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Autore: P h o e    15/06/2018    4 recensioni
Cross-over | M e r i c c u p
Sono passati quattro anni da quando la storia dell'orso Mor'du aveva sconvolto l'intero Dumbrok e coinvolto la regina Elinor.
Merida è finalmente libera di intraprendere la strada che più desidera, senza l'impegno di matrimoni o fidanzamenti di alcun genere.
Ma la storia si ripete come un terribile incubo quando Elinor consegna alla figlia una proposta di matrimonio da parte di un ricco nobile che promette prosperità al Regno in cambio della mano della principessa.
Cosa succederebbe se Merida venisse guidata, invece, da un destino completamente differente?
E se quel destino la portasse proprio da un Drago nero come la notte?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Merida
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Under the clouds
Chapter XXV: Promises
[ Epilogo ]









Merida era consapevole di non essere mai stata la principessa diligente che sua madre avrebbe sempre voluto che fosse.
Disobbediva, infrangeva ogni regola le venisse propinata, si ribellava. Eppure era consapevole di essere sempre stata una delusione per sua madre, anni addietro l'aveva quasi persa per i suoi capricci, ora che era cresciuta, dopo un paio di anni si rendeva conto del proprio egoismo.
Una brava principessa segue un insegnamento signorile, erano le parole che sua madre ripeteva ogni singolo giorno. E lei stessa aveva sperimentato sulla propria pelle quanto fosse difficoltoso seguirlo regola per regola.
In quel momento rivedeva sua madre, rimembrava quell'infanzia malinconica che le era stata strappata con la crescita, Elinor che costituiva per lei una fonte di sicurezza, come una torre inarrivabile e indistruttibile agli attacchi esterni. 
Rivedeva suo padre, l'uomo che le era sempre stato accanto, che l'aveva sempre appoggiata con quelle che sua madre chiamava le sue "stranezze", che in realtà non erano altro che le passioni che coltivava ogni giorno. Era stato suo padre a regalarle il suo primo arco e lei ricordava ancora il calore che quel regalo le 
aveva infuso nel petto, Merida sapeva che se fosse morta, non avrebbe comunque mai dimenticato che re buono e che padre gentile era stato Fergus per lei.
E poi c'era lui. 
Merida avrebbe voluto trovare una definizione esaustiva per come si sentiva quando quegli occhi verdi che assumevano delle sfumature ambrate se si guardava da vicino, si posavano su di lei. Non si era mai interessata all'amore, ma credeva che quello che provava per Hiccup fosse molto vicino a quel sentimento che cresceva nel suo stomaco nel vederlo, nel sentirlo. Merida sapeva che le sue parole costituivano una fonte di forza per sé stessa, ormai si rendeva conto di non poter fare a meno di lui.
Non era mai stata una principessa responsabile, ma in quel momento, mentre precipitava per metri e metri dalla scogliera, comprendeva quanto stesse sacrificando per tutti coloro che amava e per Hiccup in particolare.
Il vento le scompigliava i capelli, ricordandole quando cavalcava i boschi e le brughiere di Dunbroch, libera e selvaggia. Volle pensare a quello mentre l'acqua si faceva sempre più vicina.
Ma poi, ad un tratto, sentì un verso famigliare poco sopra di lei e aprendo gli occhi si rese conto che Sdentato sfrecciava come una scheggia in picchiata verso la sua direzione, Hiccup sulla sua groppa si protendeva con la mano per afferrarla.  Erano sempre più vicini, Merida vide chiaramente le iridi di Hiccup specchiarsi nelle proprie e anch'essa protese la propria mano, continuando a precipitare. 
«Prendi la mia mano!» le urlò Hiccup, ormai sportosi dalla groppa. 
E Merida lo ascoltò, sfiorò le sue dita quasi sul punto di afferrarle e ad un tratto, tutto divenne sordo.
Aveva sfondato la superficie dell'acqua e tutto si era improvvisamente zittito. Non più un suono, o le urla concitate di Hiccup. 
