Capitolo 11: In the Officies and What Happened After
Nello
scorso capitolo: Lily e James
quasi simultaneamente diventano sospettosi dei professori Silth e Praedam (Lily
di Silth, James di Praedam) e decidono di ‘dare loro un’occhiata’. Entrambi i
Capo Scuola sono estremamente testardi e rifiutano di considerare che magari
l’altro ha ragione, perché… beh… sono fatti così. Ma ad Halloween, l’insegnante
di Erbologia, la Grossman – che è in qualche modo connessa al mistero di Silth
– sparisce e Lily chiede a James di aiutarla.
Lily resistette al pensiero di lanciarsi di
faccia sulle patate schiacciate di fronte a lei. Porca miseria. Perché voleva
farlo? Perché voleva fare uno scherzo? Con
Potter? Era molto confusa…
Eppure, stranamente, allo stesso tempo
sapeva e non sapeva cosa stesse
facendo.
Gli occhi di Lily passarono nervosamente
attraverso l’eccitata Sala Grande. Gli studenti stavano festeggiando il
banchetto di Halloween, completamente noncuranti dell’assenza della
professoressa Grossman. Anche quelli che sapevano
che non era andata alle sue lezioni di Erbologia credevano (o, forse,
speravano) che fosse dovuto ad un’influenza.
Gli occhi della Capo Scuolasi fermarono
sulle zucche lievitanti, su verso il tavolo degli insegnanti, dove i professori
parlavano molto poco e sembravano decisamente seri. Alastor Moody arrivò due
volte nel corso del pasto fino a quel momento, e sussurrava qualcosa
all’orecchio di Silente, al quale il preside aveva a malapena annuito. Dopo
tutto, comunque, la prima parte del banchetto era stato dolorosamente senza
eventi, e perciò, per Lily, snervante.
E dov’era Potter?
Non si era fatto assolutamente vedere, il
che era indescrivibilmente strano, perché i suoi amici erano tutti seduti al
tavolo Grifondoro, scherzando come se non stesse mancando affatto. Lily era
estremamente nervosa, ma, data la presenza delle sue amiche rilassate, fece il
suo meglio per nasconderlo.
“Mi chiedo dove sia la Grossman,” mormorò
Eden a Lily, circa quindici minuti dopo l’inizio del banchetto, mentre la
bionda si versava un bicchiere di burrobirra acquistata per l’occasione. Lily
si girò e guardò l’amica che aveva un’espressione innocente.
“Cosa te lo fa chiedere?” chiese Lily,
sperando di sembrare casuale.
“Niente,” rispose calma Eden; “solo che è
strano che lei sia malata e non sia in Infermeria, no?”
“Come fai a sapere che non è lì?”
“Sono andata per prendere una medicina
contro il mal di testa a pranzo, e non c’erano pazienti.”
“Magari è rimasta nei suoi alloggi.”
“Mhm… forse…” annuì Eden, con una nota
nella voce che Lily temette fosse scetticismo. Non disse niente, però, cercando
di fingere che l’assenza della Grossman non la interessasse.
Guardò nervosamente la sala di nuovo. Il
ritardo di Potter la rendeva nervosa… aveva detto
che le avrebbe spiegato il piano al banchetto…
Finalmente, dopo quasi dieci minuti, James
fece la sua entrata – in ritardo ‘con stile’, come sempre. Camminò lungo il
tavolo dei Grifondoro verso dove i suoi compagni Malandrini erano seduti. Però,
mentre passava vicino a Lily, inciampò e cadette praticamente sopra di lei.
“Ow! Potter!
Attento!” Lily lo accusò, togliendosi da sotto di lui e poi togliendo la
cravatta dalla salsa in cui era finita dentro.
“Scusa, Red,” James fece un sorrisetto,
alzandosi in piedi. Irritata, ma soprattutto confusa, dato che si aspettava che
lui le dicesse certe informazioni, Lily ritornò al suo posto, mentre James
continuò a camminare lungo il tavolo.
Ma una seconda occhiata alle sue patate
schiacciate fece notare a Lily che Potter non era così inutile come fingeva di
essere. Nel bel mezzo delle patate soffici e ricoperte di sugo, c’era un pezzo
di pergamena piegata. Dando un’occhiata veloce per essere sicura che nessun
altro avesse notato, Lily prese la pergamena e la aprì sotto il tavolo.
Pulì le sue mani ora piene di patate nel
fazzoletto e lesse lo scarabocchio – disordinato come i capelli dell’autore –
con nonchalance.
“Red
– esci dalla sala in qualche modo nei prossimi sette minuti – JP”
Lily ripiegò la nota e la ripose
frettolosamente dentro la sua tasca. Per circa un altro minuto, chiacchierò con
Eden come se non fosse successo niente. Poi, alzandosi, disse: “devo andare in
bagno; torno subito.”
Eden accettò con facilità la sua scusa e
cominciò a chiacchierare con Frank e Lexi. Lily, nel frattempo, uscì dalla sala
velocemente. Aspettò nel Salone d’Entrata, proprio vicino alla porta, ma dietro
l’angolo, in modo da non essere vista dal banchetto. I prossimi due minuti
circa passarono lentamente.
Infine, finalmente, un’eternità dopo,
apparì Potter.
Ma era con Sirius.
Lily si dette uno schiaffo nella fronte
irritata, poi si nascose in un angolo in modo da non essere notata. James la
vide quando diede un’occhiata dalla sua spalla e le lanciò un’occhiata che
diceva ‘stai lì!’ Sirius rimase beatamente all’oscuro.
I due Malandrini attraversarono il Salone
d’Entrata e scomparvero su dalla larga scala di marmo. Lily imprecò. Cosa stava
succedendo?
Perché c’era Sirius? Qualcosa era andato
storto? Com’era potuto succedere? Si trattava di Potter – era un Malandrino! Le
cose… gli scherzi, almeno… dovrebbero andare bene quando Potter li pianificava!
Dannazione.
“Chiedo uno
scherzo…” sussurrò Lily a se stessa; “solo
uno, e quello a cui chiedo di
organizzarlo… fa un casino!”
Ma un minuto dopo, James apparve nelle
scale – da solo questa volta.
Fece segno a Lily di andare da lui e lei lo
fece. Mentre lui la guadava su per le scale, parlava rapidamente:
“Ok, ecco il piano: tu cerchi nell’ufficio
di Praedam e io in quello di Silth. Avremo in totale circa dieci minuti… è
tutto quello che posso garantire – ma posso decisamente garantire quei dieci.
Non si faranno vedere.”
“Come fai…?”
Ma non concluse la frase, dato che James la
spinse dietro un arazzo, in una nicchia nel muro che Lily non sapeva che
esistesse. “Potter, che stai…?” cominciò in un sussurro, ma James la zittii e
lei vide il motivo molto presto.
