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Autore: Nico_ya    05/02/2018    3 recensioni
L'amore, per quelli come loro, era solo qualcosa da fare per bisogno o convenienza, fugacemente in posti di fortuna: quando il corpo chiedeva si arrangiava come tutti. I sentimenti erano un'altra cosa, un lusso che solo chi è nato sotto una buona stella può concedersi e assecondare. Poi quell'incontro, nel bel mezzo del disastro...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Trafalgar Law
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Un souvenir dalla luna di miele?»: Davanti agli occhi strabuzzati di Law, lei era stata pronta a trovare la scusa più plausibile: «Oh no, una semplice passeggiata tra amici». La signora aveva sorriso bonariamente prima di rientrare nella bottega, lasciando Robin a curiosare tra la pila di cartoline “Saluti da Dressrosa”.
«Mi spieghi come ti è venuta la geniale idea di portarci tutti a fare shopping?» le ringhiò contro Law, a voce bassa.
«Non sei stato tu a dire che ci saremmo dovuti comportare nel modo più naturale possibile?». 
Se quella non fosse stata una situazione più che delicata, Law sarebbe esploso in uno dei suoi epici rimproveri. Se quella non fosse stata una situazione più che delicata,  e se Nico-ya non avesse aggiunto: «Casualmente la signora vendeva anche giornali e casualmente non mi sembra di aver notato traccia di Doflamingo sulle prime pagine…». Davanti al sarcasmo sfoderato su quei “casualmente” Law aveva dovuto fare appello a molta del suo self control residuo, soprattutto perchè, “casualmente”, Robin aveva deciso di fermarsi a fare shopping proprio in un’edicola...“Dannazione, ha ragione!” aveva pensato continuando a guardarla negli occhi. “Stupido idiota saccente” gli aveva fatto eco lei nei propri pensieri.
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La ricerca e l’ammirazione per la bellezza e l’armonia nelle cose era una caratteristica che in pochi conoscevano di Usopp, ingannati forse dal suo strano modo di conciarsi o dal talento e la predilezione per la praticità. Al suo occhio attento a certi dettagli, quella mattina, non era sfuggito lo spettacolo che camminava pochi passi avanti a lui e a quello scienziato pazzo: “Quei due insieme….". Non che la costituzione di una coppia fosse solo questione estetica, ma c’era una singolare corrispondenza di forme, di colori tra la sua compagna e quel misterioso alleato. Era l’aura che circondava entrambi come un’ombra? O piuttosto quella forma di distacco dalle volgarità terrene che tutti e due involontariamente sfoderavano a ogni passo? 
Pura affinità esteriore, Usopp era sicuro che non ci potesse essere altro tra di loro, e d’altronde a Law non piacevano le donne, gliel’aveva detto lui stesso, ma se la fine del mondo fosse arrivata, lì e ora, si sarebbe fermata un istante solo a bearsi della grazia racchiusa nel connubio di quelle due forme umane, prima di condannarle all’eterno oblio.
Un’immagine che aveva tratto in inganno anche la sicuramente esperta proprietaria di quell’edicola… E il siparietto della luna di miele? Oh quanto avrebbe voluto Luffy in quel momento lì con loro: avrebbero riso fino alle lacrime davanti alla faccia di Torao. E se ci fosse stato anche Sanji? L’avrebbe incenerito! Si sapeva: il cuoco considerava la stessa esistenza delle sue due compagne come un affare personale, e il pensiero di Nico Robin sposata (!) con quel bellimbusto sarebbe bastato a farlo esplodere.
La sequela di scenette nella sua testa si stava facendo così vivida e bizzarra che Usopp non riuscì a controllare una lieve e brevissima risata, evidentemente più rumorosa di quelle che fino a quel momento aveva solo immaginato.
Nello stesso istante Robin, solo pochi passi avanti, si voltò verso di lui e sorrise. 
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Al di là delle apparenze ingannatrici - e poi cos’era stato ad aver tratto in inganno l'edicolante? Il semplice fatto che un uomo e una donna, apparentemente della stessa età, fossero l’uno al fianco dell’altra? -, al di là del fatto che Law non avesse colto subito il reale intento di quella sosta-shopping, c’erano diversi dettagli - insignificanti, per dirla tutta, in quella circostanza, ma di primaria importanza, ora, per l'archeologa - su cui Robin si trovava a riflettere. Per esempio: possibile che il genio della strategia si facesse cogliere tanto impreparato dall'invadenza di una commerciante?
Oppure: doveva proprio risultargli così odiosa l’idea di avere una compagna, una vita amorosa? Era sicuramente uno di quegli incapaci sentimentali che mascherano la propria inettitudine in materia con le solite solfe da lupo solitario. 
Sì, probabilmente in breve tempo, se fosse rimasto ancora sulla Sunny, sarebbe diventato il maestro di vita di Zoro, o almeno il suo degno compare di bevute.
Poi c’era la storiella sulla sua presunta omosessualità, quella a cui Usopp aveva abboccato - per quello non contestava il fatto che, da quando erano scesi a terra, Law non le si era allontanato un attimo? -…. Una storiella, appunto. Credeva davvero che una con la sua esperienza in fatto di uomini non si fosse ancora accorta delle occhiate di sottecchi? “Le ho sentite tutte, dottore dei miei stivali, una per una….”, si disse Robin, scorgendo alla sua destra, con la coda dell’occhio, ancora una volta quella sagoma alta e scura che, dopo diverse ore insieme, le stava quasi diventando familiare.
