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Autore: rocchi68    08/12/2017    3 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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15 anni dopo
 
Quella sera Dawn era rientrata  a casa dal suo solito giro con incolpevole ritardo.
Suo padre, ancora avvocato in carriera, l’aveva informata che si sarebbe concesso con la moglie un bel viaggio in crociera, affermando che sarebbe stato come il secondo viaggio di nozze che, per un motivo o per un altro, non erano mai riusciti a sfruttare.
Negli anniversari che avevano festeggiato, mai si erano lanciati all’avventura e si erano sempre concessi una cenetta romantica, un bel brindisi e una lunga serata d’amore.
Per una volta, però, era riuscito a liberarsi dagli impegni opprimenti del suo ufficio e aveva prenotato un 3 settimane tra le spiagge migliori dell’intero Stato.
La consorte era stata dapprima dubbiosa per quell’iniziativa insolita e poi si era fatta contagiare, preparando in tempo zero bagagli e quant’altro.
Essendo uscita con quasi 20 minuti di ritardo dalla sua vecchia abitazione, aveva tardato anche al supermercato dove era rimasta in fila a causa dei tanti operai che avevano appena finito il loro turno in fabbrica e che passavano per acquistare la cena.
Il casino delle corsie unito al traffico intenso delle strade centrali l’avevano portata a rientrare appena 10 minuti prima del suo uomo.
Aveva appena fatto in tempo a sistemare le buste con le spesa e a salire in camera che i suoi occhi scivolarono su alcune foto che aveva appoggiato sul comò.
Erano tre ricordi che raffiguravano i momenti più intensi della sua vita e a cui ben presto avrebbe aggiunto qualcosa in più.
La prima, a partire da sinistra, rappresentava la foto del quarto anno delle superiori.
Era stato un anno difficile, Dawn lo ricordava bene.
C’era stato il problema di Carrie che non riusciva ad ammettere il suo amore per Devin e che era entrata nel club di Volontariato per chiedere consiglio.
Un club che, a sentire Bridgette e Geoff, era ancora in piedi e che contava al suo interno almeno 5 affiliati. Dawn era rimasta meravigliata di sapere quanto fosse cresciuto quel piccolo club, anche se il merito era da ricercare proprio in Bridgette che, in qualità d’insegnante d’educazione fisica, aveva raccolto fondi per promuoverne l’attività.
Se ben ricordava anche il caro Geoff aveva partecipato allungando un bel centone e presenziando, quando il lavoro glielo concedeva, alle feste della sua vecchia scuola.
Era solo merito loro se in tanti potevano trovare conforto e potevano risolvere i piccoli problemi che parevano insormontabili. Alcune ragazze avevano gli stessi dubbi di Carrie e Dawn sapeva che la Presidentessa del club avrebbe fatto di tutto per portare avanti il loro credo.
Carrie quel pomeriggio aveva osato, aveva cucinato, aveva pure accettato il suo enorme difetto ed era riuscita a fare breccia nel cuore del suo bel capitano.
L’ultima volta si erano incrociate mesi prima e Carrie le aveva confidato che, senza l’aiuto del verme, lei non sarebbe mai stata felice.
Nel dirlo stringeva la manina di una bambina che fissava il mondo con gli stessi occhi del padre e che si divertiva con la medesima allegria. 
Dimenticatasi di Carrie, aveva ricordato Harold.
Lui, al contrario, non era stato molto fortunato.
Per un assurdo motivo era diventato uno scrittore dalle discrete potenzialità, ma la sfortuna aveva bussato con veemenza sul vetro della sua macchina.
Una sera, di ritorno da una conferenza, per evitare un ciclista, si era schiantato contro un albero ed era spirato, lasciando sul lato passeggero un ultimo manoscritto che, pubblicato postumo, ebbe un successo tale da mettere d’accordo ogni critica: il suo canto del cigno non poteva mancare dalle migliori librerie cittadine.
Avevano pianto a lungo nell’apprendere quella notizia, anche se Harold non avrebbe mai voluto essere ricordato con singhiozzi e lacrime.
Quell’anno e la visione di quella foto, si era conclusa con il festival e con una Heather che era rimasta la solita orribile manipolatrice.
Almeno l’Università aveva limato parte del suo carattere e l’aveva spinta tra le braccia di un bel tenebroso che sembrava proprio la sua metà.
Alejandro, questo il suo nome, era riuscito a far dimenticare alla sua regina il suo odio per Beth e Lindsay e l’aveva convinta ad andare a convivere. O almeno era questo che Dawn aveva sentito dire dalla ragazza di Tyler, prima che quest’ultimo appendesse gli scarpini al chiodo al seguito di un brutto provino.
Non aveva colpito gli organizzatori e si era fatto fregare da Ryan che con la sua abilità aveva strappato un contratto assai vantaggioso.
 
