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Autore: Amy2205    26/12/2017    3 recensioni
Sequel di 'L'angelo della morte'. Draco è ormai diventato un mangiamorte ma il suo cuore è ancora legato a Ginevra. Ginny dal canto suo, per quanto innamorata del biondo, non ne vuole più sapere di lui. Ricomincia così Hogwarts, un nuovo anno, più duro grazie ai Carrow e al nuovo preside. Ma riuscirà Ginny a sopravvivere? Riuscirà l'amore a trionfare?
Leggete e scoprirete.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Ginny, Fred Weasley/Hermione Granger, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sulle ali di un angelo'
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Aveva corso a perdifiato per tutto il castello. L’idea che Harry con Ron ed Hermione fosse  tornato al castello sano e salvo, la faceva sentire felice e sollevata. Era entrata di corsa nella Stanza delle Necessità, doveva avvisare Neville. Si era fatta largo tra i ragazzi e poi l’aveva visto, e tutto perse importanza. Persino Draco.

-Harry...- sussurrò, come per accertarsi che non fosse un fantasma o uno scherzo di Seamus.

Nella stanza cadde il silenzio.

-Ciao Ginny- mormorò il ragazzo, deglutendo.

In quello che era un religioso silenzio, Ron guardò torvo la sorella, che non l’aveva minimamente calcolato e si sentì un poco geloso.

-Sei mesi che non mi vede ed è come si fossi un pivello del primo anno... sono suo fratello- sbuffò, rivolto ad Hermione.

-Di fratelli ne ha tanti, ma di Harry ce n’è uno solo- si intromise ridendo Seamus.

-Zitto un po’ Seamus- lo incenerì Ron.

Neville intanto osservava l’amica confuso.

-Che c’è Ginny?-

Quelle parole fecero ridestare la rossa, che tornò con i piedi per terra.

-Piton lo sa... sa che hanno avvistato Harry ad Hogsmeade-

Nella stanza cadde nuovamente il silenzio e tutti gli occhi furono puntati sul trio. Dopo pochi attimi dalla piccola radio clandestina che Dean Thomas era riuscito a procurarsi, si elevò la voce piatta di Piton che ordinava a tutti gli studenti di riunirsi immediatamente nella Sala Grande.
Nella stanza delle Necessità si creò il panico, gran parte degli studenti si volatilizzò, lasciando soli i grifondoro. Harry convinse gli amici a lasciarlo presentarsi a Piton, davanti a tutti gli studenti ed i professori, convinto che avrebbe acceso nuovamente la speranza, che si era affievolita negli animi degli studenti di Hogwarts. Neville  e Seamus prestarono i loro mantelli a Ron ed Harry, mentre Ginny ed Hermione si erano allontanate.
Le due ragazze si erano nascosta dietro alla brandina di Ginny e avevano dato inizio ad un lungo abbraccio bagnato da lacrime di gioia e serenità.

-Oh Herm... mi sei mancata così tanto..- disse la rossa, asciugandosi le lacrime.

-Anche tu Gin, non è stato per nulla facile stare da sola con quei due idioti, era un bisticcio continuo- disse sorridendo, ma continuando a piangere Hermione.

-Oh dobbiamo dirci così tante cose...-

-Ragazze! Non è il momento di fare gossip, se Piton non ci vede tra due minuti, è la fine!- si intromise Neville, colmo di senso del dovere.

Così Ginny e Neville si unirono alla schiera ordinata di grifoni, che stava varcando la Sala Grande, lasciando Ron ed Hermione in fondo alla massa studentesca. Entrata nell’immenso salone, Ginny sollevò lo sguardo da terra e cominciò a cercare Draco. Fece passare tutte le serpi, finché non incontrò lo sguardo tenero, ma preoccupato di Draco. Il biondo le fece cenno con la testa e Ginny gli sorrise gentilmente. Ma proprio quando anche Draco le stava per sorridere, Harry incappucciato sgusciò accanto a Ginny e le strinse forte la mano. La rossa si irrigidì, mentre Draco rimase con un sorriso sghembo e gli occhi assassini.
Ginny si staccò dalla presa di Harry e con lo sguardo ricercò nuovamente quello di Draco, che oramai si era voltato dall’altra parte. Ginny sbuffò. In quel momento Piton,camminando lentamente ed incutendo paura a tutti gli studenti, giunse sul trono dorato, che solamente l’anno prima possedeva a Silente.
Piton osservò gli studenti, socchiudendo gli occhi, poi inspirò lievemente.

