Il matrimonio
Camille si
guardava allo specchio: il vestito era bellissimo e lei stava
così bene.
Pansy,
chinata ai suoi piedi con la bacchetta in mano, le stava sistemando
l’orlo. La
osservò attraverso lo specchio. Sembrava così
strana…
Camille sapeva
di essere stata intrattabile e nervosa, ma… era concesso a
tutte le spose, no?
Guardò dalla finestra il giardino, decorato e sistemato per
ospitare cerimonia
e banchetto. Sorrise.
“Grazie,
Pansy. Non mi sarebbe piaciuto farlo a casa, senza
maman…”
Pansy
annuì
e le sorrise.
La porta si
aprì ed entrò Hugo barcollante sulle gambette.
Aveva in mano una cioccorana. Le
due donne sgranarono gli occhi e Pansy si mise davanti al bambino con
le
braccia spalancate, per impedirgli di raggiungere l’abito
immacolato della zia.
Dietro di lui entrò correndo anche una bambina con i capelli
rossi.
“Scusa,
mamma…” Anche lei aveva la bocca sporca.
“Dove avete
preso le cioccorane?” Hugo sorrise.
“Aana. Papapa.”
“Violet,
dov’è il papà?” chiese alla
bambina.
“Sta fumando
con lo zio Draco in giardino.”
Oh, era
arrivata Hermione? Si affacciò sulle scale con il bambino in
braccio. “Ron!”
Quando
sentì
il suo nome gridato in quella maniera, Ron si rese conto di non aver
più vicino
i bambini. Oh, Oh. Entrò in salotto e guardò in
alto. “Sì, cara?”
“Non
chiamarmi cara!”
Lui sorrise.
“Ok”. L’ultimo periodo era stato
piuttosto stressante per Pansy.
Ginny
comparve al suo fianco. “Fammi indovinare, hai dato della
cioccolata ai
bambini? L’hai fatto anche al mio matrimonio con Teddy e
Victoire…”
Arrivò anche
Hermione. “L’aveva data a Teddy anche al mio, di
matrimonio”.
“E non è
successo niente!” Ron sorrise ancora avviandosi su per le
scale. Per fortuna
nessuno si ricordava del matrimonio di George. Prese il bambino dalle
braccia
della madre e lei sembrò già un po’
meno nervosa. Le accarezzò una guancia.
“Andrà tutto bene”.
Sua moglie annuì
distrattamente. Era strana. Ma non poteva essere tutta colpa della
cioccolata.
Le prese una mano e le baciò le dita. “Tutto bene?
Cioccorane a parte…” Pansy
sospirò.
“Dopo
dobbiamo parlare.”
Prese per
mano Violet e guardò Pansy richiudersi in camera con
Camille. Poi la porta si riaprì
e mise fuori la testa. “Fai salire le ragazze, per
piacere”.
Ron tornò
giù e disse Ginny e Hermione di salire.
“Che
succede, Ron?” chiese Harry con uno sguardo preoccupato
quando lo vide uscire
in giardino.
Violet
scappò via insieme ad Albus, James e Scorpius.
“Pansy dice
che dobbiamo parlare…” Ron aveva uno sguardo
strano.
“Cosa hai
fatto?” Lui scosse le spalle e mise Hugo sul prato. La
cioccorana scappò via
dalla sua mano e il bambino si sedette per terra, guardandola.
Harry aveva
in braccio Lily, che aveva la stessa età di Hugo, e
l’appoggiò per terra vicino
al cugino, per poter parlare con l’amico. Doveva essere
successo qualcosa.
Si sedette per
terra anche Lily e indicò la cioccorana con il dito: il
dolce si immobilizzò e
venne calamitato fino alla mano della bambina. Lily rise contenta e
strinse la
povera rana che si sciolse. I tre uomini la guardarono.
“Harry… Lily
ha avuto un attacco di magia…”
“Sì, Ron, lo
so. Ha iniziato ieri. Ti prego, fingiti sorpreso quando lo
farà ancora. Magari
la prossima volta ci sarà anche Ginny e faremo finta che sia
la prima volta,
ok?” Harry sospirò rumorosamente.
“Oh, San Potter,
sono cose da fare? Imbrogliare così?” Draco rise
mentre prendeva un bicchiere
da un vassoio che uno degli elfi stava servendo.
