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Autore: riccardoIII    24/02/2018    15 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Avevo intenzione di pubblicare senza metterci troppe parole di mio,
perchè so bene che non servono a granchè.
So di avervi delusi, di sicuro ho deluso me stessa.
Posso dire soltanto che mi dispiace.
Ho concluso questo capitolo da una settimana e ogni giorno rimandavo la pubblicazione al successivo
perchè avevo paura di ritrovarvi dopo questa assenza ingiustificabile, che avevo promesso non sarebbe mai esistita.
Poi, oggi, sono entrata su EFP e ho trovato qualcosa che mi ha commossa.
Vi ringrazio, di cuore. Vi ringrazio per la presenza nella mia assenza, per il sostegno sottointeso,
per la delicatezza con cui l'avete mostrato.
Sapere che impiegate il vostro tempo, anche una briciola, ad aspettare me è una cosa che mi terrorizza e mi riempie il cuore allo stesso tempo.
Mi sento incredibilmente onorata che voi siate qui a leggere le stupidaggini che scrivo. Soprattutto dopo aver dovuto attendere così tanto.
Per questo ho deciso di pubblicare subito, senza nemmeno una revisione degna di questo nome.
Per dirvi Grazie.

 P.S.
Alla fine, James e Sirius sono più forti di qualsiasi cosa.


 


Prima, aveva vissuto periodi difficili.

Quella notte Sirius non chiuse occhio, dietro alle tende tirate del suo baldacchino. L’unico rumore che occupò il dormitorio del settimo anno dei Grifondoro fu il russare di Peter, cosa che gli fece supporre di non essere l’unico insonne in quella stanza.
Subito dopo la sua sfuriata James si era diretto a grandi passi nel bagno appena liberato da un Wormtail piuttosto sfuggente, sbattendosi dietro la porta, e Sirius aveva approfittato della sua ritirata per fuggire allo sguardo fin troppo acuto di Remus. Non era necessario essere un Corvonero per immaginare che Moony, proprio come lui, avesse colto con fin troppa facilità il riferimento di James all’incidente del quinto anno, quello che aveva quasi condotto alla fine dei Malandrini, e in quel momento Sirius non si sentiva affatto pronto ad affrontare la rabbia rinata o, ancora peggio, la commiserazione negli occhi ambrati del suo amico. Ritirarsi dietro le tende, per quanto fosse fin troppo simile ad una fuga per i suoi gusti, era stato istintivo quanto respirare; nemmeno la sua vescica lo aveva convinto a lasciare il rifugio sicuro in cui si era rintanato, ben sapendo che prima o poi ne sarebbe dovuto uscire e fingendo di dimenticarsene.
Non aveva ancora sbollito la rabbia nei confronti di quel pivello di Elijah, e di sicuro era ancora infuriato con James. Non avevano il diritto di escluderlo a quel modo, nessuno ce l’aveva. Non c’era un capo, non c’erano gradi e lui non doveva obbedienza a nessuno. Come si permettevano di escluderlo da qualcosa, chi diavolo si credevano di essere? Quella era roba sua. Regulus era roba sua!
Chi aveva mai chiesto a James di immischiarsi nei suoi affari? Chi l’aveva obbligato a parlare con Regulus per suo conto, chi gli aveva mai chiesto di affrontarlo?
Questa volta la situazione era diversa. Non si trattava più di salvare Regulus, di rivolerlo con sé. Aveva chiuso con quel sogno irrealizzabile, era conscio del fatto che Regulus aveva compiuto una scelta e che non avrebbe cambiato idea. Dopo aver combattuto con lui sul campo di battaglia, dopo averlo visto prostrarsi ai piedi di Voldemort…
Dopo averlo visto puntare la bacchetta contro James, sapendo che la sua intenzione fosse di ucciderlo, non avrebbe mai potuto perdonarlo. Se anche Regulus si fosse mai convinto a fare un passo indietro, cosa di cui dubitava seriamente, Sirius non era più certo di essere ancora in grado di riaccoglierlo.
Come poteva James insinuare che la situazione fosse la stessa dell’anno precedente? Allora Sirius voleva salvare suo fratello, mentre adesso…
Cosa voleva davvero adesso?
Controllarlo? Accertarsi di persona della nuova cavolata che stava progettando? Picchiarlo fino a fargli sputare sangue e chiedere perdono in ginocchio?
Be’, in effetti il sangue l’aveva sputato eccome l’ultima volta che si erano visti, ma di certo non aveva implorato pietà.
Cosa aveva sperato di ottenere provocandolo in quello squallido bagno? Voleva che reagisse, voleva scaricare la sua frustrazione su di lui, voleva fargli del male e punirlo e umiliarlo…
Ma perché?
