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Autore: CaramelizedApple    07/03/2018    1 recensioni
(Seguito di Mary Lloyd, la chiave e il volto del male)
Un nuovo personaggio è entrato a far parte della leggendaria storia ed ora, che è sempre più forte e consapevole delle sue capacità, sarà impossibile uscirne!
Buoni e cattivi, ma è così semplice?
Nuove idee, nuove emozioni, nuovi ricordi...un'altra vita!
(La lettura della storia precedente è indispensabile per comprendere la relazione tra i personaggi e la protagonista, ma se proprio non vi va potreste comunque riuscire a capire)
(Seguito: Mary Lloyd e il sogno rivelato)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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-Ti ringrazio per il tempo che ti ho fatto perdere- dico con sincerità all’uomo, avvolto in pesanti vestiti neri come la pece, in piedi vicino a me.  Avvolgo le mie dita intorno alla maniglia, distinguibile nell’oscurità solo perché il metallo riesce a riflettere la luce calda creata dalle candele. –Domani mattina ci sarà anche lei?- domando poi, per cercare di spezzare la tensione che si è creata, mentre Piton mi parlava dei miei genitori. La fatica nel pronunciare il suo racconto mi ha presto convinta a dirgli che poteva bastare, ma sono rimasta sorpresa dal fatto che si sia avvicinato a me, smettendo improvvisamente di parlare di James Potter, portando il discorso su mia madre. A quel punto sembrava più che altro nostalgico.
-Certo- risponde l’uomo freddo, puntando gli occhi nei miei, cercando di risultare il più distaccato possibile. –Ricorda di passare dalle cucine- dice poi. –Non puoi saltare la cena-.
-Non mancherò- annuisco, aprendo finalmente la porta e uscendo nel corridoio dove ormai è scesa la notte, ma che risulta comunque più luminoso dell’ufficio dell’ex Professore di Pozioni. –Buonanotte, Signore- mi volto, tirando un timido sorriso.
-Riposa- dice semplicemente lui, visibilmente a disagio. –Domani sarà una giornata impegnativa- continua, prima di chiudere la porta con un cenno del capo.
Si preoccupa per me?
Sorrido alla porta chiusa rivedendo nei gesti del Professore quelli di Minerva, quando i primi tempi cercava di non sbilanciarsi e essere professionale. Alla fine lei ha iniziato a darmi più confidenza, succederà la stessa cosa con Piton?
Inizio a muovermi lungo il corridoio, prima di giungere alle scale e spostarmi velocemente verso il Seminterrato, per raggiungere le cucine, dove mi basta far vedere agli Elfi Domestici il foglio che mi ha lasciato il professore per ottenere qualcosa da mangiare. Le carote non sono esattamente la verdura che preferisco, ma non sono nemmeno il tipo di persona che potrebbe disdegnare del buon cibo. Finito di mangiare ringrazio tutti e saluto velocemente Dobby, mentre noto Kreacher nascondersi da me negli angoli più lontani della stanza, tornando poi sui miei passi, per raggiungere la Sala Comune di Grifondoro.
Severus Piton è stato amico di mia madre, sembra la abbia conosciuta bene per un certo periodo, ma l’uomo mi ha appena confessato di aver poi perso i contatti con lei. Avrei voluto chiedergli quando lo sono stati, come lo sono diventati e perché la loro amicizia è finita, ma lui ha improvvisamente liquidato il discorso, sostenendo che mia madre fosse una buona persona e che qualsiasi cosa lei abbia fatto di per certo non aveva intenzione di ferirmi. Mio padre non ha avuto lo stresso trattamento, l’uomo era gelido quando mi ha parlato di lui ed è stato chiaro quando mi ha detto che si divertiva a tormentare gli studenti, Piton stesso in particolar modo. Non mi sono azzardata ad approfondire l’argomento, visto che grazie ad Harry ne ho già una buona idea e proporre al professore di parlarne non avrebbe aiutato il nostro rapporto.
