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Hermione
bussò alla porta della Tana e Ginny le venne ad aprire.
“Hermione,
perché bussi? Siamo tutti fuori, in giardino. Potevate fare
il giro. Io passavo
di qui per caso” disse prendendo i mantelli e sistemandoli
nel guardaroba.
“Ciao anche
a te, Ginny” disse la riccia sorridendo.
“Com’è andata la tua vacanza?”
La piccola
rossa sorrise estasiata. “Oh, è stata
bellissima!”
Guardò
dietro di lei e salutò Pansy e Draco. Guardò
Draco con uno sguardo strano, ma
fu così veloce che Hermione pensò di esserselo
solo immaginata.
Quando
attraversarono l’atrio e uscirono nel giardino sul retro,
rimase a bocca
aperta: sembrava il matrimonio di Bill e Fleur. C’era un
enorme buffet sotto un
gigantesco gazebo.
Ron arrivò
verso di loro “Ginny, mamma sta impazzendo. Tu sai cosa sono
i ventagli volanti? Mi ha detto di
andarli
a prendere in cucina…” Ron era un po’
spaesato.
Pansy gli
andò vicino e disse: “Forse… Vol-au-vent?”
lui la guardò confuso. “Dai, ti aiuto
io”. Lo prese per un braccio e si
diressero in casa. Sentì il rosso dirle quanto fosse bella.
Sorrise.
Prese
sottobraccio Draco e, mentre Ginny spariva fra le persone, si
incamminarono
verso il gazebo. Effettivamente c’era un po’ di
gente.
Non era
proprio una piccola cena, come
aveva
detto Ron al pranzo. Si ricordò che Draco non era mai stato
alla Tana e lo
strinse un po’ mentre si guardava intorno con uno sguardo
strano. Provava le
stesse cose di Pansy? Anceh per lui era difficile essere lì?
Il biondo la
guardò e le sorrise. “Tutto ok?” gli
chiese e lui annuì.
Lei non ne
era del tutto sicura, ma sapeva che Draco ce la stava mettendo tutta, e
apprezzò lo sforzo.
“Andiamo a
salutare, così vedono che siamo arrivati.”
Lui annuì
ancora.
Harry
parlava con Kingsley e Doge su altre operazioni degli Auror.
Era felice,
era appena tornato dalla sua vacanza con Ginny e Kingsley iniziava a
lasciargli
più spazio al Ministero. La vita non poteva essere migliore
di così. Lasciò i
due uomini a parlare quando si avvicinò a Hagrid per
salutarlo. Vivevano
insieme nello stesso castello e non riusciva a vederlo quanto avrebbe
voluto.
Scambiò
quattro chiacchiere con lui e salutò anche la McGranitt, che
sembrava una
professoressa anche lì, severa e composta, a casa di Ginny.
Ridacchiò.
Pansy aveva
aiutato Ron a portare fuori quello che c’era ancora in
cucina.
Aveva
salutato tutti quelli che conosceva e aveva stretto la mano ad altre
persone e
tutti, erano stati gentili e simpatici. Qualcuno, che conosceva la
storia della
cattura del signor Nott, le fece anche dei complimenti. Era ancora
nervosissima, ma non stava andando male per niente. Nessuno le aveva
detto che
non avrebbe dovuto trovarsi lì. Nessuno aveva fatto
riferimenti ai suoi
genitori. Tutti erano cordiali. E lei iniziò a rilassarsi.
Ron stette a
fianco a lei tutto il tempo. “Non sei obbligato a stare
vicino a me in ogni
istante. Giuro che non scapperò”.
Lui alzò le
spalle. “Mi fa piacere. E se avessi voglia di scappare,
smaterializzati in camera
mia, così ti raggiungo”. Ammiccò e
Pansy rise.
“Vado a
fumare, vieni con me?” gli chiese.
“Oh, pensavo
di fare un giro al tavolo a prendere altri spiedini di
gamberi…”
La Serpeverde
annuì.
“Va bene, ci
vediamo dopo.”
Lui fu
velocissimo: prima che lei potesse girarsi per andare fuori dal gazebo,
Ron si
avvicinò e le scoccò un bacio sulle labbra. Pansy
rimase imbambolata a
guardarlo dirigersi gongolante verso il buffet.
Si riprese e
si incamminò verso una delle panchine nel giardino
illuminato.
Ginny vide
Pansy da sola che si sedette su una delle panchine. Prima che tirasse
fuori il
portasigarette, corse da lei.
“Ohi!” Lei
si spaventò.
“Ohi,
Ginny!” Si sedette vicino alla Serpeverde.
“Perché
Draco non ha ancora dato l’anello a Hermione?” La
mora alzò le spalle.
“Lo farà. Al
momento giusto. Vuole che tutto sia perfetto.”
Già. In
quello sembrava proprio Hermione. “Non vedo l’ora
di vedere la sua faccia. Dici
che organizzerà qualcosa di ‘solo loro
due’? O potremo guardare anche noi?”
“Non saprei.
Cambia idea a ogni svolazzo di mantello. Ormai non ci provo neanche
più a
starci dietro. Quando sarà, lo vedremo. O vedremo
l’anello sul suo dito.”
“Giusto. Che
poi, mica ci vuole poi molto, no?”
La Serpeverde
si girò verso di lei con un sorriso sornione.
“No?”