Aveva ragione James? Continuava davvero ad agire d’impulso senza una vera motivazione quando si trattava di Regulus? Continuava ad essere ingestibile, nonostante avesse gettato la spugna con lui? Ma se davvero aveva gettato la spugna perché continuava a bruciargli così tanto?
Mentre un pallido raggio di sole filtrava nella fessura tra le tende del suo fortino un’improvvisa realizzazione lo colpì: era così che Orion si era sentito quado Sirius aveva palesato la sua volontà di non uniformarsi? Era per questo che aveva continuato a dargli addosso anche dopo che aveva lasciato la sua casa, per questo gli aveva mandato quella foto e gli aveva parlato a quel modo durante la sua ultima visita a Grimmauld Place? Era così che ci si sentiva a non voler mollare una causa persa? L’impossibilità a rimanere impassibili di fronte ad una persona, nonostante consciamente si sia più che sicuri del fatto che non si troverà mai un punto d’incontro?
Perché non poteva semplicemente lasciare andare?
Si trattenne a stento dal tirare un pugno contro il cuscino. Il momento di venir fuori dal suo rifugio stava arrivando e non si sentiva affatto sicuro di come muoversi, sinceramente. Per quanto in fondo capisse che James aveva ragione, per quanto sapesse di aver fatto ben pochi progressi rispetto al ragazzino irresponsabile che era stato fino ad un paio di anni prima se veniva tirato in ballo suo fratello, non tollerava l’atteggiamento di superiorità con cui il suo migliore amico lo aveva trattato la sera prima; di conseguenza non riteneva affatto di doversi scusare con lui ed era deciso a non fare il primo passo.
E pareva che nemmeno James avrebbe ceduto questa volta: quelle poche volte in cui le sue tende erano state tirate James era intervenuto, lo aveva cercato, aveva tentato di mettere a posto le cose. Prongs poteva non aver dormito quella notte ma di sicuro non si era affrettato a parlargli e Sirius dubitava che il sorgere del sole avrebbe portato ad un cambiamento nelle sue intenzioni. Sembravano essere giunti a uno stallo; l’aveva avvertito, James, di non essere più certo di aver la forza di rimettere insieme i pezzi. Forse persino lui era giunto al suo punto di rottura, forse questa volta non sarebbe stato semplice per nessuno rimettere insieme i pezzi. Forse c’era un limite anche per l’orgoglio e il cuore di James.

C’era un limite sicuramente alla capienza della vescica di Sirius, i crampi che lo colsero poco dopo l’alba parvero volerglielo ricordare. Cercò di temporeggiare ancora un po’, aguzzando l’udito per essere assolutamente sicuro che gli altri occupanti del Dormitorio fossero ancora addormentati; dopo alcuni minuti di rumoroso russare, lenti respiri e acutissimo dolore Sirius decise che le possibilità rimaste erano solo due, e non aveva nessuna intenzione di provare l’ebrezza di farsela sotto come avesse due anni.
Se riuscire a sedersi sul letto fu difficile, scostare le tende e alzarsi in piedi fu qualcosa di simile ad un’esperienza titanica. Sirius si strinse l’addome con un braccio, quasi letteralmente piegato in due dalle fitte, l’urgenza di raggiungere il bagno contrastata solo dall’impossibilità di muoversi troppo in fretta. Nella luce tenue dell’alba, con gli occhi semichiusi nel tentativo di orientarsi nonostante il dolore e lo sforzo di trattenersi, finì per sbattere contro quello che si rivelò essere il coperchio del baule di Peter, lasciato aperto per chissà quale motivo. Non riuscì a trattenersi dall’imprecare ad alta voce, se contro il baule, Wormtail o se stesso e la sua ostinazione non seppe dirlo, ma ormai la tanto agognata meta era stata raggiunta; non si preoccupò nemmeno di chiudere la porta.
-Si può sapere perché hai gridato alle quattro del mattino?-
Chissà perché quella voce non lo sorprese davvero.
-A parte il fatto che sono le sei, si può sapere perché mi hai seguito in bagno?- rispose Sirius, il tono affatto sprezzante come avrebbe voluto.
-Perché sono stato svegliato di soprassalto da un rumore paragonabile a quello dell’esplosione di una cassa di fuochi del Dottor Filibuster alle quattro del mattino, e un secondo dopo stavi imprecando come Gazza dopo lo scherzo delle Caccabombe-
Sirius dovette sforzarsi di trattenere un ghigno prima di voltarsi verso l’uscio. Dovette ricordare a se stesso di essere arrabbiato con James.
