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Autore: Morgana89Black    08/06/2018    1 recensioni
E se Lily Potter avesse avuto un secondo figlio, poi dato in adozione?
Dal capitolo 2:
"Ti lascio queste poche parole, nella speranza che quando le leggerai non mi odierai per essere stata codarda e non aver avuto la forza di tenerti con me. Purtroppo temo che non vivrò comunque abbastanza per vederti raggiungere i tuoi undici anni, il perché forse un giorno lo scoprirai da sola, per ora ti basti sapere che io e tuo padre siamo una strega ed un mago".
Dal capitolo 22:
“Draco... Draco... svegliati”. Le ci vollero diversi minuti per convincere il ragazzo ad aprire gli occhi ed inizialmente lui parve non notarla neanche mentre sbatteva ripetutamente le palpebre nella vana speranza di comprendere cosa fosse successo.
“Nana...”, la ragazza sorrise della sua voce impastata dal sonno. Era quasi dolce in quel momento e sicuramente molto diverso dal solito Malfoy, “è successo qualcos'altro?”. Parve svegliarsi di colpo, al sentore che doveva essere accaduto qualcosa di grave se lei lo svegliava nel pieno della notte.
Dal capitolo 25:
Prima che attraversasse l'uscio per scomparire alla sua vista, udì poche parole, ma sufficienti a gelargli il sangue nelle vene, “lei è un mangiamorte”.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Il ballo del Ceppo.

 

25 dicembre 1994

 

Quella mattina di Natale, Morgana si era alzata senza il minimo entusiasmo per quella celebrazione o per i regali che da lì a pochi minuti avrebbe scartato. Nella mente l'unico pensiero che lampeggiava insistente era che quella sera ci sarebbe stato il Ballo del Ceppo.

“Sei sveglia?”, una delle sue compagne la stava osservando con insistenza. “Ci vuoi dire finalmente con chi andrai al ballo questa sera?”.

La ragazzina storse il naso a quella domanda. Era ormai da diversi giorni che le sue amiche continuavano a chiederle chi l'avrebbe accompagnata e lei si ostinava a tacere su quel dettaglio. La verità è che avrebbe voluto dimenticare anche lei com'erano andate le cose.

 

Faceva freddo sulle rive del lago quando si era avvicinata al ragazzo. Era da solo, come lo aveva intravisto diverse volte negli ultimi giorni, sempre sotto quell'albero a fissare il centro della distesa azzurra.

Verrai al ballo con me”, era sembrato più un ordine che una richiesta persino alle sue orecchie. Lui non l'aveva sentita arrivare e l'aveva guardata a lungo prima di sorridere ed annuire brevemente.

Morgana non aveva atteso altro, si era voltata ed era andata via, com'era arrivata.

 

Sentiva che si sarebbe pentita della sua scelta, ma non della decisione per la quale l'aveva presa.

Lo studio di quella giornata insieme a Luna ed alle altre, sembrò particolarmente noioso ed interminabile alla ragazzina, che aveva per la testa solo la serata che l'attendeva e stava già escogitando un modo per riuscire a renderla meno lunga possibile.

Certo, quando l'orologio scoccò le cinque del pomeriggio e lei e le sue amiche tornarono nel loro dormitorio, l'ansia per l'inizio del Ballo le stava facendo attorcigliare lo stomaco. Meditò per qualche minuto di non presentarsi affatto, ma sarebbe stato sin troppo meschino da parte sua e non si riteneva una persona inaffidabile.

Luna, che purtroppo non avrebbe partecipato alla serata, l'aiuto ad acconciarsi i capelli in un elegante chignon, che le evidenziava le spalle, lasciate scoperte dall'abito di sera indaco che aveva scelto, lungo sino alle caviglie e leggermente svasato. Il color pastello del vestito contrastava deliziosamente con i suoi capelli neri.

Non indossava alcun gioiello, salvo il braccialetto che le aveva donato Draco anni prima e che, nonostante i rapporti con il ragazzo non fossero dei migliori, aveva tenuto al polso. Per qualche secondo meditò di toglierlo, ma non aveva la forza di farlo, sarebbe stato come ammettere che la sua amicizia con lui era finita. Erano mesi ormai che non si parlavano, ma finché quel filo d'argento le brillava al braccio, sentiva di non averlo perso del tutto.

“Sei bellissima...”, la sua migliore amica le sorrise con la sua solita aria serena, e la spinse a risponderle con la stessa espressione. Allo specchio vide riflesso il volto di una giovane donna nel pieno della sua adolescenza, e, seppur solo per un attimo, si compiacque di se stessa. Non che il suo corpo fosse cambiato molto, ma per lo meno adesso le sue curve, appena accennate, cominciavano a farsi più evidenti. Si disse che, comunque, rimaneva troppo magra per essere attraente.

