Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mirwen    09/07/2009    5 recensioni
“Hogwarts è casa.Hogwarts è il luogo sicuro, dove ognuno di noi cresce, studia, s’innamora, piange, ride, vive …. Hogwarts è l’unica sicurezza che abbiamo. Ho paura di lasciarla perché so che quando saremo la fuori saremo da soli nell’oscurità". Enif Aurora Icecrow
“Un’ultima cosa… ciò che abbiamo visto temo sia solo la punta di un immenso iceberg, ci aspettano tempi oscuri, MA non dovete disperare… dovete trovare la luce nell’oscurità… continuate a stare uniti e solidari come avete dimostrato di essere ieri e nessuno potrà fermarvi… non lasciate che la paura si ponga tra voi e i vostri amici… ricordate: non siete mai da soli… dev’esser questa la nostra forza. “ Dal cap. 3
“Comunque… qualcuno deve essere stato…insomma prima il padre di James, poi Emily, adesso questo signor Greathead… e solo perché sono amici di Silente” Dal cap. 6
“Io ti trovo splendida” Dal cap. 9
 “Lo dirò una sola volta… prova a tradirmi e il mondo magico e quello Babbano messi assieme non saranno abbastanza grandi per nasconderti…”" Dal cap. 12
Era quello l’avvertimento: se non la vedete come noi non vedrete altro. ” Dal cap. 15
Storia vincitrice del Best WIP, Best Original Character e Best FF Monica's Choise dei Never Ending Story Awards
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Safely for the last time.

 

“Hogwarts è casa.

 Hogwarts è il luogo sicuro, dove ognuno di noi cresce, studia, s’innamora, piange, ride, vive ….                   

Hogwarts è l’unica sicurezza che abbiamo.

 Ho paura di lasciarla perché so che quando saremo la fuori saremo da soli nell’oscurità".

 

Capitolo 13: Buon Natale

Peter stava aiutando sua madre ad attaccare delle decorazioni in cucina, sua nonna stava preparando il pranzo di Natale mentre suo nonno si era appisolato su una poltrona lì vicino dopo aver aiutato ad addobbare il salotto.

“Peter… un giorno di queste vacanze potresti far venire qui a Liverpool i ragazzi, che ne dici?”

“Mamma lo sai che non posso spedire lettere… comunque mi vengono a prendere domani mattina…”

“Come mai, caro?” chiese la nonna controllando l’arrosto nel forno.

“Remus non si sentiva tanto bene, quindi abbiamo pensato di andargli a fare un regalo post-natalizio…” sorrise… i suoi nonni non sapevano che lui era un mago e probabilmente suo padre se ne era scordato, si chiese se anche quel giorno di Natale sarebbe restato al pub.

“Sarà un’influenza, andrete a trovarlo e vi prenderete un malanno anche voi…” borbottò la nonna. Sua madre alzò gli occhi al cielo. “E poi dov’è che stanno questi tuoi amici? Non li ho mai conosciuti…” continuò la vecchia

“Stanno fuori città nonna… loro frequentano la mia stessa scuola…”

La vecchia sembrò sul punto di scoppiare a piangere.

“E’ stata proprio una fortuna che in una semplice famiglia come la nostra tu sia riuscito ad entrare in questa prestigiosa scuola…” Peter guardò tristemente la nonna, lei non sapeva di quanto era incapace, per lei era un piccolo genio che era riuscito ad entrare in una prestigiosa scuola. “Se me lo avessero chiesto non ci avrei mai scommesso… la nostra famiglia ha perso molto nell’ultima guerra… per te che sei nato 15 anni dopo sarà una cosa astratta, ma non sai cosa abbiamo dovuto fare in quel periodo… con tuo nonno in Continente…

Peter guardò le decorazioni di Natale, avrebbe voluto dire alla nonna che anche suo nipote stava per affondare in una guerra, una guerra che avrebbe messo in pericolo anche loro se gli avesse presentato i suoi amici, se fosse stato più tempo a casa, se non cercasse con tutte le sue forze di tenerli tutti al sicuro.

La parola “continente” sembrò risvegliare il nonno, che segnato da due guerre vedeva in quella parola qualcosa di amaro.

“Continente… credimi Peter, non andarti mai ad infognare in una guerra sul Continente…” borbottò con voce impastata.