Ci furono dei passi e, sbirciando dalla
cima dell’arazzo, Lily vide Sirius ritornare nella Sala Grande.
“Cosa c’entrava Sirius, comunque?” Lily
chiese, una volta che se ne fu andato.
“Beh, gli ho detto la solita cavolata del
‘devo andare in bagno’, ma apparentemente anche lui doveva andarci.” I due
uscirono dalla nicchia dietro l’arazzo e continuarono velocemente a percorrere
il corridoio.
“Come hai fatto a perderlo?”
“A metà strada tra il bagno e la sala sono
riuscito a far sì che lui facesse con una scommessa con me.”
“Qual era la scommessa?”
“Er… qualcosa…”
“Cos’era? Dai!”
“Taci, Red.”
“Non chiamarmi così.”
“Buon natale.”
“Cosa?”
“Non importa.”
Arrivarono al dipartimento di Arti Oscure e
James fermò Lily nella scala. “Ricorda… dieci minuti sono tutto quello che
riesco a garantire…”
“Come sai che non si faranno vedere?”
“Perché?” disse James, per metà entusiasta,
per l’altra metà irritato (come se dovesse essere già abbastanza a conoscenza
di tutto questo), “in pochi istanti, ogni zucca che è sospesa nella Sala Grande
esploderà, coprendo l’ottanta percento degli occupanti con una pozione di
congestione.”
“Ah.”
“Sì.”
“E quello
ci dovrebbe dare dieci minuti?”
“Sì.”
“Bene. Specialmente se Lumacorno ne è
pesantemente affetto.”
“Perché specialmente Lumacorno?”
“Beh, se lo è, sarà un problema per lui
arrivare alle sue dispense di Pozioni e trovare l’antidoto, no?”
“Red, sei la ragazza giusta per me.”
“Spero sicuramente di no.”
“Ok, vai,” disse James, cambiando
l’argomento. “Ci vediamo al quinto piano. Dieci minuti, ricorda…” e si girò e
corse su per le scale verso il sesto piano e il dipartimento di Rune Antiche.
Lanciandogli un’occhiata, Lily notò che aveva la sua borsa dei libri, e si
chiese perché.
Ma non ci perse troppo tempo, e si girò e
corse giù nel dipartimento di Arti Oscure deserto. Sentì una sensazione strana
nello stomaco mentre lo faceva e però che fosse ansia e non eccitazione. Era Lily Evans, dopotutto.
Ovvio, non era sempre la
Regina-del-rispetto-delle-Regole… aveva anche lei la sua parte di regole non
rispettate. Tecnicamente, nessuno dovrebbe sbaciucchiarsi nella Torre di
Astronomia (specialmente dopo il
coprifuoco), ma lei l’aveva fatto. E tecnicamente,
non doveva rotolare la vita della gonna, ma lo faceva. E tecnicamente, il bottone più in alto
della sua camicia dovrebbe essere abbottonato e la sua cravatta stretta, in
ogni momento, ma non lo erano.
Ma questo era diverso. Ok, era stata
d’accordo con uno o due scherzi dei Malandrini negli scorsi sei anni… ma
decisamente non aveva mai chiesto a
Potter di farne uno per lei, mentito ai suoi amici, e poi essersi intrufolata
in un ufficio di un professore.
Almeno, questo è quello che si ricordava.
Arrivò alla fine del corridoio, dov’era
l’ufficio di Praedam.
Era stata un’idea di Potter quella che
ognuno di loro dovesse cercare nell’ufficio di chi non sospettavano.
Apparentemente, avrebbe scoraggiato giudizi non obiettivi… o qualcosa del
genere. Qualunque cosa significhi.
Lentamente e cautamente, Lily fece per
aprire la porta dell’ufficio. Chiuse persino gli occhi, essendo disposta a non farlo, mentre avanzò una mano e
prese la maniglia della porta. L’aprì improvvisamente. La porta non si apriva.
Imprecò sottovoce e tirò fuori la sua
bacchetta. “Alohamora!” disse chiaramente. Provò di nuovo ad aprire, ma rimase
chiusa.
Lily imprecò di nuovo e fece un passo
indietro. Controllò il suo orologio. Secondo Potter, aveva ancora nove minuti e
mezzo. Praedam si era preoccupato di bloccare l’incantesimo ‘Alohamora’… che
altro si era preoccupato di fare?
La Capo Scuola fece un grosso respiro, poi
puntò la bacchetta di nuovo alla porta. Non aveva la minima idea di cosa stesse
per fare, ma immaginò che questo sarebbe un buon primo passo.
E la voce di Potter – non chiamata – le
tornò in mente: “… ogni zucca sospesa
nella Sala Grande esploderà, coprendo l’ottanta per cento degli occupanti con
una pozione di congestione…”
L’ispirazione la colpì e Lily fece un
grande sorriso. “Decretumes!” disse con autorità, con la bacchetta ancora ben
puntata contro la porta. Un momento dopo, la cosiddetta porta era fortemente
cambiata. Era, per prima cosa, circa quindici centimetri più piccola. Poi
trenta centimetri in meno… infine la metà dell’inizio.
Quando era alta circa cinque centimetri, e
forse uno e mezzo, Lily prese la porta e la mise nella sua tasca. ‘Praedam dovrebbe veramente lavorare per la
sua sicurezza’, pensò Lily compiaciuta; ‘non si è neanche disturbato di mettere un incantesimo di Impervius.”
Per quello, Lily era grata.
Entrò nell’ufficio e osservò tutto in un
secondo. Era generalmente quello che un ufficio di un insegnante delle Arti
Oscure dovrebbe essere. I libri coprivano gli scaffali ed erano impilati sui
pavimenti – libri con titoli tipo: ‘101
Modi per Maledire la Maledizione di Famiglia’ (di Desmond Stanley) o ‘Vampiri di Europa: Vlad, Radu e gli altri’ (del
professore Thomas Reilly). C’erano diverse teste di scheletri nella scrivania e
foto sui muri, che facevano vedere o dei maghi in mantelli neri che avevano
un’aria tetra, oppure altre creature feroci e raccapriccianti che Lily non
aveva mai visto prima.
Ma una volta che ebbe assorbito tutto
questo, Lily si diresse direttamente alla scrivania di Praedam. Spostò la sedia
e aprì il cassetto più in alto, non sicura di cosa stesse esattamente cercando…
a parte per una forte evidenza…
Questo cassetto, che era piuttosto
profondo, era pieno di pile di pergamene. Quelle più in alto erano temi già
corretti sui lupi mannari che quelli del quinto anno avevano scritto. Sotto di
essi c’era una scheda con le risposte del prossimo test per il secondo anno e
proprio sotto c’erano i test che gli studenti livello M.A.G.O. avrebbero fatto
il mercoledì successivo.