“Ma no, in
fin dei conti non serve neanche l’anello. Noi eravamo sulla
spiaggia e mica
l’avevamo. È venuto tutto così, da
solo.”
Pansy
spalancò gli occhi.
“Potter ti
ha chiesto di sposarlo?” La rossa sorrise come quando aveva
aperto la porta. Ecco
perché la vacanza era andata così bene.
“Sì, ma non
dirlo a nessuno. Non è una cosa ufficiale. Abbiamo solo
parlato di cosa
vogliamo fare in futuro. E abbiamo parlato dei nomi dei bambini. Cose
così…”
Oh, per Salazar! Ancora più stranita, tirò fuori
il portasigarette e lo rigirò
fra le mani.
Ma erano
tutti impazziti? Nessuno di loro aveva vent’anni.
Sposarsi…
“Sì, mamma!
Ho capito, dai…” Un ragazzone robusto con i
capelli rossi e arruffati uscì da
un lato del gazebo e camminò nella loro direzione.
“Charlie!
Vieni qui che ti presento una persona!” gridò
Ginny al fratello.
Pansy non
fece in tempo a dirle di stare zitta che lui si girò e si
incamminò verso di
loro. Cercò di rimanere impegnata a trafficare con il
portasigarette e mantenne
lo sguardo basso. Ma non poteva reggere a lungo, lo sapeva. E poi...
magari lui
non si ricordava e non l’avrebbe riconosciuta.
Sospirò imbarazzata.
Charlie
arrivò e disse alla sorella: “Mamma è
impazzita! Ce l’ha ancora con i miei
capelli! Vuole obbligarmi di nuovo a tagliarli…”
Charlie vide
la ragazza vicino a Ginny che giocava con un portasigarette. Oh, che
voglia che
aveva di fumare, adesso!
“Oh, ti
prego, potrei uccidere per una sigaretta. Non è che me ne
dai una?” Ginny
spalancò gli occhi.
“Ma fumi?” Anche
la sua amica spalancò gli occhi e alzò la testa a
guardarlo: aveva un viso
familiare. L’aveva già vista. Si voltò
verso Ginny e le disse: “Sì. Ma qui a
casa non lo faccio. Mamma rompe per i miei capelli, figuriamoci se
sapesse che
fumo!”
La ragazza mora
gli allungò il portasigarette. Lui fece per prenderlo ma si
fermò. “Mi sembra
di averti già vista. Ma non ricordo
dove…”
Sua sorella venne in suo
aiuto. “Lei è Pansy.
Viene a scuola con noi. È dell’anno di Harry e
Ron”. Niente. Ancora niente.
Poi lei
sorrise in maniera strana, allungò la mano e disse:
“Pansy Parkinson. Sono Serpeverde”.
Oh, Merlino! Parkinson! Si sarebbe ricordato quel nome a vita. Ecco
dove
l’aveva vista! Nei sotterranei.
Si pietrificò
mentre le stringeva la mano. Anche se doveva essere più
piccola quando l’aveva
vista. Da come lo guardava, anche lei lo aveva riconosciuto. Oh, che
vergogna!
Ginny non
capì subito perché suo fratello avesse sbarrato
gli occhi e aperto la bocca. Ma
poi si ricordò quello che avevano detto le ragazze al
compleanno di Pansy.
“Così
Charlie, hai frequentato spesso i sotterranei? Sembra che le ragazze
abbiano
parlato di te. Molte ragazze…” Ghignò.
Charlie si
girò appena verso di lei e Ginny notò il collo
del fratello diventare rosso. Era
il suo modo di essere in imbarazzo. Le orecchie di Ron, il collo di
Charlie. Ma
lui guardava la mora. Il ghigno di Ginny sparì e si
preoccupò. C’era stato
qualcosa fra loro? Qualcosa che non sapeva? Sarebbe stato divertente,
se Pansy
non fosse stata la ragazza dell’altro suo fratello.
L’aria era tesissima.
“Ma… siete
stati a letto a insieme?” chiese guardando prima uno e poi
l’altra. A Ron non
sarebbe piaciuto. Per niente.
“NO!” quasi gridò
Pansy, con voce scandalizzata, seguita subito da un:
“No”, molto più contenuto
di Charlie. Li guardò ancora.
Il ragazzo
esclamò un po’ imbarazzato: “Beh, non
c’è bisogno di usare quel
tono…”.
Pansy alzò
le spalle. “Non intendevo offenderti”.
Ginny si
sentì fuori luogo. Ma ora era più rilassata.
“E quindi?
Come vi conoscete? Non avete frequentato la scuola insieme”
chiese al fratello.
Pansy si
accese una sigaretta e ne allungò una anche al ragazzo. Lui
si guardò intorno e
l’accese. Aspettò.
“Ricordi quando
sono venuto a Hogwarts per il torneo Tremaghi, per la prova dei
draghi?” Ginny
annuì. “Ho fatto un giro nei sotterranei.
L’ho vista lì”.
Il rosso si
girò verso di lei. “In sala comune? Ho girato nei
sotterranei anch’io” chiese
ancora Ginny.
Lui scosse
la testa. “Nell’aula vicino alla statua
dell’Avvincino. Io ero con Sally Higgs…
lei…” disse, indicando la mora. “Ci ha
beccati mentre…”. Charlie balbettò un
po’. Oh, alto grosso e imbarazzato. Le venne in mente Ron e
sorrise.
