Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Crazy Chick Kelly_chan    17/03/2018    4 recensioni
[Storia ad OC scritta a quattro mani con Elsira: iscrizioni chiuse]
Una nuova generazione di sirene.
Nuovi nemici crudeli e spietati, nuovi poteri straordinari e viaggi per il mondo alla ricerca di oggetti magici, strani segreti e misteri da svelare.
Un’antica e minacciosa profezia che incombe e rischia di avverarsi con terribili conseguenze per gli Oceani e per il Mondo.
Tutto questo e molto altro ancora aspetta le nostre ragazze, come andrà a finire?
{ATTENZIONE: Questa non è una storia stile Mermaid Melody. Vi sono tematiche delicate, violenze fisiche e mentali al suo interno.}
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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SIAMO TORNATE!!!!
Tremate gente, questo capitolo è horror.
Muahahah

Nah, dai. A parte gli scherzi… Salve a tuttiii! Benvenuti ai nuovi arrivati e bentornati a chi ha la meravigliosa pazienza di non abbandondonarci nonostante la pausa (costretta) da efp! Ci scusiamo per l’attesa di quasi un anno dall’ultimo aggiornamento, ma siamo state travolte da altri progetti, di cui vi parleremo nei prossimi mesi/aggiornamenti (che non tarderanno ad arrivare, parola di scout)! Per adesso, godetevi questo chappy e noi ci risentiamo per le note autore!

Attenzione: capitolo più lungo del solito.
 

 

What you didn’t hope for

 

 