Le uniche novità sul fronte James Potter sono che era un mago Purosangue e che l’ultimo anno di Hogwarts divenne Caposcuola, mia madre si avvicinò a quel punto a lui.
So che c’è di più, sono certa che ci sia qualcosa che Piton non sia stato in grado di dirmi o che semplicemente abbia deciso di non dirmi.
Dubito che abbia mentito sulle buone intenzioni di mia madre o sul comportamento di mio padre, ma forse avrei bisogno di un punto di vista più positivo sul loro conto. Ho bisogno di anche solo una piccola ragione per non odiare mio padre.
Arrivata al primo piano qualcosa mi distrae, sembra provenire dai bagni. La voce che mi raggiunge è giovane e familiare, suona offuscata nonostante il silenzio e mi convince ad abbandonare il mio cammino. Mi muovo cauta verso la porta dei bagni, allungando il collo nel tentativo di capire le parole, ma quando raggiungo la porta non sento più nulla.
-Può funzionare- finalmente distinguo le parole, che scaldano il mio cuore facendo comparire un sorriso sulle mie labbra. –Deve funzionare-.
Sta parlando da solo?
-Signor Malfoy, cosa ci fa in giro a quest’ora?- mi affaccio alla porta, facendo sussultare il ragazzo che si volta verso me quasi spaventato. –Per di più nel bagno delle ragazze, forse dovrei chiamare un Prefetto o un Professore- lo prendo in giro, ma lui sembra come pietrificato. –Stavo scherzando- cerco di rassicurarlo, alzando le spalle e incoraggiandolo con un sorriso. –Tutto bene?- domando preoccupata dalla sua reazione, mentre mi avvicino a lui e lo vedo indietreggiare. Il suo mento a un tremito mentre lui scuote la testa, come per cercare una risposta nei suoi pensieri.
-Cosa hai sentito?- domanda alla fine con gli occhi sgranati e il viso pallido tirato dalla tensione.
-Niente- scuoto la testa e improvvisamente le sue spalle si rilassano. –Solo che qualcosa può funzionare, ma non ho idea di cosa stessi parlando- dico rassicurandolo, cercando di nuovo di avvicinarmi. Il ragazzo non si sottrae al mio tocco quando lo raggiungo e sfioro il suo braccio con la mano, per poi stringermi al suo petto, sotto i suoi occhi ora stanchi e tristi. Passa qualche istante prima che le sue braccia fredde ricambino l’abbraccio.
In bagno non c’è nessuno, nemmeno quello stupido fantasma che gira sempre da queste parti, così lamentoso e irritante. Draco stava riflettendo su qualcosa ad alta voce e a giudicare dal suo comportamento non può che trattarsi di Voldemort, forse pensava proprio al compito che lo attende.
-Mi dispiace, ma io non posso permettermi di…- dice in un soffio la sua voce, quasi tremando.
-Va bene così- lo interrompo io, sentendo sotto l’orecchio i battiti agitati del suo cuore. Le sue mani si posano sulle mie spalle e mi distanziano da lui, prima che le nostre labbra possano incontrarsi, in un bacio lungo e dolce. Una goccia tiepida cade sulla mia guancia e subito i miei occhi trovano i suoi, stretti come morse hanno appena lasciato fuggire al loro controllo delle lacrime che hanno bagnato le sue ciglia chiare e sottili, prima di cadere sulla mia pelle. Quando ci separiamo la mia mano sale ad accarezzare la sua guancia sinistra, subito raggiunta dalla sua, ma i suoi occhi gonfi e lucidi sono distanti ed evitano i miei.
Quanto vorrei poterlo aiutare.
Vorrei potergli dire che farei qualsiasi cosa per lui e per non doverlo vedere così.
-Sei tornata ora dal tuo incontro con Piton?- mi domanda, dandomi le spalle e appoggiandosi ai lavandini bianchi e lucidi, come se non potessi vedere la sua espressione triste riflessa nello specchio davanti a lui.