Povero Usopp, Sanji gli aveva sicuramente affidato il compito di vigilare su di lei, e invece… A quel pensiero Robin non poté che voltarsi verso il suo compagno e sorridergli.
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Calma e sangue freddo, doveva fare appello a tutta la sua concentrazione, il rischio era di non accorgersi di cose tanto ovvie come il fatto che si era solo fermata a leggere le prime pagine dei giornali. Law sapeva di dover recuperare la lucidità, ma quella era per lui una situazione di massimo disagio. Ed era stato impossibile, fin lì, non prestare ascolto a quella voce arcana che gli suggeriva come il suo destino, quello che aspettava da 13 anni, stesse per compiersi. Non stavano andando a Green Bit solo per lo scambio? Niente affatto, e il suo istinto gli suggeriva che le cose non si stavano mettendo nel verso giusto.
Giornali che non parlavano della caduta di un re, la quotidianità di una città che continuava a scorrere evidentemente sugli stessi binari di sempre… Dove stava l’errore? Una sequela di dettagli che continuava a scorrergli in testa e davanti agli occhi, e lui non era ancora stato in grado di trovare il punto debole di tutta quella catena. Non gli piaceva essere emotivo, non gli si addiceva - e non ci era più abituato -. Doveva trovare una distrazione, qualcosa che gli consentisse un lungo respiro, come a voler chiudere gli occhi e riuscire a ripiombare in quella dimensione familiare e personalissima fatta di piani, strategie e meticolose valutazioni.
La vide con la coda dell’occhio, sapeva benissimo che gli era rimasta accanto per tutto il tempo. Girò la testa un po’ di più per guardarla, mitigando le sue attenzioni sotto il cappuccio del soprabito e dietro gli occhiali. Perché avesse deciso di portarla con sé non gli era ben chiaro. Per le sue doti da spia, affinate in anni e anni vissuti alla macchia? Sì, almeno ufficialmente. Ma conosceva altrettanto bene i motivi che l’avevano spinto a chiedere il suo aiuto e la sua compagnia, tali e tanti da non riuscire ad ammetterli nemmeno con se stesso, almeno non tutti insieme. Così decise di sfruttarne uno, perchè aveva assoluto bisogno di riprendere il controllo, di star fermo e osservare e di scambiare qualche parola con l’unica persona che, da giorni a questa parte ormai, sembrava riuscire a calmare i suoi demoni, orientando la sua attenzione verso scenari più ameni.
«Beviamo qualcosa?».
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"Eccolo lì, ritornato con la mente dal mondo degli spettri, e con quella sua aria da algido stronzo” pensò Robin appena lui le ebbe rivolta la parola. Avrebbe dovuto dirgli di bere un bel cocktail anti-acidità, con 2/4 di garbo, 1/4 di modestia e 1/4 di calma. Oppure che magari avrebbe potuto approfittare della pausa per leggere un giornale, senza trattenere un ghigno.
Si voltò verso di lui: «Certo!» rispose, pentendosi quasi subito di aver usato un tono più entusiasta del dovuto e di avergli addirittura sorriso. Ma cosa poteva farci? Non sapeva resistere alla richiesta di un bell’uomo.
Era forse quella la caratteristica che sopportava meno del suo carattere: quell’atteggiamento civettuolo e condiscendente che spesso sfoggiava con troppa naturalezza al cospetto degli uomini. Forse perchè le ricordava gli speciali insegnamenti appresi durante quel primo “lavoro”.  Aveva solo 13 anni, ma dovevano essere sembrati abbastanza a madame Collette che l’aveva resa edotta di ogni tecnica di seduzione, imparata a sua volta da chissà chi e dalla dura esperienza personale. Tra le quali, la più importante rimaneva sempre: “Sdraiata, ginocchia a terra o legata per i polsi, la sola cosa che un uomo vorrà sempre da te sarà un sorriso e il credere di essere l’unico”.
In effetti non c’era stato nessuno, fino a quel momento, che avesse resistito all’infallibile metodo “Madame Collette”, ma aveva già capito che il caratteraccio e la simulata indifferenza di Law necessitavano di ben altre armi. E questo pensiero, inspiegabilmente, era motivo di certo sollievo per Robin.
La ricerca del locale adatto non si protrasse troppo a lungo, quanto bastò a Law per guardasi intorno e ordinare: «Bene. Seguitemi».
Lui prese posto di fronte a lei e, con quell’elegante e sprezzante sicurezza che Robin aveva fin qui conosciuto solo in Crocodile, alzò una mano e fece cenno all’oste di raggiungere il tavolo.

Note: siamo alle prime schermaglie, ma il cammino è ancora lungo perchè, come Robin ha già capito, al nostro bel chirurgo servirà tanto tempo per lascirarsi andare. Ma gli eventi futuri di Dressrosa potrebbero aiutare - e non poco - il parziale scioglimento del ghiaccio perenne... Robin, dal canto suo, non è meno ferita sentimentalmente - e non solo per quello che One Piece ci ha già mostrato: un nome è spuntato dal suo passato misterioso, ne stanno per arrivare molti altri
   
 
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