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Autore: ONLYKORINE    06/08/2018    1 recensioni
È finita la guerra. La scuola viene ricostruita e Ginny, Harry, Hermione e Ron tornano a Hogwarts per i M.A.G.O. Ma non va tutto come ci si aspetta. Hemione e Ron non sembrano fatti per stare insieme. E Harry e Ginny? Ce la faranno a iniziare (e mantenere) la loro storia?
Hinny e un po' di Dramione...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Hogwarts e one shot'
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La cena alla Tana
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Hermione bussò alla porta della Tana e Ginny le venne ad aprire.
“Hermione, perché bussi? Siamo tutti fuori, in giardino. Potevate fare il giro. Io passavo di qui per caso” disse prendendo i mantelli e sistemandoli nel guardaroba.
“Ciao anche a te, Ginny” disse la riccia sorridendo. “Com’è andata la tua vacanza?”
La piccola rossa sorrise estasiata. “Oh, è stata bellissima!”
Guardò dietro di lei e salutò Pansy e Draco. Guardò Draco con uno sguardo strano, ma fu così veloce che Hermione pensò di esserselo solo immaginata.
Quando attraversarono l’atrio e uscirono nel giardino sul retro, rimase a bocca aperta: sembrava il matrimonio di Bill e Fleur. C’era un enorme buffet sotto un gigantesco gazebo.
Ron arrivò verso di loro “Ginny, mamma sta impazzendo. Tu sai cosa sono i ventagli volanti? Mi ha detto di andarli a prendere in cucina…” Ron era un po’ spaesato.
Pansy gli andò vicino e disse: “Forse… Vol-au-vent?” lui la guardò confuso. “Dai, ti aiuto io”. Lo prese per un braccio e si diressero in casa. Sentì il rosso dirle quanto fosse bella. Sorrise.
Prese sottobraccio Draco e, mentre Ginny spariva fra le persone, si incamminarono verso il gazebo. Effettivamente c’era un po’ di gente.
Non era proprio una piccola cena, come aveva detto Ron al pranzo. Si ricordò che Draco non era mai stato alla Tana e lo strinse un po’ mentre si guardava intorno con uno sguardo strano. Provava le stesse cose di Pansy? Anceh per lui era difficile essere lì?
Il biondo la guardò e le sorrise. “Tutto ok?” gli chiese e lui annuì.
Lei non ne era del tutto sicura, ma sapeva che Draco ce la stava mettendo tutta, e apprezzò lo sforzo.
“Andiamo a salutare, così vedono che siamo arrivati.”
Lui annuì ancora.

 

Harry parlava con Kingsley e Doge su altre operazioni degli Auror.
Era felice, era appena tornato dalla sua vacanza con Ginny e Kingsley iniziava a lasciargli più spazio al Ministero. La vita non poteva essere migliore di così. Lasciò i due uomini a parlare quando si avvicinò a Hagrid per salutarlo. Vivevano insieme nello stesso castello e non riusciva a vederlo quanto avrebbe voluto.
Scambiò quattro chiacchiere con lui e salutò anche la McGranitt, che sembrava una professoressa anche lì, severa e composta, a casa di Ginny. Ridacchiò.

 

Pansy aveva aiutato Ron a portare fuori quello che c’era ancora in cucina.
Aveva salutato tutti quelli che conosceva e aveva stretto la mano ad altre persone e tutti, erano stati gentili e simpatici. Qualcuno, che conosceva la storia della cattura del signor Nott, le fece anche dei complimenti. Era ancora nervosissima, ma non stava andando male per niente. Nessuno le aveva detto che non avrebbe dovuto trovarsi lì. Nessuno aveva fatto riferimenti ai suoi genitori. Tutti erano cordiali. E lei iniziò a rilassarsi.
Ron stette a fianco a lei tutto il tempo. “Non sei obbligato a stare vicino a me in ogni istante. Giuro che non scapperò”.
Lui alzò le spalle. “Mi fa piacere. E se avessi voglia di scappare, smaterializzati in camera mia, così ti raggiungo”. Ammiccò e Pansy rise.
“Vado a fumare, vieni con me?” gli chiese.
“Oh, pensavo di fare un giro al tavolo a prendere altri spiedini di gamberi…”
La Serpeverde annuì.
“Va bene, ci vediamo dopo.”
Lui fu velocissimo: prima che lei potesse girarsi per andare fuori dal gazebo, Ron si avvicinò e le scoccò un bacio sulle labbra. Pansy rimase imbambolata a guardarlo dirigersi gongolante verso il buffet.
Si riprese e si incamminò verso una delle panchine nel giardino illuminato.