Dawn spostò, quindi, lo sguardo, verso la foto più a destra di tutte.
Era il ricordo del diploma e legata alla cornice vi era una medaglia a cui, di tanto in tanto, dava una leggera spolverata.
Questa volta le fu più semplice ricordare altre figure di riferimento del club.
Ai suoi occhi cadde subito la figura del corpo professori. In alto, proprio in cima alla scalinata, vi era il Preside che, con il suo sguardo severo, osservava i ragazzi che si apprestavano a diventare gli uomini e le donne del domani.
Dawn era pronta a scommettere di averlo visto, durante la cerimonia di consegna dei diplomi, sofferente e con gli occhi lucidi.
Il vecchio Trevor, seppur sommerso dalle scartoffie del suo ufficio, era riuscito a destreggiarsi ed era felice di consegnare alla comunità dei ragazzi che, pur essendo vivaci e immaturi, potevano migliorare la vita di tutti.
Vicino a lui, intenti a confabulare tra loro, vi erano Chris McLean, Blaineley Andrews O'Halloran e Chef Hatchet.
I primi due, durante un’assemblea svoltasi nell’auditorium e con la presenza di tutti gli studenti, avevano confermato le ultime voci sul loro conto, esternando i propri sentimenti e dichiarandosi amore eterno.
A molti ragazzini era sembrata assurda e troppo smielata quella mossa, ma gli anni passati insieme li avevano spronati a fare il grande passo, zittendo tutte le chiacchiere che riempivano i corridoi. Con il matrimonio verso fine settembre, cui Dawn era stata invitata più che volentieri, avevano coronato il loro sogno.
Come testimoni Chris aveva scelto il Preside stesso, in una mossa da puro lecchino, e Chef che, per una volta, aveva abbandonato il suo arcinoto caratteraccio e aveva presentato al mondo intero la signora Hatchet. Non essendosi mai impegnato con nessuno e data la sua vicinanza a Chris, per molti, era valida la credenza che i due fossero legati dal classico filo rosso del destino. Spento l’ardore di alcuni irriducibili che li vedevano come una coppia a tutti gli effetti, il vecchio Hatchet, dopo aver testimoniato per l’amico, aveva ripreso in braccio il piccolo DJ.
Solo con il passare degli anni, Dawn era venuta a conoscenza di altre evoluzioni nella sfera privata dei suoi ex professori.
Chris era stato promosso di grado, diventando Preside e la prima cosa che aveva deciso, fu quella di confermare la consorte come insegnante dell’Istituto.
La nascita della piccola Serena e quel nuovo impiego di responsabilità, lo portò ad essere ancora più attento ai bisogni dei suoi studenti, facendosi affiancare dalla figura dell’amico nelle decisioni più importanti.
Amava affermare che quella scuola sarebbe potuta essere quella di sua figlia un giorno e non voleva abbandonare la struttura al degrado cittadino.
Chi non era stato troppo fortunato, però, era una delle sue migliori amiche.
Zoey non aveva vissuto un bel periodo e, suo malgrado, il tutto si fermava a qualche anno prima.
Se Dawn avesse saputo che quel dannato 2016 era un anno malato, allora avrebbe pregato di saltarlo senza ripensamenti.
Anche lei se ne era andata.
Mike era scappato in Canada dalla sua Anne Marie, facendo naufragare Zoey che si era spostata come un’ape da una relazione all’altra senza mai conquistare la felicità.
Aveva iniziato con qualche semplice birra, per poi darsi ai super alcolici e continuare ad ammazzare il dolore nell’alcool.
Una volta era andata pure in coma e da lì era stato tutto un viaggio verso il baratro.
Tentativi di riabilitazione nei ritrovi degli alcolisti anonimi, il primo uso di droghe e un arresto per possesso di eroina.
Tutto prima dell’epilogo che macchiò il ponte cittadino.
Harold in marzo e Zoey in pieno ottobre.
Dawn ricordava vagamente quel giorno e le stupide illazioni di alcuni giornalisti che affermavano si trattasse di una drogata. Se mai avessero passato ciò che lei aveva vissuto negli ultimi due anni, forse non si sarebbero mai lanciati in un’arringa tanto menzognera quanto letale.
Solo del quotidiano locale, il Gauge, aveva custodito il ritaglio di giornale che riportava la notizia con un minimo di delicatezza.
Per giorni aveva pregato che un miracolo la potesse restituire al calore dei suoi genitori e dei suoi pochi conoscenti, ma poi avevano rinvenuto il cadavere dell’amica, spappolatosi contro il fondale e trascinato via dalla corrente.
Al sentire l’opinione di Chris, presente ad entrambi i funerali, i suoi studenti erano dei bravi ragazzi che avrebbero meritato la stessa felicità di tutti i suoi ex allievi. Quella felicità che avevano colto con spensieratezza e che avrebbero passato alle future generazioni nel classico ciclo della vita.
Per alcuni, però, quella rosa rossa piena di spine sarebbe rimasta al suo posto e sarebbe finita con il seccarsi.
 
