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Autore: Sacchan_    27/08/2018    1 recensioni
La sabbia che scotta, il rumore delle onde, la bancarella ambulante che vende gelato e granite... Atsushi non avrebbe potuto chiedere niente di meglio per festeggiare quel giorno di improvvisa libertà che il signor Kunikida aveva concesso ai membri dell'Agenzia dei Detective Armati... Peccato che la scomparsa di Dazai mandi all'aria tutto! E il nostro giovane detective si ritroverà, suo malgrado, a doverlo cercare in lungo e in largo per tutta la spiaggia.
O meglio, la prima volta di Atsushi al mare!
Leggeri accenni di DazAtsu.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Atsushi Nakajima, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per un paio di minuti buoni, Kenji e Atsushi si scrutarono a vicenda, almeno fino a quando il primo non decise di porre fine a quell'imbarazzante silenzio.
"Ehm..."  Iniziò.
Kenji lo fissò candido, con il sorriso sulle labbra che andava da un orecchio all'altro, e che Atsushi immaginò essere per nulla rassicurante.
Il ragazzo desiderò ardentemente trovare una scusa e andarsene, per continuare quella che ormai battezzò come Operazione Recupero Dazai, ma fu anche vero che si ritrovò nei panni di coloro che subivano un interrogatorio da parte di Kenji: l'idea di piantarlo in asso sembrò così maleducata che Atsushi stesso pensò a come deviare gentilmente le sue domande ancora prima che iniziasse a parlare.
"Dove stai andando così di fretta, Atsushi-kun?" Domandò Kenji celestiale, giungendo le mani a preghiera appena sotto al suo mento e da lì in poi fu la sua fine.
Atsushi si maledì per avere anche solo pensato a come sfuggirgli.
"Beh, devo fare in fretta a trovare il signor Dazai." Rispose grattandosi la cute visibilmente a disagio. "O questa giornata, da paradisiaca, si trasformerà in un vero inferno."
Kenji rise per il paragone, cosa che fu un altro duro colpo per il cuore di Atsushi, e annuì gioviale.
"Ho pensato di doverti aiutare." Confidò Kenji, guadagnandosi un'immediata occhiata di gratitudine da parte di Atsushi. "Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo. Qui all'Agenzia le missioni si eseguono spesso in due, ricordi?" Terminò il discorso portandosi le mani ai fianchi; Atsushi rimase commosso da quelle parole, al punto tale che si sarebbe volentieri messo a piangere dalla gioia per il primo, vero, aiuto che gli venne somministrato.
"Grazie, Kenji-kun!" Ringraziò volgendo il viso verso gli scogli, ancora luogo della sua perlustrazione. "Yosano mi ha consigliato di andare a fare un sopralluogo là. Dice che il signor Dazai potrebbe essere stato attratto dall'altezza di quegli scogli."
Kenji si allungò nella direzione indicatagli, riparando gli occhi dai raggi solari grazie a una mano e al suo immancabile cappello di paglia, sempre calato sulla testa.
"Oh, hai ragione! Sembra proprio un posto perfetto per il signor Dazai."
Qualcosa però fece inclinare le spalle di Atsushi: i mesi passati all'Agenzia e la sua formazione come detective gli avevano insegnato che, nella risoluzione di un caso, ogni probabilità andava pensata e valutata con attenzione.
"Sempre che non si sia già lanciato in mare e ora stia fluttuando alla deriva trascinato dalla corrente."
Kenji gli rivolse uno sguardo dubbioso, pensando a cosa fare, poi colpì il palmo della mano con un pugno e dedicò ad Atsushi un sorriso fiducioso che il ragazzo contraccambiò con uno altrettanto spaesato. Non ebbe la minima idea di cosa balenasse per la testa del suo collega in quel momento, ma conoscendo l'eccentricità dei suoi membri qualcosa lo fece mettere in guardia, pronto a immaginare il peggio.