“Quando
nascerà il tuo terzo figlio, fidati, farai così
anche tu. Ginny si è sentita in
colpa quando non ha assistito alla prima magia involontaria di Albus e
ora dice
che lui pensa che lei gli voglia meno bene che a James. E Albus non
può nemmeno
ricordarsi di quando è successo!”
La faccia di
Harry diceva tutto.
Non si era
neanche accorto di come lo aveva chiamato Draco. Ma effettivamente a
volte sua
sorella era strana. Ron guardò verso le finestre della
camera padronale. Chissà
di cosa voleva parlargli Pansy.
Draco
sorrise. Sapeva di cosa parlava Harry. Hermione era incinta
all’ottavo mese e
aveva parecchie paranoie. Avevano discusso anche per il nome della
bambina. A
proposito di bambini…
Si guardò
intorno: Maia, sua figlia, correva intorno ai tavoli con Darlene, la
bambina di
Blaise: quindi erano arrivati anche loro. Si guardò di nuovo
intorno, ma non
riuscì a scorgere Scorpius. Fece un cenno a Blaise e lui,
vedendolo, allungò il
passo nella loro direzione.
“Sei da
solo? Dov’è Daphne?” gli chiese dopo i
saluti.
“Sta tirando
fuori Scorpius dalla piscina” disse, indicando dietro di lui
con il pollice.
CHE COSA? Suo figlio era caduto in piscina? Draco spalancò
gli occhi, in
procinto di agitarsi.
“Dai, Dra!
Sto scherzando! Daphne è andata direttamente su dalle
ragazze. C’è anche
Astoria. E, conoscendola, Pansy avrà fatto un incantesimo
alla piscina”. Il
moro rise.
“Che troll
che sei!” Il biondo sbuffò e si
incamminò nel giardino per cercare il bambino.
Hermione si
sedette pesantemente su una poltrona in fondo al letto di Pansy.
“Scusate, le
scale mi uccidono. Non vedo l’ora che nasca” disse,
accarezzandosi la pancia.
La mora le
lanciò un’occhiata comprensiva. Astoria si
avvicinò a lei e le accarezzò il
pancione. “Avete scelto il nome?”
Ginny
ridacchiò, versandosi da bere. “Sì,
Hermione, Malfoy ha accettato il
nome che hai proposto tu?”
Hermione
sorrise: Ginny chiamava Draco per cognome quando voleva stuzzicarlo, o
stuzzicare lei. “No”. Ginny rise forte. Pansy si
girò verso di lei e poi si
alzò per ammirare il lavoro che aveva fatto
all’orlo del vestito di Camille.
“Perché?
Come la vorresti chiamare?”
Hermione
sospirò. “Narcissa Ginevra”. e
guardò Ginny che alzava il bicchiere nella sua
direzione.
“Te lo avevo
detto che non avrebbe accettato.”
“Veramente
ha detto che quella cosa dei nomi
delle stelle è ormai vecchia. E mi ha detto di chiamarla
direttamente Ginevra.”
Ginny fece
cadere il bicchiere. O Santo Godric!
“Grande!”
Probabilmente il furetto glielo avrebbe rinfacciato a vita.
“Io dovevo
chiamarmi Siria…”
Pansy si sedette
sul letto e accarezzò sorridendo il pancino di Astoria, che
era appena al
quarto mese.
“Siria?”
chiese Camille, mentre si infilava gli orecchini.
“Sì, a mio
padre piacevano le stelle. Ma mamma scelse diversamente”
continuò alzando una
spalla. Poi scoppiò a piangere.
Ginny si
alzò subito e anche Daphne si avvicinò. Camille
alzò il vestito, fece qualche
passo e si inginocchiò ai suoi piedi.
“Che succede,
Pansy? E comunque maman ha tanti difetti, ma ti ha dato due bellissimi
nomi, lo
sai.”
Ginny
osservò le sorelle scambiarsi sguardi indecifrabili, per
loro. Pansy annuì.
“Facciamo
che Astoria e Daphne aiutano Camille, e io e te ci facciamo un
giro?” propose
alla mora.
“No, no,
spetta a me…”
“Vai Pansy,
hai fatto un ottimo lavoro. Forse ti ho stancato un po’.
Astoria mi aiuterà
volentieri, giusto?” La piccola Greengrass annuì e
Ginny prese a braccetto la
mora e uscirono dalla stanza.
