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Autore: Amily Ross    11/10/2018    4 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21: Strada facendo…

 

Sono ormai passate tre settimane da quando il Kaiser è stato dimesso dall’ospedale: la prima l’ha passata praticamente a letto, ancora debole per i postumi dell’intervento e della chemio, ma poco a poco, le forze iniziano a tornare; la strada verso la ripresa è ancora lunga, ma ogni giorno è un passo verso la vittoria e la totale ripresa della sua vita quotidiana. Non è stato affatto facile, ma con l’aiuto e il sostegno dei suoi cari, pian piano riemerge sempre di più.

La seconda settimana di convalescenza con l’aiuto di Benji – ma soprattutto – di Hermann ha ripreso gradualmente a studiare, molto probabilmente darà il prossimo esame all’inizio del nuovo anno accademico, ma anche non potendo seguire le lezioni, ha deciso di rimanere comunque in carreggiata, e l’amico contro ogni aspettativa, si è rivelato un buon compagno di studi – nonostante tra i due sia Karl quello ad avere la media più alta – che pur non dedicando tutte le sue giornate tra i libri, da quando ha iniziato il suo percorso universitario, ha sempre avuto la media del trenta e vuole continuare ad averla, perché lui è un guerriero: non ha permesso al suo male di vincere sulla sua vita e non gli permetterà nemmeno di vincere sui suoi sogni.

Nonostante sia pesante affrontare ogni giorno, cerca sempre di dare il massimo, con i dovuti tempi e un adeguato riposo, sta recuperando del tutto le sue facoltà; anche i medici si sono detti molto ottimisti sulla sua fase di recupero e gli hanno anche detto che – con moderazione – può tornare a fare sport gradualmente e riprendere l’attività agonistica nell’arco di due mesi ed esser completamente in grado di poter affrontare il Mondiale, stando però attento a non strafare troppo e fermarsi quando la stanchezza si fa sentire.

Intanto anche Benji ha iniziato il suo percorso di riabilitazione, seguito da Gragory Ross che è tornato in Germania, ha fatto dei controlli e ha iniziato la fisioterapia sotto la supervisione del medico, seppur dolorosamente – giorno dopo giorno – recupera la mobilità della mano e del polso, anche per lui, Gregory e il fisioterapista, contano di rimetterlo in campo per il Mondiale. Intanto in Giappone, Kirk Pearson, sta lavorando per organizzare un amichevole in onore del Kaiser e spera che possa essere uno stimolo per incentivarlo a tornare – anche se avversario – è sempre bello misurarsi con un grande campione.

Amburgo: mercoledì 11 aprile, 2018 h. 12:00

Fanny, ormai totalmente padrona dell’auto del fidanzato, parcheggia davanti al centro di fisioterapia, prende la sua borsa nella quale è riuscita anche a far entrare un libro e un quaderno per prendere appunti all’università, la mette in spalla e messa l’allarme all’auto entra nell’edificio. Si guarda attorno e sorride: tutti quei poster affissi alle pareti, rappresentanti l’anatomia umana e varie procedure di riabilitazione, le riportano alla mente un aneddoto della sua infanzia. Si rivede nei suoi sei anni, quando era straconvinta che da grande sarebbe diventata un medico, magari un ortopedico come lo zio Gregory, ma poi crebbe e iniziò la passione della lingua e della terra tedesca e tutto cambiò, ma ironia della sorte, è stato il cugino a intraprendere gli studi di medicina, accostandoli alla carriera calcistica ed alla sua condizione di salute, che lo ha portato a voler aiutare sportivi nella sua stessa condizione.

A ridestarla dal suo ricordo è la voce della receptionist, che dietro al bancone delle prenotazioni, la saluta e le chiede di cosa ha bisogno. «Sono qui per il mio ragazzo, sta facendo riabilitazione per il polso, sono venuta a prenderlo.» risponde lei, avvicinandosi. «Benji Price, il calciatore.» sorride la ragazza bionda. «Penso finirà a breve, se vuole può raggiungerlo. Seconda porta a destra.» aggiunge, Fanny non se lo fa ripetere due volte e si affaccia alla porta indicatale. Benji è lì: in ginocchio su un tappetino, l’avambraccio poggiato su una panchetta morbida rivestita in pelle e tiene in mano un pesetto, col polso teso e una lieve fatica sul viso. Sorride, e silenziosa, si poggia allo stipite della porta osservandolo.

Benji continua il suo esercizio, concentrato e determinato a dare il massimo, vuole impegnarsi con tutto se stesso per esser in forma in tempo per il Mondiale. Fanny lo guarda con un gran sorriso e profonda ammirazione, notando solo adesso il fisioterapista che si volta a guardarla e le sorride; lei ricambia il sorriso per gentilezza, poi torna a osservare il ragazzo che ama. A occhio e croce il fisioterapista non ha più di trent’anni, trentacinque al massimo, ed è innegabile il fatto che sia un bell’uomo – che dà l’impressione di saperlo e di tirarsela – i capelli castani, così come gli occhi, espressivi, furbi e magnetici; per non parlare del fisico che è visibile per quel poco da sotto gli abiti da lavoro, anche se fidanzata, la povera Fanny non può che notare tutti questi particolari, ma il suo cuore batte per un solo uomo: il suo bellissimo portiere, che ha abilmente parato il suo cuore.