Ginny
ridacchiò forte quando capì quello che era
successo. “Che troll! Non avete
incantato la porta?”
“Lei aveva
detto di sì” disse, alzando le spalle.
“Però lei
era Susan Higgs, non Sally”, ci tenne a precisare Pansy.
Si ricordava
benissimo di Susan: era odiosa e stupida, ma molto molto carina e
popolare. E
l’aveva fatto apposta a farsi beccare. Era andata avanti tre
giorni con le sue
compagne di stanza, dicendo che l’avrebbe fatto con lui,
quando era girata la
voce che sarebbe venuto per la prova dei draghi. E Susan aveva detto a
Pansy di
andare in quella determinata stanza e a che ora: aveva bisogno di
testimoni,
voleva farlo sapere a tutti. La notorietà prima di qualsiasi
altra cosa. E
Pansy ci era cascata.
Per fortuna
che non era entrata insieme alle altre. Era riuscita a richiudere la
porta dopo
che Susan aveva strillato, fingendosi isterica, il suo nome. La mora
aveva
capito troppo tardi di essere stata usata. Chissà cosa
sarebbe successo se li
avesse beccati Piton.
Lui corrugò
la fronte. “Sicura che non si chiamasse Sally?”
Pansy rise
insieme a Ginny, mentre il rosso si passava una mano fra i capelli.
Ginny si alzò.
“Dai, Charlie, andiamo a vedere cosa c’è
rimasto da mangiare”.
Prese a
braccetto il fratello e lo portò via.
Pansy li
salutò con la mano.
Quando
furono fuori dalla vista di Pansy, Ginny diede uno scappellotto a
Charlie.
Forte.
“Ehi!”
“Charlie, ma
non potevi darti un po’ di contegno?”
“Ginny,
sembri la mamma!”
Lei sbuffò.
“Non c’è
bisogno di usare quel tono”
lo scimmiottò. “Perché
io sono il gran
figo dei sotterranei, è un onore scopare con me!”
“Non ho
detto così!” La ragazza lo guardò
malissimo.
“L’hai
pensato.”
“Beh, di
solito non reagiscono così. Non le Serpeverde”
disse lui alzando le spalle.
“Magari i tempi sono cambiati, da quando andavi a scuola
tu.”
Ok, era una
stronzata, se ne rese conto da sola. Ma ormai l’aveva detto.
Infatti lui la
guardò alzando un sopracciglio. “Ti preferivo
quando eri più piccola”.
“E io prima
di scoprire delle tue incursioni nei sotterranei!”
“La tua
amica poteva stare zitta e non dirtelo. O forse è diventata
tua amica sperando
di conoscermi” disse indicando con il capo la panchina dove
era seduta Pansy. Ginny
spalancò gli occhi alle parole del fratello: che troll! Ma
lo era sempre stato?
“Sei un’idiota.
Primo, non me l’ha detto lei. Secondo, sta già con
uno di noi.”
Lui si fermò
e si voltò a guardarla. “No! È la
fidanzata di Percy? Che figura…”
Lei sorrise
e lo strattonò.
“No. Lei sta
con Ron.”
Ron? Hai
capito il fratellino? Con una Serpeverde?
Charlie era
convinto che Ron sarebbe finito con Hermione. E invece… Non
l’avrebbe mai
detto. Sorrise.
“Ron?” Si
girò verso la ragazza e vide che stava parlando con
qualcuno.
Si girò
anche Ginny. “Quella che parla con Pansy è la
fidanzata di Percy”.
“È una Serpeverde
anche lei?” Due su due? Possibile che anche
Percy…?
Ginny
ridacchiò. “No. E se proprio lo vuoi sapere, Pansy
dice che sembra che abbia
una Firebolt infilata nel didietro”.
Charlie
rise. La Serpeverde sembrava simpatica. “Adatta a Percy,
allora!” Anche Ginny
rise.
Entrarono
sotto al gazebo e si diressero verso il tavolo degli antipasti.
Ron si era
appena
seduto con un altro spiedino di gamberi.
Quanti ne
poteva mangiare prima di stare male? Ne aveva già mangiati
cinque, avrebbe
potuto sperimentare.
Charlie si
sedette di colpo sulla sedia vuota vicino a lui, con due bicchieri di
vino e
gliene porse uno. Ron lo prese e il fratello lo fece tintinnare con il
suo. Embè?
Il fratello rideva sornione mentre beveva.
“Sono
contento anch’io di vederti, Charlie” disse bevendo
un sorso e appoggiandolo
sul tavolo di fianco a lui.
“Ho appena
conosciuto la tua ragazza…” Pansy? Ron si fece
più attento senza dire niente.
“Anzi, a dir la verità l’avevo
già conosciuta. Penso che mi abbia visto nudo”.
Charlie
continuò a sorseggiare il vino, ghignando mentre guardava da
un’altra parte. O
Merlino. Pansy non glielo aveva mica detto. Non volle dare
soddisfazione al
fratello, ma dentro fremeva. Però cercò di darsi
una calmata. Si fidava di lei.
“Davvero? Mi
spiace per lei” disse, addentando un gambero, con una finta
sicurezza. Il
fratello si girò verso di lui con un sopracciglio alzato.
“Oh. Volevo
farti arrabbiare e vederti scattare furioso. Non ha
funzionato.”