 

Ginny vide Pansy da sola che si sedette su una delle panchine. Prima che tirasse fuori il portasigarette, corse da lei.
“Ohi!” Lei si spaventò.
“Ohi, Ginny!” Si sedette vicino alla Serpeverde.
“Perché Draco non ha ancora dato l’anello a Hermione?” La mora alzò le spalle.
“Lo farà. Al momento giusto. Vuole che tutto sia perfetto.”
Già. In quello sembrava proprio Hermione. “Non vedo l’ora di vedere la sua faccia. Dici che organizzerà qualcosa di ‘solo loro due’? O potremo guardare anche noi?”
“Non saprei. Cambia idea a ogni svolazzo di mantello. Ormai non ci provo neanche più a starci dietro. Quando sarà, lo vedremo. O vedremo l’anello sul suo dito.”
“Giusto. Che poi, mica ci vuole poi molto, no?”
La Serpeverde si girò verso di lei con un sorriso sornione. “No?”
“Ma no, in fin dei conti non serve neanche l’anello. Noi eravamo sulla spiaggia e mica l’avevamo. È venuto tutto così, da solo.”

 

Pansy spalancò gli occhi.
“Potter ti ha chiesto di sposarlo?” La rossa sorrise come quando aveva aperto la porta. Ecco perché la vacanza era andata così bene.
“Sì, ma non dirlo a nessuno. Non è una cosa ufficiale. Abbiamo solo parlato di cosa vogliamo fare in futuro. E abbiamo parlato dei nomi dei bambini. Cose così…” Oh, per Salazar! Ancora più stranita, tirò fuori il portasigarette e lo rigirò fra le mani.
Ma erano tutti impazziti? Nessuno di loro aveva vent’anni. Sposarsi…
“Sì, mamma! Ho capito, dai…” Un ragazzone robusto con i capelli rossi e arruffati uscì da un lato del gazebo e camminò nella loro direzione.
“Charlie! Vieni qui che ti presento una persona!” gridò Ginny al fratello.
Pansy non fece in tempo a dirle di stare zitta che lui si girò e si incamminò verso di loro. Cercò di rimanere impegnata a trafficare con il portasigarette e mantenne lo sguardo basso. Ma non poteva reggere a lungo, lo sapeva. E poi... magari lui non si ricordava e non l’avrebbe riconosciuta. Sospirò imbarazzata.
Charlie arrivò e disse alla sorella: “Mamma è impazzita! Ce l’ha ancora con i miei capelli! Vuole obbligarmi di nuovo a tagliarli…”

 

Charlie vide la ragazza vicino a Ginny che giocava con un portasigarette. Oh, che voglia che aveva di fumare, adesso!
“Oh, ti prego, potrei uccidere per una sigaretta. Non è che me ne dai una?” Ginny spalancò gli occhi.
“Ma fumi?” Anche la sua amica spalancò gli occhi e alzò la testa a guardarlo: aveva un viso familiare. L’aveva già vista. Si voltò verso Ginny e le disse: “Sì. Ma qui a casa non lo faccio. Mamma rompe per i miei capelli, figuriamoci se sapesse che fumo!”
La ragazza mora gli allungò il portasigarette. Lui fece per prenderlo ma si fermò. “Mi sembra di averti già vista. Ma non ricordo dove…”
Sua sorella venne in suo aiuto. “Lei è Pansy. Viene a scuola con noi. È dell’anno di Harry e Ron”. Niente. Ancora niente.
Poi lei sorrise in maniera strana, allungò la mano e disse: “Pansy Parkinson. Sono Serpeverde”. Oh, Merlino! Parkinson! Si sarebbe ricordato quel nome a vita. Ecco dove l’aveva vista! Nei sotterranei.
Si pietrificò mentre le stringeva la mano. Anche se doveva essere più piccola quando l’aveva vista. Da come lo guardava, anche lei lo aveva riconosciuto. Oh, che vergogna!

 

Ginny non capì subito perché suo fratello avesse sbarrato gli occhi e aperto la bocca. Ma poi si ricordò quello che avevano detto le ragazze al compleanno di Pansy.
“Così Charlie, hai frequentato spesso i sotterranei? Sembra che le ragazze abbiano parlato di te. Molte ragazze…” Ghignò.
Charlie si girò appena verso di lei e Ginny notò il collo del fratello diventare rosso. Era il suo modo di essere in imbarazzo. Le orecchie di Ron, il collo di Charlie. Ma lui guardava la mora. Il ghigno di Ginny sparì e si preoccupò. C’era stato qualcosa fra loro? Qualcosa che non sapeva? Sarebbe stato divertente, se Pansy non fosse stata la ragazza dell’altro suo fratello. L’aria era tesissima.
“Ma… siete stati a letto a insieme?” chiese guardando prima uno e poi l’altra. A Ron non sarebbe piaciuto. Per niente.
“NO!” quasi gridò Pansy, con voce scandalizzata, seguita subito da un: “No”, molto più contenuto di Charlie. Li guardò ancora.
Il ragazzo esclamò un po’ imbarazzato: “Beh, non c’è bisogno di usare quel tono…”.
Pansy alzò le spalle. “Non intendevo offenderti”.
Ginny si sentì fuori luogo. Ma ora era più rilassata.
“E quindi? Come vi conoscete? Non avete frequentato la scuola insieme” chiese al fratello.

