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Autore: Lady R Of Rage    30/10/2018    0 recensioni
Parte della 26 Prompts Challenge, aggiornata a cadenza più o meno settimanale.
Perché anche in una terra violenta e complessa come Lordran, è ciascuno di noi a fare la differenza. E come i fili di un arazzo, le storie degli eroi e dei dannati si intrecciano a vicenda: l'unica cosa che rimane quando tutto svanisce.
Dall'ultimo capitolo.
La Fiamma trema, ormai sottile come un cero funerario, e i miei morti si tengono per mano e applaudono alla loro vittoria.
Le Creature della Vita sono testarde, bisogna dargliene atto. Un giorno, piccole fiamme torneranno a danzare nella tenebra – quella Guardiana del Fuoco sa il fatto suo, e qualcosa mi dice che presto ci conosceremo – e qualcuno sarà lì ad accoglierle. Una nuova Anor Londo, una nuova Drangleic, una nuova Lothric, e mille nuove occasioni per imparare dagli errori del passato.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Quelaag, la Strega del Caos, Seath, il Senzascaglie
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Oltre Le Ossa


Prompt #26: Equivoco 
Definizione: 2. Errore di valutazione o di interpretazione provocato da uno scambio fortuito di elementi: giocare sull'e, dare a intendere una cosa per un'altra.
Personaggi: Nito il Re Tombale 
Setting: Post-Dark Souls III, Finale "Vincolare La Prima Fiamma.
Lunghezza: 1.908 parole.

"Love is like a black hole, everything is dark
You just gotta let go and feel it, feel it, feel it
We fell off the deep end just to get a rush
You know that it's right when you feel it, feel it, feel it
What is life if it's just of the earth, only of the flesh and bones
Wanna thrive in the dust of the universe and way into unknown
So I love beyond the bones
Goes deep inside your soul
I love beyond the bones

Wanna be the fire even if it burns
Offer up my fibers to feel it, feel it, feel it
What is life if it's just of the earth, only of the flesh and bones
Wanna thrive in the dust of the universe and way into unknown
So I love beyond the bones

Into the unknown, into the unknown
Where no other love goes
I love, I love beyond the bones
"
(Equinox - Bones)


Il fuoco si spegne, la morte divampa al suo posto, ma non c’è sofferenza nella bella e antica Lordran. È una delle tante fandonie che le creature della vita amano raccontarsi. 
Non mi aspetto che la pensino diversamente. La morte fa paura, è un dato di fatto. Così è scritto, e così devo agire.
Molti, quando giungono quaggiù, scappano urlando alla mia vista. Molti altri cadono in ginocchio e pregano, coprendosi il volto con le mani. Siate clemente, urlano. Abbiate pietà di noi, potente Re Tombale. A volte piangono, e le loro lacrime splendono più che mai sui volti privi di sangue. Sono così piccoli, docili, inoffensivi: si lasciano prendere in braccio e ascoltano le mie parole di conforto con la mascella spalancata. 
Scoprono così che c’è un mondo, oltre le ossa, e che è giunto per loro il momento di scoprirlo. 

Le creature della vita mi temono e sussurrano il mio nome come per impedirmi di palesarmi davanti a loro dal nulla, Lama del Re Tombale in resta verso le loro soffici gole. Quando poi perdono quella loro carne, però, diventano dolci come l’ambrosia, e si fanno spazio a vicenda come possono nel loro eterno rifugio. Il dolore può mostrare i lati migliori o peggiori di noi, e la morte avrà sempre del dolore dentro sé. Nemmeno io posso fare qualcosa al riguardo. 
Alla fine si abituano, si trovano un angolo dove stare e smettono di piangere. Sono forti: le ossa si sgretolano facilmente, ma la loro forza è impossibile da abbattere. Sanno sistemarsi nelle mie catacombe strette e fredde e si mettono comodi in attesa e aspettativa. Non c’è più nemmeno spazio per soffrire, quaggiù. Non lo permetterei. Non senza motivo. 
Se volete, parliamo di me. So che faccio paura, ma non mordo più nessuno. 

Si impara ad essere buoni col tempo. Secoli interi di esistenza (non posso certo dire “vita”) permettono di scoprire tante cose. 
Un tempo, un popolo di draghi eterni abitava queste terre senza tempo. Prima della morte, prima della malattia, crogiolandosi nel loro mondo perfetto senza luce. 
Io e i miei tre alleati li sterminammo fino all’ultimo. Rimasi a guardarli tossire, le ali tremanti, gli occhi violacei e senza sguardo, e cadere uno ad uno disperdendosi nella polvere. 
Giurai di non servirmi mai più di quel miasma, quando tutto fu finito. Qui lo dico e qui lo ammetto. I primi a morire – dopo di me, si intende – furono proprio loro. Non me ne vergogno, non cerco di nascondermi. Io sono il primo dei morti: della morte porto la carezza e la voce d’acciaio. 
Ma perché il mondo stesse in equilibrio, i draghi dovevano farsi da parte. Creature senz’anima, senza volontà, senza ambizione, più voraci delle locuste. Doveva andare così: la morte fa quello che deve, e non pretende né paga né encomio. 
Il Drago Pallido ebbe un palazzo ricolmo di conoscenza e cristalli in cui ammirare per sempre la propria imperfezione; la Strega di Izalith ebbe una città ridente e prospera, l’amore di otto figli e la stretta familiare della fiamma; il Lord dei Tizzoni ebbe una famiglia senza pari e gli allori del condottiero vittorioso. A me, una catacomba senza luce e un esercito freddo come me. 
Va bene così. Non ho bisogno di altro, e se la morte diventasse pretenziosa sarebbe ben più nociva dei draghi eterni. 
Dopotutto, è al freddo e al buio che il calore e la luce si apprezzano davvero. 
C’è rifugio, oltre le ossa.
Il Re Tombale vi guarda dalle sue catacombe, e le sue mani gentili vi asciugheranno le lacrime quando morirete.

Sono tutti qui, con me, in tutta la loro carnosa perfezione. Le belle creature della vita che hanno popolato queste terre lontane. 
Amanti, amici, fratelli, compagni di battaglia. 
C’è famiglia, oltre le ossa
Scendono qui, e cercano con gli occhi coloro che se ne sono andati. E quando li ritrovano, ringrazio chiunque possa sentirmi per essere chi sono. 

Gli amanti sono sempre un bello spettacolo. Il Cavaliere d’Argento e il Vescovo dall’armatura di roccia viva; il Lupo orgoglioso e il Leone dolce e fragile; la strega dai capelli neri e il cavaliere di Berenike, finalmente strappati da quegli orribili corpi di scorpione; il Re d’Avorio e la sua custode, il Re di Ferro e il suo luogotenente, il Re Sommerso e la sua Regina giustiziera. 
Gli ultimi arrivati si stringono in un abbraccio, occhi negli occhi, i capelli che si mescolano in una pioggia di bronzo e di blu, e due pallidi giovani sorridono in ginocchio ai loro piedi. L’amore romantico deve essere bello, per chi può provarlo, ma un signore dei morti non può amare nessuno più di quanto ami gli altri.
Tante piccole ossa bianche, sparse in una piana senza luce. Le mie creature, belle e coraggiose, con la fiamma della morte che splende dove un tempo c’era carne soffice. 
Non si può spegnere una fiamma senza che presto se ne accenda un’altra. E così è anche per loro. La fiamma della vita tace, trema nel buio in una striscia sottile, e quella della morte – una lingua bianca bordata di nero profondo – si drizza dove l’altra muore. 
C’è coraggio oltre le ossa – coraggio di ricordare, di ricominciare, di perdonare.

La morte è buona, chiunque voi siate, ma mai ingiusta. Ci sono creature che nemmeno le mie Catacombe hanno accolto con affetto. Un essere senza forma, chiamato Divoratore di Dei, langue lontano in una caverna senza compagnia. Ogni tanto dorme, ma non c’è più l’oceano nei suoi sogni immondi: solo un teschio senza occhi, ma dallo sguardo in grado di odiare
Le creature della vita possono essere crudeli, e nessuna mai lo fu più di lui. Nemmeno la bionda Sorella del Buio, la religiosa grigia dalla falce di ghiaccio, o il Sacerdote che dannò il mondo per soddisfare la sua cieca ambizione. 
Alcune creature della vita amano fare del male alle altre. Lo facciano, se così gli garba: sarò io a fargli bere dieci volte tanto il veleno che hanno sparso per le terre. Il Divoratore di Dei piange, supplica, chiede perdono – il miracolo della morte, che piega persino i sadici – ma la gente che ha rovinato è laggiù con lui. Il Giustiziere si è riunito agli amici, il Dio della Luna Oscura riabbraccia la sorella e i seguaci, il guerriero muto si è trovato un angolo tranquillo dove riflettere. Le creature della vita sono adorne di difetti – è questo che le rende così interessanti – ma un abominio come quello non ha giustificazioni per la sua esistenza. E così soffre, perché se l’è cercata. Il dolore degli altri non è un nutrimento salutare. 
C’è giustizia, oltre le ossa.

Ebbi un patto, un tempo: alcune creature della vita sono appassionate dalla morte come da un tomo raro. Scendevano fino al profondo della terra e pregavano al mio altare, alla mia tomba, ricevendo in cambio una spada avvelenata e un incantesimo per farla danzare.
E così sono nate le malelingue. Siamo malvagi, portiamo miseria e ne traiamo giovamento. Nito è il signore della morte – la morte è cattiva, cattiva, cattiva
Così dicono gli ignoranti. Ma io vi dico, onesto e senza paura, che non lo sono. Nessuno duella con il Re Tombale senza via di scampo. Se vogliono affrontarmi, che lo facciano. Non sono io a decidere come si comportano le creature della vita. Se imparassero ad accettarmi soffrirebbero molto meno. 
Eppure mi temono, mi ripudiano, come se la mia mera esistenza gli facesse uno sgarbo. 
Io mi limito a fare il mio dovere – cosa in cui molte creature della carne sono manchevoli e trascurate. 

Ai tempi della grande Drangleic scoprii l’affetto, e popolai il mondo di creature provviste del dono del canto. I morti continuavano a giungere, ma per lo meno potevano dormire serenamente, cullati da un canto eterno e dolce. Ne hanno bisogno. 
Mi sentii sciocco, per non averlo supposto. Se davvero avrei dovuto occuparmi di loro, sarebbe stato giusto conoscerli. Ma come loro, anch’io ero caduto in un equivoco. Sono sempre stato morto, e non conosco il dolore naturale del morire. 
Non me ne faccio un cruccio. Ho avuto secoli interi per riparare al mio errore.  
Ai tempi della grande Drangleic trovai la mia vera identità. C’è scoperta, oltre le ossa. Trovai una strada da seguire, un nuovo percorso per me e i miei protetti.
Assurdo, no? La Fiamma della Vita che giacque nelle mani della Strega di Izalith sparse demoni furenti per ogni terra, che presero a sé innumerevoli vite (questo lo so, poiché me lo dissero loro stessi quando vennero a me); la Fiamma della Morte si dispiega nel mondo dei vivi accompagnata da una musica dolce e due mani blu e calde.
Nulla contro Madre Izalith, beninteso. Tutti sbagliamo. Lei ebbe la sfortuna di non poter sistemare al suo errore, ma lo stesso Non Morto che sconfisse anche me – se si può uccidere la morte stessa, ma scoprimmo tutti che non si può – pose fine alla furia dei demoni, e il cadavere del loro vecchio re giace nella sabbia calda in un sonno sereno.

E alla fine, anche la Prima Fiamma si spegne. La Creatura di Cenere fu un combustibile flebile e poco durevole. Il sole tramonta, il cielo si colora di porpora. Lord Gwyn è quaggiù con due dei suoi figli. Gli piaccia o no, non può dissentire, ma probabilmente anche lui ha imparato qualcosa dai suoi antichi errori. 
L’antica Anor Londo è abbandonata a sé stessa, il vento soffia nei corridoi bui e deserti. La regina mezzosangue – l’ultima reliquia degli amanti oro e blu, con gli occhi di lui e i capelli di lei – ha condotto via tutti quanti in un Mondo Dipinto che gli facesse davvero da casa. Ha due esuli per zii, una Guardiana del Fuoco come amica, un esercito di sbandati che la accompagna nelle sue peripezie. La Fiamma trema, ormai sottile come un cero funerario, e i miei morti si tengono per mano e applaudono alla loro vittoria.
Le Creature della Vita sono testarde, bisogna dargliene atto. Un giorno, piccole fiamme torneranno a danzare nella tenebra – quella Guardiana del Fuoco sa il fatto suo, e qualcosa mi dice che presto ci conosceremo – e qualcuno sarà lì ad accoglierle. Una nuova Anor Londo, una nuova Drangleic, una nuova Lothric, e mille nuove occasioni per imparare dagli errori del passato. 
Ci sono occasioni, oltre le ossa. 

E così finisce, quest’era senza speranza, e trascina via con sé la Non Morte e il dolore del nostro mondo. Di fronte al coraggio di certe creature della vita, persino io devo farmi da parte. Anche i miei morti sorridono di più, adesso che è tutto finito, e i nuovi arrivati saranno più sereni. 
Non c’è più da aver paura, nemmeno di me. Quattro Grandi Anime brillarono ai tempi della Prima Fiamma. La Strega fu divorata dalla propria creazione, il Drago Pallido soccombette alla follia e alla propria mancanza, il Lord dei Tizzoni fu abbattuto in duello e liberato dalla vuotezza che da secoli lo tormentava. Io sono ancora qui, e le mie ossa luccicano come diamanti anche nelle catacombe.
Siamo tutti qui, e li aspettiamo. Amanti, amici, fratelli, compagni di battaglia. 
C’è amore oltre le ossa. La morte vi sorride. 
Se saprete accoglierla, sarà gentile con voi.



A.A.
Ce l'ho fatta.
Non posso ancora crederci, ce l'ho fatta. Giusto in tempo per l'inizio del NaNoWriMo. Ho concluso la mia prima vera challenge, a ventisei parole, in un fandom dove non sono entrata neanche un anno fa. 
E che dire... viva me. 
Sapevo che l'ultima storia sarebbe stata su Nito, perché l'avevo pianificato sin dall'inizio, quando lavoravo ai primi capitoli della challenge e scoprivo la meravigliosa Bones – la canzone che secondo me avrebbe dovuto vincere a mani basse l'Eurovision Song Festival dello scorso anno – che più di ogni altra canzone esprime per me il senso della saga di Dark Souls.
D'accordo, in realtà quel posto è stato detronizzato da Lovers On The Sun e  Sun Goes Down di David Guetta, ma ho paura che se metto "Dark Souls" e "David Guetta" nella stessa frase, tutto il gaming world mi stacca la testa e la usa per giocarci a pallone
Comunque, Nito. Il mio headcanon che sia uno dei pochi, se non l'unico, personaggio completamente buono di tutto il gioco è confermato da Agdayne e dalle Milfanito del secondo Souls. I verse in cui il dio della morte (che poi Nito non è esattamente un dio della morte, ma divaghiamo) è cattivo perché è il dio della morte sono ufficialmente stantii. E parlo da fan dell'Hercules disneyano, non dite. Ho deciso di dedicare a lui la chiosa della storia perché una raccolta Hurt/Comfort non poteva concludersi che col conforto definitivo, ovvero la morte in mano a un'entità benevola e gentile. Sperando che funzioni, ho scelto proprio  per creare un'atmosfera più intima e dolce la terza persona. 
Ringraziamenti:
First and foremost a AngelsOnMyHeart, la mia prima (e unica vera) seguace nel fandom di Dark Souls. Ti ringrazio per le recensioni e il sostegno che mi hai dato. Spero di tornare a scrivere presto, magari in altri fandom che ci piacciono. 
Un saluto anche a Debby_Gatta_The_Best, che ha recensito ben quattro capitoli, ha messo la storia contemporaneamente in preferite, ricordate E seguite. 
Un ringraziamento a KitsuneYoru e mascta, per aver messo la raccolta nelle preferite; a Moonalym e PerseoeAndromeda per averla messa nelle ricordate; a Ray46 per averla seguita. 
Un ringraziamento anche a Tilpion, nonostante la recensione neutra. Spero che la prossima volta i nostri headcanon coincidano meglio. 
Infine vorrei ringraziare anche i ragazzi del gruppo chat di Discord, tra cui MrsLittleTall, Modounbubble e soprattutto NightmareDaisy, per avermi stimolato con i loro headcanon. 
Un saluto a tutti e alla prossima.
Si tratterà di Alba Di Ghiaccio? Di qualcosa di completamente nuovo? 
Lo scopriremo solo vivendo.
Lady R. 

  
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