-Sono le sei. E mi sono trattenuto-
-Certo. Urlare “Per le tette infuocate di Guendalina”, alle quattro del mattino, significa trattenersi-
James aveva gli occhiali poggiati storti sul naso e i capelli più incasinati del solito; il pigiama gli pendeva dalla spalla destra, e quand’è che aveva perso tanto peso?, e dalla manica sbucava la sua bacchetta illuminata. Aveva un’aria terribilmente arruffata, gli occhi gonfi e la fronte corrucciata. Doveva essersi spaventato davvero. Sirius quasi si dimenticò di nuovo di essere arrabbiato con lui, che nonostante tutto era stato pronto a correre in suo aiuto.
-Ho urtato il baule di Pete mentre venivo in bagno, tutto qui. Cosa ti aspettavi, che un Mangiamorte stesse cercando di uccidermi?-
L’espressione di James congelò, la sua mascella si indurì e Sirius si maledì per la battuta infelice. In un altro contesto la sua uscita sarebbe potuta passare per semplice humor macabro, ma dopo la litigata della sera prima non era proprio il caso di tirare in ballo quel discorso. E lui, come al solito, non ci aveva pensato.
-Considerato che l’emergenza per cui hai svegliato tutti era l’eventualità di pisciarti addosso alla veneranda età di diciotto anni mentre un baule attentava alla tua vita, penso che me ne tornerò a dormire. A meno che tu non abbia bisogno di un pannolino-
James non trattenne affatto il suo ghigno, ma questo era intriso di sprezzo. Gli voltò le spalle, come se niente fosse, e si diresse verso il suo letto, scomparendo sotto le coperte dopo aver posato gli occhiali sul comodino.
Sirius rimase a guardarlo dalla soglia del bagno, ignorando il russare profondamente finto di Peter e l’occhio vigile di Remus che spariva dietro le sue tende. Rimase fermo sull’uscio, senza una risposta pronta per ribattere a tono, finchè non udì il “Nox” pronunciato sottovoce da James. Il sole si era alzato a sufficienza da illuminare più chiaramente la stanza ma Sirius fece comunque attenzione a dove metteva i piedi mentre si dirigeva al suo baldacchino; senza guardare verso James si buttò a peso morto sul letto. Stavolta lasciò le tende aperte, mentre i pensieri tornavano ad affollare la sua mente.

Quando Sirius mise piede nell’aula di Difesa, quel pomeriggio, era completamente stremato. La nottata passata in bianco e la tensione che non l’aveva più abbandonato dopo lo scontro di quella mattina con James l’avevano reso irritabile e scontroso, tanto che nessuno osava rivolgergli la parola più del necessario. Prese posto stancamente accanto a James, come al solito, nonostante non si fossero scambiati nemmeno uno sguardo dal loro ultimo diverbio, e cominciò a fissare ostinatamente il muro davanti a lui, ignorando il chiacchiericcio dei suoi compagni e le occhiate preoccupate di Lily, Remus e Peter. La ragazza, pur non essendo stata presente alla sfuriata, aveva impiegato non più di tre minuti quella mattina a capire che i due amici avevano litigato, ma non aveva fatto domande a Sirius e, per quanto poteva saperne lui, nemmeno a James. Se c’era qualcuno che capiva quanto fosse impossibile immischiarsi nei loro attriti era di sicuro la rossa, che stava dimostrando una volta di più la sua intelligenza tenendosi fuori dai loro affari.
Sirius non era riuscito a fare a meno di notare come James si stesse sforzando di comportarsi in maniera allegra e naturale con chiunque a parte lui, che per quanta considerazione Prongs gli stava concedendo poteva benissimo essersi tramutato in un pezzo d’arredamento. Sirius era terribilmente vicino a prenderlo per le spalle e scuoterlo, o a picchiarlo, ma non fece altro che digrignare ancora una volta i denti e tacere. Non sapeva ancora se sarebbe stato disposto a perdonare l’amico per averlo trattato come un bambino da mettere in castigo dopo una marachella.
Quando il professore entrò in aula ognuno si affrettò a prendere posto e a tacere; quei mesi con Fenwick avevano reso ben chiaro a tutti che non tollerasse la confusione nella sua aula e nessuno si azzardava a mettere alla prova la pazienza del docente. Prima di cominciare la lezione pratica sulle Contromaledizioni vennero loro riconsegnati i compiti del giorno prima, corretti; Sirius non si stupì di essere riuscito a strappare un Oltre Ogni Previsione, né del fatto che la pergamena allegata al tema fosse sparita. Non riuscì ad evitare di lanciare uno sguardo a Rosamund mentre si alzava in piedi ed estraeva la bacchetta per prepararsi all’esercitazione e fu felice di accertare che sul viso della ragazza non ci fosse alcun cenno di sorpresa per il piccolo regalo che aveva ricevuto. A quel punto, però, si ritrovò faccia a faccia con James, suo partner come sempre, e a guardarlo negli occhi.
