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Autore: Frammenti di Specchio    16/01/2018    8 recensioni
"Sentiva freddo.
Un freddo che la perforava sino al midollo, come se l’intera Galassia avesse risucchiato tutto il calore esistente risputandolo fuori sotto forma di piccole gocce di ghiaccio rovente."
(...)
"Era riuscita a salvare ciò che rimaneva della Resistenza e trovare un luogo ben nascosto che il Primo Ordine avrebbe faticato a scovare, ma non era riuscita a portare in salvo l’unica persona che stava gridando davvero aiuto. Una richiesta inconscia e straziante, un urlo silenzioso proveniente dal profondo di un anima sopita. "
ATTENZIONE: SPOILER TLJ
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad Astra per Aspera

Capitolo 2: Broken Inside

 

Star Destroyer



Aveva dato sfogo tutta la sua collera fino a quando ogni fibra del suo corpo, ogni molecola del suo essere, iniziò a implorare pietà, supplicando una tregua per recuperare le forze e interrompere quello strazio.
Aveva distrutto tutto quello che gli si era parato davanti, con una furia talmente potente e brutale da far tremare l’intera stazione spaziale a ogni fendente.
Persino Hux, solitamente spavaldo e per nulla intimorito da quel giovane poco incline a quella compostezza che contraddistingueva Darth Vader, si era tenuto alla larga per evitare di finire a brandelli o, peggio, squartato come i muri delle stanze personali del corpo di comando dello Star Destroyer.
Ren aveva vomitato tutta la rabbia, tutta la frustrazione e tutto il dolore con così tanta furia che, adesso, si sentiva completamente vuoto e in preda a spasmi muscolari talmente forti da farlo vacillare sotto il peso del suo corpo.
Senza energie, lasciò cadere a terra la sua spada laser e, con un ultimo scatto d’ira, tirò un pugno alla lamiera già incrinata, cercando di aumentare il dolore del corpo per non sentire più quello della mente.
Ma alla fine, devastato, si era ritrovato seduto per terra, addossato al muro, col sudore che gli imperlava il viso, una mano insanguinata e tumefatta, il cuore che pulsava talmente forte da sfinirlo e la testa che esplodeva. Un miscuglio di pensieri, volti, parole e sofferenza che lo dilaniava a ogni respiro.

 
Le tue emozioni ti hanno reso debole.
Non prendere questa strada, Ben...
Ci vediamo, ragazzino.
Ben!
Non prendere questa strada, Ben...
Ci vediamo, ragazzino.
Ben!
Le tue emozioni ti hanno reso debole.
 
Era circondato dal buio più cupo e spettrale che avesse mai visto, un buio talmente spesso che nessuna delle stelle della Galassia avrebbe potuto dissipare.
Si portò la mano ancora sana alla testa, mentre l’altra, dalle nocche completamente insanguinate per i tagli provocati dalla lamiera, era poggiata sul suo ginocchio. Pulsava e bruciava a ogni battito di cuore.
Strano, pensò. Proprio lui che pensava di non avere un cuore, e forse nemmeno un’anima, percepiva il suo rimbombare sino nei timpani. Un rimbombare veloce, cadenzato e regolare. Un rimbombare che pareva quasi l’urlo incessante e atroce di un bambino smarrito, trafitto da centinaia di spade roventi, come un piccolo angelo decaduto fra le lingue taglienti dell’inferno…

 
Le tue emozioni ti hanno reso debole.
Non prendere questa strada, Ben...
Ci vediamo, ragazzino.
Ben!
 
Chiuse gli occhi, stringendo forte le palpebre. - Maledizione… - Imprecò fra sé e sé, mentre la testa implodeva e un groppo in gola iniziava a incendiare i suoi polmoni.
Com’era arrivato a quel punto? Era diventato il Nuovo Leader Supremo, l’essere più temuto nell’Universo. Avrebbe dovuto sentirsi rinvigorito e traboccante di fluida e tangibile forza oscura, quel potere nefasto che scorreva nelle vene del grande Darth Vader, suo nonno.
Eppure non si sentiva per niente così. Non si sentiva traboccante di alcun potere, se non di sofferenza e di quella sgradevole sensazione d’inadeguatezza che gli teneva la mano da quando aveva iniziato a fare i primi passi.

