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Autore: heliodor    22/03/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Una strana coppia

 
"Non dovevo farlo andare da solo" disse Bardhian agitato. Camminava avanti e indietro per la stanza con i pugni stretti.
Joyce lo trovava irritante, ma non glielo disse. Anche lei era preoccupata per Vyncent.
Come gli è saltato in mente di andare a negoziare con Persym? Si chiese. E se non lo lasciassero più tornare?
Stava già pensando al modo di seguirlo. Aveva persino pensato di mettere un marchio sulla sua sella e di eseguire un richiamo.
E se così facendo mi scoprissero? Si disse. Se accadesse, Persym avrebbe un buon motivo per farli imprigionare.
Bardhian si fermò al centro della stanza. "Dovevo andare con lui." Sospirò affranto. "E invece devo starmene qui a badare a te."
Joyce si sentì avvampare. "Sono io che devo stare qui a occuparmi di te" disse.
"Vyncent mi ha detto di non perderti di vista."
"A me ha detto lo stesso" disse Joyce.
Ricordava bene quella chiacchierata prima di partire.
"Prenditi cura di lui" aveva detto Vyncent. "Quando agisce per conto suo diventa un pericolo per se e per gli altri."
"Stai attento" aveva risposto Joyce.
Vyncent era montato in sella. "Starò via solo un giorno, due al massimo. Non sparire di nuovo."
Joyce lo aveva visto allontanarsi al piccolo trotto in compagnia di Gressen. Quando era tornata nel circolo, aveva trovato Bardhian che andava su e giù per la stanza.
"Lascia perdere" disse il principe di Malinor. "Immagino che tu sarai preoccupata più di me."
Joyce si accigliò. "Vyncent è la mia guida."
Bardhian alzò gli occhi al cielo. "E io sono l'erede segreto di Bellir."
"Che vuoi dire?"
"Dico che non sei brava a mentire e nascondere certe cose."
"Io non nascondo niente."
Perché doveva essere così irritante? Si chiese.
"Invece sì. Guarda che l'abbiamo capito tutti."
Joyce impallidì. "Cosa esattamente avete capito?"
Bardhian assunse una posa sprezzante. "Speravi di tenerlo nascosto?"
"Cosa?" fece Joyce al limite della pazienza.
Lui scrollò le spalle. "Sei innamorata di Vyncent. È ovvio."
Joyce aprì la bocca per rispondere ma poi ci ripensò. "Non è vero" disse, ma sembrò falso anche a lei.
Bardhian ghignò. "È vero. Forse cerchi di negarlo a te stessa, ma è così. Non preoccuparti, non sei la sola. Vyncent sa come attrarre una ragazza. Peccato che si sia promesso alla sorellina stupida di Bryce. Per quanto..."
Ecco che ci risiamo, pensò Joyce.
"Per quanto cosa?"
"Niente" fece lui imbarazzato come chi aveva parlato troppo.
"Ti ho fatto una domanda."
"E io ti ho dato una risposta" fece lui evitando il suo sguardo.
"C'è qualcosa che devi dirmi?"
Bardhian sospirò. "Cerca di non farti illusioni."
"Riguardo a cosa?"
"Vyncent."
Joyce cercò di mantenere la calma. "Non ho nessun interesse per lui."
"Bene, perché perderesti il tuo tempo e rischieresti di rimanere parecchio delusa."
"So che ama un'altra e tanto mi basta" disse Joyce.
Bardhian annuì. "Su questo hai ragione. Lui ama un'altra."
"La sorella minore di Bryce" disse Joyce. "Dovevano sposarsi, no?"
"Non era di lei che parlavo."
"Come, prego?"
Bardhian scosse la testa. "Ho parlato già troppo."
"Voglio sentire il resto" disse Joyce con tono inquisitorio.
Lui scosse la testa. "Meglio di no o Vyncent me la farà pagare. Sa essere piuttosto vendicativo."
Anche io, pensò Joyce. Decise di cambiare discorso, ma solo per pensare meglio a come far parlare Bardhian.
"Non ho intenzione di stare qui senza far niente" annunciò. "Voglio andare all'accademia."
"Per quale motivo?"
"Voglio consultare dei libri. Per le mie ricerche."
"Usa la biblioteca del circolo" disse Bardhian.
"L'ho già fatto e non ho trovato niente."
"Non puoi uscire. Il circolo è l'unico luogo sicuro."