La prima cosa che notò furono le occhiaie che scavavano solchi neri e profondi attorno ai suoi occhi, quasi come se qualcuno lo avesse pestato; poi si rese conto che quella mattina non si era rasato e che la barba ancora non del tutto uniforme che gli sporcava la mandibola evidenziava ancora di più quanto il suo viso fosse smagrito. Mentre scivolava con lo sguardo sulle sue spalle si chiese come aveva potuto non rendersi conto fino a quel momento di quanto James fosse cambiato, sciupato, pur avendolo sotto gli occhi ogni giorno: perfino con la divisa addosso si notava quanto gli abiti gli cascassero addosso come se fossero di una taglia troppo grande, il colletto troppo largo, le maniche troppo ampie. Perfino le dita che stringevano la bacchetta erano sottili.
James stava cadendo a pezzi, e lui non se n’era nemmeno accorto. Quanto male doveva avergli fatto? Quanta disattenzione, quanta superficialità c’era stata nel loro rapporto in quell’ultimo periodo?
“Ho bisogno che tu sia forte per entrambi perché mi sto spezzando e ti sto supplicando di non andare via”
Lui aveva fatto una promessa. Poteva non piacergli, poteva non essere quello che voleva, poteva non essere pronto, ma stavolta toccava a lui rimettere a posto qualcosa; per una volta, forse per la prima volta in vita sua, avrebbe fatto un passo indietro. E lo decise guardando gli occhi incazzati e infossati di James.
Le istruzioni che il professore, passando tra le coppie e sistemandole a distanza di sicurezza, stava impartendo lo riportarono al presente. Sentì i suoi lineamenti corrucciarsi mentre si concentrava di nuovo sul viso del suo migliore amico, sui suoi occhi freddi che fissavano un punto qualsiasi oltre la sua spalla, e la rabbia verso di lui scemò pian piano mentre la preoccupazione montava.
-Come abbiamo ripetuto più volte durante le lezioni precedenti, questo è un corso di Difesa e in quanto tale non dovrebbe insegnarvi ad attaccare. Alcuni di voi, spero la maggior parte, non prenderanno mai parte ad un vero duello e pertanto l’insegnamento delle Maledizioni è escluso dal programma scolastico; nonostante ciò sono profondamente convinto che per conoscere e padroneggiare una Contromaledizione sia necessario comprendere, quantomeno teoricamente, anche la Maledizione che questa contrasta, e pertanto la scorsa settimana vi ho assegnato un compito scritto sull’argomento lasciandovi liberi di consultare qualsiasi testo della Biblioteca della scuola. Non sono così sciocco da pensare che facendo ricerche qualcuno di voi non abbia avuto la tentazione di approfondire un po’ l’argomento “Maledizione”, anzi sono piuttosto sicuro che in molti abbiano svolto un paio d’ore di compiti extra nel tentativo di approfittare dell’occasione per spulciare qualche libro tentatore del Reparto Proibito ed imparare quelli che sono a tutti gli effetti considerati Incantesimi Oscuri, e credo che sia necessario fare un discorso in tal proposito.
Mi auguro che siate maturi abbastanza da capire che Incantesimi come quelli di cui avete scritto, e che in un certo senso capisco possano avervi affascinati, sono rischiosi e hanno effetti seriamente dannosi per la salute delle vittime, e che vi comportiate di conseguenza. Tutta la Magia può essere usata per fare del bene o fare del male, dipende dalle intenzioni del mago o della strega, e confido che le vostre siano sempre positive. Il tema che vi ho assegnato la scorsa settimana serviva proprio a farvi prendere coscienza dei rischi e dei benefici che comportano le Maledizioni e le relative Contromaledizioni, in modo che vi sia chiaro che non possono e non devono essere usate con leggerezza; il compito di noi insegnanti non è solo quello di rendervi capaci di usare una bacchetta, ma anche quello di tentare di fare di voi delle persone che sappiano in che modo usarla nelle diverse situazioni.
Detto questo, se dovessi anche solo subodorare che qualcuno di voi ha usato una Maledizione imparata in questa classe o svolgendo i compiti per Difesa Contro le Arti Oscure su uno studente di questa scuola, potete star certi che lo farò espellere e che l’Ufficio Applicazione Legge Magica ne sarà immediatamente informato. Siete tutti maggiorenni e come tali punibili perfino con la reclusione, ricordatevelo sempre-
Fenwick aveva smesso di camminare per l’aula, fermandosi di fronte alla cattedra e sfoderando la bacchetta con espressione seria.
