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Autore: riccardoIII    24/03/2019    3 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, era stato il tempo della gelosia.
 
-Una torta?- fece James, stupito, quando Milly arrivò in terrazza al termine della cena facendo levitare davanti a sé un ammasso gigantesco di panna montata.
-Be’, due figli che si diplomano con ottimi voti non sono una cosa da sottovalutare! Non vi ho ancora detto quanto mi avete reso fiero, ragazzi. So che non è stato facile per nessuno, quest’anno, e nonostante tutto ciò che è accaduto siete riusciti a riprendervi e ottenere addirittura giudizi così eccezionali, perdonate il gioco di parole. Vostra madre sarebbe orgogliosa di voi-
Charlus levò il bicchiere di whisky che aveva riempito mentre parlava, aspettando che i due ragazzi facessero lo stesso; Sirius, con la pelle della nuca ancora increspata dal brivido nato quando nell’aria si era diffuso il nome di Dorea, strinse forte la presa sul tumbler.
-Congratulazioni per i vostri successi, figlioli. Siete ormai uomini, e non mi stancherò mai di dire che siete cresciuti troppo in fretta, ma temo che non riuscirò mai del tutto a evitare di considerarvi i miei ragazzi-
Tutti e tre vuotarono i bicchieri in un solo sorso; l’alcol bruciò la gola ma non scacciò quella lieve patina di dolore e rammarico che si era depositata su di loro. Era così ingiusto che fossero solo in tre.
-Dunque, credo che adesso mi tocchi fare la parte del genitore responsabile e impiccione. Che programmi avete per il vostro futuro?-
Sirius studiò il viso di Charlus alla ricerca di qualche segno di debolezza, ma sembrava che il momento di acuta nostalgia fosse stato spodestato dal ritorno del solito sorriso.
-La versione ufficiale o quella ufficiosa?- domandò James, ghignando; suo padre ammiccò.
-Entrambe, direi-
James si raddrizzò sulla sedia prima di parlare.
-Ufficialmente siamo due ragazzi ricchi, snob e scansafatiche che si prendono un anno di riposo prima di cominciare davvero a pensare cosa fare del proprio futuro. Ufficiosamente vogliamo dedicarci completamente all’Ordine-
Charlus rimase in silenzio per qualche istante, pensieroso, facendo passare lo sguardo dall’uno all’altro.
-Se è ciò che avete deciso, se ne siete convinti, non ho intenzione di tentare di dissuadervi. Posso comprendere cosa vi abbia spinto a prendere questa decisione e vi rispetto per questo. Vorrei solo che rifletteste su una cosa: questa guerra potrebbe durare anni, forse anche decenni; se vi dedicherete solo all’Ordine della Fenice la vostra vita sarà fagocitata da essa, e non soltanto perché essendo molto più liberi ovviamente avrete un carico di lavoro maggiore rispetto agli altri membri. Noi tutti abbiamo un impiego che diventa una valvola di sfogo, quasi un posto in cui rifugiarsi quando il resto diventa troppo faticoso; qualcuno ha anche una famiglia all’oscuro di tutto da cui tornare la sera e fingere che la guerra sia lontana almeno per qualche ora. La vostra famiglia e i vostri amici, invece, sono invischiati in questa guerra tanto quanto voi. Quello che voglio dire è che rischierete di vivere solo per combattere Voldemort e, per quanto questa scelta vi faccia onore, temo che alla lunga possa diventare logorante-
Sirius, che non aveva mai visto la questione da quel punto di vista, rimase un attimo spiazzato.
-Ma anche chi lavora al Ministero, soprattutto in determinati uffici… Tu, per esempio, insieme a tutti gli Auror… Non è la stessa cosa?-
Charlus sorrise un po’ mestamente al suo indirizzo.