“Papà, per l’amor del cielo, non c’è nessuna guerra…” sospirò sua madre aiutando il nonno ad alzarsi. Peter restò un attimo in silenzio, avrebbe voluto dirle che aveva ragione, che una volta finita la scuola non fosse lì ad attenderlo la sua guerra, perché ormai Peter lo aveva capito, se i Mangiamorte non l’avevano ancora trovato era solo questione di tempo.

I pensieri di Peter però vennero interrotti dalla porta che si aprì in maniera scomposta.

“DANIELLE!” la voce roca e impastata di suo padre tuonò per la casa seguita dal rumore di qualcosa che cadeva, dalla porta che si chiudeva e da qualcosa che si trascinava.

“Bob?” Danielle guardò il marito rialzarsi da terra aiutandosi con lo stipite della cucina.

“COSA E’ QUESTA ROBACCIA?” chiese togliendo dal muro le decorazioni, troppo ubriaco da capire anche solo che giorno fosse.

Papà…. È Natale…” cominciò timidamente Peter, chiedendosi ancora una volta come e quando la loro vita serena era diventata quello.

“PAUL!”suo padre sembrava sorpreso, come se non si aspettasse di vederlo lì.

Peter…” il volto dell’uomo cambiò come a ricordarsi qualcosa di sgradevole.

“PETER!!!” disse arrabbiato “SMETTILA DI STARE LI’ A BALBETTARE! QUANDO LA SMETTERAI DI ESSERE UN INCAPACE! QUANDO FARAI QUALCOSA DI SENSATO?!” Gridò annebbiato dai fumi dell’alcool. Peter si chiese se l’alcool gli desse la capacità di vederlo veramente per ciò che era: un fallito.

“Non prendertela con tuo figlio, ora!” sbottò Danielle “Che c’è? Donald non ti ha allungato altre birre perché a chiuso per le feste?”

“NON TI IMPICCIARE DONNA!” gridò andandosene in salotto.

Quando, dopo aver pranzato, Peter andò a controllare che fosse tutto apposto, suo padre dormiva. Prese una coperta buttandogliela addosso. L’uomo aprì un occhio, forse più lucido di prima, non lo riusciva a capire. Robert Minus prese con una stretta ferrea il braccio del figlio, tirandolo a se.

“Grazie… sei un bravo ragazzo Paul…” borbottò prima di lasciarlo andare e riaddormentarsi.

 

♦♦♦

 

“Remus, tesoro, mangia qualcosa… non ho cucinato tutto questo ben di Dio per nulla” sorrise la donna sforzandosi di essere serena. Era il loro pranzo di Natale. Erano tutti in famiglia. John sorrise comprensivo.

“Helen, non ingozzarlo a forza… o forse pensi di cucinarlo per capodanno?” chiese scherzando il marito.

“John… deve mettere qualcosa sotto i denti. Caro, so che ti è difficile, ma ti prego mangia qualcosa…” Remus era pallido, ombre scure gli segnavano gli occhi.

“Mangio, mamma… tranquilla…” sorrise leggermente, pochi l’avrebbero detto, ma tanti di quei sorrisi erano falsi, fatti solamente per non far preoccupare gli altri. Spezzettò l’arrosto nel piatto, mangiando un piccolo boccone, lo stomaco protestava. Quella non era la Luna, lo sapeva bene, era ansia. Ansia di dover restare in cantina, ansia nel sapere i suoi genitori sotto il suo stesso tetto, ansia per il fatto di essere solo.

Qualcuno bussò alla porta. Suo padre andò ad aprire.

“Erik, qual buon vento?” chiese leggermente preoccupato. Le tre famiglie magiche dei campi di Bridport erano tutte di origini Babbane, ed erano state tutte prese di mira da un pezzo.

“Nulla, John sono solo passato a farvi gli auguri di Natale!” sorrise il vecchio entrando in casa “Ehi, Remus, come stai ragazzo?” chiese guardandolo quel tanto che bastava per capire che non andava bene.

“Bene, Signor Swan… bene…” rispose incerto, era stato Erik Swan e suo figlio Ethan a trovarlo quella mattina di nove anni prima, dopo la notte in cui la Luna aveva reclamato la sua vita, se era lì in quel momento, maledetto ma pur sempre vivo, lo doveva ad Erik Swan.

“Tiene Helen, Sophia ti manda un pezzo di torta… come sempre la mia mogliettina ha cucinato per un esercito… e abbiamo scoperto che a Lucy non piace il marzapane…” disse passando loro un piatto con tre fette di torta al marzapane.