Dawn spostò ancora lo sguardo e si concentrò su altre figure presenti nella foto.
Quel giorno anche Don era stato invitato a partecipare alla grande cerimonia di consegna dei diplomi e con lui, sotto pressante richiesta di Chris, vi era anche la piccola Scarlett che fu felicissima di scattare una foto in compagnia dei suoi amici liceali e che poi la convinse ad ammettere una piccola e tenera verità: lei era la nipotina di Don.
Il vederla lontana e senza amiche aveva spinto lo zio, durante il campeggio, a chiedere aiuto all’amico Chris e i suoi sforzi, le sue capacità e alcune ottime raccomandazioni gli avevano consegnato, qualche anno più tardi, una bella promozione.
Era passato ad insegnare a quelli delle medie e, per uno strano scherzo del destino, la sua adorata nipote era passata tra le grinfie di Blaineley che coltiva la sua intelligenza come un fiore.
In quell’immagine c’era tutto.
Amore, felicità, gioia, ma anche qualche lato negativo, enfatizzato dalla presenza di alcuni loschi figuri che erano stati intrappolati in quel ricordo controvoglia.
Crimson, Ennui e Loki erano stati beccati proprio all’ombra di una grande colonna e si ritrovarono nella mente di Dawn che cercò di ripescare il loro ricordo.
Se ben ricordava i tre avevano viaggiato a lungo per poi accasarsi in un maniero abbandonato nella vecchia Europa, dove secondo la leggenda vi erano fantasmi, lupi mannari e vampiri a quantità industriale.
E comunque non erano stati gli unici ad innamorarsi dell’Europa.
Anche Duncan e Courtney si erano trasferiti lì con il chiaro intento di sfondare in campo musicale.
A fatica uscì il loro primo album, presto seguito da altri dischi che scalarono le posizioni delle classifiche, donandogli una vita piena di speranze.
Avevano fantasticato a lungo sulla possibilità di sposarsi e di avere un bambino insieme, ma avevano sempre rinviato per i vari tour che chiedevano la loro presenza.
Viaggi ed esibizioni che i pattinatori compivano senza sforzi e che li portavano a fare incetta di medaglie, prima che lei non si ritrovasse infortunata e non dovesse rinunciare alla partecipazione alle Olimpiadi.
Un infortunio alla caviglia aveva troncato parte del loro sogno e la carriera singola per Jacques sarebbe stata ricordata solo per un bronzo in una competizione regionale.
Con l’impossibilità di tornare a esibirsi in coppia, appesero ben presto gli scarpini al chiodo, anche se il loro ritiro era dettato dai postumi della frattura e nella difficoltà di seguire un allenamento all’altezza dei loro standard.
Oltre a volti noti, vi erano anche compagni che Dawn non ricordava più.
Alcuni erano proprio spariti dai loro radar, quasi fossero stati risucchiati da una qualche voragine apertasi sul loro cammino.
In mezzo a tutta quella confusione vi erano 2 volti che non si vedevano da un po’ in giro.
Gwen si era laureata e, stando ai pettegolezzi di Lindsay, aveva dato una possibilità a Trent, affermando che era solo colpa di Mike se non si era mai arrischiata in quel modo.
Si erano sposati, anche se una volta erano stati vicino al divorzio, salvo poi chiedere aiuto a un’agenzia per recuperare il loro matrimonio.
Con fatica e con qualche centinaio di dollari se l’erano cavata ed erano usciti indenni, facendo sospirare Gwen che continuava a incolpare quell’idiota di Mike.
Un’ultima occhiata all’amica scomparsa e al bastardo cui si era avvinghiata, convinta poveretta di poterlo amare per tutta la vita senza timore, e Dawn spostò il suo sguardo triste e deluso verso la foto centrale.
 