"Se le cose stanno così non dobbiamo fare altro che esplorare il fondale!" Convenne il ragazzino biondo, come se fosse la cosa più facile e ovvia di questo universo. Atsushi tremò persino per la semplicità con cui Kenji ovviò il discorso, al punto tale da ritrovarsi a sventolare una mano all'aria con fare per nulla convinto.
"Ma non abbiamo attrezzatura per fare immersioni qui. Poi non credo che il signor Kunikida ce lo lascerebbe fare."
Kenji sgranò di poco gli occhi, riflettendo su quella constatazione, per poi pizzicarsi una guancia con quel suo fare così ottimista che lo rendeva unico nel suo genere. Atsushi sperò bene che non avesse in mente qualcosa, ma si dovette rammaricare quando lo vide portarsi una mano al petto, proprio sopra il cuore, e socchiudere gli occhi, alla ricerca di un ricordo lontano.
Poiché il ragazzo-tigre aveva già vissuto un momento simile, in compagnia di Kenji, e ricordava alquanto bene lo svolgersi degli eventi, avvertì la pelle rabbrividire nel frattempo che aspettava il verdetto.
"Non preoccuparti. Quando ero piccolo mia madre era solita leggermi un libro dove un uomo, grazie alla sua Abilità, divideva le acque in due e queste mostrarono così tanto il fondale al punto da camminarci sopra a piedi; sono sicuro che questo insegnamento potrà tornarci utile proprio in una situazione come questa."
Atsushi non fu affatto sicuro di quanto aveva appena ascoltato, anzi non capì come l'episodio biblico, da Kenji menzionato, potesse essere di un qualche tipo di aiuto, tuttavia iniziò a provare paura quando lo vide raccogliere la sua rete da pesca -una di quelle circolari con tanto di bastone per l'impugnatura a mano-, dalla sabbia per poi muovere i primi passi dentro l'acqua. 
Atsushi sapeva che doveva fermarlo, e andava anche fatto subito, ma la spontaneità con cui Kenji credeva in ciò che stava andando a fare lo metteva in seria difficoltà.
Considerando l'orario, e il fatto che ancora non avevano mangiato nulla, se Kenji avrebbe attivato la sua Abilità ora -alla pioggia non si arrende- questa si sarebbe manifestata nel pieno della sua potenza esplosiva, generando solo guai di cui poi avrebbero dovuto rendere conto al signor Kunikida.
Atsushi entrò in acqua cercando di attirare la sua attenzione, nella vana speranza di poterlo fermare prima che il danno venisse compiuto, tuttavia Kenji risultò fin troppo risoluto quando sollevò le braccia in alto, con la rete da pesca ben impugnata tra i pugni stretti, e la andò a schiaffeggiare contro la superficie del mare, generando un'onda marina che si divise in due e si propagò fino alla direzione da Kenji scelta, quella degli scogli.
Per non essere sbalzato via dall'onda d'urto Atsushi si appellò con tutto se stesso alla resistenza della sua Abilità, nel frattempo che si riparava gli occhi con le mani e poteva ascoltare, grazie al suo udito supersviluppato, le grida di coloro che si stavano rilassando sugli scogli e, vedendo l'onda arrivare da lontano, fuggirono verso l'interno della spiaggia raccattando in fretta e furia le proprie borse e i propri teli da mare.
"Mi dispiace." Si scusò mentalmente il ragazzo con quelle persone riaprendo lentamente gli occhi. Da lontano udì persino Kunikida sbraitare verso di loro frasi del tipo: "Se volete giocare con l'acqua cercate almeno di non disturbare gli altri!", mentre Kenji studiava attentamente lo scenario che aveva smosso grazie al suo maremoto, sempre con un sorriso entusiasta sul volto, affermando di non essere mai riuscito a generare un'ondata così forte prima d'ora in vita sua, ma che purtroppo da quello che aveva potuto vedere del signor Dazai non c'era nemmeno l'ombra.