Lily non si soffermò troppo su di essi,
resistendo ad un forte istinto di studiarlo attentamente e ricordandosi, con
un’occhiata al suo orologio, che aveva solo più di otto minuti rimasti. Lily
chiuse questo cassetto e si abbassò per esaminare il secondo.
Anche in esso c’erano pile di pergameni.
Lily guardò le prime pergamene, che erano anch’esse temi scolastici. Comunque,
proprio sotto c’erano oggetti di interesse minore.
C’erano due fogli che erano esattamente
identici con su scritto: “il modulo di domanda per il club dei Collezionatori.”
Sembrava come ogni altro modulo di domanda vuoto, con una linea per il nome e
l’indirizzo, ma anche alcune con spazi per cose come: ‘cose di interesse’ e
così via.
Proprio sotto di esse c’erano altri moduli
non completi, ma di diverso tipo.
“Modulo di richiesta per una Passaporta,”
lesse Lily in un sussurro. Praedam stava pianificando una gita? Ne aveva già
fatta una e queste erano soltanto in caso di emergenza? C’era una data di
acquisto: il 3 agosto.
‘Potter
ti ha reso paranoica, Lily Evans!’ si rimproverò mentalmente Lily. ‘Ci potrebbero essere sei milioni di ragioni
differenti per richiedere una Passaporta!’
Lily fece scivolare le pergamene di nuovo
dentro, ma mentre le metteva a posto con le dita, sentì che il cassetto si
spostava in modo strano. Rimosse di nuovo la carta, posandola sul pavimento
vicino a lei e tastò la parte bassa del cassetto. All’inizio, sembrava normale
e Lily suppose di averlo soltanto immaginato.
Però, quando ritrasse la mano, fu sicura di
aver sentito spostarsi il fondo del cassetto. Le sue dita si mossero
velocemente per il perimetro del fondo del cassetto e un momento dopo,
localizzò quello che stava cercando.
Tirò su con le sue dita e rivelò, sotto il
presupposto fondo di legno del cassetto, un altro livello.
Non c’era una pergamena, ma c’era qualcosa di molto più importante.
Una chiave.
Un eccitamento vagamente famigliare si
sparse dentro Lily mentre prese in mano la chiave e la esaminò. Era larga e di
vecchio stampo: di bronzo e riccamente incisa e decorata. Sul manico, c’era una
sola lettera incisa: E.
“Dove vai tu?” sussurrò Lily, a sé stessa o
alla chiave. “Perché sei così importante da essere nascosta in un falso fondo
di cassetto, ma abbastanza solita da essere lasciata non protetta dalla magia?”
Realizzando di star parlando ad una chiave,
e con sei minuti e mezzo rimanenti, Lily non aveva altro tempo da neanche
immaginare cosa potesse fare questa chiave. Superò un momento di indecisione e
piazzò di nuovo la chiave nel cassetto. Rimise il falso fondo, successivamente
le carte e chiuse il cassetto.
Aprì l’ultimo, mentre l’eccitazione
pullulava tra di lei.
C’erano un paio di temi ancora non corretti
di alunni del primo anno. Sotto di esse, c’erano circa mezza dozzina di altri
moduli per la Passaporta vuoti. Poi, incappò in una pergamena richiusa e non
resistette all’impulso di aprirla. Aveva da tempo passato il punto di non
ritorno.
C’era dentro una lettera, scritta in uno
scarabocchio frettoloso, ma Lily fu in grado di leggerla velocemente:
“Carissimo
Amico e Collega,
ti
sta piacendo questa parte dello stato? Il tempo è terribile qui, ma ho sentito
che è stupendo lì. Gli affari hanno smesso di essere un piacere. Il mio socio è
completamente noncurante di questo lavoro, il che è piuttosto triste, perché
non lo è mai stato e ci ho lavorato per anni, come ben sai. Come sta Delilah?
Lavora sempre bene, credo?
Non
sono riuscito ad andare molto al villaggio e il liquore sta quasi finendo. Devo
andarci presto. Com’è là? Mi manca la tua area particolarmente e preferirei
aver avuto il lavoro che hai tu. Ma questo ha i suoi pregi… non riesco ad
immaginarne uno al momento: pericolo di morte etc, ma ci sono dei pregi, eh?
Beh, questa lettera è giusto per verifica, e per ricordati che esisto, quando
sarai ricco dal lavoro e io inchiodato qui. Dai un abbraccio a Delilah… quella
donna è una naturale… e goditi la stagione. Odio l’autunno. Agghiacciante, no?
Riguardati,
Elliot.”
La lettera era estremamente senza senso per
Lily, eccetto per una cosa. La data all’inizio recitava ‘il 31 di ottobre’.
Oggi.
O la lettera era vecchia o era stata
scritta e ricevuta nello stesso giorno.
Erano rimasti quattro minuti.
Lily ripose tutto il contenuto del cassetto
al suo interno (dopo essersi assicurata che il fondo di questo cassetto fosse vero) e si alzò per controllare se nella
stanza ci fosse qualcosa di importante.
C’erano pile di fogli dal camino, i quali
Lily sfogliò e scoprì trattarsi solo di cose scolastiche. Il calendario sulla
parente era interamente vuoto. Non c’era neanche un compleanno o un ‘incontro con
il cugino Joan, 3:30’ su un giorno qualsiasi in tutti i dodici mesi.
Con circa due minuti e mezzo rimanenti,
Lily rimase scioccata. Sentì delle voci. Sbirciò attraverso il telaio vuoto
della porta. E vide tre studenti che si sbrigavano a salire le scale ad una
media distanza, diversi con delle mani innaturalmente larghe ed uno con un naso
chiaramente gonfio. Potter aveva garantito dieci minuti!
Tirò fuori dalla tasca la porta in
miniatura, la mise per terra e disse a voce bassa (con la bacchetta tesa): “Redintegra!”
La porta immediatamente cominciò a
ingrandirsi, e con un altro cenno della bacchetta di Lily, fu riallacciata nei
suoi cardini e nel suo posto giusto.
Lily si girò e si guardò intorno. I suoi
occhi caddero in un largo baule in un angolo. Mentre si avvinò, però, vide
qualcos’altro che le attirò l’attenzione. Vicino al baule c’era un libro. Lily
lo afferrò e lesse il titolo, che era scritto in lettere oro arricciate.
‘Hogwarts,
una Storia di Manufatti’.
Hogwarts aveva manufatti?
Svogliò diverse pagine. Erano per lo più
piccole stampe, parole enormi e cosa Lily poté capire essere ‘il gergo del
collezionatore’.
C’erano diverse immagini, tra cui una del
Cappello Parlante della scuola, alcuni trofei della stanza dei trofei, e
persino una foto di una statua che Lily sapeva trovarsi nel corridoio del terzo
piano. Quel vecchio troll ammuffito era davvero un ‘manufatto’?
