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Autore: paige95    22/11/2017    2 recensioni
Un amore grande può essere veramente finito?
/Almeno vent’anni di matrimonio alle spalle e due figli adolescenti. Ron e Hermione però - nonostante i presupposti potrebbero far pensare il contrario - non avevano esitato a firmare il loro divorzio, la fine della loro vita insieme e il fallimento del loro amore. /
Dedicata con grande affetto a HarryPotter394
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Redenzione
 
 
Non lo avrebbe mai ammesso alle persone più importanti della sua vita, piuttosto si sarebbe strappato il cuore dal petto, non avrebbe mai rivelato la condanna che sentiva premere sul suo cuore. Aveva commesso quel passo falso per la sua famiglia, ma proprio la lontananza da essa lo stava uccidendo, logorandolo ogni giorno di più. Quella settimana non era nemmeno lontanamente paragonabile ai terribili anni di separazione, quei recenti giorni erano stati un concentrato di angoscia e agonia per le sorti della sua Hermione e per quella separazione obbligata da forze di natura superiore.
 
Perché quel dannato Fato si era accanito così ostinatamente sulla loro felicità? Aveva provato quella gioia, l’aveva avuta al suo fianco per vent’anni e non poteva ancora credere che non l’avrebbe più vissuta.
Ma come faceva a rinunciare alla felicità dopo averla provata così intensamente sulla propria pelle, era peggio di una droga, peggio della più potente dipendenza. Non poteva rinunciare al dolce profumo della pelle di sua moglie e all’affetto dei suoi figli. Una comunione naturale li aveva uniti ed ora non poteva esserne separato altrettanto normalmente.

Sapeva - lo avrebbe sottoscritto centinaia di volte - che il giorno in cui avevano rinnovato il loro “sì” era stata la decisione più giusta della sua vita.

Non si sarebbero probabilmente più rivisti, il loro felice matrimonio sarebbe diventato un guscio vuoto senza la presenza dei due innamorati sposi, ma non riusciva a saperla felice con qualcun altro, il solo pensiero di un’altra persona al fianco di sua moglie non lo avrebbe sopportato, per questo, in quell’ultima occasione che avevano avuto di parlarsi, non era riuscito a darle quel beneplacito, ma era anche sicuro che lei non lo avrebbe mai accettato.
 
Doveva almeno provare a limitare i danni, doveva scendere a compromessi con il Destino. Forse per il loro amore non ci sarebbe stato alcun futuro, ma quei due giovani non avevano chiesto di essere messi al mondo - Rose aveva avuto ragione fin dall’inizio - li avrebbe protetti da quella grande perdita, non li avrebbe privati della loro madre, non se lo sarebbe mai perdonato.
 
Hermione non aveva la più pallida idea da dove quel gelo provenisse, quello delle mura era nulla in confronto a quello del petto. Aveva simulato con fatica serenità per non angustiare e spegnere le due luci che in quel breve frangente della visita non autorizzata avevano rischiarato quell’oscurità.
 
Era convinto che avrebbe sfiorato la pazzia lungo quell’eternità senza sua moglie e sui figli. E a quel punto i Dissennatori che altro male potevano fargli, se tanto il suo corpo era già stato privato dell’anima.
 
Si erano rivolti solo un ultimo sguardo prima di salutarsi a malincuore, ma quel sorriso così sforzato sul volto di Ron si era spento l’istante in cui tutto intorno a lui era ritorno nero come la pece. Si erano comunicati con gli occhi tutto il loro amore, avevano sancito un legame perpetuo, che avrebbe marchiato a fuoco il loro cuore per sempre, perché né la morte né la prigionia sarebbero state così forti da spezzare quel sentimento. Erano uniti da qualcosa di superiore - più potente della forza che li stava inesorabilmente separando -, erano incatenati dall’affetto più puro che ci fosse e in quell’esatto momento del loro addio un bacio sarebbe stato di troppo. I loro occhi non vedevano le sbarre ma solo lo sguardo dell’altro puntato su di sé. Un implicito arrivederci nei loro più intimi sogni e nei ricordi dei loro abbracci e delle loro carezze.
 