"Ma io devo consultare quei libri" insistette lei.
Bardhian sospirò. "Allora dovrò venire con te."
"Non ce n'è bisogno."
"Vyncent mi ha detto di badare a te" rispose lui. "E non ho intenzione di deluderlo. Non stavolta."
Joyce emise un profondo respiro. "D'accordo, ti concedo di accompagnami" disse con tono pomposo. "Mi serve qualcuno che porti i libri più pesanti."
Bardhian si accigliò. "Non farò una cosa del genere."
"Hai detto che devi badare a me, no?"
"Badare, non fare il valletto."
"Andiamo" disse Joyce uscendo dalla stanza.
Nel corridoio si imbatterono negli stregoni che facevano la guardia alle loro stanza.
"Dove andate?" chiese una strega dai capelli lunghi e colorati di verde stinto, uno dei colori che andavano di moda a Malinor.
"Usciamo" disse Joyce con tono perentorio. La chiacchierata con Bardhian l'aveva messa di cattivo umore e adesso aveva voglia di prendersela con qualcuno.
"Per andare dove?"
"L'accademia" rispose.
La strega scosse la testa. "Niente da fare."
"No?"
"L'accademia è bruciata due giorni fa" spiegò la strega. "È stata colpita da una sfera infuocata."
"Fine delle tue ricerche" disse Bardhian. "Era una cattiva idea, devi ammetterlo."
Joyce si trattenne dallo sferrargli un pugno. "Niente biblioteca. Andiamo da Halux."
"Chi?"
"Un mio amico. Un erudito... a riposo." Non c'era bisogno di spiegargli che era anche uno stregone rinnegato e un erudito che era stato scacciato dall'accademia.
"Mai sentito nominare" disse Bardhian. "Dove vive?"
"Nel quartiere dei templi."
"Brutto posto."
"Hai paura?" lo provocò lei.
Bardhian si irrigidì. "Paura? Io?" Si toccò la spada che aveva al fianco. "Con questa non mi è permesso avere paura."
Joyce annuì grave. "Allora andiamo."
La strega che li aveva bloccati fece un colpo di tosse. "La decana Lune mi ha detto di non farvi lasciare il circolo."
"Io sono il principe Bardhian. Non devo chiedere a nessuno il permesso di uscire."
La strega esitò. "Io non intendevo offendervi."
"Però l'hai fatto. Vai da Lune e avvertila che sono uscito con la mia amica."
"Come desideri, ma la decana non sarà contenta di sentirlo" fece la strega rivolgendogli un inchino appena accennato.
Bardhian marciò lungo il corridoio e Joyce lo seguì.
"Da quando siamo amici?"
Lui si strinse nelle spalle. "Fino a quando non saremo fuori di qui."
 
La casa di Halux era ancora in piedi. Il quartiere dei templi aveva subito pochi danni nell'attacco. Qualche palazzo era bruciato e c'erano i segni di bruciature sulla strada, ma era tutto lì.
La porta era chiusa, il che fece sperare a Joyce che fosse in casa e salvo. Si avvicinò per bussare mentre Bardhian rimase al centro del vicolo a guardarsi attorno.
"È qui che sono avvenuti gli scontri, giusto?"
"Sì" disse Joyce. "Io ero presente."
"Rivoltosi." Scosse la testa. "Se ci fosse stato mio padre, non sarebbe successo niente di tutto questo."
"Il quartiere era in questo stato anche con il vecchio re" disse Joyce. "Non ti spiace neanche un po' che sia morto?"
Bardhian fece spallucce. "A malapena mi tollerava. Non mi ha mai fatto sentire di essere suo figlio."
"Mi spiace."
"A me no."
Joyce si decise a bussare e attese.
Silenzio.
Bussò di nuovo.
Nessuna risposta.
"Halux?" disse avvicinando la testa alla porta. "Sono Sibyl."
Udì dei passi provenire dall'interno. Un pesante chiavistello cigolò e la porta si aprì. Sulla soglia apparve il viso di un ragazzo.
"Ti Long" esclamò Joyce sorpresa. "Che cosa ci fai qui?"
"Entra, svelta" disse il ragazzo. "Prima che ti vedano e capiscano che ci sono solo io in casa."
Joyce entrò in casa seguita da Bardhian. Era come la ricordava, con la stessa confusione e l'odore di carta che impregnava le mura.