Lily non ebbe tempo per contemplarlo perché
il tempo stava quasi finendo. Ripose il libro, controllò l’orologio (aveva più
di un minuto di tempo ‘garantito’) e si alzò per andarsene. Praedam sarebbe
potuto venire in qualsiasi momento.
Però, nel farlo, schiaccio il suo pollice
contro il baule. Imprecò e lo guardò arrabbiata.
I suoi occhi si aprirono in sorpresa ed
estasi. La serratura del baule era larga e di vecchia stampa: di bronzo,
riccamente incisa e decorata. Proprio sotto il buco per la chiave c’era una
lettera ben incisa: ‘E’.
Lily fece un grande sorriso malandrino e
compiaciuto. Corse verso la scrivania in un secondo e tirò fuori i fogli e il
falso fondo in un altro secondo. Trovò la chiave e si affrettò a raggiungere il
baule. Quando fu aperto (la Capo Scuola si era completamente dimenticata del
tempo), la Capo Scuola alzò il coperchio e vi guardò dentro in attesa.
Lo strato in superficie aveva solo mantelli
eleganti. Ce n’erano di tutti i colori – viola, rosso scarlatto, oro, marrone e
uno particolarmente magnifico di colore argento pieno di brillantini. Lily li
ignorò e li spostò per vedere sotto.
Lì c’erao libri. La Capo Scuola lesse un
paio di titoli (‘Tesori delle Piramidi’ e il romanzo ‘La Vedova del Sussex’),
poi spostò anche quelli. Scavò più profondamente nel baule, mentre
l’eccitazione le saliva.
C’erano alcune carte sotto i libri, che
erano tutte vuote, ma Lily non aveva tempo di investigare. Il suo cuore stava
battendo velocemente ora, e sapeva di essere fuori dal tempo ‘garantito’.
Sotto i fogli c’era solo un unico oggetto.
C’era una scatola piccola e rettangolare, ricoperta di seta, che Lily tirò
fuori con interessa. Tolse la seta e guardò la scatola. Era pelle e lunga circa
venti centimetri e spessa sette. La scosse, ma non sentì nessun tintinnio…
eppure non sembrava vuota. Fece per aprire la scatola, ma in quel momento,
sentì qualcos’altro.
Qualcosa di più spaventoso.
Voci rumorose dal corridoio.
Mai nella vita Lily Evans si era mai
sentita così impaurita e mai nella sua vita si mosse più velocemente. Lanciò i
libri, mantelli e pergamene di nuovo dentro al baule e lo chiuse, non curandosi
di chiuderlo a chiave. Sentì pesanti passi e voci avvicinarsi alla porta, ma
era così terrorizzata da non poter capire cosa stessere veramente dicendo
quelli che parlavano.
Corse verso la scrivania, mentre sentì
qualcuno cercare goffamente di aprire la porta, ma non si girò per vedere chi
entrava. Mise la chiave sotto i fogli del secondo cassetto (non sotto il falso
fondo, però), mentre sentiva la porta aprirsi.
Non c’era tempo per nascondersi – a
malapena tempo per pensare – e Lily si fermò, mentre la porta si aprì
completamente e qualcuno entrò…
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James si lanciò su per le scale: quelle tra
il quinto e il sesto piano. Controllò il suo orologio: 17:49.
Si ritrovò a pensare che non sapeva se
avesse detto a Lily che le zucche nella Sala Grande sarebbero ‘esplose’
precisamente alle 17:50 e che il conto alla rovescia dei dieci minuti sarebbe
iniziato da lì. Sapeva che fosse una
leggera esagerazione dire di poter ‘garantire’ dieci minuti.
Ma così era la vita.
Lily era intelligente… poteva farcela da
sola.
Forse.
Altrimenti, il peggio che le poteva
accadere era essere beccata.
Non pensava che fosse quel tipo di persona
che facesse la spia e lo denunciasse come suo collaboratore.
L’ufficio di Silth, una volta che James ci
fu arrivato, era chiuso a chiave. Alzò la bacchetta che aveva già tirato fuori
e picchiettò la maniglia una volta, dicendo incerto: “Alohamora.” Poté sentire
un click e, sorridendo vittoriosamente, aprì la porta. Silth ovviamente non
aspettava compagnia.
L’ufficio era – per dirlo con una parola –
disordinato.
Fogli erano impilati in pile disordinate
per la stanza e libri erano incastrati a casaccio negli scaffali e sulla
mensola del caminetto. Il fuoco nel camino stava diventando sempre più fiacco,
ma le ceneri macchiavano il centro. La scrivania di Silth era a malapena
riconoscibile sotto le carte, i libri, i raccoglitori e calamai, la maggior
parte dei quali erano vuoti. C’erano poster sulle pareti – tutti
rappresentavano complicate rune e strani diagrammi di linguaggi che non
sembravano interamente comprensibili.
Ma James prestò a mala pena attenzione ad
essi.
Era un Malandrino e questa non era la prima
stanza che esplorava. Dalla sua esperienza di esplorazione di uffici che aveva
acquisito attraverso gli anni, sapeva che il primo posto in cui guardare era la
scrivania. Non il tavolo della scrivania, attenzione, ma i cassetti. Nessuno
lascerebbe niente di davvero importante
in cima alla scrivania così che tutti lo possano vedere.
James si sbrigò ad arrivare vicino alla
scrivania e aprì il primo cassetto.
Era ovviamente disordinato.
Scatole di graffette, una dozzina di piume,
una o due bottiglie di inchiostro… non c’era niente di interessante lì.
Il secondo e terzo cassetto erano diversi.
Contenevano carte.
C’era una lettera da uno chiamato ‘Zio
Lucille’ (James alzò un sopracciglio) e una fotografia di Silth ed una bella
ragazza castana – i due sorridevano e salutavano con la mano James dal loro
mondo di carta, e dietro c’erano scritte ordinatamente le parole ‘Con amore, Dee’.
C’erano diversi scontrini di negozi in
entrambi i cassetti – la maggior parte di vari posti ad Hogsmeade, incluso il
negozio preferito di James: ‘Corona’ (per un set di gobbiglie), l’ufficio
postale (per alcuni gufi per le lunghe distanze) e la libreria (‘Intorno al
Mondo in Ventisei Minuti: Apparizioni di Lunghezza).
C’era una versione piccola, quasi tascabile
di “Hogwarts, la Storia” in fondo, ma James non l’aveva mai letta comunque,
quindi non ci pensò molto. Sotto di essa c’era un altro libro.
Un’agenda.
Le agende erano sempre di usanza.
James tirò fuori il libro dal cassetto e lo
posò sulla scrivania. Si aprì di sua volontà (‘Stregato, direi’, pensò James), a quel giorno stesso. Halloween.