-Molti di voi si staranno chiedendo come mai vi abbia convocato in questo momento. È giunta alla mia attenzione che nella serata di oggi, Harry Potter sia giunto ad Hogsmeade-

Quelle due parole, che racchiudevano il nome del probabile ed unico salvatore, generarono un forte brusio tra gli studenti più piccoli. Draco invece si voltò di scatto verso Ginny, che lo guardava con aria colpevole e scuotendo la testa in segno di negazione.

-È ... V..E..R..O?-  le chiese Draco, in un sussurro appena appena percettibile.

Ginny però non voleva rispondergli, si fidava di Draco, ma qualcosa la bloccava. Così aprì la bocca e gli sussurrò le uniche due parole che si sentiva di dire in quel momento.

-Ti.. amo...-

Draco la guardò con la bocca un poco aperta e la osservò a lungo, come se volesse leggerle l’anima e capire cosa stesse celando Ginny Weasley, dietro a quella promessa d’amore, fatta in un momento così inopportuno.
A Piton ovviamente non era sfuggito quello scambio di sguardi.
E nemmeno ad Hermione.
Nemmeno a Neville e a Luna.
Nemmeno ad Harry.
Nemmeno a Ron.

-Ora!- urlò Piton, facendo cadere nuovamente il salone nel silenzio totale – Se qualcuno, studente o docente che sia,  sta cercando di aiutare il signor Potter, egli verrà punito in maniera conseguente alla gravità della trasgressione. Inoltre, chi fosse scoperto di essere a conoscenza di questi eventi ed evitasse di farsi avanti, verrà considerato come egualmente colpevole-

Lo sguardo di Piton si soffermò su Cho Chang, che giusto due anni prima si era rivelata l’anello debole della catena ed aveva spifferato ogni cosa alla Umbridge.

-Pertanto se qualcuno qui fosse a conoscenza dei movimenti del signor Potter e dei tuoi due amici,  lo invito a fare un passo avanti- annunciò tetro, cominciando a passeggiare tra gli studenti.

Si fermò all’altezza della fine dove si trovavano Ginny e Draco. Piton li scrutò entrambi e poi si voltò, deciso a tornare al suo trono. Si udirono però dei passi, che fecero voltare non solo lo stesso Piton, ma perfino professori e studenti.

-Sembra che nonostante le sue esaustive strategie difensive, lei abbia ancora un problema con la sicurezza- disse Harry Potter, nel momento esatto in cui alcuni membri dell’ordine della fenice varcavano il portone della Sala Grande.

Harry continuò a provocare Piton, ma Ginny si era voltata ad osservare la sua famiglia. Vide schierati sua mamma, suo papà, Fred e George con Bill e Fleur. Deglutì e appena incrociò lo sguardo di sua mamma, lo abbassò verso terra. Non riusciva a guardarla negli occhi. L’aveva tradita. Si era innamorata del nemico. Andava a letto con Draco, mentre Ron rischiava la vita ogni giorno per garantirle la vita e la libertà. Soltanto quando la McGrannit e Piton cominciarono a duellare, Ginny trovò la forza per alzare nuovamente lo sguardo e rivolgerlo verso i due professori.
La professoressa McGranitt si muoveva con una rapidità incredibile: la sua bacchetta sferzava l'aria e per un attimo Ginny pensò di vedere Piton afflosciarsi privo di sensi, ma la velocità del suo Sortilegio Scudo fu tale da far perdere l'equilibrio ai due Carrow, che stavano dietro di lui. Il duello durò pochi, ma intensi minuti e culminò con Piton che volava via, riducendo in frantumi le vetrate del salone.

-Vigliacco!- urlò la McGrannit, mentre con un gesto semplice della mano, accendeva le lanterne della scuola.

In poco tempo la scuola cominciò ad esultare e i giovani grifoni andarono incontro ai membri dell’ordine della fenice. Ma non Ginny. Lei sgusciò nella penombra verso Draco e approfittando della baraonda generale, riuscirono ad allontanarsi dalla Sala Grande. Giunsero nella serra di Madama Sprite in silenzio, tenendosi per mano.
Si guardarono a lungo e poi si abbracciarono forte, come a volersi fondere in un’unica persona. Quando si staccarono, Draco intrappolò il volto di Ginny tra le sue mani, mentre lei gli accarezzava i pettorale, risalendo fino al collo.

