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Autore: saffyj    28/09/2018    7 recensioni
Anche se sembrava che le scelte sbagliate e le bugie li avessero allontanati per sempre... il destino ha in serbo delle sorprese per Edward e Bella... e appena il passato si sarà risolto... saranno pronti a vivere il presente ed affrontare il futuro!
TERZA E ULTIMA PARTE DI "UNA COTTA PERICOLOSA"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cotta Pericolosa'
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CIAO A TUTTE!!!
Non sono riuscita ad aggiornare velocemente come speravo, ma i tempi si accorciano sempre di più e se andiamo avanti così tornerò, come un tempo, ad essere più costante!
Questo è un capitolo per me speciale:
La terza parte di Cotta è stata la storia più difficile da scrivere per me perchè non volevo cadere nel banale, non volevo nemmeno contraddirmi con situazioni descritte nel primo e nel secondo Cotta... volevo tenere alto il soprannome che mi hanno dato di Enigma e Genio del male... e unire tutto questo in questo anno un pò particolare della mia vita, non è stato facile e non sono nemmeno sicura di esserci riuscita... incrocio  le dita e spero di non aver deluso le vostre aspettative e di non avervi fatto pentire di aver aspettato così tanto per un leggere un finale che non vi soddisfa... 
Dopo questo capitolo ci sarà l'epilogo... ma questo è il capitolo che mi ha fatto penare di più e per il quale ho riscritto mille volte i capitoli precedenti...
incrocio le dita e vi auguro una buona lettura!!!



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Non era come sembrava
 
La notte passa tra incubi e ricordi che riaffiorano. Le mie teorie, insieme ai discorsi dei Cullen e le scoperte degli ultimi mesi, si mescolano facendomi cadere in un baratro senza fondo. Mi sveglio madido di sudore e con il cuore che mi batte in gola. Cerco di prendere aria mettendomi seduto, ma la testa mi esplode e mi fa ricadere sul cuscino. Mi volto verso Bella che dorme serena. Mi ha detto che mi ama ed io sono rimasto bloccato.
Le accarezzo il viso e le bacio la fronte ringraziandola mentalmente per essere ancora qui accanto a me. Mi ama, me lo ha detto, me lo sta dimostrando… e credo che sia la cosa che mi spaventa di più.
Io non so cosa provo per lei. La amo? Forse sì. Non so… so solo che non riesco a stare senza di lei. Lei mi dà l’energia che mi manca per superare questo momento orribile. È la persona con il quale riesco a essere me stesso senza difficoltà. Mi sento perso al solo pensiero di non vederla più e quando sono uscito dalla casa dei Cullen credo che la mia vera paura non fosse quella che Aro mi trovasse e mi uccidesse, ma che le succedesse qualcosa.
La stringo a me, incurante del suo mugugnare e le bacio i capelli.
“Grazie di esistere” le sussurro stringendola maggiormente e addormentandomi cullato dal suo respiro.
 
***
 
Come da direttive di Miss Swan, mi sono presentato in ufficio come ogni giorno, con la sola differenza di Garrett che mi fa da guardia del corpo a distanza.
 
La giornata lavorativa passa senza intoppi e termino il lavoro con ben due ore di anticipo. Consegno il tutto e come sempre avviso Aro tramite email dell’avanzamento dei lavori.
Spengo il computer, saluto tutti e decido di passare all’appartamento per prendermi un cambio dato che, capo Swan donna, ha deciso che vivrò da lei per un po'.
Mi alletta l’idea di vivere con lei. Non ho mai convissuto con nessuno, ma in queste ultime settimane, per un motivo o per l’altro, ho vissuto con Bella e mi piace svegliarmi al mattino vicino a lei o addormentarmi dopo aver chiacchierato a letto.
 
