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Autore: koan_abyss    26/01/2018    2 recensioni
Il percorso di cinque giovani Serpeverde attraverso le influenze e le aspettative delle famiglie, della comunità magica, di alleati e rivali dai primi anni di scuola al culmine della II Guerra Magica.
Gli anni immediatamente precedenti e quelli narrati nei libri della Rowling visti dagli occhi di Severus Piton: le sue esperienze, i suoi legami, la sua promessa.
Mentre i suoi studenti sfogliano le canzoni dell'innocenza, si confrontano con le tradizioni, costruiscono a poco a poco la loro identità, Severus Piton, incastrato nel suo doppio ruolo di Direttore di Serpeverde ed ex-Mangiamorte, diventa suo malgrado una figura importante per loro e le loro scelte future.
La fanfiction non intende discostarsi dal canon, ma anzi seguire fedelemente la storia originale del punto di vista verde-argento.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Sesto anno

Capitolo 1


“Scendiamo qui!” gridò Liam, puntando la sua scopa verso terra.
Will lo seguì guardandosi attorno. Atterrarono ai piedi di una collinetta, nei pressi di un muretto di rocce che un tempo aveva delimitato un pascolo.
“Nella valletta accanto c’è un laghetto. È incastonato tra le colline e le formazioni rocciose che chiamano ‘Denti di Drago’”, raccontò Liam, avviandosi a piedi dopo aver appoggiato la sua scopa al muretto.
Will lo segui: “Di solito non sei da escursioni a piedi…”
L’altro ragazzo si strinse nelle spalle: “Fa più effetto, dopo la fatica della salita.”
Cominciarono a salire con calma, risparmiando il fiato per parlare.
“Tuo padre non aveva piani per te, oggi?” domandò Will.
“Mio padre comincia a capire che non sono un pupazzo sempre a sua disposizione,” rispose Liam, asciutto.
“Mi aspettavo facesse storie, per la Coppa del Mondo.”
“Onestamente anch’io. Comunque, anche se non mi ha proibito di venire, la cosa non gli piace. E il vecchio riesce sempre a farlo capire, quando qualcosa non va come lui ritiene dovrebbe,” raccontò Liam, imbronciato. “Ho invitato Isabel per presentargliela. Era tempo. Anzi, sarebbe stato tempo l’anno scorso…Comunque, quando Isa è uscita dal camino, lui è passato davanti al salotto e lo abbiamo raggiunto. L’ha degnata a malapena di uno sguardo. Non le ha detto nulla, si è girato ed è andato via.”
“Uh, poco piacevole. Ma passivo-aggressivo è sempre meglio di…”
“Lo so da me,” lo interruppe Liam. “Ma Isabel…capisci, ha ignorato Isabel, che era venuta apposta per essergli presentata ufficialmente. Era furiosa.”
“È fuori di testa. Isabel lo capisce, vero?” fece Will.
“Sì, lo sa che è pazzo,” borbottò Liam. “Ma lei è abituata a essere trattata come una regina, e trova difficile digerire che qualcuno non resti ammaliato da lei.” Il ragazzo più alto sospirò. “Com’è andata da Elly, l’altro giorno?”
Will sorrise: “Bene. Però non abbiamo molta libertà, da lei. La porta della sua camera deve restare aperta, e l’elfo entra ogni cinque minuti con le scuse più assurde.”
“Che palle.”
“Già.”
Cominciava a fare caldo, tra il sole della tarda mattinata e la scalata della brulla collinetta.
Will si girò a contemplare la strada già percorsa: “Non vedo l’ora che sia la prossima settimana. Irlanda-Bulgaria! Che culo che Plimmswood sia in squadra con Lynch e Moran!”
Liam sorrise, pregustando anche lui la finale.
“Dai, muoviamoci. O fare due passi ti spaventa? Troppo abituato a spostarti a cavallo?” prese in giro l’amico.
“Se stai insinuando che il cavallo è il solo a far fatica, non è un cazzo vero!”
