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Autore: Cecilia    28/03/2018    0 recensioni
Nascere con il peso di un cognome appartenente alle sacre 28 del mondo magico era una responsabilità enorme. Essere un purosangue voleva dire dedicare tutta la propria vita a mantenere quello status quo e seguire precisi dettami come appartenere alla Casata dei Serpeverde, diventare un Mangiamorte e disprezzare qualsiasi persona che non fosse purosangue. In poche parole una prigione dalle barre dorate.
Ma Celine era diversa, desiderava altro, aspirava altro. Una storia raccontata da una Serpeverde diversa dal solito: complessa, maliziosa ed a tratti lunatica.
“Professore R.J. Lupin… interessante…” sussurrò quando con lo sguardo basso era incappata nella valigetta lisa che teneva in mano. Era tenuta insieme da una grande quantità di spago legato con cura ed il nome era stampato su un angolo a lettere un po’ sbucciate.
“Osservatrice attenta Miss…”
“Celine”
Si affrettò a dire lei. Le era venuto spontaneo, di chi non aveva la minima intenzione di pronunciare il proprio cognome, non che lui non lo avrebbe scoperto, ma in quel momento non aveva proprio voglia di rivedere l’ennesimo sguardo terrorizzato scrutarla.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Tu Revoluciòn

 

Celine era completamente nuda. Supina aveva il viso appoggiato sul cuscino, mentre i capelli biondi erano sparpagliati sulla sua schiena che scoperta dal lenzuolo in quel momento era divenuta la maggior attrazione per Remus che scostandole la chioma iniziò a baciarla lievemente. I suoi baffi provocavano dei brividi, un lieve solletico che diede alla giovane una sensazione di maggior piacere per quelle dolci attenzioni.

La sua scia di baci disegnarono

tutta la sua colonna vertebrale per poi una volta giunto al collo soffermarsi quel tanto per costringerla a voltarsi e nuovamente catturare le sue labbra carnose e setose.

Ora Celine era con la schiena contro il materasso e osservando Remus al suo fianco gli accarezzava i capelli scompigliati venati di grigio, mentre lasciava che i loro sguardi si incrociassero e si parlassero meglio di qualsiasi parola.

“Vorrei che fuori non smettesse mai di nevicare…” mormorò finalmente lei. Mentre il cielo già scuro dava il benvenuto alla sera. Celine però non pareva intenzionata ad andarsene, quanto Remus di cacciarla.

“Ed io vorrei sentirmi in colpa…”

Si ritrovò a constatare il professore, mentre con un dito le stava distrattamente disegnando il profilo del viso. Scivolando sul suo naso e poi sulle sue labbra che schiudendosi ne baciarono la punta.

“Pensavo fossimo andati oltre…” lo punzecchiò lei con sguardo furbo, prima di mettersi anche lei su un fianco. Erano speculari, entrambi con un gomito puntato sul cuscino e la testa appoggiata sulla mano. Occhi negli occhi.

“Oh quello indubbiamente…”

Remus giocò su quel gioco di parole. Ovviamente Celine si riferiva ad aver superato la retorica, ma lui osservando il letto in cui erano si riferì piuttosto a ciò che avevano fatto. La serietà dei due durò molto poco prima che cercando in vanamente di trattenersi scoppiarono tutti e due a ridere.

Era strano per Remus sentirsi così leggero, così libero da ogni preoccupazione, quasi come se fosse tornato ragazzo… esattamente come accadeva a Celine che non si sentiva gravata di un destino avverso sulle spalle. Entrambi potevano affermare che quando stavano insieme trovavano una scioltezza di pensiero e di atteggiamento che non erano soliti poter avere.

“Posso farti una domanda?”

Chiese poi improvvisamente Celine. Remus fece spallucce.

“Certo”

“Sai chi sono Codaliscia, Ramoso e Lunastorta?”

La domanda non poté essere più fuori luogo. Non solo perché non c’entrava nulla con quel momento, ma perché fecero quasi prendere un colpo a Remus.

“Buon Dio… posso chiederti da dove tiri fuori questi nomi?”

Rideva, ma la verità è che era sconvolto.

“Li ho trovati scritti in un diario che… che mia zia Andromeda mi ha regalato… e considerando che era contemporaneo ai tuoi anni ad Hogwarts pensavo li conoscessi…”

L’innocenza della sua constatazione la fecero apparire probabilmente agli occhi di Lupin per la prima volta per la ragazzina che era.

Pensò anche però che lei si era così aperta con lui che non farlo sarebbe stato ingiusto oltre che maleducato.

Tirandosi dunque meglio su, si sedette e poggiando la schiena alla testiera del letto allargò le braccia per invitare Celine ad accoccolarsi a lui. La Serpeverde ovviamente accettò immediatamente l’invito, curiosa di sapere la sua risposta.