-Più o meno- rispondo, sforzandomi di distogliere lo sguardo da lui. –Sono passata dalle cucine per prendere un boccone- dico, tornando ad abbracciarlo, poggiando il viso sulla sua schiena. Non so nemmeno come potergli essere di conforto, tutto ciò che riesco a fare è stringermi a lui.
-Perché sei andata da lui?- una delle sue mani si stacca dal lavandino e si stringe alle mie che si intrecciano sul suo petto.
-Doveva parlarmi di alcune cose sul viaggio e io dovevo fargli delle domande sui…bhè, sui miei genitori- dico dopo un momento di incertezza. –Lui li conosceva ed è stato gentile a parlarmene-.
Il ragazzo fa un verso scettico e alza le spalle, voltandosi velocemente verso di me, costringendomi a lasciare la presa. –Come fai a fidarti di lui?- mi domanda infastidito, gli occhi hanno perso il loro velo di lacrime e ora sembrano solo carichi di rancore. –Hai visto anche tu che è fedele al Signore Oscuro- dice scosso da un brivido di rabbia.
-Mi ha salvato la vita- abbasso il mio sguardo. –Più di una volta- rialzo gli occhi sul biondo Serpeverde confuso. –Si è guadagnato la mia fiducia- sospiro. –E poi non possiamo essere sicuri che vederlo alle riunioni di Voldemort lo condanni come nemico, non è il mio unico conoscente a frequentare compagnie sbagliate- strizzo un occhio, vedendolo subito sbuffare e incupirsi.
-È diverso- fa lui imbronciato. –Lui non è stato costretto a diventare un Mangiamorte- fa per allontanarsi, ma le mie braccia lo trattengono.
-So che è diverso- lo rassicuro. –Ma nessuno può sapere da che parte stia veramente, insomma, potrebbe farla sotto il naso a tutti- alzo le spalle. –Voglio dire, solo lui conosce le sue vere intenzioni e non ho voglia di passare tutto il tempo a pensare come improvvisamente potrebbe rivoltare la situazione-.
- Se sapessi quello che so io non la penseresti così- dice scuotendo la testa. -E quando distruggerà le tue aspettative positive?- domanda poi in fretta.
-Allora affronterò il problema- alzo le spalle. –Ma non posso farlo se non il problema ancora non c’è- sorrido al ragazzo, sperando di convincerlo a fare lo stesso, con pessimi risultati. Si allontana di qualche passo, ma poi torna vicino a me, come se i suoi movimenti lo avessero calmato. La sua mano si alza per accarezzare una delle mie guance, mentre il volto serio scruta il mio.
-Sei cambiata- dice semplicemente in un soffio. –Da quando sei tornata sembri diversa- fa molto più calmo.
-Cambiata in meglio o in peggio?- domando io, avvicinando il mio corpo al suo.
-In meglio credo- sussurra, poggiando la fronte fresca alla mia. –Sembri molto più rilassata e sicura-. Resto in silenzio chiudendo gli occhi, ascoltando i nostri respiri che lentamente riempiono la stanza, delicati e sommessi come se ci stessimo per addormentare. -Questa notte vuoi venire da me?- domanda in un sussurro, dopo qualche minuto.
-Non preoccuparti- sorrido senza aprire gli occhi. –Non è necessario, i sogni non mi dispiacciono più così tanto- ammetto. –Sto imparando a convivere con loro-.
-Per favore, vieni- dice convincendomi ad aprire gli occhi. Il mio sguardo incontra immediatamente il suo, fermo a pochi centimetri di distanza, permettendomi di leggere tutta la tristezza che c’è nei suoi. Le pupille sono così piccole in mezzo alle iridi di quel grigio fretto freddo che contrasta con il rosso dei piccoli filamenti che attraversano i suoi occhi. –Domani non c’è lezione- dicono le sue labbra. –Voglio stare con te, mi sembra di non poterti mai vedere-.
-Va bene- rispondo io.