-Non sempre è possibile riconoscere una Maledizione prima che questa produca i suoi effetti. Se chi la lancia, ad esempio, usa la tecnica degli Incantesimi Non-Verbali la cosa comincia ad essere piuttosto complicata; altre Maledizioni non hanno, in effetti, alcuna Contromaledizione. Quindi, la prima cosa che dovete sapere su di esse è che la migliore Contromaledizione in assoluto è bloccare l’incanto all’origine.
So che avete affrontato l’argomento degli Scudi negli anni passati ma credo sia il caso di fare un ripasso. Impiegherete la prima ora ad esercitarvi tra voi: ciascun membro della coppia dovrà scagliare una Fattura maggiore contro l’altro, che tenterà di difendersi con un Incantesimo di Protezione; dopodichè vi scambierete. Nella seconda ora sarò io stesso a mettere alla prova i vostri Scudi con le Maledizioni. Se avete domande alzate la mano-

Quando la lezione finì Lily si defilò in fretta, sostenendo di dover fare un’urgente visita alla toilette prima della lezione di Storia della Magia; Remus asserì, con gli occhi puntati sulla sua borsa di libri, che lui e Peter avrebbero dovuto raggiungere in fretta il parco se volevano evitare di arrivare in ritardo alla lezione di Cura delle Creature Magiche, e anche loro sparirono in un battito di ciglia. Sirius rimase basito a guardare la porta da cui tutti i suoi appigli erano fuggiti mentre l’aula andava svuotandosi sempre più, non osando muoversi o dire niente. Sapeva che gli era stato appena sbattuta in faccia la pretesa dei Malandrini che lui e James chiarissero, sapeva di aver deciso di prendere in mano la situazione ma non si era aspettato di doverlo fare tanto in fretta e evidentemente essere un Grifondoro in determinati momenti non era sufficiente. Prese un sonoro sospiro e si chinò per allacciare una scarpa il cui nodo era perfetto già prima, giusto per guadagnare qualche secondo.
-Mi chiedo se lo facciano apposta, ad essere così evidenti- borbottò James sottovoce, sistemandosi la tracolla sulla spalla con lo sguardo al pavimento; Sirius si raddrizzò lentamente e non potè fare a meno di notare che, nonostante si comportasse come se lui non esistesse, Prongs non sembrava aver intenzione di lasciare l’aula senza di lui. Se ne stava infatti in piedi davanti al banco, le braccia incrociate e lo sguardo fisso sulla stanza vuota attorno a loro. Senza dire nulla Sirius si alzò e fece qualche lento passo in direzione della porta. Sorrise quando sentì che l’amico lo seguiva da vicino.
Il primo corridoio verso l’aula di Babbanologia lo percorsero in silenzio, poi Sirius non riuscì più a sopportare l’attesa e il peso della responsabilità.
-Credi che dovremmo parlarne?- sbuffò, senza prendersi il disturbo di guardarlo.
-Del fatto che sei una testa di cazzo?-
-Non l’avrai certo scoperto adesso, spero. Mi impegno per esserlo da quando sono nato-
Il rumore dei loro passi non fu sufficiente ad impedire a Sirius di sentire il ghigno di James.
-Forse è per questo che ti riesce così meravigliosamente bene farmi perdere la testa-
-Ehi, qualcuno deve pur farlo, no?-
La gomitata nelle costole successiva gli tolse per un attimo il fiato.
-Mi hai fatto male!- piagnucolò, voltandosi finalmente a guardarlo in faccia; Prongs sorrideva, ma aveva negli occhi una luce strana.
-Bene, perché era proprio quello che volevo. Da oggi in poi, ogni volta che farai, dirai o penserai una cavolata io ti tirerò una gomitata. Quando sarà una grande cavolata ti tirerò un calcio nelle palle. Quando sarà una cavolata colossale ti romperò il naso. E tu non obietterai-
Sirius ghignò divertito.
-E perché dovrei farlo?-
-Perché ti fidi di me, ovvio-
La sua bocca si seccò per l’intensità dello sguardo di Prongs.
-Quindi secondo te mi dovrei lasciar massacrare senza obiezioni perché tu hai sempre ragione?-
James inclinò il capo verso destra e lo fissò attraverso le sue spesse lenti.
-Sai benissimo che quando si tratta di te io so meglio di chiunque altro, perfino meglio di te cosa è giusto e cosa non lo è. Esattamente come tu lo sai per me-
-Potrò pestarti anch’io, allora?-
-Dovrai farlo, se si renderà necessario. E comunque, a scopo informativo, io ho ragione molto più spesso di te-
Sulle ultime parole James si ficcò le mani in tasca e riprese a camminare; Sirius si affrettò a seguirò rimuginando su una risposta abbastanza tagliente. Non la trovò.