“Allora?”

“Ehm ok… è imbarazzante, ma… Lunastorta sono io… e… gli altri erano i miei amici dell’epoca…”

“CHE?”

Celine che si era appena accostata a lui si tirò indietro solo per guardarlo negli occhi piena di stupore e portarsi le mani di fronte alla bocca spalancata.

Era confusa. Emozionata. Felice. Stranita. Troppe cose insieme.

“Ma tu dimmi di più… di chi è questo diario? Non sapevo avessi un rapporto con Andromeda…”

“Oh sì… lei… lei è una di quelle poche persone con le quali ho potuto confidarmi… credo che dopo quello che ha passato è l’unica che potesse davvero capirmi…”

Remus assentì. Conosceva Andromeda e fu felice sapere che aveva potuto essere d’aiuto a Celine. Probabilmente anche incitandola a resistere sulle sue scelte.

“Ok vuoi sapere di chi è il diario eh?”

La giovane meditò lungamente se dirglielo, ma poi avvicinandosi nuovamente decise di svuotare il sacco.

“Sirius Black” esclamò all’unisono con Remus che dopo averne avuto la conferma scoppiò in una fragorosa risata che lasciò di stucco Celine.

“Si può sapere che ti ridi?”

“No è he… che tutto questo è assurdo…”

Bofonchiò lui con una mano sulla testa e gli occhi al cielo.

“Così assurdo come il fatto che tu non credi quanto me che Sirius Black sia qui per uccidere Potter?”

La domanda della Serpeverde riportò Remus velocemente serio, ma non severo. Tanto che accarezzando i capelli della sua giovane amante assentì stanco.

“Non posso crederlo…”

“Nemmeno io. Certo non lo conosco come te, ma… quel diario mi ha reso ciò che sono… e non posso credere che una persona così forte, leale e coraggiosa sia l’uomo che raccontano…”

Remus parve per un attimo sollevato. Aveva i suoi dubbi su Sirius, come tutti in quegli anni, ma sapere di avere qualcuno con cui parlarne. Qualcuno che non avrebbe giudicato e che in fondo al cuore, come lui, gli credeva… bè era impagabile. Era come se con Celine ritrovasse lo spirito dei Malandrini, uno che credeva perso per sempre.

Dedalus sapeva che Celine aveva agito con le migliori intenzioni, ma questo non gli impedì di arrabbiarsi con lei. Dopotutto non credeva che lei avesse disdetto il loro Natale insieme solo per fargli dispetto, ma lo aveva fatto e tanto bastava.

“Hai passato un buon Natale?” fu la prima cosa che lei gli chiese al suo ritorno quando senza aspettare una risposta si sedette accanto a lui nella Sala Grande.

“Ho riflettuto un po’ durante le vacanze, Dedalus. E credo di aver trovato il nome perfetto per la nostra materia: Magia applicata a strumenti babbani. Che ne dici?” gli chiese entusiasta, mentre lui senza nemmeno degnarla di uno sguardo esclamò un frettoloso “Ci penserò”.

L’incontro dei due amici non andò esattamente come la Serpeverde sperava, anche perché per tutto il giorno Dedalus non le rivolse la parola.

Il giorno dopo ricominciarono le lezioni. L’ultima cosa che il Tassorosso sembrava desiderare era passare due ore all’aperto in una gelida mattina di gennaio e per di più con Celine che dal canto suo cercava di spezzare quella cortina di ghiaccio che tra loro si era creata.

La prima lezione di Divinazione del nuovo trimestre fu molto meno divertente del solito, in quanto lei e Dedalus la passavano a scherzare e prendere in giro ogni cosa che la Professoressa Cooman diceva, ma quella volta il ragazzo era attento per la prima volta in vita sua.

Anche Difesa Contro le Arti Oscure parve meno entusiasmante nonostante il rivedere il professore ogni volta la facesse sentire meglio. Lupin infatti si accorse dell’atteggiamento distaccato e triste della studentessa a cui a fine lezione le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla.

“Tutto bene?”

“Mmm” mugugnò Celine che guardandolo notò la stanchezza sul suo volto. Sapeva che la Luna Piena era vicina e questo spiegava il suo aspetto smunto, motivo per cui non voleva assediarlo con i suoi stupiti problemi adolescenziali.

“Ci vediamo a Luna passata…” sussurrò lei che nonostante la voglia pazza che aveva di baciarlo si trattenne in quanto percepì un paio di occhi fissarla: era Dedalus.

La partita Corvonero contro Serpeverde arrivò una settimana dopo. Vinse Serpeverde, anche se di stretta misura. Celine aveva seguito la partita per la gioia di Draco, ma poi aveva declinato il suo invito ai festeggiamenti nei sotterranei per dirigersi nel corridoio che portava alle cucine di Hogwarts. Sapeva che la seconda botte dal basso, nel mezzo della seconda fila, era l’entrata per la Sala Comune di Tassorosso.