“Come sta la figlia di Dorian?” chiese Helen. Remus ricordava Dorian Swan, il più grande dei fratelli Swan, gli aveva insegnato a nuotare. Ricordava ancora bene le risate della banda di “maghetti di Chideock” come li chiamavano i loro padri: c’era lui di otto anni, Dorian di sedici, Ethan di quindici, il figlio di Dan Crossbridge, Sean di dieci e sua sorella Rosemary di sette… sapeva che lei studiava in Irlanda e scommetteva che era per la sua presenza ad Hogwarts, ricordava infatti di come nessuno l’aveva più chiamato per andare a correre nei campi, di come tutti erano troppo impegnati, degli sguardi che Ethan e Sean gli avevano lanciato una volta arrivato a scuola.

“Bene, bene, ha due anni ed è una piccola peste! Meno male che è così piccola da non aver compreso cos’è successo la scorsa settimana, sua madre è ancora sotto schok…”  l’uomo scosse leggermente la testa “non vi serve aiuto per stasera?” chiese Erik, Remus si trovò a pensare che lui e Dorian erano stati gli unici a continuare a trattarlo, almeno in apparenza, come prima. Il signor Swan si era spesso offerto volontario per portarlo al San Mungo dopo una notte violenta, o di ospitare i suoi genitori prima che isolassero la cantina.

“No, no… non preoccuparti Erik… la cantina è a prova di bomba…” sorrise leggermente John Lupin.

“Beh allora io andrò…”

“Signor Swan, porti i miei saluti e auguri a tutti…” sorrise Remus

“Grazie, Remus, non mancherò…” Remus si chiese se mai lo avrebbero accettato lì dove lo avevano visto crescere, non era un mistero che la famiglia di Dan fosse terrorizzata dal fatto di avere un lupo mannaro a poche case di distanza e Ethan era rimasto così shockato la mattina in cui lo aveva trovato in un lago di sangue, che per anni non gli aveva rivolto la parola. Come sempre si chiese se c’era ancora posto per lui a Chideock.

 

Remus si stava togliendo i vestiti, guardando fuori dalla finestra. Sentiva che la Luna stava per sorgere, lo percepiva nelle ossa, lo percepiva anche il lupo che scalpitava in fondo al suo petto.

Guardò i campi al di fuori della finestra, chiedendosi ancora una volta perché era stato così stupido quella sera ad uscire. Prese una coperta per ripararsi dalla vista e dagli spifferi, sapeva quanto faceva male a sua madre vederlo cosparso di cicatrici.

Suo padre lo aspettava fuori dalla porta della cantina, l’aprì davanti a se. Quando gli occhi si furono abituati all’oscurità intravide subito le catene che avevano montato l’estate passata cercando di evitare che si ferisse di nuovo il volto.

Remus lasciò cadere la coperta in un angolo, sarebbe servita la mattina dopo. John Lupin strinse le manette attorno ai polsi, alle caviglie e al collo del figlio. Erano fatte in modo che adesso sarebbero state facili da sfilare ma per il lupo sarebbe stato pressoché impossibile liberarsi.

“Coraggio figliolo… sono solo poche ore…” sussurrò il padre accarezzandogli dolcemente una guancia.

“Non preoccuparti, non sarà peggio delle altre… va ora… sento che sta per sorgere…” sussurrò il ragazzo, lo sguardo determinato fisso oltre quello del padre. Non poteva guardare quegli occhi carichi di rimorso e paura, non prima di trasformarsi.

John Lupin chiuse la porta dietro di se, Remus lo sentì sigillarla con alcuni incantesimi, gli stessi che rendevano indistruttibili le pareti e la piccola finestra della stanza. Così, sospeso nell’oscurità, attese. La luna scivolò lenta attraverso la finestra, il fiato gli divenne accelerato, gli occhi gli si dilatarono, cercando quella luna, che rinchiusi, non vedevano. Remus sentì i muscoli contrarsi, le catene gli segarono la pelle mentre gli arti cambiavano forma, non erano un problema, quelle erano ferite curabili. Si trattenne finché gli sembrò di prendere fuoco, solo allora urlò. Voce che diventa ringhio, urlo che diviene ululato. Così la Luna lo portò con sé anche quella notte.

 

Helen e John erano seduti attorno al tavolo, era impossibile dormire in quelle notti.

