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Autore: lawlietismine    04/03/2018    7 recensioni
{ Sterek }
Soulmate AU in cui, compiuti 18 anni, le iniziali della tua anima gemella compaiono sul tuo corpo nella sua calligrafia.
Dal prologo:
C'è del sangue a macchiare le mani di Stiles. Ed è suo.
L'umano sente di stare per essere travolto da un forte attacco di panico ancor prima che quello lo colpisca davvero. E sa già che non può farci niente. Sa già che sarà devastante.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehilà! Eccomi finalmente col primo capitolo, ce l'ho fatta omg. Dovete sapere che ero partita con tutta un'altra idea per questa storia, infatti dopo aver pubblicato il prologo ho tipo passato due giorni a riguardarmi la prima stagione e poi altri tre/quattro a scrivere. Perché all'inizio avevo pensato di basare ogni capitolo su una stagione e raccontare come gli sterek erano arrivati poi alla situazione del prologo, restando perlopiù nell'ambientazione canon. Peccato però che a un certo punto mi è venuta un'illuminazione divina e ho cambiato completamente la trama (non il fatto che è una soulmate!AU, tranquilli), perciò ho riniziato a scrivere il primo capitolo da zero. Ecco perché mi ci è voluto un po'.
Devo anche avvisarvi che questo capitolo non mi è uscito granché bene (T^T) speravo davvero di renderlo in modo più decente, but... Dai, è il primo, giuro che dal prossimo farò di meglio e che anche le situazioni saranno più movimentate! Ero tentata di non pubblicarlo e magari riscriverlo ancora una volta, ma conoscendomi mi sarei fatta prendere solo da altre infinite paranoie e avrei cestinato direttamente tutta la storia, quindi dovevo per forza pubblicarlo così com'è. (Anche perché ho passato una settimana letteralmente da schifo e ho proprio bisogno di riuscire a combinare almeno una cosa per sentirmi un minimo meglio con me stessa ;-; ho deciso di rendere questo aggiornamento quella cosa.) 
Sinceramente non mi aspettavo che il prologo venisse considerato così tanto, è stata davvero una bellissima sorpresa! Sia per i commenti (che mi hanno davvero rallegrata un sacco e che con ogni parola mi hanno fatto venire sempre più voglia di continuare a scrivere!) sia per la quantità di persone che hanno inserito la storia fra le preferite/ricordate/seguite. Grazie mille! Non potete capire quanto significhi per me tutto questo sostegno!
Detto ciò... Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va^^ alla prossima, 

Lawlietismine 


 

Capitolo I



 


 

[4 anni prima]
 

La prima volta che incontra Derek, Stiles ha quattordici anni.


*
 

Lo sa che non dovrebbe starsene lì. Sa che se suo padre lo venisse a sapere, lo ucciderebbe con le sue stesse mani– il che vuol dire che lo metterebbe in punizione a vita, non permettendogli di vedere Scott e privandolo della sua preziosa Xbox, del suo telefono e del computer per chissà quanto tempo. Una tragedia.

Per fortuna Stiles non è uno che si fa beccare facilmente.

“Ripetimi cosa stiamo cercando” si lamenta Scott dietro di lui per l'ennesima volta, mentre arranca per tenere il passo senza farsi prendere un indesiderato attacco d'asma, e Stiles alza gli occhi al cielo un po' esasperato, cercando di orientarsi nonostante il buio che li circonda. “Non lo so, Scott–” risponde, allargando le braccia e sbuffando come se fosse una cosa ovvia, nonostante l'amico non lo stia guardando (e non possa neanche farlo, visto che è notte fonda e l'unica fonte di luce che hanno è la torcia che sta tenendo Stiles, puntata rigorosamente in avanti) così da controllare invece il più possibile dove sta mettendo i piedi. “Un leone di montagna, un cadavere, una creatura mitologica– Mi andrebbe bene qualsiasi cosa sinceramente! Anche tutti e tre insieme!”

Ed è più che conscio della probabile espressione inorridita che prende forma sul volto dell'altro alle sue parole, sa che c'è anche senza il bisogno di voltarsi per confermarlo, ma fa finta di niente e prosegue con la sua ricerca imprevedibile.

“Se tuo padre ci scopre–” tenta di insistere Scott per un attimo, ma quando in risposta Stiles accelera subito il passo così da ignorarlo, si ammutolisce di nuovo, decidendosi forse una volta per tutte a seguirlo in questa ennesima follia senza più piagnucolare in sottofondo.