 

Pansy si accese una sigaretta e ne allungò una anche al ragazzo. Lui si guardò intorno e l’accese. Aspettò.
“Ricordi quando sono venuto a Hogwarts per il torneo Tremaghi, per la prova dei draghi?” Ginny annuì. “Ho fatto un giro nei sotterranei. L’ho vista lì”.
Il rosso si girò verso di lei. “In sala comune? Ho girato nei sotterranei anch’io” chiese ancora Ginny.
Lui scosse la testa. “Nell’aula vicino alla statua dell’Avvincino. Io ero con Sally Higgs… lei…” disse, indicando la mora. “Ci ha beccati mentre…”. Charlie balbettò un po’. Oh, alto grosso e imbarazzato. Le venne in mente Ron e sorrise.
Ginny ridacchiò forte quando capì quello che era successo. “Che troll! Non avete incantato la porta?”
“Lei aveva detto di sì” disse, alzando le spalle.
“Però lei era Susan Higgs, non Sally”, ci tenne a precisare Pansy.
Si ricordava benissimo di Susan: era odiosa e stupida, ma molto molto carina e popolare. E l’aveva fatto apposta a farsi beccare. Era andata avanti tre giorni con le sue compagne di stanza, dicendo che l’avrebbe fatto con lui, quando era girata la voce che sarebbe venuto per la prova dei draghi. E Susan aveva detto a Pansy di andare in quella determinata stanza e a che ora: aveva bisogno di testimoni, voleva farlo sapere a tutti. La notorietà prima di qualsiasi altra cosa. E Pansy ci era cascata.
Per fortuna che non era entrata insieme alle altre. Era riuscita a richiudere la porta dopo che Susan aveva strillato, fingendosi isterica, il suo nome. La mora aveva capito troppo tardi di essere stata usata. Chissà cosa sarebbe successo se li avesse beccati Piton.
Lui corrugò la fronte. “Sicura che non si chiamasse Sally?”
Pansy rise insieme a Ginny, mentre il rosso si passava una mano fra i capelli. Ginny si alzò. “Dai, Charlie, andiamo a vedere cosa c’è rimasto da mangiare”.
Prese a braccetto il fratello e lo portò via.
Pansy li salutò con la mano.

 

Quando furono fuori dalla vista di Pansy, Ginny diede uno scappellotto a Charlie. Forte.
“Ehi!”
“Charlie, ma non potevi darti un po’ di contegno?”
“Ginny, sembri la mamma!”
Lei sbuffò. “Non c’è bisogno di usare quel tono” lo scimmiottò. “Perché io sono il gran figo dei sotterranei, è un onore scopare con me!
“Non ho detto così!” La ragazza lo guardò malissimo.
“L’hai pensato.”
“Beh, di solito non reagiscono così. Non le Serpeverde” disse lui alzando le spalle. “Magari i tempi sono cambiati, da quando andavi a scuola tu.”
Ok, era una stronzata, se ne rese conto da sola. Ma ormai l’aveva detto. Infatti lui la guardò alzando un sopracciglio. “Ti preferivo quando eri più piccola”.
“E io prima di scoprire delle tue incursioni nei sotterranei!”
“La tua amica poteva stare zitta e non dirtelo. O forse è diventata tua amica sperando di conoscermi” disse indicando con il capo la panchina dove era seduta Pansy. Ginny spalancò gli occhi alle parole del fratello: che troll! Ma lo era sempre stato?
“Sei un’idiota. Primo, non me l’ha detto lei. Secondo, sta già con uno di noi.”
Lui si fermò e si voltò a guardarla. “No! È la fidanzata di Percy? Che figura…”
Lei sorrise e lo strattonò.
“No. Lei sta con Ron.”

 

Ron? Hai capito il fratellino? Con una Serpeverde?
Charlie era convinto che Ron sarebbe finito con Hermione. E invece… Non l’avrebbe mai detto. Sorrise.
“Ron?” Si girò verso la ragazza e vide che stava parlando con qualcuno.
Si girò anche Ginny. “Quella che parla con Pansy è la fidanzata di Percy”.
“È una Serpeverde anche lei?” Due su due? Possibile che anche Percy…?
Ginny ridacchiò. “No. E se proprio lo vuoi sapere, Pansy dice che sembra che abbia una Firebolt infilata nel didietro”.
Charlie rise. La Serpeverde sembrava simpatica. “Adatta a Percy, allora!” Anche Ginny rise.
Entrarono sotto al gazebo e si diressero verso il tavolo degli antipasti.

 

Ron si era appena seduto con un altro spiedino di gamberi.
Quanti ne poteva mangiare prima di stare male? Ne aveva già mangiati cinque, avrebbe potuto sperimentare.
Charlie si sedette di colpo sulla sedia vuota vicino a lui, con due bicchieri di vino e gliene porse uno. Ron lo prese e il fratello lo fece tintinnare con il suo. Embè? Il fratello rideva sornione mentre beveva.
“Sono contento anch’io di vederti, Charlie” disse bevendo un sorso e appoggiandolo sul tavolo di fianco a lui.
“Ho appena conosciuto la tua ragazza…” Pansy? Ron si fece più attento senza dire niente. “Anzi, a dir la verità l’avevo già conosciuta. Penso che mi abbia visto nudo”.
Charlie continuò a sorseggiare il vino, ghignando mentre guardava da un’altra parte. O Merlino. Pansy non glielo aveva mica detto. Non volle dare soddisfazione al fratello, ma dentro fremeva. Però cercò di darsi una calmata. Si fidava di lei.
“Davvero? Mi spiace per lei” disse, addentando un gambero, con una finta sicurezza. Il fratello si girò verso di lui con un sopracciglio alzato.
“Oh. Volevo farti arrabbiare e vederti scattare furioso. Non ha funzionato.”
Ron sorrise. Ci era andato molto vicino, effettivamente. “Preferirei che non la prendessi in giro. Lei…”
“Veramente volevo prendere in giro te. Lei mi sembra a posto.”