Si sentiva debole e smarrito, come un bambino dimenticato, al quale l’Universo aveva voltato le spalle. Sentiva gli occhi bruciare, pieni di aguzzi aghi che s’imprimevano sino in profondità, conficcandosi nel suo cervello e impedendogli di vedere.
Faceva male, dannatamente male.
Grazie all’addestramento del Leader Supremo Snoke, era stato abituato a dolori indicibili e a torture fisiche e mentali lancinanti. Sapeva cosa si provava a sentire qualcuno insinuarsi nella tua testa e serpeggiarne all’interno con la brutalità di diavolo affamato. Tuttavia quel dolore lontano non era niente in confronto a quello che stava provando in quel momento.

 
Non prendere questa strada, Ben.
Non prendere questa strada, Ben.
Non prendere questa strada, Ben.
Non prendere questa strada, Ben.
 
Con un impeto di collera, picchiò la mano ferita sul pavimento, acutizzandone le ferite.
 
Ci vediamo, ragazzino.
Ci vediamo, ragazzino.
Ci vediamo, ragazzino.
Ci vediamo, ragazzino.
 
Ancora una volta, scagliò quel groviglio di pelle lacera sul lastricato metallico.
 
Le tue emozioni ti hanno reso debole.
Le tue emozioni ti hanno reso debole.
Le tue emozioni ti hanno reso debole.
Le tue emozioni ti hanno reso debole.
 
Si portò entrambe le mani alla testa, stringendola con tutta la forza che ancora aveva in corpo. - BASTA! – Gridò, mentre la mano esplodeva di dolore pulsante e la sua mente si contorceva satura di voci.
Erano voci chiare, quasi tangibili. Riusciva perfettamente distinguerle, ma non sapeva come fermarle e scacciarle dai suoi timpani lacerati. Era un riecheggiare d'implori, di richiami, di supplice e di dannate umiliazioni verbali che lo stavano schiacciando, come se fosse un groviglio di ossa rotte e pelle macera da calpestare senza ritegno.

 
Farò qualsiasi cosa.
 
Poi, quella voce.
 
Farò qualsiasi cosa.
 
Cristallina e talmente famigliare da ferirgli il volto.
 
Farò qualsiasi cosa.
 
E quel tocco caldo, leggero e morbido sulla guancia destra.
 
Farò qualsiasi cosa.
 
Una sensazione che aveva dimenticato. Che sentiva talmente lontana da iniziare a pensare che fosse solo il frutto della sua mente malata, un tranello creato apposta per farlo cadere. E per farlo soffrire.
Si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Lo morse con forza percependo in bocca il sapore metallico del sangue, senza riuscire a comprendere se volesse continuare ad ascoltare quella voce oppure allontanarla per sempre e dimenticarla, com’era stato dimenticato lui.
Una parte di sé, la odiava. La odiava immensamente. Mentre l’altra parte, le implorava di restare, di continuare a parlargli ancora, e ancora, e ancora… finché non si fosse addormentato. Proprio come quando era un bambino dai capelli arruffati, proprio come quando aspettava il suo ritorno a casa stringendo al petto il suo fantoccio di pezza, proprio come quando credeva che dopo ogni tempesta sarebbe sorto sempre l’arcobaleno…
In quell’istante, mentre la voce risuonava calma nella sua mente come un mantra, riuscì a distendere i muscoli. Il suo cuore e il suo respiro rallentarono quella corsa impazzita e percepì qualcosa di caldo avvolgerlo con una delicatezza che non ricordava di aver mai provato su se stesso. Una delicatezza che gli fece riaffiorare alla mente il viso di Rey, quel viso fresco, pulito e a tratti ingenuo.
Una donna forte.
Una donna stanca.
In piedi.
Al centro dell’unica cosa che lui avesse mai chiamato “casa”.
Infine, allo stremo, chiuse gli occhi, scivolando a terra privo di sensi.




Eccomi tornata.
Purtroppo ho davvero poco tempo fra la casa e il lavoro, quindi non riuscirò a essere giornaliera nella pubblicazione dei capitoli.
Prometto, però, di fare il possibile per aggiornare almeno una volta a settimana.
Ho letto tutti i vostri commenti e domani, tornata dal lavoro, risponderò a ognuno di voi (e troverò un modo per rendere meglio la grafica attualmente orrenda di questi miei capitolo!). Nel frattempo, vi ringrazio davvero tanto.
Mi avete regalato parole bellissime che mi hanno commossa e spronato ad andare avanti e credere ancora in questa mia passione.
Credevo di averla persa. E invece eccomi ancora qui.
Grazie infinite davvero a tutti voi che avete lasciato un pensiero a questa storia.
Grazie.
Lara
   
 
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