Dawn non riusciva ancora a credere che quella foto fosse reale.
Si sfiorò le dita e poi cercò di ricordare, incurante del cigolio che aveva riempito la stanza, come si fosse fortificato quell’amore, nato in una semplice aula di club.
In quell’immagine era vestita di bianco.
Una dea: così era stata descritta, quando le sue labbra tremuli l’accolsero quel giorno.
Aveva sognato a lungo quella foto.
Una foto da scattare insieme e con la gioia di un’intera famiglia che non vedeva l’ora di sorridere dopo tutte le lacrime versate.
Anche lui stava finalmente bene.
I fantasmi del passato erano un lontano ricordo e il suo sorriso era risorto, cancellando tutta la tristezza che l’aveva sempre accompagnato
Vestito con uno dei più costosi smoking in commercio, pettinato e profumato come poche volte in vita sua e con uno sguardo tenero che sfoggiava solo in certi momenti.
Ricordava quando sua madre le aveva sistemato l’abito, sfiorandole il velo, quando suo padre l’aveva fatta salire a bordo della limousine che aveva noleggiato e quando il suo vecchio, tenendola a braccetto, l’aveva accompagna all’altare.
Nel superare la navata aveva sentito alcune ospiti affermare che il ritardo di mezzora, almeno per la sposa, era abbastanza normale.
Ma tutte quelle chiacchiere e quei commenti erano svaniti non appena aveva alzato lo sguardo e aveva visto la figura scalpitante del suo futuro marito.
Il padre l’aveva sostenuta per tutto il tragitto, le aveva dato un semplice bacio sulla fronte, ultima coccola per la sua bambina, e aveva rivolto un pensiero al suo futuro genero.
Un qualcosa simile a “Lei è la mia bambina, abbine cura.”.
Fu quando la cerimonia ebbe inizio e quando si ritrovarono vicini, che cominciarono a guardarsi di sottecchi, bisbigliando, durante i canti, che presto sarebbero stati una cosa sola.
Dawn, nemmeno con la cresima o con la comunione, aveva mai aspettato una cerimonia con tanta impazienza come quella volta.
A fatica aveva ascoltato le ultime parole del prete e lui le aveva abbassato il velo, mostrando al mondo la bellezza che stava sposando.
Non ascoltò nemmeno il classico “Vi dichiaro marito e moglie, ora può baciare la sposa” che Dawn si fiondò sulle labbra dell’uomo che aveva scelto.
Ricordava i volti sbigottiti dei presenti.
Il sorriso soddisfatto della suocera che annuiva divertita e che teneva in braccio un’adorabile creatura.
Ricordava lo sguardo della sorella, le pacche che donava a Scott e le congratulazioni di Lucas che stringeva la mano del primogenito che era venuto al mondo con tanta rassegnazione, dato che Alberta aveva avuto 2 aborti spontanei.
Scott, in tutto questo, si era distratto per pochissimi secondi.
Subita l’onda della passione di Dawn, aveva tirato a sé la sua sposa e l’aveva baciata di nuovo, facendo scattare un applauso.
“Sei mia finalmente.” Soffiò dopo essersi staccato.
“Sono sempre stata tua, Scott.”
“Grazie per avermi cambiato.”
“Scott…”
“Ne riparleremo quando saremo soli.” Borbottò prima di ritrovarsi sommerso di riso e prima di scappare nella limousine.
Avevano scelto qualcosa d’intimo e il ristorante rispecchiò i loro gusti.
Prima, però, di iniziare con un pranzo sontuoso, si ritrovarono nella casa di lui dove si cambiarono d’abito.
Rimasti soli, si guardarono negli occhi e si sorrisero così come avevano imparato a fare dopo tanti anni.
“Mi piaci tanto, Dawn.”
“Io…”
“Vorrei solo essere metà dell’uomo che sognavi da bambina.”
“Hai ancora paura?”
“Non scapperò mai da te, ma l’abbandono mi terrorizza.”
“Sei come un cucciolo.” Mormorò, facendolo arrossire.
“E tu?”
“Io mi fido di te.” Affermò, avvicinandosi e stringendolo da dietro.
“Si direbbe che tu voglia passare al sodo.”
“Voglio solo averti per me.”
“Questa sera vedrò di accontentarti.” Soffiò, girandosi nella sua direzione, baciandola di nuovo e lasciandole il desiderio che fosse già il momento di consumare la loro prima notte di nozze.
 
