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Autore: Morgana89Black    31/05/2018    1 recensioni
E se Lily Potter avesse avuto un secondo figlio, poi dato in adozione?
Dal capitolo 2:
"Ti lascio queste poche parole, nella speranza che quando le leggerai non mi odierai per essere stata codarda e non aver avuto la forza di tenerti con me. Purtroppo temo che non vivrò comunque abbastanza per vederti raggiungere i tuoi undici anni, il perché forse un giorno lo scoprirai da sola, per ora ti basti sapere che io e tuo padre siamo una strega ed un mago".
Dal capitolo 22:
“Draco... Draco... svegliati”. Le ci vollero diversi minuti per convincere il ragazzo ad aprire gli occhi ed inizialmente lui parve non notarla neanche mentre sbatteva ripetutamente le palpebre nella vana speranza di comprendere cosa fosse successo.
“Nana...”, la ragazza sorrise della sua voce impastata dal sonno. Era quasi dolce in quel momento e sicuramente molto diverso dal solito Malfoy, “è successo qualcos'altro?”. Parve svegliarsi di colpo, al sentore che doveva essere accaduto qualcosa di grave se lei lo svegliava nel pieno della notte.
Dal capitolo 25:
Prima che attraversasse l'uscio per scomparire alla sua vista, udì poche parole, ma sufficienti a gelargli il sangue nelle vene, “lei è un mangiamorte”.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Inviti me?

 

15 dicembre 1994

 

L'annuncio che quell'anno si sarebbe tenuto il ballo del Ceppo venne fatto dal Preside in un uggiosa sera di dicembre, prima della solita cena. L'eccitazione fu immediatamente palpabile e tutte le ragazze della scuola iniziarono a fantasticare su abiti, acconciature ed inviti. Persino Hermione Grenger sembrava essere stata travolta dall'atmosfera festosa che si era sparsa per la sala grande durante quella sera.

L'unica che sembrava non essere stata toccata dalla notizia era Morgana Belmont. Dopo le affermazioni di Silente i suoi occhi non si erano mai spostati dal tavolo dei professori e la ragazza non sembrava aver sentito una sola parola di quanto pronunciato da Luna. La bionda non faceva che parlare di quel che avrebbe indossato per la cerimonia, ma non ottenne dall'amica nessun segno di vita e parve non farvi minimamente caso.

“Signornina Belmont, mi segua visto che ha terminato di cenare. Ho bisogno di discutere con lei del suo ultimo compito”, venne riscossa dal suo stato di torpore e vide come attraverso un velo l'uomo che le stava dinanzi, senza comprendere veramente le sue parole.

Si alzò seguendolo quasi fosse guidata da fili trasparenti e rabbrividì impercettibilmente scendendo le scale del castello in direzione dei sotterranei freddi e bui. Le parole del professore raggiunsero i suoi neuroni con un notevole ritardo e si ritrovò a realizzare che non aveva ancora consegnato il suo compito di pozioni, solo quando l'uomo le aprì la porta del suo ufficio, facendole segno di seguirla all'interno.

Indecisa su come comportarsi, Morgana rimase sulla porta sinché l'uomo non le indicò la poltrona vicino al caminetto. La stessa in cui soleva sedersi quando i rapporti con l'uomo erano più tranquilli.

“Morgana, cosa succede?”, Severus le stava porgendo una tazza di tè, col suo solito cipiglio austero ed il viso tranquillo di chi ha troppo da nascondere alla vita per mostrarsi anche solo per un secondo.

La ragazza rimase ad osservare il professore per diversi minuti, senza proferire parola e ringraziandolo di non essere insistente nelle sue richieste di motivazioni. Guardandolo si rese conto di quanto, in realtà, fosse giovane l'uomo seduto dinanzi a lei. Talvolta, quando hai di fronte un professore, non ti soffermi a chiederti quanti anni abbia in quel momento, senza renderti minimamente conto che non tutti sono anziani e vetusti come il professor Silente (che ormai probabilmente neanche ricordava egli stesso, il giorno della propria nascita).

“Quanti anni ha, professore?”, la domanda le sorse così spontanea che non ebbe neanche il tempo di pentirsi della propria asserzione o di vergognarsi della propria sfacciataggine.