Ma era silenziosa.
"Perché non sei venuto anche tu?"
Ti Long abbassò gli occhi. "Mi ero già coperto di vergogna per quello che avevo fatto."
"Tuo padre ti ha perdonato" disse Joyce.
"Deve essere lui a dirmelo."
Questo sarà difficile che avvenga, pensò.
"È successo qualcosa?" Ti Long doveva aver capito qualcosa dalla sua espressione.
Joyce non aveva preparato alcun discorso da fare al ragazzo. "C'è stato uno scontro molto violento. Stavamo per soccombere, ma Wei Fu ci ha salvati. È stato molto coraggioso."
Ti Long annuì. "Lo è."
"Quello che devo dirti non è facile. Tuo padre è stato ferito."
"È grave?" chiese il ragazzo preoccupato.
Joyce annuì. "Mi dispiace molto."
Ti Long sembrò vacillare. Scosse la testa. "È colpa mia. Sono io che l'ho ucciso."
"No" fece Joyce con tono perentorio. "Lui ti ha perdonato"
"Il perdono non cancella quello che ho fatto. Almeno Shani e Oren stanno bene?"
"Sì."
"Dove sono? Perché non sono qui?"
"Stanno inseguendo Mirka, lo stregone che ti ha rapito e attaccato la villa."
"Quello dai capelli rossi?"
Joyce annuì.
"Dov'è andato?"
"A nord. Shani pensa di poterlo raggiungere."
Ti Long strinse i pugni. "Dovrei essere insieme a loro."
Joyce ricordò il motivo per cui era andata lì. "Halux?" chiese a Ti Long.
"È andato via" rispose il ragazzo.
Joyce si accigliò. "Tu sei rimasto qui tutto da solo?"
"Non sapevo dove andare" disse. "La villa è bruciata e non volevo dormire per strada. Halux mi disse che potevo stare qui se volevo."
"E lui dov'è adesso?"
"È sparito in uno dei suoi portali, insieme a una ragazza."
"Sheva" disse Joyce. "Non ti ha detto dove è andato?"
Ti Long scosse la testa. "Sembrava andare molto di fretta."
"Quando è partito?"
"Un paio di giorni fa, dopo l'attacco. Sembrava molto spaventato."
"Ti ha detto qualcosa o ti ha lasciato un messaggio?"
"No, a parte un paio di frasi molto strane."
Joyce si accigliò. "Quali?"
"Ugammun sta per arrivare."
"Chi?"
Ti Long si strinse nelle spalle. "Non so chi sia questo tizio, ma credo che abbia a che fare con l'attacco che la città ha subito. È da quel momento che non ha più smesso di pronunciare quel nome."
"Ugammun" disse Joyce. "Deve esserci qualche traccia nella sua biblioteca." Andò nella stanza degli scaffali. Sembrava tutto in ordine. "Ha preso dei libri?" chiese a Ti Long.
Lui annuì. "Cinque o sei. Li ha infilati in una sacca."
"Ricordi per caso i titoli?"
"Purtroppo no, ma ne ha lasciato uno sul tavolo."
Glielo indicò.
Era un tomo dall'aria importante, con una copertina incisa con lettere di bronzo annerito. Joyce si avvicinò e lesse il titolo ad alta voce.
"Prodigi e Misteri dell'Era della Magia, di Galli Ulfek."
"Il nome ti dice qualcosa?" chiese Bardhian parlando per la prima volta.
Lei scosse la testa. "No, ma penso che per Halux fosse importante. Deve averlo dimenticato nella fretta o l'avrebbe portato con sé."
Bardhian sfogliò le prime pagine del libro. C'era un indice con un centinaio di voci elencate in ordine alfabetico.
"Cerca Ugammun" disse Joyce.
Bardhian andò in fondo alla pagina e puntò l'indice. "Eccolo." Andò alla pagina indicata dal libro, ma questa non s'era.
Tre interi fogli erano stati strappati via con forza e non di recente. I bordi dello strappo non erano più affilati.
"Per gli inferi" disse Bardhian. "Perché strappare tre pagine da un libro?"
"Chiunque sia stato, non voleva che leggessimo quello che c'era scritto" disse Joyce. Richiuse il libro. "Halux deve averlo lasciato qui perché era inutile portarselo dietro."
"E ora?" chiese Bardhian.
Joyce stava per rispondergli quando le campane iniziarono a suonare.

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