccia e che gli errori di forma e battitura siano diminuiti rispetto al capitolo precendente 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Aralinn