L'uomo rimase qualche secondo ad osservarla e la ragazza si stava mentalmente preparando ad una sfuriata coi fiocchi, ma dovette decidere che non era una richiesta così tanto inopportuna, perché le rispose con voce atona e senza, apparentemente, alcun rimprovero, “Ne compirò 35 a breve. Perché me lo chiedi?”.

“Ho realizzato che lei è molto giovane. Forse dimostra qualche anno in più rispetto a quelli che ha veramente, ma credo sia comprensibile. Lei deve aver sofferto molto”, aveva bisogno di parlare con lui. Se ne rendeva conto sempre di più ad ogni parola pronunciata. Aveva bisogno di rinsaldare quel rapporto che il primo anno le era stato così d'aiuto, perché Severus Piton poteva essere odiato dalla maggior parte degli studenti, ma per lei era stato un'ancora di salvezza, o forse un porto sicuro cui approdare nei momenti di necessità. E lei, ora, aveva bisogno di lui.

Parlava, Morgana, con gli occhi rivolti a terra, senza accorgersi dell'espressione dell'uomo, che alle sue parole era mutata. Un'ombra scura aveva percorso quel viso affaticato dagli anni che non aveva ancora vissuto.

“Quanti anni pensava che avessi?”, non vi era nessun emozione in quella domanda posta alla giovane donna dinanzi a lui.

“Non saprei. Non mi ero mai posta il problema. Per questo le ho posto la domanda. Ero curiosa di capire quanti anni lei avesse... trentaquattro non sono poi molti. È questa l'età che avrebbero i miei genitori oggi, giusto?”, all'ultima parola alzò il viso, incontrando gli occhi d'ebano di lui, che non avevano mai smesso di osservarla.

“Sì. I tuoi genitori avrebbero la mia stessa età, se fossero vivi”, questa volta non poté non notare una punta di dolore in quelle parole sussurrate. Sembrava quasi che l'uomo dinanzi a lei si vergognasse di dover pronunciare tale frase.

“Quanti anni aveva quando decise di seguire Voldemort?”, non aveva preventivato neanche quella di domanda e, di sicuro, il professore non aveva immaginato che lei gliela ponesse. Eppure le era sembrato così giusto chiederlo. Infondo lei sapeva che lui era un mangiamorte. Lui sapeva che lei era a conoscenza di quel segreto. Quindi perché continuare a fingere ed evitare l'argomento.

Era stato quello il motivo principale del loro allontanamento e Morgana non riusciva a non pensare che se avessero discusso dell'argomento avrebbero potuto evitare ulteriori incomprensioni.

“Ero poco più grande di te oggi quando iniziai a farmi attrarre dalle idee di quell'uomo”, le parole di Severus le parvero misurate, quasi stesse cercando di pronunciarle correttamente.

“Era solo un ragazzo”, non ero una domanda, ma non sapeva neanche lei se fosse un tentativo di giustificare le azioni dell'uomo o meno.

“Non è una scusa per quel che ho fatto”, per la prima volta da quando erano entrati in quella stanza, l'uomo fu costretto ad allontanare lo sguardo dalla bambina che aveva dinanzi, quasi ne temesse il giudizio.

“Deve aver fatto cose terribili per ordine del Signore Oscuro”, lo disse candidamente, quasi stesse leggendo un manuale di pozioni e non accusando un uomo di crimini efferati.

“Ho compiuto azioni di cui mi pentirò per il resto della mia vita”, tornò a guardarla negli occhi, “ma in quel momento mi sembrava giusto ed in alcuni casi ho provato piacere della sofferenza altrui”, quello che vide nelle iridi verde cupo di lei lo lasciò perplesso e sconvolto. Non vi era dolore, disgusto o dispiacere, ma comprensione e, forse, ammirazione. Non poteva esser vero, eppure gli parve di leggere apprezzamento in quella bambina troppo giovane per comprendere appieno le sue parole.

