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"These winds and
tides
This change of times
Won't drag you away
Hold on, and
hold on tightly
Hold on, and don't let go of my love"
[Drowning Man – U2]
Un anno dopo, Malibu
Quando
Pepper lo raggiunse in terrazza, Tony era intento ad osservare le
onde che si arricciavano all'orizzonte, incurante dell'aria serale
sempre più fredda e umida che aveva iniziato a spazzare la
costa.
La
vide avvicinarsi con la coda dell'occhio e si rese conto che
probabilmente l'aveva chiamato, ma la sua voce si era persa nella
risacca e lui era stato troppo immerso nei suoi pensieri per
accorgersene. Lo avvolse da dietro in un abbraccio, intrecciando le
braccia sul suo petto e poggiandogli la testa sulla spalla; Tony
accolse quel contatto con sollievo, staccandosi dai
pensieri un po' cupi su cui stava rimuginando. Non si sentiva
esattamente triste, né aveva un motivo particolare per
esserlo, ma a
volte voleva solo stare per conto suo. Stare sulla terrazza slanciata
sull'oceano gli dava l'impressione di potervi proiettare ogni
pensiero sgradito e opprimente, mandandolo a infrangersi contro la
scogliera assieme alla spuma marina.
«A che pensi?»
Una
domanda che ne implicava mille altre: era perspicace come
sempre. Decise di
ignorare
quella piccola scheggia gelida che ancora percepiva al centro del
petto, calandosi nel suo
consueto brio.
«Indovina.»
ribatté, col sorriso che trapelava dalla sua voce.
La sentì
sbuffare divertita contro la sua schiena.
«A qualche dichiarazione balbettante in diretta?»
Tony
ridacchiò, colto sul fatto. L'annuncio ufficiale risaliva
ormai a
quasi due giorni prima, eppure non riusciva a smettere di pensarci,
complici i giornalisti invadenti; anche per quello aveva praticamente
trascinato Pepper a Malibu in cerca di un po' di quiete.
Portò la
sua mano al volto e le sfiorò le dita con le labbra,
posandole
infine sull'anello che le cingeva l'anulare sinistro.
«Non ho balbettato.» puntualizzò «Pensavo alle... uh, responsabilità?» formulò infine, dando voce a una piccola parte delle riflessioni che avevano occupato la sua mente fino a quel momento.
«Stai già avendo ripensamenti?» lo canzonò, aumentando leggermente la stretta sul suo busto quasi a trattenerlo con lei.
«Direi che sono solo sorpreso di me stesso. Mi sto prendendo un impegno insolito, per un ex-playboy.»
«Lo stiamo prendendo entrambi. Ma devo ammettere che hai colto di sorpresa anche me. E anche Happy e Rhodey e il mondo intero, se è per questo.» elencò con vivacità.
Tony voltò appena il capo, scrutandola di sottecchi.
«Come fai ad essere così allegra, sapendo di dover passare il resto della tua vita a sopportare Tony Stark?»
«L'ho fatto per la maggior parte della mia vita, e direi che tutto sommato me la sono cavata piuttosto bene. Non è così facile starti dietro.»
Tony a quel punto captò una fugace mestizia fare capolino sul suo volto, spegnendo per un istante il suo sorriso.
«Tutto bene?» tentennò, continuando a fissarla di sfuggita.
«Non pensi di essere stato un po' troppo plateale?» proruppe lei, evitando di incontrare i suoi occhi.
«Non sarò mai troppo plateale. E mi ami anche per questo.» ribatté lui con assoluta convinzione, intrecciando le dita alle sue.
«Ah, davvero?» replicò lei, in un tono che non era del tutto certo fosse ironico.
«Percepisco... fastidio?» tentò cautamente.
«No...»
«... rabbia?»
«Non direi.»
«Ah! Delusione?»
Pepper tacque e il fatto di aver indovinato non lo rallegrò. Mandò un forte sospiro, conscio che Pepper non avesse tutti i torti.
«Senti, lo sai come sono fatto: se avessi rimandato avresti dovuto aspettare come minimo altri dieci anni. Ho sentito di doverlo fare in quel momento e... e l'ho fatto. Era l'occasione perfetta!» si giustificò.
