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Autore: Elaineofastolath    28/11/2017    0 recensioni
Non tutto ciò che si vede è come appare, o come pensiamo sia: forse solo il nostro istinto vede ciò che si cela dietra alla maschera...
é la mia primissima FF: spero via piaccia e non via annoi troppo. Mi scuso sin da ora per gli errori grammaticali che magari mi saranno sfuggiti!!! Una AU tra mitologia classica e norrena, con il Dio degli Inganni come protagonista ^^.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Sigyn
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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cap 2
Il cielo era coperto da un manto grigio che
tralasciava appena vedere quanto il sole dietro di lui fosse luminoso
e una folata di vento trasportava l’aroma di carne affumicata e
cotta sulla brace.
Sigvin gestiva la sua piccola attività di
affittacamere come meglio poteva: non che i clienti corressero a
frotte per soggiornare da lei, ma gli affari le permettevano comunque
di pagare le bollette e tutte le spese inerenti alla gestione
dell’immobile.
La cosa che non riusciva a spiegarsi era la
situazione in cui si trovava in quel preciso istante: un paio di
uomini di bell’aspetto, che sembravano usciti da una rivista di
moda, si trovavano ora davanti alla sua porta in attesa che lei
aprisse loro e li facesse accomodare all’interno. Entrambi alti,
differivano significativamente per quello che riguardava il loro
look: uno sembrava un surfista californiano, con lunghi capelli
biondi, un paio di jeans scoloriti, una maglietta grigio topo e una
felpa con cappuccio e zip, mentre l’altro sembrava quasi una star
dedita al look dark: capelli neri e lisci, un completo nerissimo,
come anche la camicia e la cravatta che stava indossando; l’unica
nota di colore era un anello che dire vistoso non rendeva l’idea di
quanto in realtà lo fosse.
Lei andò ad aprir loro l’ingresso salutando i
due stranieri con fare cortese e gentile: dopotutto se fossero stati
suoi ospiti e clienti, ne sarebbe andata dei suoi affari. Il biondo
si presentò come Victor mentre l’altro come Lukas.
“Buongiorno! Cosa posso fare per voi?”, 
chiese Sigvin facendo passare il suo sguardo dall’uno all’altro
dei due uomini, spostandosi la lunga e voluminosa treccia dietro alle
sue spalle.
“Io e mio fratello vorremo fermarci per
qualche giorno, ha una stanza disponibile?” le rispose Victor, gli
occhi sorridenti che luminosi come il sole.
Lukas invece studiava l’arredamento della
pensione in cui suo fratello lo aveva portato: decisamente lo trovava
scialbo e privo di ogni eleganza. Certo, era una struttura pulita e
funzionale, tuttavia qualche ninnolo in più l’avrebbe di sicuro
resa meno detestabile di quanto già sapeva sarebbe stata. Per sua
fortuna il vincolo sul poter mentire non era esteso alle sue
espressioni facciali, quindi fece quello che in quel momento era
l’unica cosa in cui fosse veramente bravo: finse interesse verso
quello che lo circondava e si concentrò sulla ragazza davanti a lui.
Altezza media, capelli naturali colore platino raccolti in una lunga
treccia da cui era tuttavia sfuggito qualche ciuffo, occhi viola o
blu intenso a seconda di come la luce li illuminasse. Indossava dei
pantaloni marroni che facevano risaltare le forme delle sue gambe
atletiche e slanciate, mentre sopra aveva una maxi camicia a
quadratoni bianchi e blu che scendeva fino a coprirle i fianchi. Non
era una bellezza come lo era Lady Sif o come lo erano tutte le dame
che si aggiravano per le sale di Asgard, era più come la luce che
filtrava tra i rami degli alberi: era una bellezza innocente. Certo,
non era il suo genere, dopotutto lui era un Dio e lei solo una
mortale, però se doveva soggiornare in quel posto tanto valeva
divertirsi alle sue spalle. Interruppe il suo flusso di pensieri per
riportare l’attenzione sulla conversazione tra la ragazza e Victor.
Sigvin diede un’occhiata al computer,
controllò che le chiavi delle camere che dovevano essere libere ci
fossero tutte, e rialzando lo sguardo sorrise a Victor.
“Preferite una camera doppia o due camere
singole?”
“La camera doppia sarebbe perfetta, grazie
mille” rispose Victor sorridendole e mostrando la sua dentatura
perfetta.
“Grazie mille per la disponibilità” disse
finalmente Lukas, fissandola con quelle iridi che ricordavano l’acqua
smeraldina del lago vicino a cui Sigvin passava tutte le estati da
piccola.
Sigvin ringraziò con un cenno del capo e un
sorriso imbarazzato, prese le chiavi della camera e li guidò verso
la porta. Appena svoltò verso il corridoio in cui era situata la
camera, si chiese dove fossero i bagagli dei due uomini: si erano
presentati come fratelli ma non si assomigliavano per niente. Decise
di non pensarci troppo, inserì la chiave e gli mostrò la camera.
Lukas si aspettava una camera da letto, invece scoprì trattarsi di
un monolocale; dalla cella con ogni confort all’abitazione
claustrofobica. Dentro di sé pensò con molto sarcasmo che peggio di
così non gli sarebbe potuta andare…
“Ora vi lascio, per i documenti mi trovate
all’ingresso. Avete tutto quello che vi serve e se manca qualcosa
basta che chiediate. A dopo”, e con questa frase Sigvin si congedò
dai due uomini.
Una volta che la porta si fu chiusa, Thor guardò
il locale: certo era piccolo, ma tutto sommato lo trovò adatto al
suo scopo. Sarebbe rimasto con Loki solo per qualche giorno, poi lo
avrebbe lasciato in balia di se stesso: certo era convinto che il
giudizio di Odino fosse infallibile, ma non era sicuro che l’anello
che Loki stava indossando fosse sufficiente a limitare i danni che la
lingua argentea del Dio dell’Inganno avrebbe potuto causare.
“Abituatici: questo è il posto in cui dovrai
rimanere per non si sa quanto tempo. Non pensare nemmeno di uscire da
questo paese: Heimdall ti troverebbe, come anche i corvi di nostro
Padre”.
Loki guardò colui che aveva per millenni
creduto suo fratello stargli vicino e trattarlo come se ancora
cercasse un appena percettibile barlume di quel ragazzo che era sceso
con lui tante volte in battaglia, con cui aveva riso e scherzato.
“Povero sciocco fratello, ancora non capisci?
Ciò che cerchi è morto molto tempo fa – Loki iniziò ad avvertire
una leggera secchezza nella gola mentre parlava – dovresti
rassegnartici ormai ”. La secchezza peggiorava: certo non era un
dolore atroce tale da bloccargli le parole in gola, ma si stava
iniziando da subito a rendere conto dell’effetto dell’ Aello su
di lui. Non riuscì a mascherare completamente il suo disappunto per
la cosa. Thor purtroppo era accecato dall’amore verso il fratello
per capire cosa stesse provando esattamente Loki in quel frangente
che nessuno dei due si accorse che uno degli occhi di un’arpia si
era socchiuso lasciando flebilmente intravvedere un riflesso color
brace.
   
 
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