“E adesso?”, quella domanda se l'era posta anche lui molte volte e, probabilmente, non era pronto a dare una risposta. Cosa provava ora non lo sapeva. Sicuramente il motivo per cui si era allontanato da quella vita non era cambiato. Molte altre cose lo erano. Lui era cambiato. Non era più il sedicenne che smaniava per entrare nell'esercito dell'oscuro. Non era più il bambino solo ed abbandonato dai propri genitori. Non era più il giovane uomo distrutto dal dolore che era quando, ormai molti anni prima, aveva perso l'unica donna che aveva amato.

“Adesso sono un insegnante di Hogwarts”, per un momento ebbe un attimo d'esitazione prima di pronunciare quelle poche parole. Infondo era la verità. Lui adesso era un insegnante ed aveva la responsabilità di molti ragazzi.

“E non è più un mangiamorte?”, non vi era più odio in quella parola, pronunciata da Morgana. La prima volta che l'aveva rivolta a lui, era intrisa di rabbia e di dolore. Ora non era più così. Severus Piton si ritrovò a chiedersi cosa fosse cambiato e perché, solo un anno dopo, la bambina aveva smesso di pensare che l'essere mangiamorte fosse la peggiore delle condizioni umane.

 

17 dicembre 1994

 

Erano passati due giorni da quella conversazione, ma ancora Morgana si chiedeva quali fossero i crimini che Severus Piton era stato costretto a compiere e di cui, ancora dopo diversi anni, sentiva di dover chiedere perdono.

Era persa in questi pensieri, mentre camminava lungo la riva del Lago Nero, in una gelida mattina di dicembre. La neve era caduta fitta durante la notte e la superficie cristallina delle acque era completamente ghiacciata, eppure la ragazza non trovava spiacevole la temperatura inclemente.

“Congelerai se continui a passeggiare lungo la riva. Non è la giornata adatta per stare all'aria aperta”, non lo aveva sentito arrivare, probabilmente i suoi passi erano stati attutiti dal manto candido che ne aveva assorbito la pesantezza.

Morgana si volse a guardarlo. Era dalla prima prova che non aveva modo di restare da sola con lui e, ad esser sincera, non desiderava affatto ritrovarsi in quella situazione. Non sapeva mai cosa dirgli ed aveva sempre l'impressione che lui la stesse studiando, quasi analizzando ogni sua minima mossa.

“Anche tu stai passeggiando nel parco...”.

“In realtà ti ho visto da una delle finestre del Castello e sono venuta a cercarti”, si soffermò ad osservarne la reazione, solo per qualche secondo, prima di decidere di proseguire, “non ho avuto modo di parlare molto con te in questi giorni, però volevo chiederti una cosa...”.

“Allora chiedimela”, si rese conto che il tono della sua voce era stato più duro del necessario. Eppure non riusciva ad essere gentile con lui.

“Volevo chiederti se vuoi venire al ballo con me?”, rimase ad osservarlo, senza proferire parola per diversi secondi, osservando come la mancanza di una risposta stesse portando il ragazzo ad essere sempre più nervoso, quasi si sentisse studiato e controllato dagli occhi penetranti della ragazza.

“E perché dovrei voler venire al ballo con te, Diggory?”.

Lo vide arrossire violentemente e, prima ancora che potesse trovare un modo per rispondere alla domanda, s'incamminò verso la scuola, lasciandolo da solo, sulla riva di quel lago ghiacciato.

Per il resto della giornata, non riuscì a non pensare a quell'incontro. Da quando il preside aveva annunciato che vi sarebbe stato quel ballo, tutta la scolaresca sembrava impazzita. Le ragazze non facevano che parlare di cosa indossare, con chi andare, come acconciarsi i capelli. Trovava tutti quei discorsi assolutamente sciocchi ed inutili.

Non aveva alcuna intenzione di andare al ballo del Ceppo, vestirsi elegante, acconciarsi i capelli e costringersi a fingere di divertirsi per qualche ora con un ragazzo di cui non le importava nulla.

Immersa in questi pensieri, stava camminando per i corridoi del castello, senza un vera meta, nel tentativo di trascorrere il tempo che, in quel pomeriggio d'inverno, la separava dalla cena.

“Adoro i tuoi capelli ed i tuoi occhi così chiari...”, venne distratta dai propri pensieri da una voce fievole di ragazza, che proveniva da dietro l'angolo che stava per superare.

