La scossa
durò solo pochi secondi, ma
ad Aidra parve infinita.
Appena
percepì la terra immobile sotto
di sé, si alzò e corse da Odrik. Aveva notato la
sua espressione durante la
scossa, e non le era piaciuta per niente.
«Od!
Stai bene? Cos’è successo?»
domandò, sfiorandogli la spalla.
Lui
allontanò cautamente le mani con
cui aveva coperto le orecchie. La guardò, una traccia di
dolore ancora ben
riconoscibile negli occhi. «È stato
orribile», mormorò solo.
«Hai
sentito qualcosa di particolare? Come…
un lamento?»
Aidra
sobbalzò nel riconoscere la voce
di Isryl. Non si era rivolto a lei, ma a Odrik. Aveva la stessa
espressione
seria di quando l’aveva ripresa la prima volta –
forse anche di più.
«Un
lamento? Di che parli?» iniziò a
chiedere, ma si fermò vedendo l’Arche di Terra
annuire. Fissava il biondo con
occhi spiritati, ora. «Come fai a…?
L’hai sentito anche tu?»
Lui si
limitò a scuotere la testa, gli
occhi socchiusi. Sembrava stesse riflettendo su qualcosa, ma in quel
momento la
priorità di Aidra era un’altra.
«Ti
porto a casa» propose a Od,
porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
«Non
così in fretta».
Aidra
fulminò la ragazza dell’Accademia
con lo sguardo. «Il mio amico sta male»
sillabò secca.
«Non
è l’unico» fu la replica pronta
della studentessa, che accennò rapidamente al terzo membro
del gruppo. A pochi
passi di distanza, stava parlando con l’Ela –
Malek. L’espressione di Aidra si
intristì. Quando aveva compreso la reale natura
dell’altro si era sentita
talmente eccitata, felice… e confusa. Perché
l’aveva attaccata, e soprattutto,
perché le aveva ingiunto di scappare? Aveva moltissime
domande da porgli, ma
prima doveva pensare a Odrik. Durante la scossa, alzando lo sguardo
aveva
scorto il suo volto; la sofferenza che emanava l’aveva
spaventata, spingendola
ad accantonare tutto il resto.
Sperava solo che
quello strano ragazzo
non sparisse, ma non poteva preoccuparsene subito. «Andiamo,
Od» tagliò corto,
ignorando la ragazza.
«No».
Di nuovo in posizione eretta,
Odrik la fissava con una strana determinazione negli occhi.
«Voglio capire» lo
sentì aggiungere, lo sguardo rivolto verso la straniera.
«Non
guardare me, per questo» chiarì
lei con un’alzata di spalle. «Però sono
contenta che abbiamo lo stesso scopo».
«Od».
«Sto
bene, Ai – davvero» la rassicurò,
voltandosi brevemente verso di lei. Mosse un passo avanti, tornando a
fronteggiare l’altra ragazza. «Possiamo iniziare
dal perché lui» – indicò
Malek
– «ha attaccato Aidra».
«Lo
chiedi sempre alla persona
sbagliata». La bionda non sembrava affatto intimidita.
«Mal è sempre stato un
po’ una testa calda».
Aidra avrebbe
voluto dire qualcosa, ma
avvertì un tocco sulla sua spalla. Si voltò di
scatto; Isryl. «Dobbiamo
parlare», le sussurrò.
Sbuffò,
confusa. Sembrava che si
fossero messi tutti d’accordo per renderle più
difficile capire cosa fare. Si
fidava di Isryl, sebbene lo conoscesse da neanche un kalam, ma cosa
pretendeva
da lei? Non potevano semplicemente dileguarsi. Cercò di
suggerirglielo con
un’occhiata e un cenno, a suo parere eloquente, verso Odrik.
«Sai
qualcosa, vero?»
Di nuovo, a
parlare era stata la
ragazza dell’Accademia. Accanto a Odrik, che le aveva
sbarrato il passo, aveva
lo sguardo puntato su Isryl. «Sulla scossa di prima. Sei
stato tu?» inquisì,
incalzante.
L’interrogato
indietreggiò d’un passo e
alzò le mani. «Non ho potere sulla
Terra» affermò deciso.
«Forse.
Ma non hai negato di sapere»
insisté ancora l’altra.
Aidra
notò Malek e l’altro ragazzo avvicinarsi
a loro. Si affrettò a riportarsi al fianco di Odrik.