«Per oggi va bene così, ci vediamo domani, Benji.» dice il fisioterapista, togliendogli il pesetto e rivolgendo un furtivo sorriso alla ragazza poggiata ancora silenziosa – e anche un po’ imbarazzata – allo stipite della porta. «A domani, Patrick.[1] » risponde Benji, notando lo sguardo del fisioterapista e vedendo finalmente la sua dolce Fuffy. “Fossi in te ci penserei due volte prima di provarci, amico,  non solo perché è la mia ragazza, ma perché sa essere più stronza di quanto possa sembrare all’apparenza.” pensa divertito andando incontro alla fidanzata, stringendola e baciandola, giusto per sottolineare il fatto che sia sua.

Fanny sorride, lo stringe e ricambia il bacio, non pensando alle intenzioni del fidanzato – delle quali poi non gliene frega – quello lì potrà anche provarci, ma tanto se la canterà e suonerà da solo. Patrick li osserva e sorride, fingendo indifferenza e rimettendo a posto gli attrezzi e la sala. «Torniamo a casa?» chiede Fanny dopo il bacio, lanciando ancora uno sguardo a Patrick, che le sorride e le strizza l’occhio. «Sì, amore mio.» risponde Benji, prendendola per mano e fulminando con lo sguardo il fisioterapista. 

Dopo pranzo Benji e Fanny sono saliti in camera vogliosi e bisognosi di stare assieme. «Simpatico quel Patrick.» lo provoca Fanny, leccandosi le labbra. «Sì, ho notato, ma anche le ragazze sono molto simpatiche s’è per questo.» risponde a tono Benji, beccandosi un pizzicotto dalla fidanzata. «Ma la mia ragazza non la supera nessuno.» aggiunge baciandola. «Ovviamente! E poi quel belloccio non può competere con te.» risponde Fanny dopo il bacio, poggiandosi sul suo petto e coccolandolo. Benji le bacia la guancia, sospira e chiude gli occhi.

«Che hai?» chiede dolcemente la ragazza, carezzandolo. «Pensavo al fatto che tra qualche giorno è il compleanno del nonno e dovrò andare a casa, ma che non ho nessuna voglia di vedere i miei genitori.» sussurra Benji, rimanendo a occhi chiusi, tra le braccia della fidanzata. «Immaginavo lo avresti detto, ma ti ho detto che verrò con te e affronteremo tutto insieme, amore. Inoltre ti ho anche detto che vorrei facessi pace con loro, ma so quanto sia complicato e non voglio obbligarti e vederti soffrire, solo che ci provi e se non va niente, saranno loro ad aver perso.» gli risponde Fanny con dolcezza, carezzandolo amorevolmente sulle guance. «Grazie, piccola mia.» sorride il portiere, riaprendo i suoi occhi neri e guardandola intensamente e con riconoscenza. Il suo meraviglioso uragano personale si sta rivelando molto più fondamentale di quanto potesse immaginare all’inizio e forse non riuscirà mai ringraziarla abbastanza.

Amburgo: mercoledì 11 aprile, 2018 casa Schneider, h. 16:00

Karl seduto in giardino assieme alla madre e a Marika, osserva in silenzio sua sorella, che danza leggiadra come una farfalla, ripassando la coreografia del prossimo saggio – mentre nella mente del Kaiser si affollano milioni di pensieri e una voglia assurda di giocare a pallone. «Sai già quando rientrerai?» gli chiede la zia Marika, distogliendolo dai suoi pensieri, facendolo voltare. «No, lo chiederò ai medici quando andrò a controllo, mi hanno già detto che potrò giocare il Mondiale, ma io vorrei rientrare anche in campionato.» risponde alzandosi e stirandosi la schiena intorpidita, sgranchendo anche le gambe.

«Tesoro non sforzati, ti prego.» gli dice Beatrix guardandolo e sorridendo, nonostante tutto, sa benissimo che suo figlio non riesce a non pensare al calcio. Karl sbuffa e non risponde a sua madre, per tutta risposta inizia a fare qualche piegamento, facendola sospira ma sorridere. Marie Käte piroettando incrocia lo sguardo di suo fratello e gli sorride, smettendo di danzare e raggiungendolo. «Mi cambio e facciamo quattro tiri ti va?» gli chiede con la tutta la sua dolcezza, il Kaiser sorride. «Certo che mi va, Prinzessin, prendi il pallone in camera mia.» le risponde baciandole la fronte e sorridendo, iniziando a correre un po’.

«È una reazione esagerata la mia?» chiede Beatrix con un sospiro, continuando a guardare il figlio correre per il giardino. «No, Bea, non lo è, hai le tue ragioni per essere apprensiva.» la consola la quasi cognata, guardando il ragazzo, rivedendo per un attimo il fidanzato. «Però guardalo, sta bene e vuole solo riprendere in mano la sua vita, Karl non è uno stupido e sa che non deve esagerare e io sono certa che tornerà più in forma di prima.» aggiunge con un sorriso, mentre la piccola di casa ritorna in giardino con indosso tuta e scarpe da tennis e il pallone in mano. «Eccomi, Karl.» sorride calciando la sfera di cuoio verso di lui, Karl le sorride e la stoppa di petto, iniziando poi a palleggiare.