Atsushi non gli prestò ascolto, dato che ne conosceva già l'esito, ma si limitò a perlustrare i danni che avevano generato e fu allora che lo vide: il corpo di un uomo riverso a terra sulla riva, che non dava cenni di alzarsi o muoversi, come se fosse stato preso in pieno dal maremoto e da esso investito.
Sentendosi complice della cosa finì per afferrare un braccio di Kenji, anche il quattordicenne biondo se ne era accorto ormai, e  i due iniziarono a sudare freddo. Se avesse voluto usare le parole del suo senpai Kunikida quello era davvero lo scenario peggiore che mai sarebbe potuto capitare. "Dici che sia morto?" Domandò Kenji ingenuamente. "Eppure la mia onda non era così devastante..."
"Che stai dicendo? Se fosse così l'Agenzia si troverebbe in un mare di guai..."
I due si guardarono all'unisono, trovandosi d'accordo che, se davvero volevano correre ai ripari, la prima cosa che dovevano fare era dileguarsi e andare a constatare i danni di persona.



"Dici che sia morto?" Ripeté Kenji quando si avvicinarono a quel corpo distesp a terra che, di dare segnali di ripresa, proprio non voleva saperne. Atsushi, dietro di lui, lasciò che il ragazzino biondo lo colpisse ai fianchi usando la punta di un bastoncino recuperato sulla spiaggia che la corrente del mare aveva sospinto verso la riva, lasciandolo oscillare sulla superficie.
"Come lo spiegheremo?" Gridò isterico. "Aspetta, ma è davvero morto? Non è il caso che chiamiamo un'ambulanza o qualcosa del genere?" E nel mentre cercò di ripassare dentro la sua testa le manovre di primo soccorso che imparò da Kunikida durante una delle sue "lezioni speciali"; di sicuro non immaginò che gli sarebbero tornate fondamentali da usare così presto.
"Gli controlliamo il battito cardiaco?" Rimuginò Kenji piegandosi verso di lui con l'intenzione di poggiare l'orecchio all'altezza del cuore. In quello stesso momento lo sconosciuto svenuto a terra aprì gli occhi per poi guardarsi furiosamente attorno.
Kenji balzò all'indietro per la sorpresa, anche Atsushi preferì trovare riparo dietro di lui dato che, per qualche strano motivo. quell'uomo gli incuteva un po' di timore.
Eppure a guardarlo bene non sembròa che un uomo qualunque su una spiaggia qualunque, con le infradito ai piedi, il costume da bagno a pantaloncini che arrivavano fino alle ginocchia e la felpa estiva rossa a maniche corte, dotata di cappuccio.
Forse erano i capelli rossi, un po' troppo lunghi per essere un uomo, che gli ricordarono qualcuno da cui era meglio stare alla larga, ma davvero non rammentava dove...
"Ah!" Esclamò Kenji sorpreso indicandolo, andando a toccare una pistola ad acqua depositata un poco più in là dai piedi di quell'uomo; evidentemente gli era sfuggita di mano quando l'onda l'aveva tramortito.
"Il signor Fancy Hat della Port Mafia!"
Atsushi pregò bene di aver sentito male.
"Oh, il ragazzino dell'Agenzia! E tu sei il ragazzo-tigre! Quello a cui Akutagawa-kun dava la caccia!" Si meravigliò mettendosi in piedi come nulla fosse.
Nella mente di Atsushi immediatamente sfogliarono i profili dei file sugli alti ranghi della Port Mafia in possesso nei database dell'Agenzia; gli era stato detto che doveva conoscere il nemico in ogni momento, per darsi alla fuga nel minor tempo possibile se teneva cara la pelle, perciò se li era studiati uno a uno e ora era sì certo di sapere chi fosse quell'individuo davanti a loro.
Aveva persino il suo nome sulla punta della lingua...
"Aspetti, lei è il signor Nakahara Chuuya? Si allarmò Atsushi. "Ma cosa ci fa qui? Questa spiaggia non è uno dei territori in possesso della Port Mafia..." Vista l'occhiata disgustata che si vide rivolgere, Atsushi pensò bene che non era il caso di proseguire quel discorso...