«L’hai
sentito anche tu?» stava
chiedendo il suo amico al compagno di Malek, un ragazzo robusto dai
capelli
castani. Quello annuì bruscamente, come se non volesse
parlarne.
«Siamo
partiti con il piede sbagliato.
Mi dispiace. Ricominciamo, va bene? Io sono Siana»
pronunciò tutto d’un fiato
la ragazza, ora davanti ad Aidra, accennando un inchino.
«Condividere
informazioni gioverà a tutti» proseguì,
riportando lo sguardo su Isryl. Aidra
si sentì vagamente a disagio, incerta sul perché.
«Sapete
già come mi chiamo» rimarcò, senza
replicare l’inchino.
La vide scuotere
la testa, ma non
riuscì a decifrarne lo stato d’animo.
«Forse
dovresti scusarti, Mal» le sentì
dire infine, con un’occhiata al moro del gruppo.
~
Due colpi
rapidi, quasi discreti, alla
porta lo distrassero dal documento che stava esaminando. Kotuno
sollevò lo
sguardo, invitando l’inatteso visitatore a farsi avanti.
Riconoscendo il
giovane che entrava, lo
sguardo gli si accese di curiosità.
Kef
portò un pugno dietro la schiena e,
chinandosi leggermente in avanti, batté l’altro
sul petto.
«Ti
ascolto» affermò Kotuno, posando i
documenti sulla scrivania.
«Ha
lasciato la città» affermò il
ragazzo; lo vide deglutire. «L’ho persa».
«Dov’era
diretta?» domandò asciutto.
«Est».
«Capisco.
Puoi andare», lo liquidò con
un cenno. «Domani portami un rapporto completo».
Kef
chinò rispettosamente la testa,
assentendo, poi si voltò e uscì senza aggiungere
nulla.
Così
la piccola Fonè, Mirel dell’ovest,
aveva lasciato Mens. Scoprire la sua mossa seguente sarebbe stato
divertente –
ammesso che non fosse troppo spaventata per farne una.
Gli era sembrata
troppo incosciente per
accettare il suo suggerimento di tenersi fuori dai giochi,
considerò con un
sorriso divertito al ricordo del loro colloquio.
~
Malek non si
disturbò a rispondere a Siana.
Scusarsi? Per cosa, per aver provato a darle una via di fuga?
Piuttosto,
continuò a fissare l’Ela
d’Acqua come a volerla bruciare. La sua confusione era
evidente, ma – sebbene
una parte di lui trovasse comprensibile il suo spiazzamento –
non potevano
permettersela. Né lei, né lui. Se non altro,
quella scossa – così simile a
quella di due anni prima, eppure diversa – aveva distratto
anche i suoi due compagni,
sottraendo il primato al
reclutamento della ragazza. Per quanto avrebbe funzionato, tuttavia?
Malek non
sapeva cosa sperare. Avrebbe solo voluto che quella sconosciuta
sparisse,
andasse a vivere la sua vita normale da un’altra parte.
Non poteva
preoccuparsi anche per lei.
Doveva pensare,
e in fretta. Lo sguardo
gli andò sul ragazzo biondo con cui si era fissata Siana.
L’aveva visto; che
fosse sconvolto per quello? Sembrava effettivamente nascondere qualcosa.
All’ennesima
domanda di Siana, lo vide
sospirare pesantemente.
«Stavo
pensando a una leggenda, tutto
qui» disse.
Aidra si
voltò subito verso di lui.
Malek
spiò verso Siana con la coda
dell’occhio; sorrideva con una malizia che non prometteva
nulla di buono.
«Una
leggenda? Quale?» chiese subito,
avvicinandosi di un altro passo.
«Una
leggenda?» ripeté
contemporaneamente il ragazzo accanto all’Ela.
«La
Natura si lamenta, quando succede
qualcosa ai suoi protetti, dicono le leggende»
proseguì il biondo. «Quel che è
successo potrebbe avere a che fare con l’Ela della Terra
– ammesso di
crederci», si affrettò a puntualizzare.
Siana si
voltò verso di lui. «Tu ci
credi, Mal?» domandò.
«Perché
proprio qui?» chiese invece
Rod, scettico.
Già,
perché? Però aveva senso. Poteva
spiegare anche quella di due anni prima.