Marie Käte sorride e lo osserva incantata, nemmeno stando fermo per mesi suo fratello ha perso il suo tocco di palla e lei adora vederlo con un pallone tra i piedi, sorride ancora e gli si piazza di fronte; Karl le sorride e le tira il pallone, calibrando il tiro ed evitando la cannonata per non farle male, la piccola aspetta che ricade per terra e rilancia al fratello, sebbene abbia un buon destro la piccolina, non sa stoppare il pallone e nemmeno calciarlo al volo. Il Kaiser la osserva e sorride  tirando al volo, questa volta con più potenza, scagliando il pallone oltre la testa della sorellina facendolo sbattere contro un albero. «Non vale il Fire Shot. Uffa!» si lamenta la piccola, mettendo il suo tenero broncio, che il calciatore tanto adora. «Scusa.» le dice andando a recuperare lui stesso il pallone e ritornando palleggiando con maestria.

Marika sorride e osserva ancora il suo piccolo campione. «È molto cresciuto in questi due anni, adesso ha la portata di un uomo e sorride molto di più rispetto a prima, somiglia molto a Bernd.» sussurra la ragazza, facendo annuire e sorridere la signora Schneider, che osserva commossa suo figlio. «Sai? Credo che sia molto merito di Grace, da quando stanno insieme è molto più espansivo e solare, e credo sia grazie a lei se è riuscito a superare quella tragedia e tutte le avversità, anche se lui è forte tende a chiudersi in se stesso e tenersi dentro il suo dolore, ma lei in qualche modo riesce a farlo sfogare e a farlo emergere in tutta la sua bellezza.» continua, osservando anche lei i nipoti giocare. «Sì, hai ragione, Grace è una ragazza straordinaria, quella che ogni madre vorrebbe per il proprio figlio.» risponde Beatrix stringendole la mano. «Anche tu sei stata questo per Bernd, Angelika ti adorava per suo figlio e ti adora ancora adesso, da questo punto di vista è come se non fosse mai cambiato nulla.» sorride stringendola.

Marika sorride e annuisce, è felice di far ancora parte di questa bellissima famiglia, nonostante tutto. «Quelle di prima erano parole sue, ma le condivido appieno, lui ha sempre adorato quella dolce ragazza ed era felicissimo quando ci hanno detto di essersi messi assieme. Loro erano al Paulaner’s e noi siamo andati casualmente lì quella sera, ce l’ha presentata e i suoi occhi brillavano come stelle, appena Bernd gli ha dato la sua approvazione si è illuminato ancora di più e lo ha stretto fortissimo. Karl lo ha sempre visto come un modello e credo abbia considerato la sua benedizione più di quella di tuo marito.» racconta la ragazza con un sorriso, ricordando quella serata. I due piccoli Schneider continuano a giocare, ma senza esagerare, finché non arriva Thomas rientrato dagli allenamenti e sorride vedendo suo figlio con il pallone tra i piedi.

***

Amburgo: mercoledì 25 aprile, 2018 h. 9:00

Karl sgomma lievemente davanti casa della fidanzata e suona il clacson, Grace scosta le tende di camera sua e lo saluta con la mano, per poi correre giù, salutare la madre  e raggiungere il fidanzato in auto. «Buongiorno, amore.» sorride allegramente lei, annegando già di prima mattina in quei meravigliosi iceberg che sono gli occhi dell’uomo che ama. «Buongiorno a te, Starlet.» risponde il Kaiser stringendola e baciandola; oggi per tutti loro è un giorno importante, il giorno della verità e lui è inevitabilmente un po’ teso e preoccupato, ma la vicinanza della sua meravigliosa ragazza riesce a tranquillizzarlo, perché sa che qualunque sarà il risultato delle analisi lei gli starà accanto e lotterà con lui.

«Vuoi che guidi io fino all’ospedale?» gli chiede dolcemente Grace, carezzandogli la guancia e guardandolo negli occhi. Karl scuote la testa e sorride, baciandole la mano. «No, lo sai che mi piace guidare e mi è mancato non poterlo fare, adesso finalmente posso farlo di nuovo ed è bello sentire la mia bella macchinina.» risponde facendola ridere. «Lo so, allora andiamo, e dopo la bella notizia andremo a festeggiare da qualche parte per pranzo.» risponde Grace con un allegro e solare sorriso, Karl ricambia il sorriso ma non dice nulla – apprezza l’ottimismo della fidanzata – ma lui in questo momento ha paura che i medici possano dirgli qualcosa di brutto; le bacia la guancia e parte per raggiungere l’ospedale.

La sala d’attesa del reparto di oncologia è piena di persone che attendono di fare una visita o di ricevere i risultati delle proprie analisi e scoprire il loro destino: uno di questi è il Kaiser, si guarda attorno, fa un respiro profondo come a voler scacciare via l’ansia e si siede su una sedia libera, rimanendo in silenzio con il cappellino e gli occhiali da sole. «Andrà bene, amore.» sussurra Grace, sedutasi al suo fianco, stringendogli la mano e baciandogli la guancia, lui annuisce solamente e osserva tutta quella gente sconosciuta, provando a immaginare il perché siano lì ad aspettare, mentre la sua mente torna indietro nel tempo, quando aspettavano di sapere le sorti dello zio e anche al giorno in cui scoprì lui stesso di esser malato.