Ron sorrise.
Ci era andato molto vicino, effettivamente. “Preferirei che
non la prendessi in
giro. Lei…”
“Veramente
volevo prendere in giro te. Lei mi sembra a posto.”
Oh, spiritoso,
Charlie, davvero. Fece una
smorfia e suo fratello ridacchiò. “Devi avere
qualità che tutti
noi non sospettiamo”.
Ron sorrise.
“Già”.
“Dai, come
l’hai convinta?”
“A far che?”
“A stare con
te.”
“Ah. Non lo
so. Me lo chiedo anch’io”. Charlie rise forte.
“A dir la verità ha un brutto
difetto” ammise Ron.
“Ossia?”
“Non le
piace il Quidditch.”
Vide Charlie
inorridire: lui era il più grande cercatore dei Grifondoro,
ai suoi tempi. Rise.
“Quindi non viene a vederti alle partite?”
“Sì che
viene.”
“Allora
dev’essere proprio amore” disse, alzando le spalle.
Ron lo
guardò. Lo stava prendendo in giro? Ma sembrava serio.
Mangiò un altro gambero.
Pansy
guardava la Adams che chiacchierava con lei del tempo. Del tempo! Poi,
di punto
in bianco, si sedette sulla panchina vicino a lei.
“Ok. Scusami”
disse.
Pansy
scrollò le spalle. Cosa aveva detto?
“Come?”
“Ho detto ‘scusami’.
Per il veritaserum…” Oh. Cosa doveva rispondere?
Quello che pensava non era
sicura si potesse dire ad alta voce. Annuì. “Non
dovevo dartelo. Lo so. È che…
ero nel pallone. Un’eventuale fuga da Azkaban sarebbe stato
un casino, visto
che gestisco io la struttura, adesso. Avevo paura. Già
c’è un sacco di gente
che pensa che sia riuscita a ottenere quel posto perché la
famiglia di Percy
conosce Shacklebolt e tutti i giorni devo farmi un sedere
così per dimostrare
il contrario… Quando sei arrivata tu, pensavo che ti
prendessi gioco di me. Che
volessi farmela pagare per quello che è successo a
scuola”.
“Se dovessi
vendicarmi di tutti quelli che mi hanno messo i bastoni fra le ruote,
non farei
nient’altro, Adams. Allora era un tic veramente, quello al
dito?” Abbassò lo
sguardo e vide sulla sua mano l’anello.
“Oh. Ci hai
preso su tutto. Sei stata brava. C’è stata gente
che ha capito dell’anello dopo
mesi… dovresti diventare Auror e…”
“Fammelo
vedere” la interruppe, allungando la mano e ignorando le sue
parole.
Lei avvicinò
la mano: l’anello era carino. Niente di che e probabilmente
neanche troppo costoso.
Il diamante era piccolo, non era sicura che arrivasse neanche a un
carato, ma
alla fine, era meglio una cosa piccola donata con il cuore, che una
cosa molto
vistosa o costosa, data senza importanza. L’aveva capito
vedendo l’anello che
Draco aveva comprato a Hermione.
“Non è molto
prez…”
“È bello” la
interruppe ancora, prima che lei si giustificasse. Non doveva
giustificarsi.
Neanche lei.
“Anche il
tuo è molto bello. C’è un motivo per
cui non è al dito giusto?” Eh? Cosa
diceva? Abbassò lo sguardo sulla sua mano. L’unico
anello che aveva era quello
con l’ametista. L’unico per cui valesse la pena
tornare indietro a bisticciare
con quel tragattino. Forse pensava che… “Oh.
Questo è l’anello di mia nonna. Noi…
non… non siamo fidanzati” disse senza guardarla.
L’avrebbe presa in giro,
adesso? Avrebbe ridacchiato e ridetto quella frase sulla parentela?
“Oh, per il
diadema di Priscilla! Scusa, avevo capito…
pensavo…”
La mora
scosse le spalle mentre rideva per l’espressione. In fin dei
conti non voleva
fidanzarsi. Davvero non voleva? O era come la storia di stare con Ron?
Quando
continuava a ripetersi che non voleva stare con lui? Era diventata come
l’Avvincino della favola per bambini? Quello che diceva che
non gli piaceva più
il pesce perché non riusciva più a prenderlo?
No, si stava
soltanto facendo contagiare da Draco e da Ginny. Sospirò
silenziosamente. Non
era quello il momento…
“Beh e chi
l’ha detto? Magari più in
là… mi farebbe veramente piacere averti come
parente,
mi sento sempre diversa quando sono qui alla Tana, è
così strano per me…” disse
la bionda seriamente. Ma era impazzita? Ma forse allora non la stava
denigrando, quella volta al ministero…
“Signorine…
scusate… una di voi ha una sigaretta?”
Lei e la
Adams alzarono lo sguardo e si ritrovarono davanti nientemeno che
Shacklebolt
in persona. Il Ministro. La Adams scosse il capo. “Mi spiace,
non fumo”. Si
alzò e se ne andò.
Forse era il
caso che si alzasse anche lei dalla panchina. Da quanto tempo era
lì? Tirò
fuori il portasigarette e glielo porse. Lui prese una sigaretta, chiuse
la
scatolina e la tenne in mano. Passò il dito sullo stemma dei
Parkinson in
rilievo sul coperchio d’argento. L’aveva trovato in
soffitta.