Si poteva udire solo il rumore della corrente, così forte da sbalzarla avanti e indietro, tenendola sott'acqua. Merida lottava, teneva la mano alzata verso la superficie e si sporgeva, poi la forza del mare la trascinò di nuovo sotto. Non sapeva se Hiccup l'avesse vista, ma si affidò a lui, affidò la sua vita a lui e a lui soltanto, come aveva sempre fatto. 
L'aria iniziò a scarseggiare dopo circa trenta secondi, mentre lei lottava invano dentro a quel turbine d'acqua che aveva tutta l'aria di essere un uragano 
nel pieno della sua potenza. Non aveva più la forza di muoversi, così lentamente socchiuse gli occhi e l'ultima cosa che vide fu il volto di Hiccup, i suoi occhi verdi e quelle lentiggini che costellavano il suo viso.
Fu proprio lui a trovarla. L'afferrò saldamente per la vita prima che perdesse i sensi e la trascinò fuori dall'acqua grazie alla forza che possedeva Sdentato nelle ali, sicuramente più di quella con cui la principessa aveva lottato.
La issò sulla groppa del proprio drago e la tenne tra le braccia mentre ordinava a Sdentato di risalire. Di Norman non vi era alcuna traccia, era completamente sparito nel mare burrascoso, molto probabilmente senza lasciare alcuna traccia era annegato.
Hiccup aveva sempre considerato di arrivare ad un dialogo prima di uno scontro, ma aveva appurato anche che con certe persone era impossibile parlare, erano così ossessionate dal potere da uccidere per i propri interessi. Non si preoccupò di cercarlo e riportò Merida sulla scogliera. 
Durante la risalita la principessa aprì gli occhi e si appoggiò a lui, priva di forze, tossendo fuori un po' d'acqua.
«E' finita?» sussurrò lievemente.
Hiccup la guardò e sorrise in modo rassicurante, «Sì, è finita».
Ad accoglierli sulla terra ferma vi erano due popoli i quali, vedendoli risalire sani e salvi, scoppiarono in un boato di gioia. In meno di pochi secondi si ritrovarono tutti e tre circondati da urla e incoraggianti pacche sulle spalle gratificanti, rivolte maggiormente alla povera schiena di Hiccup che si portò una mano tra i capelli, sorridendo appena. Entrambi erano bagnati come due pulcini. 
Stoick si fece largo tra le persone, gli occhi pieni di orgoglio per il coraggio di entrambi, ma soprattutto per il figlio e per dimostrarglielo, posò una mano sulla sua spalla, mentre Hiccup sorrideva. 
«Ben fatto» disse sollevato.
Merida nel vederli si ricordò di un avvenimento che le provocò una fitta al petto lancinante e mentre tutti festeggiavano e si congratulavano con Hiccup, i suoi occhi corsero sul corpo inerme di Fergus.
Rimase ferma per qualche istante e poi si fece largo fra tutti quanti, Hiccup se ne accorse subito.
«Permesso» sussurrò, giungendo dinanzi al corpo del padre e fissandolo. 
Sapeva di dover ancora metabolizzare, erano successe troppe cose ed era ancora troppo sconvolta per comprendere appieno la gravità di quella perdita. In cuor suo sapeva che non sarebbe stato facile superarla, sapeva che non avrebbe mai regnato come aveva regnato Fergus e che in qualche modo avrebbe dovuto dirlo a sua madre. Come? Come poteva tornare a Dunbroch in quelle condizioni e con una notizia così angosciante?
Una mano si appoggiò improvvisamente sulla sua spalla, destandola da ogni preoccupazione. Non le serviva girarsi per capire che era Hiccup, anche bagnato aveva quel profumo di freschezza e muschio che lo contraddistingueva, profumava di libertà.
Si asciugò una lacrima velocemente con la manica e lasciandosi consolare si appoggiò piano a lui.
«Non sarò mai pronta per prendere il suo posto» disse amareggiata. 
Hiccup abbassò lo sguardo su di lei, era così forte, eppure in quel momento così fragile che provò tenerezza nel guardarla, non potè quindi trattenersi dallo stringerla maggiormente. 
«Non dovrai essere come tuo padre, infatti» replicò «dovrai essere solo te stessa e andrai benissimo»
Merida esitò, anche se era poco convinta, quelle parole avevano un loro significato e l'avevano incoraggiata abbastanza da tirarsi su moralmente.