-Draco... sta per cominciare la guerra- ammise infine sconsolata.

Draco non rispose. L’avvicinò a sé. Con il pollice lungo e freddo le toccò gli angoli della bocca e ne disegnò il contorno. Ginny dischiuse le labbra e chiuse gli occhi, nel momento esatto in cui Draco la baciò. Dagli occhi di Ginny cominciarono a sgorgare i ricordi.
 
Quello che accadde dopo fu una sorpresa per entrambi. Quei pochi centimetri che li separavano furono colmati da un bacio. Ginevra voleva scappare via, ma qualcosa dentro di lei la costrinse a rimanere lì. Imbambolata. Draco Malfoy la stava baciando, in un vicolo sconosciuto al mondo. Le sue labbra erano sottili e morbide e il suo profumo di limone, così fresco ed intenso, la inebriò in un istante. Non era un bacio carnale, come quelli che Draco era solito scambiare a scuola, con le ragazze che avrebbero dato di tutto per un po' di attenzioni. No. Era un bacio a fior di labbra, tenero e dolce. Le mani del ragazzo lasciarono i polsi di lei e andarono ad accarezzare delicatamente i suoi fianchi. Mentre Ginny tuffò le sue dita tra i capelli biondi, setosi e ben pettinati di lui. Ma quando la situazione si stava facendo più calda, una voce li richiamò alla realtà e subito si staccarono.
Bella.
 
Si ritrovò a pensare Draco mentre si chinava su di lei e le posò un leggero bacio casto sulle labbra. Quelle labbra che tanto desiderava. Quando si rialzò inspirando quel dolce profumo di fiori selvatici, la trovò ad occhi chiusi. Le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi con il pollice le coccolò le guance, la fossetta che compariva solitaria sulla sua guancia, le labbra grandi e carnose. Poi si chinò nuovamente e la baciò. Una, due, dieci volte. Quelle labbra erano una droga per lui e non poteva più scollarsene, non voleva più scollarsene. Ginevra stava lì, incantata da quelle labbra esperte, che ormai la conoscevano meglio di chiunque altro. Quei baci erano puro ossigeno per la rossa, che si sentiva rigenerata ad ogni contatto con Draco. Ad ogni bacio i due ragazzi perdevano la cognizione del tempo, non gli importava dove fossero, chi li potesse vedere, l'ora che si era fatta. No. In quel preciso instante c'erano solo Ginevra e Draco. Non c'erano barriere innalzate dagli avi, amici pronti a giudicare, differenze di pensieri e di ideali. Non c'erano mangiamorti o ordini della fenice, non c'erano bene e male, Malfoy e Weasley. Solo Ginevra e Draco. E quei baci, proibiti, scambiati di nascosto, tra le mura che li proteggevano. Sia Ginny che Draco sapevano quanto fosse sbagliata quella dolce tortura, ma dentro di loro, nelle giovani mente corrotte da una guerra sempre più prossima e desiderosi di amori, si chiedevano come fosse possibile che un legame così bello, un momento così magico potesse essere sbagliato.
I due si staccarono senza più ossigeno nei polmoni e misero le fronti una contro l'altra, le mani ancora intrecciate tra loro.