L’attesa sembra infinita e l’ansia non può che salire ancora di più, ma la mano di Grace, che stringe e carezza la sua in qualche modo riesce a calmarlo; il dottor Brown entra in sala d’aspetto, li saluta con la mano ed entra in una delle tante stanze, Karl ricambia il saluto con un sorriso, poi sospira ancora. «Tranquillo, Kaiser, penso che tra un po’ toccherà a noi e andrà benissimo.» gli sussurra Grace all’orecchio, baciandogli la guancia con amore. «Schneider si accomodi.» dice poco dopo l’infermiera. Karl si alza assieme alla fidanzata e raggiunge la stanza in cui poco prima è entrato il neurochirurgo con il cuore che batte a mille.

«Buongiorno, ragazzi, accomodatevi.» li accoglie il medico, dietro la scrivania, accanto all’oncologo. Karl accenna un sorriso e si siede, osservando entrambi col cuore in gola. «Sono contento di vederti, campione, e sono anche contento di vedere che sei in ottima forma.» sorride l’oncologo. «Come ti senti? Come sono stati questi giorni?» chiede invece il dottor Brown. «Grazie.» risponde Karl togliendosi gli occhiali sole e guardando i due medici. «Sto bene, a parte l’ansia di sapere i risultati delle analisi, mi sento benissimo e penso di esser anche pronto per rientrare in campo.» risponde il Kaiser con sincerità, facendo sorridere Grace, che gli stringe la mano e osserva i due medici in attesa di sapere.

«Ottimo!» sorride il dottor Brown, prendendo in mano la cartella con i risultati e sorridendo ai due ragazzi. «Karl le analisi sono impeccabili, hai risposto benissimo alla terapia e all’intervento, non c’è più traccia del tumore.» inizia il medico, facendo sorridere il ragazzo al quale diventano gli occhi lucidi e Grace lo stringe felicissima. «Tuttavia, campione, il periodo di remissione dura cinque anni nei quali potrebbe anche tonare, ma non è detto, in ogni caso puoi continuare a vivere normalmente la tua vita e dovrai fare controlli con regolarità per i prossimi anni che man mano andranno allontanandosi.» gli spiega l’oncologo, facendolo annuire. «E posso tornare in campo?» chiede il Kaiser.

Il dottor Brown guarda il collega e sorride. «Direi che possiamo anticipare i tempi sulla tabella di marcia e farlo rientrare.» dice ricevendo l’approvazione del collega. «Quando ti ho dimesso ti avevo dato la mia parola che saresti tornato in tempo per il Mondiale, adesso ti dico che puoi anche rientrare in campionato, ma non esagerare è meglio iniziare con una manciata di minuti a partita e pian piano potrai tornare a giocare un intero incontro.» aggiunge con un sorriso paterno. «Grazie, grazie infinite, dottore.» sorride Karl alzandosi e stringendogli la mano, il medico ricambia la stretta e lo attira a sé per stringerlo. «Non ringraziare me, merito della guarigione è anche tuo e della tua determinazione. Adesso voglio vederti spaccare il mondo e… mi piacerebbe vederti vincere in Russia, motivo per cui – anche se non amo particolarmente il calcio – verrò a vederti giocare.» gli dice.

Karl sorride con tutta la sua determinazione. «Ovvio che diventerò campione del mondo, l’ho promesso a molte persone e ora lo prometto anche a me stesso.» dice allargando ancora di più il suo sorriso. «Sarei venuto a prescindere, in quanto tuo medico assieme al dottor Ross, avevamo già deciso di seguirti e tenerti d’occhio, ma non abbiamo nulla di cui preoccuparci e sappiamo ci renderai orgogliosi di te, campione.» sorride il medico, carezzandogli la guancia. «Adesso andate a festeggiare questo bel momento, ragazzi, e se più tardi hai allenamento vai pure, ma non strafare troppo.» aggiunge l’oncologo, alzandosi e stringendogli la mano, facendogli i migliori auguri per tutto, salutando poi anche la ragazza; entrambi i ragazzi ringraziano ancora e prendendo la cartella si congedano.

Varcata l’uscita dell’ospedale Karl fa un profondo sospiro di sollievo e alza lo sguardo al cielo sorridendo, mentre le lacrime di gioia gli rigano le guance, alza in alto anche il pugno destro in segno di vittoria – come ogni volta che fa in campo dopo aver segnato. «Sono felicissima, amore mio.» sussurra Grace, cingendogli la vita, mentre lui guarda ancora il cielo sorridente. «Ce l’ho fatta, zio.» sussurra stringendo poi la fidanzata e baciandola con gioia e felicità, un senso di leggerezza che non provava da tempo; si specchia nelle ambre che sono gli occhi della sua Starlet e mette più passione nel bacio, tenendola sempre stretta tra le sue braccia e sollevandola da terra. «Siamo tutti fieri di te, campione, anche lui lo è.» dichiara Grace dopo il bacio, guardandolo e perdendosi nella bellezza di quello sguardo tornato a brillare e in quel meraviglioso sorriso che tanto ama.

«È anche merito vostro.» risponde Karl, sorridendo ancora e rimettendola a terra. Grace sorride e gli prende la mano. «Dove vuoi andare adesso per festeggiare?» chiede, mentre prende il cellulare dalla borsetta e manda un messaggio a Benji e uno a Beatrix, per dire che è andato tutto benissimo. «Non lo so dove voglio andare a pranzo, ma so che voglio festeggiare insieme a tutti, ma per questo dobbiamo aspettare Benji e Fanny che rientrano dal Giappone e lo faremo al Paulaner’s, ovviamente.» risponde Karl prendendo le chiavi della macchina dalla tasca del giubbotto. «Ovviamente!» concorda Grace. «Ma penso che stasera tua madre organizzerà già qualcosa.» dice mentre lui toglie l’antifurto all’auto e sorride. «Adesso però, prima di andare da qualche parte a mangiare voglio fare il tatuaggio che ti dicevo l’altro giorno.» dice sedendosi, chiudendo lo sportello e mettendo in moto, appena anche lei si è sistemata.