Castello della Regina dei Mari

Il gruppo si stava dirigendo nella sala del trono. Principesse, consigliere e guardie erano capitanati dal Re, che non la smetteva di decantare le lodi della Regina Luchia, ribadendo quanto fosse bella e di buon cuore e di quanto fosse rimasta umile nonostante l’incarico che rivestiva ormai da anni.
«Ma quando chiuderà la bocca questo bastardo…» Mormorò Raito a denti stretti, venendo sentito solo da Julia e Resha.
«Strano a dirsi, ma stavolta sono d’accordo con lui… Non lo biasimo! Il Re non mi ispira per nulla…» Mormorò la bionda all’amica. «Da come la descrive, mi sta molto più antipatica la Regina sinceramente…» Replicò l’arancione aggrottando le sopracciglia.
«Vi sbagliate! Luchia è un cuore puro, una donna di una bontà e di una bellezza unica. La sua luce è così luminosa, ama tutti… Le devo molto.» Si intromise il moro, che stimava la Regina almeno tanto quanto odiava il Re.
«Se lo dici tu.» Sussurrò l’angloindiana, scrollando le spalle.
«Ci siamo!» Esclamò Kaito, chiamando vicine le consigliere. «Principesse… Ecco a voi la Regina Luchia.» Disse orgoglioso, indicando la donna bionda che era comparsa al suo fianco.
Luchia osservò con interesse tutte le ragazze, sempre con un sorriso sulle labbra, dopodiché fece cenno di entrare nella sala con un gesto elegante della mano. «Benvenute future principesse dei Sette Mari! Sono felice di fare la vostra conoscenza. Prego, accomodatevi.»
Le sette custodi si andarono a sedere dove indicato loro dalle guardie. Al loro fianco, si sistemarono le loro predecessore e dietro a loro, la guardia personale assegnata più una scorta di altri tre tritoni pesantemente armati.
All’ordine della Regina, tutte si misero sedute e solo dopo qualche attimo di silenzio, Luchia iniziò a parlare. Raccontò loro della vita nei mari, di come era diventata Regina undici anni prima e le avventure che aveva affrontato fino a quel giorno.
Durante il discorso di presentazione, Resha e Julia si scambiarono uno sguardo d’intesa: «Che oca egocentrica», mormorarono in simultanea. «Invece di preoccuparsi delle sorti del regno pensa a fare una festa e parlare di se stessa…»
Le altre ragazze ascoltavano le parole della donna, chi con interesse, chi con la speranza che finisse presto per esplorare ancora un pochino l’ambiente.
«Concludo l’introduzione dicendo che sono onorata tanto quanto voi del fatto che siamo tutti assieme qui al castello!» Esclamò Luchia, accennando a un sorriso, che però si spense dopo poco. Raccontò loro del giorno che doveva essere la cerimonia di passaggio, ma che si era rivelato come l’inizio della guerra, per proseguire ai vari attacchi, anche se di poco conto comunque presenti, che si erano susseguiti da quel momento nel regno sottomarino.
«Allora è davvero così… Siamo davvero in guerra…» Rifletté Yumi, ancora un poco incredula e spaventata. Rina le posò una mano sulla spalla magra per mostrarle conforto e, con piacere di entrambe, funzionò.
«Sì… Purtroppo, ormai è inutile nascondere la verità a noi stessi. Siamo in guerra, dobbiamo rendercene conto.» Disse Luchia, abbassando lo sguardo leggermente tremante, per cercare di evitare ai presenti di vedere la propria insicurezza e paura. Per quanto cercasse di combatterlo, quel sentimento che aveva provato sin da quando aveva incontrato il capo dei nemici, non la voleva abbandonare.
La sirena scosse impercettibilmente il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi. Alzò lo sguardo sui presenti e, con quanta più fermezza riuscisse a imprimere nella propria voce, disse: «Ed è per questo che ho deciso di riunirvi qui oggi. Voglio che lavoriamo tutte insieme per cercare di fermare questa guerra e far tornare la pace nel mondo sottomarino e terrestre.»
Seguì un momento di silenzio generale, impiegato da tutti per riflettere. A prendere per prima la parola fu Nikora: «Non sarà affatto facile. Abbiamo già constatato che il canto non ha effetto su questi nemici, dobbiamo quindi trovare un altro modo di combatterli.»
«Abbiamo sentito parlare dei sette elementi e abbiamo conosciuto la guardiana del tempio. Se conquistassimo quel potere, potremmo combattere ad armi pari.» Intervenì Julia, guadagnandosi l’occhiata preoccupata della sua predecessora: «Gli elementi non sono così semplici da ottenere, bisogna affrontare una prova della cui natura non sappiamo assolutamente nulla. Credo sia troppo rischioso per voi prendere quella strada al momento, sarebbe un salto nel vuoto.»
«Coco ha ragione, anch’io ho paura che gli elementi siano troppo per voi. E se dovesse succedervi qualcosa? A quel punto sarebbe davvero la fine.» Annuì Hanon.
«Io credo invece che dovremmo provare!» Si intromise Harmony, battendo una mano sul tavolo. Alzò il volto e mostrò a tutte uno sguardo deciso: «Ci avete scelte per un motivo, non siamo delle bambine e possiamo prenderci carico delle responsabilità che ci avete affidato.»
«Se gli elementi ci permetteranno di avere una possibilità in più contro i nostri avversari, allora andremo a prenderceli, costi quel che costi!» Continuò Resha, convinta della propria forza e di quella delle sue compagne.
Calò di nuovo il silenzio, in cui tutti gli sguardi si spostarono sul volto riflessivo della Regina, in attesa della sua opinione e, in caso, decisione. Quando però Luchia stava per aprire bocca, una luce improvvisa e tanto potente da accecare i presenti, fece irruzione nella sala del consiglio.
Yumi fu una delle prime a riuscire a guardare verso l’origine del suono e la vista le fece gelare il sangue. I suoi occhi vennero riempiti dalla vista dei corpi di quattro guardie infilzate al petto, come non avessero indossato alcuna armatura. Le punte si ritirarono e lasciarono cadere a terra quelli che ormai erano cadaveri. Non fece in tempo a riprendersi dallo shock, che l’uomo parlò: «Ma che noia!» La figura maschile alzò il volto, ancora celato, per guardare dritto negli occhi la Regina, avvicinandosi con andatura pigra al centro della sala. «Cara Luchia, sei proprio una noia tremenda… Mi sorprende che i presenti siano ancora svegli o non siano fuggiti. Ma tranquilli, non temete ci penso io. Lo sapete chi ci vuole per movimentare una cerimonia pallosa come questa?»
Le espressioni dei presenti erano stupite, ansiose, spaventate. Un vero mix di negatività che per l’uomo era una vera goduria. «Ci vogliono gli animatori!» Proclamò, uscendo dall'ombra ed esponendosi ai presenti, domando con un ghigno: «Vi sono mancato, ragazzine?»
«Ma… È lui lo riconosco! È lo stesso tizio del concorso, quello che ha causato il terremoto!» Disse Yumi, con voce ancora tremante, mentre le varie guardie si frapponevano tra i nemici e i nobili. Alla sua vista, Aisu sentì il sangue iniziare a ribollirle nelle vene per la rabbia, quando Reana rincarò la dose, puntandolo con l’indice: «E che ha ridotto Tadashi a un colabrodo!»
«Esatto carine, sono venuto qui per finire il mio spettacolo, dato che l’ultima volta siamo stati interrotti sul più bello.» Disse, guardando con disgusto tutti i presenti. «A cominciare da voi tre!» Delle liane più dure dell’acciaio spuntarono dal pavimento, avvolgendo totalmente le tre sirene che lo avevano già affrontato.
«Lascia stare mia sorella, sottospecie di albero malriuscito!» Gli intimò Resha, superando la milizia e nuotando verso di lui.
«Stupida, insolente e presuntuosa.» Commentò Tsuchi, immobilizzandola con dei rovi spinosi. La sirena arancione cercò di liberarsi, ma più si muoveva più i tentacoli si stringevano, bucandole la pelle.
Le guardie non fecero in tempo a intervenire, che i loro corpi, così come quelli della precedente generazione di sirene e dei sovrani, vennero percorsi da scariche elettriche. Esse non erano abbastanza forti da uccidere, ma bastavano e avanzavano per far perdere loro il controllo del corpo e immobilizzarli. Nel mentre, la Regina Luchia in preda al panico, corse a rifugiarsi dietro al trono gridando con voce tremante il nome del marito e delle sue amiche.
«Vedi di muoverti, non abbiamo tutto il giorno.» Commentò Ao, apparso al fianco del compare una volta sistemate definitivamente le guardie fuori dalla porta della sala del consiglio.