Dawn socchiuse gli occhi e sospirò profondamente.
Si chiese se era questo quello che aveva sempre sognato e annuì senza ripensamenti.
Allungò le dita e sfiorò la figura che sorrideva radiosa e che 8 anni prima le aveva chiesto di diventare sua moglie.
L’aveva visto inginocchiarsi, credendo avesse bisogno di allacciarsi le scarpe, ma fu quando comparve la scatolina e l’anello luccicante che si sciolse come neve al sole.
Senza nemmeno aspettare di sentire la fatidica domanda, si era abbassata al suo livello e l’aveva baciato appassionatamente.
Per un istante era stata rimproverata per quella tradizione che non aveva rispettato, ma poi Scott aveva iniziato a solleticarla e a farla ridere.
“Guardi ancora la nostra foto?” Chiese una voce, facendola sobbalzare.
“Mi hai fatto prendere un colpo.”
“Credo di essere arrivato un po’ in anticipo.” Ammise, avvicinandosi lentamente.
“In anticipo?”
“Speravo di vederti nuda.”
“Sei un maniaco.”
“Ti sbagli…sono solo tuo marito.” Borbottò il rosso, baciandola dietro al collo.
“Tutto bene al lavoro, caro?”
“Le solite cose.” Nicchiò, cercando di lasciare il suo lavoro, le sue ansie e le sue preoccupazioni fuori casa.
“Credevo mi parlassi della tua bella segretaria.”
“L’unica bella di cui parlerò, sarai sempre tu.” Sbuffò, staccandosi controvoglia dalla moglie e togliendosi la giacca.
“Ne sei sicuro?”
“Ho smesso di mentirti dalle superiori.”
“Davvero?” Domandò con curiosità, mentre Scott si sedeva sul letto per riprendere fiato dopo una lunga ed estenuante giornata e per rilassarsi qualche minuto.
“Mi stai provocando.”
“Le bambine cattive devono essere punite.” Ridacchiò divertita.
“Potrei anche sculacciarti.” Borbottò lui, mimando il gesto.
“Non ci riusciresti.”
“Perché no?”
“Perché mi ami troppo per farmi del male.” Replicò, sorridendo furbescamente.
“Come sempre hai ragione.”
“Anche se sto aspettando di sapere se hai avuto quel permesso di cui parlavamo ieri.” Protestò lei, facendolo riflettere per un breve istante.
“Il vecchio non era felice della mia richiesta, ma ha deciso di accontentarmi e di mettermi in ferie per qualche giorno.” L’informò, vedendola rallegrarsi.
“Era anche ora, dopo due anni ininterrotti di lavoro.”
“Ora, però, vorrei sapere come posso migliorare la tua giornata, Dawn.” Mormorò, vedendola sorpresa per quella richiesta insolita.
“Sapere di poter stare con te mi è sufficiente.”
“Ma spesso brontoli per il mio disordine e per le pulizie.” Le fece notare, facendola sospirare rassegnata.
“Vorrà dire che mi aiuterai e poi ci concederemo qualche attimo di svago.”
“Da quando sei così intraprendente?” Domandò, abbozzando un sorriso e scrutando la consorte che stava indossando uno dei vestiti lunghi con spacco che tanto adorava.
“Da quando stiamo insieme, carino.” Ammise, facendo scendere il silenzio.
Dawn non si aspettava che lui rimanesse in quel modo.
Credeva di sentirlo ribattere o di avvertire i suoi passi felpati per un abbraccio.
Invece lo sentì solo togliere la camicia per indossare qualcosa di pulito e molto più confortevole per quella serata.
Fu solo quando la lancetta dei minuti percorse 5 volte lo stesso giro che Scott ritrovò il coraggio per riprendere a parlare.
“Dawn…”
“Sì?”
“Guardavi ancora la nostra foto?” Ripeté a distanza di qualche minuto, diventando serio all’improvviso.
“Mi piace troppo.”
“Vorrei chiederti una cosa.” Mormorò Scott, cercando di calmare l’amarezza che lo stava attanagliando.
“Cosa c’è? Mi stai facendo preoccupare.”
“Io ti amo tanto.” Ammise, sciogliendosi del tutto e iniziando a singhiozzare.