Oh, spiritoso, Charlie, davvero. Fece una smorfia e suo fratello ridacchiò. “Devi avere qualità che tutti noi non sospettiamo”.
Ron sorrise. “Già”.
“Dai, come l’hai convinta?”
“A far che?”
“A stare con te.”
“Ah. Non lo so. Me lo chiedo anch’io”. Charlie rise forte. “A dir la verità ha un brutto difetto” ammise Ron.
“Ossia?”
“Non le piace il Quidditch.”
Vide Charlie inorridire: lui era il più grande cercatore dei Grifondoro, ai suoi tempi. Rise. “Quindi non viene a vederti alle partite?”
“Sì che viene.”
“Allora dev’essere proprio amore” disse, alzando le spalle.
Ron lo guardò. Lo stava prendendo in giro? Ma sembrava serio. Mangiò un altro gambero.

 

Pansy guardava la Adams che chiacchierava con lei del tempo. Del tempo! Poi, di punto in bianco, si sedette sulla panchina vicino a lei.
“Ok. Scusami” disse.
Pansy scrollò le spalle. Cosa aveva detto? “Come?”
“Ho detto ‘scusami’. Per il veritaserum…” Oh. Cosa doveva rispondere? Quello che pensava non era sicura si potesse dire ad alta voce. Annuì. “Non dovevo dartelo. Lo so. È che… ero nel pallone. Un’eventuale fuga da Azkaban sarebbe stato un casino, visto che gestisco io la struttura, adesso. Avevo paura. Già c’è un sacco di gente che pensa che sia riuscita a ottenere quel posto perché la famiglia di Percy conosce Shacklebolt e tutti i giorni devo farmi un sedere così per dimostrare il contrario… Quando sei arrivata tu, pensavo che ti prendessi gioco di me. Che volessi farmela pagare per quello che è successo a scuola”.
“Se dovessi vendicarmi di tutti quelli che mi hanno messo i bastoni fra le ruote, non farei nient’altro, Adams. Allora era un tic veramente, quello al dito?” Abbassò lo sguardo e vide sulla sua mano l’anello.
“Oh. Ci hai preso su tutto. Sei stata brava. C’è stata gente che ha capito dell’anello dopo mesi… dovresti diventare Auror e…”
“Fammelo vedere” la interruppe, allungando la mano e ignorando le sue parole.
Lei avvicinò la mano: l’anello era carino. Niente di che e probabilmente neanche troppo costoso. Il diamante era piccolo, non era sicura che arrivasse neanche a un carato, ma alla fine, era meglio una cosa piccola donata con il cuore, che una cosa molto vistosa o costosa, data senza importanza. L’aveva capito vedendo l’anello che Draco aveva comprato a Hermione.
“Non è molto prez…”
“È bello” la interruppe ancora, prima che lei si giustificasse. Non doveva giustificarsi. Neanche lei.
“Anche il tuo è molto bello. C’è un motivo per cui non è al dito giusto?” Eh? Cosa diceva? Abbassò lo sguardo sulla sua mano. L’unico anello che aveva era quello con l’ametista. L’unico per cui valesse la pena tornare indietro a bisticciare con quel tragattino. Forse pensava che… “Oh. Questo è l’anello di mia nonna. Noi… non… non siamo fidanzati” disse senza guardarla. L’avrebbe presa in giro, adesso? Avrebbe ridacchiato e ridetto quella frase sulla parentela?
“Oh, per il diadema di Priscilla! Scusa, avevo capito… pensavo…”
La mora scosse le spalle mentre rideva per l’espressione. In fin dei conti non voleva fidanzarsi. Davvero non voleva? O era come la storia di stare con Ron? Quando continuava a ripetersi che non voleva stare con lui? Era diventata come l’Avvincino della favola per bambini? Quello che diceva che non gli piaceva più il pesce perché non riusciva più a prenderlo?
No, si stava soltanto facendo contagiare da Draco e da Ginny. Sospirò silenziosamente. Non era quello il momento…
“Beh e chi l’ha detto? Magari più in là… mi farebbe veramente piacere averti come parente, mi sento sempre diversa quando sono qui alla Tana, è così strano per me…” disse la bionda seriamente. Ma era impazzita? Ma forse allora non la stava denigrando, quella volta al ministero…
“Signorine… scusate… una di voi ha una sigaretta?”
Lei e la Adams alzarono lo sguardo e si ritrovarono davanti nientemeno che Shacklebolt in persona. Il Ministro. La Adams scosse il capo. “Mi spiace, non fumo”. Si alzò e se ne andò.
Forse era il caso che si alzasse anche lei dalla panchina. Da quanto tempo era lì? Tirò fuori il portasigarette e glielo porse. Lui prese una sigaretta, chiuse la scatolina e la tenne in mano. Passò il dito sullo stemma dei Parkinson in rilievo sul coperchio d’argento. L’aveva trovato in soffitta.
“La figlia di Hugo, giusto? Hugo Parkinson.”
Pansy annuì. Non c’era nessun altro, lei era l’ultima. Suo padre non aveva fratelli, né cugini.
“Ho conosciuto tuo padre. Siamo andati a Hogwarts insieme”. Lei annuì ancora. Cosa avrebbe potuto dire? “Abbiamo fatto un duello. Per andare a Hogsmeade con una ragazza”. O Merlino! Per sua madre? “Imogen. Si chiamava Imogen. Ma non ricordo il cognome”. Ridacchiò come un adolescente. La cosa la fece sorridere.
“E chi ha vinto?” Non sapeva bene cosa dire, a parte la storia di Nott e di Azkaban, non aveva mai parlato con il ministro.
“Oh, ha vinto Mattew Brown, di Corvonero. Maledetto Brown!” Ridacchiò ancora. Guardò la sigaretta. Non è che gli aveva passato una canna senza accorgersene? “Lei andò a Hogsmeade con lui, quando scoprì il nostro duello. Beh, a dir la verità l’ha anche sposato e ci ha fatto dei figli…” Oh.
 “Scommetto che Imogen non ha più perso i chili presi in gravidanza, allora” disse a mo’ di consolazione. Shacklebolt rise.
“Forse”. Finì la sigaretta e la fece sparire. “Scusami, se parlo a vanvera. È che si aspettano un gran discorso da me e io sono una frana nei discorsi. Sono un po’ nervoso…”
“Non penso debba fare un gran discorso, alla fin fine. Ringrazi tutti, dica di essere contento di come sono andate le cose ed esprima un bel pensiero per le persone che sono decedute. Tutto qui.”
“Sembra difficile, però…”
“Allora vada da Hermione. Lei saprà buttare giù un bel discorso in poche righe e lei sarà salvo.”
L’uomo annuì e la guardò. “Perché non hai accettato il lavoro al ministero?”
PAnsy si guardò intorno: per fortuna non c’era nessuno. Non aveva detto ad anima viva della proposta del ministro.
“Farò dell’altro nella vita. Non penso che sia il mio posto, quello.”
Lui annuì. “La signorina che prima era seduta vicino a te, ci rimarrà male. Eri stata raccomandata da lei”.
Si inchinò con fare galante e si incamminò verso Hermione. La Adams? Era stata la Adams a farle proporre il lavoro al ministero? Oh Santo Salazar. Ci voleva un bicchiere di vino.
No, ci voleva una bottiglia.