 
Raccolgo alla rinfusa le mie cose, gettando nella borsa a tracolla un cambio di biancheria e vestiti, una vecchia maglia di Harry e la bacchetta, prima di sfrecciare fuori dalla stanza, evitando di un soffio Lavanda e Calì che sento ridacchiare in bagno. Raggiungo subito le scale e mi precipito in Sala Comune, producendo un forte rumore ad ogni passo, dovuto alla suola che impatta con la dura pietra. Scivolo attraverso il quadro, incurante degli sguardi che mi seguono fin fuori. Tutti sanno bene che non è più il caso di uscire, ma nessuno si azzarda a fermarmi.
L’aria fuori dalla Sala Comune mi colpisce fresca e frizzante, come quella che la mattina mi invoglia a correre, quindi mi lascio convincere e subito accelero il passo, scendendo gli scalini a due due. Gli unici rumori che mi accompagnano nella mia discesa sono quelli prodotti dalle mie scarpe e dal mio respiro che regolare mi segue fino alla fine delle scalinate, quando approdo finalmente nei Sotterranei. L’aria più fredda mi provoca un brivido, ma tento di ignorarlo e mi sposto lungo il corridoio principale alleggerendo i miei passi quando raggiungo l’aula di Pozioni, nonostante io sappia benissimo che a quest’ora sia deserta. Mi basta scivolare in un corridoio secondario per scorgere l’alta figura di Draco Malfoy appoggiata vicino all’entrata della Sala Comune di Serpeverde, il passaggio ancora aperto in attesa che il ragazzo si decida ad entrare.
Lo sguardo del Serpeverde corre su di me quando il rumore dei miei passi lo raggiunge e subito mi fa un cenno del capo che io ricambio. –Hai preso quello stupido mantello di tuo fratello?- domanda nervoso, quando ho lasciato il ragazzo nei bagni del primo piano con la promessa di trovarci qui sembrava ancora molto triste. Ora ogni traccia di malinconia sembra averlo abbandonato il Serpeverde che ha indossato nuovamente la consueta maschera che gli dà un’aria da spaccone.
-No- rispondo io alzando le spalle. –Non ho visto Harry e non sono di certo andata a cercarlo- alzo le spalle. –Non ho molta voglia di litigare con lui al momento- alzo le spalle mentre lui annuisce, finalmente raggiungendolo e fermandomi davanti a lui. –C’è molta gente in Sala Comune?- domando abbassando la voce. –Preferisci che torni più tardi?-.
Il ragazzo scuote in fretta la testa. –Di solito a quest’ora è piuttosto affollato lì dentro, ma non credo qualcuno andrebbe a chiamare un professore- alza le spalle lui. –Vuoi che provi ad allontanarli per un po'?-.
-No, per me non c’è problema, non è di certo la prima volta che qualcuno mi nota passare nella vostra Sala Comune- suscito immediatamente un ghigno nel giovane che si piega verso di me, intrecciando la sua mano alla mia e lasciandomi un veloce bacio sulle labbra, prima di farmi strada tenendomi per mano. La nostra entrata attira molti sguardi, ma sia il mio sguardo che quello di Draco non se ne curano, mentre procediamo spediti verso la scala diretta ai dormitori maschili che raggiungiamo e superiamo in fretta, lasciando dietro a noi un forte brusio. Draco mi guida fino all’ultima porta del Dormitorio che apre immediatamente lasciando la mia mano per tenere la porta aperta.
Entrata nella stanza noto subito che è molto più grande di quella di Grifondoro di mio fratello, dove comunque dormono cinque studenti. Si estende in lungo con la luce verde che penetra attraverso le finestre gettando ombre lunghe e scure sui cinque letti a baldacchino presenti, due su entrambi i lati e uno centrale in fondo alla stanza. Il colore dei mobili mi è familiare, come il tepore che riscalda lentamente il mio corpo. Ciò che meno mi suona abituale è il forte rumore che producono Tiger e Goyle, già addormentati nei loro letti dall’aria decisamente comoda.