Ma sanno entrambi che il silenzio che si viene a creare durerà poco.

E infatti–

“Credi che troveremo qualcosa?” Chiede ancora Scott, il tono di chi spera vivamente che la risposta alla propria domanda sia negativa, e Stiles si limita a scuotere la testa in preda all'esasperazione, prima di sbottare fra sé e sé un indispettito “lo spero”, spostando la torcia da una parte all'altra come nella vaga speranza di far realizzare così i propri desideri.


*
 

“Secondo me dovremmo tornare indietro–”

“'Sta zitto, Scott.”

“È stata una pessima idea–”

“È stata una fantastica idea, semmai! E poi ieri era il mio compleanno, me lo devi.”

Scott geme contrariato, incapace di esternare ancora di più il suo disaccordo ad alta voce, e proprio quando Stiles si gira verso di lui per rivolgergli un ghigno vittorioso, la torcia puntata contro di sé dal basso verso l'alto come per accentuare il suo compiacimento in modo scherzoso, da qualche parte intorno a loro riecheggia un ululato.

Scott geme di nuovo, stavolta per la paura. E Stiles resta per un attimo pietrificato sul posto quanto lui, colto altrettanto alla sprovvista.

Poi, all'improvviso, l'ululato muta– e stavolta a tuonare tutt'intorno a loro, fino a farli rabbrividire dalla testa ai piedi, è un ringhio. Basso. Gutturale. Animalesco. E qualsiasi sia l'essere vivente che l'ha prodotto, è decisamente troppo vicino per non farli spaventare a morte.

Stiles guarda verso gli alberi e fa in tempo a incontrare un paio di quelli che pensa siano occhi dorati nell'oscurità, prima che le sue gambe si muovano automaticamente senza il suo controllo e che quindi lui inizi a correre il più velocemente possibile dalla parte opposta rispetto a essi, come se ne andasse della sua stessa vita.

(E dal suono che sente alle proprie spalle di conseguenza alla sua fuga repentina, mentre la creatura prende a rincorrerlo come se avesse appena accettato un'implicita sfida succulenta, gli fa credere che sia proprio così.)


*
 

Stiles non ha idea di dove sia finito Scott.

Non ha idea neanche di dove si trovi lui stesso, in effetti, visto che la torcia l'ha persa a un certo punto della sua corsa a perdifiato e che quindi sta praticamente sfrecciando alla cieca nella riserva buia senza poter riconoscere il tragitto, evitando impatti fatali per chissà quale miracolo. Non ha la più pallida idea da quanto tempo stia effettivamente correndo, poi, ma ha la gola in fiamme ed è più sudato di quanto possa essere lontanamente confortevole, forse (e soprattutto) anche per colpa del terrore oltre che per la corsa folle– insomma, qualcosa di presumibilmente feroce gli sta alle calcagna (perché sì, la creatura ignota è andata dietro a lui invece che a Scott e Stiles da una parte la vede come un'immensa fortuna per il suo migliore amico ma dall'altra non tanto per se stesso) e lui non è così stupido da non preoccuparsene proprio per niente.

Come se non bastasse, le sue gambe iniziano ad urlare per il disperato bisogno di un po' di pietà, di una misera pausa, ma allo stesso tempo non sembrano intenzionate ad arrestare la corsa per niente al mondo: Stiles è sopraffatto dall'adrenalina che gli scorre nelle vene e da un forte istinto di sopravvivenza che non sapeva nemmeno di avere.

Ciò che lo sta inseguendo, inoltre, pare giocare con lui. O prenderlo malamente in giro, dipende dai punti di vista. Perché qualcosa dice a Stiles che avrebbe potuto catturarlo con facilità, assalirlo e bloccarlo a terra –magari ucciderlo– già da un po', se solo avesse voluto farlo.

Invece gli sta girando intorno, rallendando leggermente la corsa di tanto in tanto per stargli dietro, come per attirarlo in una trappola.

Stiles si sente come una preda senza via di fuga.

Poi, come la peggiore delle disgrazie, la cosa fa la sua mossa decisiva: Stiles non ha neanche il tempo di realizzarlo, prima che la creatura gli salti alle spalle e sferri il suo attacco.

Artigli affilati gli penetrano e graffiano all'istante la pelle della schiena, mentre lo spingono contro il terreno umido, e un urlo assordante abbandona le labbra di Stiles, lasciandolo boccheggiante. Un respiro caldo sul collo lo fa fremere. Un corpo pesante, che ricopre completamente il suo, lo comprime a terra impedendogli di muoversi, di liberarsi, di protestare. Sottomettendolo. Ed è quasi certo di stare per piangere per la paura, quando sente zanne affilate più degli artigli sfregare contro la sua gola.