«Lasciami divertire un po’, una volta ogni tanto.» Ribatté acido Tsuchi, guardando poi avanti a sé e sussurrando: «Rimanete voi quattro: le gemelline e le principesse del Pacifico… Dove credete di scappare?» Le legò tutte insieme con delle radici, per poi lasciarsi andare in un ghigno. «E adesso mi diverto!» Dalla vegetazione che intrappolava ogni singola sirena, spuntarono dei fiori e da essi venne emanato un odore nauseante, il quale iniziò a indebolire gradualmente le ragazze.
«Prima vi stordirà, poi il polline tossico vi seccherà i polmoni. Non riuscirete più a muovervi e nemmeno a respirare. E di voi non resterà che viscida e disgustosa schiuma di mare.» Disse deliziato dalla prospettiva.”Cazzo!” pensò Robin, preoccupata: se la sua trasformazione si fosse annullata mentre era nelle spire del nemico? Hazelle ancora non sapeva nulla, non gliel’aveva ancora detto e se ne pentiva amaramente. Era venuta perché pensava di riuscire a far conciliare i tempi, certa che sarebbe tornata prima che la trasformazione si annullasse, non immaginava un assalto del nemico. Si diede della stupida per non averlo preventivato.
«Tu! Schifoso…» Resha non riuscì a finire la frase, perché troppo debole. Un ghigno deformò il viso dell’Elementale: «Osi insultarmi, pesciolina? Ebbene, morirai per prima! Te lo sei voluto tu.» Dal suo palmo comparve uno spuntone di legno acuminato che di diresse velocissimo verso la ragazza angloindiana. Resha chiuse gli occhi, ma tutto ciò che percepì fu un breve graffio sulla guancia. Sollevò le palpebre, confusa, quando vide Raito sulla schiena di Tsuchi: la sua mossa a sorpresa era bastata per distrarre l’Elementale e virare la direzione dell’attacco.
«Lascia stare subito le principesse, mostro!» Urlò il tetide, stringendo la presa su di lui, che si rivelò però una mossa inutile. Tsuchi, infastidito, se lo scrollò di dosso come una pezza, facendolo sbattere violentemente contro il pavimento. «Schifoso aborto vivente di una stirpe inferiore! Chi ti credi di essere?» Tuonò furibondo, guardando il ragazzo con occhi spiritati, mentre Raito si stava rialzando malconcio: «Chi sono non ti è dato di saperlo! Ma non ti permetterò di fare del male a tutte queste bellezze!» Rivolse poi un fugace sguardo ammiccante alle sirene.
Ecco… Ora ce n’è un altro che si mette a fare l’eroe! Ci mancava solo questa…” Pensò Aisu, alzando gli occhi al cielo. Seppur stordita e con il respiro spezzato dal polline, la principessa dell’Artico era riuscita, grazie all’ira che ancora la invadeva, a conservare un vago briciolo di lucidità. Sentì Julia e Reana schioccare la lingua, al suo fianco; probabilmente anche loro avevano pensato la stessa cosa.
«Uh, ha coraggio però, lo scarto della società… Ma adesso tocca a me. Visto che hai salvato la sirenetta arancione, morirai tu al suo posto.» Tsuchi strinse le mani a pugno e dalla parete comparve uno spuntone affilatissimo uguale a quello che poco prima stava per colpire Resha.
Il tetide non fece in tempo a spostarsi che si ritrovò la spalla sinistra trafitta da parte a parte, il sangue che fuoriusciva abbondante, mentre le urla di dolore gli percuotevano il petto. Non fece in tempo a portarsi la mano alla ferita, che un altro rampicante gli trapassò la spalla destra, impedendogli l’utilizzo delle braccia e inviando al suo cervello nuovi stimoli dolorosi. Nel mentre, delle liane si avvolsero intorno alle sue gambe, paralizzandolo del tutto e appendendolo a testa in giù. Il sangue macchiava l’acqua che li circondava, mentre si sentiva in procinto di perdere conoscenza per il dolore. Non aveva mai provato nulla di simile. In confronto, le sofferenze subite prima di incontrare Coco erano nulla.
L’idea che sarebbe morto iniziava a insinuarsi nella sua mente, mentre il sangue che abbandonava il suo corpo martoriato non accennava a diminuire.
«Non… Crederti… Che finisca così!» Tossì Raito, utilizzando quella poca lucidità rimastagli e sputando sangue.
«Giusto!» Annuì Tsuchi, stringendo le liane. «Non finirà così…» Mosse le dita in modo elegante e magistrale, comando che fece fuoriuscire delle spine lunghe quanto una mano dalla vegetazione. «Ma così!» Queste andarono a posizionarsi sulle tempie del giovane, iniziando ad avvicinarsi alla pelle di quest’ultimo. «Spiedino di cervello di tetide! Alla mia collega piacerà un sacco!» Affermò l'Elementale della terra, ridendo sguaiatamente.
«No, lascialo!» Yumi, seppur debolmente, tentò di salvare il ragazzo.
«Intendi… Lascialo morire? Molto volentieri.» Le spine si avvicinarono talmente che il ragazzo percepì le punte acuminate sfiorargli la pelle. «Io… Non… Posso permettere che… Finisca così!» Urlò in un ultimo tentativo di salvarsi, illuminandosi di una luce bianca, che di sicuro avrebbe allentato la presa delle liane se non fosse stato così debole.
«Ma lo voglio io. E in caso tu non l’abbia ancora capito, sono io che comando!» Sogghignò l’Elementale, gustandosi ogni istante di sofferenza che infliggeva a quelle creature.Raito chiuse gli occhi con forza, ormai in attesa della propria fine, quando percepì gli aculei come svanire nel nulla, accompagnati da un immenso calore. Sollevò le palpebre e si rese conto dei frammenti di vegetazione era rimasta solo cenere che fluttuava nell’acqua.
«Scusate il ritardo, cosa mi sono persa?»
Tutti i presenti che ancora erano coscienti si voltarono verso l’origine della voce, appartenente a Hikari. Sul tenero volto un sorriso che stonava con la fermezza del tono utilizzato, mentre sui volti di Ao e Tsuchi si poteva leggere tutta la loro indignazione.
«Ancora tu?» Sbraitò l’Elementale della terra, allungando il proprio braccio, conferendogli una forma appuntita, diretto verso la custode. «Colpo fiacco, Elementale.» Sghignazzò lei, che con un movimento della zampa destra creò una barriera di fuoco e fulmine attorno a sé: il fuoco bloccò l’attacco, il fulmine percorse in meno di un istante il prolungamento dell’arto per arrivare a scaricarsi interamente su Tsuchi, facendogli digrignare i denti per il dolore e intrappolandolo momentaneamente in una gabbia elettrica.
Allo stesso tempo, Ao approfittò del momento per apparire alla schiena di Hikari e tentare un attacco a sorpresa, che andò però a vuoto, grazie ai riflessi della tenera ma implacabile creatura. Hikari usò il fulmine e la luce, così da muoversi velocemente per schivare e accecare l’avversario. Approfittando poi della posizione di vantaggio e rispedirlo a terra, lo bloccò con dei rampicanti.
Si andò poi a posizionare di fronte ai due Elementali, a terra, sogghignando: «Non male essere intrappolati l’uno dai poteri dell’altro, che dite?» Nessuno dei due rispose, se non mediante smorfie di disapprovazione.
Hikari divenne improvvisamente seria e, con le zampe incrociate davanti al guscio, esclamò: «Ho delle domande per voi, quindi vedete di starmi bene a sentire e rispondermi in fretta, che non ho tempo da perdere!»
Tsuchi fece per sputarle addosso, ma Ao lo interruppe, concentrandosi e avvolgendo entrambi in due turbini. «Oh, no, non mi sfuggir…» Esclamò la custode degli elementi, ma prima che potesse completare la frase, i due erano già svaniti nel nulla.
Hikari strinse le zampe, maledicendosi di non aver previsto la mossa e aver utilizzato il gelo per bloccarli ulteriormente. Il suo guscio non fece in tempo a cambiare colore, che la custode degli elementi riacquisì la propria compostezza e si rivolse alle sue spalle. Osservò le attuali custodi delle sette perle svenute a terra, per via del polline. Si lasciò scappare un sospiro tra lo scoraggiato e il frustrato, alla loro vista. “E queste credono davvero di essere in grado di poter ottenere e padroneggiare gli elementi? Ma chi vogliono prendere in giro? Nemmeno tra un centinaio d’anni!”
«Hikari-sama!»
La voce della regina fece tornare Hikari al presente. Alzò il muso da gattina verso di lei, proclamando: «Riporto le ragazze e questo tetide al Pearl Piari. Non preoccupatevi, ci penso io a loro.» Non lasciò a nessuno il tempo di rispondere, che lei e i nove passeggeri vennero avvolti da una potente luce bianca, per poi svanire con essa.