Paziente rimase in attesa fin tanto non avrebbe visto Dedalus uscire e che lui l’avrebbe voluto o meno l’avrebbe affrontata.

Celine rimase lì quasi per due ore, quando finalmente lo vide. Il ragazzone era ancora sull’uscio e stava facendo per tornare sui suoi passi se non fosse stato che lei glielo impedì, sgusciando all’interno della Sala Comune.

Dietro la botte vi era un breve cunicolo, terroso ed in salita, che dava accesso ad un’accogliente sala rotonda, dal soffitto basso e che ricordava vagamente la tana di un tasso.

Dedalus trascinò Celine fino al suo dormitorio deserto prima che Tosca Tassorosso, dal quadro sopra la mensola del caminetto, la vedesse e facesse una scenata come poche.

“Non puoi stare qui!” la riprese lui chiudendo la pesante porta di legno della sua camera, che condivideva con altri quattro compagni. Tutti assenti per fortuna.

“Non me ne andrò fin quando non mi rivolgerai la parola!”

Disse lei sedendosi sul letto di Dedalus che come tutti gli altri aveva al di sopra una vivace trapunta di patchwork.

“Puoi smetterla di tormentarmi così? Mi tieni il broncio da quando sei tornato… non me lo merito!” sbottò lei infastidita.

Aveva i capelli raccolti con un mollettone ed era infagottata con para orecchi, sciarpa ed un pesante mantello per combattere il freddo gelido. Tutte cose che si tolse uno a uno gettandole sul letto accanto.

“Ah! Ora sono io quello che ti tormenta! Divertente!” ironizzò lui che infastidito se ne stava di fronte a lei, in piedi, con le braccia conserte al petto.

“Avevamo progettato questo Natale da mesi. Papà ti aspettava per sistemare gli ultimi documenti ed io speravo avremmo scelto il nome della materia insieme!”

Dedalus era ferito. Si vedeva e Celine capì che un suo capriccio ed una decisione che aveva creduto inoffensiva lo aveva invece fatto star male più di quanto credesse.

Sospirando batté con la mano sul letto per invitarlo a sedersi, lui rifiutò. Ripeté il gesto con più convinzione ed uno sguardo supplicante che alla fine lo convinse.

“Hai ragione. Sono stata egoista…”

“Sì lo sei stata e purtroppo so anche perché…”

A quella sua frase la Serpeverde si fece più rigida di un fuso, mentre deglutendo iniziò a giocare con gli anelli che portava alle dita.

“Accidenti Celine credi che non mi sarei accorto di te ed il professore? Il problema è che dovreste preoccuparvi che anche altri potrebbero accorgersene!”

Quella suonava proprio come una bella paternale, di quelle severe e pesanti che gettarono la giovane nel panico. Ma poi pensò che negare voleva dire offendere l’intelligenza di Dedalus ed era l’ultima cosa che voleva.

“E’ complicato”

“Oh sì lo è”

Le fece eco il Tassorosso che sospirando arrabbiato sbatté i piedi a terra ed i pugni sul materasso.

“AHHHHH ti odio… ti odio perché non riesco mai a stare arrabbiato con te per troppo tempo…” sospirò maldestro prima di tornare a guardarla.

“Mi sei mancata da morire in questi giorni…”

Celine si commosse e gettandogli le braccia intorno al collo lo abbracciò. Lui non condivideva la sua scelta, ma non la stava giudicando e quello la faceva andare in brodo di giuggiole.

“Non cambierà nulla Dedalus… nulla…”

“E se invece cambierà tutto? Hai già annullato la nostra vacanza di Natale… se annullerai anche il nostro viaggio di quest’estate?”

La voce di Dedalus tremava e gli occhi erano velati di lacrime, come anche quelli di Celine che senza pensarci gli prese il viso paffuto tra le mani costringendolo a guardarla.

“Mai. Hai capito? Mai… anzi ho raccontato al professore tutto, sai? Gli ho detto quanto non vedo l’ora di iniziare quella nuova vita e quanto sia orgogliosa di prendere il tuo cognome…”

La giovane odiava essere così sentimentale e nelle utilme settimane lo era stata anche fin troppo, così prima che il make up le colasse tirò sul con il naso e colpendo con la bacchetta il suo mantello vi richiamò un libro che posò tra le mani di Dedalus.

“E’ arrivato mentre non c’eri… è il nostro libro di testo… la prima stampa…”

Il Tassorosso singhiozzava emozionato, mentre l’amica gli passava un braccio intorno alle spalle. Rimasero lì in silenzio a crogiolarsi nella soddisfazione del loro primo successo e rinnovando un’amicizia che non sarebbe mai finita.

 

   
 
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