«Non
saprei. È solo una leggenda»
rispose il biondo, lo sguardo – Malek lo notò
– fisso sulla mora. C’era altro
che sapeva ma non voleva dire, era chiaro; conosceva
l’identità di Aidra?
L’idea non lo stupì affatto. Se non altro,
sembrava abbastanza dotato di buon
senso da non gridarla ai quattro venti, almeno lui.
«Oh,
è facile: c’è una parte della
leggenda che non hai menzionato» scandì Siana, a
voce alta e chiara. Malek la
squadrò. Suonava un po’ troppo sicura.
«Il lamento non è fine a sé stesso.
Cerca gli altri Ela, per avvisarli. Più ce ne sono in un
unico punto, più è
probabile che si manifesti lì».
Si
irrigidì, mentre Rod le chiedeva se
credesse davvero a quel che aveva appena detto.
«Gli
Ela, Ana? Lo pensi veramente?».
Sostenne il suo
sguardo, cercando una
via di fuga. Non ce n’erano – non per lui, almeno.
«Lo sapevi?» domandò,
sperando si accontentasse della sua ammissione.
Non
guardò verso l’altra Ela; solo,
sperò che iniziasse a far lavorare il cervello.
«Lo
sospettavo già da un po’» ammise
lei, traboccando soddisfazione. «Prima, quando ci hai chiusi
fuori, per un
secondo la tua energia è schizzata alle stelle, lo
sai?».
«Pensavo
non potessi vedere quella
delle persone».
«Non
molti plasmanti ci riescono».
Sbuffò
sprezzante. «Mistero risolto,
allora» commentò, chiedendosi perché
mai la mora fosse ancora lì, immobile alle
spalle di Siana. L’avrebbe volentieri strozzata.
La bionda scosse
la testa. «Per una
manifestazione così forte, devono esserci almeno due Ela,
qui». Si voltò
nuovamente verso il resto del gruppo, che aveva ascoltato attentamente
il loro
scambio. Tutti tranne Aidra, almeno. «Abbiamo due Arche che
hanno udito il
lamento e quindi possiamo escludere; poi io, che non sono un Arche, un
ragazzo
che sembra conoscere piuttosto bene le leggende e una che ha elevato
una cupola
dirottando un fiume» riassunse, posando lo sguardo sugli
ultimi due. «Non è una
deduzione molto complicata da fare».
«Potremmo
semplicemente essere vicini a
qualcun altro. All’Ela in pericolo, magari»
intervenne il biondo, avanzando per
accostarsi ad Aidra. «È già incredibile
che ci sia lui, qui» aggiunse, indicando
Malek.
«Ai?».
A emettere quel suono era stato
il terzo ragazzo. Fissava l’amica a occhi spalancati. Gli
sembrò che lei gli
dicesse qualcosa, ma qualsiasi cosa fosse non la capì.
Subito dopo,
Aidra si voltò verso di
loro, fissando lui in particolare. «Dobbiamo
aiutarlo!» esclamò.
«Non
vi seguo più» si lamentò Rod.
«Chi
dovremmo aiutare?» domandò, girandosi poi a
incrociare lo sguardo di Siana.
«Eri seria, poco fa?» volle sapere, scuro in volto.
«Serissima».
«Come
sarebbe, chi? L’Ela della Terra!»
insisté Aidra, avanzando verso Malek. «Se
è in pericolo, dobbiamo–»
Fu troppo.
«Che vorresti fare? Non hai
idea di dove sia» sottolineò, scansandosi.
«Perché
non vieni con noi, invece?»
intervenne Siana. «All’Accademia troveremo il modo
di aiutare».
«Davvero
non ti importa?»
Lo chiese
fissandolo con un lampo
ferito negli occhi. Era delusione?
«Ho
altro a cui pensare» rispose secco.
La sua espressione lo mise a disagio, ma non stava a lui decidere. E in
ogni
caso, trovare un altro Ela da consegnare a Kotuno era
l’ultima cosa che avesse
intenzione di fare. «Dovresti solo… venire con
noi» si costrinse a dire,
abbassando lo sguardo.
Fu per questo che non vide arrivare il getto d’acqua che lo colpì in faccia l’attimo dopo.
«Non
capisco» scandì Aidra con voce
tremante di rabbia. Poi lo superò, correndo verso ovest
– verso il nulla: non c’erano sentieri,
da quella parte.