Pearl Piari - Niijima, Giappone

«Secondo te come se la passeranno le ragazze al castello?» Disse Meru, sistemando il pacco dello zucchero dentro la credenza e ottenendo in risposta un sorriso della mora. Le due erano andate a fare la spesa e adesso stavano sistemando le provviste.
«Beh ecco… Di certo Moni si sarà fatta notare! Ne sono sicura!» Renée non sapeva che la blu fosse una sirena purosangue, ma come per la sua migliore amica che non poteva rivelarle chi dei genitori fosse una creatura marina, non faceva domande in merito, che fosse chi voleva.
Stava per aggiungere altro, quando una forte luce proveniente dal salotto quasi non la accecò. «Ma che diamine…» Schermandosi gli occhi corse nella stanza, e dalla cucina la maggiore ne udì il grido preoccupato: «Sono le ragazze! Meru, presto! Sono ferite!»
Appena varcata la soglia della sala, Meru vide le ragazze distese a terra, con al loro fianco Hikari in versione umana.
«Moni! Parlami!» Renée si era lanciata subito sull’amica, prendendole con delicatezza la mano, non notando nemmeno la presenza della vincitrice del concorso di talenti. «Tranquilla, morettina! È solo svenuta, sono arrivata appena in tempo.» Un sospiro sprezzante, poi puntò i propri occhi in quelli di Meru, sapendo che la blu avrebbe intuito il significato di tale sguardo. «Le ho salvate da morte certa.»
Hikari spiegò l’accaduto, mentre Renée e Meru la aiutavano a sistemare le ragazze svenute in una posizione comoda. «Hanno delle brutte ferite ma relativamente superficiali, si riprenderanno presto.» La bionda fece scaturire una luce perlacea dal palmo della mano, che andò ad abbracciare le otto sirene. Le due ragazze notarono con sollievo che i loro volti iniziavano a riprendere colore. La guardiana degli elementi, tuttavia, si ritrovò poco convinta mentre passava l’energia a Robin. “C’è qualcosa di strano qui… Dovrò indagare.”
Per non far notare i propri dubbi, cambiò discorso: «Mentre per quanto riguarda lui…» Indicò il tetide, passando dell'energia anche a lui. «Si è fatto avanti, ha provato ad attaccare il nemico per difendere le ragazze. Le ha prese, ma si è fatto valere. Ha ferite più gravi ma se la caverà. Un paio di giorni di riposo assoluto e tornerà come nuovo.»
Le vittime stavano iniziando a muoversi, perciò decise che perlomeno al momento il suo tempo all’hotel era concluso. «Adesso scusate, ma devo tornare al castello. Probabilmente c’è ancora bisogno di me.» Riassunse la sua vera forma e si smaterializzò in una luce bianca, prima che Meru e Renée potessero trattenerla.
Aisu fu la prima a riaprire gli occhi, seguita da Robin e Yumi. Le altre ci misero un po’ di più.
«Corro a preparar loro qualcosa di caldo!» Esclamò Renée correndo in cucina, sollevata nel vedere le ragazze svegliarsi una a una.
«Dove siamo...» Chiese Aisu, ancora stordita, prima che i suoi occhi riuscissero a mettere a fuoco ciò che la circondava. Vide il maestoso pianoforte del salone dell’hotel e si sentì subito un poco calmata.
«Siamo di nuovo al Pearl Piari.» Mormorò debolmente Hazelle. Si teneva la testa che ancora le girava tra le mani mentre aspettava, come tutti, le spiegazioni di Meru. La donna attese che tutte fossero in grado di riconnettersi con il mondo circostante, dopodiché riferì ciò che le era stato detto da Hikari. Intanto, Renée era tornata con le nove tisane.
«Ma prima dell’assalto… Com’era il tutto? Che impressione vi ha fatto?» Domandò la blu, curiosa di conoscere le impressioni delle principesse.
«Ho un leggero vuoto di memoria...» Ammise Harmony, borbottando. «È stato tutto decisamente troppo rapido…» Si mise le mani nei ricci disordinati, cercando di dar loro una forma, così come ai propri ricordi. «Mamma!» Gridò all’improvviso, alzandosi di scatto e iniziando a girare per la stanza in preda all’ansia. «Vi prego, ditemi che sta bene! Non può esserle successo qualcosa, vi prego no!»
Renée le si avvicinò e riuscì in qualche modo a farla calmare, sussurrandole qualcosa all'orecchio e poi facendola sedere sul divano.
«My impressions? La Regina è un’oca!» Biascicò l’americana a situazione calmata, accarezzandosi un graffio sulla guancia. «Non ha fatto altro che parlare di sé e delle sue imprese e quando il nemico è arrivato invece di agire è scappata a nascondersi, l’ho vista! Non ci ha difese, non ha attaccato, nulla! È fuggita e basta… Very good!»
«Julia!» Il rimprovero di Meru non tardò ad arrivare. «Non puoi dire così della nostra Regina, te lo proibisco! Lei non…»
«Ha ragione!» Si intromise Resha, mentre aiutava Reana ad applicarsi un cerotto. «Non sta mentendo, te lo assicuro! Io l’ho vista, è corsa a nascondersi dietro il mantello di suo marito! Gridando come una pazza! E pure lui ovviamente non ha mosso un dito.» La bionda sorrise grata all’amica, che ricambiò il gesto.
«Ma cosa volete che faccia quel pusillanime pappamolle raccomandato!» Disse Raito con profondo disprezzo nella voce e negli occhi. «Non fosse il marito della regina sarebbe ancora meno che niente! Un essere più inutile al mondo non esiste! Lo odio!» Concluse con lo stesso tono, bevendo un sorso di tisana calda e rigenerante preparata da Renée su ricetta di Moni. Non era la prima volta che il cantante esprimeva il suo astio nei confronti del Re e la curiosità generale era tanta, ma in quel momento l’argomento principale da affrontare era un altro: la conquista degli elementi. E le ragazze si chiedevano se davvero sarebbero state all’altezza visto che finora le premesse erano state sconcertanti.
«Dobbiamo provare a conquistare gli elementi!» Disse decisa Resha, di punto in bianco, supportata dalle altre. Aisu le diede immediatamente il proprio appoggio. «Altrimenti sarà la fine per tutti. Noi comprese!»
“Sono stata fortunata! Ma non posso rimandare a lungo e a breve dovrò tornare a Colonia… Devo dirglielo!” Rimuginò Robin, sfiorando la mano della gemella. Hazelle la guardò e lei fece per aprire bocca, quando la voce di Reana la interruppe: «Scusate ma… Dov'è Tadashi?»