-Io ogni giorno ho un posto in cui recarmi, una divisa da indossare, un orario da rispettare e dei compiti da svolgere. A volte non è piacevole perché non sempre posso comportarmi come vorrei, però è quasi una rete di sicurezza: qualunque cosa accada, qualsiasi atrocità io possa vedere, sono sempre cosciente del fatto che alla fine del turno staccherò e tornerò da voi. Arriverà l’ora in cui potrò levarmi il mantello e smettere di essere un Auror per ritornare un uomo. Per voi, temo, non sarebbe così: quello che per me è lavoro per voi sarebbe tutta la vostra vita-
Le sopracciglia di Sirius si corrucciarono mentre rifletteva su quelle parole. Era una differenza sottile, in effetti, ma c’era.
Non avrebbero avuto scappatoie; nessun rifugio per non pensare quando sarebbe stato troppo, nessun luogo dove eseguire compiti in un orario ben definito, nessuno sgravio di responsabilità. Sarebbe stata guerra ovunque: nella Burrobirra al pub con Remus e Peter, nel pranzo domenicale con Charlus, nelle chiacchierate con Lily.
-Non voglio scoraggiarvi, ma ricordarvi che ci sono altre strade. Se non riuscirete a reggere la pressione promettetemi che farete un passo indietro-
Ci fu un attimo di silenzio denso.
-Va bene- rispose James con aria piuttosto seria. Sirius si era reso conto che negli ultimi tempi sfoggiava quell’espressione matura molto più spesso di quanto non facesse prima: aveva quasi del tutto soppiantato la maschera di sfrontatezza che Prongs indossava dacché si erano conosciuti.
Si chiese se anche lui fosse cresciuto tanto senza essersene accorto.
-Mi sembra un accordo equo- concluse Sirius, ammiccando; Charlus sembrò istantaneamente più sereno.
-E i vostri amici, invece, che intenzioni hanno?-
-Ne parlavamo giusto oggi sul treno. La maggior parte non ha un’idea precisa: Peter, be’, non ha avuto voti altissimi quindi… Penso si metterà al lavoro per cercare qualcosa, ma non mi pare abbia aspirazioni precise. Remus, invece, non può ovviamente fare domanda per un posto al Ministero e teme che non lo assumerà nessuno anche fuori da esso, ma Silente gli ha fornito una lista di suoi conoscenti che non avrebbero problemi a lavorare con un Licantropo e tra le varie possibilità c’è un posto al Ghirigoro che lo alletta parecchio-
Charlus strinse la mascella.
-È semplicemente inaccettabile che un ragazzo sveglio come Remus abbia difficoltà a trovare un impiego a causa dei pregiudizi della gente. Insomma, i suoi meriti sono sotto gli occhi di tutti e nonostante questo la maggior parte delle persone preferirebbe qualcuno di meno qualificato purché sia sano come un pesce. E il Ministero della Magia purtroppo è il primo della lista- sbottò, disgustato. Sirius provò un moto di fierezza vedendo la sua rabbia.
-Almeno non è più convinto che tutti lo tratteranno come un rifiuto. Non capisco come ci si possa stupire del fatto che i Lupi Mannari si raccolgano attorno a Grayback cercando vendetta se noi Maghi li trattiamo così-
-È solo una delle troppe ipocrisie del Mondo Magico. Ci accorgiamo dei problemi solo quando la nostra ottusità li ha fatti diventare troppo grossi per risolverli, Sirius. Se si fosse portata avanti una politica seria di inclusione e assistenza invece di stigmatizzare le vittime di qualche pazzo come Fenrir Grayback oggi Voldemort avrebbe molti meno servitori. È questa la cosa che mi fa più imbestialire: se si è arrivati al punto di non ritorno è soprattutto colpa nostra e della nostra cecità-
Per qualche istante nessuno parlò; Sirius versò a tutti un altro po’ di whisky per alleggerire la tensione e lo bevvero in silenzio, prima che Charlus riprendesse la parola.
-Lily, invece? Cosa ha intenzione di fare?-
James si strofinò il naso prima di rispondere.
-Be’, non avevamo mai davvero affrontato il discorso seriamente, quindi non mi ero accorto del problema, ma oggi è venuto fuori che è piuttosto impensierita dalla questione. È convinta che essere Nata Babbana la penalizzi, che la sua scarsa conoscenza del Mondo Magico non le permetta di scegliere con coscienza-
Charlus aggrottò la fronte.