“Perché stai piangendo?”
“Ogni tanto credo di non meritarmi tutto questo.”
“Non è vero.”
“Ho sposato una donna che credevo di non meritarmi, che mi ha dato la gioia immensa di avere una famiglia e che mi ha fatto diventare un uomo migliore.”
“Scott…”
“Non credevo fosse possibile, non dopo quello che ero diventato a causa di mio padre.”
“Ma perché…”
“Io ti sarò sempre fedele e non mi comporterò mai come mio padre.” Singhiozzò, abbassando la testa.
“Non piangere.”
“Una volta volevo conoscerlo e ricostruire la mia famiglia…come hai fatto tu, ma ho sbagliato nel crederlo possibile.”
“Ti prego…” Mormorò Dawn, sedendosi al suo fianco e sperando che lui la smettesse di farsi del male.
“Io amo tutto della famiglia che stiamo costruendo.”
“Allora perché dici queste cose?” Replicò, mentre anche i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“È più forte di me.” Affermò, guardandola di sottecchi e notando quanto fosse nervosa.
“A volte sei così ingiusto.” Sbuffò, asciugandosi il viso.
“Io amo la nostra felicità.”
“Anch’io.”
“Ricordo la mia proposta di matrimonio alla cena del tuo compleanno e di come ti sia buttata tra le mie braccia.”
“Dovresti smetterla di…farmi piangere.” Lo rimproverò, afferrando un fazzoletto, asciugando il suo viso dalle lacrime e facendolo sobbalzare.
“La smetto solo per non farti soffrire.”
“Lo dici tutte le volte.”
“Questa volta proverò a impegnarmi.” Promise, concentrandosi sugli occhi della moglie.
“Sai che abbiamo bisogno di te.”
“Non farò mai nulla per ferire te e i nostri cuccioli.”
“Eh?”
“Come posso lasciarti da sola con quelle canaglie?” Domandò Scott, restituendole un sorriso spensierato.
“Non puoi infatti.” Rispose Dawn, accarezzandosi il ventre.
“Voglio tutta la felicità che ho sempre sprecato.”
“Resteremo sempre insieme.” Promise la donna, sfiorandogli la mano.
“È una promessa.”
“Anche se non mi hai ancora detto dove sono i bambini.” Protestò Dawn, mettendosi in piedi e porgendo un aiuto al marito che l’accolse volentieri.
“Ho portato Lucy e Flash da mia madre.”
“Poveretta.” Commentò lei, facendolo sorridere.
“Avresti preferito che zia Alberta ammattisse con 5 bambini per casa?”
“Sono 4.” Lo corresse con un pizzico di fastidio.
“Con Lucas fanno 5.”
“Hai ragione.”
“E poi ci meritavamo una cena in santa pace.” Commentò l’uomo, facendola annuire.
“E tua madre?”
“È molto brava con i bambini e poi le ho promesso di passarli a prendere domani pomeriggio, sempre che non ci serva qualche giorno in più per aumentare il numero dei nostri giochi.”
“Mi hai fatto diventare una madre degenere.”
“Madre degenere o meno ti consiglio di prepararti.” Soffiò Scott.
“Per cosa?”
“Questa cena sarà particolare.”
“Non mi dirai che sarà solo un antipasto.” Tentò Dawn, incontrando un suo sorriso.
“Il meglio verrà poi.” Ridacchiò, facendola annuire.
“L’avevo intuito.”
“Io so sempre come sorprenderti.”
“Ma davvero?” Domandò lei con una nota di sarcasmo.
“E poi non c’è mai nulla che mi sfugga.”
“Allora non ti sarà sfuggito il fatto che sono ancora incinta.” Borbottò Dawn, facendo restare di stucco il marito, il quale, ripresosi da quel momento di sconcerto, la sollevò, come una piuma, e l’adagiò sul letto per riempirla di baci.
Questa era l’ennesima sorpresa che Scott non si sarebbe mai aspettato.
Perché in quei lunghi anni aveva imparato una cosa: la vita era una sorpresa costante, condita da delusioni e da momenti imperfetti, ma sempre destinata a regalarti la meritata felicità.
E quella felicità, per lui, era Dawn.