Entro fischiettando nell’appartamento e rimango di sale nel trovare Aro appoggiato al tavolo in cucina.
“Vedo che il viaggio a Seattle è stato utile” esordisce sorridendomi e sorseggiando del liquore.
“Come hai fatto a entrare?” gli chiedo posando la borsa e togliendomi la giacca.
Si stringe nelle spalle e posa il bicchiere avvicinandosi di un passo. Arretro e lui allunga una mano per fermarmi.
“Non sono il nemico, Edward”
“Trovarti nel mio appartamento non conferma la tua frase”
“Non esiste un posto più sicuro di questo” risponde tranquillo ed io faccio una smorfia ricordando le foto che erano riusciti a fare Jasper e Emmett durante il periodo della scommessa.
Fa un sospiro e si siede al tavolo invitandomi a sedermi.
Si stropiccia la faccia e si slaccia la cravatta lasciando per la prima volta in mia presenza il suo fare perfetto e distinto.
“Come sei entrato?” chiedo nuovamente senza sedermi.
“Ho il doppione della chiave. Sono il vecchio proprietario…”
Sorrido ironico sapendo che era scontato. Lui è il burattinaio della mia vita, non poteva non esserlo anche per l’appartamento.
“Così i Cullen hanno spifferato tutto…” continuo versandomi da bere, ma continuando a stare in piedi.
“No. I Cullen sono persone fidate e mantengono le promesse fatte. Sono stato avvisato da Alec”
“Alec?” gli chiedo cercando di unire il nome ad una faccia.
“Il tuo angelo custode”
“Il mio cosa?”
“Siediti per favore Edward”
“NO! Non mi siedo! Come ti avrà detto Alec, il mio angelo o il mio diavolo, non sono più disposto ad essere la tua marionetta. Sono stufo di vivere una vita secondo le tue regole.” Sbotto sbattendo il bicchiere sul tavolo e incenerendolo con lo sguardo.
“Non sei la mia marionetta. Non ho mai voluto influenzare la tua vita… volevo solo agevolarti…”
“Agevolarmi? Uccidendo i miei genitori?” ringhio prendendolo per il bavero e alzandolo di peso.
“Non sono io l’assassino dei tuoi genitori. Io volevo bene a Anthony e a Elisabeth”
“Non permetterti di nominarli” lo ammonisco strattonandolo. “Tu sei un bastardo, un assassino”
Lo spintono lontano da me per non cadere nella tentazione di prenderlo a pugni.
Lui si sistema la camicia e mi guarda amorevole.
“La situazione non è semplice come pensi e credo che sia giunto il momento di dirti tutto…”
“So già tutto” sbraito prendendo la scatola che contiene tutte le mie scoperte e sbattendogliela di fronte. “Quindi smettila di fingere con me. Se sei venuto per uccidermi, fallo e scriviamo la parola fine a questo teatrino”
“Non sono venuto per ucciderti, Edward” mi risponde guardandomi come se avessi due teste.
“Son qui perché la situazione mi sta sfuggendo dalle mani e non sono più in grado di difenderti…”
“Cosa stai blaterando?” gli chiedo cercando di non farmi incastrare dal maestro.
“So cosa contiene quella scatola.” Dichiara allontanandola e estraendo un faldone dalla giacca “Molti di quei documenti te li ho fatti trovare io” mi porge il faldone e mi invita con lo sguardo a prenderlo. Con titubanza lo afferro ed inizio a sfogliarlo. Sono la copia dei documenti che avevo trovato in casa dei miei genitori.
“La polizia non poteva trovarli perché non c’erano. Li ho messi nel cassetto appena sei entrato in possesso delle chiavi di casa. Volevo che li trovassi e che scoprissi la verità.”
Sfoglio incredulo i documenti e poi alzo lo sguardo piantandolo nel suo. “Io avevo le mani legate. Troppe persone dipendevano dai miei movimenti, ma tu avevi libertà di movimento. Demetri si era dimenticato di te…”
“Demetri è il tuo sicario ed ha ucciso i miei genitori sotto tuo richiesta”
Lui scuote il capo e si lascia cadere stanco sulla sedia. Si prende la testa tra le mani e sospira.
“Anthony era come un fratello per me, come puoi pensare che io lo volessi morto”
“Un fratello che non sei mai andato a trovare. Non mi ricordo di te, non mi ricordo dei Cullen eppure continuate a dire che mio padre era come un fratello per voi.” Gli faccio notare.
“Ti ho visto nascere. Ti ho visto fare i primi passi, dire le prime parole…”
“Dimostramelo”
“Adesso non posso”
“Non ci sono fotografie, lettere… nulla che dimostri ciò che tu e Carlisle dichiarate…”
“Ci sono… le ho fatte sparire perché Demetri non doveva ricordarsi di te”
“Cosa c’entra Demetri?”
“Tutto ha a che fare con Demetri. Il mio allontanamento dalla tua famiglia, il trasferimento di tuo padre a Seattle e quello dei Cullen in Texas. Volevo tenervi lontani da Demetri. Voi eravate l’unica arma che aveva contro di me.”
“Demetri è un tuo sottoposto… tu comandi, lui esegue”