Ma solo a Ron era stato concesso di abbandonarsi alle lacrime, Hermione doveva essere forte per i loro figli. Tante volte aveva scortato prigionieri dentro a quella prigione, ma mai un giorno si sarebbe immaginato di esservi rinchiuso, di piangere tra quelle quattro mura, dovendo dire addio alla sua vita, tanto anelata dal cuore. La disperazione, che era inaspettatamente riuscito a tenere a bada davanti ai suoi familiari, esplose dalle sue iridi marine, dando l’idea di un mare in piena tempesta. Ma, a differenza di quel funesto fenomeno naturale, la sua condizione non sarebbe mutata e il sole in compagnia dell’arcobaleno non si sarebbero più palesati ai suoi occhi, lui non li avrebbe più rivisti, vi avrebbe rinunciato per sempre. Aveva passato una settimana da non augurare nemmeno al suo peggiore nemico, aveva dormito poche ore e quel tempo nemmeno si poteva definire riposo, era stanco fisicamente e moralmente.
 
Era stata una bastonata troppo forte per lui, un colpo che sfogò tirando un pugno a quelle dannate sbarre che lo imprigionavano, ma questo provocò solo un forte attrito con l’incantesimo - prudentemente lanciato da suo cognato - che lo scaraventò lontano, aprendo una nuova ferita sanguinante sulla mano.
 
Avrebbe tanto desiderato urlare, sperando che qualcuno lassù sentisse le sue suppliche, ma solo il pensiero del suo defunto fratello trattenne quell’intenzione. Gli aveva detto che sarebbe riuscito a salvarla, ma allora perché sentì quella briciola di ottimismo abbandonarlo definitivamente?
 
Un vuoto incolmabile si impossessò di lui. Restava immobile in quella cella, con la schiena contro al muro e seduto per terra, come ormai era solito fare in quei giorni. L’unico spostamento d’aria era dovuto al sangue fresco che colava dalla sua nuova piaga, provocata dalla sua incalcolabile rabbia e frustrazione, a poche ore dalla drammatica sentenza che avrebbe sentito pronunciare dalle dolci labbra di sua moglie. Ma ne avrebbero sofferto entrambi. L’avrebbe rivista probabilmente per l’ultima volta - non era così sicuro che le sarebbe stata concessa un’altra trasgressione alle regole senza troppe conseguenze -, dall’alto della sua postazione, ma sicuramente bella come non mai e ancora più bella nell’aria di finta formalità nel tentativo di non far trapelare alcuna emozione davanti ad un fatto che la stava trafiggendo nel profondo.
 
Non aveva armi per difendersi, era colpevole. Era colpevole di amare. Un reato che sarebbe stato punito solo sulla terra con la sua perenne detenzione.
 
Non si era mai posto tanti problemi a rinchiudere anime discutibilmente innocenti in quel posto infernale e solo in quel momento si rese conto di quanto lui fosse estremamente più fortunato rispetto a coloro che erano diventati i suoi compagni di detenzione. Il suo sangue colava lungo la mano mancina, passando per l’anulare, per la via che congiungeva la fede nuziale al cuore. Aveva qualcuno che lo avrebbe amato per sempre, nonostante la distanza fisica, quel sangue non poteva macchiare quell’oro, come quel dolore non poteva mutilare per sempre il suo cuore.
 
Tolse la vera e con dolcezza vi posò la punta delle dita dell’altra mano per rimuovere quelle gocce rosse. Incurante del bruciore di quelle ferite, rigirò l’anello tra le dita e lesse per l'ennesima volta le lettere e i numeri incisi al suo interno.

 
7 Giugno 2002 – Tutto ci divide, tutto ci unisce
 
 
La frase che avevano deciso di comune accordo di far incidere sulle loro fedi avrebbe dovuto rappresentare il loro legame. Non avevano davvero alcunché in comune, eppure quell’immenso li univa, rendendo quelle migliaia di differenze profondamente insignificanti. Ricordò le parole della sua giovane sposa, quando vent’anni addietro avevano unito il loro destino, un Fato che nemmeno quel dannato divorzio aveva spezzato.
 