“La figlia
di Hugo, giusto? Hugo Parkinson.”
Pansy annuì.
Non c’era nessun altro, lei era l’ultima. Suo padre
non aveva fratelli, né
cugini.
“Ho
conosciuto tuo padre. Siamo andati a Hogwarts insieme”. Lei
annuì ancora. Cosa
avrebbe potuto dire? “Abbiamo fatto un duello. Per andare a
Hogsmeade con una
ragazza”. O Merlino! Per sua madre? “Imogen. Si
chiamava Imogen. Ma non ricordo
il cognome”. Ridacchiò come un adolescente. La
cosa la fece sorridere.
“E chi ha
vinto?” Non sapeva bene cosa dire, a parte la storia di Nott
e di Azkaban, non
aveva mai parlato con il ministro.
“Oh, ha
vinto Mattew Brown, di Corvonero. Maledetto Brown!”
Ridacchiò ancora. Guardò la
sigaretta. Non è che gli aveva passato una canna senza
accorgersene? “Lei andò
a Hogsmeade con lui, quando scoprì il nostro duello. Beh, a
dir la verità l’ha
anche sposato e ci ha fatto dei figli…” Oh.
“Scommetto
che Imogen non ha più perso i chili
presi in gravidanza, allora” disse a mo’ di
consolazione. Shacklebolt rise.
“Forse”.
Finì la sigaretta e la fece sparire. “Scusami, se
parlo a vanvera. È che si
aspettano un gran discorso da me e io sono una frana nei discorsi. Sono
un po’
nervoso…”
“Non penso
debba fare un gran discorso, alla fin fine. Ringrazi tutti, dica di
essere
contento di come sono andate le cose ed esprima un bel pensiero per le
persone
che sono decedute. Tutto qui.”
“Sembra
difficile, però…”
“Allora vada
da Hermione. Lei saprà buttare giù un bel
discorso in poche righe e lei sarà
salvo.”
L’uomo annuì
e la guardò. “Perché non hai accettato
il lavoro al ministero?”
PAnsy si
guardò intorno: per fortuna non c’era nessuno. Non
aveva detto ad anima viva
della proposta del ministro.
“Farò
dell’altro nella vita. Non penso che sia il mio posto,
quello.”
Lui annuì.
“La signorina che prima era seduta vicino a te, ci
rimarrà male. Eri stata
raccomandata da lei”.
Si inchinò
con fare galante e si incamminò verso Hermione. La Adams?
Era stata la Adams a
farle proporre il lavoro al ministero? Oh Santo Salazar. Ci voleva un
bicchiere
di vino.
No, ci
voleva una bottiglia.
Draco si
avvicinò a Hermione appena il ministro si
allontanò.
“Tutto ok?”
Si sedette su una delle sedie vuote a quel tavolo.
“Sì, sì.
Kingsley aveva bisogno di aiuto per il discorso” Lui
annuì. Poi allungò una
mano e prese una delle sue.
“Ti offendi
se ti dico una cosa?” Lei sollevò le sopracciglia
e si fece più attenta.
“Non lo so.”
“Quella cosa
del C.R.E.P.A…. noo penso che sia una grande
idea…” buttò lì. Voleva
dirle
quello che pensava ma allo stesso tempo non voleva offenderla.
“Abbiamo
raggiunto un accordo, io e Kingsley. Il gruppo sarà
costituito e qualunque elfo
che lo chiederà potrà farne parte, anche se il
ministro non ha accettato di fornire
la bacchetta agli elfi…” Il suo tono era un
po’ triste.
“Effettivamente…”
iniziò lui, ma lei gli lanciò
un’occhiataccia.
“Continuerò
a curare l’organizzazione per migliorare la condizione degli
elfi. Ma ho
scoperto che voglio lavorare all’ufficio per
l’Applicazione della legge sulla
magia. Vorrei diventare un Auror. E magari qualcosa di più.
Le leggi mi
affascinano parecchio.”
Lui sorrise.
Ripensò alle parole della Weasley. ‘Futuro
Ministro della magia’ Annuì. “Ma non
voglio abbandonare il C.R.E.P.A., ok?” Lui annuì.
“Potresti
iniziare con gli elfi dei Malfoy. Se riesci a convincere loro, magari
la strada
sarebbe un po’ più spianata”
Hermione lo
guardò sorpresa. Gli elfi dei Malfoy? E come ci poteva
riuscire? Neanche li
conosceva!
“E come
dovrei fare?”
“Beh,
dovresti venire da noi, ogni giorno magari, e passare un po’
di tempo a casa
mia…”
Lei sorrise.
“Ah, è una proposta con un secondo
fine!”
Lui sorrise
sghembo. “Beh, intanto che…”
“Ci penserò.”
“Quindi non
ci vedremo in questi giorni, prima di ritornare a scuola?”
“Vedremo.”
Hermione
sorrise: aveva accompagnato Draco da suo padre, il mese prima, e aveva
conosciuto Narcissa ‘ufficialmente’. Poi le propone
di andare a casa sua. E dopo
la storia degli Elfi. Non pensava più che lui volesse
tenerla nascosta alla sua
famiglia.
Sorrise
ancora mentre lo guardava di nascosto.
“Non
mi hai
detto di aver visto mio fratello nudo.”