Non c’erano note per quel giorno, quindi
James cercò di sfogliare le pagine all’indietro, ma trovò impossibile farlo.
Aveva già sospettato che questo sarebbe successo (si ricordava della vecchia
agenda di suo padre). James alzò la bacchetta, la puntò alla pagina del libro e
disse ‘il 20 di ottobre’, a caso.
Le pagine si spostarono alla pagina con su
scritto ’20 ottobre’. Non c’era niente lì, ma almeno James sapeva come
funzionasse. Sapeva anche, a meno che non fosse veramente fortunato, non
avrebbe indovinato il giorno in cui fosse successo qualcosa di importante.
Provò un paio di altre volte giusto per sfizio.
L’ ‘1 settembre’ c’era una nota ovvia:
‘inizio dell’anno scolastico’ ma nient’altro di più. Il secondo di settembre
c’erano due note: ‘iniziano le lezioni’, e – in basso alla pagina – un paio di
parole scribacchiate.
‘Mielandia, incontro: h 18.’ E vicino ad
esso, scritto più maldestramente – ‘rimandato’.
Perché qualcuno dovrebbe fare un incontro
in un negozio di dolci?
James improvvisamente divenne conscio del
suo limite di tempo, e chiuse l’agenda, incapace di pensare ad altre date
importanti da cercare. E comunque, se ci fosse qualcosa di vitale importanza,
chi sarebbe così stupido da scriverlo in un’agenda?
I Mangia Morte probabilmente non avevano
incontri a Mielandia.
Aveva altri cinque secondo il tempo che si
era prefissato e si diede da fare a perlustrare nello schedario.
Però, tutti erano abbastanza disorganizzati
– e la maggior parte era estremamente disorganizzato.
Fogli che dovrebbero essere schedati sotto ‘primo anno’ erano nella sezione
‘livello avanzato’ e James vide due biglietti di auguri di compleanno nel
raccoglitore ‘Terzo anno, Sezione Lupi Mannari’.
Tra l’altro, entrambi i biglietti erano
indirizzati a ‘Damien’ e non a ‘Michael’ (come James per metà si aspettava,
dopo l’informazione di Lily), anche se il nome era sottolineato diverse volte
in uno di essa.
Ma tutto il resto nello schedario sembrava
completamente inutile. Sopra di esso c’era una bottiglia di una pozione vuota,
ma dall’odore, James seppe che era una banale cura per il mal di testa.
Controllò l’orologio e vide che aveva minimo ancora due minuti. Guardò l’intera
stanza.
Non c’era nient’altro che sembrasse anche
minimamente sospettoso.
Premette tutti i muri per assicurarsi che
non ci fossero porte nascoste e guardò dietro l’arazzo che era appeso davanti
alla scrivania, solo per trovare – in modo molto deludente – un muro
perfettamente normale, senza mistero.
Probabilmente c’erano più manufatti oscuri
nell’ufficio della McGranitt.
Con ancora del tempo da utilizzare, James
fece per uscire dall’ufficio. ‘Non ho
neanche avuto bisogno di usare il mantello dell’invisibilità’, sospirò,
tastando la sua borsa dei libri. Chiuse la porta dal dentro, poi se ne andò –
per metà deluso, per l’altra metà vittorioso. Il sospettato della Evans era più
o meno sospettoso quanto il gufo di James. O almeno, l’ufficio del sospettato della Evans, il che era praticamente la
stessa cosa.
James scese al piano inferiore, e, per la
strada, incontrò diversi studenti. Erano per la maggior parte strani, ma James
non poté biasimarli. Dopo tutto cento zucche piene di pozione congestiva erano
appena esplose su di loro, e quella non era una di quelle cose che le persone
consideravano… normale.
Il quinto piano era deserto. Circa una
dozzina di studenti alla volta si muovevano freneticamente avanti ed indietro;
alcuni di loro curati dallo ‘scherzo’, altri chiaramente no. Comunque, il
quinto piano non vedeva la presenza
di Lily Evans. James controllò il suo orologio.
18:02
Era stata beccata?
Merlino, sperò di no. Finirebbe in
terribile pericolo…
E potrebbe… è possibile… forse… farebbe la spia su di lui.
James era già finito in punizione prima.
Cavolo, era finito in punizione più volte lui che il resto della scuola messa
insieme. Ma quelle erano per cose molto più irrilevanti. Dubitava che una
punizione sarebbe la sola cosa (potrebbe essere espulso dal Quidditch… far
perdere a Grifondoro tantissimi punti… essere espulso dalla scuola!) per aver
fatto uno scherzo che aveva avuto conseguenze sull’intera scuola.
18:04 e ancora niente Evans.
James sospirò, chiuse gli occhi e arrivò ad
una conclusione che gli piaceva molto. Aprì gli occhi – non volendo
particolarmente camminare tenendoli chiusi – e si avvicinò rapidamente alla
scala. Lì, si fermò di nuovo, respirò ancora (profondamente), si girò e corse
giù per le scale.
Sorpasso un paio di studenti che erano
troppo occupati a discutere delle zucche esplose da prestargli attenzione.
Quando arrivò al pianerottolo del quarto piano, scivolò, facendo quasi cadere
qualcuno nel mentre, poi si girò e corse al massimo della sua possibilità verso
la fine del corridoio, ossia dove l’ufficio di Praedam era localizzato.
“Potter?”
James si fermò improvvisamente. Il suo
cuore perse un battito quando riconobbe terribilmente a voce dietro di lui. Ma
era stato fortunato in una cosa – la sua posizione nel corridoio era
completamente neutra… non c’era evidenza che suggerisse che stesse andando
nell’ufficio di Praedam…
Eccetto, ovviamente, che era nel
dipartimento delle Arti Oscure e ben oltre le altre stanza.
E che questo particolare corridoio era
senza sbocco.
Dannazione.
Si girò lentamente e vide Praedam che
zoppicava verso di lui.
“Mi hai quasi fatto cadere nelle scale del
pianerottolo, Potter,” mormorò Praedam, un po’ irato, un po’ sospettoso. James
maledì la sua terribile sfortuna.
E poi benedì la sua fortuna.
Se Praedam era lì, allora non aveva beccato
Lily… Evans.
“Mi scusi, signore…” disse James
frettolosamente; “stavo… correndo.”
“Ho notato. Dove stavi andando?” guardò i
dintorni di James in modo sospettoso, apparentemente raggiungendo la stessa
conclusione che James aveva già appreso.
“Io… io non lo so veramente,” rispose James
debolmente.
Praedam era al passo con il Capo Scuola
ora, e con un cenno della sua mano rugosa, gli segnalò di seguirlo nel suo
ufficio.
“Uno deve sempre sapere dove sta andando,”
disse semplicemente.