 Così quando litigheremo - perché noi litigheremo come minimo ogni giorno - rileggeremo queste parole e non importa quanto saremo arrabbiati, sono sicura che faremo subito pace 
 
Posò lievemente le labbra su quel simbolo, l’unico contatto che gli era ancora concesso con sua moglie. Una lacrima non tardò a scorrere, sfogando quella sofferenza. Sussurrò appena con l’immagine di lei nella mente. A differenza della sua consorte i ricordi erano la sola cosa che gli restava.
 
 Addio, amore mio 
 
Si erano promessi per ben due volte ‘finché morte non ci separi’, ma in quel momento la sua stessa morte sarebbe solo stata una liberazione dalla prigionia, avrebbe smesso di stare male e non avrebbe dovuto sopportare ogni santo giorno quell’insopportabile lontananza dalla sua famiglia. Avrebbe volentieri fatto a cambio con Hermione, avrebbe voluto prendere su di sé quel malanno e liberare per sempre sua moglie. Gli aveva regalato una gioia immensa, una famiglia e due meravigliosi figli, che nemmeno nei suoi sogni migliori avrebbe potuto immaginare. Non avrebbe mai pensato che quella impertinente ragazzina dai capelli ribelli sarebbe diventata una simile donna e che lui, sempre pronto a prendersi gioco di lei e della sua saggezza, aveva avuto il privilegio di condividere con lei quei lunghi anni. Era stata sul serio la sua consorte, perché la sorte l'avevano davvero consivisa, nel bene e nel male era stati uniti ed anche nei momenti di maggiore difficoltà il loro amore aveva avuto la forza di ricongiungerli e di far ritrovare loro la via di casa.
 
Era più che certo che sarebbe stata in grado di educare da sola Rose e Hugo, li avrebbe cresciuti nel migliore dei modi, ma lui non ci sarebbe stato per vedere che splendidi donna e uomo sarebbero diventati, quando anche loro avrebbe un giorno creato una famiglia. Quelle prospettive erano state troncate dal Fato e quello stesso destino non gli aveva concesso nemmeno la possibilità di salutarli nel migliore dei modi, non un abbraccio a quei due ragazzi, solo qualche parola di velato commiato a sua figlia per non angustiarla più del necessario.
 
Strinse quell’unica àncora di salvezza in un pugno e la portò sul cuore, chiuse gli occhi, per godere di quella fittizia vicinanza, e pianse, tanto nessuno lo avrebbe sentito, nessuno avrebbe accolto le sue preghiere. Solo dolore e orrore si respiravano nell’aria, che al contatto con la sua anima si trasformavano in sfortunato e perduto amore.
 
L’unica speranza che ripose fu nel suo migliore amico, perché avrebbe venduto la propria anima per la seconda volta, scommettendo che non l’avrebbe abbandonata nel caso la pozione non avesse funzionato.
 
Solo un familiare sferragliamento di chiavi riuscì ad attirare la sua attenzione, interrompendo quel triste e solitario raccoglimento, proprio nel momento in cui stava pensando a lui
 
 Harry 
 
Il cognato gli rivolse un mezzo sorriso dispiaciuto, mentre faceva scattare velocemente la serratura. Non appena alzò gli occhi su Ron, rimase perplesso.
 
 Ron, che stai facendo? 
 
Si rimise rapidamente la fede, tentando di riacquistare un atteggiamento più sicuro, e gli andò incontro.
 
 Niente. Come sta Hermione? Ti prego, dimmi che non è peggiorata. Deve almeno resistere fino alla sentenza, poi mi ha promesso che prenderà la pozione 
 
 È stabile fisicamente, ma è moralmente distrutta, Ron. Cerca di dissimulare per i ragazzi, ma è rimasta tutta la notte chiusa in ufficio per cercare una soluzione. Ho tentato di farle capire che aveva bisogno di riposo, specie nelle sue condizioni, che oggi avrebbe dovuto affrontare una giornata difficile e che non ti avrebbe di certo aiutato sfinendosi sui libri fino all’alba. Le ho persino proposto di accompagnarla a casa, le ho detto che avrebbe fatto stare in pensiero Rose e Hugo 
 
Il detenuto abbassò lo sguardo con la convinzione di averle inferto con quell’avventato gesto un nuovo dolore.
 