-Che assurdità. La maggior parte dei maghi appena usciti da Hogwarts non sa cosa fare della propria vita, è del tutto normale. Quando verrà a trovarci?-
Sirius ghignò mentre James si torceva un po’ le mani.
-Ehm… Non ne abbiamo parlato. Sai, è un po’ a disagio ora che… Be’, che stiamo insieme-
Una risata cristallina riempì la veranda.
-Ha passato qui metà della scorsa estate e delle vacanze di Natale, di cosa esattamente si preoccupa?-
-Non era ancora la mia ragazza quando è stata costretta qui, l’estate scorsa. E a Natale… Eravamo tutti troppo presi da altro per preoccuparci del fatto che…-
Charlus rivolse uno sguardo dolce al figlio.
-James, sono stato molto sollevato sapendo che avevi qualcuno come Lily accanto in un periodo difficile quale è stato quello della perdita di tua madre. Non ho dimenticato nemmeno per un attimo che tra te e lei ci fosse qualcosa, nemmeno quando cercavate entrambi di fingere che quel qualcosa non esistesse, perché questo mi ha dato un po’ di serenità in più. Non ho intenzione di trattare Lily in modo diverso solo perché ora voi due state insieme. È così che si dice al giorno d’oggi vero, Sir?-
Sirius ghignò.
-Qualcosa del genere, sì-
L’uomo gli rivolse una strizzatina d’occhio e poi si voltò di nuovo verso James.
-Sarei molto felice di rivedere Lily, e se lei volesse potrei parlare con lei delle sue possibilità di carriera. Dopotutto sono il più esperto qui in materia. Se vorrà potrei perfino procurarle qualche colloquio. Almeno metterei a frutto le mie conoscenze visto che con voi non ho modo di farlo-
James sembrava un po’ frastornato dal discorso del padre, ma annuì.
-Le scriverò prima di andare a letto-
Charlus sorrise.
-Ottimo! E dille che la aspettiamo per cena, domani, così poi andiamo insieme alla riunione. Dici che dovremmo invitare anche sua madre, figliolo?-
Come al solito Sirius si sentì scaldare da quell’appellativo, ma non fece in tempo a rispondere.
-NO! No, papà, niente riunioni di famiglia! Non siamo ancora pronti per questo!-
Tutti scoppiarono a ridere.
-Sai, Charlus,- cominciò Sirius dopo essersi asciugato gli occhi, -A quanto pare James non avrebbe comunque avuto alcun bisogno che tu lo introducessi nel mondo del lavoro-
Prongs gli rivolse un’occhiataccia mentre Charlus guardava entrambi con aria interrogativa.
-Avevamo deciso che non ne avremmo parlato, Sirius-
Lui si passò una mano tra i capelli prima di rispondere al suo migliore amico, giusto per far crescere l’attesa. Quella era la sua piccola vendetta personale per ciò che James aveva spiattellato ai loro genitori esattamente due anni prima, in quella stessa terrazza.
-No, tu lo avevi deciso. Io non ho mai detto di essere d’accordo-
-Ma se sei stato l’unico…-
-Sono stato l’unico a non mettere bocca su ciò che hai intenzione di fare, ma sono convinto che tuo padre debba saperlo-
-Sapere cosa, esattamente?- domandò Charlus, sinceramente incuriosito; James chiuse gli occhi e prese un respiro.
-Sono stato scelto dal Puddlemere per un posto in squadra, e non ho intenzione di accettare-
Sirius vide passare una miriade di sentimenti negli occhi verdi dell’uomo: felicità, orgoglio, delusione, rabbia, tristezza si alternarono in un vortice rapidissimo mentre tutti aspettavano una risposta adeguata a quella rivelazione sconvolgente. Ma Charlus non parlò subito, tenne lo sguardo fisso su suo figlio per un tempo piuttosto lungo prima di riuscire a formulare una risposta che lasciò entrambi i ragazzi senza parole.