“E io che ne so? Non ho un compagno di stanza ossessionato dagli equini…”
Arrivarono alla cima che era quasi mezzogiorno.
“Abbiamo dell’acqua?” ansimò Will.
“Cazzo,” imprecò Liam.  “Ecco a cosa non avevo pensato. Ma c’è il laghetto, se riusciamo ad avvicinarci. C’è una fonte, mi sembra…”
Will avanzò ancora un po’ sul pianoro per vedere il famoso laghetto incastonato tra i ‘Denti del Drago’, e sobbalzò quando un uomo in uniforme nera e guanti protettivi gli si parò davanti.
“Dannazione! Escursionisti” Devo chiedervi di non avvicinarvi ulteriormente, stiamo conducendo un’operazione molto…ehm…complessa, ecco,” esclamò l’uomo. “Ehi, ma siete maghi!” aggiunse, un attimo dopo.
“Certo che siamo maghi,” replicò Liam, stizzito. “Siete sulle mie terre. Il tuo responsabile ha chiesto a me il permesso di venire qui a fare i rilevamenti. Gli ho detto che saremmo venuti ad osservare.”
“Rilevamenti? Chi è questa gente?” chiese Will, spostando lo sguardo da uno all’altro.
“Veramente io…non credo che si possa assistere. I non addetti ai lavori…Insomma, i Guarda-draghi si stanno avvicinando all’esemplare ora, e…”
“Guarda-draghi?!” strillò Will, oltrepassando l’uomo di slancio.
“Ehi!” protestò quello.
Liam gli rivolse un sorriso condiscendente: “Ascolta, amico. Voi siete a casa mia, col mio permesso. Non il contrario. Quindi noi ci avviciniamo a dare un’occhiata.”
“Ma…la sicurezza…”
“Se ti fa stare meglio, facci un riassunto delle procedure di sicurezza,” concesse Liam, magnanimo.
Raggiunse Will sull’orlo del pianoro.
In basso, nella valle, accanto al lago azzurro, sette maghi con uniformi antifuoco si avvicinavano furtivi a quello che sembrava un masso ricoperto d’erba e licheni, ma che d’un tratto mandò un ruggito armonioso.
“Un Verde Gallese Comune. Li stanno censendo, anche se non so perché,” raccontò a Will, che osservava estasiato la scena.
“Verde Gallese Comune,” ripeté Will. Si voltò con occhi accesi: “Che nome stupido. Guardalo: cosa c’è di comune in un drago?”

“È stato incredibile. Liam dice che erano almeno trent’anni che non avevano un Verde Gallese così vicino alla casa…” stava raccontando Will, seduto a gambe incrociate davanti al camino.
“Dev’essere allontanato?” chiese Euriale dalle fiamme. Anche lei era seduta in terra, nel salotto degli Heartilly.
“Non credo. Liam ha insistito un po’ con il responsabile, dopo, e gli ha estorto che cercano un esemplare femmina in cova. Ma il motivo resta un mistero,” rispose Will.
Euriale sorrise e fece un gesto grazioso con la mano: “Draghi e sfoggio di potere. Che appuntamenti ti organizza Liam. E la Coppa del Mondo la prossima settimana. Non posso proprio competere!”
Will sorrise malizioso: “Adoro i nostri appuntamenti.”
Euriale aspettò che sua madre attraversasse casualmente il salotto, prima di rispondere a voce bassa: “L’altro giorno è stato frustrante. Mio padre ha degli atteggiamenti un po’ ridicoli, su queste cose.”
“Pensavo fosse tua madre,” sussurrò Will. “Mi tiene sempre d’occhio, attacca bottone e non mi molla più…”
Euriale rise: “Scherzi? Mia madre è cotta di te! Avevo quella tua foto a cavallo…me l’ha fatta mettere in salotto e ha passato venti minuti che sembri un Prince Charmant.”
Will ridacchiò: “Buono a sapersi.”