“Hai chiuso tutto?” chiese la moglie, alzando lo sguardo dal tavolo.

“Porte, finestre, cantina… tutto…”

“Ho sempre paura che Greyback torni per portarlo via…” sussurrò la donna torcendosi le mani. Alla luce della candela sembrava più vecchia di quello che era.

“Lo so, Helen…” disse rigirando tra le mani il fucile di suo padre. La luce della luna piena illuminò la stanza. Padre e madre si irrigidirono, sapendo cosa gli aspettava, eppure come ogni volta il grido del loro amato figlio sembrava coglierli di sorpresa, lacerarli più di quanto potesse fare un coltello.

Helen tremò quando la voce del figlio di trasformò nell’ululato del lupo, stringendosi accanto al marito.

John si prese la testa fra le mani. Come ogni notte di plenilunio di quegli ultimi nove anni si chiese perché Greyback non l’avesse semplicemente ucciso, perché avesse colpito suo figlio piuttosto che lui, perché per colpa sua la vita di suo figlio era divenuta un inferno in terra.

Eppure nella notte sembrarono risuonare altri ululati.

 

♦♦♦

 

“Mamma… non è che ti senti sola?” chiese James, erano soli in casa, anche se era Natale Sirius aveva preferito continuare a lavorare alla casa di zio Alphard ed aveva ricevuto un invito per il pranzo da Andromeda.

“Sciocchezze tesoro! Piuttosto tu come stai?”

“Dare una mano alla nuova casa di Sirius mi fa dimenticare che non è casa ad aspettarmi…” Dorea lo guardò malinconica.

“Tu non dovresti pensare ai morti…” sospirò pesantemente “ sei giovane, alla tua età né io né tuo padre avevamo per la testa l’idea di morire… credevamo di essere immortali. Ricordo che vedevamo i Babbani che andavano in guerra e dicevamo che erano degli stupidi… anche quando comparve Grindelwald era troppo lontano per darci problemi e ora…” scosse il capo rassegnata.

“Mamma… ti prego non parlare come una vecchia decrepita cominciando con le storie de “Ai miei tempi”” ridacchiò James “Che dici ci mettiamo a tavola?”

“Sai James forse sono davvero vecchia… guarda mio nipote è morto… e mio marito pure…”

“Mamma… tu ed Alphard avevate sette anni di differenza… e nessuno si aspettava la sua morte a 50 anni…”

“Vedi sono vecchia… ho 57 anni, James!” James guardò il soffitto…

“Mamma ne dimostri dieci di meno… prendi la cara Walburga, tra voi vinci senza dubbio tu… e hai cinque anni più di lei!”

“Stai dicendo che mi conservo bene?” sorrise lei

“Si…no…cioè... sono convinto che molti scapoloni farebbero la fila per un appuntamento con te” ridacchiò sedendosi a tavola. La madre sorrise.

“Ritorniamo all’argomento principale… Credi mi senta sola?”

“Io mi sentirei solo…”

“Lo sai, lo credevo anche io… ed è stato così all’inizio… soprattutto perché guardandomi attorno dovunque c’è qualcosa che mi ricorda tuo padre…” fissò l’albero di Natale che la sera prima lei e i ragazzi avevano addobbato “ti ricordi, quando si arrampicava sull’albero per aggiungere la stella alla maniera babbana?”

“Si…” rispose fissando l’albero decorato “Diceva portasse fortuna…” sorrise osservando la stella un po’ storta che aveva infilato a rischio di rompersi l’osso del collo.

“Però poi mi sono resa conto che erano proprio questi ricordi a permettermi di sorridere ancora e di pensare che non ero sola…”

“E allora perché vorresti prendere una casa più piccola?” chiese

“Non voglio che sia tu a lasciare questa casa… vorrei che i Potter continuassero ad abitare questa casa in eterno…” sorrise “quindi semmai ti servisse della privacy sarò io a lasciare la casa, non tu. Tuo padre era convinto che i Potter e Godric’s Hollow fossero una cosa sola… semplicemente: casa…”

 

♦♦♦

 

“Bene… la luna è scesa… noi andiamo da Remus… ciao mamma!” disse James stampandole un bacio sulla guancia. Quella mattina il sole era già sorto quando la luna aveva deciso di andarsene a dormire.

“State attenti quando vi matererializzate… d’accordo?” chiese guardandoli un po’ preoccupata.