 
Eccoli lì ancora una volta. Ecco che il muro tra Malfoy e Weasley, tra Purosangue e Traditori, tra ricchi e poveri crollava, lasciando spazio a due giovani innamorati. Lasciando spazio a Draco e Ginevra.
Senza perdere tempo, si baciarono, facendo scivolare via tutti i problemi. Draco posò le sue mani esperte sui fianchi di Ginevra, attirandola a sé delicatamente. Più si baciavano e più voleva approfondire quel contatto. Ginny intrecciò le mani tra i capelli del ragazzo, tirandolo verso di sé. 
Le carezze di Draco aumentarono e abbracciandola la portò contro il tronco di un albero lì vicino. Ginevra fu scossa da mille brividi, le gambe le tremavano e se non fosse stata tra il corpo di Draco e il tronco, sarebbe già caduta. Le labbra del biondo le lasciarono una lunga scia bagnata di baci, fino all'incavo del collo. Ginny sentiva le labbra del ragazzo regalarle baci infuocati e dopo poco, in un attimo di follia, la ragazza si accorse che quei baci non le bastavano più. Sentiva come se i vestiti fossero diventati  di troppo e voleva, anzi desiderava, un contatto ancora più intimo. Appoggiò timidamente le mani sul petto del ragazzo, sentendo i muscoli tesi e cominciò a ricercargli la bocca. Draco sorrise tra sé e dal suo collo si riportò sulle labbra di Ginevra. I due ragazzi sentivano un fuoco dentro di loro che li stava piano piano bruciando e quella era una dolce tortura per entrambi. Ginny cercò la mano di Draco e cominciò a tastargli il braccio e quando premette sull'avambraccio sentì Draco irrigidirsi un attimo. Il serpeverde si staccò, appoggiando la fronte contro quella di lei e incrociando le loro dita.
-Mi farai impazzire- sussurrò con il fiatone. Restarono in quella posizione finché i loro respiri si fecero meno affannati e poi decisero di rientrare nelle loro stanze.
 
 
Al bivio che conduceva verso i sotterranei, si scambiarono un altro bacio infuocato e poi si lasciarono, per andare tra le braccia di Morfeo.
 
Quando il bacio finì,  Draco la tenne stretta tra le sue braccia. Affondò il naso nella chioma rossa e ne inspirò il profumo. Poi staccandosi la guardò bene. La scrutò. Come se dovesse imparare a memoria ogni singolo dettaglio del suo volto. Come se ogni particolare fosse fondamentale per capirne l’insieme.
E Ginny capì.
Capì che stava arrivando la fine.
Non pianse, avrebbe tanto voluto, ma nulla scese dai suoi occhi nocciola.
Draco si smaterializzò.
Ginny rimase da sola un’altra volta.


 
La McGrannit stava marciando seguita dal professor Vitious, Neville e Seamus, verso l’entrata principale della scuola. Era sopravvissuta a una guerra magica, sarebbe sopravvissuta anche alla seconda.

-Mi faccia capire professoressa, lei ci dà il permesso di farlo?- chiese pacato Neville.

-Esattamente Neville Paciock!-

-Di farlo esplodere? Tipo boom- cercò di chiarire ancora il ragazzo.

-BOOOOOM!- enfatizzò la donna.

-Mitico! Ma come diavolo ci riusciremo?-

-Perché non ti consulti con il signor Finnegan, da che io ricordi, ha una predilezione per la piromania- li congedò la professoressa.

I due ragazzi cominciarono a correre verso il ponte che collegava la serra con il campo da Quidditch. Stavano ancora confabulando su che tipo di esplosivo usare, quando si imbatterono in Ginny Weasley, che brandiva minacciosamente la bacchetta e sembrava in vena di usarla. I due ragazzi si arrestarono un attimo e la guardarono confusi.

-Avanti, ditemi cosa devo fare e mettiamo fine a questa stra cazzo di guerra!-

-GINNY!- urlarono stupiti in coro i due ragazzi.

-No! Nessun ‘Ginny’ di rimprovero! Ne ho piena l’anima di questa guerra-

Si sentirono dei passi dietro di loro ed apparirono magicamente Fred e George.

-Oh dolce sorellina! Il tuo linguaggio assomiglia sempre di più a quello della zia, lo sai?-

Ginny gli rifilò un’occhiata torva e poi corse ad abbracciarli entrambi. Stava per cominciare a chiedergli come stanno, quando si ricordò che avevano una guerra da preparare. Neville dietro di loro, stava attaccando dell’esplosivo lungo tutta l’impalcatura in legno del ponte.

-Neville, scostati ti ricordi quando due anni fa, facemmo scoppiare il finimondo durante i G.U.F.O ? Bene è ora di mostrarti la tecnica!- ammise George, cominciando a spargere l’intero ponte di benzina.

Fred approfittò dell’assenza del fratello, per prendere da parte Ginny.

-Allora... tu e Malfoy..?-

-Allora.. tu ed Hermione?- gli rispose per le rime Ginny.

I due scoppiarono a ridere, ignari che quella sarebbe stata l’ultima risata di Fred, che il mondo avrebbe udito.
 