Dalla posizione scomoda e contorta in cui è costretto non riesce a distingue niente di ciò che lo ha aggredito. Solo le stesse iridi dorate di prima, che brillano in modo del tutto surreale, completamente in contrasto col buio fitto della notte.

Poi però Stiles, in un piccolo barlume pacato di lucidità, si rende conto di un cosa forse ancora più assurda di quegli occhi peculiari: la creatura non lo sta attaccando, non lo sta uccidendo, non sta facendo niente. Niente, se non fissarlo. In modo intenso. E respirare contro la sua gola. 
A un certo punto ritira perfino gli artigli, lentamente, come percependo il suo dolore e Stiles trattiene il respiro per un istante, spalancando gli occhi come se si trovasse in un limbo, sospeso in aria. E dopo lo sente affondare un po' di più la punta del naso nell'incavo del suo collo, immergersi e inspirare profondamente contro la sua pelle, fino a farlo rabbrividire ancora.

Stiles può quasi prevedere e percepire il morso che sta per ricevere, proprio lì in quel punto.

All'improvviso, però, un altro ululato austero riecheggia inaspettatamente in lontananza, tanto disperso fra gli alberi che a Stiles risulta impossibile capire da dove provenga, e sembra quasi che tutto intorno a loro si blocchi in risposta. Perfino il tempo. 
La creatura sobbalza dietro di lui, come colta alla sprovvista, come se si fosse appena risvegliata da un lungo sonno profondo e per un istante Stiles può quasi sentire la sua confusione come se fosse lui stesso a provarla.

Vorrebbe cogliere l'occasione al volo, approfittare dell'attimo di esitazione per voltarsi e capire cosa sia, o scappare direttamente, ma un secondo ululato stavolta fa sobbalzare entrambi e prima ancora che Stiles possa fare ciò che vuole fare, l'animale respira di nuovo a fondo contro la sua nuca per un'ultima volta e il secondo dopo, in qualche assurdo modo, non c'è più.

Stiles scatta a sedere, il cuore che palpita fino allo stremo nel petto e il respiro ansante, e si guarda freneticamente intorno, ma è già solo.


*
 

Miracolosamente, lui e Scott si rincontrano (o meglio, scontrano) mentre corrono alla cieca alla ricerca l'uno dell'altro e non ci vogliono tante parole per convincersi a vicenda che sia giunto il momento di uscire da lì e tornarsene a casa.

La serata spericolata è definitivamente conclusa.


***
 

Suo padre non lo scopre.

Ma in un certo senso, forse, Stiles lo avrebbe preferito a questo.

“Cosa vuol dire che devo studiare tutta l'estate?” Sbotta scioccato, guardando lo Sceriffo con le braccia e gli occhi spalancati in modo incredulo, ma lui non lo degna neanche di uno sguardo, mentre sorseggia il suo caffé seduto a tavola con il giornale in una mano e la tazza nell'altra.

Stiles, a scuola finalmente finita, pensava di potersi alzare tardi senza alcuna preoccupazione ad attenderlo.

Si sbagliava.

“Significa esattamente quello che pensi” dice soltanto suo padre, leggendo in maniera distratta un articolo sportivo, prima di passare a quello accanto come se Stiles non fosse in piedi di fronte a lui sull'orlo di una crisi isterica.

“Ma papà,” continua in un lamento sofferente. “L'estate che precede il primo anno delle superiori è sacra, è fatta proprio per non studiare! Dovrei divertirmi, godermi la mia gioventù, vivere!” Aggiunge in un modo tanto teatrale che l'unica reazione che scaturisce nell'altro è uno sbuffo esasperato. Lo Sceriffo alza gli occhi al cielo e si trattiene con tutte le proprie forze dallo schiaffeggiarsi la fronte per l'idiozia di suo figlio.

Stiles dovrebbe potersi godere il suo periodo di pace. Niente compiti. Solo Scott, videogiochi e altre simpatiche scampagnate –o forse sarebbe meglio definirle fughe serali– nella riserva alla ricerca di qualche avventura (e anche di ciò che lo ha assalito ormai poco più di un mese e mezzo prima, per quanto sembri un'idea da pazzi masochisti, perché non lo ha ancora trovato e una piccola, insistente parte di lui vuole farlo a tutti i costi).