Euriale aveva scelto la parola giusta, per descrivere il loro ultimo incontro: frustrante. Avevano preso sul ridere che l’elfo Azazelo avesse ricevuto l’ordine di comportarsi da chaperon, ma effettivamente passare il pomeriggio a fissarsi negli occhi e sfiorarsi appena era stata una tortura. Soprattutto perché in collegio e a casa di Will si erano spinti ben più in là. Will doveva ammettere che il pensiero che Liam e Isabel lo avessero già fatto creava aspettative e…metteva una certa pressione. Ma era così difficile restare soli e non sentirsi osservati, anche a Hogwarts, tra quadri pettegoli, compagni di stanza, altre coppie in cerca di privacy.
Euriale lo osservava mordendosi un labbro.
Will gemette e distolse lo sguardo.
“Non mi rendi le cose facili, così…” borbottò.
La sua fidanzata sorrise: sapeva esattamente quello a cui stava pensando.
“Quando partite?” gli chiese.
“Sabato mattina, da casa Gascoyne-De Atienza con Olivier e Tyrell,” rispose Will. “Prenderemo una passaporta a Swindon. Anche gli altri partono da lì,” aggiunse, riferendosi agli amici di Olivier e Tyrell.
“Quasi quattro giorni lontano da casa, quidditch e campeggio. Niente di meglio,” fece Euriale.
Will le fece l’occhiolino: “L’unica cosa che potrebbe migliorare la Coppa del Mondo sarebbe latua presenza.”
Euriale si strinse nelle spalle: “Mio zio si era detto disposto a portarmi, prima di essere sopraffatto da tutti i dettagli e le questioni pratiche…”
I due si guardarono in silenzio.
“Sarebbe…sarebbe una bella occasione,” fece Will, lentamente. Si sentiva improvvisamente la bocca secca.
Euriale ci rifletté intensamente: “Ci sarebbe mio zio…se non fossi l’unica ragazza…”
“Se venissero anche Isabel e Maddie…che ci sarebbe di male? Loro sarebbero con il fratello e con il cugino, tu con il ministro…” continuò Will eccitato. “Dobbiamo cercare dei biglietti, prima che si esauriscano!”
Euriale gli sorrise: “Mio padre lavora all’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, Will. I biglietti non sono un problema…”
“Allora…allora tu parli con i tuoi e io chiamo Liam perché inviti Isabel. Chiami tu Maddie?” fece Will, cominciando ad alzarsi.
“D’accordo…”
“Wow! Lo facciamo!”
“Facciamolo…organizziamo tutto.”
“Olivier ha affittato una tenda, credo sia da dieci posti, perché gli piace esagerare, e…” Ma forse era meglio affittarne un’altra? Solo per loro due? Sarebbe sembrato aggressivo, insistente?
“Se chiedo a mio zio di portarmi, può darsi che si aspetti che io stia nel padiglione del Ministero,” lo frenò Euriale. “Ma di sicuro non si aspetterà che stia con lui tutto il tempo, se ci saranno le mie amiche.”
“E noi potremo rubare un po’ di tempo a tutto il resto…”
“Ci sto,” sorrise Euriale.
Will la fissò raggiante, poi si bloccò un attimo: “Uhm, stiamo…stiamo parlando della stessa cosa, giusto? Cogliere l’occasione per…”
Euriale arrossì e si coprì la faccia con una mano: “Sei un tale idiota, a volte. Sì, pensavo che potremmo cogliere l’occasione per goderci il campeggio,” concluse, in tono eloquente.
Will non fece alcun tentativo di nascondere il suo ghigno ebete.

“È una decisione piuttosto improvvisa,” osservò Marvin Heartilly. “E me lo dici all’ultimo momento.”
“Manca quasi una settimana, e abbiamo già i biglietti,” gli rispose sua figlia. “Non mi sembra di avertelo detto proprio ‘all’ultimo momento’, papà.”
