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Autore: heliodor    12/02/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Rivolta

 
"Non ho mai chiesto l'aiuto della reggente Mire" disse Wei Fu.
"Tua nipote..." iniziò a dire Elvana.
"Mia nipote è stata impulsiva. Ho scritto quella lettera perché venisse ricevuta a corte, ma non certo per chiedere un aiuto di cui non ho bisogno."
Sedevano attorno a un tavolo rettangolare. Da un lato Wei Fu, sua nipote Shani e, accanto a lei, Oren.
Dall'altro Elvana e alla sua destra Joyce.
Perché non si è seduto dalla mia parte? Si chiese irritata guardando Oren.
Lui sembrava imbarazzato da quella situazione e non osava guardarla negli occhi.
Stupido idiota, pensò Joyce.
"Forse non ti è chiaro che ci è costato un grosso sforzo radunare queste forze solo per te" disse Elvana. "Le difese di Malinor sono al minimo e la delinquenza dilaga nei quartieri di periferia."
"Lo so, vivo anche io qui" disse Wei Fu. "Porta i miei ringraziamenti e le mie scuse alla reggente Mire. Non era mia intenzione sottrarle delle preziose risorse."
"C'è un tale che potrebbe volere la reliquia" disse Elvana.
"Per millenni" disse Wei Fu. "La mia famiglia ha custodito la reliquia. Non prendiamo alla leggera nessuna minaccia e sappiamo di questo Mirka, ma possiamo occuparcene da soli."
"Ma zio..." protestò Shani. "Mirka non è solo. Ha un piccolo esercito di mercenari ai suoi ordini."
"Ce ne occuperemo noi, come abbiamo sempre fatto." disse Wei Fu. "La reliquia è al sicuro, ben protetta. Mirka e il suo esercito non potranno mai averla."
"Zio ti prego, riflettici" disse Shani.
Wei Fu sospirò. "Ti sei lasciata impressionare dai discorsi degli stranieri. Sei giovane e ti comprendo, ma ora devi fidarti di me quando ti dico che se meno persone sanno della reliquia, minori saranno le possibilità che Mirka e i suoi possano venirne in possesso."
"Ho capito" fece Elvana spazientita. "Stiamo solo perdendo tempo qui." Fece per alzarsi.
Joyce la seguì fino all'ingresso della villa. "E ora che facciamo?"
"Torniamo a palazzo" disse Elvana. "Abbiamo un addestramento da completare, lo hai dimenticato?"
Joyce si guardò indietro e vide Oren e Shani che parlavano tra di loro a voce basse.
"Non possiamo andarcene così" protestò Joyce.
"A volte bisogna saper accettare la sconfitta."
"Ma non è giusto" si lamentò Joyce.
"Abbiamo fatto quello che potevamo" disse Elvana raggiungendo Acan e gli altri che li attendevano di fuori.
Oren si avvicinò con aria dispiaciuta. "È un vero peccato" disse. "Ma Wei Fu è irremovibile su certe cose."
"Lo zio non vuole sentire ragioni" disse Shani.
Oren annuì. "Ciò non toglie che sia una gran persona. La reliquia è in buone mani."
"Lo spero" disse Joyce. "Hai visto anche tu quanto è pericoloso Mirka."
"Per due volte" rispose il ragazzo. "Tornate a palazzo?"
Lei annuì. "Passa a trovarmi. Per te la porta è aperta." Ignorò di proposito Shani, ma sentiva il suo sguardo su di lei.
"Verremo di sicuro" disse la ragazza. "Quando avremo tempo. Sai, siamo molto impegnati con l'allenamento e altre cose."
"Cosa?" domandò Oren.
Shani non rispose e si limitò a fissare Joyce.
"Andiamo" disse Elvana quasi trascinandola via.
"Aspetta."
"No."
"Che hai?"
"Io?" fece la strega. "Sei tu quella che stava per cedere. Un attimo di ritardo e ti saresti buttata addosso a quella lì."
Joyce si accigliò. "Mi guardava come se mi volesse provocare."
"Era quello che stava facendo. E ci stava riuscendo anche abbastanza facilmente."