-Mi dispiace per il rumore- sussurra Draco al mio orecchio, prima di superarmi. –Vieni, il mio letto è quello in fondo- lo seguo fino al fondo della stanza, dove con un incantesimo accende alcune candele e tira le tende, coprendo la luce verde delle finestre e sostituendola con quella gialla delle fiamme. Il ragazzo toglie la sua pesante toga, appoggiandola poi sul letto, senza distogliere lo sguardo da me. –Fai pure come se fossi in camera tua- ghiga poi, voltandosi e iniziando a spogliarsi, riponendo i suoi abiti con cura nel suo baula dall’aria costosa.
-Va bene- alzo le spalle, sicura che il mio modo di abbandonare le cose in giro per la stanza non gli farà piacere. Lascio cadere la borsa a terra e subito scalcio via le scarpe, voltandomi velocemente a controllare che i due armadi Serpeverde dalle fattezze umane stiano ancora russando, prima di sfilarmi la tunica che appallottolo e getto sulla borsa, come faccio con il maglione, la camicia, la gonna e le calze della divisa. Poi scavo nella mia borsa, cercando la maglia di Harry, che indosso in fretta, cercando di non fare caso al ragazzo biondo che si è steso sul letto e mi guarda con insistenza.
-Sei seria?- domanda infine attirando la mia attenzione.
-Cosa?- chiedo subito, voltandomi confusa verso di lui che mi aspettavo di trovare mezzo spoglio e che invece ha indosso un pigiama dall’aria pregiata, impeccabilmente abbottonato.
-Quelli- il suo sguardo scivola sul mucchio di vestiti, prima di tornare su di me. –Non vorrai lasciarli così, prima non eri così disordinata- in risposta alzo le spalle e lui mi guarda con aria severa, ricordandomi Piton, prima di alzarsi e raccogliere le mie cose con un sospiro. -È tutto stropicciato- dice iniziando a piegare le mie cose e sistemare in silenzio sul suo baule, allineando poi le mie scarpe con le sue ai piedi del letto. –Ecco fatto- sentenzia in fine, soddisfatto del suo lavoro, lanciandomi una strana occhiata per poi avvicinarsi a me e stringermi tra le sue braccia, appoggiando la testa sulla mia.
Ricambio subito l’abbraccio di Draco, restando in silenzio, senza saper bene cosa dire. Le cose poco ordinate gli hanno sempre fatto storcere il naso, ma non aveva mai sistemato la roba che lasciavo in giro. –Draco…- dico io piano, sovrastando appena il rumore creato dal profondo russare di Tiger e Goyle. Non dovrei insistere con la storia del compito che Voldemort gli ha affidato, ma la curiosità mi sta attanagliando, non penso di averlo mai visto tanto nervoso.
-Come è andato il viaggio?- domanda lui, prima che io possa parlare ancora, come se avesse capito cosa stavo per domandare. Lentamente scioglie il nostro abbraccio e mi prende le mani in modo che possa seguirlo, facendo qualche passo indietro fino a che non riesce a sedersi sul letto.
-Bene, ma non ne posso parlare- abbasso lo sguardo sulle nostre mani, colpite dalla luce gialla delle candele che ne accentua la differenza. La mia pelle abbronzata fa risaltare il pallore della sua, tanto chiara e sottile da lasciar intravedere le vene che come fili colorati la attraversano.
-Nemmeno a me?- domanda lui e subito scuoto la testa seria. –E a chi lo dirai?- le sue dita giocano con le mie.
-Al Preside- dico semplicemente. -È stato lui a mandarmi, credo sia giusto informarlo per primo sui dettagli-.
-E Piton?- domanda subito lui, puntando gli occhi grigi e freddi nei miei. –Hai detto che avete parlato anche di quello- alza un sopracciglio squadrando il mio viso. –Pensi non dirà nulla al Signore Oscuro?- continua, prima che possa rispondergli.
-Abbiamo già parlato di questo- rispondo io, cercando di convincerlo ad abbandonare la questione “fiducia a Piton”. –E poi Voldemort credi non conosca già tutti quelli che sono stati i miei spostamenti?-.