“Metà Ministero ha lavorato per un anno a questo evento, Elly. Cinque giorni sono…” cominciò Marvin Heartilly, ma Euriale lo interruppe: “Voglio assistere alla finale, non partecipare con una squadra, papà! Zio Cornelius si era offerto di portarmi a fine giugno, ne sarà entusiasta. Soprattutto se non gli starò tra i piedi.”
“E va bene. Gliene parlerò. Solo, non capisco perché hai cambiato idea.”
Te l’ho detto,” ripose Euriale, spazientita. “Andarci col Ministro non mi interessava, ma dato che ci vanno anche Isabel e Madeline, credo che ne valga la pena.”
“Ci saranno anche altri compagni?”
Euriale sorrise al padre: “Ci sarà tutta la scuola, papà. Ci saranno ragazzi da tutte le scuole del mondo! Ma noi saremo con il fratello maggiore di Isabel e con il cugino di Madeline: non pensi che saremo abbastanza controllate?”
L’uomo si aggiustò gli occhiali: “Sono sicuro che nessuna di voi ha bisogno di un guardiano. Comunque, visto che Isabel e Madeline divideranno la tenda con i parenti, tu farai lo stesso. Altrimenti non se ne parla.”
Euriale fissò il padre, valutando se punzecchiarlo sul pensiero che lo metteva tanto a disagio, poi decise di lasciar perdere.
“Affare fatto.”
Ora non restava che convincere sua madre.

Will uscì dal camino di casa Gascoyne-De Atienza ben prima dell’alba.
Olivier se ne stava indolentemente appoggiato alla mensola del camino, Tyrell camminava avanti e indietro chiacchierando.
“Oh, eccoti, McIver,” sorrise. “Allora si va?”
Will fece un inchino formale a Olivier: “Grazie, per il disturbo che vi prendete ad accompagnarci…”
“Rilassati, McIver. I miei non ci pensavano proprio ad alzarsi per accogliervi, e io ho troppo sonno per occuparmi del cerimoniale,” gli ripose Olivier raddrizzando la schiena.
Will ghignò: “Anche meglio. Liam è già arrivato?”
“Oh, sì,” fece Olivier. “Isabel lo sta salutando. Lei ha ritenuto di svegliarsi presto apposta.”
Tyrell ridacchiò.
Olivier squadrò Will: “Credo siate gli unici nella storia del quidditch a insistere per portare le vostre fidanzate a una finale.”
Isabel, Euriale e Madeline li avrebbero raggiunti il giorno successivo.
“Avreste potuto cogliere l’occasione: una vacanza tra uomini, turiste straniere…”
“Fidatevi, sto cogliendo un’occasione,” replicò Will.
Tyrell e Oliver si guardarono divertiti: “Merlino, hai sentito?”
“Già. Bene, bene, bene…”
“Fatela finita!”
“Tu comunque dovresti piantarla, di cercare di portare il fidanzato di tua sorella sulla cattiva strada,” fece Tyrell all’amico.
Olivier si strinse nelle spalle, sorridendo: “Non sono mica sposati. Non ci sarebbe stato niente di male, se Liam fosse venuto da solo.”
“Spero che tu non abbia detto niente del genere a Isabel.”
“Certo che sì. È così divertente quando si arrabbia.”
“Che stronzo che sei!” commentò Tyrell, ridendo. “E hai avuto il coraggio di farti preparare da lei la Pozione Inibente?”
“Ah, quando Warrington ‘il perfetto’ l’ha invitata era tutta compiaciuta e insopportabile. Me l’ha fatta pagare.”
“Mi hai chiamato Warrington ‘il perfetto’?” fece Liam, entrando nella stanza. “Non è male. Puoi continuare.”
Olivier rise: “Sei davvero degno di Isabel.”
Liam salutò Will.
“Avanti, ora, o perderemo la passaporta,” intervenne Tyrell, muovendosi. “E con ‘perderemo’ intendo ‘perderete, marmocchi’, perché noi potremmo comunque materializzarci là.”