«Allora andiamo a fare questo tatuaggio, mio immenso campione.» sorride Grace, stringendogli la mano destra sul cambio e accendendo lo stereo, prende un cd dal cruscotto e sorride inserendolo alla radio, guardando sottecchi il fidanzato lo fa partire, lui sorride riconoscendo all’istante quella musica che è diventata la colonna sonora del loro amore. «When I think back on these times and the dreams we left behind I’ll be glad ‘cause. I was blessed to get  to have you in my life when I look back on these days. I’l look and see your face you were right there for me.»[2] canta allegramente Grace, osservando il suo bellissimo uomo guidare, che le sorride e inizia a cantare anche lui.

***

«Ecco qui il tatuaggio che voglio.» dice Karl al ragazzo, consegnandogli il disegno che lui stesso ha fatto; il tatuatore lo osserva e sorride, iniziando a copiarlo sulla carta da lucido per riportarlo. «È un bel tatuaggio, molto particolare e con un grande significato, Kaiser.» sorride il ragazzo, che è da sempre un grandissimo tifoso degli Schneider. «Grazie.» sorride Karl, togliendosi il cappellino e la felpa. «Lo voglio sulla nuca, che scende verso il collo.» gli dice, facendolo annuire. Il ragazzo sorride e, avendo riportato il disegno sul punto indicato, inizia a ricalcare la stella più grande, i puntini e le due stelle minori, per poi passare alle tre scritte all’interno delle tre stelle. ‘25 aprile 2018 Kaisersieg’ in quella più grande, ‘Erik 21/2/18’ all’interno di quella di sinistra e ‘zio Bernd 4/8/16’ in quella di destra.

Finito il tatuaggio, il ragazzo lo ripulisce e lo osserva. «Ottima scelta, è un tatuaggio insolito ma mi piace.» gli dice prendendo uno specchio e facendoglielo vedere tramite il riflesso di un secondo specchio. Grace sorride e osserva anche lei il disegno sul collo del fidanzato, gli sta benissimo e significa molto per entrambi: le stelle rappresentano lei e le scritte all’interno sono degli eventi importanti che hanno segnato per sempre le loro giovani vite in modo irrimediabile. Non ama particolarmente i tatuaggi la ragazza, ma questo è un modo indelebile per sancire delle vittorie importanti, stampate sulla pelle e portate nel cuore, sconfitte e vittorie che rimarranno per sempre nella memoria.

«Grazie, è venuto bene.» sorride Karl, osservandolo attraverso gli specchi e sorridendo felice di aver scelto questo disegno, intriso di significati, sottintendendo anche l’amore per la sua magnifica Starlet. «Dovrai mettere una crema lenitiva e dovrai tenerlo coperto per una settimana.» gli dice il tatuatore, facendolo annuire. «Certo, grazie ancora.» risponde Karl, aspettando che il ragazzo gli metta la crema e lo copra, per poi rivestirsi e pagare. «Adesso andiamo a mangiare, amore, ho fame.» dice prendendo Grace per mano, salutando e ringraziando ancora il ragazzo. «Mi piace, sai che non li amo, ma questo è speciale, amore.» sorride Grace, baciandolo in guancia e camminando allegra e felice verso l’auto, mano nella mano col fidanzato.

***

Fujisawa: mercoledì 25 aprile, 2018 villa Price, h. 19:00

Mano nella mano con Fanny, Benji con un finto sorriso sulle labbra, saluta i parenti e presenta la fidanzata a zio Bradley e zia Camille, entrambi sorridono e si presentano alla ragazza. Sono felici di rivedere il nipote e di sapere che ha finalmente messo la testa sulla spalle e ha trovato la ragazza giusta.  «Lei è Allison, la mia ragazza.» dice Bradley, afferrando per la vita una ragazza con i capelli rossi e gli occhi castani. «Piacere di conoscerti, Fanny.» le dice stringendole la mano, sorridendo al fidanzato e salutando Benji con un abbraccio, ricambiato con affetto dal portiere. La festa di compleanno del patriarca Price è sempre stata molto sentita in famiglia, anche se lui stesso non ama festeggiare il suo compleanno, è sempre felice di aver accanto la famiglia, quell’adorato nipote lontano, e spera in cuor suo che un giorno possa risolvere le divergenze con i genitori. Benjiamin Aron Price proprio mal sopporta il comportamento indecoroso del suo primogenito e da una parte si sente anche responsabile e in colpa verso il suo amato nipote.

Gli invitati arrivano poco alla volta, per lo più sono amici del nonno e tutta la Price Corporation è stata invitata; Benji saluta gli zii e cerca il festeggiato – l’unica persona per il quale è tornato – incrocia lo sguardo di suo padre che poggiato alla porta sorseggia il suo liquore, lo ignora, stringe più forte la mano della fidanzata e, avvistato il nonno, lo raggiunge. «Scusatemi.» dice Benjiamin Aron allontanandosi dai suoi ospiti e sorridendo al nipote e alla ragazza accanto a lui. «Ciao, campione, sono felice di vederti.» gli dice stringendolo. «Anche io, nonno, sono venuto solo perché non potevo mancare al tuo compleanno, per il resto non avevo nessuna voglia di vedere certe facce.» risponde il ragazzo, ricambiando l’abbraccio.