Castello della Regina dei Mari

Si stava cercando di fare mente locale su quanto appena accaduto, quando l'atmosfera nella sala si fece improvvisamente opprimente e, d'improvviso, tutti i presenti furono costretti in ginocchio. Era come se la pressione fosse tutto d’un tratto aumentata e stringesse loro i cuori, impedendo i movimenti volontari del corpo.
Luchia si costrinse a farsi coraggio, ancora incapace di capire cosa le fosse preso durante l’attacco precedente: come aveva potuto nascondersi anziché attaccare? Non riusciva veramente a capacitarsene, così come non comprendeva quella paura che le stringeva il cuore.
Cercò di controllarsi e di raggiungere il proprio scettro, cadutale a pochi passi da lei a causa del tremore che l’aveva attanagliata, ma non riuscì. Si udì il suono di una delle vetrate andare in mille pezzi e, coloro che erano rivolti verso di essa, riuscirono ad alzare lo sguardo verso le figure che avevano appena fatto irruzione nella sala.
Due erano i nemici che tutti pensavano essersi ritirati, ma a loro si erano aggiunti altri due soggetti. Noel, che era una dei pochi a poter avere una visione completa di ciò che stava accadendo, sentì il proprio cuore andare in pezzi nel riconoscere, a fianco della donna con la maschera, il gemello della propria protetta.
Alcune guardie riuscirono, grazie alla propria ferrea volontà, a liberarsi della prigione invisibile e tentare un attacco per difendere gli occupanti della sala, ma le loro armi non arrivarono a sfiorare i nemici.
«Tienili buoni.» Sussurrò la figura mascherata. Un lieve cenno del capo per dire che aveva capito ed Eiji alzò entrambe le braccia, portando le mani all’altezza del volto. L’oppressione ai petti dei presenti aumentò, rendendo loro difficile persino respirare. Solo una lancia arrivò a sfiorare la guancia del biondo, scagliata prima che questi aumentasse l’intensità dell’incantesimo. Il ragazzo mosse lentamente il volto per puntare gli occhi su colui che lo aveva ferito, mentre Ao si avvicinava tranquillo al suo fianco. «Vuoi che lo uccida?»
«No…» Sussurrò Eiji. «È mio.»
L’Elementale dell’aria fece un breve cenno col capo e andò ad affiancare la propria padrona assieme a Tsuchi, la quale aveva estratto un pugnale rosso e si stava avvicinando con passi cadenzati alla Regina.
«Bene, bene, bene… Finalmente ci rivediamo.» Si chinò sulle ginocchia, in modo da avvicinarsi all’altezza del volto della donna. Fece passare la mano libera nei capelli lucenti della bionda, smorzando un respiro. «Non meriti davvero tutto questo…» Disse amaramente, indicando intorno a loro. «Non ti perdonerò mai per avermelo portato via.» Sussurrò con voce colma d’odio. Si rivolse poi al norvegese, provocatoria: «Liberala! Vediamo se la faccina d’angelo merita un minimo il potere di Regina.»
Lui ubbidì, consentendo a Luchia di riavere il pieno controllo di sé. «Avanti, fatti sotto.» Disse il nemico, allargando le braccia. «Vediamo cosa sei in grado di fare!»
Luchia ebbe appena il tempo di afferrare il proprio scettro e creare una barriera per contrastare il raggio di tenebra che l’avversaria le aveva appena lanciato contro. Pochi secondi però, che la barriera venne ridotta in frantumi dalla potenza dell’attacco nemico, e la Regina venne scaraventata contro una delle vetrate del palazzo a causa del contraccolpo, mandandola in frantumi e finendo nel giardino.
Prima di uscire a sua volta, il capo degli intrusi si voltò verso i propri sottoposti e disse: «Ora potete intrattenervi quanto volete, ma non fate troppo tardi e non uccidete tutti. Avrò bisogno di sudditi.»
«Quando ce ne potremo andare da qui?» Chiese Tsuchi, scocciato dall’idea di non poter fare piazza pulita. E poi era troppo tempo che si trovava in acqua, alla fine di quella missione aveva decisamente bisogno di andarsene per qualche giorno sulla terraferma e non essere disturbato da niente e nessuno di quella roba marina.
La donna mascherata sorrise sadicamente. «Oh, vedrai. Lo capirete subito quando sarà il momento per poter ritirarci.» Detto questo, non aggiunse altro e si diresse verso quello che sarebbe stato il suo giocattolo.

Confine tra Oceano Pacifico del nord e Oceano Indiano

“Una pausa… Ho solo bisogno di una pausa di poche ore…” Questa la scusa che si continuava a ripetere nella testa Tadashi, mentre varcava la soglia dell’hotel con occhi spenti. “Le ragazze hanno chi le protegge, andrà tutto bene.” Poco prima che le principesse attraversassero il portale infatti, il giovane si era già tuffato da una spiaggia poco distante, nel tentativo di placare la spiacevole sensazione che lo tormentava dentro, lasciandosi avvolgere dall’acqua come nel dolce abbraccio di una madre.
Nuotò senza meta per delle ore, restando sempre a occhi chiusi e godendosi la sensazione di benessere che gli offriva il trovarsi nella forma in cui era nato. Essere umano non gli dava problemi e si trovava benissimo ad avere le gambe e potersi muovere liberamente, ma per quanto avesse provato a mentirsi in passato, essere tritone gli regalava una sensazione di libertà e benessere che non riusciva a provare nella forma umana.
“Le ragazze a quest’ora sicuramente saranno già alla presenza della Regina dei Mari, circondate dalle loro predecessore e dalle rispettive guardie…” Aveva detto che non gliene importava nulla, ma ormai non riusciva a crederci nemmeno lui. Perché, per quanto provasse a convincersi di quella menzogna, era da quando aveva accettato quell’incarico che in realtà non vedeva l’ora di rincontrare suo fratello maggiore. Quando gli si era offerta occasione, però, una morsa gli aveva preso il petto e gli aveva fatto provare paura. Abbastanza da fargli declinare l’invito e farlo scappare per una nuotata solitaria. “Avrò altre occasioni per rivederlo… Sì, sicuramente.”
Immerso nei propri pensieri, aveva vagato senza meta per tutto il giorno, ma la cosa non lo preoccupava affatto. Non si era mai perso in vita sua e, anche in quel momento, gli bastò aprire gli occhi, osservarsi attorno e fare mente locale per rendersi conto che stava per rientrare nelle acque dell’Oceano Indiano. Si arrestò di colpo, esitando se continuare e andare avanti oppure fare dietrofront e tornare a Niijima.
Stava per procedere, quando notò delle chiazze scure indistinte venirgli incontro. Fece appena in tempo a spostarsi, scendendo di qualche metro, che un branco di delfini gli passò sopra la testa, facendogli inevitabilmente accarezzare la mente dal ricordo della prima volta che aveva assistito a una vista simile.