«Annunciare le nostre nozze in mondovisione per riparare a un imprevisto col programma non è esattamente la mia idea di romanticismo, Tony.» gli fece notare piattamente lei, prendendo a giocherellare col colletto della sua t-shirt con fare innervosito.
«È Peter che...»
«Non provare a incolpare Peter, questo è...»
«... si è improvvisato Cupido.»
«... frutto delle tue manie di protagonismo.»
«Ok, ammetto che avrei potuto orchestrare meglio la cosa.» sciolse l'abbraccio e si girò infine verso di lei con le mani alzate a mo' di resa.
Contrariamente a quanto si era aspettato, vide che la donna stava sorridendo. Assottigliò gli occhi con fare guardingo.
«Ti stai divertendo un mondo, o sbaglio?»
«È raro vederti in imbarazzo: mi sto godendo il momento.» rispose soddisfatta lei.
«Non sono in imbarazzo, lo sarei se mi fossi dovuto gettare in ginocchio per... no!» corse ai ripari, quando Pepper si portò l'indice alle labbra con fare intrigato, come figurandosi la scena «Neanche per sogno, siamo nel Ventunesimo secolo, non in un harmony Vittoriano, e non ho alcuna intenzione di fare la controfigura del Principe Azzurro! Ho ancora una reputazione da mantenere.» mise in chiaro, agitandosi a tal punto da iniziare a gesticolare.
Lei
gli prese con gentilezza i polsi, bloccando i suoi sconclusionati
movimenti a
mezz'aria, ma gli ingranaggi del suo cervello continuarono a
stritolare e scartare un'idea assurda dopo l'altra, nella
consapevolezza che sotto lo strato di giocosità negli occhi
di
Pepper c'era una vera punta di rammarico per quella proposta
decisamente sottotono e dimenticabile. Si umettò le labbra,
mentre
implorava la sua mente geniale di venire a capo di quella situazione
spinosa.
Gli
sovvenne solo che il tempismo non era mai stato il suo forte.
Dopotutto si erano baciati per la prima volta sullo sfondo di una
Expo che saltava in aria...
Si ritrovò anche a ripensare a quella
festa di beneficenza di molti anni prima e a quel vestito blu cobalto
che le lasciava scoperta la schiena. Se quella sera fosse tornato col
suo Martini con molte olive, o se invece non fosse tornato affatto,
le cose sarebbero andate in tutt'altra direzione. Forse sarebbe stato
tutto più facile. Forse si sarebbero trovati semplicemente
più
soli.
«Hai ancora quel vestito?» si decise a chiedere, incurante della stranezza di quella domanda.
Pepper si scostò da lui e sbatté le palpebre, sorpresa dal repentino cambio d'argomento, ma era chiaro che avesse colto subito a quale si riferisse. Era così, Pepper: lo capiva prima ancora che potesse farlo lui stesso; perché in effetti non aveva idea di dove volesse arrivare con quella domanda. Ma gli era sempre piaciuto improvvisare.
«Quale?» chiese, nonostante sapesse, con quel sorriso trattenuto che le arricciava appena gli angoli delle labbra.
«Quello che ti ho inconsapevolmente regalato anni fa dimostrando come sempre un innegabile buon gusto.»
«Oh, quello.» intrecciò le mani dietro alla sua nuca, guardandolo da sotto le ciglia con aria un po' dispettosa «Quello del Martini mai arrivato.»
Tony alzò teatralmente gli occhi al cielo, ma sorrise con un pizzico di colpevolezza e le posò le mani sui fianchi, attirandola a sé.
«Faceva parte del mio piano di conquista, anche se eri già totalmente cotta.»
«Certo, chi non cadrebbe ai tuoi piedi passando un'ora ad aspettarti?» sollevò eloquentemente un sopracciglio.
«Mi sembra che il piano abbia funzionato.» concluse con un sorrisetto tronfio, ponendo fine alla questione con un breve bacio «Quindi? Ce l'hai ancora?» la incalzò poi, mentre un altro piano prendeva man mano forma nella sua mente.