«Lo so, ragazzo mio.» sospira il nonno, notando lo sguardo del Bryan che li osserva. «Dunque non mi presenti la tua bella accompagnatrice?» chiede subito dopo, distogliendo lo sguardo duro dal figlio, addolcendolo subito una volta rivolto al nipote e alla ragazza. «Certo che te la presento.» sorride Benji, dimenticando dei genitori, aspettava questo momento dal giorno dell’intervento, quando gli disse di lei per telefono. «Lei è Fanny, il mio uragano personale.» sorride, guardando la fidanzata e baciandola in guancia. Fanny sorride e stringe la mano dell’anziano. «È un piacere conoscerla, signor Price, Benji mi ha sempre parlato benissimo di lei e quasi mi sembra di conoscerla da sempre, da quel che mi ha raccontato ho capito che è una persona straordinaria e sono contenta di sapere che ha lei come nonno.» dice educata e sorridente.

«Anche io sono felice di conoscerti finalmente, piccola, mi ha parlato molto di te e sei perfetta per lui.» sorride il nonno, strizzando l’occhio al nipote, osservando poi la ragazza, che sorride. Sta per dire che gli ricorda una donna, ma viene interrotto dal suo vecchio socio in affari, che gli porge un bicchiere e lo stringe come un vecchio amico. «Parlerai con i tuoi genitori?» chiede Fanny a Benji, allontanandosi dai due. Benji sospira e posa lo sguardo sul padre – ancora poggiato alla porta – che sorseggia il suo drink e alla madre che parla con sua zia. «Non che ne abbia voglia, ma sì, lo farò.»  risponde lui baciandole la fronte. Fanny sorride, poi una donna di mezza età cattura la sua attenzione. «Nonna?» chiede alzando un sopracciglio, facendo voltare anche Benji che, scorgendo Fancy Ross, alza le spalle e la raggiunge con la fidanzata.

«Nonnina!» sorride Fanny, stringendola con tutto l’affetto che prova per lei. «Fanny, Benji, che bello vedervi, pensavo non sareste venuti, soprattutto tu, Benji.» dice Fancy, carezzando la guancia a entrambi. «Sono venuto solo per il nonno.» risponde Benji. «Ma tu cosa fai qui?» chiede Fanny alla nonna, che sorride e guarda il festeggiato discutere con degli amici di vecchia data. «Conosco Benjiamin da quando avevo la vostra età, io lui e nonno eravamo grandi amici da ragazzi, loro mi venivano entrambi dietro e io non filavo nessuno, mi divertivo a vederli competere tra loro, ma ero già innamorata di tuo nonno e diedi loro la mia risposta alla fine della guerra dalla quale per fortuna tornarono entrambi.» racconta. «Come mai non mi avevi detto che conoscevi suo nonno?» chiede la nipote sorpresa, ma felice di saperlo.

«Non lo so, non mi è venuto in mente le altre volte che ci siamo visti.» risponde la nonna con un sorriso colpevole, che fa ridere entrambi i ragazzi. Benjiamin Aron liberatosi dai vecchi amici sorride notando una persona speciale e si avvicina, poggiando le braccia sulle spalle di Benji e Fanny, che si voltano a guardarlo. «E così i nostri nipoti stanno insieme.» sorride, guardando Fancy, ritornando per un attimo alla sua adolescenza, quando ne era perdutamente innamorato. La donna sorride, annuisce e lo stringe con grandissimo affetto. «Buon compleanno, Ben.» dice baciandolo in guancia. «Io conoscevo già Benji, ma no avevo collegato fosse tuo nipote.» dice. «Io ho conosciuto adesso tua nipote, non avevo idea di chi fosse, ma il suo viso mi ha ricordato subito una ragazza, è identica a te da giovane.» risponde Benjiamin con un sorriso.

«Non lo avrei mai detto.» ammette Benji, guardando entrambi e sorridendo, tenendo Fanny per la vita. «Nemmeno io.» aggiunge lei, sorridendo alla nonna, guardandola con sguardo furbetto. «Figuratevi noi, ma è bello sapervi insieme, anche noi eravamo molto legati da giovani.» sorride l’uomo, voltandosi a guardare l’amica che – nonostante l’età – è ancora una bellissima donna. Benji sorride e schiocca uno sguardo d’intesa con suo nonno. «Sì, ma sono cambiate molte cose da allora, Ben.» precisa Fancy, guardando i ragazzi e poi l’uomo che la stringe ancora per il fianco. «Certo che sono cambiate, Fancy, ma la tua bellezza è rimasta incantevole in tutti questi anni.» le sussurra guardandola nei bellissimi occhi verdi.

«Benjiamin…» sussurra Fancy, ricambiando lo sguardo, specchiandosi in quegli occhi onice; Benji e Fanny si lanciano un’occhiata d’intesa e sorridono. Sarebbe forte se i loro nonni si mettessero insieme. «Fancy… è passato tanto tempo da allora, entrambi abbiamo amato e sposato altre persone, ma non c’è nulla di male nel provare adesso a stare insieme.» le risponde Price, carezzandole la guancia. «Albert ed Amalia sono ormai morti da anni, ma resteranno sempre gli amori della nostra vita… io non vorrei far loro un torto, Benjiamin.» sussurra Fancy continuando a guardarlo. «Fancy sei sempre dolce e sensibile come da ragazza, ma questo non significa tradire il loro amore… tuttavia, se questa è la tua scelta, la rispetterò in memoria delle nostra vecchia amicizia.» le dice dolcemente Benjiamin, baciandola sulla fronte.