Non aggiunse altro, rimase solo tra le braccia di Hiccup, mentre il corpo di Fergus veniva coperto e messo su una barca, avrebbe raggiunto il Valhalla come tutti quei valorosi cavalieri che avevano perso la vita in quella battaglia. 

I giorni che seguirono non furono facili. 
Dopo un meritato riposo, Merida si era offerta di aiutare insieme ai restanti dell'esercito di Dunbroch a rimettere in sesto Berk. Fu un lavoro duro ed estenuante, che nonostante la schiena dolorante, l'aiutava a tenere lontani i pensieri dalla perdita del padre.
Ogni cavaliere contribuiva ad un lavoro specifico, rimettere in sesto le capanne, i carri e perfino gli abbeveratoi per i draghi, che in tutto quello avevano avuto un ruolo fondamentale per la sconfitta di Norman. 
Tutta quella fatica, fu comunque ripagata. Tutti constatarono che nonostante i precedenti scontri nel corso degli anni da parte di entrambe le parti, scandinavi e scozzesi potevano lavorare insieme e mettere da parte precedenti disguidi e costruire insieme una nuova alleanza. 
I giorni trascorsero velocemente, né Hiccup né Merida vollero parlare del giorno in cui si sarebbero dovuti separare. Merida sapeva di non poter lasciare il proprio popolo dopo la morte del padre e il futuro capo di Berk nemmeno.
Decisero entrambi di godersi quei giorni, seppur faticosi, per trascorrere più tempo possibile insieme. Merida lavorava insieme ad alcune donne per contribuire con i lavori meno faticosi fisicamente e di tanto in tanto aiutava Hiccup, passandogli ciò che serviva, fu lui a ricostruire le strutture più complicate. 
«No, non è quella la vite che mi serve» la correggeva Hiccup, in tono divertito di tanto in tanto quando Merida sbagliava qualcosa.
Lei allora gonfiava le guance e arrossiva, ma poi gli concedeva un sorriso e lui pensava quanto gli sarebbe mancato quel sorriso nei giorni, nei mesi e negli anni a venire. 
L'ultimo giorno lavorativo arrivò senza troppo indugio, conclusero con un giorno di anticipo rispetto alla tabella di marcia. Berk era stata rimessa a nuovo. 


Era ormai sera inoltrata quando tutti si diressero verso la Sala Grande per i festeggiamenti. Quest'ultima fu preparata dalle donne il pomeriggio stesso, sotto consiglio di Scaracchio che aveva proposto di festeggiare prima che gli stranieri se ne fossero andati.
Stoick aveva dunque acconsentito ed entrando, tutti poterono constatare quanto fosse stata tirata a lucido. Erano state disposte grandi fiaccole lungo la navata principale che conduceva alla fine, lo stemma di Berk era stato posizionato in alto e alcuni pesanti tendaggi erano stati sostituiti con altri, grezzi, ma sicuramente più adatti ad una festa. Due grandi tavolate lunghe fino alla fine della sala erano imbandite dalle più prelibate squisitezze. Naturalmente non mancavano gli alcolici, Merida sapeva 
quanto fossero festaoioli i vichinghi. Infatti la musica era già partita ancor prima che potessero mettere piede in sala. 
Notò alcuni vichinghi sbattere i boccali allegramente sul tavolo, parlottando a voce così alta che quasi urlavano, probabilmente vantandosi di come avevano lavorato in quei giorni e a Merida venne da sorridere. 
Per l'occasione aveva indossato il suo solito abito scuro lungo fino ai piedi e aveva intrecciato i propri capelli in una complicata treccia che aveva imparato grazie al meticoloso aiuto di Hiccup, e alla sua pazienza, quegli intrecci non erano facili. 
Si guardò attorno per individuare Hiccup e intravide Stoick e Scaracchio impegnati in una conversazione animata con i suoi compari, era bello vedere i propri uomini conversare così allegramente con i vichinghi, non si respirava un'atmosfera così rilasatta da molto tempo. 
Poi, d'un tratto, lo vide: Era in disparte e indossava la sua maglietta verde intrecciata sullo scollo e un paio di pantaloni marrone scuro, rivestiti ai lati di cuoio. Nonostante nessuno dei due fosse propriamente agghindato per una cerimonia, quando i loro sguardi si incrociarono, fu come se nella sala ci fossero solo loro.