-Mi dispiace, James, di non essere riuscito a consegnarti un mondo in cui avresti potuto fare un’altra scelta-
 
Passarono l’intero lunedì insieme a Charlus, che si era preso un giorno libero per stare con loro, chiacchierando di tutto (o quasi) mentre si godevano il sole mattutino nel giardino di casa; con grande terrore di Sirius, dopo pranzo l’Auror propose di scendere al villaggio per andare a salutare Dorea. Sirius, che non si era mai recato sulla tomba di qualcuno prima e non era certo di riuscire a guardare di nuovo quella dannata lapide bianca senza spaccarsi in mille pezzi, rischiò una crisi di panico ma si sforzò di annuire stoicamente. James non emise un singolo fiato.
Fu terribile proprio come si era immaginato; era evidente che Charlus andasse lì piuttosto spesso perché camminò con sicurezza tra le tombe fino a raggiungere quella di sua moglie. Vi depose sopra un garofano bianco e rimase in silenzio per tutto il tempo a fissare il nome inciso nel marmo.
James affiancò lentamente, quasi con timore, la figura del padre e non fece altro che restare lì. Sirius non riusciva a decidere se avvicinarsi a loro o scappare via da quel posto; se guardare la lapide o i due uomini che stavano lì davanti, assorti forse nei loro pensieri o in un muto dialogo mentale con qualcuno che non poteva più udirli.
Lui non sapeva mai come comportarsi, in questi casi. Non aveva saputo cosa fare quando era morto lo zio Alphard, e quando avrebbe dovuto essere di conforto ai suoi amici non era riuscito a consolare Remus né a fare molto per Lily, se non regalarle un abbraccio. Al funerale di Dorea stessa si era sentito quasi uno spettatore estraneo perché il dolore l’aveva avvolto e isolato da tutto, rinchiudendolo in un mondo ovattato. Prima che Charlus suggerisse di andare al cimitero, non aveva nemmeno mai pensato di tornare nel posto in cui si era consumato uno dei momenti più difficili della sua vita. E non sapeva nemmeno perché.
Aveva paura della morte? No, non era per questo. Aveva paura della morte delle persone che amava? Oh, quello sì che lo spaventava.
Aveva paura di guardare lucidamente quella lapide per la prima volta e di rendersi conto che era tutto vero, che Dorea non sarebbe più tornata? O semplicemente non riusciva a capire che cosa ci dovesse essere di consolatorio nel sapere che lì, sotto piedi di terra fredda, c’era il corpo della donna più importante della sua vita, c’erano braccia che l’avevano stretto con affetto e occhi che l’avevano guardato con rimprovero e mani che gli avevano sistemato i capelli?
Cosa si faceva, in un posto come quello?
Non riuscì a trovare una risposta. Rimase lì, immobile, senza sapere dove posare gli occhi, senza riuscire a smettere di pensare che era stupido, tutto quello era stupido e terribile e l’avrebbe distrutto di nuovo, quel posto l’avrebbe fatto a pezzi perché il tempo stava riuscendo a fare ciò di cui la morte non era stata capace: stava disfacendo tutto.
Stava logorando il corpo di sua madre dentro una bara di cedro che sarebbe marcita insieme ai suoi ricordi.
Quando la sua mente non sarebbe stata più capace di ricordare il luccichio degli occhi di Dorea o quella piccola ruga in mezzo alle sue sopracciglia, cosa sarebbe rimasto di quell’amore sconfinato che si era creato ed espanso tra loro?
“Qualunque cosa accada, ragazzi, io e vostra madre non ce ne andremo mai. Potremo sparire dai vostri occhi, morire, impazzire e non riconoscervi più, potranno farci a pezzi o farci dimenticare di voi; potranno anche distruggere il mondo intero, ma quello che proviamo per voi non cambierà mai”.
Charlus aveva ragione? L’amore sarebbe sopravvissuto anche a quello?