La piccola
rossa si infilò nel bagno sul pianerottolo, la fece sedere
sul water, le
allungò un fazzoletto e le chiese: “Allora, che
succede?”
Pansy alzò
lo sguardo su di lei, appoggiata al lavandino. Ok, come spiegarlo? Si
soffiò il
naso e guardò fuori dalla finestra.
“Ron ha
fatto qualcosa…” iniziò a chiedere
Ginny.
“No, no, lui
non c’entra. Beh, in effetti sì,
qualcosa…” Ma non era colpa sua. Questa volta
aveva combinato qualcosa lei. Si sentì graffiare alla porta.
“Apri la porta,
Ginny per favore? È Candy…”
Ginny aprì
la porta e un gatto bianco con gli occhi verdi entrò e
saltò in braccio alla
sua padrona, facendo le fusa. La mora la coccolò…
“Se il gatto
è venuto a farti compagnia, dev’essere qualcosa
che ti fa stare male.” “Forse è
solo stata importunata da Puppy.”
Ginny si
inginocchiò davanti a lei. Non le interessava sapere cosa il
cane avesse fatto
al gatto.
Così chiese
direttamente: “Qual è il problema?”
“Sono
incinta.”
Oh. E perché
non andava bene? Non era un’adolescente.
“E perché
non sei contenta?”
“Perché Ron
mi aveva detto basta dopo Hugo. Aveva detto che due erano sufficienti.
Si
arrabbierà.”
“E lo sono?”
Ginny aveva
voluto tre figli perché voleva una bambina. Quella bambina
che Harry aveva
tanto sognato di chiamare come sua madre. E ora era contenta di averla,
aveva
invidiato tutte le altre, con le loro bambine da spupazzarsi. E Ginny
se le era
spupazzata tutte, nipoti e nipoti acquisite. Dopo quei due monellacci
pestiferi
dei suoi bambini (ma tanto adorabili), era stata contenta di avere
avuto Lily.
Ma Pansy? Il suo lavoro era molto impegnativo, forse lei
non…
“Sono
sufficienti? Non ne vorresti altri?” La mora aprì
la bocca e la richiuse. Ginny
sorrise: la conosceva e aveva già capito. “Ok,
facciamo così: pensa per un
attimo che Ron non ti abbia detto così. Tu…
saresti contenta?”
“Un altro
bambino con i capelli rossi? Sarebbe bellissimo. O una bambina. Anche
un’altra
bambina sarebbe bellissimo. Potrebbe stare in camera con Violet. Si
farebbero
compagnia, si scambierebbero vestiti e lozioni. O forse si odierebbero?
Forse
maschio sarebbe meglio. Sai che affiatamento a Quidditch?”
Pansy era
partita. Ginny sorrise: la mora era contenta, su questo non
c’erano dubbi.
“Potresti chiamarla Siria, se fosse una bambina”
buttò lì.
Pansy
tornò
alla realtà.
“Oh,
Merlino, Ron penserà che l’ho imbrogliato! E se
non volesse più avere a che
fare con me?”
“Ma cosa
dici? Non penserà mai una cosa del genere! I tuoi ormoni
fanno già danni. Da
quanto lo sai?”
“Stamattina
ho rimesso. Mi è venuto il dubbio perché era la
terza mattina. Ho fatto
l’incantesimo e…” Sospirò. E
se lui avesse veramente pensato che l’avesse fatto
apposta? Aveva smesso la pozione antigravidanza quasi due mesi prima.
L’aveva
finita e non ne aveva preparata altra. Si era completamente scordata.
C’erano
state troppe cose: il matrimonio da preparare, la promozione in
ufficio, i
bambini… Era una persona orribile.
“Però non
dirlo a nessuno, ok? È il giorno di Camille, non
voglio…” La rossa annuì.
“Va bene, va
bene. Solo io e te, come ai vecchi tempi.”
Ammiccò, le
asciugò le lacrime e le prese il viso fra le mani.
“Ma stasera devi dirglielo. E
vedrai che non si arrabbierà e non penserà mai
che tu l’abbia imbrogliato, Ok?”
Pansy annuì.
***
Quando Lionel
le infilò l’anello al dito, Camille
sentì un groppo in gola e gli occhi
inumidirsi. Lo guardò e gli sorrise radiosa. Quando venne il
momento del bacio
si scoprì imbarazzata e timida, come se non
l’avesse mai fatto. Lui le sorrise
e la baciò teneramente.