“Sì, beh… stavo… ero più attento in cosa
stavo scappando.”
“Oh?”
“Vede, professore…” la sua voce diventò più
tranquilla, mentre una vaga idea si formava nella sua testa. “stavo cercando di
evitare di essere beccato.”
“Essere beccato?”
‘Merlino,
è tonto!’ pensò James e nonostante ciò, con un grande sforzo, riuscì a non
alzare gli occhi al cielo. “Sì, vede…”
“Un momento, Potter,” lo interruppe
Praedam, mentre si avvicinarono alla porta dell’ufficio. Tirò fuori dalla tasca
un grande anello di chiavi e ne cercò una. La localizzò e la incastrò nella
serratura. “Continua, Potter…”
“Beh, professore, signore, io…”
“Che strano,” lo interruppe di nuovo
Praedam.
“Che cosa, signore?”
“La porta era già aperta…”
‘Si
è dimenticata di chiuderla quando è andata via. Si è dimenticata di chiuderla
quando è andata via… tutto qui…’ ma
qualsiasi cosa James cercasse di dire a sé stesso, parte di lui era quasi certo
che la Evans non fosse così scema da dimenticare qualcosa di così importare
come chiudere a chiave la porta una volta uscita.
“Devo averlo scordato…” cominciò lentamente
Praedam… “non importa…” arrivò alla maniglia; “stavi dicendo, Potter?”
“Io… io… professore! Non entri dentro!”
“Perché mai?”
“P-p-perché devo dirglielo in un posto più
privato.”
“Mio caro ragazzo, non c’è nulla più
privato del mio ufficio. Nessuno ci entra, tranne – in occasioni speciali –
Silente.”
Aprì la porta, ma James gli corse davanti.
Per mezzo secondo, vide, proprio dietro la porta aperta, una testa rossa. Lo
registrò appena, prima di guardare Praedam in faccia, che era in piedi vicino
allo stipite, con un’espressione confusa. La sua visione dei capelli rossi e
della proprietaria erano a lui oscurati dalla porta aperta.
“Cosa succede, Potter?”
Praedam entrò nell’ufficio dopo James, che
era tornato a supplicarlo di fronte a lui. James pregò silenziosamente che Lily
avesse almeno il buon senso da nascondersi sotto la scrivania, dato che James
era più alto di Praedam e coprendo la visione chiara della scrivania al
professore, non c’era alcun dubbio nella testa del Capo Scuola che lui avrebbe
visto presto Lily, se lei non si fosse nascosta.
Doveva farle avere un po’ di tempo.
“Sono stato io che ho fatto esplodere le zucche nella Sala Grande!”
Certo, non l’aveva appena detto. Certo, lo
stava sognando. Non avrebbe mai detto… non l’ha
detto davvero!
Sfortunatamente, giudicando l’espressione
sulla faccia di Praedam… l’aveva appena detto.
“S-sei stato tu?”
“Sì, signore… sono noto in quel campo, sa,”
disse, suonando davvero molto tormentato dal rimorso. “Ma ho dovuto farlo,
signore! Non era solo uno stupido scherzo, sa… io…”
“P-p-perché
esattamente hai dovuto farlo?” farfugliò Praedam con gli occhi fissati su
James.
‘Ti
sei ficcato in un bel casino, James Potter. Sì, perché hai dovuto farlo? ‘Perché avevo bisogno di tempo per
ispezionare l’ufficio di Silth, mentre Lily cercava il suo, perché noi… ho
sospettato che tu potessi essere un Mangiamorte, e lei sospettava che Silth lo
fosse.’ Oh sì, sembra meraviglioso…’
In qualche modo, il messaggio era perso
nella traduzione tra la mente e le parole e diventò: “è un po’ complicato…”
“Beh, hai un sacco di tempo per spiegare!”
disse fermamente Praedam. Prima che James potesse fare qualcosa per evitarlo,
l’insegnante di Arti Oscure lo oltrepassò e camminò direttamente verso la sua
scrivania. James osava a malapena guardare.
La parola chiave è ‘a malapena’.
Si girò e vide Praedam che si sedette alla
sua scrivania, sfogliò alcune carte distrattamente e poi guardò in attesa verso
James. Non c’era segno di Lily. Lui esalò e si concentrò completamente sul
mentire in modo convincente.
“Professore, l’ho fatto perché…”
l’ispirazione lo colpiì… “… per una ragazza!”
Un’espressione confusa trapelò nella faccia
rugosa di Praedam. “Una ragazza?”
“S-sì?”
“Beh, non sa?”
“Sì. Sì, per una ragazza.”
“Quale ragazza?”
La prima ragazza che James pensò fu Lily. Sì, certo. Anche se l’idea non faceva
sentire male James, Preaedam non ci avrebbe creduto. La seconda fu Eden. Il
pensiero di James ed Eden lo faceva stare male, però… era più come una sorella
che un’opportunità di fidanzata.
Quindi disse la terza ragazza gli venne in
mente… più che altro non ebbe molto tempo per pensarci.
“Redival Shelley.”
Oh-oh…
“Del sesto anno?”
“Um… sì? Sì. Redival. Shelley. Sì.”
“Sei sicuro?” stava quasi ridendo.
“Direi di sì! Potrei essere sospeso se
non…”
Praedam rise.
“Quindi per favore… so che è molto da
chiedere ma…”
“Non vuoi che io ti denunci.”
“Sì, signore.”
“In nome di tutto quello che è stregato,
come hai potuto pensare di attirare l’attenzione di una ragazza facendo uno
scherzo? In realtà, so per certo che il piede sinistro della signorina Shelley
era tre volte più grande del normale prima che Lumacorno abbia dato l’antidoto…
l’ho aiutato ad amministrarglielo, sai…”
“Aveva menzionato a Remus qualcosa sul
desiderare che i Malandrini – ossia Sirius, Remus Lupin, Peter Pettigrew ed io
– facessero più scherzi come facevamo un tempo…” lui pensava che la bugia fosse ben detta almeno. Sembrava nervoso e
timido… completamente falso. La McGranitt non ci avrebbe creduto… ma Praedam
non lo conosceva molto bene…
Era un rischio. Un totale rischio. James
stava cominciando a desiderare di aver preso un po’ della pozione Felix Felicis
che Sirius stava brevettando. Veramente, dai… la ‘carta della cotta’? non ha
neanche senso! Merlino, era stupido… Praedam non ci avrebbe mai creduto…
avrebbe visto oltre… avrebbe…
“Va bene, Potter…”
Ci ha creduto?