Fu Hiccup il primo a distogliere lo sguardo, poiché Testa di Tufo aveva attirato la sua attenzione, toccandogli la spalla. Lo vide tornare a parlare mentre si scompigliava i capelli dietro la nuca, quei filamenti castani così morbidi al tatto che Merida aveva sfiorato qualche volta la stavano invitando ad essere toccati nuovamente, ma si trattenne e rimase a distanza.
Era incredibile come potesse essere strano quel sentimento: Erano giorni che scherzavano e si scambiavano battute piene di complicità, ma in quel momento, un calore ben diverso attraversava il petto di Merida. Non si trattava solo di scherzare con lui o scambiarsi qualche battuta nell'intento di evitare discorsi più imbarazzanti, sapeva bene che se non gli avesse parlato ora, l'avrebbe fatto fra molto tempo. Forse mai più.
Hiccup dal canto suo esaminò bene la situazione, mentre Tufo gli parlava e scosse la testa quando lui stesso gli chiese se aveva capito la battuta appena raccontata.
Lo guardò e poi si alzò, liquidando l'amico. Ora o mai più.
Nello stesso istante in cui si voltò, trovò Merida, che aveva percorso quel piccolo tratto che li separava, così vicina a sé che ora i loro corpi non lasciavano passare nemmeno un filo d'aria. Entrambi sbarrarono gli occhi, provocando risatine di sottofondo da parte degli amici di Hiccup.
«Oh io— stavo—» cominciò Merida, un po' incerta, visibilmente rossa.
«Sì anch'io ti stavo, sì insomma...» continuò Hiccup, tossicchiando e guardando appena dietro di sé, «Forse è meglio spostarsi da qui».
E Merida non poté che essere più d'accordo.


«Cosa farai dopo, sì insomma, dopo tutto questo?» domandò la principessa, seduta con le gambe distese sul porticato della casa di Hiccup, lontano dalla folla.
Da lontano si potevano ancora scorgere le luci dalla Sala Grande, i festeggiamenti duravano da ore e Hiccup la rassicurò che sarebbero durati ad oltranza. 
Lui, intanto, restava disteso affianco a lei con un braccio dietro la nuca e gli occhi luminosi su cui si riflettevano le stelle di quel cielo limpido. 
Ci pensò su prima di rispondere, in realtà Merida voleva andare a parare in un punto preciso.
«Cercherò di distrarmi» rispose, alla principessa piacque quella risposta, tant'è che sorrise tra sé e sé.
«Ti vedo» sorrise anch'esso a sua volta.
I loro sguardi si incrociarono ancora, Merida adorava guardarlo, era come un magnete: I suoi occhi non riuscivano a scollarsi da lui, si sentiva compresa, libera e felice accanto a quel vichingo. Mai nessuno l'aveva fatta sentire così, doveva dirglielo, ora o mai più.
«Mi mancherai» incalzò lei, facendogli spostare lo sguardo sui ricci rossi come filamenti di fuoco che le coprivano la schiena.
Per un momento il silenzio si diffuse religiosamente tra loro, poi Hiccup si alzò muovendo qualche passo in avanti e facendo rumore con la protesi. Merida compì lo stesso movimento, rimanendo però sul posto. Poi Hiccup disse qualcosa che la sbalordì.
«Vieni via con me» sussurrò, voltandosi e piantando quegli occhi chiari nei suoi. Se la guardava in quel modo come poteva dirgli di no?
Rimase immobile a fissarlo, incapace di rispondere. Quella proposta la faceva sentire libera e selvaggia come aveva sempre amato essere e lui era l'unico che la spingesse a sentirsi di nuovo in quel modo, di nuovo la vecchia Merida che lui amava. 
Le girò attorno sorridendo e sfiorandole la mano al passaggio.
«Scappiamo insieme» ripetè più vicino di prima.
La principessa avvertì dei chiari brividi solcarle la schiena, impazziti. Sorrise e chinò appena il capo dinanzi a quella proposta così allettante: «E dove andiamo?»