Con il piede Chuuya colpì la sabbia, generando un fragrante rumore, uguale a quello di una grossa pietra che cade a terra, grazie alla sua abilità che gli diede il controllo della gravità esercitata dal suo corpo.
"Che diavolo stai dicendo, moccioso?" Domandò inferocito Chuuya per poi portarsi orgogliosamente un pollice verso il petto e indicare se stesso con fierezza. "Ascoltatemi bene. Persino un Dirigente della Mafia, ultra rispettato come me, necessita di qualche giorno di ferie." L'enfasi con cui sottolineò quel concetto fu tale che sia Atsushi che Kenji non osarono contraddirlo, anzi lo guardarono ad occhi spalancati, e tanto bastò a Chuuya per pavoneggiarsi ancora, buttando indietro il torace e ridendone di gusto.
"Non abbiamo molti giorni liberi. Ogni tanto è bello avere del tempo per un po' di divertimento mentre gli altri lavorano, non siete d'accordo?"
Atsushi e Kenji si scambiarono un'occhiata perplessa, di quelle che solo chi non poteva comprendere quelle parole potevano commutare.
Forse, anche a causa del poco entusiasmo che i due giovani avevano sollevato, Chuuya tornò a farsi serio, assumendo quel cipiglio tipico che lo contraddistinse come uno degli Esecutori più alti in rango nella Port Mafia.
"Beh? Voi due cosa ci fate qua?"
Atsushi avvertì un brivido propagarsi dal centro delle scapole e fin giù al fondoschiena, ed era anche molto tentato dall'afferrare Kenji per tornare indietro, ma il suo partner lo precedette non resistendo dal rispondere con la sua spontanea sincerità.
"Stiamo cercando il signor Dazai!"
"Non era davvero necessario dirglielo, Kenji-kun!" Pensò Atsushi conscio che oramai il danno era fatto: non solo avevano travolto in pieno un membro della Mafia, ma ora ci stavano pure parlando come nulla fosse in barba a quelli che erano i principi dell'Agenzia.
"Fatemi capire..." Sospirò Chuuya intrecciando le braccia al petto. "Cosa avrebbe combinato quel pazzo suicida stavolta? No, aspettate, non ditemelo. Qualsiasi cosa sia non mi interessa. Meglio non restare invischiati con quello..." Terminò il discorso gesticolando con le mani, lasciando i due ragazzi stupiti da come si era posto una domanda per poi rispondersi da solo.
Questo fece capire ad Atsushi che, se volevano dileguarsi, quello era il momento buono. Così non avrebbero nemmeno dovuto dare eventuali spiegazioni su eventuali episodi spiacevoli accaduti poco ptima.
Agguantando Kenji per un braccio chinò il busto in segno di scuse e forzò la presa in modo da far capire che era ora di sloggiare.
"Ehi, aspetta. Magari lui può aiutarci..." Bisbigliò Kenji nel momento in cui veniva trascinato via, incurante degli sguardi che Atsushi gli stava lanciando come segnali.
"Stai scherzando?" Mormorò sottovoce. "Lo sai con chi abbiamo a che fare, vero?"
Mostrandosi risoluto, Atsushi trainò di peso Kenji via da lì, girandosi appena per scusarsi del disturbo ed esprimendo la sua felicità nel sapere che tutto era a posto.
Peccato che Chuuya perseguitò a scrutarlo, anche più serioso di prima.
"Ohi, voi due." Li richiamò con tono critico; i due ragazzi si girarono di scatto, per niente pronti ad affrontare le conseguenze delle loro azioni.
Chuuya li indicò appena, piegando un braccio nella loro direzione e accennandoli sbiecamente.