Mentre scendeva le scale che l'avrebbero portata alla sala grande, si sentì osservata, ma non ebbe modo di alzare il viso per capire chi era a guardarla con tanta insistenza, troppo occupata a reggersi sui tacchi che indossava e a non cadere dalla scalinata. Non dovette attendere il suo cavaliere, Cedric era già ai piedi della scala ad attenderla.

“Sei bellissima”, il suo sorriso sincero le fece dimenticare che di fronte a lei vi era un ragazzo che non aveva nulla che l'attraesse. Mentre congiungeva la sua mano con quella di lui e si accingeva ad entrare nella sala grande, dove tutti gli studenti li aspettavano, Morgana decise che per quella sera sarebbe stata solo una ragazza di tredici anni e che si sarebbe divertita come non aveva mai fatto prima di allora.

Con quello spirito sorrise al moro, che, d'un tratto, parve gioire ancor di più, come se le labbra incurvate fossero l'unica cosa importante esistente al mondo.

Si sedette al tavolo dei campioni, per la cena, insieme agli altri, e, si ritrovò fra Cedric ed Harry, che, sembrò studiarla attentamente per qualche secondo, prima di sorriderle e decidere che l'argomento ragazzo poteva attendere, forse non il giorno dopo, ma per lo meno il termine del banchetto.

Passò l'ora successiva a sbocconcellare qualche pezzettino di costoletta d'agnello, sempre con la strana sensazione di essere costantemente sotto le attenzioni di qualcuno che, purtroppo non riusciva ad individuare. A fatica rispondeva alla conversazione del ragazzo seduto al suo fianco, che, comunque, era troppo intento a raccontare qualche prodezza a quidditch per rendersi conto che lei non lo stava realmente ascoltando.

Qualche sprazzo della conversazione la convinse che il tassorosso era più vanitoso e vanesio di quanto dimostrasse, o, forse, semplicemente era lei a metterlo in imbarazzo non partecipando attivamente all'intrattenimento.

Dopo il dolce il Preside fece alzare tutti e spostare i tavoli. Quando la pista da ballo comparve al centro della sala, Morgana si rese conto di aver, convenientemente, dimenticato quella parte del ballo. Avrebbe dovuto aprire le danze e lei non era assolutamente capace di farlo. Si sarebbe tranquillamente definita un pericolo ambulante, incapace di mettere due passi l'uno davanti all'altro, senza rischiare di cadere rovinosamente sul pavimento.

Si chiese se il nervosismo le avrebbe impedito di muoversi, proprio nel momento in cui il suo accompagnatore le prendeva una mano per cingersela lungo il fianco.

Si accorse di arrossire, mentre parlava, “Cedric! Io non so ballare”.

Lui le sorrise brevemente, ignorando il panico ormai dilagante nei suoi occhi, “tranquilla. Segui me. Ti guido io. L'importante è che non lasci mai le mie mani”.

Le prime note musicali, le strinsero lo stomaco in una morsa. Quei cinque minuti furono i più lunghi della sua vita. Certo seguire Cedric non si rivelò poi tanto difficile, anche se sospettò che il ragazzo ne approfittasse per stringerla a sé, ma stare al centro dell'attenzione non le era mai piaciuto e, sicuramente, le piaceva ancor meno quando faceva qualcosa in cui non era brava.

Al termine della canzone, il ragazzo le strinse le mani, impedendole di allontanarsi come avrebbe voluto, magari uscendo da quella sala ed andando ad affogarsi nel lavandino del bagno.

“Non scappare...”, le sorrise guardandola dritta negli occhi, “è la mia canzone preferita e mi piacerebbe ballarla con te”.

“Io non so ballare, Cedric!”, le sembrò di dover spiegare l'ovvio ad uno stolto, ma il ragazzo parve non notare la sua frustrazione.

“Fino ad ora te la sei cavata piuttosto bene...”.

“Sei stato tu a trascinarmi sulla pista”.

“Continuerò a farlo...”, non le diede il tempo di ribattere che ricominciò a muoversi, portandosi dietro le sue mani, ed al resto del suo corpo non restò che seguirlo.

“Ti ho già detto che sei molto bella?”, aveva promesso di divertirsi, ma mentre guardava il sorriso smielato di Cedri si chiese per quale motivo si era ritrovata in quella situazione e, soprattutto, come ne sarebbe uscita. Non aveva pensato che, ovviamente, il suo cavaliere si aspettava di passare tutta la serata con lei.

L'unica nota positiva era che, essendo lei del terzo anno, il suo coprifuoco sarebbe scattato prima di quello degli studenti più grandi.

Era così intenta a pensare ad una soluzione, da non rendersi neanche conto che la musica era cambiata e che lui la stava ancora trascinando con sé.