Quando
riaprì gli occhi, e ritornò alla
realtà, scoprì che tutti gli invitati stavano
applaudendo. Guardò verso la sorella che ricambiò
il suo sguardo con
un’occhiata di affetto così commovente che temette
di scoppiare a piangere.
Sorrise a
tutti.
Quando
Camille percorse, vicino al suo sposo, il tragitto sulla corsia rossa,
al
termine della cerimonia, Hermione fu contentissima di poter andare a
sedersi.
Si era
allontanata dal gruppo che festeggiava gli sposi perché
aveva in braccio
Scorpius che non ne voleva sapere di stare fermo, e alla fine cedette e
lo mise
giù sperando che non combinasse troppi guai. Lui
scappò via, con l’irruenza dei
suoi tre anni e raggiunse gli altri bambini. Per fortuna la casa di
Pansy era
sicura.
Si avvicinò
a una delle panchine del giardino e si sedette, esausta. Maia le venne
vicino.
“Stai bene,
mamma?” Sorrise. La sua signorina. A cinque anni, aveva la
maturità di una
bambina di otto.
“Sì, tesoro,
la mamma è solo un po’ stanca.”
“Vuoi che
vada a chiamare il papà?”
“Potresti
prima darmi un bacio? Mi farebbe stare veramente meglio.”
La bambina
la guardò stranita. “Davvero?”
“Certo”. Maia
si avvicinò poco convinta e lei
l’abbracciò. Che sensazione meravigliosa. La
bambina la baciò.
“Vado a
chiamarti il papà, adesso?”
“Sono qui,
tesoro.”
Le sue donne
si girarono verso di lui.
Draco le
aveva viste da lontano e si era avvicinato quando aveva visto Hermione
sedersi
sulla panchina.
“Resti tu
con la mamma?” gli chiese la bambina. Una piccola Hermione.
Intelligente e
sveglia. Annuì.
Lei corse e
raggiunse Violet e Darlene dall’altro lato del prato.
Sorrise. Gli piaceva che
i suoi figli crescessero con altri bambini, che avessero tanti amici.
Si
sedette vicino alla moglie e lei si accoccolò di fianco a
lui. Le appoggiò un
braccio sulle spalle.
“Va tutto
bene?”
“Sì. E tu?” Draco
sorrise, accarezzandole il ventre. Non avrebbe mai immaginato di poter
stare
così bene. Che loro potessero essere così felici.
Lei appoggiò la testa al suo petto. “Sicuro per il
nome della bambina?”
“La
teppistella non smetterà mai di farmelo notare. E
così si spupazzerà la bambina
anche se ne ha già una tutta sua.”
Hermione
rise. Il suono più bello del mondo. Certe mattine aveva
paura di aver sognato
quella vita con Hermione e di svegliarsi in una casa fredda e grigia,
ma di
solito Scorpius entrava in camera urlando e saltando sul letto e lui si
rendeva
conto che era tutto vero. Sorrise ancora. Niente valeva tutto questo.
Si girò
verso la moglie e la baciò. Lei rise.
“Perché mi hai baciato?”
“Ci vuole un
motivo per baciare la strega più bella del mondo?”
Gli occhi della
strega brillarono: era davvero la più bella.
Ron si
avvicinò a Pansy nell’unico momento che la vide da
sola, in cucina.
Tutti quei
francesi la facevano diventare nervosa, lo vedeva.
L’abbracciò
da dietro mentre era in cucina e le appoggiò il mento sulla
spalla. “Va tutto
bene?”
Pansy si
girò nel suo abbraccio e gli cinse le braccia intorno al
busto, nascondendo la
faccia sul suo petto. Oh. Ron portò le mani sulla sua
schiena e la sentì
scuotersi. Stava piangendo. Cos’era successo?
“Pansy…” Lei
si staccò da lui.
“Mi dispiace
davvero. Non dovevo, ma non l’ho fatto apposta. È
che è stato un periodo
incasinato. Il matrimonio da organizzare, Camille, gli invitati, gli
elfi del
catering… E poi il lavoro, prendere il posto di William
nella società… Ero
sotto stress. Non arrabbiarti. So che non è una scusante, ma
non l’ho fatto
apposta. Te lo giuro.”
