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Autore: Nateishaa    11/07/2018    1 recensioni
Continuo di " Kathrine ". Consiglio a chi non lo avesse fatto e volesse leggere la seconda parte, di attenzionare la prima storia, per capire meglio le varie vicissitudini, visto che ciò che accade, è la conseguenza di ciò che è successo precedentemente alla protagonista.
"Da quel giorno, molte cose sono cambiate. Il periodo di recupero dopo essere uscita dall’ospedale, è stato terribile e lungo..l’oscurità faceva parte di me e di ciò che mi ruotava attorno.[..]Tutto quello che mi è accaduto è stato come uno sparo nel buio, tutte le piccole certezze che avevo costruito erano svanite, appunto il mio passato è perso nello spazio in cui mi muovo.[..]Ma quando, ciò che credevi pura invenzione diventa realtà, la tua vita si sconvolge, come se rinascessi di nuovo. Il primo pensiero che, dopo aver realizzato ciò che accadde, si fa vivido nella mia mente è : sono un vampiro, sono immortale, ora posso raggiungervi e uccedervi."
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Le parole di Rosalya rimbombano nelle mie orecchie. Cosa voleva dire con quella frase ? “Kathrine non farlo”, non dovrei tornare? Ciò mi fa supporre che Castiel sia nei paragi, sennò non ci sarebbero spiegazioni. Lei non mi ha mai raccontato nulla di lui, per questo anche se a volte parlavamo, sono molto delusa dal suo comportamento. A volte mi chiedo che forse non voleva farmi del male, facendomi sapere cose spiacevoli, ma cosa può farmi più male e soprattutto, ciò che ancora nessuno sa è che niente può farmi del male, niente e nessuno.. sarò io la carnefice adesso. Sto per arrivare in città.. quella città che mi ha fatto conoscere il bene ed il male, nei loro eccessi. Inizio ad avere sete e un istinto mi dice che sia meglio nutrirmi prima di arrivare. Forse perché il mio sesto senso sa già che mi incazzerò, non devo fare sciocchezze. Nessuno deve sapere cosa sono e soprattutto devo agire con logica e non di impulso. Anche se comunque sto solamente pensando, senza solide basi. Chissà cosa mi troverò di fronte. La prima tappa che voglio visitare è la villa di Castiel, devo per forza andare lì. Volto l’ultima traversa e mi ci trovo di fronte. Decido di parcheggiare l’auto in un posto discreto e poi continuare a piedi. Scendo dall’auto come fossi una piuma, la mia agilità è migliorata molto. Con un passo sia veloce sia prudente, mi avvicino alla grande siepe che circonda il giardino, mi accorgo subito della presenza di moltissime persone, vestite in modo elegante,  sembrano donne e uomini d’affari. Da ciò deduco che sicuramente all’interno vi sarà Castiel o se voglio essere negativa, suo padre e ovviamente la merda che gli ruota attorno. Il desiderio di vendetta si fa forte dentro di me, mille sensazioni invadono il mio corpo, l’energia, la voglia di farli soffrire domina la mia mente.  Voglio entrare, devo entrare, so che mi sto mettendo nella tana del lupo ma ciò non mi spaventa. Sono immortale, non possono farmi nulla, appunto senza pensarci troppo decido di andare nel retro della villa e scavalcare la siepe. Appena mi ritrovo al suo interno, inizio a pensare solo a lui, a Castiel, al ragazzo che ho amato più della mia stessa vita, a cui ho messo il cuore in mano e senza alcun motivo se l’è portato via. O meglio, ci deve essere per forza un motivo. Lui non mi avrebbe abbandonata mai, soprattutto dopo avermi chiesto di essere sua moglie. Prima di fare qualsiasi incontro spiacevole voglio vederlo, voglio capire.. voglio cancellare tutti i dubbi, le insicurezze che non mi hanno permesso di vivere per tre anni di inferno. Muovendomi in “modalità veloce” perché si, so fare anche questo, praticamente impossibile vedermi nei tratti in cui mi muovo, vado verso l’interno della casa. Devo trovarlo, lo sento così vicino. Su un fianco della villa, vi è una porticina, è da lì che decido di immettermi all’interno, ritrovandomi in uno stanzino piccolo ma ordinato. Senza prestare molta attenzione ai dettagli, continuo il mio percorso. Apro la porta che mi condurrà all’interno vero e proprio dell’abitazione, con molta prudenza, non vorrei che al di fuori vi siano persone che potrebbero riconoscermi. Ovviamente, inizio a sentire delle voci, parlano d’affari, di degli impianti eolici. Poco importa, creo uno spiraglio tra porta e muro e guardo tramite esso, non c’è nessun pericolo, così sempre muovendomi velocemente vado verso il salone centrale. Ricordo che sotto le scale vi è una rientranza difficile da notare, devo solo raggiungerla. * Ci sono riuscita * penso tra me e me, adesso è il momento di osservare. È