 Ma lei non ti ha dato retta. Tanto Hermione non ascolta mai nessuno, non è una novità 
 
Harry lo guardò rassegnato e dispiaciuto per non aver avuto la facoltà di aiutare maggiormente i suoi amici.
 
 Mi ha chiesto di accompagnarti in infermeria prima di raggiungere l’Aula  fece vagare lo sguardo sulle mani dell’amico, dove sapeva avere segni inconfondibili della pena, che lui non era riuscito a risparmiargli, e poi subito dopo sul suo volto in cerca di spiegazioni   E pare proprio che abbia ragione. Cosa ti sei fatto alla mano? 
 
Ron tentò di minimizzare e di sviare la domanda, mantenendo, anche se più titubante e vacillante, poiché fortemente messo alla prova, l’atteggiamento che aveva simulato davanti alla moglie e alla figlia il giorno precedente.
 
 Harry, non è niente, sto bene. Qualche linea di febbre e un superficiale taglietto non hanno mai ucciso nessuno 
 
 Mi dispiace, ma ho degli ordini da eseguire 
 
Prese Ron delicatamente per un braccio, facendogli cenno di seguirlo, ma stavolta fu lui a rimanere perplesso.
 
 Non mi metti le manette? 
 
 No. Direi che non ci sia il rischio di evasione 
 
L’Auror lo guidò fuori dalla cella, ma l’amico si bloccò nuovamente sovrappensiero.
 
 Harry, prenditi cura di mia moglie e dei miei figli. So che lo farai comunque, ma 
 
Non riusciva nemmeno a realizzare nella mente quella prospettiva e quelle parole gli morirono in bocca, spingendo fuori un paio di scie salmastre lungo le pallide febbricitanti guance.
 
Il cognato, altrettanto commosso davanti a quella profonda sofferenza, gli posò una mano sul braccio per infondergli un po’ di coraggio.
 
 Ron, ti prometto che Hermione non morirà. E lo sai, a Rose e Hugo voglio bene come se fossero miei e a loro non mancherà nulla. Ora però devi davvero andare in infermeria, non stai per nulla bene e non hai solo qualche linea di febbre, hai bisogno di cure 
 
 Hermione è più importante ed io non ho nulla di mortale. Non perdere tempo con me, pensa a lei. E poi tanto, Harry, sono destinato a vita ad Azkaban, che cambia? 
 
L’amico si stava stufando di sentire quei discorsi apocalittici, per i quali una soluzione sembrava tassativamente preclusa e l’unica prospettiva pareva essere la morte dei due sventurati amanti, con l’unica differenza che quegli stessi innamorati avevano due figli, nei confronti dei quali vigevano delle responsabilità. Non aveva nemmeno lui una soluzione per salvarlo dalla prigione, ma di certo non si sarebbe arreso alla triste evidenza, restando a guardare senza nemmeno provare a risolvere quella calamità che li aveva investiti e cominciare ad occuparsi della salute di Ron gli sembrava un buon inizio per evitare di far precipitare ulteriormente la situazione.
 
 Cammina, Ron, gli ordini del Ministro sono chiari, quindi vedi di non farmi licenziare 
 
 ***

Draco non riusciva ancora a credere di avere fra le mani quella Pietra. La girava tra le mani con diffidenza, stando ben attento a non privarla della propria custodia per non dover essere costretto a sfiorarla.
 
Non credeva davvero che avrebbe tenuto fede a quel Voto, gli aveva offerto su un piatto d’argento un indescrivibile potere, rischiando la galera, ma era pienamente consapevole delle sue più profonde motivazioni e di certo non erano state dettate da uno spirito di solidarietà, quanto piuttosto dall’amore per sua moglie. Amore che lui conosceva e comprendeva molto bene, perché aveva ugualmente tentato di salvarla, senza però alcun successo.
 
Desiderava rivederla, chiederle perdono. La amava ancora tantissimo, e probabilmente non avrebbe mai smesso di farlo, solo che non era così sicuro che quell’incontro avrebbe giovato al suo umore, quanto piuttosto credette di autoinfliggersi un dolore maggiore.
 