“Zia, sta tranquilla!” sorrise Sirius, un grosso livido sulla guancia.

“Vorrei proprio sapere cosa ti è successo ieri sera…”

“In effetti sarà una bella storiella da raccontare, ma ora non abbiamo tempo, zia… te la racconto dopo…” sorrise il ragazzo. “Andiamo?” chiese poi a James.

“Destinazione il vicolo dietro casa di Peter, Liverpool…” e così con un sorriso e un sonoro CRACK i due ragazzi scomparvero. Dorea guardò per un istante lo spazio prima occupato dai ragazzi, quasi per essere sicura che se ne fossero davvero andati. Sospirò pesantemente.

“Perché ti assomiglia così tanto, Charlus? Ho paura che me lo portino via… nemmeno lui starà a guardare questa guerra…” disse rivolta a qualcuno che oramai non poteva più risponderle.

 

♦♦♦

 

La Luna era calata lasciandolo finalmente libero, anche se distrutto. Sentiva il sangue scendergli lungo le braccia, lì dove poco prima, con il corpo del lupo, le catene premevano attaccate alla palle. Tossì sputando sangue, la catena al collo lo soffocava, doveva sfilarsi da lì… in forma umana era estremamente semplice, ma la vista si annebbiava e il corpo tremava dal freddo. Tentò di muovere un braccio ma la stanchezza era tanta, il lupo non l’aveva risparmiato, aveva lottato contro le catene tutta la notte, ma non lottava solo per liberarsi, era qualcosa che non aveva mai provato prima. Di certo era stata una notte molto strana. La mente si annebbiò, incapace di pensare, Remus si lasciò andare all’oblio, sicuro che tra poco si sarebbe svegliato al caldo nel suo letto.

 

“Dio, Peter… davvero non so, forse dovresti provare a dargli una pozione a tuo padre, non è possibile che abbia scambiato James per Buddy Holly…” sbuffò Sirius salendo la collina che portava a casa di Remus

“Già… tua madre sembrava parecchio arrabbiata… e poi chi sarebbe Buddy Holly?”

“Un cantante rock che ascoltava da ragazzo… ma sapete che io non sono pratico di pozioni… e mia madre non vuole usi la magia a casa…” sospirò tristemente il ragazzo arrancando dietro ai due.

“Che diavolo…” esclamò James. La porta della fattoria dei Lupin era aperta. Sirius si guardò attorno, non sembrava ci fosse nulla in giro, fecero gli ultimi metri con il cuore in gola. Quando arrivarono all’ingresso poterono trarre un sospiro di sollievo. John e Helen Lupin erano lì attorno il tavolo del soggiorno con un uomo piuttosto alto e robusto dai capelli rossi, James ricordava si chiamasse Dan Crossbridge.

La voce dell’uomo era alta e non si dovettero sforzare più di tanto per sentirlo.

So che c’entra anche tuo figlio! Lo so! Sennò come avrebbero fatto a prendere le mucche!” gridava Dan “inutile che lo nascondi ora! Quando litigasti con Greyback ti dissi di tenere noi fuori dai vostri affari e adesso lui e quelli come lui…

Remus è in cantina Dan!” gridò il signor Lupin, sua moglie era pallida come un lenzuolo “come puoi solo confondere mio figlio con quelle bestie, Dan! Come puoi dirlo! È un ragazzo!

“È una bestia, John, quando te ne renderai conto.” Helen piangeva in silenzio guardando Crossbridge sconvolta.

Vuoi vedere Remus, Dan? Vuoi vederlo? Va in cantina! Vacci! Piuttosto che perdere tempo dovremmo andare a cercarli, la luna è appena calata, non saranno lontano!”gridò John “Non credi che li abbiamo sentiti tutta la notte attorno alla casa? Graffiavano i muri, volevano prendere Remus, non capisci che è stato Voldemort a mandarli! Se ci hanno rimesso la vita solo le tue mucche siamo stati fortunati!”

“Non pronunciare quel nome….” Dan sembrava essersi calmato.

“Che succede?” chiese James facendo un passo all’interno della stanza.

“James…” il signor Lupin guardò i ragazzi “avete visto qualcosa di strano salendo la collina?” chiese

“No… a parte la porta aperta, ma cosa?”

“Un branco di lupi mannari… sono sicuro che è stato il ragazzo a chiamarli…” Dan non finì nemmeno la frase che Sirius e James lo tenevano attaccato al muro a una decina di pollici da terra.

