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Autore: fri rapace    29/03/2018    1 recensioni
“È una femmina! L'abbiamo chiamata Teddy, come il padre di Dora!”
Hermione strillò.
“Co...? Tonks ha avuto il bambino?”
“Sì, sì, è nata!” urlò Remus.
Tutti si congratularono con lui e Ron esclamò:
“Cavoli, una femminuccia!” come se non avesse mai sentito niente di simile.
“Sì... sì... una femminuccia,” ripeté Remus, stordito dalla felicità..."

(da Harry Potter e i Doni della Morte)
SPOILER HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE!
Bellatrix Lestrange e Ninfadora Tonks danno alla luce i figli in una clinica segreta. A causa di un inaspettato attacco i neonati verranno scambiati: Bellatrix tornerà a Villa Malfoy col maschietto dei Lupin, mentre la piccola nata dalla Mangiamorte crescerà credendo che la cugina sia sua madre.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Delphini Riddle, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 17 TCC Le lezioni erano riprese da diversi giorni, ma Teddy e Delphi non erano ancora riusciti a vedersi in privato. Scilla la tallonava ovunque andasse e Teddy si chiese se ci fosse lo zampino di suo padre dietro l'ostinazione dell'amica che, interrogata, si era rifiutata di ammettere un suo coinvolgimento.
Teddy cambiò posizione sulla sedia, aveva le gambe incrociate strette al punto che avevano iniziato a formicolarle. La lezione di Storia della Magia si trascinava ormai da mezz'ora e lei non riusciva a concentrarsi, le parole dell'insegnante erano un ronzio d'insetto che non poteva scalfire il suo cupo rimuginare.
Lo sguardo le cadde per la millesima volta su Delphi: seduto assieme ai compagni di Casa nell'altra metà dell'aula, fissava a occhi stretti la professoressa Malfoy.
Teddy, all'improvviso ispirata, fece scattare in alto la mano col braccio ben teso, sentiva che era il momento giusto per porre quella domanda che non era riuscita a fare ai propri genitori, spaventata all'idea di ferirli.
“Professoressa,” chiamò senza aspettare di essere interpellata. “Ci parli dei crimini commessi da Bellatrix Lestrange. Nel dettaglio, per favore.”
La strega saettò gli occhi pallidi nella sua direzione: come osava interromperla a quel modo? Teddy s'immaginò cacciata dalla classe con cinquanta punti sottratti a Serpeverde per punizione... non che le importasse più granché della Coppa delle Case, ma si sarebbe comunque trattato di un'ingiustizia.
“È argomento del settimo anno,” rispose invece gelida l'insegnante, senza aggiungere altro. Riprese il resoconto delle prodezze di Uric Testamatta, ma dopo alcuni secondi Delphi saltò in piedi e disse:
“Io ne conosco due, di quei crimini. Beh, uno dei due lo sarebbe stato, se mia m... la signora Lestrange non avesse fallito.”
“Dieci punti in meno a Tassorosso,” sibilò stavolta la professoressa Malfoy, punizione che non servì a fermare il ragazzo.
“Ha torturato fino alla pazzia i genitori del professor Paciock,” informò la classe, scatenando diversi gemiti e sussulti tra i compagni. Delphi si rivolse a Teddy, che si era portata una mano alla bocca e sentiva lo stomaco in subbuglio. Conosceva bene Neville... o almeno, era quello che credeva. “E ha tentato di uccidere tua madre, Teddy,” le disse il ragazzo. “O mia madre.” Si accarezzò il mento con la mano, gli occhi rivolti in alto in una grottesca imitazione di una persona pensierosa. “Tu come lo diresti, zia?”
“Avrai una punizione esemplare, Delphini, ecco quello che dico. Interrompi nuovamente la lezione e io...”
“Chiami mia madre?” la sfidò lui. Mise la bacchetta sul banco, come fosse tentato dall'idea di provare qualche incantesimo sulla zia.
Anche Teddy si alzò in piedi, prese la bacchetta e la mise ben in vista davanti a sé. Non intendeva servirsene, pensava più a un atto intimidatorio.
“O mia madre?” lo spalleggiò dimenticando ogni remora, la sensazione di potere che le diede parlare in quel modo a un'insegnante le scatenò un brivido di piacere così intenso che si chiese come avesse fatto a vivere fino ad allora senza averlo provato mai: quanto era stata grigia la sua vita? Avrebbe fatto di tutti pur di poter sentire di nuovo quella sensazione.
La classe assisteva attonita e confusa alla scena, nessuno dei ragazzi sapeva cos'era successo tra le famiglie Lupin e Lestrange.
La professoressa Malfoy lanciò un'occhiata sprezzante alle bacchette dei ragazzi, per nulla intimorita nonostante conoscesse la vera identità del padre di Teddy. Infastidita, la ragazza impugnò l'arma, ma le venne strappata di mano e scagliata in fondo all'aula prima di avere il tempo di formulare un incantesimo. Alzò lo sguardo sbigottita: l'adulta l'aveva disarmata con un gesto fulmineo e senza pronunciare formule ad alta voce. Teddy pensava che solo gli Auror, suo padre – entrambi i suoi padri – e Harry Potter ne fossero in grado.