"Tu che avresti fatto al posto mio?"
"L'avrei ignorata."
"Non ci credo" disse Joyce. "Tu sei sempre la prima che trova il modo di provocare una persona."
"Provocare, mai aggredire per prima" rispose la strega. "È un'arte dove posso insegnarti molto."
Si incamminarono lungo la strada. Dove passavano sentiva gli sguardi delle persone che li spiavano da dietro le porte e le finestre.
Una donna vestita di abiti umili afferrò un bambino che giocava in strada e lo tirò dentro casa prima del loro passaggio.
"Perché si comportano così?" si domandò Joyce.
Elvana scrollò le spalle. "I Malinor sono fatti così. Odiano tutti quelli che non sono loro. E odiano persino se stessi. Sempre in guerra, sempre a cercare di dimostrare di essere i migliori. Sono pazzi, non lo sai?"
"Bardhian non sembra così pazzo."
"Lui non è un vero Malinor. Non del tutto, almeno."
Quella era una novità. "Ma lui è un principe."
"Solo perché è figlio di Re Alion."
"Come i suoi fratelli."
"Fratellastri" la corresse Elvana. "È una storia molto divertente. Magari un giorno te la racconterò."
Joyce voleva saperla adesso. Stava per dirglielo, quando qualcosa volò verso di loro. Una pietra colpì l'elmo di un soldato e rimbalzò a terra.
L'uomo colpito si piegò sulle ginocchia, un rivolo di sangue che gli scorreva da sotto l'elmo.
D'istinto Joyce evocò lo scudo come le aveva insegnato Elvana e lo diresse verso il punto da cui era giunto l'attacco.
La strega aveva anche evocato un dardo magico.
"Lì" disse indicando una figura che si stava gettando dietro un angolo.
Elvana e Joyce, seguiti dai soldati e dagli altri stregoni, si diressero in quella direzione. Quando svoltarono l'angolo, altre pietre piovvero su di loro.
I soldati si protessero con gli scudi, Joyce e gli altri con la stregoneria.
Quelli che avevano lanciato le pietre si erano sparpagliati per il vicolo. Erano una dozzina, molti poco più che ragazzini. Tutti vestivano di stracci e molti erano scalzi.
Elvana lanciò un paio di dardi, ma tutti colpirono il suolo davanti ai ragazzi.
"Così rischi di ucciderli" disse Joyce.
"Li voglio solo spaventare."
Ma i ragazzi indietreggiarono solo di qualche passo e ripresero a lanciare le pietre.
Elvana e i soldati ripresero ad avanzare. "Spingiamoli verso la piazza così li disperderemo."
Altre pietre vennero lanciate, stavolta dalla parte opposta della strada. Voltandosi, Joyce vide un centinaio di uomini e donne, quasi tutti vestiti di stracci, radunarsi compatti per bloccare ogni via d'uscita.
Già una volta si era trovata in mezzo ai disordini. Quella volta Tharry d Taloras l'aveva protetta dal lancio di pietre da parte della folla. Solo più tardi aveva scoperto che era proprio lei il motivo di quegli scontri.
"È una trappola" gridò Elvana.
I soldati si disposero con gli scudi in modo da proteggere le streghe e gli stregoni al centro.
"Che cosa vogliono da noi?" chiese Joyce.
"Vuoi andare a chiederglielo tu?" fece Elvana. "Sembrano arrabbiati."
"E se provassimo a parlargli?"
"Tu vuoi sempre parlare" disse la strega. "Ma a volte bisogna agire." Lanciò una dozzina di dardi in rapida successione verso il gruppo degli adulti. "Lasciate perdere i ragazzini e pensiamo a loro" gridò ai soldati.
Gli uomini puntarono le lance verso il gruppo di aggressori.
"Vogliamo il pane" gridò una donna.
"Dite alla reggente che i nostri figli hanno fame."
"I magazzini sono vuoti."
"Avanti" gridò Elvana.
I soldati si mossero formando una fila compatta di scudi e punte di lancia. Avanzarono decisi verso i dimostranti. Per un attimo Joyce temette che quelli nelle prime file rimanessero infilzati, ma all'ultimo si divisero e indietreggiarono.