«Tadashi!» La voce preoccupata di Takeshi era rieccheggiata nell’Oceano, chiamando il suo nome e venendo portata dall’acqua all’interno della piccola grotta dove lui si era andato a nascondere.
Non gli aveva risposto, era restato seduto sulla roccia con la braccia avvolte attorno alla piccola coda, a mordersi il labbro mentre gli occhi continuavano a far uscire le lacrime di rabbia. Il motivo per cui si trovava lì era semplice: niente di nuovo, aveva litigato coi suoi genitori perché lo avevano trovato troppo vicino alla terra ferma, mettendolo in castigo, perciò lui si era infuriato ed era scappato.
«Fratellino!» La voce del fratello maggiore che gli avevano portato le onde iniziava a farsi più vicina al suo nascondiglio. Lui si era rinchiuso maggiormente in se stesso, con una punta di speranza di non farsi trovare, pur sapendo che probabilmente Takeshi lo stava cercando da quando era scappato, ovvero due giorni prima.
Si era portato le mani alle orecchie per non sentirlo più, così da non essere spinto a uscire dal suo nascondiglio da quella strana sensazione che provava ogni volta che si trovava vicino al fratello, la quale gli faceva venir voglia di prendergli la mano e non lasciarla più, ma nel giro di pochi secondi si ritrovò trascinato a forza fuori dal suo nascondiglio. Ancora non del tutto presa conoscenza di ciò che lo circondava, percepì la mano del maggiore premergli sulla testa e arruffargli un poco i capelli. «Ma sei impazzito? Si può sapere che ti salta in mente in questa zucca vuota? Vuoi farmi morire di crepacuore, per caso?» La voce di Takeshi era severa, ma allo stesso tempo lasciava trasparire tutta la preoccupazione che lo aveva assillato in quei due giorni di ricerca.
Lui non aveva risposto, il volto paffuto sempre contorto nel broncio infantile migliore del suo repertorio.
Takeshi aveva ritirato la mano, tirando un sospiro scoraggiato, per poi poggiare il palmo sulla sua schiena e, con tono dolce, dire: «Avanti, torniamo a casa. Mamma e papà ti stanno aspettando, sono davvero preoc...» Come svegliatosi all'improvviso, si era ribellato, allontanandosi dal fratello maggiore con un colpo di coda e, con gli occhi lucidi puntati nei suoi e la voce rotta, aveva gridato: «Non voglio più tornare là!» Takeshi lo aveva osservato per qualche lungo secondo, restando in silenzio di fronte al suo sfogo di rabbia.
Lui aveva chinato il capo e stretto i piccoli pugni fino a farsi male, le braccia tese lungo il dorso, mentre le parole ancora colme di ira gli erano uscite dalle labbra martoriate sotto forma di sussurri: «Non voglio tornare a casa… Io voglio andare sulla terra…»
«Vieni con me.» Takeshi gli aveva offerto la mano, in volto l’espressione che lui aveva sempre definito “da guardia”. L’amava e la odiava allo stesso tempo, quell’espressione. L’amava perché lo faceva sentire al sicuro, protetto come fosse la persona più importante e preziosa al mondo; la odiava perché non riusciva mai a resistere e a disubbidire al fratellone, quando questi la sfoggiava.
Ma quella volta decise di puntare le pinne, dando le spalle al maggiore e borbottando, ormai già terribilmente indeciso: «No... Non ci torno a casa...»
«Non ti porto a casa.» La voce rilassata, lo sguardo dolce, un sorriso in volto a cui nessuno avrebbe saputo dire di no e la mano destra al cui polso ondeggiava appena il bracciale nero, ancora tesa verso di lui.
Lo aveva guardato per qualche secondo, tentando ancora di reprimere quel desiderio di seguirlo, perché sapeva che alla fine lo avrebbe convinto a tornare dai genitori. Alla fine si era arreso, lo aveva preso per mano e si era lasciato condurre da lui ovunque lo avesse voluto portare.
Per la prima volta da giorni, sentiva come se fosse riuscito nuovamente a calmarsi. La sensazione di oppressione al petto se n’era andata non appena la presa, salda e dolce allo stesso tempo, del fratello lo aveva accolto.
Non gli aveva chiesto nemmeno una volta dove fossero diretti, non ne aveva bisogno: si fidava ciecamente di Takeshi e quando questi assumeva l’espressione da guardia, sentiva che lo avrebbe seguito in capo al mondo e che non se ne sarebbe mai pentito.
Dopo qualche tempo che ormai stavano nuotando nell’Oceano, Takeshi aveva iniziato a risalire verso la superficie. Mentre lui si schermava gli occhi, non abituati alla luce del sole che si rifrangeva sul blu cangiante, il suo sguardo venne improvvisamente riempito da delle macchie scure che attraversarono il frammento d’Oceano sopra di loro. Li passarono velocemente, per allontanarsi con altrettanta agilità ed eleganza, mentre lui era rimasto paralizzato a quella vista.
Si era sentito trasportare verso l’alto e, prima che se ne fosse potuto rendere conto, si era ritrovato fuori dall’acqua, seduto sulla spalla destra del fratello, riemerso fino alle scapole.
Avrebbe chiesto qualcosa, fosse stato capace di articolare qualche parola. Ma in quel momento, i suoi occhi e la sua mente erano completamente catturati dalla meraviglia dello spettacolo di leggerezza, eleganza e agilità offerto loro dal branco di delfini che saltava e giocava allegramente, mentre si allontanava. Conosceva i delfini, ma li aveva sempre visti nelle profondità poco distanti della loro casa, spesso a singoli esemplari. Mai e poi mai aveva assistito a qualcosa del genere. Era come se quegli animali non sentissero minimamente la pressione dell’acqua che percepiva lui, erano un tutt’uno con essa e riuscivano a uscirne e lasciarsi nuovamente accogliere dall’Oceano Indiano, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Era restato ad ammirare lo spettacolo anche quando le creature si erano ormai allontanate troppo per essere viste a occhio nudo, rimanendo a bocca aperta e occhi sgranati per tutto il tempo, finché suo fratello non gli aveva schioccato le dita davanti al volto e lo aveva fatto tornare al presente. Lo aveva guardato con un sorriso, dopodiché erano tornati entrambi in acqua e lui si era lasciato condurre verso casa senza altre storie.
«Voglio essere come loro…» Aveva sussurrato con tono ancora frastornato, quando erano ormai quasi arrivati. Takeshi lo aveva guardato, affatto confuso. Pochi secondi e gli aveva sorriso come solo lui era in grado in fare: «Un giorno, sono certo che riuscirai a essere libero come un delfino. Potrai andare dove più desideri.»
Aveva guardato avanti a sé, decretando con voce ferma: «Non fuggirò mai da te, però. Non voglio mai allontanarmi da te, fratellone.» Gli aveva strinto la mano, come per sancire meglio quella promessa. Takeshi gli aveva regalato una breve risata, rispondendo con tono sincero: «Ma certo! Non riuscirai mai a liberarti di me, Tadashi. Non te lo permetterei mai.»