“Lascia i bagagli, McIver. Gli elfi ce li porteranno in mattinata,” suggerì Olivier.
“Prendete le scope!” esclamò Tyrell.
Liam e Will si scambiarono un’occhiata eccitata.

“Tutto a posto, ragazze?” chiese Marvin Heartilly, raddrizzandosi gli occhiali sula naso.
“Sì,” rispose Madeline.
“Oh, quanto odio le passaporte! Non vedo l’ora di imparare a smaterializzarmi!” esclamò invece Isabel, scostandosi dalla bottiglia di plastica accartocciata che giaceva in terra tra i loro piedi.
Euriale era già impegnata a chiudere la mente, anche se il bosco dove erano appena apparsi, con la passaporta da Oxford di domenica, ore 9:17, era poco affollato al momento.
“Marvin! Non sapevo venissi!” esclamò l’impiegato del Ministero più vicino.
“Ah, buongiorno, Philip. Non mi fermo, in realtà, ho solo accompagnato mia figlia e le sue amiche. Domani arrivano i Bulgari, e ci sarà da fare in ufficio.”
“Domani sarà un delirio,” annuì Philip. “Dopo però dovremo sbrigarcela in fretta…”
“Ma avremo poco da riposare, prima del prossimo evento.” Marvin Heartilly si strinse nelle spalle e salutò il collega. “Elly? Come ti senti?” domandò alla figlia.
Anche Isabel e Madeline la fissarono.
“Nessun problema,” li rassicurò Euriale.
“Sicura?” chiese suo padre. “In ogni caso hai tutto quello che ti serve, no?”
Euriale rispose di sì, leggermente esasperata.
Aveva con sé della Pozione Inibente che aveva preparato lei stessa, quando sua madre aveva espresso la preoccupazione che lei non riuscisse a gestire la sua empatia in mezzo a una folla di centomila maghi. Amélie Heartilly era arrivata persino a suggerire di scrivere a Piton (“Forse dovremmo chiedere il suo parere, tesoro…”), segno che era davvero fuori di sé dall’ansia. A Euriale non andava di scrivere al professore: da un lato era ancora irritata per come erano andate le cose con Lupin; dall’altro, si rendeva conto che la finale poteva essere un ostacolo troppo grande per lei, ed era certa che Piton non avrebbe mancato di dirglielo. Volente o nolente, avrebbe preso la Pozione Inibente, la sera della partita, per non correre rischi. Quella promessa, e le rassicurazioni di suo padre che l’avrebbe affidata a Caramell, avevano in parte sedato le paure di sua madre.
“Cerchiamo tuo zio,” disse suo padre. Euriale e le altre lo seguirono. Poi cercheremo tuo fratello, Isabel, e tuo cugino, Madeline…” continuò l’uomo.
“Non c’è problema, signor Heartilly. Un elfo ha portato i loro bagagli e lo chiamerò per farci accompagnare da loro,” fece Isabel.
“In barba alla sicurezza anti-babbani!” commentò Madeline.
Trovarono il Ministro Caramell attorniato dai suoi collaboratori e dai capi-ufficio del Ministero, tutti alle prese con i dettagli dell’ultimo minuto.
“Il Ministro bulgaro è atteso per le nove, domattina…”
“Per il trasporto è già stato tutto predisposto.”
“Ci sarà la visita e…”
“La Tribuna d’Onore è pronta?”
“Sì, certo, ma il numero dei posti…”
“Marvin!” esclamò Caramell, lieto di sottrarsi per qualche minuto all’orda di maghi e streghe e alle loro richieste di chiarimenti. “Non sai quanto lavoro ho! Per fortuna che Barty Crouch si sta dando da fare, perché Ludo è di nuovo sparito! Scommetto che è allo Stadio,” concluse scuotendo il capo bonariamente.
“Cornelius.”
I due uomini si strinsero la mano.
“Ragazze, che piacere vedervi. Perché non ci prendiamo tutti una tazza di tè al padiglione del Ministero?” propose Caramell.