Angolo autore:

Ryuk: È finita.

La storia più lunga che abbiamo mai prodotto nella nostra esistenza.

Ryuk: Io sono eterno e ne ho viste di storie.

Adesso mi dirai che hai conosciuto qualcuno alla pari di Dante.

Ryuk: Precisamente.

Siamo soddisfatti di come è andata questa serie.

Ryuk: Quasi 110 recensioni non è un risultato così malvagio.

Ringraziamo vivamente tutti coloro che hanno seguito, recensito e aggiunto la storia tra i preferiti o altro ancora. Mi sono divertito molto ad aggiungere alcuni capitoli che non dovevano entrarci.

Ryuk: Facciamo fatica a incastrare troppi eventi insieme.

Immagino che in molti avrebbero voluto più personaggi o che qualcuno comparisse più volte.
Alla fine gli unici fortunati ad avere più gettoni di presenza sono stati Mike e Zoey (futuro pessimo a parte), Bridgette e Geoff.

Ryuk: Ci spiace per Harold e Zoey, ma siamo andati a estrazione.

Sembra crudele, ma escludendo i protagonisti, ho messo i nomi maschili in un vasetto e ho estratto un nome per la sfortuna più nera.
Stessa cosa si può dire per le ragazze.

Ryuk: Ultimo appuntino.

Immagino che vogliate sapere chi sono i personaggi che sono stati aggiunti solo poche ore prima dei rispettivi capitoli e ciò è presto detto.

Ryuk: Ryan, Tyler, i pattinatori, i gotici e George (lo stalker di Alberta) sono comparsi per puro caso.

Ryuk ha dato voce al suo ultimo appunto. Il mio ultimo appunto è ben diverso. È una parte più contorta della trama.
Immagino voi ricordiate la gita in montagna e il casino che era venuto fuori. La mia idea era molto più elaborata, ma anche più difficile.
Sono stato veramente in difficoltà per cancellare quella parte che alla lunga rischiava di diventare troppo fastidiosa.

Ryuk: Stiamo parlando di amnesia.

Secondo il mio piano (poi naufragato per la difficoltà, anche se non è detto che in futuro non mi decida a usare tale possibilità in una nuova serie che per il momento non coincide con questa idea), Scott doveva farsi aiutare da Duncan a salvare Dawn, ma, nel farlo, il rosso sarebbe scivolato, avrebbe sbattuto la testa contro un masso (fantasia a go-gò) e avrebbe perso la memoria.
Da qui un percorso lungo ed eterno per fargli tornare la memoria e un qualcosa che non sapevo come sviluppare nelle parti finali.

Ryuk: Prima di salutarvi e di accogliervi in una prossima seria (rocchi vedi di scrivere Moment che altrimenti ci uccidono), vi lasciamo con una piccola domanda.

Letto il finale attuale e quello ipotetico quale vi sarebbe piaciuto di più?
Quali personaggi avreste voluto vedere (tipo Owen, Leshawna...)? Quali avete amato di più? O anche odiato?
Quali avrebbero dovuto morire al posto di Harold e Zoey? Ho fatto bene a considerare solo un uomo e una donna per questo finale?
Dovevo aggiungere qualche sfortunato in più?

Ryuk: Speriamo di ricevere tante belle risposte.

Credo che questo sia l'angolo autore più lungo di sempre.
Lo è solo perchè è stata la mia storia preferita.
Ci ho lavorato tanto (almeno 6 mesi) e sono sempre stato attento (o almeno ci provavo) a correggerla e a migliorarla.

Ryuk: La fatica è stata ripagata.

Ci scusiamo per qualche ritardo imprevisto (la serie sarebbe dovuta finire, secondo i miei calcoli, per i primi di novembre, ma tra un problema e un altro l'ho tirata per le lunghe)
Ora vi salutiamo.
Vi auguriamo un buon week-end e non prendete impegni per il prossimo martedì perchè...

Ryuk: Another Moments sarà un qualcosa di breve e intenso.

Per chi conosce la vecchia serie di Moments si trattava di episodi (momenti appunto) abbastanza slegati, ma che in questo seguito mostreranno sempre dei momenti particolari, ma saranno molto più legati tra loro
Detto questo e ringraziandovi per consigli, commenti e recensioni vi saluto.
Un ringraziamento speciale va a Anown, Charly28, Face of fear, Dawn_Scott402 e Tirene39 che sono sempre stati molti attivi.
Alla prossima!


 
   
 
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