Solo dopo diverse canzoni, una decina di piedi pestati ed aver rischiato di cadere almeno due volte, la ragazza riuscì ad allontanarsi dal moro con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere. Prima che si allontanasse lui, ovviamente, le aveva fatto promettere di tornare da lui in fretta. Morgana decise che il concetto di “in fretta” era piuttosto relativo e che, pertanto, non aveva una scadenza.

Mentre si versava un bicchiere di succo di zucca si volse verso il tassorosso e lo trovò assorto in una conversazione con altri ragazzi della sua casa, probabilmente un gruppo di suoi amici. Meglio così, gli ci sarebbe voluto più tempo per accorgersi della sua assenza.

“Sembri assorta in pensieri piuttosto profondi...”.

“Dici? Non li definirei profondi. Piuttosto mi fanno male i piedi, sono stanca e non vorrei neanche essere qui”, il suo piccolo sfogo partì come un fiume in piena, senza che lei facesse il minimo sforzo per frenarlo.

“Allora come mai sei venuta?”, quella domanda sembrava sottintendere che il suo interlocutore, in realtà, conoscesse sin troppo bene la risposta. A quel punto Morgana non poté che voltarsi per incontrare quegli occhi tanto simili ai suoi.

Rimase immobile a guardare le iridi di suo fratello per diversi secondi, prima di trovare la forza di rispondere alla sua domanda.

“Credo che tu sappia perché sono qui...”, la sua voce uscì flebile quasi fece fatica persino lei stessa ad udirla.

Harry non disse nulla, continuando ad osservarla e facendola sentire ancora di più in imbarazzo.

“Harry, io... mi dispiace così tanto...”, a quel punto la ragazza non poté che abbassare gli occhi, in preda alla vergogna.

“Perché ti dispiace? Quello che hai fatto è stato molto dolce...”, era pronta alla sfuriata ed a sentire l'odio uscire dalle sue parole, invece lui le aveva appena detto che era stata dolce.

Si ritrovò ad osservarlo ancora, piuttosto titubante e senza la forza di alzare completamente il viso, “sono stata una stupida...”, il suo era più che un sussurro, “ho detto a Cedric di venire al ballo con me, perché sapevo che in questo modo lui avrebbe scaricato Cho Chang e lei sarebbe venuta a chiedere a te di farle da cavaliere. Non mi sono preoccupata molto dei sentimenti della mia compagna di casa, e non ho riflettuto a sufficienza sulle conseguenze”.

“Mi dispiace che tu ne stia pagando le conseguenze...”.

“Harry, non è di me che mi preoccupo. Non voglio creare problemi a te... o ad altri...”.

“Lui ti piace?”, più che una domanda sembrava quasi una minaccia, come se la sola idea di una sua risposta positiva fosse oltraggiosa.

“Posso essere sincera?”.

“Sei mia sorella, devi essere sincera...”.

“Io non lo sopporto... è così sdolcinato... così dolce, tenero, pieno di attenzioni nei miei confronti...”.

“Affascinante, carino...”.

“Questo lo dici tu!”.

“No. Lo dicono tutte le ragazze della scuola”.

“Sarà... ma a me proprio non piace!”, incontrò gli occhi dell'altro per un solo secondo, prima di spostare lo sguardo di nuovo, “e poi... non so proprio cosa ci trovi in me”.

“Cosa vorresti dire?”.

“Beh... proprio perché è così affascinante, non capisco come mai sia interessato da una ragazza come me”.

“Cos'avresti tu che non va?”, sembrava sinceramente sconvolto dalle sue parole, ma Morgana non ebbe il tempo di ribattere, che un braccio le avvolse le spalle.

“Potter! Non ti dispiace se mi riapproprio della mia dama. Aveva promesso di tornare da me, ma pare che si sia dimenticata la strada”. Il sorriso di Cedric era sin troppo entusiasta, ma Harry Potter non ebbe neanche tempo di reagire, che l'altro campione aveva già trascinato via la ragazza.

Troppo sorpresa per opporre resistenza, Morgana si accorse solo dopo diversi secondi che Cedric stava uscendo dalla sala grande.

“Dove andiamo?”.

“Ho bisogno di prendere aria. Ci sono troppe persone lì dentro. Ti va di andare a fare una passeggiata nel parco?”.

Camminarono l'uno di fianco all'altra, senza che le loro mani, ormai divise, si sfiorassero. Morgana sentiva crescere dentro di sé l'imbarazzo. L'ambiente che la circondava era piuttosto romantico e lei sentiva che la loro coppia stonava in quella specie di mondo fatato creato per l'occasione dai professori di Hogwarts.

Solo dopo essersi addentrati a lungo nel parco del castello, Cedric parve decidere di essere troppo stanco per continuare a camminare, e si sedette su una panchina facendo accomodare la compagna di fianco a sé.