Eppure il suo cuore lo gridava a gran voce: un ultimo sguardo, un’ultima sua dolce parola, forse anche un ultimo consiglio per riuscire a costruire un dialogo con Scorpius, con cui, da quando era morta la madre, aveva instaurato un semplice rapporto di conoscenza per nulla approfondita, si erano allontanati e giurava spesso e volentieri di leggere, nei pochi momenti in cui condividevano la stessa stanza, odio negli occhi di suo figlio. Non poteva che dargli ragione, era solamente colpa sua se Astoria era morta in quell’orrendo modo, senza nemmeno un sincero addio, privandoli di un ultimo dolce e rincuorante suo sorriso.
 
Gli faceva male rivivere nella mente quei momenti, ma dopotutto erano perenni nella sua memoria, erano diventati parte integrante della sua persona, insieme ai sensi di colpa, dai quali non si sarebbe mai liberato.
 
Aveva tra le mani un’ultima speranza per placare quella sofferenza, non era certo nella buona riuscita di quell’impresa, ma doveva tentare, tanto il suo cuore non aveva altri battiti da perdere, era diventato profondamente apatico e avrebbe sicuramente resistito a quell’ulteriore scossa, qualunque fosse stata l’esperienza che avrebbe vissuto.
 
Sciolse i fili che tenevano chiusi quel sacchettino nero, prese un ultimo respiro prima di entrare in apnea, condizione ideale per attendere un evento i cui esiti lo spaventavano terribilmente. Svuotò il contenuto sulla mano tesa e attese, senza neppure trovare il coraggio di alzare gli occhi. Aspettò la sua voce, pregando che arrivasse rapidamente, prima dell’ulteriore pentimento di aver disturbato il sonno eterno di un’anima beata come quella di sua moglie.
 
Continuò a fissare la Pietra, prima di stringerla forte in un pugno. Pregava che Astoria non accogliesse quell’invocazione d’aiuto, che non assecondasse quell’attimo di debolezza, che sicuramente avrebbe fatto male ad entrambi, anche se da due dimensioni lontane.
 
 Draco 
 
Ma non giunse alcuna preghiera in cielo, per lo meno non i suoi buoni propositi di non cedere a quella forte tentazione di rivedere l’unica donna che lui avesse mai amato. Una serena voce lo portò a serrare le palpebre per non dare libero sfogo alle sensazioni che gli aveva provocato quel dolce suono, che da troppo tempo non rivestiva le pareti di quella casa.
 
 Amore, guardami. Sono qui difronte a te 
 
Lentamente lo sguardo dell’uomo si alzò su quell’evanescente figura, il cui aspetto contrastava con il sorriso sul volto della donna, che a lui sembrò estremante reale.
 
 Astoria   la scrutava come se fosse davvero davanti ai suoi occhi, come se da un momento all’altro gli fosse concesso di riabbracciarla  Mi dispiace. Ti prego, perdonami. Volevo solo salvarti e invece ho peggiorato tutto, perché te ne sei andata senza nemmeno avere la possibilità di salutarci 
 
Tentava di giustificarsi, scavando nel suo cuore e riportando a galla tutto ciò che aveva sempre serbato da quella prematura dipartita.
 
La moglie però non smise di rivolvergli quell’amorevole sorriso.
 
 Tesoro, avrei fatto la stessa cosa. Avrei tentato l'impossibile pur di salvarti 
 
Gli occhi della donna erano tornati ad essere sinceri e colmi di amore come erano sempre stati, gli effetti della pozione erano stati annullati dalla morte, che tutto spegne, concedendo a Draco di poterne godere un’ultima volta.
 
 Mi manchi e sono sempre più convinto che me ne sarei dovuto andare io, a quest’ora Scopius non soffrirebbe in questo modo per colpa mia 
 
Gli si avvicinò leggermente, ma era consapevole di non poterlo nemmeno sfiorare.
 
 Draco, la sofferenza di nostro figlio è normale, ha appena perso la madre, ma tu devi solo avere pazienza e restare al suo fianco come hai sempre fatto. Avete bisogno l’uno dell’altro in questo momento per trovare la forza di andare avanti 
 
 Mi hai sempre guidato tu, io non riesco ad essere un buon padre senza i tuoi consigli 
 
Incurante di quella preclusione e spinta da una sincera commozione, gli si avvicinò allungando l'astratta figura della propria mano al petto del marito.
 