 
Quando lasciarono il cimitero, dopo un tempo che Sirius aveva giudicato decisamente lungo, Charlus propose di fare una tappa al pub per bere qualcosa. Mentre aspettavano che la cameriera consegnasse le birre Sirius e James cominciarono a raccontare i dettagli degli esami e poi passarono allo scherzo di fine anno, provocando un sacco di risatine in Charlus; impiegarono talmente tanto tempo nel loro resoconto degli ultimi giorni di scuola che si fece piuttosto tardi. Finirono per cenare lì con del chicken tikka masala, un piatto che più che inglese sembrava indiano e che nessuno di loro tre aveva mai assaggiato. Era davvero buono, anche se molto speziato, e Sirius non si stupì che non fosse diffuso nel Mondo Magico: troppo rivoluzionario per i Maghi conservatori, grazie tante.
 
-Hai mai mangiato il chicken tikken masala?-
Lily, seduta di fronte a lui, espirò il fumo mentre lo guardava con interesse.
-Papà lo ordinava sempre quando ci portava fuori a cena. La mamma ha provato a prepararglielo, qualche volta, ma lui diceva che non riusciva a ricreare l’equilibrio di spezie-
-Quindi è davvero diffuso tra i Babbani?- domandò James con curiosità evidente.
-Sì, è diventato un classico della cucina inglese col passare del tempo. Ma perché tutto questo interesse?-
-Ieri papà ci ha portati a mangiare al pub, giù a Godric’s Hollow, e nessuno di noi tre aveva mai sentito parlare di quella roba. Devo dire che è ottima-
Lily rivolse uno sguardo tenero al suo ragazzo e Sirius fece finta di vomitare, beccandosi una linguaccia.
-Vedo che hai dedicato parecchia cura al tuo aspetto stasera, Miss Evans- le disse lui, ammiccando; le guance della ragazza si tinsero di un tenue rosa.
Sirius aveva convissuto con Lily per un’estate, oltre che nei sette anni di Hogwarts, dunque l’aveva ormai vista in tutte le sue versioni: con la lunga e inappuntabile veste della divisa scolastica, con il cappuccio e la felpa appena sveglia, con una tuta azzurra per andare al supermercato, perfino col grembiule da cucina una volta in cui si era ostinata a preparare la cena per i Malandrini al completo. Quel pomeriggio, però, si era presentata a Casa Potter in gonna al ginocchio, camicetta blu e un filo di trucco appena percettibile; la sua treccia era più curata del solito e il ragazzo non l’aveva mai vista tanto somigliante al prototipo della brava ragazza.
-Sta’ zitto, Pads- fece James per levarla dall’imbarazzo.
-Smettila, tu, sa difendersi da sola. Lily, ti ricordi che Charlus ti ha vista in camicia da notte, sì?-
Lei arrossì ancora di più.
-Non ricordarmelo! E comunque… Be’, era diverso!-
-Il fatto che tu e James ora stiate ufficialmente insieme non cambia nulla, Rossa! Siete sempre le stesse persone e a lui andresti bene anche con quelle tue mutande di jeans-
Prongs strabuzzò gli occhi.
-Mutande… Quali mutande di jeans?!-
Lily fece una smorfia mezza seccata e mezza divertita.
-Lascialo perdere, James, è ancora ossessionato dai miei shorts-
-E cosa sarebbero gli shorts?!-
-Delle mutande di jeans,- rispose Sirius facendo spallucce, -Solo che lei ci va in giro per Londra-
-Non fare l’antiquato, Padfoot, non ti si addice. E comunque, volevo solo… Fare bella figura-
James le rivolse un’occhiata strana.
-Lily, mio padre ti adora. E credo che tu abbia collezionato abbastanza belle figure negli anni passati da fargliele bastare per tutta la vita. Sei fantastica, e lui lo sa-
-Penso che me ne andrò da qualche parte e vi lascerò fare i piccioncini- fece Sirius fissando il soffitto del terrazzo per non incrociare gli sguardi innamorati di quei due.
-Tu taci e resti qui. Ho bisogno di supporto morale.
-Ancora?! Ma se ti abbiamo già detto…-
-Non è per quello-
La voce di Lily era talmente imbarazzata che Sirius la osservò con attenzione; lei cercava di non guardare James, ma non ci riusciva troppo bene.