 

Draco si avvicinò a Hermione appena il ministro si allontanò.
“Tutto ok?” Si sedette su una delle sedie vuote a quel tavolo.
“Sì, sì. Kingsley aveva bisogno di aiuto per il discorso” Lui annuì. Poi allungò una mano e prese una delle sue.
“Ti offendi se ti dico una cosa?” Lei sollevò le sopracciglia e si fece più attenta.
“Non lo so.”
“Quella cosa del C.R.E.P.A…. noo penso che sia una grande idea…” buttò lì. Voleva dirle quello che pensava ma allo stesso tempo non voleva offenderla.
“Abbiamo raggiunto un accordo, io e Kingsley. Il gruppo sarà costituito e qualunque elfo che lo chiederà potrà farne parte, anche se il ministro non ha accettato di fornire la bacchetta agli elfi…” Il suo tono era un po’ triste.
“Effettivamente…” iniziò lui, ma lei gli lanciò un’occhiataccia.
“Continuerò a curare l’organizzazione per migliorare la condizione degli elfi. Ma ho scoperto che voglio lavorare all’ufficio per l’Applicazione della legge sulla magia. Vorrei diventare un Auror. E magari qualcosa di più. Le leggi mi affascinano parecchio.”
Lui sorrise. Ripensò alle parole della Weasley. ‘Futuro Ministro della magia’ Annuì. “Ma non voglio abbandonare il C.R.E.P.A., ok?” Lui annuì.
“Potresti iniziare con gli elfi dei Malfoy. Se riesci a convincere loro, magari la strada sarebbe un po’ più spianata”

 

Hermione lo guardò sorpresa. Gli elfi dei Malfoy? E come ci poteva riuscire? Neanche li conosceva!
“E come dovrei fare?”
“Beh, dovresti venire da noi, ogni giorno magari, e passare un po’ di tempo a casa mia…”
Lei sorrise. “Ah, è una proposta con un secondo fine!”
Lui sorrise sghembo. “Beh, intanto che…”
“Ci penserò.”
“Quindi non ci vedremo in questi giorni, prima di ritornare a scuola?”
“Vedremo.”
Hermione sorrise: aveva accompagnato Draco da suo padre, il mese prima, e aveva conosciuto Narcissa ‘ufficialmente’. Poi le propone di andare a casa sua. E dopo la storia degli Elfi. Non pensava più che lui volesse tenerla nascosta alla sua famiglia.
Sorrise ancora mentre lo guardava di nascosto.