appena alzo lo sguardo che lo vidi, il mostro, il verme, colui che ha ridotto la mia vita in frammenti che non possono ricomporsi : Il padre di Castiel. Non riesco a fermare il mio corpo, non riesco a gestire la rabbia, sento i miei canini farsi più sporgenti, devo ucciderlo. Respiro solo per tornare alla normalità in viso, avevo già un piano. Lo “induco” ad andare verso una stanza isolata e poi saremo io e lui a quattr’occhi. Non è il momento di pensare è il momento di agire, così, con uno scatto repentino mi alzo e con passo felpato mi avvicino a lui, gli arrivo alle spalle, noto che alcuni si sono accorti di me e del mio abbigliamento poco idoneo a questo evento, che non ho nemmeno capito cosa sia. Gli sussurro all’orecchio con convinzione “ Andiamo in posto tranquillo “, senza la minima esitazione, obbedisce. * Ce l’ho fatta * penso soddisfatta e pronta ad ottenere ciò che desideravo da tempo : vendetta. Sale la grande scalinata e per mia sfortuna, entra in quella stanza, dove mi portò Castiel tempo fa, quella in cui si registra, è insonorizzata, non sentiranno le sue urla di dolore. Meglio così. Appena entriamo all’interno, si rese subito conto che qualcosa non andava, chiusi la porta a chiave. Il mostro si girò repentinamente, mi guardo con un sguardo pietrificato, io invece sorridevo, sorridevo perché adesso eravamo io e lui e chi aveva più coglioni in tutto ciò? Li ho sempre avuti io, perché sono sempre stata sola e adesso, nulla togliendo agli umani, ma non mi può scalfire. << Siediti >> dico con un tono gelido guardandolo ancora fisso e con un sorriso schifato, lui mi guarda e la sua espressione seria scoppia in una risata falsa e quasi senza fine. Il mio autocontrollo crolla ad ogni respiro che fa, lo odio, lo odio! Lo voglio distruggere. Ma no, no, lui deve soffrire. Stringo i pugni e con un tono più forte ripeto << Siediti !! >>, non distolgo mai lo sguardo. << Con che coraggio vieni qui, al matrimonio di Castiel, vuoi morire allora? Stupida, mi fa pen.. >> non lo faccio finire di parlare, tutto ciò che ha detto mi fa venire solo da vomitare. In una frazione di secondo, gli afferro l’orecchio e glielo stacco dalla testa. Non ha avuto nemmeno il tempo di dire una parola, solo un urlo rimbomba nella sala e nelle mie orecchie dal suo corpo accovacciato. Adesso a ridere sono io, << Te l’avevo detto di sederti !>> gli dico abbassandomi in basso e guardandolo ancora negli occhi. Gli lancio un calcio, facendolo arrivare con le spalle al muro. << Allora, non abbiamo ancora finito dai, raccontami un po’, cos’è che c’è oggi ? >> mi appoggio agli strumenti di registrazione, lui resta a terra tenendosi l’ orecchio e guardandomi << Te la farò pagare, sta volta ti manderò sottoterra, non rovinerai i miei piani >> forse sembro un po’ schizofrenica in questo momento, ma mi viene solo da ridere al sentire queste parole, a smorzare la mia risata è l’aprirsi improvviso della porta. Subito, i miei occhi si poggiarono su quegli occhi color oro e quei capelli rossi che non potrei mai dimenticare. Mi sento come congelata, come ferma, per assurdo non so cosa fare. Lui rimane per un secondo sul ciglio della porta a capire cosa stava accadendo, mi guarda per un secondo, i suoi occhi sono tristi, riesco a vederli riempirsi di lacrime ma.. dopo qualche minuto ritornano subito seri << Padre, come stai ? >> , Castiel non si cura minimamente  di me. Resto pietrificata da questo, dopo tre anni, dopo tutto , è questa la sua reazione? Andare a vedere come sta la persona che ha ucciso nostro figlio? Che odiava ? Ma che cazzo sta succedendo, l’hanno drograto? Cosa cazzo gli hanno fatto? E lui mi amava? Non riesco a capire nulla, la confusione, la rabbia implodono dentro di me. Basta, adesso basta aspettare, avere un minimo di pietà. Nessuno l’ha avuta per me. Il mio viso si trasforma, nella stanza io, Castiel e suo padre. << Mi fate schifo >> esordisco, do un calcio a Castiel per farlo spostare, poi impugno la testa del padre, lo guardo per un’ ultima volta negli occhi << Vai all’inferno >> e la girò con violenza. L’ho ucciso, *Kathrine scappa* è il primo pensiero che mi viene in mente. Mi alzo, guardo colui che era l’amore della mia vita che a sua volta mi guarda sconvolto piangendo , mi volto di spalle << Kathrine! >> urla il rosso, ormai ho deciso di andare via, chissà cosa succederà adesso. Non riesco a capire ciò che ho appena fatto, come mi sento? * Kathrine come ti senti ? *.. mentre salgo in macchina frastornata e metto in moto << Ho bisogno di te, vampiro.. >> sono queste le parole che escono dalla mia bocca.

   
 
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