Ron si
avvicinò a Pansy quando la vide entrare sotto al gazebo. La
ragazza si voltò
verso di lui alzando un sopracciglio. “Hai parlato con
Charlie?”
“Già”.
Avrebbe dovuto preoccuparsi? Lei aveva una faccia strana…
Pansy
ridacchiò internamente. Charlie era dispettoso come Ginny.
Guardò di
nuovo Ron che si sforzava di non dire niente. L’avrebbe
baciato. Si stava
trattenendo e vedeva che stava facendo uno sforzo. Per lei. Sorrise.
“Non ti ho
detto di aver visto nuda neanche Susan Higgs.”
Lui ora era
confuso. “Chi?”
Lo prese a
braccetto e si avvicinò a uno dei tavoli. “La tipa
con cui stava facendo sesso.
Come sono i gamberi?”
Ron la
guardò stranito. I gamberi? Poi ripensò a quello
che aveva appena detto.
“Li hai
sorpresi a… a…” lei sorrise.
“Sì, Ron, è
quello che ho detto. Mi consigli i gamberi, allora? O prendo i
calamari?”
Come? Guardò
il tavolo. “I Gamberi sono buonissimi. Ma lo è
anche il fritto misto. Prova
anche i calamari. Cos’è che hai visto
allora?”
Le passò un piattino
pieno e si allungò a prenderle un bicchiere di vino.
Pansy
sorrise.
“Davvero lo
vuoi sapere? È stato molto imbarazzante. Ci ho messo un
sacco di tempo per
riprendermi” scherzò.
“Allora ti
prego dimmi che anche mio fratello era imbarazzato.”
Si erano
incamminati verso alcune sedie in fondo al gazebo. Non c’era
nessuno da quelle
parti. Quasi tutti avevano finito di mangiare e giravano sotto il
gazebo per
chiacchierare.
Si avvicinò
al suo orecchio. “Tuo fratello era imbarazzato anche quando
mi ha visto poco fa,
ed era vestito”. Se lo fosse stato anche quattro anni prima,
lo ignorava. Ma
immaginava di sì. Lui annuì quasi ghignando.
“Mi ha preso
in giro.”
“Siete
affettuosamente dispettosi. È bello” disse,
alzando una spalla.
Beh, che
fosse bello… Però lei sembrava triste. Pensava a
Camille?
“E Camille?
Tutto bene al lago?” Lei sorrise
“Sembra di sì.
Si diverte.”
Pensò a
quello che aveva raccontato Camille in pizzeria. Di quando al lago ci
andavano
Pansy e la Greengrass. “Giusto. Com’era? Gare di
scopa e falò sulla spiaggia?”
Il suo tono
doveva sembrare un po’ misero perché lei gli
strinse un braccio e disse: “Ti
porterò a un falò sulla spiaggia, una volta.
Promesso”.
Sentì
arrossarsi le orecchie. “Oh, ma io non
intendevo…”
“No? Quindi intendevi
le gare con la scopa? Non hai mai partecipato a una gara di volo con la
scopa?”
Lei aveva sbarrato gli occhi. Certo che aveva fatto delle gare con la
scopa. Beh,
con i suoi fratelli. E con gli altri di Grifondoro. Ok, non erano
proprio delle
gran ‘gare’. Lei sorrideva sorniona.
“Potremmo fare una gara, e vedere chi
vince”.
“Io e te?” Lei
fu stranita dal suo tono ironico.
“Perché sei
stupito? Pensi che non sia in grado di stare sulla scopa? Potrei
offendermi!”
Ron
ridacchiò. “No, no, non intendevo offenderti. Ma
non ti ho mai visto sulla scopa”
Cercò di ricordarsi il primo anno e le lezioni di volo, ma
non gli venne in
mente niente. Lei si offese, secondo lui, ma non riuscì a
smettere di
ridacchiare.
“Chissà,
potremmo anche farlo. Potrei anche lasciarti usare la
Firebolt…”
La ragazza si
offese davvero. “Ah, no. Così vinco io e tu dai la
colpa alla tua scopa. Non
avete delle scope da qualche parte? Due scope uguali?”
Ron non
riuscì a smettere di ridere. “Adesso? Hai la
gonna. Non puoi volare”.
“E quindi?
Posso volare anche con un vestito. O hai paura di perdere?”
Ora lui ghignava
beffardamente. Si alzò e le prese la mano. Lei sorrideva
mentre la portava
oltre il gazebo.
Guardarono
nello stanzino delle scope e Ron ne scelse due, due uguali, come voleva
lei.
Passando da dentro casa e si allontanarono dagli altri.
Merlino, era
più eccitato di quando l’aveva portata nel capanno
per vedere i gattini.
“Ginny,
dov’è Ron?”
Harry
sussurrò mentre Kingsley richiamava l’attenzione
per fare il discorso.
“Non lo so.
Non vedo neanche Pansy.”
“Ma deve
essere qui!” Adesso era Hermione che andava in panico.
“Non può perdersi il
discorso di Kinsley. Non si fa!”
“Il discorso
che hai scritto tu mezz’ora fa?” Draco applaudiva
mentre guardava Hermione
alzando un sopracciglio. “Puoi sempre fargliene avere una
copia”.
La riccia lo
guardò malissimo. Ma lui c’era abituato e
continuò a sorridere davanti a sé.