“Non ti denuncerò,” continuò Praedam,
mentre un sorriso si formava sulle sue labbra, non diverso da quello che James
avrebbe visto su Sirius, se fosse in un umore malandrino; “ma ti chiedo una
cosa in cambio…”
“D-d’accordo…”
James camminò giù dal dipartimento delle
Arti Oscure cinque minuti dopo, sentendosi simultaneamente molto fortunato e
eccezionalmente apprensivo. Il piacere particolare di Praedam era stato…
strano… per dire il minimo. No, non era quel
tipo di favore. Era uno di tipo completamente diverso. Ma perché un
insegnante…?
“Redival
Shelley?” arrivò una voce beffarda da dietro di lui.
James sobbalzò e si girò velocemente.
All’inizio, pensò di aver visto qualcuno in piedi a pochi passi dietro di lui.
Poi, era sicuro di non aver visto nessuno. Infine, guardando veramente con
attenzione, vide il vago contorno di una ragazza, eccetto che lei era
completamente camuffata con i suoi dintorni.
“Red?” James mormorò incerta.
La Ragazza Invisibile camminò – o si mosse
in qualche modo – in modo da stare vicino a James, anche se non riusciva a
vedere la sua faccia con certezza. Poi, prima che riuscisse a vedere cosa
stesse facendo la Ragazza Invisibile, stava muovendo la sua mano destra mentre
sussurrava qualcosa che James non sentì.
Un istante dopo, un po’ di rosso apparì
precisamente a un metro e settantadue dal pavimento. Da quel punto, apparve
sempre più rosso, poi qualche colore rosa carne, poi un luccichio di verde, poi
un po’ di rosa e molto presto la Lily Evans completamente visibile comparve
vicino a lui, con le sopracciglia alzate ed un mezzo sorrisetto in faccia.
“Redival Shelley?” chiese di nuovo.
“Mi piacevi di più invisibile,” fu tutto
quello che disse James, e continuò a camminare.
“’Per far colpo su una ragazza’?” citò
Lily, ora mezzo ridendo. “Praedam ci ha creduto?”
Erano sulle scale a quel punto, ma James le
lanciò un’occhiata alla ‘shhh! Potrebbe sentirti!’ comunque. “Beh, non avrei
dovuto dirlo se tu avessi contato meglio il tempo, Evans,” esclamò James in
risposta. “Avevi già due minuti in più… sei stata dentro un casino di tempo!”
“È capitato di incapparmi in qualcosa di
interessante,” Lily rispose in modo irritante. “E cosa intendi con il fatto che
avevo due minuti in più.”
James spiegò brevemente il fatto dei due
minuti in più che aveva dimenticato di dirle prima. “Quindi che cosa cavolo ti
ha fatto andare a divertirti nel suo ufficio – perfettamente visibile – per
mezz’ora!”
“Stai esagerando,” disse Lily freddamente.
“E comunque, come ho detto… ho trovato qualcosa di interessante.”
“Cosa?”
Lily fece una pausa, ora sorridendo in modo
incontrollato. “Questo,” disse. E tirò fuori da sotto il mantello la piccola
scatola di pelle che aveva trovato nell’ufficio di Praedam. James la guardò
curiosamente.
“Cosa c’è dentro?”
“Non lo so… non l’ho ancora aperta. L’ho
trovata nascosta in fondo al suo baule. Rimettendo la chiave del baule sotto il
falso fondo del cassetto dove Praedam
l’aveva nascosta.”
“Ah. Beh… vediamolo, allora.”
“Non qui,” disse Lily, alzando gli occhi al
cielo. “In un posto in cui non saremo disturbati.” Si affrettarono a scendere
le scale senza una destinazione particolare in mente. “Quindi… Redival Shelley, eh?”
“Oh, piantala. Avresti preferito che io
dicessi il tuo nome?”
“Merlino, no. Non…”
“Non lo farò.”
“Bene.”
“Bene.”
Scese un altro di quei silenzi dannatamente
imbarazzanti ed irritanti.
“Come hai fatto ad uscire?” chiese Lily,
mentre camminavano a caso per il corridoio del secondo piano. “Cioè, Praedam ha
davvero creduto alla stronzata del ‘lo hai fatto per colpire una ragazza’?”
“Magari l’ho
fatto per colpire una ragazza.”
Lily alzò le sopracciglia.
“Ma non è così,” ammise James. “Eri lì, no,
giusto? Sai cos’è successo…”
“No. Avrei giurato che lui avesse visto tra
l’incantesimo di disillusione per un secondo e me ne sono andata proprio dopo
il pezzo di ‘Redival Shelley’.”
“Mi ha detto che gli dovevo un favore – no,
non quel tipo di favore, Red – togliti
dalle mente i doppi sensi.”
“Non stavo pensando a quello, e non chiamarmi ‘Red’.”
“Chi ti sta chiamando ‘Red’? comunque… ha
detto che dovrei rifare uno scherzo per lui un giorno.”
Lily smise di camminare. “Stai scherzando.”
“No.”
Lily fece passare una mano tra i suoi
spessi capelli rossi, poi coprì gli occhi con la cosiddetta mano, come se
avesse mal di testa.
“Cosa c’è?”
“Oh, Merlino,” sospirò; “non vedi?”
“Non vedo cosa?” domandò James.
Lily sospirò di nuovo. “Non è il
Mangiamorte dopo tutto… anche se ammetto, ci ho creduto per un istante…
Delilah… gli orologi… la lettera… la chiave… oh, dannazione.”
Frustrata, Lily si appoggiò al muro. James
non poteva capirci qualcosa neanche provandoci.
“Di che diavolo stai parlando? Chi è
Delilah?”
“Fa niente. Non importa. Questa scatola non
importa niente.” Fece scivolare la sua schiena per il muro, fino a quando finì
seduta sul pavimento di pietra del corridoio, appoggiata alla pietra fredda
dietro di lei.
“Ripeto: di che diavolo stai parlando?”
Lily sospirò ancora una volta. “Praedam non
è un Mangiamorte. Ti sei messo in debito per niente…”
“Come sai che non lo sia?” domandò James,
facendo un passo in avanti e rimanendo direttamente di fronte a lei.
“Ti ricordi di Byron Eddleton?” chiese
vagamente Lily, guardando in alto verso il Capo Scuola.
“Il nome è famigliare,” scrollò le spalle
James.
“È stato assassinato da Voldemort anni fa.
Quando ero… quando eravamo al secondo anno. È stato uno dei primi… su tutti i
giornali…”
“Giusto, ricordo. Era il Mangiamorte…”
“Sì, sì, ma per un po’, tutti pensavano che
fosse stato ucciso perché aveva una posizione importante nel Ministero della
Magia.”
“giusto, e…?”
“Quando hanno scoperto che era un
Mangiamorte,” continuò Lily, con una voce distante; “non riuscivano a capire
perché Voldemort lo avrebbe voluto uccidere. Poi si sono ricordati il testimone
che lo aveva riconosciuto per essere responsabile di un omicidio babbano… la
ragione per cui hanno saputo che lui fosse un Mangiamorte, per cominciare.”