Chinò la testa, in volto un'espressione sofferente, i pugni stretti tanto che le corte unghie gli lasciarono segni rossi nei palmi. Diede le spalle al suo Oceano madre e nuotò velocemente verso l’hotel, mentre le lacrime che gli scendevano dagli occhi andavano a mescolarsi all’acqua salata che lo circondava.
Uno strano dolore al cuore, di cui non seppe trovare origine, lo accompagnò per l’intero tragitto.

Castello della Regina dei Mari

«Bene ragazzo.» Esclamò Tsuchi, ruotando una spalla con un ghigno sul volto. «Hai sentito quello che ha detto il capo? Liberali.»
«Ti ricordo che non puoi uccidere tutti.» Disse Ao, muovendo appena il collo, ancora un poco indolenzito dall’attacco di Hikari.
«Tranquillo, l’ho capito.» Ribatté l’altro, scocciato dalla puntualizzazione.
Eiji abbassò le braccia e fece terminare il proprio potere, dopodiché si voltò verso colui che lo aveva attaccato poco prima. Gli apparve davanti come si fosse materializzato da un’ombra e non gli diede tempo di accorgersi di nulla, che gli posizionò la mano sul petto, all’altezza del cuore. «La tua morte porta il mio nome.» Sussurrò, privo di sentimenti. La gemma che portava sulla fronte si illuminò di un violento color cremisi e il cuore della guardia aumentò i battiti, per poi placarsi di colpo. Il corpo si accasciò a terra, mentre l’eco della battaglia che gli altri membri del palazzo stavano affrontando contro Tsuchi e Ao riecheggiava nella sala.

Ormai a terra senza più energie in corpo, Luchia aveva perso ogni speranza di uscirne viva. Aveva però ancora il desiderio che i suoi cari potessero uscirne sani e salvi. Udì il nemico avvicinarlesi, mentre il pensiero le andò alle nuove principesse sirene. “Ragazze… Come farete a combattere un nemico del genere…”
«Sei così inutile… Non sai nemmeno difendere te stessa, quale assurda mente può davvero pensare tu sia in grado di difendere i Sette Mari.» La donna mascherata la prese per il collo e la alzò da terra, non preoccupandosi di lasciare spazio per il passaggio della voce. «Il mondo sarà decisamente migliore una volta che sarai morta.»
«C...hi… se...i...» Sussurrò Luchia, cercando di far uscire quelle parole con tutte le proprie forze. Avrebbe quasi giurato di riuscire a vederlo, il sorriso malefico che veniva celato dalla maschera, prima di ritrovarsi ad occhi sbarrati. «Per i miei sudditi sarò la Regina Davina.» Un lieve sussulto nel corpo della bionda, mentre la lama del coltello le affondava nello stomaco. «Ma per te, sono semplicemente la tua morte.»
L’arma venne ritirata, lasciando dietro di sé una macchia di sangue che andava a espandersi sulla veste candida della Regina dei Sette Mari. I suoi luminosi capelli biondi e il prezioso abito si tinsero di un color cremisi, man mano che questo fuoriusciva dal corpo.