Kingsley,
dopo un incantesimo sonorus, si schiarì la voce. Due volte.
Non gli piacevano i
discorsi.
Guardò tutti
e, sospirando, si preparò a iniziare. Per fortuna Hermione
aveva scritto poco,
l’essenziale, ma a lui sembrava comunque troppo lungo.
Sperò che finisse
presto. Guardò la ragazza che gli fece un cenno con il capo,
per spronarlo.
Avrebbe
dovuto farlo fare a lei, il discorso. Oh, era sicuro che lei ci sarebbe
riuscita. E meglio di lui.
Dal fondo
del gazebo si sentirono dei rumori e da una delle aperture in fondo si
riconobbero chiaramente delle voci e tutti si girarono verso quella
direzione.
Il più giovane dei fratelli Weasley, Ronald, e la figlia di
Hugo Parkinson,
entrarono di soppiatto finché non si resero conto di essere
sotto gli occhi di
tutti.
Quella
ragazza gli ricordava Hugo in maniera impressionante. Kingsley rise. E
ridere
lo aiutò a scacciare il nervosismo.
Partì
ringraziando tutte le persone che erano lì, tutti i membri
dell’Ordine della
Fenice, i vari addetti del ministero e tutti gli altri. Il discorso che
aveva scritto
Hermione era particolarmente sentito e il ministro vide parecchie
streghe
asciugarsi gli occhi.
Quando
concluse, sorrise. E guardò la giovane strega che,
raggiante, batteva le mani.
Quando
Kingsley finì il discorso venne verso di lei mentre la folla
si rimescolava.
“Grazie
Hermione, sei stata bravissima. Penso che ti farò scrivere
un altro discorso
per la celebrazione del due di maggio a Hogwarts. Ti
piacerebbe?”
La riccia
sbarrò gli occhi eccitata. Avrebbe scritto anche il prossimo
discorso? Che
bello, non vedeva l’ora. Con più tempo a
disposizione, avrebbe sicuramente
fatto un lavoro migliore. Annuì estasiata.
Poi Kingsley
si voltò verso Draco e gli disse: “Io non me la
farei scappare una ragazza così”.
E ammiccò.
Draco fu
stupito dalla frase del Ministro. Soprattutto quando lui si
avvicinò e gli
disse sottovoce: “Penso che questo, sia un bel momento per
fare quella cosa”.
Oh. Per
Salazar, gli stava consigliando di fare quello che immaginava? Il
ministro lo
aveva visto mentre guardava l’anello in un momento in cui era
rimasto solo…
Si guardò
intorno: gli amici di Hermione, il suo mondo, poteva essere il suo
momento. Ma…
alla Tana? Voleva darle veramente l’anello alla Tana? Oh,
Merlino.
Erano mesi
che ci pensava e non aveva ancora trovato la maniera giusta. Non
c’era la
maniera giusta. Avrebbe aspettato ancora e non avrebbe concluso niente.
Così
improvvisò e sperò che andasse tutto bene.
Si girò
verso Hermione, che era ancora girata verso il ministro, e le prese la
mano.
Quando lei
si voltò verso di lui, lentamente si abbassò
appoggiandosi su un ginocchio e
fece scivolare la mano libera alla scatolina che teneva in tasca da
più di due
mesi. Sentì qualcuno intimare il silenzio e sentì
il brusio calare intorno a
lui. Per una attimo, il panico lo avvolse, poi si scordò di
tutti gli altri.
“Hermione”
cominciò, ma sentì la sua voce tremare. Merlino.
Gli occhi della sua ragazza si
spalancarono stupiti e sorrise. Bastava quello. “Quando mi
sorridi, mi sento il
più fortunato del mondo. Amo guardare il tuo sorriso e
potrei passare ore a
guardarti. Ho bisogno di te, non potrei vivere senza averti vicino. Ti
voglio
accanto per il resto della mia vita. Vorresti…
sposarmi?” Le lasciò la mano per
aprire la scatolina.
Hermione
sentì le lacrime scenderle sulle guance.
Stava
piangendo? Non doveva! Era un momento bellissimo. Draco era in
ginocchio, lì
davanti a lei, con quel bellissimo anello e lei stava piangendo?
Merlino non
riusciva a smettere. Non disse niente, mentre continuava a sorridere.
Poi guardò
ancora Draco (l’anello aveva catturato la sua attenzione per
tantissimo tempo)
e vide il suo sguardo un po’ preoccupato. Merlino, non gli
aveva risposto!
“Sì, sì,
certo che voglio sposarti!” riuscì a dire.
Il suo viso
si distese e prese l’anello dal suo sostegno. Fece per
alzarsi quando una voce
vicino a lei gli disse sottovoce: “Malfoy, devi rimanere in
ginocchio per
infilarle l’anello”. E una mano lo spinse di nuovo
giù.
Draco rimase
in ginocchio e le infilò al dito l’anello
più bello che lei avesse mai visto.
Poi si alzò e la guardò. Intorno a loro
c’era silenzio. Un silenzio assordante,
finché qualcuno dal fondo del gazebo gridò
qualcosa tipo: ‘YAHOO!’ e fece
partire un applauso scrosciante.
Draco si
avvicinò a lei, le prese il viso fra le mani e la
baciò. Davanti a tutti.
C’era
riuscito. Glielo aveva chiesto e lei aveva risposto di sì.