“Cosa ha questo a che fare con…?”
“Voldemort lo aveva ucciso perché aveva
fallito un lavoro,” disse Lily freddamente. “Con un rischio come quello, un
Mangiamorte sarebbe attento a non essere stupido.”
James cominciò a capire.
Lily continuò: “Il Mangiamorte ad Hogwarts…
chiunque sia… sa cosa abbiamo sentito nella foresta, sa che i nostri ricordi
sono stati modificati – probabilmente li ha modificati lui stesso -, e sa di
dover tenerci d’occhio… specialmente con il tuo comportamento alla ‘le regole
sono solo suggerite’.”
“Hey! È stata una tua idea quella di fare uno scherzo,” le ricordò James. Lily lo
ignorò.
“E a meno che lui abbia solo finto di lasciare perdere,” continuò la
Capo Scuola, “il che è possibile, ma improbabile, allora Praedam non ti
sospetta per niente.”
“E quindi,” finì James in modo triste,” non
è un Mangiamorte.”
Si sedette un paio di centimetri lontano
dalla Capo Scuola, appoggiato al muro, proprio come lo era Lily.
“Dove siamo arrivati, quindi?” chiese, sospirando.
“Senza idee nel corridoio del secondo
piano,” rispose James.
“Dovremmo essere felici, suppongo,” disse
Lily di lì a poco; “intendo, non vogliamo
che ci sia una spia ad Hogwarts, no?”
“No.”
“Che è successo con Silth, comunque?”
“Un bel niente. Dalle informazioni che hai
dato, mi aspettavo quasi di trovare la Grossman rinchiusa nell’armadio.”
“Probabilmente è quello che mi aspettavo,”
ammise Lily. “Pensavo che Silth fosse il responsabile della scomparsa della
Grossman. È l’unica ragione per cui ho voluto che tu facessi lo scherzo – in
modo da poter perlustrare l’ufficio di Silth per una dannata prova.”
James fece un grande sorriso. “Sventato da
me.”
“Mhm.” Non sembrava particolarmente
abbattuta. “Ovvio, non è interamente fuori dal mirino, per ora…”
“Colpevole fino a prova contraria, Red?”
“Non chiamarmi così.”
“Non lo farò.”
“Bugiardo.”
“Beh… sì…”
Il familiare imbarazzo colpì di nuovo Lily.
Si alzò velocemente, non volendo essere vista seduta così vicina e così a
proprio agio vicino a Potter. Prese anche la scatola dell’ufficio di Praedam.
“Quindi, per ricapitolare tutto,” stava
dicendo James, ignorando l’atteggiamento nuovo della compagna, “abbiamo
scoperto che Silth è disorganizzato, Praedam è valido o imbarazzantamente
ottuso, io sono apparentemente pazzo per Redival Shelley e che coprire l’intera
Sala Grande con una pozione di congestione ci fa avere circa quindici minuti.”
“E Praedam
ha una perversione per gli scherzi e gli oggetti antichi,”” aggiunse Lily. “Ci
vediamo in giro, Potter.”
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Si penserebbe che dopo aver pianificato uno
scherzo, perlustrato uffici, mentito, e dopo essersi scambiati teorie
cospiratorie insieme, Lily e James sarebbero andati molto più d’accordo. Si
penserebbe – in questo caso – male.
“Merlino… qualcuno per favore gli faccia stare zitti,” grugnì Eden a Sirius, Remus e
Peter alla sera del lunedì dopo Halloween. Stavano studiando per
Trasfigurazione. In realtà, stavano parlando di Quidditch mentre avevano i libri
di Trasfigurazione aperti… o lo stavano facendo, prima che i suoni di Lily e
James che litigavano come pazzi aveva oltrepassato il suono del
chiacchiericcio.
“State zitti, voi due!” disse Sirius,
sapendo che sarebbe stato futile.
Non tacerono.
“Qualcuno conosce una buona maledizione?”
sospirò Remus, massaggiandosi le tempie.
“L’Avada Kedavra sembra abbastanza buona al
momento,” rimarcò Sirius in modo irritato.
Lily e James non sentirono niente di tutto
ciò. Al momento, stavano litigando per qualcuno che si chiamava Molly Clay e
qualcosa che era successo anni fa. Comunque, Molly Clay, che era una Tassorosso
del sesto anno, aveva sorprendentemente poco a che fare con la vera ragione per
cui i Grifondoro intorno a loro avevano il mal di testa. Tecnicamente, l’intera
cosa aveva a che fare con la scomparsa della Grossman. O, più specificatamente,
con la sua ricomparsa.
Il giorno dopo Halloween, la Grossman era
tornata al suo posto nel tavolo degli insegnanti per colazione. Naturalmente,
questo ha inspirato una lunga discussione tra i due Capo Scuola durante il loro
incontro dei Capi di sabato (la McGranitt era stata abbastanza scocciata che i
due si erano scordati di andare all’incontro venerdì sera e aveva insistito che
lo facessero di sabato).
In qualche modo, e nessuno era abbastanza
sicuro di come fosse successo, la loro ‘discussione’ si era trasformata – come al
solito – in un litigio… qualcosa sul comportamento noncurante e sul fatto di
essere una maniaca del controllo.
E quindi, i due Capo Scuola erano di nuovo
in guerra.
Su qualsiasi cosa che gli passava nelle
loro dannate teste.
“Oh! Ce l’ho!” esclamò Sirius,
improvvisamente inspirato. “Hey, Prongs! La tua punizione è tra cinque minuti…”
“Che punizione?” chiese James ferocemente,
fissando sempre truce Lily, che stava sorridendo per qualche cosa mentre
camminava verso il suo dormitorio, seguita da Lexi. Aveva apparentemente vinto
il litigio…
“La punizione che hai preso per aver
stregato le armature per farle rincorrere Mrs Purr giovedì.”
James alzò gli occhi al cielo e se ne andò
dal tavolo in cui i Malandrini ed Eden erano seduti. Prese la borsa dei libri
che aveva lasciato per terra quando si era alzato per discutere con Lily e uscì
di corsa dal dormitorio.
Eden sospirò, posando il mento sopra la sua
mano e scarabocchiò sul suo libro di Trasfigurazione. “Se tutti non li amassero
così tanto, non la passerebbero sempre liscia.”
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Nello
capitolo successivo: La festa
di Natale di Lumacorno si avvicina e le ragazze si chiedono con chi andarci. Mentre
a Lily mancherà il suo ragazzo Elijah, Eden sembra un po’ incerta nel sapere
che Sirius Black andrà con una ragazza del loro anno. Durante la lezione di
Pozioni, i ragazzi lavoreranno sul Veritaserum, pozione che sicuramente
interessa alcuni studenti.