-Ah, Sir? Niente più cazzate con Regulus-
-Comandi, Capitano-
Sirius si rese conto che non era stato lui a rimettere a posto i pezzi, perché nonostante tutto James non l’aveva lasciato solo. Forse sarebbe stato più facile, da ora in poi, sistemare le cose; bastava farlo insieme.

Remus e Peter li raggiunsero in Sala Grande quando James, Lily e Sirius avevano già preso posto e si stavano servendo di arrosto e patate; Wormtail si lanciò sul cibo a una velocità che chiunque avrebbe ritenuto impossibile per qualcuno che non facesse esercizio fisico da sette anni, Moony invece si accomodò con la sua solita calma e perse del tempo ad infilare nella sua borsa quello che aveva tutta l’aria di essere un libro noioso e terribilmente vecchio.
-Cosa dovrebbe essere, esattamente, quello?- chiese James lanciando un’occhiata perplessa all’enorme volume dalla rilegatura sfilacciata.
-Questo è “Le Metamorfosi” di Ovidio. Sono secoli che volevo leggerlo e Rosamund Madley è stata così gentile da prestarmelo-
Sirius non aveva prestato troppa attenzione al libro finchè non ne aveva sentito il titolo; dopotutto non era così insolito che Rem se ne andasse in giro con testi pesanti, in tutti i sensi. Tuttavia non era stata necessaria nemmeno l’intonazione particolare con cui il nome della Tassorosso era stato pronunciato per fargli tornare in mente che quello stesso libro era stato inserito, tempo prima, nella lista con cui i loro alleati li avevano convocati ad un incontro.
-Suppongo che tu non veda l’ora di leggerlo, allora- fece Lily senza nemmeno sollevare lo sguardo dalle sue posate.
-Oh Merlino, spero proprio di no! Sarà di una noia mortale!- le rispose Mary attorcigliandosi attorno al dito uno dei fili strappati alla copertina rivestita.
Remus le schiaffeggiò con delicatezza la mano, poi prese una porzione d’arrosto e cominciò a tagliuzzarlo con cura.
Sirius lo guardò e sorrise: quella era una delle cose che più gli facevano tenerezza del suo amico. Moony aveva una predilezione particolare per l’arrosto, era in effetti il suo piatto preferito, e ogni volta che veniva servito ad Hogwarts passava un tempo che pareva infinito a preparare bocconi di dimensioni minuscole, perfettamente uguali; solo una volta che tutto era pronto cominciava a mangiare con calma e chiudeva gli occhi ad ogni morso, come per assaporarlo al meglio. Sirius aveva il sospetto che Remus non avesse avuto troppe occasioni per mangiare della buona carne prima del suo arrivo a scuola, forse a causa della situazione economica precaria della sua famiglia. Lyall Lupin non aveva trovato un lavoro fisso dopo ciò che era accaduto al figlio, e per quanto il Licantropo avesse sempre avuto tutto ciò che gli serviva per la scuola era evidente per chi lo aveva sempre vicino che fosse abituato a gestire le sue cose con cura maniacale, a riparare gli oggetti rotti, a buttar via il meno possibile, al contrario di ciò che facevano la maggior parte dei ragazzi della loro età. La sua dignità gli impediva di mostrare agli altri che fosse in difficoltà, e Sirius lo capiva e lo stimava ancor di più per questo, ma lui lo conosceva troppo bene e aveva imparato ad apprezzare quelle piccole manie che erano solo ed esclusivamente Moony
Dopo il primo morso Mary ebbe la sua risposta, e la voce di Remus lo risvegliò dalle sue elucubrazioni.
-Non hai idea di quante sorprese può riservare un buon libro, credimi- ghignò, sibillino, per poi dedicare tutte le sue attenzioni al piatto davanti a lui.
 
-Quindi? C’è un messaggio lì dentro?- chiese James, eccitato, una volta che si ritrovarono al sicuro nel loro Dormitorio; Remus estrasse il libro dalla borsa e cominciò a sfogliarlo in cerca di qualcosa. Ci volle parecchio perché finisse di esaminarlo, considerando il numero di pagine, ma alla fine scosse il capo.
-Non c’è nessun biglietto- fece, sconsolato. Sirius lo fissò, deluso-
-Come? Ma non può averti dato quel libro senza un motivo, no?-
-È evidente che “Le Metamorfosi” sia un riferimento alla Trasfigurazione, quindi vogliono incontrarci lì, ma non capisco quando!- Moony continuò a sfogliare le pagine quasi con astio, come se l’avessero insultato personalmente.