“Lui esegue… ma nessuno lo comanda”
Scoppio a ridere per la sua frase così piena di bugie “Smettila di mentirmi Aro. Lavoro con te da cinque anni e conosco il rapporto che lega te a Demetri. Lui fa il lavoro sporco e tu ne esci pulito. Non muove un passo senza un tuo comando!”
“Adesso basta!” sbraita battendo il pugno sul tavolo zittendomi. “Credevo fossi un ragazzo più sveglio, Edward!” lancia il faldone sul tavolo e toglie il coperchio alla scatola “Ti ho fatto trovare tutti i documenti che ti servivano per capire la verità e fare giustizia per i tuoi genitori.”
Prende le fotografie che ha trovato Garrett e le appoggia sul piano del tavolo mettendo sopra tutte quelle che ritrae i tre amici giovani e sorridenti.
“Eravamo come fratelli. Trent’anni passati in simbiosi. Nemmeno il lavoro e l’amore erano riusciti a separarci. Nessuno di noi faceva un passo senza l’altro. L’arrivo di Esme e Beth hanno solo allargato la nostra cerchia, non l’ha divisa!”
Prende il faldone dell’orfanotrofio e lo apre sopra le fotografie.
“Appena ho saputo dell’incidente sono corso a Port Angeles. Ti ho fatto trasferire prima che Demetri terminasse il lavoro. Ti ho fatto ospitare nella casa famiglia migliore della costa e ti ho fatto adottare da due dei miei migliori agenti per tenerti al sicuro…”
Prende il testamento e lo apre sopra tutti gli altri fogli.
“Mi sono assicurato che nessuno toccasse la ricchezza che tuo padre aveva messo da parte con tanto sacrificio per te. Ho giocato sporco? Ho fatto cose illegali? SI! Ma solo per proteggerti”
Sposto i fogli guardandoli con una nuova consapevolezza e le cose iniziano a quadrare. I punti che non riuscivo a unire, si allineano come per magia e tutto mi è chiaro per la prima volta dopo anni.
Non trovavo le prove perché cercavo quelle sbagliate e non vedevo quelle che avevo sotto gli occhi!
Ma ciò non cambia il fatto che Demetri ha ucciso i miei genitori ed è il braccio destro di Aro.
“Dici che hai fatto tutto questo per difendermi da Demetri, ma lo tieni accanto a te come se fosse il tuo uomo più fidato… come posso credere alle tue parole?”
“Demetri è mio fratello…” mormora sfinito.
“Sei figlio unico e non avete lo stesso cognome” gli faccio notare anche se, pensandoci attentamente, hanno alcuni tratti simili.
“Siamo stati adottati da due famiglie diverse… lui mi ha cercato appena ha raggiunto la maggiore età. Non ha avuto un’infanzia felice come la mia, nemmeno un’adolescenza facile… e quando mi ha trovato e ha visto come invece la mia vita è stata felice e semplice in confronto alla sua… mi ha incolpato di tutte le sue disgrazie. Io sono il minore tra i due e sono stato scelto per primo. Mi ricordavo vagamente di lui, ero molto piccolo e con il tempo ho dimenticato. Invece lui era già grande e si ricorda ogni singolo momento con i nostri veri genitori e alla casa famiglia. A suo dire mi ha sempre difeso. Si è preso le botte al posto mio e ha accettato di essere separato da me per permettermi di avere una vita migliore. Ci siamo promessi di ritrovarci… ma io non mi ricordo… avevo tre anni all’epoca…” si giustifica con gli occhi lucidi “Ma lui non riesce a capire e ha deciso che sono in debito con lui…” si asciuga gli occhi e si versa del liquore trangugiandolo in un sorso. “si è presentato nel mio ufficio e dopo i primi minuti di lacrime e abbracci, si è seduto alla mia scrivania e ha preteso la sua parte. Ho cercato di farlo ragionare e gli ho promesso un posto di prestigio nella mia società, ma lui voleva sempre di più… e quando gli ho presentato tuo padre e Carlisle il suo odio è salito alle stelle. Li vedeva come delle minacce e non servivano le mie parole per farlo ragionare… così ho allontanato tuo padre e Carlisle sperando di contenere la rabbia repressa di mio fratello…”
“È un folle e tu lo stai agevolando nella sua follia”
“Ci ho provato a fermarlo, lo giuro. Gli ho dato una villa, un conto in banca sostanzioso, un posto nella mia società e ho cercato di farlo integrare prendendo con lui delle decisioni, ma appena sorgeva un problema, lui lo risolveva a modo suo…”
“Il tuo sicario…” mormoro pensando a tutti i concorrenti della Volturi Group morti in circostanze misteriose.
“Lo so che è ciò che pensa la gente, ma io non ho mai ordinato nessuna uccisione e ogni volta ho cercato di fermarlo, ma c’eravate voi… la mia debolezza e Demetri lo sapeva.”
“Come potevano i miei genitori essere la tua debolezza?”