 
 
Nel frattempo Harry con Hermione e Ron si era lanciato alla ricerca del diadema perduto di Priscilla Corvonero. Luna gli aveva confidato di andare a parlare con il fantasma, che l’aveva indirizzato nella stanza delle necessità. I tre si misero quindi a correre verso quella sala, non c’era tempo da perdere. Il furore della battaglia svanì non appena varcarono la soglia e si chiusero dentro: il silenzio era totale. Erano in un luogo ampio come una cattedrale e simile a una città; le alte pareti erano pile di oggetti nascosti nei secoli da migliaia di studenti.
I tre passarono davanti ad un troll impagliato, l’armadio svanitore di Draco, migliaia di vestiti e di libri.

-Accio diadema- provò Hermione, ma nulla accadde.

Si addentrarono nel labirinto, cercando di riconoscere qualche oggetto. Il respiro rimbombava nelle orecchie e poi le loro anime rabbrividirono: eccola laggiù, la vecchia credenza piena di bolle in cui Harry aveva nascosto il libro di Pozioni, e in cima lo stregone di pietra sbeccata con la parrucca polverosa e quella che sembrava un'antica tiara scolorita. Harry aveva già la mano tesa, anche se era a tre metri di distanza, quando una voce dietro di lui gli intimò:

-Fermo Potter-

Si bloccò e si voltò. Tiger e Goyle erano dietro di lui, spalla a spalla, le bacchette puntate. Nel minuscolo spazio tra i loro volti beffardi scorse Draco Malfoy.

-È la mia bacchetta che hai in mano, Potter- osservò Malfoy, puntando la propria nella fessura tra Tiger e Goyle.

-Non più- ansimò Harry, stringendo la presa sulla bacchetta di biancospino -Chi vince tiene, Malfoy. Chi te l'ha prestata?-

-Mia madre-

Harry rise, anche se non c'era nulla di divertente nella situazione. Hermione sembrava non temere troppo il biondo.

-Allora, come mai voi tre non siete con Voldemort?- chiese Harry.

Nessuno parlò.

-Lei lo sa che sei qui?- chiese invece Hermione, stupendo tutti tranne Draco.

Il biondo annuì.

-Non ho visto Astoria prima in Sala Grande, come sta?- continuò, stupendo ancora una volta tutti tranne Draco.

Draco deglutì e lasciò cadere il braccio che reggeva la bacchetta lungo il corpo. Si slacciò la cravatta.

-È morta-

Hermione annuì, portandosi una mano alla bocca e poi si fece da parte. Approfittando del silenzio che si era creato, Tiger, che tra le serpi era considerata la più stupida, puntò la bacchetta contro la montagna alta quindici metri, una catasta di vecchi mobili, bauli rotti, libri usati, vestiti e altri oggetti non identificabili, e urlò:

-Descendo!-

La parete dondolò, poi cominciò a franare nel corridoio accanto, dov'era Ron.

-NO!- urlarono in coro Hermione, Harry e Draco.

Malfoy bloccò di forza il braccio di Tiger che stava per ripetere l'incantesimo.

-Se distruggi la stanza, rischi di seppellire anche quel diadema! Babbeo-

-E allora?- ribatté Tiger, liberandosi -Il Signore Oscuro vuole Potter, chissenefrega di un diademo!-

-Potter è entrato qui per quello- spiegò Malfoy, trattenendo a stento l'impazienza davanti alla stupidità dei compagni -Quindi deve voler dire...-

-'Deve voler dire'?- Tiger si rivoltò contro Malfoy con aperta ferocia -Me ne sbatto di quello che pensi tu! Non prendo più ordini da te, Draco. Tu e il tuo papino siete finiti-

Harry intanto si era lanciato verso la tiara; le maledizioni che Tiger continuava a lanciargli lo mancavano, ma una colpì il busto di pietra, che volò in aria; il diadema schizzò verso l'alto e poi cadde, scomparendo nella catasta di oggetti sulla quale fino a un attimo prima era posato il busto.

-Basta!- urlò Malfoy e usando i 73 kg di muscoli di cui disponeva si slanciò verso Tiger e lo butò per terra.

Un fiotto di luce scarlatta sfiorò Harry: Hermione era sbucata alle sue spalle e aveva scagliato uno Schiantesimo alla testa di Tiger. Lo mancò solo perché Malfoy lo strattonò via.