“Non osi confondere Remus con qualche tirapiedi di Voldemort…” ringhiò Sirius. Gli occhi di James saettavano sulla figura di Dan che frastornata e confusa guardava i due ragazzi con le bacchette spianate.

“Sirius, James… vi ringrazio ma mettete giù Dan… da bravi…” disse pacatamente il signor Lupin

“Che succede qui?”

“Erik…” il signor Swan era apparso all’uscio, bacchetta alla mano e fucile in spalla.

“Ho mandato una lettera a Silente…” disse cupo “meno male che Angie si è resa conto di cosa fossero prima che le arrivassero addosso, era in veranda con la bambina. È stato un miracolo…” disse velocemente “ha sentito l’ululato di Remus da casa vostra e subito si è accorta di quei quattro che hanno risposto al limitare del bosco ed è corsa in casa prima che la raggiungessero… abbiamo sigillato la casa… ma li ho visti bene, per Dio, se li ho visti… ce li avevo sulle finestre…”

“Mi hanno ucciso due mucche…” borbottò Crossbirdge appena i ragazzi lo rimisero con i piedi per terra.

“Io, Dorian e Ethan volevamo andare a stanare quei lupi… John uno di loro aveva la groppa argentata… se abbiamo fortuna renderemo il favore a Greyback, che dite?” disse rivolto ai due uomini. Il signor Swan non l’avrebbe mai detto a nessuno ma si era sempre sentito responsabile per ciò che era accaduto a Remus: era stato lui il primo ad avere alcuni contatti con Fenrir Greyback, era stato lui a portarlo a conoscere John, ma soprattutto lui le aveva sentite le grida di Remus quella notte, ma non aveva fatto nulla, troppo terrorizzato per fare qualcosa.

“Dammi il tempo di chiamare Sean…” borbottò Crossbridge uscendo.

John guardò Erik annuendo, poi guardò i ragazzi.

“James, Sirius, Peter, voglio restiate qui con Helen e Remus…” si avvicinò ad un mobiletto del corridoio sopra il quale era appoggiato in bella vista il suo fucile. Prese prima l’arma poi aprì un’anta del mobile tirandone fuori una scatoletta in latta. L’aprì e tirò fuori due colpi, lì guardò in controluce. Sirius si rese conto che non erano di metallo, erano troppo luminosi.

“Sono 9 anni che aspettano il sangue di Greyback…” sussurrò, e allora Sirius capì: erano d’argento. John Lupin caricò il fucile. Guardò la moglie che in lacrime li fissava.

“Pensa a Rem…” disse uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle. Lo sentirono lanciare alcuni incantesimi difensivi sull’abitazione prima di allontanarsi con gli Swan.

“Signora Lupin…” James si avvicinò alla donna, lei si asciugò gli occhi.

“Remus… andiamo da Remus…” sussurrò facendo strada verso la cantina.

Le mani della donna tremarono e fu quindi Peter a sciogliere i sigilli sulla porta. Sirius l’aprì e James fu il primo ad entrare.  Remus era privo di sensi, appeso alle catene. Un moto di rabbia lo attraversò, sarebbe andato a cercare Greyback molto volentieri se non fosse stato per le condizioni di Remus. Sentì la signora Lupin singhiozzare alle sue spalle.

“Sirius la coperta… Peter vieni a darmi una mano…” disse avvicinandosi a Remus e sfilandolo dalle catene. Sirius lo coprì con la coperta, sembrava congelato.

“Dove lo possiamo portare, signora?” chiese James reggendolo con l’aiuto di Peter.

“In camera sua… io vado a prendere gli unguenti… “ disse dirigendosi velocemente verso il bagno.

Sirius corse avanti aprendo la porta della stanza.

“Peter, fai piano… dai Remus… non preoccuparti ci siamo noi…” sussurrò dolcemente Prongs.

Helen arrivò di corsa

“Scoprilo per favore…” disse a Sirius, il ragazzo spostò la coperta lasciando visibile il corpo malridotto di Remus. La donna chiuse per un momento gli occhi, chiedendosi come ogni volta perché questo male avesse toccato suo figlio.

I polsi e le caviglie erano segnate dalle catene, per fortuna in forma di Lupo erano così strette che le ferite avevano cominciato a sanguinare solo quando la trasformazione lo aveva fatto ritornare umano. John e Remus le avevano predisposte così.