«Certo. Da qualche parte...»
«Ti andrebbe di cercarlo...»
Pepper corrugò appena le sopracciglia, storcendo la bocca in un mezzo sorriso perplesso.
«Tony? Cosa vuoi...»
«... e di indossarlo?»
Pepper adesso lo fissava incuriosita, anche se aveva probabilmente intuito dove volesse andare a parare.
«Va bene.» acconsentì infine «Però dammi un minuto per cercarlo, sono anni che non lo metto.»
«Il che è un peccato, per un regalo così bello.»
«Sbruffone.» sorrise e gli diede un buffetto sulla guancia, prima di rientrare in casa per dare inizio alla ricerca.
Lui
rimase in terrazzo, con le mani nelle tasche dei jeans e un vivo,
inaspettato formicolio alla bocca dello stomaco. Sgattaiolò
dentro a
sua volta non appena la vide sparire al piano di sopra.
Cinque minuti
dopo era di nuovo in terrazzo, stavolta con le
mani affondate nelle tasche di uno smoking nero e deciso a fingere
che il suo papillon fosse storto di proposito e non
perché
non aveva mai imparato ad annodarlo in modo decente.
Fu il quarto d'ora più lungo della sua vita e fu tentato
più volte dal
rientrare in casa per richiamare Pepper e troncare il tutto sul
nascere.
Quando
infine la vide avanzare verso il terrazzo, avvolta in quel vestito,
con al collo il ciondolo d'argento realizzato anni prima con le schegge attorno al reattore,
si pietrificò nel gesto di raddrizzare per la dodicesima
volta il
papillon.
Gli sembrò di
vederla con gli stessi occhi meravigliati di otto anni prima, nel
momento in cui aveva realizzato che tutto quello che si era perso nel
corso della sua vita era sempre stato al suo fianco.
Captò il suo moto
di sorpresa quando vide il suo cambio d'abito e si lasciò
sfuggire
un sorriso compiaciuto, per poi andarle incontro offrendole la
mano. Avvertì un lieve tremito da parte sua quando
gliela strinse; o forse
era il suo, non avrebbe saputo dirlo con certezza. La
condusse con galanteria al centro del terrazzo e iniziò a
guidarla
in un lento, seguendo la musica soffusa accortamente scelta da Friday.
Non
ricordava l'ultima volta che avevano ballato insieme, ma era stato
fin troppo tempo prima e si trovarono a non voler smettere subito,
accompagnandosi a vicenda sulle note calde di ogni brano.
Quando le
note del terzo ballo scemarono si erano accostati al cornicione,
abbracciati a un passo dalla buia distesa marina.
«Non mi sto per gettare in ginocchio.» ruppe infine il silenzio lui, continuando a dondolare da un piede all'altro e a stringerla nonostante la musica fosse finita.
«Qualcosa dovrai pur inventarti.» replicò lei nel suo orecchio, con la voce che tradiva la sua aspettativa.
Lui scoccò un'occhiata alla sua mano sinistra, ancora posata sulla propria spalla.
«Sì, ma prima mi serve quello.» accennò col mento al suo anulare e a entrambi venne da ridere per l'assurdità della situazione.
Pepper si tolse l'anello con mani un po' tremanti, per poi posarlo nel suo palmo.
«A proposito, ti piace?» le chiese lui a bruciapelo, sollevandolo dinanzi ai suoi occhi.
«Tony, ti pare il caso?» lo riprese lei, incredula e allo stesso rassegnata di fronte sua consueta mancanza di tatto.
«È una domanda lecita! L'ho preso otto anni fa, magari non è adatto oppure non rispecchia più i tuoi gusti e...»
«Mi piace, davvero, ed è anche straordinariamente discreto per i tuoi standard.» si affrettò a rassicurarlo con una punta d'ironia «Quando l'hai preso?» chiese poi, con viva curiosità.
«Credevo che stessimo per avere un momento.» replicò lui, sperando di sviare la domanda.
«Hai iniziato tu.» gli fece notare lei, con logica ferrea.