 

“Non mi hai detto di aver visto mio fratello nudo.”
Ron si avvicinò a Pansy quando la vide entrare sotto al gazebo. La ragazza si voltò verso di lui alzando un sopracciglio. “Hai parlato con Charlie?”
“Già”. Avrebbe dovuto preoccuparsi? Lei aveva una faccia strana…

 

Pansy ridacchiò internamente. Charlie era dispettoso come Ginny.
Guardò di nuovo Ron che si sforzava di non dire niente. L’avrebbe baciato. Si stava trattenendo e vedeva che stava facendo uno sforzo. Per lei. Sorrise.
“Non ti ho detto di aver visto nuda neanche Susan Higgs.”
Lui ora era confuso. “Chi?”
Lo prese a braccetto e si avvicinò a uno dei tavoli. “La tipa con cui stava facendo sesso. Come sono i gamberi?”

 

Ron la guardò stranito. I gamberi? Poi ripensò a quello che aveva appena detto.
“Li hai sorpresi a… a…” lei sorrise.
“Sì, Ron, è quello che ho detto. Mi consigli i gamberi, allora? O prendo i calamari?”
Come? Guardò il tavolo. “I Gamberi sono buonissimi. Ma lo è anche il fritto misto. Prova anche i calamari. Cos’è che hai visto allora?”
Le passò un piattino pieno e si allungò a prenderle un bicchiere di vino.

 

Pansy sorrise.
“Davvero lo vuoi sapere? È stato molto imbarazzante. Ci ho messo un sacco di tempo per riprendermi” scherzò.
“Allora ti prego dimmi che anche mio fratello era imbarazzato.”
Si erano incamminati verso alcune sedie in fondo al gazebo. Non c’era nessuno da quelle parti. Quasi tutti avevano finito di mangiare e giravano sotto il gazebo per chiacchierare.
Si avvicinò al suo orecchio. “Tuo fratello era imbarazzato anche quando mi ha visto poco fa, ed era vestito”. Se lo fosse stato anche quattro anni prima, lo ignorava. Ma immaginava di sì. Lui annuì quasi ghignando.
“Mi ha preso in giro.”
“Siete affettuosamente dispettosi. È bello” disse, alzando una spalla.

 
Beh, che fosse bello… Però lei sembrava triste. Pensava a Camille?
“E Camille? Tutto bene al lago?” Lei sorrise
“Sembra di sì. Si diverte.”
Pensò a quello che aveva raccontato Camille in pizzeria. Di quando al lago ci andavano Pansy e la Greengrass. “Giusto. Com’era? Gare di scopa e falò sulla spiaggia?”
Il suo tono doveva sembrare un po’ misero perché lei gli strinse un braccio e disse: “Ti porterò a un falò sulla spiaggia, una volta. Promesso”.
Sentì arrossarsi le orecchie. “Oh, ma io non intendevo…”
“No? Quindi intendevi le gare con la scopa? Non hai mai partecipato a una gara di volo con la scopa?” Lei aveva sbarrato gli occhi. Certo che aveva fatto delle gare con la scopa. Beh, con i suoi fratelli. E con gli altri di Grifondoro. Ok, non erano proprio delle gran ‘gare’. Lei sorrideva sorniona. “Potremmo fare una gara, e vedere chi vince”.
“Io e te?” Lei fu stranita dal suo tono ironico.
“Perché sei stupito? Pensi che non sia in grado di stare sulla scopa? Potrei offendermi!”
Ron ridacchiò. “No, no, non intendevo offenderti. Ma non ti ho mai visto sulla scopa” Cercò di ricordarsi il primo anno e le lezioni di volo, ma non gli venne in mente niente. Lei si offese, secondo lui, ma non riuscì a smettere di ridacchiare.
“Chissà, potremmo anche farlo. Potrei anche lasciarti usare la Firebolt…”
La ragazza si offese davvero. “Ah, no. Così vinco io e tu dai la colpa alla tua scopa. Non avete delle scope da qualche parte? Due scope uguali?”
Ron non riuscì a smettere di ridere. “Adesso? Hai la gonna. Non puoi volare”.
“E quindi? Posso volare anche con un vestito. O hai paura di perdere?” Ora lui ghignava beffardamente. Si alzò e le prese la mano. Lei sorrideva mentre la portava oltre il gazebo.
Guardarono nello stanzino delle scope e Ron ne scelse due, due uguali, come voleva lei. Passando da dentro casa e si allontanarono dagli altri.
Merlino, era più eccitato di quando l’aveva portata nel capanno per vedere i gattini.

 

“Ginny, dov’è Ron?”
Harry sussurrò mentre Kingsley richiamava l’attenzione per fare il discorso.
“Non lo so. Non vedo neanche Pansy.”
“Ma deve essere qui!” Adesso era Hermione che andava in panico. “Non può perdersi il discorso di Kinsley. Non si fa!”
“Il discorso che hai scritto tu mezz’ora fa?” Draco applaudiva mentre guardava Hermione alzando un sopracciglio. “Puoi sempre fargliene avere una copia”.
La riccia lo guardò malissimo. Ma lui c’era abituato e continuò a sorridere davanti a sé.