Rimase immobile, in ascolto, interessata al prosieguo di quella strana conversazione, senza sapere d'avvero quale motivo la stesse spingendo ad interessarsi a tale dialogo.

“Credi che mi interessino le tue stupide moine?”, il suo cuore perse un battito nel momento in cui riconobbe la voce del ragazzo che aveva risposto alla serpeverde. Aveva già riconosciuto Pansy Perkinson dalle parole dette poco prima, ma non ebbe alcun dubbio quando ascoltò il prosieguo del dialogo.

“Verrai al ballo del Ceppo con me?”, la ragazza non sembrò minimamente turbata dalle parole che aveva appena pronunciato il compagno, nonostante fossero state espresse con evidente disprezzo.

“Ti ho già detto che verrò al ballo con te. Perché continui a chiedermelo? Vuoi davvero che cambi idea?”.

“Volevo solo esserne sicura. Tutto qui”.

Morgana ci mise qualche minuto a rendersi conto che stava camminando lungo il corridoio nella medesima direzione dalla quale era venuta. Aveva ascoltato quella conversazione, e, senza sapere il perché il suo stomaco si era contorto in una morsa atroce al solo pensiero di ciò che aveva udito, sino a spingere il suo corpo ad allontanarsi dai due ragazzi. Non voleva sentire altro di ciò che avevano da dirsi ed, inoltre, temeva di essere scoperta ad origliare, ben consapevole di aver udito qualcosa di privato.

 

20 dicembre 1994

 

L'eccitazione febbrile dovuta al ballo del Ceppo aveva ormai raggiunto livelli di incontenibile follia. Le sue compagne di stanza ormai passavano tutte le sere ad escogitare un modo per potervi partecipare. Essendo loro solo al terzo anno, infatti, avrebbero potuto prendere parte alla cerimonia solo se accompagnate da uno studente più grande.

“Non sembri molto interessata al ballo...”, Luna aveva, come sempre, espresso la sua domanda in forma di affermazione e Morgana non poté far altro che fare un cenno d'assenso, troppo concentrata a leggere un libro sulle pozioni ricostituenti, per seguire appieno il discorso che si stava svolgendo all'interno della loro camera.

“Potresti chiedere ad Harry Potter di accompagnarti”, era stata Emma ad intervenire, un corvonero dai corti capelli di un dolce castano “voi sembrate così affiatati”.

“Perché dovrei?”.

“Beh... dicono che lui non abbia ancora una compagna e comunque è uno dei campioni, e dovrà aprire le danze... e poi così tu faresti un gran figurone”.

Tralasciò volutamente di rispondere alla domanda, cercando di riprendere la lettura dal punto in cui si era fermata quando l'altra l'aveva distratta, se non ché le parole della compagna le avevano fatto realizzare che Harry non aveva una compagna. Eppure, il giorno dopo l'annuncio, le aveva detto che sapeva già chi invitare. Le tornò subito in mente la loro conversazione.

 

Hai sentito del ballo del Ceppo?”, erano seduti in riva al lago nero, nonostante la gelida giornata invernale, con un fuoco che aveva fatto apparire lei a scaldare entrambi, mentre lui faceva i compiti di trasfigurazione e lei leggeva lo stesso libro che aveva tra le mani in quel momento.
“Certo che ho sentito, Harry! Silente lo ha annunciato di fronte a tutta la scolaresca”, sospirò rassegnata all'idea che non avrebbe finito il capitolo. “Non vorrai chiedermi di venire con te?”.

No, non era mia intenzione...”, stranamente a quelle parole era arrossito, “so già chi invitare al ballo”.

Lei aveva sorriso, senza indagare oltre, convinta che lui non intendesse dirle altro.

 

Si alzò di scatto, e tutte le sue compagne si voltarono al suono del libro che veniva chiuso con un tonfo. Era ora di indagare a quanto pare.

“Non vorrai davvero chiedere ad Harry Potter di venire al ballo con te?”, ovviamente Luna sapeva che non vi era alcun interesse sentimentale fra loro, essendo lui suo fratello.

“Magari lo farò”, lasciò le ragazze a chiedersi se stesse scherzando o meno e corse fuori dalla loro sala comune alla ricerca del griffondoro.