“La prima volta che ha ucciso, abbiamo litigato ed ho alzato il telefono per chiamare la polizia. Demetri ha frantumato il telefono contro il muro ed il giorno dopo Carlisle ha avuto un incidente perché la macchina non aveva più l’olio dei freni…”
“Ti ricattava…” Aro annuisce mesto e si versa un altro sorso.
“E mio padre è la conseguenza a una vostra lite?” gli chiedo arrabbiato.
“No! Avevo già imparato a gestire Demetri, ma per paura non avevo mai detto che lui fosse mio fratello. Mi vergogno di avere lo stesso DNA di un assassino e sono riuscito a convincerlo a non dire nulla con la scusa di poterlo aiutare maggiormente a stare fuori dalla prigione. Gli ho intestato delle quote e degli immobili per tranquillizzarlo e ho redatto un testamento dove lo nomino mio unico erede in caso di mia morte naturale” sorride ironico ed io annuisco versandomi da bere e sedendomi accanto a lui.
“Quindi tuo padre e Cullen non sapevano cosa legasse me a Demetri e più volte hanno cercato di mettermi in guardia da lui… fino a quando Demetri ha deciso di prelevare dei soldi dalla ditta che avevo dato in gestione a tuo padre…” fa un altro sorso e sospira “Avevo detto a Tony di non preoccuparsi, di lasciar correre e che avrei risolto tutto. Ma tuo padre era testardo e ha iniziato a indagare… e Demetri ha risolto il problema nell’unico modo che conosce”
“Perché non lo hai fermato?”
“Credevo di averlo fatto. Gli avevo affidato un lavoro in Messico sperando che tornasse a cose risolte ed ero venuto a Port Angeles per spiegare il tutto a tuo padre… ma quando sono arrivato, ho trovato la polizia di fronte a casa tua e ti ho visto in lacrime mentre piangevi abbracciato ad un poliziotto… La mia mente ha pensato veloce e ho cercato di risolvere il risolvibile…”
“Il testamento…”
“Tutto… volevo salvare almeno te… e ci sono riuscito fino a pochi mesi fa”
“Dovevi fermarlo!”
“Dopo la morte di Anthony e Elisabeth ho deciso di dare un taglio a quella follia… ho chiamato la polizia e ho denunciato mio fratello… ma è stato inutile. Tutte le prove che avevano dimostravano che era solo un incidente causato da un uomo ubriaco e le mie parole sono parse solo una follia.
Quando è stato dimesso è venuto a trovarmi insieme alla donna che frequentavo in quel periodo. Con parole sibilline mi ha fatto intendere che se volevo tenere in vita le persone a me care dovevo assicurarmi che lui avesse una buona vita… soprattutto in libertà e non dietro le sbarre”
“Perché mi stai raccontando tutto questo?” gli chiedo iniziando a capire che il mio odio verso di lui era mal riposto.
“Perché Demetri si è ricordato di te e dei Cullen… ha capito che in tutti questi anni sono riuscito ad avere cura di voi senza che lui se ne accorgesse e vuole vendicarsi.”
“Perché adesso?”
“Perché non sono l’unico ad aver angeli custodi sparsi per il mondo… con i soldi tutti possono averli… e gli hanno ricordato la tua esistenza… ma non importa. Demetri non sarà più un problema, ormai hai tutto per incastrarlo una volta per tutte”
“Ma io non ho niente!” esclamo indicando i fogli sul tavolo.
“Hai dei buoni amici all’FBI e i documenti che cercano da tempo” mi porge una busta bianca e mi fa chiudere la mano su di essa. È molto spessa e pesante.
“È il suo atto di nascita e la sua vita nei primi cinque anni. Sono documenti che mi ha obbligato a far sparire per difendere la sua privacy … ma io sono stufo di difenderlo. Avremo lo stesso Dna, ma non è mio fratello. Mio fratello è Carlisle e lo era Anthony… lui è solo uno psicopatico che mi ha ricattato per troppo tempo.”
“Come può l’atto di nascita incastrarlo?” chiedo senza capire e lui mi picchietta sulla tempia.
“Nella busta ci sono tutti i suoi spostamenti degli ultimi anni e i documenti per il lavoro che doveva svolgere in Messico il giorno dell’incidente…” mi sorride gentile e mi posa una mano sulla spalla.
“Per tutti questi anni ho pensato che fossi tu il mandante e lui solo la pedina”
“Lo so”
“Mi dispiace. Tu mi stavi difendendo mentre io cercavo di incastrarti…”
Fa una smorfia e guarda i fogli “Forse non sono stato bravo a darti gli indizi…”
“Sono io che ero troppo accecato dall’odio per vederli lucidamente. Mi dispiace” ammetto chinando il capo. “Ma rimedierò, te lo prometto.” Lui mi stringe la mano sulla spalla e mi guarda paterno.
“Non importano gli errori che hai fatto o farai, sei un uomo buono, con un cuore grande e un cervello fino… Anthony e Beth sarebbero fieri di te.”
Lo squillo del telefono interrompe il momento. Con voce tremante rispondo a Garrett che mi chiede preoccupato il motivo per il quale non sono ancora sceso ed io lo invito a salire.
 