Ma… lei
parlava velocemente e lui faceva fatica a starle dietro.
Cos’è che aveva fatto?
Non lo aveva capito. Per cosa si sarebbe dovuto arrabbiare?
Vecchie
paure tornarono a galla. E se lei, sempre circondata da quei maledetti
manichini tutti eleganti e con sorrisi da dentifricio si fosse fatta
prendere…
“Sei stata
con un altro?” sussurrò.
La faccia di
Pansy si trasformò da triste a fortemente arrabbiata.
“Ma cosa dici? Non ti ho
mai tradito. Dopo dieci anni non ti fidi…”
Scoppiò a piangere e si nascose il
viso fra le mani.
Ok. Ron capì
di aver detto una cazzata. E l’aveva fatta piangere. Di
nuovo. Sospirò. Però
sorrise: lei non l’aveva mai tradito. Ma piangeva ancora. Le
prese le mani e
disse: “Vieni, sediamoci”.
Lei non
oppose resistenza. La fece sedere al tavolo e si sedette su una sedia
di fronte
a lei.
“Sono un
troll. Certo che ho fiducia in te. Ma dicevi che mi sarei arrabbiato.
Ed è
l’unico motivo che mi viene in mente. E poi sei sempre
circondata da quei bei
ragazzi vestiti bene in ufficio…”
Lei corrugò
la fronte. “Ma chi?” Poi scosse la testa.
“Dobbiamo parlare. Di cose serie.”
Ron annuì.
“Sono pronto”.
“Sono
incinta.”
Oh, per
Godric. Ma era una bella notizia. O no? Doveva arrabbiarsi per quello?
Se lei
non l’aveva tradito, il bambino era suo. Merlino,
perché non andava bene? C’era
un buon motivo? Ci pensò ma non lo trovò.
“Per questo
dovevo arrabbiarmi? Non capisco.”
Lei aprì la
bocca, sorpresa. “Ma… tu hai detto che non avremmo
fatto più figli dopo Hugo.
Me lo hai detto quando ne abbiamo parlato quando sono tornata al
lavoro.”
Lui corrugò
la fronte. “No, lo hai detto tu!”
Cosa? Lo
aveva detto lei? Ma cosa diceva?
“Io?”
Ron annuì. “Sì,
prima che nascesse Hugo, al San Mungo, hai detto qualcosa tipo
‘Santo Salazar! Ricordati che non ho
intenzione di farlo un’altra volta!’ o
una cosa simile”.
Cos’è che
aveva detto? Lei? Ma era sicuro? “Ma… parli del
travaglio?”
Lui alzò le
spalle. “Poco prima che nascesse il bambino, hai detto un
sacco di cose. E
anche quello…”
“Ma in
travaglio si dicono un sacco di cose! Non tutte sono da prendere come
oro
colato. E buona parte del travaglio le donne se lo scordano. Non te
l’ha
raccontato Molly?” Lui alzò ancora le spalle e
scosse la testa un po’ spaesato.
“Io pensavo…
Che non ne volessi più e non volevo che ti sentissi
obbligata. Magari pensavi
che perché la mia famiglia è numerosa io
pretendessi…”
Pansy gli
strinse la mano quando la sua voce si fece sottile, ma poi
sospirò per la
situazione. Di tutte le cose che gli diceva, doveva ricordarsi
così bene di una
cosa detta in procinto di partorire più di un anno prima?
“Quindi?”
“Quindi
cosa?”
“Non sei
arrabbiato… Sei… contento?” Lui
sorrise. E lei si tranquillizzò.
“Sì, sì,
certo che sono contento. Mi piacciono i nostri bambini. Ci riescono
particolarmente bene. E mi piaci quando sei incinta. Diventi bellissima
e hai
sempre voglia di me!” Davvero?
“Voglia di
te?” Lui sorrise sornione.
“Oh sì.”
Si alzò e la
tirò in piedi. L’abbracciò. Mentre
aveva la faccia nascosta nella sua camicia
(e lui stava così bene vestito così) disse:
“Spero che tu ti ricordi anche
altre cose che ti ho detto, non solo quelle che non mi ricordo
io”.
“Mi ricordo
benissimo quando hai detto sì
al
nostro matrimonio. Quando mi hai detto che avevi provato a fare le
lasagne e
quando hai detto la prima volta che mi amavi al ministero, dieci anni
fa. Mi
ricordo anche di quando mi hai detto che Camille si sarebbe trasferita
da
un’altra parte. Devo ancora decidere qual è stata
la volta più bella” scherzò.