Lui cedette il punto e tentennò brevemente, chiedendosi se la sua risposta non avrebbe rovinato l'atmosfera. Si rigirò l'anello tra le dita, per poi stringerlo nel pugno e tornare a cingere i fianchi della donna.
«Otto anni fa ho... ho capito quanto fossi solo. E anche quanto non lo fossi.» esordì, evitando una risposta diretta e abbassando fugacemente lo sguardo «E, insomma, la prima cosa che ho comprato di ritorno dall'Afghanistan è stata...»
«... un cheeseburger.» completò lei, smascherando sul nascere la sua piccola bugia e suscitando un sorriso sghembo sul suo volto.
«Vero. Avevo delle priorità bizzarre ma del tutto giustificate.» alzò appena le spalle «Quindi... la seconda è stata quest'anello e... e dopo averlo preso ho pensato di essere impazzito sul serio, così è finito in tasca a Happy fino all'altro ieri. Non sapevo se l'avrei mai usato, ma era un... un investimento per il futuro.» si rese conto dello scarso romanticismo di quelle parole e si affrettò a rettificare «Avevo bisogno di... un promemoria. Di sapere che non stavo combattendo solo per me stesso. Che avevo qualcuno da cui tornare.» aggiunse a voce più bassa, senza riuscire a convertire in parole sensate tutto ciò che gli stava attorcigliando lingua e pensieri «E lo so che sono un disastro e che ti faccio impazzire in ogni modo possibile e che ne ho combinate abbastanza per una vita intera e che non sono... facile da gestire. E non posso prometterti che non sbaglierò ancora.» fece una pausa, inclinando appena la testa con rammarico.
Pepper non intervenne, rimanendo in ascolto e limitandosi a seguire il profilo delle sue spalle con delle carezze leggere. Quando Tony riprese a parlare, fu con voce ferma e priva d'esitazioni:
«Ma vorrei continuare ad avere qualcuno da cui tornare. E vorrei che quel qualcuno fossi tu.» disse, sulle labbra un'ombra di quell'espressione con cui le aveva detto per la prima volta di non avere nessuno, se non lei.
Aveva
parlato tenendo lo sguardo fisso sul ciondolo d'argento, circondato dal
velo di leggere efelidi, ma lo
alzò nel pronunciare quell'ultima richiesta.
Incrociò gli occhi di
Pepper e li trovò leggermente lucidi ma radiosi, con la
piega dolce
delle labbra inclinata in un sorriso che faceva riemergere le sue
fossette sulle guance.
Prima
che potesse aggiungere altro, fu lei ad attirarlo a sé in un
bacio
che fuse l'emozione di entrambi e che diventò ben presto
più
profondo, mentre lui le accarezzava la schiena scoperta e lei gli
scompigliava i capelli sulla nuca.
«... è un sì?» chiese subito Tony non appena si furono separati, a corto di fiato e rimanendo a pochi centimetri dal suo volto.
«Avrai sempre qualcuno da cui tornare.» rispose lei, adesso leggermente rossa in viso «E qualunque errore tu abbia fatto o farai, non cambierà mai quello che hai qui,» e gli portò una mano sopra il suo ciondolo, facendogli percepire il proprio battito accelerato «o qui.» concluse, posando a sua volta una mano sul suo petto, anch'essa all'altezza del cuore.
«Pep...» abbozzò un sorriso confuso, già sapendo che avrebbe ricominciato a balbettare.
«Anche se per ora non mi hai ancora chiesto nulla.» gli fece notare poi lei, traendolo d'impaccio e fingendo di accigliarsi con fare giocoso.
«Ma io so già che è un sì.» tentò di svicolare lui «E tirarti indietro adesso sarebbe davvero...» s'interruppe, risparmiandole per una volta il compito di redarguirlo per la sua poca serietà e ricomponendosi senza ulteriori richiami.
Inspirò brevemente e prese tra due dita l'anello: un semplice, sottile cerchietto d'argento con un minuto diamante a coronarlo. Sollevò con delicatezza la mano sinistra di Pepper e poggiò la fronte contro la sua, in quel gesto che entrambi adoravano.
