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Autore: _Lightning_    14/06/2018    6 recensioni
La Mark 46 pendeva dai suoi sostegni come la pelle di un animale ucciso, disarticolata, inerte e con l'elmo sfigurato ciondoloni sul petto in una tacita ammissione di sconfitta. Al centro della placca frontale, attraverso il reattore, spiccava la netta e slabbrata frattura orizzontale che non riusciva a fissare per più di qualche secondo senza che il dolore allo sterno si acuisse improvvisamente. Si portò davanti all'armatura, con lo sguardo proprio a livello del reattore in frantumi, costringendosi a fissare quella ferita sul suo secondo corpo di ferro.
Prese atto ancora una volta con un senso di smarrimento di quanto fosse profonda.

[post-Civil War // Introspettivo // Angst // PoV Tony // Missing Moments]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Schegge'
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Hands are red with your blame
Megaphone screaming my name
Whimpers someone I should've loved
Souls weeping above

[Micro Cuts - Muse]


Un giorno dopo, NY, Avengers Tower

Non avrebbe saputo dire da quanto tempo stesse fissando l'armatura.

Più di mezz'ora ma meno di un'ora, stimò infine, agitandosi sullo sgabello senza per questo alzarsi in piedi. Aveva perso il conto di quante volte avesse cercato di avvicinarsi per poi rimanere inchiodato al suo posto. Nel frattempo era riuscito a memorizzare ogni singolo graffio, ammaccatura e incisione che solcava la corazza intaccandone la cromatura rosso-oro, rivelando l'anonimo metallo sottostante.

La Mark 46 pendeva dai suoi sostegni come la pelle di un animale ucciso, disarticolata, inerte, con l'elmo sfigurato ciondoloni sul petto in una tacita ammissione di sconfitta. Si tastò lo zigomo tumefatto, riconoscendo sul metallo il colpo che gliel'aveva spaccato. Al centro della placca frontale, attraverso il reattore, spiccava la netta e slabbrata frattura orizzontale che non riusciva a fissare per più di qualche secondo senza che il dolore allo sterno si acuisse improvvisamente.

Scivolò in avanti sullo sgabello, toccò terra e si issò in piedi avvertendo la protesta di ogni singola contusione, frattura e taglio. La ignorò, come aveva ignorato il braccio lussato quando era partito per la Siberia e come continuava a ignorarlo adesso. Si portò davanti all'armatura, con lo sguardo proprio a livello del reattore in frantumi, costringendosi a fissare quella ferita sul suo secondo corpo di ferro. Prese atto ancora una volta con un senso di smarrimento di quanto fosse profonda.

Aveva mirato alla testa. Per un istante l'aveva fatto.

Quella consapevolezza gli tolse di nuovo il terreno sotto ai piedi, come se fosse improvvisamente inciampato nelle sue stesse convinzioni. Una spanna più su. Era tutto ciò che sarebbe servito per ucciderlo. Non avrebbe neanche avuto bisogno di usare quella forza devastante per fracassargli il cranio: non era di ferro, lui.

Era solo un meccanico che avrebbe fatto meglio a svolgere il proprio lavoro, prima di rimanere annientato dai suoi stessi pensieri. Si tirò su le maniche della felpa, trovando finalmente il coraggio di toccare l'armatura per iniziare a ripararla. Venire in contatto col metallo fece meno male di quanto avesse creduto, anche se gli sembrò impossibilmente gelido al tocco. Ma era sopportabile, molto più sopportabile di tutto il resto.

Il suo sguardo corse allo scudo abbandonato sul banco di lavoro e una stoccata lo colpì nei polmoni. Come quello stesso scudo l'aveva colpito in pieno petto appena il giorno prima. Tornò a concentrarsi di scatto sull'armatura.

Tutto il resto avrebbe aspettato.

Incrociò le fessure vuote e spente dell'elmo, la sua maschera rotta. Sembrava fissarlo in un rimprovero severo ma benevolo, quasi a ricordargli che era proprio grazie a lui che era diventato di ferro, in una grotta lontana nello spazio e nel tempo. Si era reso conto troppo tardi che non ne aveva davvero bisogno, per esserlo. Sfiorò lo sfregio che attraversava il metallo deformato dall'orbita fino alla mandibola, sentendone i bordi frastagliati contro i polpastrelli. Non aveva mai pensato di potersi spezzare davvero.

Posò le mani ai lati della maschera, staccò il casco dal suo supporto con una delicatezza quasi eccessiva e lo depose con un sospiro accanto allo scudo, a sua volta deturpato da tre graffi paralleli. Si trovò a seguirli con la punta delle dita in un gesto assente, passando poi ad accarezzare il vibranio lucido e cangiante.

Si rese conto solo allora che
tutto il resto non poteva aspettare e non avrebbe mai potuto farlo.

Strinse i bordi dello scudo con entrambe le mani fino a farsi male, cercando di scacciare il flusso torrenziale di emozioni che era eruttato senza preavviso.

Lo scudo di Rogers. Lo scudo di suo padre. La duplice natura di quell'oggetto gli stava spaccando in due il cuore, come se fosse di nuovo infisso nella sua armatura. Odio e rimpianto cozzarono dentro di lui, annebbiandogli la vista e facendogli desiderare di poter smettere di provare qualsiasi cosa.

Era l'arma del suo amico, o nemico, o entrambi? Qualcuno di cui in ogni caso si era fidato quasi ciecamente... era sempre così bravo a fidarsi di chi lo avrebbe tradito. Il pulsare violento dei suoi pensieri parve accecarlo per un istante e aumentò la presa sul metallo.

Provava un tenue sollievo unicamente per il fatto che quello scudo fosse lì tra le sue mani e non appuntato sulla schiena inutilmente diritta e fiera di Rogers. Quella era una delle creazioni di cui suo padre era andato più fiero. Un padre che probabilmente aveva provato più stima per l'uomo che l'aveva imbracciata e aveva quasi ucciso suo figlio che per suo figlio stesso.

La mia più grande creazione sei tu.

Lo scudo si schiantò a terra e trascinò con sé l'elmo distrutto in un clangore assordante, sovrastando il suo grido.



 


Note Dell'Autrice:

E rieccoci qui col nostro aggiornamento settimanale!
Lo sentite l'angst imperante? Sì? Bene, e spero vi piaccia (a Tony sicuro non piace, si chiede se lo lascerò mai in pace e la risposta è no). Come si nota, i capitoli si stanno allungando gradualmente; qui, sia per contenere la lunghezza, sia per scelta voluta, mi sono soffermata più sui gesti, le reazioni e i pensieri fugaci/sconnessi di Tony che su vere e proprie riflessioni di senso compiuto. Mi è sembrato che ciò mi consentisse di renderlo meglio, almeno in questo frangente così delicato, ma fatemi sapere se il risultato è stato effettivamente raggiunto :)

Ringrazio tanto _Atlas_ e shilyss per aver recensito gli scorsi capitoli (e per sopportare i miei vari scleri su altre storie e via MP <3) e anche chi è timido ma ha aggiunto la storia tra le seguite <3
Grazie a chiunque leggerà e/o vorrà lasciare un commentino (in omaggio, un pupazzetto anti-stress con le sembianze di Iron Man, oltre alla mia eterna (?) gratitudine).
Ci si becca alla prossima valanga d'angst (aggiornerò sempre tra mercoledì e giovedì, salvo imprevisti),

-Light-

P.S. Godetevi il ritorno di Tony-che-spacca-cose in stile Iron Man 1 <3
   
 
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