Aro racconta tutto a Garrett e gli dà tutti i documenti che ha a disposizione.
“I tuoi genitori avranno giustizia, come tutte le povere vittime di questo psicopatico” esclama Garrett appena Aro termina il racconto.
Mi guarda sorridente, ma si rabbuia guardando verso Aro.
“Lo sa che quando questa storia esploderà lei verrà accusato di complicità e favoreggiamento?” gli chiede dispiaciuto e Aro annuisce.
“Non mi importa cosa sarà di me. Voglio solo che questo incubo finisca e che la mia vera famiglia sia al sicuro” mi fa l’occhiolino e mi sorride sereno.


 
** ATTENZIONE SPOILER **

“Mi hai stupita!” esclama appena finisce la canzone ed io la guardo curioso senza capire.
Si guarda intorno, ammirando la sala del cottage dei miei genitori.
“Per il mio suonare impeccabile?” le chiedo scherzando e lei nega sorseggiando la cioccolata calda.
“Non credevo ti saresti ricordato della promessa” la guardo stranito e lei continua “Di portarmi nel Vermont… sono passati anni ed era una cosa detta tanto per dire…”
Nego con il capo e la faccio sedere sulle mie gambe stringendola a me.
“Mi ricordo ogni singolo discorso che abbiamo fatto in quel lontano gennaio” mormoro annusandole i capelli e rivivendo alcune scene di quel periodo.


 
   
 
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