“Fuori. Tutti e due,” ordinò la professoressa Malfoy, Appellando entrambe le loro bacchette, che sfrecciarono attraverso l'aula fino alla cattedra.
Teddy si chiuse la porta dell'aula alle spalle, scombussolata ma soddisfatta, in fondo avevano ottenuto ciò che voleva: lei e Delphi erano soli.
“Finalmente,” sospirò. “Ma non durerà a lungo, presto qualcuno verrà a prenderci... hai pensato cosa fare? Verrai a vivere con noi?”
Delphi si appoggiò alla parete di pietra. Era gennaio e il corridoio era gelido.
“I tuoi mi prenderebbero?”
Teddy non aveva dubbi.
“Certo. Sei tu quello che hanno coccolato nella pancia di mia madre per nove mesi. Cioè tua madre. Insomma, hai capito.”
Delphi fece una smorfia.
“Scommetto che non erano esattamente entusiasti quando hanno scoperto di me...”
“E perché mai?” chiese Teddy confusa.
“Lupin è un lupo mannaro, Teddy.”
“Credo di essermene accorta,” si indispettì lei, ma Delphi non si lasciò scoraggiare dal suo sarcasmo.
“I Mangiamorte non avevano l'esclusiva del disprezzo per quelli come lui, ti sei mai chiesta perché ha insegnato un solo anno a Hogwarts, prima della guerra?”
Teddy sentì un moto di rabbia nei confronti del ragazzo, la stava facendo sentire stupida e superficiale, perché no, non ci aveva mai pensato o chiesto spiegazioni in merito. Harry, Hermione e anche Ron dicevano che lui era stato il miglior insegnante che avessero avuto, ma lei non aveva mai pensato che era strano che un professore con tanto talento fosse stato allontanato dalla scuola dopo solo un anno di lavoro.
“È dovuto scappare,” spiegò Delphi.
“Scappare?”
“Hanno scoperto che era un lupo mannaro e si è volatilizzato prima che i genitori degli alunni gli facessero la pelle,” spiegò tranquillamente Delphi.
“Tu come lo sai?” chiese lei, scettica.
“Me lo ha raccontato il professor Paciock. Era uno degli alunni, all'epoca.”
“Questo lo so!” disse lei, sempre più irritata.
Teddy sapeva che i lupi mannari erano discriminati, suo padre aveva accennato a quel problema anche sul treno, pochi giorni prima.
Ma le sue erano state sempre allusioni generiche, diluite in discorsi che presto avevano cambiato rotta, a volte anche bruscamente, e lei non aveva mai pensato a quanto fosse sospetto, né indagato oltre.
“Quindi, secondo te, loro non mi... non ti volevano?”
“Sarebbe stato folle il contrario, Teddy! C'era la guerra e i Mangiamorte mi avrebbero di sicuro ammazzato, e se invece l'avessi scampata, che razza di vita avrei avuto?”
“La mia è stata una vita splendida!” protestò Teddy. “Molto meglio della tua, se è per questo.”
Delphi sbuffò.
“Perché l'Ordine della Fenice ha vinto la guerra, ma loro che ne sapevano che sarebbe andata così? Neanche tu, che sei una Veggente, ci capisci niente del futuro. I miei veri genitori non mi hanno voluto per il poco tempo che ho trascorso con loro, e quella che considero ancora mia madre non mi vuole se sono un Lupin...” grugnì, alzò il viso e pronunciò con la voce tremante di rabbia: “Mentre a te, ti vogliono tutti: i Lupin, i Malfoy ci scommetto, e perfino il Signore Oscuro!”
Teddy, che stava provando risentimento nei confronti dei Lupin e pena per il ragazzo, ebbe un sussulto di protesta.
“Voldemort mi ha usata e abbandonata in una cella di Azkaban!”
“Mia madre mi vuole al suo fianco,” buttò lì Delphi.
Era troppo occupato ad autocommiserarsi per starla a sentire, perciò Teddy decise di non insistere e limitarsi ad ascoltare, per il momento.
“Come.”
“Non sente ragioni, è convinta che io sia suo figlio. Se tacessi, se fingessi di non sapere...”
“Diventeresti un Mangiamorte. È questo che vuoi?”
“Forse sei tu a volerlo, le somigli talmente!” reagì violentemente Delphi.
“Io non torturerei mai nessuno fino alla pazzia,” disse Teddy, assolutamente certa della propria posizione. Immaginava che chi subisse torture da altri maghi non provasse meno dolore di quello che sentiva suo padre quando si trasformava con la luna piena, e lei aveva uno stretta allo stomaco solo a pensarci.
“E allora cosa faresti?” domandò Delphi, lasciandosi andare a un tono supplichevole che Teddy non gli aveva mai sentito usare. “Cosa facciamo?”
Teddy ci pensò. Pensò fino a che non furono costretti a separarsi e non smise fino a che non ebbe trovato una soluzione.
“Partiremo da dove tutto è iniziato,” informò Delphi, diversi giorni dopo.