-Non hanno evidenziato qualcosa, per caso? Non so, una frase, o…-
-Sto cercando, James, ma non trovo nulla!-
-Ragazzi, cerchiamo di mantenere la mente lucida- intervenne Peter, alzando le mani in segno di pace, -Ora studieremo quel coso con, uno per volta, e cercheremo di tirarne fuori qualcosa. Non ha senso innervosirsi così, non ci aiuta. Forza, Moony, dammi il dizionario e va’ a farti una doccia-
 
-… Niente. Nessuna nota a margine, nessuna sottolineatura, nulla. L’unica cosa che è stata aggiunta rispetto al testo originale è una data scritta a mano sul frontespizio, che credo si riferisca all’acquisto del libro-
Lily si sporse verso Remus, fissando la data che lui aveva nominato poco prima; nonostante avessero spulciato il libro fino a tarda notte non ne avevano cavato nulla e ciò li aveva rasi tutti piuttosto irritabili. Soprattutto perché erano certi che qualcosa dovesse esserci.
Lily era venuta a chiamarli nel loro Dormitorio con la scusa che fossero in ritardo per la colazione proprio per parlare con loro in privato ed essere aggiornata, ma loro non avevano nulla da dirle e la situazione si stava rivelando piuttosto frustrante.
Dopo qualche secondo di attenta contemplazione della pagina quasi del tutto bianca, Lily sorrise.
-Non avete notato che la data è scritta interamente coi numeri?-
Sirius, impegnato a legarsi le scarpe, sollevò la testa di scatto.
-Si, certo non è comune, ma…-
-12/4/1940- lesse la ragazza con aria compiaciuta.
-Si, Lils, l’abbiamo letto anche noi. Che cosa vuoi dire esattamente?-
-Sapete che nei paesi latini non c’è la separazione tra a.m. e p.m.? Non dividono la giornata in due parti da dodici ore, contano da 0 a 24. E, guarda caso, oggi è il dodici aprile. 12/4. 1940 non indica l’anno ma le diciannove e quaranta, ovvero le 7:40 p.m.-
-Quindi vuoi dire che l’appuntamento è stasera, alle 19:40, nell’aula di Trasfigurazione?-
-Esatto, Sir. Rosamund è un genio. Devo ammetterlo-
Remus si battè una mano sul ginocchio, mentre Peter pareva ancora incredulo e James fissava la sua ragazza con occhi ammirati.
-Come abbiamo fatto ad essere così stupidi?-
-Non è questione di stupidità, Rem, è solo che nessuno di voi ha avuto occasione di rapportarsi con il modo di vivere delle società extra-Regno Unito e non avete frequentato le scuole babbane. Io ho studiato qualcosa sulla storia e la cultura dell’Europa continentale, alle elementari, l’ho imparato lì. Sono sicura che Rose se lo aspettasse-
James le scoccò un bacio sulla guancia e Sirius ebbe la certezza che se fossero stati soli non si sarebbe accontentato di quello. Il suo amico aveva la tendenza a diventare molto espansivo quando Lily dimostrava la sua intelligenza: l’unico modo che gli veniva in mente per dimostrarle quanto fosse fiero di lei era pomiciarsela. Forse fu proprio per questo che Lily arrossì quando lui la abbracciò forte, esultando come se la sua ragazza avesse appena segnato un punto spettacolare in una partita di Quidditch.
Vedendo quel lampo di semplice, genuina felicità estemporanea Sirius sorrise pensando che forse, in maniera lenta e graduale, Prongs avrebbe potuto tornare ad assomigliare al ragazzo che era stato prima di quella notte di dicembre. Si ripromise di essere più presente, con James, e di spingerlo a rialzarsi. E di parlare con Lily, anche.
-Ehi, ehi, frenate i bollenti spiriti signori. Forse avete dimenticato qualcosa in tutto questo trambusto-
Lily spinse via il suo ragazzo sorridendo dietro alle guance infuocate, e fissò Peter.
-Cosa significa, scusa?-
Wormtail si mise lo zaino in spalla e con aria soddisfatta proclamò: -Vi siete forse scordati che oggi è mercoledì? Cosa doveva succedere, mercoledì?-
Per un attimo Sirius non comprese nulla se non che Peter fosse orgoglioso di essere arrivato ad un’illuminazione, per una volta, prima di tutti gli altri. Poi, mentre uno spillo acuminato gli infilazava lo stomaco, ricordò anche lui.
-Elijah-
-Forza, muoviamoci a scendere per la colazione. Abbiamo un sacco di cose da fare-
 
-Quel che si dice “una giornata tranquilla”, eh?-
James gli lanciò un’occhiata quasi disgustata.
-Non ti viene bene ironizzare quando sei teso, te l’ho detto mille volte-
Si trattenne a stento dal fargli una linguaccia, poi si sporse oltre la spalla del suo migliore amico senza smettere di camminare, seguendo il delizioso profumino di bacon che permeava l’aria.