«Dovunque vorrai» le sussurrò tremendamente vicino, con le labbra accanto al suo orecchio, come per tentarla e lei lo era, lo era eccome. Infatti si girò in prossimità del suo viso e sentì il suo respiro sulle proprie labbra. 
«Ma i nostri popoli hanno bisogno di noi...» sussurrò amareggiata, sfiorando le dita grandi di Hiccup, intrecciate alle proprie così sottili a confronto.
Hiccup parve soffermarsi dinanzi a quella risposta. Lo sapeva, ci aveva pensato anche lui e Merida aveva quella luce negli occhi che gli suggeriva quanto fosse tentata dalle sue parole, ma ancora una volta aveva agito in modo altruista e lui pensò di non poterla amare più di così.
Che grande bugia aveva raccontato a sé stesso convincendosi che si sarebbe distratto una volta che lei se ne sarebbe andata, l'avrebbe pensata ogni istante. Quel viso tondo e dolce, le labbra a cuore e delicate, rosee. Quegli occhi così chiari e cristallini che ci avrebbe potuto leggere ogni suo segreto e i capelli come fiamme di un fuoco divampante. 
Si avvicinò di colpo, passando una mano dietro la sua schiena e avvicinandola a sé.
Merida aveva intuito bene cosa sarebbe successo a breve e infilò in tutta risposta una mano tra i suoi capelli, accarezzando le treccine in modo desideroso. 
I loro corpi aderivano perfettamente l'uno con l'altro, senza far passare un solo filo d'aria, uno strano calore li avvolse, scaldandoli. 
«Allora prometti che mi aspetterai, finché non verrò a prenderti» chiese Hiccup come ultimo desiderio.
Merida annuì e rispose: «Sempre».
E la loro promessa fu suggellata da un bacio così bramato da trasformarsi in qualcosa di più. Le labbra aderirono completamente e le loro lingue si sfiorarono per un breve istante, assaporandone il gusto che sapeva di proibito.
Le mani di Hiccup accarezzarono la schiena di Merida, scendendo lentamente sui fianchi e facendola sussultare sulle sue labbra. Sentiva che non sarebbe più appartenuta a nessun'altro dopo quelle carezze.
Il vichingo sorrise e la principessa gli prese il viso tra le dita sottili, andando a mordere il suo labbro in modo smanioso: «Ti mangio», ringhiò.
Poi, senza smettere di baciarsi, aprirono la porta di casa ed entrarono.
Quella notte seppero che le loro promesse sarebbero rimaste sigillate fino al loro nuovo incontro, i loro corpi e le loro anime si appartenevano ormai. Nessuno dei due avrebbe mai dimenticato la notte in cui si addormentarono a tarda ora con le loro mani intrecciate, nudi nel letto di Hiccup.
Nei loro pensieri un'unica parola riecchieggiava: Ti amo.










 

Nota autrice: 
Siamo giunti alla conclusione. Credo che scriverò un po' su queste note, perché probabilmente sarà l'ultima volta. 
Avevo una mezza idea di concludere con un capitolo extra, ma poi ho pensato che avrei potuto scriverci una one shot a parte e l'idea mi sembrava già più ragionevole.
Dunque! Mi viene da piangere, ho iniziato questa storia nel 2013 e sono arrivata al 2018 per concluderla, un po' tanto per 25 capitoli, ma sono ugualmente felice perché comunque è una storia in cui ho messo anima e corpo e onestamente vedendo quante persone l'hanno seguita, recensita o anche messa tra le ricordate, mi riempie di gioia.
Ci ho messo davvero tutta me stessa e mi auguro che anche chi l'ha letta ne sia rimasto soddisfatto, anche del finale naturalmente. 
Sono davvero davvero decisa a scrivere un capitolo extra, quindi non sarà propriamente l'ultimo di questa storia, ma questo è l'epilogo e siamo giunti alla conclusione. 
Ringrazio davvero tutti quelli che hanno anche solo dedicato del tempo per leggerla e spero che... mah chissà, rimanga impressa. 
Ovviamente ho già in programma la prossima storia Mericcup! 
Grazie davvero a tutti, siete preziosi. 

P h o e.
  
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