***


Tonks entrò senza bussare in quella che ora era la stanza dei suoi due figli. Quando Delphi aveva accettato la loro offerta di ospitalità si era sentita subito ottimista, sollevata ed euforica, ma pur concordando sul fatto che era normale che ci fosse bisogno di un periodo di assestamento, le cose tardavano a prendere la svolta tanto agognata da lei e Remus.
“Mamma!” protestò Teddy, facendo sparire qualcosa sotto al letto.
“Ehi! Pensa se entrassi io in camera tua in questo modo,” disse Delphi con un sorrisetto furbo.
“Sto uscendo,” li informò tranquillamente Tonks. “Mi hanno chiamata al Ministero.”
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata d'intesa.
“Bene. Ciao, allora.”
“Prima di lasciarvi soli a struggervi di nostalgia a causa della mia assenza, posso sapere cosa state combinando?”
“I compiti delle vacanze.”
“Nascosti sotto al letto? Avanti, fuori il malloppo.”
Teddy le consegnò quello che riconobbe essere l'album di fotografie della loro famiglia.”
“Oh,” mormorò Tonks, intuendo quale fosse il problema. “Sapete cosa potremmo fare? Alla prossima gita a Londra faremo degli scatti assieme a Delphi, così ci sarà anche lui in quest'album.”
I due ragazzini distolsero contemporaneamente lo sguardo, imbarazzati.
“Se ti va', naturalmente, Delphi,” lo tranquillizzò Tonks.
“Mmmh,” emise lui, tenendo gli occhi rivolti verso il pavimento.
Teddy sembrò sul punto di dire qualcosa, aprì la bocca, la richiuse e la aprì di nuovo, dopo aver preso un lungo respiro.
“Ora posso riavere l'album?” sembrava sulle spine.
Tonks lo sfogliò velocemente, poi lo chiuse senza indagare oltre: era tardi.
Si richiuse la porta alle spalle e origliò.
“Il regalo per l'anniversario di matrimonio di mamma e papà verrà benissimo!” esclamò Teddy entusiasta.
“Ah... ehm, sì, non se lo aspettano di sicuro, sarà una sorpresona,” replicò Delphi.
Tonks ebbe un tuffo al cuore: quindi era quello il motivo del continuo complottare dei due ragazzi? Era da quando erano rientrati a casa per le vacanze estive che si isolavano per ore, facendo preoccupare sia lei che Remus. Era più di quello che avesse sperato e fu col cuore carico di gioia che si recò al Ministero per una nuova, estenuante giornata di lavoro.


***


“Psst, secondo te se ne è andata?”
Teddy tese l'orecchio, un dito premuto sulle labbra. Si udì in lontananza il suono della porta d'ingresso che veniva chiusa.
“Via libera,” disse. Impugnò la bacchetta e chiese a Delphi:
“Di che colore erano i capelli di mia madre nell'ultima fotografia che ti ho mostrato?”
“Rosa,” disse lui.
“Oblivion!” scandì Teddy concentratissima: sapeva bene che un Incantesimo di Memoria utilizzato scorrettamente poteva causare danni irreparabili. Abbassò la bacchetta e ripeté la domanda.
“Non ne ho idea,” disse Delphi con occhi vacui. “Non posso certo star dietro a tutti i suoi cambi di colore.”
“Oh, andiamo, era il suo preferito, è facilissimo!”
Delphi sorrise.
“Sarà... ma io non lo ricordo, mi spiace.”
“Erano rosa e tu lo sai.”
“Fossero stati rosa me lo ricorderei, immagino,” insistette Delphi con estrema tranquillità.
Teddy si accorse di aver trattenuto il respiro. La paura di sbagliare era tanta, anche se pareva padroneggiare l'Oblivion quasi alla perfezione non voleva causare danni permanenti a qualcuno. Fortunatamente lo scambio tra lei e Delphi neonati era noto solo a un gruppo molto ristretto di persone che erano abbastanza sensibili e discrete da non parlarne mai e comunque lei avrebbe provveduto a eliminare le prove, perciò sarebbe stato sufficiente cancellare il ricordo dello scambio dalle menti dei Lupin e di Andromeda. Delphi sosteneva che i Malfoy sarebbero stati ben felici di liberarsi di lui e comunque, in caso di necessità, anche il ragazzo era in grado di usare l'incantesimo.
Quello che lei e Delphi desideravano era essere di nuovo loro stessi: Teddy LUPIN e Delphini LESTRANGE. In un futuro non molto lontano sarebbero tornati in patria come l'alternativa all'Ordine della Fenice e ai Mangiamorte. Teddy sapeva di essere all'altezza di quel compito.