-È la sporca Mezzosangue! Avada Kedavra- urlò Tiger da sdraiato, mentre Draco gli tirava una gomitata nell’enorme pancia.

Hermione si tuffò da un lato. Tiger aveva tentato di ucciderla: la rabbia si impadronì di Harry, cancellandogli tutto il resto dalla mente. Lanciò uno Schiantesimo contro Tiger, che lo evitò con un balzo, facendo cadere la bacchetta di mano a Malfoy; la vide rotolare lontano, sotto un cumulo di mobili rotti e scatole.
Goyle intanto era inciampato nei suoi stessi piedi e aveva perso la bacchetta.

-È qui da qualche parte!- urlò Harry, indicando la pila di cianfrusaglie nella quale era caduta la vecchia tiara.

-HARRY!!!- gridò Hermione.

Un boato alle sue spalle lo fece voltare. Vide Ron e Tiger correre a tutta velocità su per il corridoio verso di lui. Fiamme di altezza anomala li inseguivano, lambendo le mura di cianfrusaglie, che al loro tocco si incenerivano. Hermione si fermò ad osservarle, mentre Malfoy prendendole la mano le urlò di correre. Harry e Ron schizzarono dietro di loro,  il fuoco dietro. Non era un fuoco normale; Tiger aveva usato una maledizione ignota a Harry: quando voltavano un angolo le fiamme li inseguivano come se fossero vive, coscienti, decise a ucciderli. Poi il fuoco si trasformò, formando un branco gigantesco di bestie feroci: serpenti fiammeggianti, Chimere e draghi sorsero e ricaddero e risorsero, e i detriti secolari dei quali si stavano cibando venivano scagliati nelle loro fauci, lanciati in alto dai loro stessi artigli prima di essere consumati dall'inferno. Malfoy nel frattempo si era staccato da Hermione e aveva cominciato a correre in una direzione diversa.

-Cosa possiamo fare?- urlò Ron.

-Qui!- rispose Harry.

Harry prese dal mucchio di ciarpame più vicino due manici di scopa che gli sembravano sufficientemente solidi e ne gettò uno a Ron, che trascinò Hermione in sella dietro di lui. Harry cavalcò la seconda scopa e scalciando forte a terra si levarono in volo, evitando il becco cornuto di un rapace infuocato che schioccò le mandibole a pochi centimetri da loro. Il fumo e il calore erano opprimenti: sotto, le fiamme maledette consumavano i traffici illeciti di generazioni di studenti, i colpevoli frutti di mille esperimenti vietati, i segreti di innumerevoli anime che avevano cercato rifugio in quella stanza. Harry non vide traccia di Malfoy, Tiger o Goyle: volò più basso che poté sui mostri di fiamma, ma non c'era altro che fuoco: che morte terribile... non aveva mai voluto questo...

-Harry usciamo!- urlò Ron, in preda al panico.

Hermione però bloccò Harry, voleva salvare almeno Malfoy. L’aveva aiutata a scappare dalle fiamme e aveva quasi massacrato di botte Tiger per Harry. Il prescelto annuì all’amica, spalancò dunque gli occhi e scorse Malfoy con le braccia attorno a Goyle svenuto, tutti e due appollaiati su una fragile torre di sedie carbonizzate. Si abbassò. Malfoy lo vide arrivare e alzò un braccio, ma appena lo afferrò Harry capì che era inutile: Goyle era troppo pesante e la mano di Malfoy, madida di sudore, gli scivolò subito dalla presa.

-SE MUORIAMO PER LORO, TI UCCIDO, HARRY- urlò ancora una volta Ron.

Hermione con l’aiuto di Ron, riuscì a portare in salvo Goyle. Harry riuscì a caricare su di sé Malfoy, grazie all’agilità di entrambi i cercatori.

-La porta, vai alla porta, la porta!- urlò Malfoy nell'orecchio di Harry, che accelerò, seguendo Ron, Hermione e Goyle nella marea di fumo nero, senza quasi riuscire a respirare: attorno a loro gli ultimi oggetti non ancora divorati dalle fiamme venivano scagliati in aria dai mostri del fuoco maledetto, come in una specie di celebrazione: coppe e scudi, una collana sfavillante e una vecchia tiara scolorita.