Per lunghi istanti i due ragazzi rimasero in silenzio, persi ognuno nei propri pensieri. Morgana si rammentò di non aver guardato l'orario, forse era ora di tornare nel proprio dormitorio. Non ne era sicura, ma sembrava essere trascorso molto tempo.

“Tu mi piaci molto...”, le parole di Cedric la colpirono in pieno petto, quasi quanto un macigno, mentre era assorta ad osservare il volo sgraziato di una fatina, che sembrava aver perso tutta la propria magia.

“Mi conosci appena. Non sai molto di me. Come puoi dire che ti piaccio?”.

“So che mi piaci. Non è abbastanza?”, volse lo sguardo verso di lei e Morgana avrebbe voluto urlare che no, non era abbastanza. Non poteva semplicemente piacergli, perché non era bella, non era attraente. Lui non poteva semplicemente essere attratto da lei, e neppure la conosceva a sufficienza per poter sostenere di aver intravisto in lei qualcosa di buono. Sempre che fosse davvero esistente poi quel qualcosa di buono.

Infondo se neanche sua madre aveva visto in lei qualcosa di sufficientemente buono da volerla tenere con sé, come poteva lui, che non aveva alcun legame con la ragazza, sostenere che lei gli piacesse. Avrebbe davvero voluto urlare tutte queste cose, ma gli occhi di Cedric erano troppo vicini per permetterle di ragionare, la mano del ragazzo le sorreggeva la nuca con troppa forza per poter avere la lucidità sufficiente ad evitare che le sue labbra si scontrassero con quelle di Morgana.

Il bacio di Cedric era diverso dal suo primo bacio. Era più rude e sapeva di menta e, forse, di alcol. In un lampo di comprensione la ragazza comprese che lui aveva bevuto, forse troppo per essere pienamente consapevole delle proprie azioni.

Lo spostò con forza, premendo le mani sul suo petto e, per un secondo, le iridi marroni di Cedric vennero sostituite da due occhi di ghiaccio. Durò solo un secondo, prima che il ragazzo che si trovava qualche metro dietro il tassorosso, voltasse le spalle alla scena che aveva di fronte, allontanandosi in fretta da quella panchina.

Morgana si rese conto di essersi alzata di scatto, pronta ad inseguire il serpeverde, apparentemente senza motivo. Per un secondo i suoi occhi incontrarono quelli del moro e sentì di doversi almeno scusare.

“Mi dispiace... io... devo andare...”, biascicò poche parole, incespicando nella sua stessa lingua. Non si voltò indietro mentre il suo cavaliere, forse non proprio senza macchia, la richiamava.

Si rese conto di star correndo solo perché l'aria gelida della sera dicembrina le sferzava il viso. Si ritrovò a contare senza motivo le scale che l'avrebbero condotta all'entrata del castello prima, e quelle che portavano nei sotterranei dopo. Il silenzio ovattato di quella parte del castello la colse alla sprovvista. Solo il rumore dei passi del biondo echeggiava nel corridoio deserto.

“Draco... Draco... aspetta!”, il suo tono perentorio la sorprese, non pensava di avere la forza di imporsi, ma la sorprese ancora di più il fermarsi del ragazzo, non credeva che lui l'avrebbe ascoltata.

“Tu l'hai baciato”. Non era una domanda, non vi era sorpresa in quelle parole. Non si voltò neanche a guardarla.

“Non ho avuto modo di fermarlo, mi ha colta di sorpresa”, le sue parole erano appena udibili tanto si sentiva debole. Non sapeva neanche perché si stesse effettivamente giustificando. Infondo non aveva motivo per farlo. Lui non le parlava da mesi.

“Non Cedric”, le spire di un serpente parvero avvolgersi intorno al suo stomaco all'udire di quelle parole. Morgana chiuse gli occhi, in attesa del seguito e scoprendo di non voler sentire altro. “Theo. Tu hai baciato Theo. Alla coppa del mondo. Quest'estate”, avrebbe potuto fermarsi alla prima parola. Non serviva che aggiungesse altro.

Il gelo della sua voce sembrò irrompere nell'anima di Morgana ed, in qualche modo, spezzarle il cuore. Non disse altro. Proseguì per la sua strada, verso la propria sala comune.

Morgana, invece, rimase immobile nella stessa posizione per quelle che le parvero ore, con gli occhi chiusi e acqua gelata che le fluiva nel corpo al posto del sangue.

Una consapevolezza: lui li aveva visti.

Una voce che le inondava la mente: “Questa sera non è accaduto proprio nulla”.

Ma non era la verità...


 

***

 

Pubblico subito, senza neanche rileggere, perché voglio un vostro riscontro. Ho sofferto questo capitolo, lo ammetto. Ed è sicuramente uno dei miei preferito.
C'è un piccolo colpo di scena, che aiuta a comprendere come mai Draco sia così crudele con Morgana. 
Dite che ha ragione?

   
 
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