-Non chiamarlo così- la sua espressione si incupisce e il suo sguardo si allontana dal mio.
-È solo un nome- alzo una mano per riportare il suo viso diretto verso il mio. –Non ho paura di lui e se si diverte a chiamarmi per nome non vedo proprio perché io dovrei farmi problemi a fare lo stesso con lui-.
-Si vede che non hai paura- dice serio. –Non sembra mai che tu abbia paura di qualcosa- continua, riprendendo con la sua la mia mano, ancora ferma sul suo mento.
-Ho paura di tante cose- mi avvicino di un passo, in modo che le nostre gambe possano sfiorarsi.
-Di cosa?- chiede, mentre uno dei due Serpeverde addormentati si rigira nel letto, affievolendo il rumore prodotto dal suo respiro.
Alzo gli occhi sulle tende verde scuro del baldacchino, cercando di fare mente locale. –Ho paura di rimanere da sola- riporto i miei occhi nei suoi. –Ho paura che chi amo muoia o che soffra per colpa mia- mi avvicino ancora. –E ho paura di svegliarmi un giorno e scoprire di aver solo sognato tutto questo, di essere ancora un’orfana come tutte le altre e avere semplicemente una buona immaginazione- il silenzio cala tra noi e il ragazzo lascia scivolare via i suoi occhi dai miei. La sua testa si appoggia sul mio petto e le sue braccia si avvolgono intorno ai miei fianchi, tenendomi il più vicina possibile a lui. Lo lascio fare e istintivamente le mie mani salgono ad accarezzare i suoi capelli, la presa del gel che usa non è molto forte e per le mie dita ci vuole poco a forzarla. –Sono più lunghi- dico semplicemente, continuando a far passare le ciocche tra le mie dita.
-Li voglio far crescere- sembra tentennare. –Come mio padre- continua poi.
-Capisco- mento. Non credo mi sarà mai chiaro il motivo dell’attaccamento ai suoi genitori, ma questo non mi dà il diritto di giudicare la sua scelta.
-Ti piacciono?- domanda sollevando la testa, mentre i capelli scivolano via dalla mia presa, cadendo in parte sul suo volto e raggiungendo quasi il mento. –Presto dovrei riuscire a legarli- continua, ma prima che possa rispondere il suo piede fa forza sulle mie gambe, facendomi sbilanciare verso di lui così da farci ricadere entrambi sul materasso.
Mi lascio sfuggire un sorriso quando mi stringo a lui per l’improvviso cambio di posizione, ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso. Subito stendo un braccio per sollevarmi un po' e non schiacciarlo, spostando poi il peso indietro. –Ti stanno bene- dico mentre lui si solleva sui gomiti, un’espressione soddisfatta sul viso. –Se vuoi posso aiutarti a farli crescere più in fretta, sono diventata piuttosto brava a farlo, quando ero più piccola cercavano sempre di tagliarmeli- sorrido al ragazzo, cercando di non apparire troppo imbarazzata.
Lui scuote la testa, prima di allungarsi leggermente verso il comodino per aprire un cassetto che rivela subito una scatola di cioccolatini dall’aria decisamente familiare. –Ne vuoi uno?- domanda ghignando. Subito annuisco e le sue dita ne prendono uno, sollevando leggermente il coperchio della scatola, prima di avvicinarlo a me e depositarlo sulla mia mano. Senza troppi complimenti lo metto in bocca, lasciando che il suo sapore mi faccia sorridere, evocando ricordi piacevoli.
Draco si alza ancora sui gomiti e si spinge verso di me per rubarmi un bacio e parte di quel sapore, mescolando la menta al cioccolato e al liquore.
-Non cominciamo- la voce di Zabini fa sussultare entrambi e subito ci separiamo, sgranando gli occhi. –Potreste almeno aspettare che anche noi ci addormentiamo- dice con un ghigno, indicando Theodore Nott che lo segue, prima di avvicinarsi al letto alla sinistra di quello di Draco.

Salve gente!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere!
Alla prossima! :*

 
  
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