Dopo solo una decina di minuti lo trovò a girovagare con aria assente per il corridoio del quarto piano, e gli corse incontro fiondandosi fra le sue braccia. Non erano molte le volte in cui era stata dolce ed affettuosa con lui, ma ormai aveva imparato ad accettare il fatto che lui era pur sempre la sua famiglia e che con lui poteva abbandonare la propria freddezza ed aprirsi senza remore.

“E' tutto a posto, Morgana? Stai bene?”, il suo gesto doveva averlo spiazzato e preoccupato.

“Io sto bene, Harry... e tu?”, gli occhi del ragazzo vagarono su tutto il corridoio, prima di posarsi nuovamente su di lei.

“Certo, sto bene anche io”, persino agli occhi di qualcuno che non lo conosceva affatto il suo sorriso sarebbe apparso forzato.

Lo prese per mano e s'incamminò lungo il corridoio con lui, prima di voltarsi ad osservarlo nuovamente. Non ci aveva pensato, ma se davvero Harry aveva avuto intenzione di chiedere ad una ragazza di andare con lui al ballo, come le aveva confessato giorni prima, ed ancora non aveva un'accompagnatrice, poteva voler dire soltanto che chiunque ella fosse, aveva rifiutato.

“Non ti conosco come Ron ed Hermione, ma sono pur sempre tua sorella, abbi almeno un po' di rispetto per me e non prendermi in giro. Tu non stai bene. Come mai non hai un'accompagnatrice per il ballo del Ceppo?”.

Come aveva sospettato, lo sguardo del ragazzo si scurì improvvisamente e le sue guance s'imporporarono.

“Non mi sembra proprio il caso di fare la gelosa...”, cercava forse di sviare il discorso?

“Non sono affatto gelosa. Voglio solo sapere chi è la donna a cui devo spezzare le ossa”.

Il ragazzo la osservò a lungo, continuando a camminare con lei, incerto se ridere o prenderla sul serio.

“Non è una serpeverde, vero? I tuo amichetti non ti perdonerebbero mai se ti mischiassi coi purosangue”, il suo sorrisetto divertito parve tranquillizzarlo e convincerlo che, infondo, stava solo scherzando.

“Ron è un purosangue”, a quelle parole Morgana non poté evitare un espressione disgustata, che lui, opportunamente, parve ignorare, “comunque no, non si tratta di una serpeverde. Avevo chiesto a Cho di venire con me, ma pare che abbia già un accompagnatore”.

“Cho Chang?”.

“Ne conosci altre?”.

“Ehi... non serve fare l'ironico. Se sei arrabbiato con Cho prenditela con lei”.

“Non sono arrabbiato. È un suo diritto scegliere un altro ragazzo. Sono solo deluso... poi... sai... lei mi ha detto che se non avesse già detto di sì a quell'altro, sarebbe venuta volentieri con me. Insomma... è tutta colpa mia. Se solo mi fossi svegliato prima!”.

“E chi sarebbe lo sfortunato?”, non le era molto simpatica la Chang e non avrebbe di certo finto il contrario con suo fratello. In ogni caso lui parve sorvolare sul suo commento acido.

“Ci va con Cedric... Cedric Diggory”.

Non si era accorta che chiacchierando erano arrivati in Sala Grande. Appena varcate le porte si separarono velocemente e lei cercò di rincuorare il fratello con un sorriso caloroso (o almeno sperava che lo fosse).

Quindi Diggory si era subito fiondato da Cho Chang, per farsi consolare da lei del rifiuto all'invito. Ovviamente non aveva perso tempo. Si era buttato senza indugio fra le braccia di un'altra ragazza, eppure le aveva praticamente confessato i propri sentimenti, evidentemente solo con l'intento di convincerla ad uscire con lui.

E lei che si era quasi sentita in colpa per il modo in cui lo aveva trattato. Che stupida che era stata.


 

***

 

Non vi farò perdere tempo con inutili scuse. Sappiate solo che cercherò di essere più presente da ora in poi, ma non prometto nulla, sarebbe inutile.
Grazie comunque a coloro che leggeranno e commenteranno.

   
 
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