"Mi state nascondendo qualcosa, vero? Poco fa sono stato tramortito da un'onda anomala, generata sicuramente da qualcuno, mentre stavo tranquillamente gustando un Suavia Soave classico. Voi ne siete al corrente, giusto?" Domandò accusatorio e i brividi di Atsushi si intensificarono. Tuttavia continuò a pensare che, forse, potevano ancora scappare e aggregarsi agli altri membri dell'Agenzia, perciò sollevò le mani in alto, come per giustificarsi, blaterando impacciato che si trovavano lì proprio perché avevano notato l'onda da lontano e assicurarsi che nessuno si era fatto del male faceva parte del loro lavoro.
"Sono stato io a generarla, mi dispiace." Parlò Kenji con sincerità e subito Atsushi gli si aggrappò ai vestiti con gli occhi pieni di lacrime.
Poco fa potevano ancora scamparla liscia, ma ora...
"Non era necessario essere così sinceri!" Gemette vedendosi passare tutta la sua misera vita davanti; Kenji, non capendo, gli sorrise esprimendo quanto il suo motto "Essere sinceri è importante" lo fosse davvero per non fare la figura di quelli che scappavano dai nemici con la coda tra le gambe.
Fu in quel momento che Atsushi, al limite dell'esasperazione, si prese la testa tra le mani blaterando cose senza senso come "Questo ci fa neri!" o "La mia vita è stata fin troppo breve!", il tutto con Kenji che, al contrario, continuò a non vedere o non capire tutto questo pericolo.
Solo un getto d'acqua fredda fu in grado di riportare Atsushi con i piedi per terra: lo schizzo lo colpì in pieno proprio sul collo, bagnandogli il colletto della felpa  e parte della metà superiore di essa a partire dal petto. 
"Eh?" Esclamò sorpreso, battendo gli occhi e voltandosi verso la direzione da cui era partito quel getto d'acqua.
Rimase persino basito e senza parole quando vide l'Esecutore della Port Mafia esibire un ghigno felino con il braccio sollevato verso di lui e la pistola ad acqua, che notò abbandonata vicino a loro proprio poco prima, stretta in un pugno.
Era con quella che gli aveva sparato l'acqua addosso? A che pro, poi? Atsushi restò a bocca spalancata per la sorpresa, mentre Kenji al suo fianco si esaltò più del dovuto per quanto tutto questo gli sembrò divertente.
Proseguendo a non capire Atsushi lasciò semplicemente che l'uomo si fece beffe di lui, ridendo della sua incapacità nell'evitare un attacco così semplice e diretto, e che la sua pistola ad acqua era seriamente un gran prodotto vista la distanza di tiro che riusciva a coprire.
Chuuya avrebbe anche continuato a ridere se non gli fosse toccata la stessa medesima sorte: essere bagnato alla schiena da un gavettone lanciato da qualcuno alle sue spalle che si rivelò essere una graziosa bambina con i lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e un grazioso costumino rosa adornato da fiocchetti neri.
Nonostante fosse solo una bambina non esitò a ridere della condizione in cui aveva lasciato Chuuya Nakahara, Dirigente Esecutivo della Port Mafia.
"Sembra proprio che Chuuya sia appena stato squalificato."
Stranamente Atsushi avvertì una punta di scherno in quella frase, per quanto pronunciata dalla deliziosa voce di una bimba.
I due sembravano persino conoscersi, dato che l'uomo coi capelli rossi la chiamò per nome e le intimò di non usare quella brutta parola in sua presenza, ma la piccola ci rise su e corse via, veloce come un fulmine, facendo sì che Chuuya la rincorresse, distogliendo così l'attenzione da lui e da Kenji.
I due ragazzi tirarono finalmente un sospiro di sollievo.
L'avevano sicuramente scampata bella, ma di Dazai ancora nessuna traccia, perciò l'Operazione Recupero Dazai tutto poteva dirsi se non lungi dall'essere conclusa.
L'orario del pranzo era già passato da parecchio, persino quello della pennichella estiva, e a ovest il sole aveva già iniziato ad abbassarsi. 


(Atsushi vorrebbe che fosse finita, ma non lo è...)
   
 
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