Con un paio di incantesimi e applicando vari unguenti le ferite date dal ferro si erano già richiuse.

“Grazie al cielo, in questo modo non si è morso…” sussurrò  “anche se è terribile…” singhiozzò.

Solo allora si concentrò sul petto del figlio dove spiccava un grosso livido.

“Deve aver cercato di liberarsi, la catena al collo doveva sbattere impedendogli i movimenti… spero sia solo un livido…” sussurrò spaventata muovendo la bacchetta sopra la pelle del figlio.

I malandrini non potevano far altro che guardare, si sentivano inutili. Videro pian piano il livido sparire, Helen sospirò.

Si avvicinò ad un comò tirando fuori alcuni vestiti e delle lenzuola pulite, con un colpo di bacchetta fece levitare leggermente il figlio, cambiando le lenzuola e vestendolo. I malandrini la guardarono rimboccargli le coperte, poi la donna si rivolse a loro.

“Restate con lui, ma lasciatelo riposare…” disse prima di uscire. I ragazzi si sedettero a terra accanto al letto dell’amico, attendendo.

 

Mezz’ora dopo Remus aprì leggermente gli occhi, sbatté le palpebre abituandosi alla luce. Sentiva l’odore degli unguenti e quello del sapone che sua madre usava per lavare le lenzuola. Mosse leggermente un braccio, i muscoli erano indolenziti, ma non sentiva le classiche bende che seguivano le ferite del lupo, quello voleva significare che le catene gli avevano davvero impedito di mordersi.

“Ben svegliato bello addormentato…” la voce di James gli giunse leggera da sinistra.

“Ehi…” sorrise sereno rilassandosi.

“Ci hai fatto prendere un colpo…” Sirius da destra

“Meno male che tua madre è davvero brava con gli incantesimi di guarigione…” Peter, sinistra.

Remus si mise a sedere studiando i movimenti del suo corpo, niente fasciature da nessuna parte, arti al posto giusto. Sorrise verso gli amici.

“Bene, dato che sono più informa del solito devo proprio dire a papà di accompagnarci a Saint Gabriel!” sorrise, i ragazzi si guardarono.

“Tuo padre è uscito…” disse leggermente Peter.

“Come?”

“C’erano dei lupi mannari qui attorno questa notte…” allora Remus capì, la rabbia del lupo, loro erano lì che cacciavano e lui era chiuso là sotto, non era voglia di essere libero era la voglia del branco. Si tolse di dosso rapido le coperte.

“Dove stai cercando di andare?”

“Mia madre, sta bene?” chiese alzandosi e vestendo sopra il pigiama troppo corto un maglione.

“Si… ma…” James non poté continuare che un Remus di scalzo stava già correndo verso sua madre. Gli amici sorrisero, seguendolo.

“Mamma!” gridò il ragazzo raggiungendola e abbracciandola “Stai bene? Loro non ti hanno fatto niente… non sono riusciti ad entrare vero? E gli altri? È rimasto ferito qualcuno? Hanno morso…”

“Remus, Remus calmati! Per l’amore del cielo!” sorrise la madre sommersa dalle domande. “Sono state sbranate solo due delle mucche di Dan… era così furioso… non credo abbiano attaccato qualcuno…” disse leggermente.

“Dovevo dirvi di trattenerlo a letto a forza…” sorrise ai ragazzi non appena loro li raggiunsero “vuoi una cioccolata calda, tesoro?” chiese la madre

“Si, grazie…” sorrise lui sedendosi

“La faccio anche a voi?”

“Si grazie…”

“Si..”

“Si..”

 

Era quasi ora di pranzo, i ragazzi erano in cucina con Helen che stava cucinando.

“Sirius, diglielo!” disse serio James guardando l’amico

“Ah si, siete tutti invitati a cena a casa mia per capodanno! Giorno inaugurale della nuova casa!!!” sorrise a 32 denti.

“Cucini tu?” chiese Peter

“Si, perché?”

“Allora io passo…” borbottò serio il ragazzo.

“PETEER!!!!” brontolò Sirius, i quattro si misero a ridere.

“Comunque non era questo quello che gli dovevi dire… dopo che si è fatto in 5 per te… glielo devi…” disse James seccato. Sirius arrossì.

“Enif è la mia ragazza ora…” disse velocemente.

“Complimenti!” sorrise Peter.

“Era anche ora!” sospirò Remus.