“Credo che le ragazze non vedano l’ora che io sparisca,” rispose Marvin Heartilly con un sospiro.
“In effetti, sì, papà,” gli disse Euriale.
Caramell rise: “Be’, è normale, non è vero? Ma saranno in buone mani, prometto!”
Marvin Heartilly si congedò, con evidente riluttanza.
Caramell si rivolse alle tre streghe: “Chissà se ho il tempo di farvi fare un giro…” Occhieggiò il capannello di collaboratori alle sue spalle, che discutevano a voce sempre più alta. Sospirò: “Al momento, temo di no.”
“Ministro, ho promesso a mio fratello che lo avrei cercato appena arrivata,” iniziò Isabel. “Non voglio farlo stare in pensiero…”
“Ma certo, ma certo! Avete i vostri amici da raggiungere!” proruppe Caramell con sollievo. Si rivolse a Euriale: “E immagino che tu preferisca dividere la tenda con le tue amiche. A dir la verità, io non sono affatto sicuro che dormirò qui, stanotte. Con la mia schiena e l’arrivo dei Bulgari a Londra domattina…”
Euriale gli sorrise: “In effetti speravo che dicessi una cosa simile, zio.”
“Sono stato giovane anch’io,” replicò Caramell con complicità, sottovoce. “Immaginavo non volessi passare due giorni con questi vecchi barbagianni.”
“Grazie del pensiero.”
“Allora noi andremmo,” fece Madeline.
“Certamente, certamente! Divertitevi! Ah, ogni tanto fammi sapere dove sei,” raccomandò Caramell alla nipote.
“Che vi avevo detto?” disse Euriale alle amiche, appena fuori portata d’orecchio.
Isabel sorrise soddisfatta: “Allora raggiungiamo i ragazzi?”  Senza aspettare risposta, chiamò uno degli elfi domestici di casa Gascoyne-De Atienza.
La creatura apparve quasi all’istante: “Padroncina ha chiamato?”
“Portaci da mio fratello,” ordinò Isabel.
“Sono abbastanza sicura che quelli della sicurezza anti-babbani avranno dei commenti…” sbuffò Madeline.
“Quante storie! Cosa li hanno usati a fare, tutti quegli incantesimi respingi-babbani di cui parlava tuo padre, Elly?” replicò la bionda scrollando i capelli.
Si addentrarono nel campeggio. Fu presto chiaro che non in molti si erano attenuti alle disposizioni di sicurezza: tende a più piani e dalle architetture improbabili sorgevano dappertutto; bambini giocavano con frisbee zannuti e boomerang rimbalza-tutto; maghi e streghe di tutte le età avevano cercato di camuffarsi da babbani, nella maggior parte dei casi con risultati tragicomici (Isabel rabbrividì teatralmente alla vista di una vecchia megera con indosso fuseaux fluorescenti). In generale, i ragazzi più giovani erano più credibili.
“Alcuni saranno nati-babbani, o mezzosangue…o lo saranno i loro amici,” osservò Madeline.
“O abitano vicino a villaggi babbani, come Will,” aggiunse Euriale.
Isabel lisciò una piega invisibile del suo impeccabile abito di sangallo: “Noi non rischiamo di passare per mezzosangue, vero?”
“Con elfo domestico che ci fa strada? Non credo,” le rispose Madeline, alzando gli occhi al cielo.
“Di sicuro diamo nell’occhio,” fece Euriale.
“Questo è perché siamo uno spettacolo!” rise Isabel, girandosi verso le amiche con grazia.
Un ragazzo che percorreva il sentiero nella direzione opposta si imbambolò a fissarla e il suo amico gli rovinò addosso. La bionda gli rivolse un sorriso di derisione passando oltre.
“Mi sa che ci siamo,” disse Madeline, dato che cominciavano a incrociare facce conosciute, compagni di Casa, ospiti abituali dei Gascoyne-De Atienza.