-Ehi, sapientoni del gruppo, questa frase aveva grammaticalmente senso?-
Lily e Remus scoppiarono a ridere mentre Prongs si accigliava.
-La mia frase era assolutamente corretta! Non osate dire il contrario!-
-Diciamo che era un po’ intricata, allora?- rispose Remus, affrettandosi a schivare un coppino.
-O che la sintassi non era proprio perfetta?- propose Lily, sporgendosi però a dare un bacino sull’angolo delle labbra del suo ragazzo che lo fece bloccare nel bel mezzo del Salone d’Ingresso pieno di studenti dall’aria affannata.
-Questo per che cos’era?-
Lily sorrise, tirandolo per la mano che stringeva con la propria.
-Se i tuoi amici non fossero presenti direi che l’ho fatto perché sei adorabile-
Peter storse il naso, allungando il passo.
-Sapete, state diventando un po’ troppo sdolcinati per in miei gusti, voi due. Dovreste proprio darci un taglio-
-E tu dovresti trovarti una ragazza, musone. Lasciali in pace- lo placò Sirius, fingendo come gli altri di non cogliere un lieve rancore nascosto dietro quella che voleva far passare per una battuta.
Raggiunsero il tavolo Grifondoro solo pochi istanti dopo Peter, che però si era già ficcato in bocca quelle che avevano tutta l’aria di essere tre salsicce. Senza dire nulla i restanti Malandrini e Lily, che ostentava un’espressione piuttosto piccata, si accomodarono attorno a lui e presero a conversare coi loro compagni.
Mary, che stranamente era in anticipo rispetto a loro, prese ad aggiornare Lily sui pettegolezzi della Torre a voce bassissima per non farsi ascolatare dai vicini, nonostante fosse evidentemente entusiasta dei succulenti racconti, e Sirius cercò disperatamente di farsi distrarre dai pensieri su Regulus, Elijah e lo strano comportamento di Peter.
-… e quando sono scesa stamattina presto per spedire il gufo ai miei ho beccato Liz seduta sul divano a pomiciare con Darrell Roper! Ti rendi conto? Roper!-
Lily ridacchiò a bassa voce, tirando una piccola gomitata nelle costole a James per attirarne l’attenzione; Darrell non era certo un bellissimo ragazzo, questo era sotto gli occhi di tutti. E c’era un’altra cosa bene evidente nelle loro menti: Roper era tra i sospettati simpatizzanti dei Mangiamorte.
-E Preston ieri sera invece mi ha confidato che pare che Kingsley si stia rimettendo in carreggiata. Non litiga più con chiunque e ha ricominciato a prendere buoni voti. Era proprio il caso, la partita con Corvonero si avvicina e non vogliamo proprio rischiare di perderla…-
-E com’è che Jordan si confida con te, mia dolce Mary?- domandò James con aria innocente, sfarfallando le ciglia e non curandosi di tenere bassa la voce. Mary arrossì e contemporaneamente gli lanciò un’occhiataccia, non accorgendosi che Jordan, seduto una decina di posti alla sua destra, si era voltato verso di loro con aria imbarazzata.
-Questi non credo siano affari tuoi, Capitano-
Sirius sghignazzò e intervenne.
-Oh, andiamo, non fare così! Ci spezzi il cuore se ci tieni fuori dalla tua vita! Ma forse ora che c’è Preston…-
In quel momento i gufi postini fecero il loro ingresso nella Sala; stranamente erano in ritardo anche loro.
Un paio planarono davanti a Remus e Lily per consegnare loro la Gazzetta e quello fece cessare per un po’ la discussione amichevole tra i tre Cacciatori Grifondoro. Quando i suoi amici ebbero pagato i pennuti e aperto i giornali, però, l’attenzione di Sirius venne bruscamente richiamata lontano dalle sue aringhe affumicate da un sonoro sospiro trattenuto.
Ormai quasi abituato alle brutte notizie, senza nemmeno parlare si sporse oltre la spalla di Moony per capire cosa fosse accaduto.
“ALBA DI SANGUE A SHOREDICTH – Old Spitalfield Market distrutto dai Mangiamorte”
Ebbe appena il tempo di leggere il grosso titolo prima di sentire l’urlo di Mary.
 
Note:
credo che ci sia poco da spiegare in questo capitolo, ma se avete dubbi o perplessità sono a vostra disposizione.
Domani revisionerò il capitolo per controllare che sia privo di strafalcioni e risponderò a messaggi e recensioni lasciate in sospeso; ve lo prometterei, ma non ho conservato sufficiente credibilità ai vostri occhi ;)
Grazie ancora, a tutti voi. Nonostante le mie mancanze è davvero un piacere ritrovarvi (o trovarvi per la prima volta).

 
   
 
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