-Cosa fai, cosa fai? La porta è di là!- urlò Malfoy, ma Harry fece dietrofront e scese in picchiata. Il diadema sembrava cadere al rallentatore, girando e scintillando, nelle fauci spalancate di un serpente, e poi Harry lo prese, l'aveva infilato al polso.

Harry girò di nuovo, evitando il serpente che si slanciava su di lui, e si alzò verso il punto in cui sperava che fosse la porta: Ron, Hermione e Goyle non c'erano più. Malfoy strillava e si teneva così stretto da fargli male. Poi tra il fumo vide una macchia rettangolare nel muro e sterzò: un attimo dopo i suoi polmoni si riempirono di aria pulita e i due urtarono contro la parete opposta del corridoio. Malfoy cadde dalla scopa e rimase disteso a faccia in giù; rantolava e tossiva, scosso dai conati. Harry si rigirò e si mise a sedere: la porta della Stanza delle Necessità era sparita e Ron e Hermione erano seduti a terra, ansimanti, accanto a Goyle ancora privo di sensi. Calò il silenzio, rotto solo dai respiri affannosi e dai colpi di tosse. Poi il castello fu scosso da una serie di boati e una grande cavalcata di figure trasparenti passò al galoppo, portandosi sottobraccio le teste che urlavano la loro sete di sangue. Quando la Caccia dei Senzatesta fu passata, Harry si tirò in piedi barcollando e si guardò intorno: la battaglia era iniziata. Udì altre grida, oltre a quelle dei fantasmi che si allontanavano. Il panico lo invase.

-Dov’è Ginny?- chiese nel panico Harry.

-Serra...- tossicchiò Malfoy.

-E tu come fai a saperlo?- chiese Ron, alzandosi e dirigendosi verso il biondo.

Fortunatamente Hermione cambiò argomento.

-Harry! Abbiamo distrutto anche la tiara, sapete cosa vuol dire? Che se riusciamo a prendere il serpente...-  non riuscì a finire la frase.

Hermione si interruppe perché urla e grida e l'inconfondibile fragore di un duello riempirono il corridoio. Harry si guardò intorno e si sentì mancare: i Mangiamorte erano entrati a Hogwarts. Fred e George stavano duellando contro due uomini mascherati e incappucciati. Harry, Ron e Hermione corsero avanti per aiutarli: getti di luce volarono in tutte le direzioni e l'uomo che lottava contro George indietreggiò, in fretta.

-RonRon arrivi sempre in ritardo vedo! Fortuna che c’è Hermione con voi, altrimenti sareste ancora dispersi in qualche foresta- disse Fred, notando la presenza del trio.

L'aria esplose. Erano tutti vicini: Harry, Ron, Hermione, Fred e George, i due Mangiamorte ai loro piedi, uno Schiantato, l'altro Trasfigurato; e in quella frazione di secondo, quando il pericolo pareva temporaneamente lontano, il mondo andò in pezzi. Harry si sentì volare e non poté far altro che tenersi stretto con tutte le forze a quel sottile bastoncino di legno che era la sua sola e unica arma, e ripararsi la testa con le braccia: udì le urla dei suoi compagni senza sapere che cosa stava succedendo. Poi il mondo divenne dolore e penombra: Harry era semisepolto nel crollo di un corridoio colpito da un tremendo attacco. Capì dal vento freddo che il fianco del castello era esploso e un calore appiccicoso sulla guancia gli disse che stava sanguinando copiosamente. Poi sentì un grido lancinante che gli strappò le viscere, l'espressione di un dolore che né le fiamme né le maledizioni potevano provocare, e si alzò, incerto, più spaventato di quanto non fosse ancora stato quel giorno, più spaventato, forse, che in tutta la sua vita.    Hermione cercava di rimettersi in piedi in mezzo a quella devastazione e tre uomini con i capelli rossi erano a terra, vicini, nel punto in cui la parete era esplosa. Harry afferrò la mano di Hermione e avanzarono barcollando sopra cumuli di legno e pietra.

-NO... NO... FRED NO!- stava urlando George.

George scuoteva il fratello, Ron era inginocchiato accanto a loro, e gli occhi di Fred li fissavano senza vederli, lo spettro dell'ultima risata ancora impresso sul volto.
   
 
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