 

 

Kingsley, dopo un incantesimo sonorus, si schiarì la voce. Due volte. Non gli piacevano i discorsi.
Guardò tutti e, sospirando, si preparò a iniziare. Per fortuna Hermione aveva scritto poco, l’essenziale, ma a lui sembrava comunque troppo lungo. Sperò che finisse presto. Guardò la ragazza che gli fece un cenno con il capo, per spronarlo.
Avrebbe dovuto farlo fare a lei, il discorso. Oh, era sicuro che lei ci sarebbe riuscita. E meglio di lui.
Dal fondo del gazebo si sentirono dei rumori e da una delle aperture in fondo si riconobbero chiaramente delle voci e tutti si girarono verso quella direzione. Il più giovane dei fratelli Weasley, Ronald, e la figlia di Hugo Parkinson, entrarono di soppiatto finché non si resero conto di essere sotto gli occhi di tutti.
Quella ragazza gli ricordava Hugo in maniera impressionante. Kingsley rise. E ridere lo aiutò a scacciare il nervosismo.
Partì ringraziando tutte le persone che erano lì, tutti i membri dell’Ordine della Fenice, i vari addetti del ministero e tutti gli altri. Il discorso che aveva scritto Hermione era particolarmente sentito e il ministro vide parecchie streghe asciugarsi gli occhi.
Quando concluse, sorrise. E guardò la giovane strega che, raggiante, batteva le mani.

 

Quando Kingsley finì il discorso venne verso di lei mentre la folla si rimescolava.
“Grazie Hermione, sei stata bravissima. Penso che ti farò scrivere un altro discorso per la celebrazione del due di maggio a Hogwarts. Ti piacerebbe?”
La riccia sbarrò gli occhi eccitata. Avrebbe scritto anche il prossimo discorso? Che bello, non vedeva l’ora. Con più tempo a disposizione, avrebbe sicuramente fatto un lavoro migliore. Annuì estasiata.
Poi Kingsley si voltò verso Draco e gli disse: “Io non me la farei scappare una ragazza così”. E ammiccò.

 

Draco fu stupito dalla frase del Ministro. Soprattutto quando lui si avvicinò e gli disse sottovoce: “Penso che questo, sia un bel momento per fare quella cosa”.
Oh. Per Salazar, gli stava consigliando di fare quello che immaginava? Il ministro lo aveva visto mentre guardava l’anello in un momento in cui era rimasto solo…
Si guardò intorno: gli amici di Hermione, il suo mondo, poteva essere il suo momento. Ma… alla Tana? Voleva darle veramente l’anello alla Tana? Oh, Merlino.
Erano mesi che ci pensava e non aveva ancora trovato la maniera giusta. Non c’era la maniera giusta. Avrebbe aspettato ancora e non avrebbe concluso niente. Così improvvisò e sperò che andasse tutto bene.
Si girò verso Hermione, che era ancora girata verso il ministro, e le prese la mano.
Quando lei si voltò verso di lui, lentamente si abbassò appoggiandosi su un ginocchio e fece scivolare la mano libera alla scatolina che teneva in tasca da più di due mesi. Sentì qualcuno intimare il silenzio e sentì il brusio calare intorno a lui. Per una attimo, il panico lo avvolse, poi si scordò di tutti gli altri.
“Hermione” cominciò, ma sentì la sua voce tremare. Merlino. Gli occhi della sua ragazza si spalancarono stupiti e sorrise. Bastava quello. “Quando mi sorridi, mi sento il più fortunato del mondo. Amo guardare il tuo sorriso e potrei passare ore a guardarti. Ho bisogno di te, non potrei vivere senza averti vicino. Ti voglio accanto per il resto della mia vita. Vorresti… sposarmi?” Le lasciò la mano per aprire la scatolina.

 

Hermione sentì le lacrime scenderle sulle guance.
Stava piangendo? Non doveva! Era un momento bellissimo. Draco era in ginocchio, lì davanti a lei, con quel bellissimo anello e lei stava piangendo? Merlino non riusciva a smettere. Non disse niente, mentre continuava a sorridere.
Poi guardò ancora Draco (l’anello aveva catturato la sua attenzione per tantissimo tempo) e vide il suo sguardo un po’ preoccupato. Merlino, non gli aveva risposto!
“Sì, sì, certo che voglio sposarti!” riuscì a dire.
Il suo viso si distese e prese l’anello dal suo sostegno. Fece per alzarsi quando una voce vicino a lei gli disse sottovoce: “Malfoy, devi rimanere in ginocchio per infilarle l’anello”. E una mano lo spinse di nuovo giù.
Draco rimase in ginocchio e le infilò al dito l’anello più bello che lei avesse mai visto. Poi si alzò e la guardò. Intorno a loro c’era silenzio. Un silenzio assordante, finché qualcuno dal fondo del gazebo gridò qualcosa tipo: ‘YAHOO!’ e fece partire un applauso scrosciante.