A una trentina di metri da loro, sotto un padiglione bianco e argento, era imbandita una tavola per la colazione; diversi elfi stavano già servendo i loro padrini e le loro famiglie.
“Ah, eccoci!” constatò Isabel prima che l’elfo potesse parlare.
La tenda che Olivier aveva scelto non sfigurava certo in mezzo alle altre, anche se non aveva animali vivi davanti all’ingresso. Era verde e blu, grandiosa, delle dimensioni della dependance di una villa. Sotto la veranda, con l’aria di chi è sveglio da poco (e a fatica), aspettavano Will e Liam.
Il biondo si alzò in piedi, impaziente, non appena le notò.
Euriale rallentò un po’ il passo, il viso accaldato e un groppo in gola non del tutto spiacevole.
Isabel e Liam si scambiarono un saluto formale, come se fossero stati al cospetto delle famiglie, ma che non avrebbe ingannato nessuno, secondo Madeline.
“Bisogna far attenzione a occhi e orecchie indiscrete?” chiese agli amici.
“Mio fratello ha questa fissa di rispettare ‘i limiti della decenza, in pubblico’!” sbuffò Isabel, aggrappandosi al braccio del suo fidanzato.
Liam rise: “Vale più per gli altri che per lui, però!”
Euriale e Will parlottavano sottovoce, le fronti vicine e le dita intrecciate.
“Avete già visto il Ministro?”
“Sì. Ha detto di divertirci con i nostri amici.”
“Ottimo!”
“E di restare con le ragazze, stasera…”
“Uh, wow…”
Vennero interrotti da Olivier e Tyrell. Olivier si schermò gli occhi dalla luce del sole con una smorfia, grugnendo qualcosa. Tyrell rise di lui.
“Ehi, ragazze,” salutò poi. “Ecco perché eravate già in piedi, voi due.” Abbracciò brevemente la cugina.
“Come ti sei ridotto?” domandò Isabel al fratello con sufficienza.
“Sto benissimo,” replicò lui, prendendo un sorso da un’ampolla. Sospirò. “Ora anche meglio. Benarrivate,” salutò con un inchino beffardo. “Vi unite a noi per la colazione?”
“Ormai è tempo di brunch,” lo corresse Tyrell.
“Brunch sia, allora,” fece Olivier, facendo strada verso il padiglione bianco e argento.
“Non volete vedere la tenda?” chiese Will.
Olivier si girò a fissarlo: “Non vuoi lasciar bere neanche un succo di frutta a Heartilly, prima di trascinarla nel tuo sacco a pelo?”
Liam rise.
Will arrossì.
“Non intendevo dire…” cominciò, rivolto a Euriale, ma anche lei ridacchiò il ragazzo lasciò perdere.
Raggiunsero le tavole vestite di lino bianco, le posate d’argento e la frutta secca, pane tostato, tè e dolci. Diversi uomini salutarono Olivier.
“Per fortuna abbiamo esaurito tutte le chiacchiere di circostanza e scambiato i nostri rispetti alle rispettive famiglie sabato mattina,” commentò a bassa voce lui. “E le conversazioni più…impegnative…vengono risparmiate per il dopocena. Puoi sopravvivere anche se non ti presento a tutti, Isa?”
Isabel scrollò la chioma: “Se lo riterrò necessario mi presenterò da sola.”
“Bene.”
Cominciarono ad aggregarsi altri ex compagni: Morgan ThrockMorton, Terence Higgs, Fulton, il giovane Urquhart e suo padre.
“Che programmi avete per la giornata, ragazze?” chiese Tyrell.
Madeline si strinse nelle spalle.
“Potremmo fare un giro del campeggio,” propose Euriale, guardando le amiche e poi Will, che sorrise.
“Splendida idea,” convenne Olivier, addentando una fragola e lanciandone una senza ragione a Chudderley, seduto poco più in là. “Potreste godervi una giornata tra ragazze, prendere il sole, flirtare con gli sconosciuti, distogliere i dipendenti del Ministero dai loro compiti, eccetera…”
Isabel lo fissò: “Non dovremmo starvi tra i piedi, in poche parole.”