“Stiles,” sospira John, il tono di uno che è sul punto di sbattere la testa contro il tavolo pur di evitare un esaurimento. “Ti ho già detto che non era una domanda. Talia Hale è stata più che gentile a offrirsi di darti una mano l'altro giorno quando l'ho incontrata, ti farà bene tenerti in allenamento e prepararti per il nuovo anno scolastico. Nessuna discussione.”

Ora– Stiles non direbbe proprio nessuna discussione. Non è uno che si arrende prima di lottare. E il bottino di questa battaglia non è affatto qualcosa di superficiale a cui rinunciare con tanta fretta. Lui la vuole davvero la sua estate priva di compiti.

“Papà,” inizia, calmandosi un attimo e andandosi a sedere nel posto davanti a lui, l'espressione che non nasconde quanto sia pronto a impuntarsi sulla questione e sfruttare qualsiasi tattica. “Tu lo sai che io ti voglio bene, che ti rispetto, che ti considero il mio eroe–” Lo Sceriffo lo interrompe sospirando di nuovo il suo nome come se fosse una maledizione, mentre si massaggia le tempie per placare il principio di emicrania che sente crescergli dentro, ma Stiles non molla. “–Sono sicuro che puoi metterti nei miei panni, anche tu hai avuto la mia età e se solo provassi a ripensare a quei tempi, capiresti perché l'idea non mi entusiasmi poi così tanto. Sono bravo, non ti ho mai portato brutti voti e mi merito una pausa.”

Pensa di essere stato abbastanza convincente. Suo padre continua a fissare il giornale, ma Stiles conosce quello sguardo crucciato che ha adesso: sta riflettendo sulle sue parole, prendendo in considerazione ciò che ha detto, magari con qualche senso di colpa a spingerlo più verso il cambiare opinione piuttosto che verso il negargli a prescindere questa possibilità.

Poi, però, qualcosa in quel suo particolare sguardo cambia e Stiles capisce di aver perso prima ancora che John apra la bocca per parlare.

La sua estate è rovinata.


*
 

Ed è così che il giorno seguente si ritrova di fronte alla porta di casa Hale.

Suo padre è fermo accanto a lui, pronto ad abbandonarlo con degli sconosciuti senza pensarci due volte– cioè, okay, non sono proprio sconosciuti, in fondo Talia Hale era una cara amica di sua madre e Stiles ricorda di averla vista più volte da piccolo, ma il fatto è che lui vorrebbe essere ovunque tranne che lì.

La casa è enorme e spersa letteralmente nel nulla, isolata da tutto e da tutti. Stiles non crede di esserci mai stato prima, non pensa neanche di aver mai incontrato di persona il resto della famiglia della donna, ma sa che è una famiglia numerosa. Ricorda in modo vago i molti nomi pronunciati continuamente nelle conversazioni fra lei e sua madre, per esempio quando chiacchieravano spensieratamente sedute nel salotto di casa Stilinski, sorrisi genuini stampati sulle labbra e tazze di té fumante fra le mani.

“Siamo ancora in tempo,” sussurra Stiles, osservando speranzoso suo padre e lanciando occhiate eloquenti dietro di sé, verso la macchina. “Possiamo andarcene adesso, senza essere notat–”

Le sue preghiere come da copione non vengono ascoltate, perché il suo tentativo di persuasione viene interrotto subito sul nascere proprio dalla porta che si apre davanti a loro e ogni possibilità di sfuggire alla sua triste sorte svanisce per sempre.

Stiles sospira rassegnato fra sé e sé, prima di rivolgersi definitivamente alla signora Hale.

Peccato, però, che ad accoglierli non ci sia lei.

La ragazza –una delle figlie, deduce Stiles– ha dei lunghi capelli castani che le incorniciano il viso, occhi verdi pieni di vita, luminosi, ed è più alta di lui. È di una bellezza indiscutibile e se solo il suo cuore non appartenesse già a Lydia Martin, probabilmente se ne innamorerebbe.

La tipa annuisce in direzione dello Sceriffo a mo' di saluto, come se lo conoscesse da sempre. Poi sposta lo sguardo proprio su Stiles, fissandolo dritto negli occhi mentre se ne sta poggiata allo stipite con l'espressione felina e un ghigno furbo a delinearle le labbra, una mano sul fianco quasi in una posa spavalda. Sembra divertita. Come se sapesse perfettamente cosa stava dicendo Stiles prima che lei lo interrompesse o cosa gli sta passando in generale per la testa da quando suo padre lo ha reso partecipe dei suoi piani estivi il giorno prima.

Stiles non può fare a meno di adorarla all'istante. Sembra un mito.