Lei rise e si staccò da lui.
“Ti amo
ancora.”
Ron la
baciò. “Anch’io”.
Ginny si
sedette vicino a Harry, che controllava Hugo e Lily, in un piccolo
recinto
incantato sul prato.
“Ciao, signor Potter.”
Lui si girò
verso di lei. “Signora
Potter” E la
baciò.
“Harry!” Lui
rise.
“Ginny!” Rise
anche la rossa. “Dove sono Albus e James?”
“Sono con la
ragazza che intrattiene i bambini. Ha una pazienza infinita. Non so
proprio
come faccia. Dovremmo portarla casa con noi.”
“Intendi
rapirla?” le chiese lui. Ginny rise.
“Ci sto
facendo un pensierino. Ma è troppo carina. Non vorrei che
abitasse con noi”.
Harry
sorrise sornione, mentre le passava un braccio dietro la schiena.
“La mia Ginny
è ancora gelosa?”
“La tua Ginny,
non solo è gelosa, ma ti ucciderebbe se ti beccasse con
un’altra!”
“Non troverei
un’altra Ginny da nessuna
parte. E
non ne varrebbe la pena, con un’altra”. Ginny si
strinse a lui. Vide passare
Camille con Lionel mentre si avvicinavano a una panchina dove erano
seduti
Astoria e Mike. Per fortuna Lionel era diventato più alto di
Camille. Ogni
tanto Ginny le rinfacciava ancora quella frase.
Guardò i
bambini sorridendo. Ma…
“Harry!
Guarda!” Harry si voltò. Lily stava giocando con
una pluffa sgonfia. La faceva
saltare da terra e ricadere. Solo che la pluffa era lontana da lei. La
bambina rideva
e muoveva la manina aperta su e giù, e la pluffa seguiva
esattamente il suo
movimento. Harry sorrise. “Hai visto, Harry?” Per
fortuna era successo in quel
momento.
“Sì.”
“Hugo ha
avuto il suo primo attacco di magia!” Ginny sorrideva. Harry
no.
Hugo? Guardò
i bambini. Tutti e due facevano lo stesso movimento. Chi poteva dirlo
chi era
dei due? E lui sapeva che Lily l’aveva già fatto.
E ora?
“Dici che è
Hugo?”
“Sì. Tutte
le volte che è capitato a Lily aveva la mano in posizione
diversa. La tiene
così quando fa le magie”. E gli mostrò
la mano esattamente come l’aveva vista
lui quella mattina e il giorno prima durante le magie dalla piccola.
Rise.
“Quindi tu
sapevi dei suoi attacchi di magia involontaria?” Ginny
divenne rossa sulle
guance come quando aveva sedici anni. Era sempre bella, la sua Ginny.
“Scusa se
non te l’ho detto, ma quando la vedevo, tu non
c’eri mai e avevo paura che ci
rimanessi male…” Ma poi si mise dritta con la
schiena e assottigliò gli occhi.
“Aspetta, e TU come lo sapevi?”
Harry rise
ancora più forte. “L’ho vista ieri. Ma
tu non eri con noi e non te l’ho detto,
per lo stesso motivo”.
La faccia di
Ginny era impagabile. Si avvicinò e le prese il viso fra le
mani.
“Harry, i
bambini…”
“Shsh… stanno
giocando.”
E la baciò.
FINE
***È finita.
Quando ho iniziato non pensavo di arrivare così lontano. Ma come dicevo, sono successe un sacco di cose mentre scrivevo e la storia ha preso questa piega (e spero di non aver lasciato inconclusioni!).
Grazie a tutti voi che avete letto la mia storia e a chi apriva il capitolo subito quando pubblicavo..
Spero che a voi sia piaciuto leggere quanto a me scrivere.
E scusate gli errori! Quando me ne accorgevo cercavo di correggerli, ma me ne saranno scappati un sacco!!!
Un bacione a tutti.
***per chi fosse interessato ho scritto qualche oneshot, un po' per nostalgia e un po'... no ok solo per nostalgia!! 😊
Qualcuna è ambientata dopo il mio epilogo e qualcuna è un 'missing moment' della long.
Se vi è piaciuta la storia, le trovate nel mio profilo.