“Precisamente.”
“Così potete ubriacarvi e fare gli stupidi?” chiese Madeline.
Tyrell allargò le braccia con aria colpevole.
“Messa così non sembra importante, AshenHurst, ma ti assicuro che questo momento è fondamentale,” rispose Olivier. “Gli uomini di Serpeverde si riuniscono. Nascono nuove relazioni, vecchi legami si rinsaldano. È un rito di passaggio che i nostri giovani protetti, qui,” e indicò Will e Liam, “non possono saltare. Prenderanno posto nella nostra cerchia, dando prova di amicizia e lealtà. È loro dovere, e loro diritto.”
“Ci ubriacheremo e faremo cose stupide e pericolose, in tutta probabilità,” confermò Tyrell alla cugina.
“Inoltre,” riprese Olivier, seccato, “potrete riavere i vostri ragazzi non più tardi dell’ora di cena, perché sarebbe imperdonabile lasciare sole delle streghe di buona famiglia a cena, permettendo ad altri di godere il privilegio della vostra compagnia.”
“Non suoni affatto sessista, Olivier,” fece Euriale.
Lui si strinse nelle spalle con aria maliziosa: “Pensaci, Heartilly: una giornata passata ad assaporare il momento in cui vi riunirete. Quale che si dice procrastinare il piacer per goderne più a lungo…”
Euriale scambiò un’occhiata con Will, mordendosi il labbro.
“D’accordo. Sono convinta,” disse infine.
Olivier batté le mani una volta e si alzò di scatto: “Bene! Noi ora abbiamo persona da vedere, questioni da sistemare, favori da riscuotere. Plimmswood, voglio far rimangiare a Cartright ogni parola…”
Scuotendo la testa divertito, Tyrell seguì l’amico.
Liam sospirò e baciò Isabel: “I vostri bagagli sono arrivati stamattina. Ti va di scegliere una stanza per noi?” aggiunse piano.
Isabel buttò i capelli all’indietro, allegra: “Magari più tardi. Noi facciano un giro.”
“Ok.”
“Ci vediamo a cena, allora,” fece Will. “Non vedo l’ora.”
Euriale rimase a fissare gli occhi chiari di Will finché Liam non diede una gomitata all’amico, convincendolo a girarsi e a muoversi: “A stasera, ragazze!”
Madeline sbuffò leggermente: “Davvero a voi due non dà fastidio che non restino con voi?”
Isabel scosse il capo: “Me lo aspettavo. È la stessa cosa che fanno mio padre e i suoi amici. È una tradizione, in fin dei conti.”
Euriale cominciò a guardarsi attorno: “Non mi dispiace avere un po’ di tempo per ambientarmi…”
“Giusto!” approvò Isabel, alzandosi in fretta e trascinando le altre con sé. “E poi abbiamo cose da preparare: scegliere una stanza per te e Will,” sorrise maliziosa, poi abbassò la voce, “cantare l’incantesimo, e tutto il resto. Poi potremo farci un giro, guardare chi c’è e chi non c’è.”
“Sapete qual è la cosa più bella?” fece Madeline. “Che in mezzo a tutti questi maghi la nostra Traccia è inutile. Possiamo usare la magia, se ci va!”
“Si prospetta un pomeriggio interessante,” commentò Isabel, soddisfatta.


Note:
Non posso credere che siamo al sesto anno. Cavolo. E manca ancora tanta di quella strada! *ansia*
Niente grandi avvenimenti, in questo primo capitolo, giusto un po' di tradizioni Serpverde, e neanche nel prossimo. Ma paranoie adolescenziali a mille!Mi dispiaceXD
Avvertimento random: dire a un cavaliere che è solo il cavallo a fare fatica è il modo migliore per farsi odiare! XD
   
 
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