 

Draco si avvicinò a lei, le prese il viso fra le mani e la baciò. Davanti a tutti.
C’era riuscito. Glielo aveva chiesto e lei aveva risposto di sì. Anche se aveva detto quella frase così stupida. Mesi che si preparava il discorso, mesi di belle parole e poi...
Lei aveva detto di sì, questo era l’importante. Come si lasciarono, furono circondati da persone che facevano loro i complimenti. Il ministro, il primo, gli strinse la mano e gli diede una pacca sulla spalla. Poi gli altri uomini, Potter, i Weasley e quelli del ministero.
A un certo punto si ritrovò davanti la piccola teppistella rossa. “Ce l’hai fatta, Malfoy!”
“Non sono sicuro che dovessi rimanere in ginocchio anche dopo il suo sì, però” le disse.
“Davvero? Io pensavo di sì. Mi spiace essermi sbagliata”. E ghignò per smentire quello che aveva appena detto.
Draco rise mentre lei lo abbracciava e gli spiegava tutte le maledizioni che gli avrebbe lanciato se avesse fatto qualcosa di sbagliato.

 

Hermione fu circondata da tutte le streghe presenti e baciata, abbracciata e strattonata per vedere l’anello. Ginny le si era avvicinata per prima e le aveva detto “Oh, tesoro, sono così contenta!”
Girarono ancora dei bicchieri e vennero aperte altre bottiglie di vino. Hermione era un po’ su di giri e le girava la testa. Draco stava ancora ricevendo pacche sulle spalle. Riuscì a sottrarsi a tutti e andò a sedersi su una delle panchine fuori dal gazebo. Poco dopo vide arrivare Pansy che le disse con un sorriso: “Posso congratularmi anch’io?”
Hermione annuì e si alzò. La mora l’abbracciò. Era la prima volta che succedeva, pensò stupita la riccia.
“Tu lo sapevi?”
Lei sorrise. “Io e Ginny lo sappiamo da un po’, sì”. Oh, anche Ginny? Sorrise guardando ancora l’anello. Rientrarono insieme e si avvicinò a Draco.
Sembrava imbarazzato, ma le sorrise caloroso e la baciò ancora.

 

Ron si avvicinò a Harry.
“Ma tu lo sapevi?” Il moro scosse la testa. Meno male. Almeno non era l’unico.
Anche Ginny si unì a loro, tirandosi dietro Charlie e George. “Io lo sapevo” disse, gongolando.
“E perché non ce l’hai detto?” Ron la guardò un po’ incupito. Non gli piaceva non sapere le cose.
“Non erano fatti tuoi” disse la sorella con un brutto sguardo. “E poi, dov’eri, prima?” Lui alzò le spalle.
Charlie sorrise sornione mentre sussurrava: “Serpeverde… Serpeverde…”
Ron gli lanciò quella che sperò fosse una brutta occhiata. “Non sono fatti tuoi” disse a beneficio della sorella.
“Oh, allora lo chiederò a Pansy.”
Ron sorrise. Come se fosse stato facile farsi dire qualcosa da quella ragazza.
“Guarda, sta arrivando, chiediamoglielo!” Ron sbarrò gli occhi. Charlie voleva farlo davvero?
La mora si avvicinò a loro.

 

“Ron ci stava giusto spiegando dove eravate finiti prima del discorso. Ma vi sembra una cosa da fare?”
Pansy guardò Ginny con un misto di stupore e di curiosità. “Davvero te l’ha detto?” E guardò Ron che scosse la testa.
George cercò di attirare l’attenzione di Pansy e Charlie si mise davanti a Ron: Non riusciva più a vederlo. Ma cosa stava succedendo?
“Era solo una gara di volo. Niente di che”. Alzò una spalla. Loro avevano sicuramente pensato male. Sorrise.
“Una gara di notte?” esclamò Ginny. “E poi, tu voli?” Oh, com’è che tutti le facevano quella domanda?
“Certo che volo!”
“Chi ha vinto?” chiese George
“Io” rispose Pansy.
“Io” disse Ron spostandosi da dietro il fratello. Tutti e due si guardarono stupiti.
Beh, aveva vinto lei, anche se il rosso continuava a sostenere che non valesse. Avrebbero dovuto rifare la gara di giorno e con degli abiti più adatti, pensò al ricordo di lui che finiva contro l’albero perché a lei si era alzata la gonna in volo.
“Sicuri di aver fatto la gara insieme?” Ridacchiò Charlie. Ginny tolse alla mora qualcosa dai capelli.
“O magari vi siete rotolati da qualche parte?” Ecco dove volevano arrivare. Ma lei non era Serpeverde per niente.
Prima che potesse rispondere però, Ron esclamò ad alta voce: “No! Stavolta non abbiamo fatto niente!” Oh, Merlino.
“STAVOLTA?” esclamarono insieme gli altri Weasley. E si misero a discutere tutti e quattro mentre le orecchie di Ron diventavano sempre più rosse e gli altri ridevano. Non la calcolarono più.
Pansy si avvicinò a Potter che seguiva il battibecco sorridendo e gli chiese sottovoce: “Ma fanno sempre così?”
Il moro si girò verso di lei, ancora sorridendo. “Sempre”.
Oh. Perfetto.

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***Buona lettura gente, ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia.

   
 
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