Helen sorrise, continuando a cucinare, nonostante ciò che era successo poche ore prima erano quei momenti a farle ringraziare ancora una volta il fato che le aveva permesso di incontrare Silente e quindi di mandare Remus ad Hogwarts… sette anni prima non si sarebbe nemmeno sognata quella scena.

La porta si aprì di scatto e John Lupin entrò come una furia in casa, seguito da Dorian Swan.

“John…” lo chiamò Helen.

L’uomo sembrò calmarsi vedendoli tutti riuniti in cucina. Sorrise al figlio, avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla.

“Come stai, figliolo?”

“Bene… Ciao Dorian…”

“Remus…” sorrise il giovane.

John diede un leggero bacio sulla guancia alla moglie.

“Li avete trovati?” chiese.

“Macchè… io e Dorian abbiamo seguito le loro tracce fino ad una radura, poi scomparsi… immagino che abbiano mandato qualcuno a recuperarli…” sbuffò.

“Signor Lupin, ora vado… o Angie si preoccuperà…”

“Si, Dorian… grazie… dì a tuo padre che se serve gli do volentieri una mano per ricostruire il fienile… per le mucche di Dan non posso fare granché… ma dopo ciò che ha fatto stamattina…”

“Lo lasci stare… Dan Crossbridge crede sempre alle congetture più facili… perché andare a caccia di responsabili là fuori se c’è Remus qui… ragiona così lui… come quando ha accusato il mio Crup di avergli devastato il giardino quando era evidente che era stato uno Snaso….” Dorian alzò le spalle.

“Buone feste!” salutò poi uscendo.

“Qualcuno è rimasto…”

“Grazie al cielo no, giù al villaggio nessuno si è accorto di nulla, guarda caso… e nessuno era in giro… abbiamo cercato ovunque si vedessero impronte ma non abbiamo trovato nessuno… sono scomparsi nel nulla… “ sbuffò andando in corridoio e rimettendo a posto bossoli e fucile. “Sarà per un’altra volta Fenrir…” sussurrò rimettendo al sicuro le pallottole d’argento.

 

 

Ed eccomi qui a festeggiare la mia ritrovata libertà! Conclusasi con un 27 in matematica ^^''''

Differentemente dal titolo questo Natale di buono a ben poco... avrei voluto fare un salto anche da Lily e da Sirius ma veniva davvero troppo lungo... quindi sappiate solamente che l'occhio nero di Sirius è stato causato da un piccolo uragano rosa XD

Adoro Helen  e John Lupin, non so perché ma  è così… Dan Crossbridge lo impiccherei sulla pubblica piazza, ma non si può aver tutto dalla vita XD

Erik Swan mi sta simpatico anche se come si può intuire la sua è solo una ricerca di riscattarsi, ma nonostante questo è un buon amico per John e di sicuro non sarà lui a cacciare Remus da Chideock.

Chissà quasi, quasi farei una storia su quella notte di nove anni prima, che ne dite?

Ho fatto un piccolo calcolo e se non allungo qualcosa la storia dovrebbe risultare di 25 capitoli, di cui ora sto scrivendo il 18, ed essendo in vacanza spero proprio di procedere spedita sia nella scrittura che nella pubblicazione, quindi: A presto!

Ringrazio tutti i preferiti e le seguite, cominciate ad essere tanti per ringraziarvi uno a uno… ma passiamo alle risposte ai commenti.

aliceundralandi: Sono felice di risentirti, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Ti ringrazio tantissimo per i complimenti... A presto! ^^

Alohomora: Eccomi qui! Passiamo un po' a Remus, poverino che sennò lo trascuro ^^ Come vedi Sirius ancora non sa nulla di Enif e Algol ma non temere presto si risolverà tutto proprio grazie al nostro Felpato.

Dafny: Abbandoniamo i fidanzati per un po' ma torneranno presto (prossimo capitolo XD)

hermy101: Sirius è semplicemente Sirius... per Lily e James ancora un attimo di pazienza, accadranno molte cose in queste vacanze (anche perché sono in tutto 5 contando anche il capitolo 12 e questo)

IOesty: Creiamo una comunità pro Alphard Black! XD Continua a seguirmi, a presto!

PrincessMarauders: Per abbracciarci tutte penso Sirius diventerebbe vecchio XD Ecco il secondo dei 5 capitolo "festivi" come vedi non sono molto festivi in senso di festa, ma si fa quel che si può...

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mirwen