«Virginia Pepper Potts.» esordì a bassa voce, guardandola infine negli occhi «Vuoi sposarmi?»
Vi fu un brevissimo momento di silenzio da parte sua, impegnata a vincere l'emozione che le aveva tolto la voce, illuminato gli occhi e ravvivato le guance, ma quando parlò la sua risposta risuonò cristallina:
«Sì.»
In
un solo gesto, Tony le infilò l'anello e incontrò
di nuovo le sue
labbra, a suggellare quella promessa e tutte le altre che
conteneva.
Per un momento, unito a lei su quella terrazza, si sentì
lontano e
al riparo da tutto ciò che aveva tentato di distruggerlo e
un tepore
rassicurante avvolse finalmente il suo petto, a ricordargli il cuore
che Pepper
gli aveva fatto scoprire di avere molti anni prima. La
abbracciò con
impeto, affondando il volto nei suoi capelli e provando la stessa
sensazione di quando indossava l'armatura, quella che gli dava
l'impressione di poter fronteggiare qualunque cosa e che gli permetteva di essere migliore di quanto
non fosse. Si chiese quanto
potesse essere stato stupido a cercarla in un ammasso di metallo,
quando era sempre stata accanto a lui.
«Sono stato abbastanza romantico, adesso?» non si trattenne dal chiedere dopo un po', e sperò che solo lui avesse percepito il piccolo sussulto della sua voce.
Lei sbuffò contro il suo collo in una risatina trattenuta.
«Direi di sì. Può bastare, almeno per i prossimi diciott'anni.»
«Me la sono cavata con poco.» sogghignò lui, per poi accigliarsi appena «Pep?»
«Tony?» si accigliò di rimando lei.
«Se all'inizio la nostra era una relazione stabilita e poi una relazione stabile, adesso come dovremmo definirla?»
Lei arcuò un sopracciglio in risposta, nella chiara indecisione tra scoppiare a ridere, baciarlo, avviare già le pratiche per il divorzio o buttarlo giù dal terrazzo.
«Stabilizzata?» tentò allora lui con un mezzo sorriso furbetto, suscitandone un riflesso sul volto di Pepper.
«Per ora può andare.»
Tony le posò un bacio sulla fronte e riprese a ondeggiare appena sul posto, coinvolgendola in un nuovo, morbido ballo senza musica, accompagnato solo dal mormorio del mare.
Note Dell'Autrice:
Cucù!
Aggiorno in anticipo e ad orari folli causa insonnia e accumulo tremendo di impegni che al 90% mi impedirà di pubblicare fino a venerdì. Visto che già ho ritardato la scorsa settimana ho preferito anticipare :)
Dunque, se siete sopravvissuti a questa carrettata di miele, potete querelarmi. Non sono abituata a scrivere scene romantiche e tendo a evitarle come la peste, ma, oh, ero di umore melenso, ero in astinenza da Pepperony e Tony si meritava una tregua dopo tutte 'ste sofferenze. Questo e il prossimo capitolo saranno piccole isole felici per lui. Non temete, poi tornerà a penare.
@Atlas: come vedi non sei l'unica a cui non è andata giù la proposta in diretta televisiva, così ho seguito il tuo esempio e ho dato la mia versione dei fatti. E avevi ragione: scrivere di proposte di matrimonio senza risultare melensi è assolutamente impossibile :P
Ringrazio come sempre shilyss, T612 e _Atlas_ per aver recensito gli scorsi capitoli, più tutti coloro che leggono (suvvia, fatevi avanti!) e/o hanno aggiunto la storia tra le seguite/preferite <3
Prossimo appuntamento: venerdì; se invece ho fortuna con l'ultimo appello di questa sessione
Sayonara,
-Light-
P.S. Scrivendo questo capitolo ho realizzato che Tony e Pepper qui si conoscono dalla bellezza di 18 (!) anni: 10 di rapporto lavorativo e circa 8 insieme, da Iron Man 2 a Homecoming. E niente, realizzare questa cosa mi ha sconvolta.