Anche se aveva detto
quella frase così stupida. Mesi che si preparava il
discorso, mesi di belle
parole e poi...
Lei aveva
detto di sì, questo era l’importante. Come si
lasciarono, furono circondati da
persone che facevano loro i complimenti. Il ministro, il primo, gli
strinse la
mano e gli diede una pacca sulla spalla. Poi gli altri uomini, Potter,
i
Weasley e quelli del ministero.
A un certo
punto si ritrovò davanti la piccola teppistella rossa.
“Ce l’hai fatta, Malfoy!”
“Non sono
sicuro che dovessi rimanere in ginocchio anche dopo il suo sì, però”
le disse.
“Davvero? Io
pensavo di sì. Mi spiace essermi sbagliata”. E
ghignò per smentire quello che
aveva appena detto.
Draco rise
mentre lei lo abbracciava e gli spiegava tutte le maledizioni che gli
avrebbe
lanciato se avesse fatto qualcosa di sbagliato.
Hermione fu
circondata da tutte le streghe presenti e baciata, abbracciata e
strattonata
per vedere l’anello. Ginny le si era avvicinata per prima e
le aveva detto “Oh,
tesoro, sono così contenta!”
Girarono
ancora dei bicchieri e vennero aperte altre bottiglie di vino. Hermione
era un
po’ su di giri e le girava la testa. Draco stava ancora
ricevendo pacche sulle
spalle. Riuscì a sottrarsi a tutti e andò a
sedersi su una delle panchine fuori
dal gazebo. Poco dopo vide arrivare Pansy che le disse con un sorriso:
“Posso
congratularmi anch’io?”
Hermione
annuì e si alzò. La mora
l’abbracciò. Era la prima volta che succedeva,
pensò
stupita la riccia.
“Tu lo
sapevi?”
Lei sorrise.
“Io e Ginny lo sappiamo da un po’,
sì”. Oh, anche Ginny? Sorrise guardando
ancora l’anello. Rientrarono insieme e si avvicinò
a Draco.
Sembrava
imbarazzato, ma le sorrise caloroso e la baciò ancora.
Ron si
avvicinò a Harry.
“Ma tu lo
sapevi?” Il moro scosse la testa. Meno male. Almeno non era
l’unico.
Anche Ginny
si unì a loro, tirandosi dietro Charlie e George.
“Io lo sapevo” disse,
gongolando.
“E perché
non ce l’hai detto?” Ron la guardò un
po’ incupito. Non gli piaceva non sapere
le cose.
“Non erano
fatti tuoi” disse la sorella con un brutto sguardo.
“E poi, dov’eri, prima?” Lui
alzò le spalle.
Charlie sorrise
sornione mentre sussurrava: “Serpeverde…
Serpeverde…”
Ron gli
lanciò quella che sperò fosse una brutta
occhiata. “Non sono fatti tuoi” disse
a beneficio della sorella.
“Oh, allora
lo chiederò a Pansy.”
Ron sorrise.
Come se fosse stato facile farsi dire qualcosa da quella ragazza.
“Guarda, sta
arrivando, chiediamoglielo!” Ron sbarrò gli occhi.
Charlie voleva farlo davvero?
La mora si
avvicinò a loro.
“Ron
ci
stava giusto spiegando dove eravate finiti prima del discorso. Ma vi
sembra una
cosa da fare?”
Pansy guardò
Ginny con un misto di stupore e di curiosità.
“Davvero te l’ha detto?” E
guardò
Ron che scosse la testa.
George cercò
di attirare l’attenzione di Pansy e Charlie si mise davanti a
Ron: Non riusciva
più a vederlo. Ma cosa stava succedendo?
“Era solo
una gara di volo. Niente di che”. Alzò una spalla.
Loro avevano sicuramente pensato
male. Sorrise.
“Una gara di
notte?” esclamò Ginny. “E poi, tu
voli?” Oh, com’è che tutti le facevano
quella
domanda?
“Certo che
volo!”
“Chi ha
vinto?” chiese George
“Io” rispose
Pansy.
“Io” disse
Ron spostandosi da dietro il fratello. Tutti e due si guardarono
stupiti.
Beh, aveva
vinto lei, anche se il rosso continuava a sostenere che non valesse.
Avrebbero dovuto
rifare la gara di giorno e con degli abiti più adatti,
pensò al ricordo di lui
che finiva contro l’albero perché a lei si era
alzata la gonna in volo.
“Sicuri di
aver fatto la gara insieme?” Ridacchiò Charlie.
Ginny tolse alla mora qualcosa
dai capelli.
“O magari vi
siete rotolati da qualche parte?” Ecco dove volevano
arrivare. Ma lei non era Serpeverde
per niente.
Prima che
potesse rispondere però, Ron esclamò ad alta
voce: “No! Stavolta non abbiamo
fatto niente!” Oh, Merlino.
“STAVOLTA?” esclamarono
insieme gli altri Weasley. E si misero a discutere tutti e quattro
mentre le
orecchie di Ron diventavano sempre più rosse e gli altri
ridevano. Non la
calcolarono più.
Pansy si
avvicinò a Potter che seguiva il battibecco sorridendo e gli
chiese sottovoce: “Ma
fanno sempre così?”
Il moro si
girò verso di lei, ancora sorridendo.
“Sempre”.
Oh.
Perfetto.
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***Buona lettura gente, ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia.