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Autore: Spensieratezza    08/12/2018    1 recensioni
“No. Sei un uomo molto più coraggioso di Igor Karkaroff. Sai, a volte credo che lo Smistamento avvenga troppo presto…"
Disse quelle parole che stordirono ogni piccola parte dei miei organi. Tutto a un tratto era così rigonfio, che non riuscivo a respirare.
Che imperdonabile peccato di sdolcinato sentimentalismo.
Ho sempre odiato tali sdolcinerie
Eppure in bocca a lui, quelle parole
Mi resero FELICE.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry Potter 2.0'
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Contesto: qui siamo al quarto anno, ma chi sta seguendo la raccolta, noterà che siamo già arrivati al settimo! Questi sono solo missing moment :)) infatti li sto risistemando tutti secondo la cronologia, anche questo capitolo dovrò spostarlo poi! :)) ma ci tenevo a inserirlo. Il contesto è quando Hagrid voleva licenziarsi per colpa della Skeeter e Harry quasi si era fatto beccare a scuola di notte con l'uovo!





Albus era nel suo ufficio e quando ricevette la lettera di dimissioni di Hagrid, fece una smorfia.
Era molto seccato e sperava davvero che almeno Hagrid non facesse l’idiota.
Sospirò, quante preoccupazioni che gli davano tutti.
Di sua iniziativa, andò alla sua capanna e si mise li a cercare di convincerlo che quello che voleva fare era una cavolata gigantesca, anzi, in realtà era andato lì sia per convincerlo, sia per informarlo che rifiutava le sue dimissioni.

Quando infine Harry, Ron, Hermione arrivarono li alla capanna, fu lieto che Hagrid avesse potuto sentire con le sue orecchie quanto pensassero di Rita.
Aveva passato gli ultimi trenta minuti a rassicurarlo sul fatto che loro tre ci tenevano alla sua amicizia!
In pochi potevano sostenere di sapere cosa c’era nel cuore di Albus Silente.
Di sicuro non erano in molti a sapere del suo affetto per il mezzo gigante Hagrid.

A volte però faceva alcune cose che erano una dimostrazione.
Tipo rifiutare le sue dimissioni e adoperarsi per andare addirittura nella sua capanna a dirglielo.
Quando Silente voleva, era ostinato.
Decideva lui se accettare qualcosa o no.
E non bisognava fiatare.
Da un certo punto di vista, gli piaceva avere quel potere.
Lo adoperava di più tanto più amava qualcuno.
Voleva bene ad Hagrid e non gli avrebbe mai permesso di licenziarsi.

Era contento del fatto che il suo avere una certa autorità gli dava la possibilità di impedire alle persone che voleva bene, di fare sciocchezze inutili e farsi del male da soli.
Mentre tornava su al castello, pensò anche a Piton.
Era certo che era un grandissimo uomo ma sentiva che se era rimasto forte, un po del merito era anche suo.
Anche le menti più forti hanno bisogno di qualcuno che creda in loro, per non cadere, scivolare nel baratro.

E Silente sapeva che per Piton, la fiducia che lui gli donava, era prezioso come un tesoro sommerso negli abissi di un mare dimenticato.
Piton sapeva quanto valeva la fiducia, soprattutto quando non aveva mai ricevuto questo dono particolare da nessuno.
Sapere di essere in un certo senso “L’unico.” per lui, era bello. Era il regalo di Piton per lui.
 
 


*

“Lo sai che non nascondo niente, Moody, dal momento che tu stesso hai frugato con cura nel mio ufficio..” diceva Piton.
"Privilegi di Auror, Piton. Silente mi ha detto di tenere d’occhio..”

“Si da il caso che Silente si fidi di me! Mi rifiuto di credere che ti abbia dato ordine di perquisire il mio ufficio!”

“Ma certo che Silente si fida di te. È un uomo fiducioso, vero? È convinto che a tutti sia dovuta una seconda possibilità. Ma io..io dico che ci sono macchie che non vengono via, Piton. Macchie che non vengono mai via, capisci quello che voglio dire?”
Piton all’improvviso fece una cosa molto strana. Si afferrò convulsamente il braccio sinistro con la mano destra, come se gli facesse male.

Malocchio stava alludendo al suo periodo d’ombra, quando era un fedele mangiamorte di Voldemort.

Quando disse quella frase “macchie che non vengono mai via..” avvertì un dolore tremendo alla base del petto.
Macchie che non vengono mai via, Piton. Capisci quello che voglio dire?

A Piton non era mai interessato del giudizio degli altri. Non gli importava che tutti avessero una cattiva opnione di lui e che non l’avrebbero mai cambiata, non gli importava che lo vedessero come una brava persona, o lo stimassero, era abituato alle critiche e alle denigrazioni fin dall’età scolare, non lo toccavano, non gli importava di nessuno.
Tranne..

Albus…

Macchie che non vengono mai via.
Se anche Albus l’avesse visto come Malocchio lo vedeva…
Non poteva sopportarlo.

Tutto quello che aveva fatto, la fiducia che Albus aveva di lui, sapere di avere il suo rispetto e la sua fiducia era stato come la luce che illuminava il suo cammino oscuro, il suo cuore nero.
Sapere che gli aveva dato perfino una cattedra ad Hogwarts dopo quello che aveva fatto, dopo che per colpa sua, i Potter erano morti..

Una delle sue principali paure e terrori più grandi, era che non importava quanta fiducia potesse dargli Silente, ai suoi occhi quello che aveva fatto, non sarebbe mai andato via, una macchia indelebile nella sua anima.
Ai suoi occhi sarebbe sempre stato un MOSTRO..
Non poteva sopportare che Albus lo pensasse.
 
 
 
 
*

Il giorno dopo fu un’altra giornata faticosa per Albus Silente.
Durante la colazione, aveva visto l’aria afflitta di Severus e gli aveva chiesto gentilmente cos’aveva che non andava. Gli aveva perfino versato del latte nel tè, a tavola, gli aveva passato la marmellata, sotto gli sguardi truci e straniti dei professori, che erano sempre stati un po straniti di questa confidenza e gentilezza.

“Mangia un po, poi mi dirai, dai, non fare questa faccia, o attirerai l’attenzione.”

Severus aveva sbuffato sonoramente ma aveva troppo rispetto per contrastare apertamente il preside e una volta finita la colazione, Silente l’aveva preso per un braccio, dicendogli che avrebbero parlato nel suo ufficio, nello stesso istante, Gazza, come se avesse avuto il sale alla coda, si fermò davanti a loro, nominando qualcosa a proposito di Pix e di un uovo.

“Sparisci, Gazza!” disse Severus, minaccioso. “Il preside e io dobbiamo parlare.”

Gaza sembrava deluso e insistette che se Piton voleva narrare le cose di ieri sera, poteva aiutarlo nella ricostruzione dei fatti.
Albus, notando l’aria brutta, si mise in mezzo e alzò le mani.

“Parlerò prima con il professor Piton e poi con te, Argus, per favore. Aspetta il tuo turno. Non ci metteremo molto.”

Severus rivolse a Gazza un sorriso soddisfatto.
 
 
*

Fu difficile riuscire a tirare fuori a Piton qual era il vero problema, non era un tipo che diceva certe cose, certo, o che mostrava apertamente quando fosse ferito, non aveva detto apertamente la cosa che gli aveva fatto star così male, ma continuava a girare in tondo alla questione dell’uovo, di Potter, della mappa, dell’intrusione di qualcuno nel suo ufficio e poi..

“Mi ha minacciato! Quel bastardo mi ha minacciato!” gridò.
A quel punto li, Silente gli chiese di ripetergli esattamente le stesse parole che aveva usato e lui le sputò fuori.

Silente allora capì. Non aveva bisogno di domandare a Piton niente, sapeva che non avrebbe mai ammesso la cosa, quindi ci pensò lui a farlo. Gli disse:


“Ha detto così? Molto maleducato da parte sua. Ma tu sai che è un pensiero di Malocchio, vero? Non di certo il mio.”
Il braccio di Severus sembrava bollente nel punto in cui Albus lo aveva toccato.

“Certo che lo so!” sbottò lui imbarazzato, ma evitò di guardarlo negli occhi. “E comunque non mi importa quello che dice quel viscido.”

Eppure Silente notò che Piton sembrò molto più felice e molto meno concentrato sul suo furto quando uscì dal suo studio.

Con un sospiro, attese di parlare con Gazza e il suo diverbio con Pix.
Quanta pazienza in questo castello!
“Gazza, entra pure!” disse.
 
   
 
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