All’interno della sala, Tsuchi si stava dando alla pazza gioia, mentre Ao e Eiji si limitavano a guardare in attesa di poter rientrare, uccidendo solo coloro che si mettevano tra i piedi, finché il norvegese non sentì un respiro strozzato dietro di sé. Si voltò appena e osservò senza espressione il corpo di una guardia morente, tenuto sollevato solo da un ramo che gli spuntava da sopra l’addome, riconoscendo colui che credeva di aver già ucciso.
«Beh, nemmeno un grazie per averti salvato la vita?» Ridacchiò ironico Tsuchi, da dietro il tritone ferito a morte, ritirando il proprio arto e lasciando che la guardia cadesse a terra. Eiji non gli rispose, ma il richiamo del loro capo li fece voltare entrambi e allontanarsi.
La guardia, ancora viva, trattenne per la base del soprabito nero il proprio assassino, lanciandogli uno sguardo testardo; un colpo di tosse gli percosse il corpo e macchiò di sangue il mantello del nemico. Questi, prima di andarsene coi compagni e pieno d’ira per quell’ignobile gesto, infierì su di lui trapassandogli un’ulteriore volta il corpo, all’altezza della trachea e sussurrando colmo d’odio: «Muori una volta per tutte, bastardo!»
Nel movimento d’estrazione, un piccolo ciondolo a forma di cuore che il tritone teneva al collo venne strappato e fluttuò nell’acqua, cadendo lentamente al suo fianco.
La guardia, con gli ultimi istanti di vita che gli rimanevano, allungò la mano per stringere il ciondolo dal quale non voleva separarsi in alcun modo, quando riuscì appena a percepire una mano elegante e soffice sfiorargli la pelle. Alzò a fatica lo sguardo vitreo e con difficoltà riuscì a distinguere la sagoma di una sirena dai lunghi capelli sciolti.
«Takeshi…»
“Questa voce…” Nonostante si sentisse come in una bolla, riconobbe subito la voce della sua principessa. Si sforzò con tutto se stesso di fare un sorriso rassicurante, che sapeva averla sempre rincuorata.
Seira si portò la mano del soldato al volto, ormai rigato da abbondanti lacrime che non riusciva a placare in alcun modo. Tutta la gioia provata fino a qualche settimana fa, da quando era venuta a conoscenza che nonostante il suo trasferimento Takeshi sarebbe stato comunque al suo fianco, si era trasformata in senso di colpa per averlo condotto lì e averlo portato alla morte, nonché in un immenso dolore per quest’ultima.
Voleva dirgli qualcosa, voleva dirgli di resistere e che presto sarebbero giunti gli aiuti che l’avrebbero salvato, ma non riusciva ad aprir bocca.
D’improvviso lo vide sorriderle e il dolore si fece ancora più profondo e lancinante, se possibile.
Dopo aver tossito del sangue, il soldato tentò di parlare: «Seira... Io… Ti…» La vita spirò da quel corpo lacerato, prima che il suo padrone potesse completare la frase, lasciando la precedente custode della perla arancione privata per sempre della possibilità di udire le parole che tanto aveva sognato.
 
 


Angolo delle autrici:

Sì. Lo sappiamo. E ci facciamo schifo da sole. Non tanto per il ritardo mostruoso (abbiamo un progetto esterno in ballo, molto succoso di cui vi parleremo a breve) ma per il finale del capitolo. La colpa è un po’ di entrambe… Vi spieghiamo… La scheda di Tadashi, personaggio di Elsira, all’inizio parlava di un fratello morto… Nulla di più! Ma a quella malata mentale di Kelly è venuta la pessima idea di dargli un’identità e far sì che tra lui e Seira ci fosse del tenero… E non poteva immaginare che sarebbero diventati la ship della storia T_T Ma la sua collega non ha voluto cambiare il finale… Ma in sostanza forse… è colpa di Kelly? Oddio… Meglio che scappi lontano… Lontanissimo…

E mentre la metà più grande a livello anagrafico del team fugge nelle sue amate Isole Samoa dai suoi Cuccetti, vi facciamo qualche appunto: si è visto che Raito odia a morte il re mentre venera sua moglie… Come mai tutto questo astio nei confronti di quell’uomo? E poi si è fatto cenno allo spin off ‘A Journey In The Past’ di New Red Eyes (chi non l’ha letto, anche se è incompleto provveda subito), ebbene il capitolo che avete appena letto è ambientato dopo il viaggio di Robin, in cui ha scoperto un’amara verità sul suo segreto che però non ha ancora rivelato alla sua gemella per non allarmarla ulteriormente! Come finirà? Stay tuned! E adesso si passa alle note in singolo!

 

L’angolo di Kelly:

 
*Nascosta su una palma* Meglio me ne stia zitta... Ho creato anche troppi danni! T_T Ma come potevo immaginare che quei due sarebbero diventati la Ship per eccellenza e soprattutto che lui avrebbe avuto i capelli lunghi... I capelli lunghiii (per me l’uomo coi capelli lunghi è il top) T_T Avessi saputo… Vabbè dai...
Che ne dite di Hikari cazzuta? Fichissima eh? E Luchia? Non ha avuto quanto meritava quella pusillanime frignona? Secondo me si! Anche se questo non mi fa star meglio... Affatto T_T Una nota di merito agli elementali e la capa dei nemici che è un pg concepito (nome e aspetto) da mio marito... Diamo anche a lui qualcosa dai! Però si sempre male mi sento -_-

 
???: Capo smettila... Piantala... Che sei cattiva si sa... Non serve che ti lagni... Pensa a noi piuttosto! Chi sono io? Chi siamo noi? Lo scoprirete, fidatevi! Restate collegati!
 
 
 


Sirio: certo che un cameo con me che premevo il mio grosso nasone nero sulla guancia delle ragazze poteva starci eh... Ma vabbè, resto un fragolo comunque! Ci vediamooooo <3

L’angolo di Elsira:

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Woah… È… È passato davvero un sacco di tempo, eh? ^^’ Sorry. Mmh… Beh, io avrei tante cose da dire e allo stesso tempo nessuna, quindi è un po’ un casino… Però ci tengo a dire questo: riguardo Takeshi… NON È COLPA DI KELLY. Lei ha provato a salvarlo… Davvero, ci ha provato! Fino a pochi giorni prima della pubblicazione di questo capitolo, mi ha continuato a chiedere se c’era un modo di salvarlo. Ma, mi spiace… Nella mia testa, ci sono personaggi che sono stati creati per svilupparsi/finire in un certo modo e lui era uno di questi. Ma non si smetterà di parlare di lui! Ogni tanto apparirà, soprattutto nei ricordi di Seira, anche se probabilmente questi saranno più che altro missing moments. E Tadashi avrà un sacco da rimuginare per quanto accaduto, quindi…
Approposito di missing moments… Stavolta ve ne segnalo io un paio! Uno è proprio su Seira e Takeshi, scritto da moi sotto ispirazione divina, che si chiama Pioggia di Stelle. L’altro è a più capitoli e scritto dalla “mamma” di Resha e Raito, Scarlett Sakura, e parla proprio delle due sorelle angloindiane e dell’idol! Si chiama Come seta e cotone, se non lo avete ancora letto, correte a farlo!
E ora, non-mi-uccidete-per-l’immagine-che-vi-ho-messo-per-questo-chappy… A presto!!!

 

 
 



 

Presto arriverà l'immagine completata, per ora godetevi (si fa per dire lol) lo schizzo!

Takeshi death tribute (WIP)
 


 


Takeshi death tribute (WIP) by Elsira
Kelly & Elsira chibi by Ziggyssia @FARBERS
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