***


“Lo abbiamo trovato che vagava per Diagon Alley, non ricordava più dove era diretto né perché si trovasse lì.”
L'Auror, un giovane arrivato da poco al Ministero, fece un cenno a un collega, che accompagnò nel cubicolo di Tonks un mago dall'aria rilassata, con un aspetto che le era vagamente famigliare.
Tonks girò attorno alla scrivania per ispezionarlo e l'uomo collaborò con un sorriso sognante sul viso, non sembrava affatto turbato per la perdita di memoria.
“Avete scoperto di chi si tratta?”
“Dice di essere un Guaritore, lavora al San Mungo, il suo nome è Magnus Change. Florian, dopo avergli visto percorrere la via senza meta per il quarto giorno di fila, gli ha chiesto se poteva essergli d'aiuto. Ha chiamato noi dopo aver intuito quello che gli era accaduto. Un particolare interessante: alla fine degli anni novanta ha lavorato in una clinica segreta su cui Mared ci ha detto che hai indagato... forse le due cose sono collegate,” concluse l'Auror con una certa eccitazione. Sperava di essere incappato in qualcosa di grosso.
"Ah, sì, una falsa pista,” fu costretta a deluderlo Tonks, che aveva un ricordo confuso del perché si fosse buttata in quell'infruttuosa ricerca e con Voldemort in libertà aveva ben altro di cui occuparsi.
"Gli hanno fatto sicuramente un Incantesimo di Memoria,” la informò Phil. “ E abbiamo trovato traccia di magia fatta da minorenni!”
"Cosa non infrequente a Diagon Alley...”
"Ma solo nei pressi della bottega di Ollivander.”
Tonks alzò lo sguardo sulla fotografia attaccata alla parete di fronte: Remus e sua figlia Teddy la salutavano dalla Londra Babbana, la piccola indossava degli occhiali da sole di plastica verde. Si chiese come si trovasse a Castelobruxo.
Esattamente quattro giorni prima lei, Remus e Teddy si erano recati a Diagon Alley per comprare le ultime cose prima della partenza e le avevano dato il permesso di fare un giro da sola. Ormai era grande e presto sarebbe andata senza di loro in Sud America, cos'era Diagon Alley a confronto? Aveva argomentato per convincerli a concederle un po' di libertà.
Quando aveva espresso il desiderio di partecipare a uno scambio di alunni con la scuola di magia sudamericana lei e Remus non erano stati molto entusiasti all'idea, con Voldemort in libertà sapevano che lei era in pericolo e che Bellatrix l'avrebbe inseguita ovunque per ucciderla, sporcava l'albero genealogico dei Black come mai prima d'allora... ma c'era un altro ragazzo in pericolo, il piccolo Delphini. I Malfoy erano decisi a mandarlo lontano, avevano assicurato che Bellatrix non sarebbe mai andata fino a là per riprenderselo, non con una guerra da programmare in Gran Bretagna al fianco di Voldemort. E così Teddy era partita, con lui. Quasi sicuramente era più al sicuro di quanto non lo sarebbe stata in Gran Bretagna con loro.
Tonks si accorse che il collega le stava ancora parlando.
"Mi spiace di non poter essere d'aiuto alla tua indagine, Phil,” disse. “Ora, se vuoi scusarmi, ho un mucchio di roba da fare.”
Si sedette alla scrivania e tra le carte sui possibili spostamenti di Voldemort e Bellatrix rinvenne la fotografia che Teddy aveva inviato dal Sudamerica: lei e Delphi in posa davanti a un edificio di pietra dorata, più simile a un tempio che a una scuola. Indossavano delle vesti verde brillante e avevano un'aria molto solenne per due dodicenni.
Tonks appese la fotografia accanto a quella di Remus e Teddy a Londra, i visi dell'uomo e quello del ragazzo che si toccavano.
"Che buffo,” mormorò tra sé e sé. “Sembra che si somiglino.”









Ed eccomi qua! Ho riscritto questo finale mille volte, ma sono quasi certa che ci sia ancora qualcosa che non quadra a cui non ho pensato e probabilmente anche qualcosa che ho dato per scontato e che perciò non si capisce. Per suggerimenti o domande di chiarimento io sono qui ^^
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguita nonostante i ritardi nella pubblicazione dei capitoli, spero che la storia vi abbia piacevolmente intrattenute.
Alla prossima :-)
   
 
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