«Vieni, andiamo a prendere da bere.» sussurra Fanny all’orecchio di Benji, tirandolo verso il tavolo del buffèt, per lasciar intimità ai due nonni. Benjiamin guarda ancora Fancy e le sorride, carezzandole la guancia, lei sorride e lo stringe. «No, invece voglio provare, Ben.» dice guardandolo ancora negli occhi e perdendosi in essi, Benjiamin Aron Price le sorride, le carezza le guance e poggia le labbra su quelle morbide e delicate della donna che ha amato da giovane. Fancy ricambia il  bacio e lo stringe. «Ben, non ti prometto nulla però, lo sai che sono uno spirito libero, proviamo e se non va niente.» gli dice dopo staccandosi; Benjiamin sorride e annuisce, ricordando perfettamente il carattere pazzerello dell’amica.

«Ciao, Benji. Non mi presenti la tua ragazza?» cinguetta una voce femminile, facendo voltare Fanny indispettita e Benji – riconoscendola – infastidito. «Ciao, Dorothea.» risponde gelidamente, stringendo a sé la fidanzata e sorseggiando il suo cocktail in tutta tranquillità. «Lei è Fanny, la mia ragazza, ma non credo che la cosa ti riguardi dato che non fai parte della famiglia.» le dice ancora glaciale, mal sopportandola. «Adesso se vuoi scusarmi.» aggiunge piantandola lì e allontanandosi con la fidanzata. «Chi è?» gli chiede Fanny, avendola già catalogata come antipatica. «La segretaria di mio padre, nonché sua amante. Loro pensano che io sia scemo, ma so benissimo che stanno insieme da poco prima che partissi per la Germania, li ho visti una volta; non ho mai capito però se mia madre lo sa e finge di non saperlo solo per facciata o non lo sa davvero.» si sfoga il portiere.

Fanny sospira e lo stringe, baciandogli la guancia, e osservando Eleonor Patricia Price parlare con la cognata, mentre tiene tra le mani un bicchiere ormai vuoto, posando a intervalli lo sguardo onice sul marito e sul figlio. «Vieni, ti presento mia madre, in fondo ti avevo promesso ci avrei provato, e questo potrebbe essere un buon nuovo inizio.» le dice Benji, distogliendola dai suoi pensieri; mentre lui schiocca un’occhiata al padre che si alza dal divano, recupera da bere ed esce in giardino. «Possiamo interrompervi?»  chiede Benji, sorridendo alla zia e guardando sua madre; Camille sorride alla ragazza e guarda la reazione della cognata, che sorride e guarda il figlio. «Posso abbracciarti?» gli chiede Eleonor guardandolo con occhi lucidi e sorriso sulle labbra. Benji non risponde, ma sorride e la stringe. «Benji… amore mio.» sussurra la donna con voce tremante, lasciando scendere le lacrime e baciandolo in guancia, Benji l’allontana dal suo ampio petto e la tiene tra le sue braccia sorridendole e asciugandole le lacrime. «Sono sempre arrabbiato con voi, però voglio darvi una seconda possibilità, se sbaglierete ancora ognuno andrà per la sua strada.» le dice guardandola negli occhi; Fanny osserva madre e figlio sorridendo in silenzio.

Eleonor sorride e carezza la guancia del suo bambino, ormai uomo. «Mi dispiace davvero averti trascurato, piccolo mio, vorrei anche io ricostruire il mio rapporto con te. Non mi importa di quello che farà tuo padre…» sussurra vedendo il marito fuori con la sua segretaria. «Lui l’ho già perso anni fa, non voglio perdere del tutto anche mio figlio.» aggiunge in lacrime, osservando il marito baciare Dorothea; Benji annuisce e volge lo sguardo nella stessa direzione e sospira, sentendosi disgustato dal fatto che  quell’uomo non si crei alcun problema, sospira e bacia la fronte della madre. «Dunque lo sai anche tu?» chiede retoricamente. «Certo che lo so, ormai non ci amiamo più da tempo… io non l’ho mai tradito, però, giochiamo a fare la coppia felice per il bene dell’azienda.» risponde amaramente la donna. «Mamma mi dispiace.» le dice Benji con sincerità. «Io li ho visto poco prima che partissi per la Germania, non te l’ho mai detto perché non mi importava nulla di voi.» ammette.

La signora Price non dice nulla ma gli sorride, posando poi lo sguardo su Fanny rimasta in silenzio. «Immagino non mi avrà mai descritto come la madre migliore del mondo.» le dice per cercare di sdrammatizzare, facendo sorridere il figlio, suo malgrado; Fanny la guarda e scuote la testa. «Io non sono nessuno per giudicarvi, ma penso che siete stati dei pessimi genitori… sono stata io a dire a Benji di provarci, adesso sta a voi.» dice senza peli sulla lingua. «Non vi conosco e vorrei poterlo fare, lei sembra aver colto i suoi errori da pessima madre e si vede che adesso vuole ritrovare suo figlio. Per quanto riguarda suo marito, penso solo sia un grandissimo stronzo, che non ha mai capito che moglie e che figlio ha accanto.» continua, dicendo tutto ciò che pensa.