"Ora, prima che si riprendano" gridò Elvana avanzando dietro la prima linea di soldati.
Dietro di lei i membri del circolo di Malinor evocarono scudi magici e dardi. Anche Acan, che sembrava spaventata da quello che stava accadendo, era pronta a colpire.
Una pietra le sfiorò la tempia e solo allora Joyce si accorse che lo scudo della strega non era molto forte.
"Così ti colpiranno" disse.
"Mi spiace, ma non sono mai stata brava a difendermi" disse la strega.
Joyce espanse lo scudo attorno a lei. "Rimani vicino a me."
"Stupida" le urlò Elvana. "Così ti farai colpire anche tu."
"Ma io..." protestò Joyce.
"Fai come ti pare, ma poi non lamentarti se ne esci con qualche ferita" le gridò la strega.
Dalla folla partirono altri proiettili, ma i soldati e gli scudi magici li deviarono. Joyce rimase tesa per tutto il lancio, aspettandosi da un momento all'altro di vedersi arrivare in testa una di quelle pietre.
Invece non accadde.
"Avanziamo ancora, dai" li incitò Elvana.
Joyce si mosse insieme agli altri, un passo alla volta. Con la loro azione stavano spingendo i dimostranti verso una piazza, dove avrebbero potuto disperderli.
Grida si levarono dalle ultime file e la folla cominciò a disperdersi da sola. Joyce vide balenare dei fulmini e il luccichio di dardi e scudi.
Poi vide i soldati avanzare alle spalle dei dimostranti, facendosi strada con le lance e gli scudi. Dietro di loro, disposti su tre file, stregoni col mantello nero e oro lanciavano dardi e frecce infuocate contro quelli che non facevano in tempo a fuggire nelle viuzze laterali.
Joyce vide due uomini armati di bastoni crollare a terra trafitti dai dardi. Una donna venne avvolta dal fuoco e iniziò a piroettare per strada finché un soldato non la finì con un colpo di spada. Un ragazzo ferito alle gambe strisciò verso una stradina laterale ma venne colpito da un dardo magico al petto. Un uomo che era andato in suo aiuto per trascinarlo via venne colpito alla testa e all'addome.
"Ma che state facendo?" gridò Elvana. "Smettetela subito."
Invece di dividersi i soldati formarono un corridoio lungo i due lati della strada e loro poterono riunirsi con gli stregoni che erano arrivati in loro soccorso.
A guidarli, con la solita espressione tronfia, c'era il principe Ronnet in persona.
"Per vostra fortuna siamo arrivati giusto in tempo" disse osservando con aria soddisfatta i cadaveri ammassati sui bordi della strada. "Ancora qualche minuto e questi pezzenti vi avrebbero sopraffatti."
Elvana si gettò in avanti e cercò di colpirlo con un pugno. Quattro soldati si frapposero tra lei e il principe.
"Maledetto idiota assassino, che bisogno c'era?" ringhiò Elvana. "Tra poco li avremmo dispersi senza alcuna vittima."
Il principe Ronnet sogghignò. "Mi aspettavo un grazie, ma conoscendoti penso di non potermi aspettare niente di più da una selvaggia come te."
"Dovrai aspettarti qualcosa di peggio non appena saremo tornati a palazzo" disse Elvana.
Il viso del principe si rabbuiò. "Mi stai minacciando? Devi essere molto coraggiosa o molto stupida per farlo in pubblico, mentre sei da sola, senza la tua principessa dai capelli dorati a proteggerti le spalle."
"Quando la reggente Mire saprà quello che hai combinato..."
"Cosa? Cosa farà quella stupida e patetica donna? Ho sedato una rivolta che voi avete scatenato. Hai idea di che cosa poteva succedere? Ora questi pezzenti ci penseranno due volte prima di aggredire i nostri soldati e i membri del circolo."
"È meglio se rientriamo" suggerì Acan.
Elvana annuì. "Sì. Ne riparleremo a palazzo."
Joyce la seguì.

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