 È tutto qui, tesoro, devi solo imparare ad aprire il tuo cuore. Non avere paura di essere vulnerabile. Fai il primo passo verso Scorpius, ha solo bisogno di piangere sulla spalla di suo padre. Ne avete bisogno entrambi 
 
L’aveva ad un centimetro da lui, l’impulso gli dettò di posare la propria mano su quella della donna, ma la oltrepassò, dando la netta sensazione di vivere un infame sogno. Alzò lo sguardo sul viso di lei, per imprimere per sempre, in quell’ultima occasione che il destino aveva riservato a loro, i suoi bellissimi occhi nella memoria, quelle stesse iridi di cui si era innamorato, ben diverse da quelle a cui aveva dovuto dire addio per colpa di quella dannata pozione.
 
 Draco, se un giorno avrai voglia di innamorarti di nuovo, sappi che non serberò rancore. Solo io so quanto amore sai regalare, non sprecarlo, non chiuderti in te stesso 
 
 Io amo te, Astoria, e lo farò per sempre. Questo sarà l’unico amore che proverò, non c’è spazio per altre donne nel mio cuore 
 
Quelle parole non poterono che farla sentire egoisticamente più leggera.
 
 Draco, ora devi lasciarmi andare. Promettimi che restituirai la Pietra della Resurrezione, così ci facciamo solo del male. Desidero davvero che questo sia un addio, abbiamo avuto più tempo di quello che ci è stato concesso. Questi incontri ci provocano solo altra sofferenza, ci ricordano solo di quanto spazio intercorra tra noi, ora viviamo in due dimensioni differenti ed io non faccio più parte del mondo dei vivi, quindi ogni desiderato contatto ci è tristemente precluso 
 
L’ascoltò e non poté evitare di soffrire davanti a quelle verità. Astoria spostò la mano dal cuore al pugno nel quale il marito teneva stretta la Pietra, l'unico mezzo che consentiva a loro quella comunicazione ultraterrena.
 
 Amore, devo andare 
 
 Astoria 

​Sussurrò appena il suo nome per convincerla a non allontanarsi nuovamente da lui e a non lasciarlo solo in balia di quel solitario destino, con tutte le responsabilità che esso comportava.
 
 È giusto così, dai la possibilità a Ron ed Hermione di essere felici, noi non possiamo più esserlo insieme, ma per loro c’è ancora speranza. Realizza questo mio ultimo desiderio e dà un bacio a Scorpius, digli che la sua mamma non lo abbandona mai 
 
Era quella stessa bontà che l’aveva strappata da lui e non aveva consentito alla pozione di salvarla. Abbassò lo sguardo sulle loro mani, aveva ragione per loro due non vi era più speranza.
 
 Restami accanto 
 
  Sempre 
 
Allentò la presa sulla pietra con le lacrime agli occhi, lo percepì davvero come un secondo addio ed Astoria aveva ragione anche su quel punto, quei furtivi incontri gli avrebbero ogni volta strappato un pezzo di cuore e lui doveva reagire per il loro figlio.
 
Lentamente il sorridente fantasma di sua moglie svanì sotto i suoi occhi. Anche lui le porse un dolce sorriso, fino a che l’atmosfera tornò ad essere vuota ed inquieta, come quando quella donna li aveva lasciati per sempre. Non l’avrebbe delusa di nuovo, avrebbe realizzato quel suo ultimo desiderio e avrebbe provato a ricostruire il rapporto con Scorpius.
 
Si prese solo un istante per riemergere da quel vortice di emozioni in cui era entrato. Ripose la Pietra nel suo apposito sacchettino, un gesto che non avrebbe più compiuto. Raggiunse la scrivania, prese carta e penna ed iniziò a scrivere poche impegnate righe che avrebbero sicuramente reso orgogliosa di lui la sua amata Astoria ovunque si trovasse.

 
 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao ragazzi!
 
Spero di non avervi rattristato troppo, mi rendo conto che in questo capitolo ci sia veramente poco spazio per l’allegria…dal prossimo capitolo ci sarà sicuramente una svolta ;)
 
GRAZIE davvero di cuore a tutti per continuare a seguirmi, siete sempre di più! <3
 
Alla prossima :)
Baci
-Vale
   
 
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