“Laura,” suo padre interrompe lo stato di totale contemplazione in cui era caduto, facendolo sobbalzare e riportandolo sul pianeta Terra, e la ragazza sghignazza senza preoccuparsi di nascorderlo, come se ancora una volta fosse conscia dei pensieri di Stiles. “Come procedono i preparativi?”

Laura sposta di nuovo lo sguardo sullo Sceriffo e sorride, stavolta senza alcuna malizia. Con una leggera spinta si raddrizza, smettendola di starsene poggiata alla porta, e con una mano si sposta una ciocca dietro l'orecchio. 
“Benissimo!” Risponde serena, entusiasta. “È già tutto pronto, ma resterò qui per l'estate e partirò circa una o due settimane prima dell'inizio delle lezioni, giusto per avere il tempo di ambientarmi.”

John ricambia pacatamente il sorriso, perfino con quello che pare vero e proprio affetto, e Stiles allora inizia a chiedersi come abbia fatto a non notare che lui e gli Hale non hanno smesso di essere amici dopo la morte di sua madre, come invece aveva scioccamente creduto.

“Ed ecco qua il nostro Stiles!” Riprende la ragazza, tornando a dedicargli la sua attenzione e stuzzicandolo volutamente un po' con il suo tono sarcastico. “L'ultima volta che ti ho visto eri solo un piccolo marmocchio, ma guardati adesso... Sei cresciuto, stai per iniziare le superiori!” E quando allunga una mano per scompigliargli in modo giocoso i capelli, Stiles stranamente il gesto se lo aspettava già.

Si sente come se la conoscesse da una vita.

Andranno sicuramente d'accordo.


*
 

Il sorriso di Laura, quando saluta lo Sceriffo e poi circonda le spalle di Stiles con un braccio per spingerlo a entrare in casa, è elettrizzante e spaventoso allo stesso tempo. Come se tutta questa faccenda per lei fosse chissà che gioco diabolico ed esaltante a cui non vede l'ora di dare inizio.

Emana una tale sicurezza, forza e un tale temperamento da riuscire a persuadere e conquistare Stiles in un baleno, senza alcuno sforzo. La sua grinta è contagiosa. E lui quasi si dimentica che in teoria si trova lì per fare ciò che meno vorrebbe: studiare.

Sa già invece che diventeranno grandi amici.



 

La stessa cosa purtroppo non può dirla di Derek Hale, il fratello. 

Perché quando qualche ora dopo lo incontra per la prima volta, l'idiota, dopo un attimo di perplessità nel trovare Stiles nel suo salotto, si limita a squadrarlo malamente e inspiegabilmente come se fosse un essere indesiderato in casa sua, lo osserva quasi disgustato, pur non conoscendolo affatto. E poi se ne va il più velocemente possibile, come se non potesse sopportare l'idea di stargli vicino per un secondo di più.

Derek a quanto pare lo odia. E Stiles si ritrova estremamente combattuto fra il non sopportarlo a sua volta e il non riuscire invece a non pensare ad altro se non quanto sia dannatamente e ingiustamente attraente.


 


Voglio solo aggiungere qualcosa sul capitolo:
1) Io adoro Laura. Adoro parlare del suo rapporto con Derek e anche immaginarne uno suo con Stiles (di amicizia, ovvio).
Nella mia testa la vedo come una grande fan degli sterek, quindi... Yep. La adoro. 
2) Nel prossimo riprenderò ovviamente da qui, perché dovrò descrivere e spiegare l'incontro, ma non durerà molto. Infatti questi "quattro anni" li farò passare velocemente. 
Ogni capitolo riguarderà una certa età e conto appunto di arrivare al momento del prologo in 4 capitoli circa.
Ah, Stiles e Derek hanno 4 anni di differenza, ma spesso potranno sembrarvi 3 solo perché il primo è nato ad aprile e l'altro a dicembre.
3) Come avrete capito dall'inizio del capitolo, i licantropi esistono anche qui. 
4) Non ho una beta e se rileggo troppo quello che scrivo, poi mi viene voglia di mollare tutto, quindi perdonate eventuali errori pls!

Spero davvero che non vi abbia fatto troppo schifo ;-; alla prossima! 

(Sto aggiornando di nuovo a un orario assurdo, rip. Ora pubblico il capitolo e poi devo mettermi ad acconciare una parrucca perché oggi vado a votare ma poi ho una fiera subito dopo... Devo fare tutto di corsa. Addio ore di sonno. Kill me.) 

  
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