Eleonor la guarda, prendendosi qualche minuto per elaborare il discorso. «Fanny dice sempre quello pensa, ma non voleva offenderti in alcun modo.» si sente in dovere di precisare Benji, la mamma gli sorride e scuote la testa. «Ha ragione lei.» risponde al figlio, sorridendo poi alla ragazza. «Sono contenta di conoscerti, tesoro, si vede che sei una brava ragazza, dai tuoi occhi si capisce subito quanto tu sia furba e intelligente, e col tuo bel caratterino sei perfetta per Benji.» le dice, facendola sorridere. «Mi chiamo Fanny ed è un piacere conoscerla, signora Price.» le dice sorridendo ancora e stringendole la mano. «Chiamami pure Eleonor.» risponde la donna, ricambiando la stretta e sorridendo al figlio, che ricambia.

L’attenzione di tutti i presenti viene attirata dalla servitù che porta la torta. Benji si avvicina con Fanny al nonno per fargli gli auguri, ma prima incrocia il padre sul suo cammino. «Ciao, papà. Volevo presentarti la mia ragazza.» dice guardandolo e decidendo di provarci, mettendo da parte l’orgoglio. «Ciao.» risponde freddamente Bryan, posando lo sguardo sulla ragazza e squadrandola dalla testa ai piedi. «Piacere di conoscerti, divertitevi.» dice girando i tacchi e andandosene, lasciando entrambi di stucco, prima che possano dire qualcosa. «Che grandissimo stronzo e bastardo.» si lascia sfuggire Fanny, stringendo il fidanzato che è rimasto a fissare il padre allontanarsi. «Io ci ho provato, ma evidentemente non è del mio stesso avviso. Non mi importa più niente di lui, però sono contento che con mamma sia andata meglio.» dice Benji voltandosi a guardarla, Fanny sorride e gli mette le braccia al collo. «Sono fiera di te, amore mio.» gli sussurra sulle labbra, guardandolo negli occhi.

«Ti devo ringraziare, Fanny, forse senza te non lo avrei mai fatto.» dice Benji, carezzandole i capelli e facendola sorridere. «Io non ho fatto nulla, ti ho solo spronato a farlo e ti sono stata accanto, il resto lo hai fatto tu.» risponde lei baciandolo con amore e dolcezza. Benji la stringe e ricambia il bacio stringendola a sé, mentre una lacrima di gioia sfugge al suo controllo, e in quel preciso istante il suo cellulare vibra nella tasca del pantalone, facendo ridere Fanny e facendola staccare, il portiere lo prende e apre il messaggio su WhatsApp: è del Kaiser, sorride vedendo la foto del tatuaggio, mostrandola anche a Fanny che sorride, lui le bacia la guancia e manda una faccina sorridente all’amico. La serata del settantacinquesimo compleanno del patriarca Price continua tra il divertimento generale, qualche occhiata di fuoco tra Benji e suo padre e una rinata complicità con la madre.

 

***

Angolo dell’Autrice: ho odiato con tutta me stessa questo capitolo, non è stato affatto facile scriverlo e per un attimo l’idea di passare a quello successivo mi ha anche sfiorata, ma mi sono messa d’impegno e l’ho finito nonostante le difficoltà – forse è un po’ noioso – soprattutto all’inizio, ma era necessario scriverlo per far tornare alla quotidianità i protagonisti di questa storia. A fine note vi lascio la foto del tatuaggio che ha fatto Karl così che possiate farvi meglio un’idea, è un mio disegno che ho fatto apposta per l’occasione. Finalmente in questo capitolo Benji ritrova i suoi genitori,  più la madre, visto che suo padre si è rivelato un grande stronzo… per tutti coloro che seguono questa storia, ricordo che questa è la mia personale visione della famiglia Price, che ho da prima che scoprissi l’esistenza del manga e continuerò a vederli così anche dopo aver visto la scan in cui sembrano una bella e felice famiglia unita. xD Volevo mettervi le foto della famiglia dato che nella mia mente Benji è figlio unico ed ho deciso di fargli due zii ed un nonno, volevo metterle su Charahub il sito che uso per le schede dei miei OC, ma al momento ha qualche problema e per qualche astrusa ragione non mi fa caricare le immagini, vedrò in futuro se troverò il modo per farveli vedere. Che altro dire? Grazie sempre a tutti voi che seguite questa storia, grazie a chi continua a recensirla e grazie sempre un pochino di più alla mia insostituibile Darling – che ogni giorno sopporta i miei deliri – li asseconda e mi regala sempre preziosi consigli. Un bacione immenso a tutti, al prossimo capitolo. Amy

 

 

[1] Non ha nulla a che vedere con Patrick Everett, nemmeno il nome è stato messo per mancanza, lui esiste davvero, è un fisioterapista che ho conosciuto quest’anno e che ha seguito mia sorella dopo la frattura alla gamba – per motivi di privacy – non lo vedrete mai, ho cercato di descriverlo per com’è realmente, e credetemi, Fanny ha più di un motivo per rimanerne incantata e affascinata… ma tanto lei ama solo Benji

[2] Per chi non lo ricordasse, o non la conoscesse: la strofa che cantano Karl e Grace e la prima della canzone “There yuo’ll Be”, colonna sonora del film “Pearl Harbore” e, da me adottata, come colonna sonora del loro amore

   
 
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