-Ehm… Ecco, ho detto alla mamma che mi avevate invitata a cena, ovviamente, e lei… Ha più o meno risposto che pensa sia il caso che tu venga da noi a pranzo, un giorno di questi, perché non ti conosce molto e vorrebbe… Ecco… Dice che se siamo arrivati al punto di frequentare le rispettive famiglie è suo diritto incontrarti. Ma non voglio che tu ti senta obbligato! Voglio dire, lo so che con tuo padre è diverso, abbiamo già trascorso del tempo insieme ed è ormai da un anno che frequento questa casa, cioè da prima che noi ci mettessimo insieme, quindi per voi io non sono solo la tua ragazza. E se tu non ti sentissi pronto a incontrare la mia famiglia io lo capirei, non è nemmeno un anno che stiamo insieme infondo e Petunia è un vero strazio e…-
-Tesoro, calmati-
James usò un tono che a Sirius ricordò qualcosa che gli fece male al cuore; era calmo, pacato, gentile e carezzevole come l’aria calda che ti investe quando apri la porta di casa dopo aver passato ore in mezzo al gelo di gennaio. Lily smise di parlare a raffica e Prongs le prese entrambe le mani e le strinse tra le sue.
-Sarei molto felice di venire a pranzo da voi. Che fiori preferisce tua madre?-
Sirius sbatté le palpebre un paio di volte per levarsi dagli occhi una patina di qualcosa.
-Bene, i dettagli del matrimonio li discutiamo un’altra volta, eh? Miss Evans, si rimetta in ordine. Charlus è appena arrivato ai cancelli-
 
-Lily! È bello averti qui con noi-
Lily sorrise a Charlus e lui la strinse brevemente in un abbraccio in cui lei sembrava fin troppo a suo agio per essere la stessa persona che fino a cinque minuti prima aveva paura di non essere adeguata.
-Grazie per l’invito, Charlus; non posso dire altrettanto di questi due, ma lei mi è mancato in questi mesi-
Lui parve sorpreso ma in qualche modo felice di quella affermazione.
-Mi sento un po’ egoista a dire che questa cosa mi fa molto piacere, ma anche io ho sentito la tua mancanza. Congratulazioni per i tuoi M.A.G.O., James mi ha detto che sei stata bravissima come sempre-
Lei fece un passo indietro e lo guardò con evidente soddisfazione.
-Non posso lamentarmi-
-Oh, non essere troppo modesta! Figlioli, voi che ne pensate?-
Sirius fece spallucce.
-È esattamente con quell’espressione innocente che ha fregato tutti i professori negli ultimi anni. Finge umiltà soltanto per farsi elogiare un po’-
-Sirius!-
Tutti scoppiarono a ridere.
 
Presero posto in sala da pranzo mentre Milly, decisamente felice di rivedere Lily, serviva quello che dava l’idea di essere un ottimo arrosto di agnello con salse alla menta e ai mirtilli.
Parlarono del più e del meno per qualche minuto; Charlus chiese notizie sulla famiglia della ragazza e lei domandò del suo lavoro e della sua salute. Poi Lily cambiò discorso.
-Sono stata al Ministero, stamattina, insieme a Sarah. Voleva prendere informazioni per quello stage e così l’ho accompagnata. È davvero strano che un posto tanto imponente stia sotto terra, mi ha fatto impressione-
Charlus le sorrise.
-Alla fine smetti di pensarci, fidati. Soprattutto se ci arrivi tramite Metropolvere. Le finestre sono talmente realistiche che qualche volta la pioggia finisce per inzuppare le pratiche sulle scrivanie-
I tre ridacchiarono.
-Mi scuserai se introduco l’argomento, Lily, ma mi è parso di capire che hai qualche perplessità per quel che riguarda il tuo futuro-
Lei, che da quando Charlus l’aveva abbracciata sotto al portico sembrava aver dimenticato l’imbarazzo, si passò il tovagliolo sulle labbra e prese un sorso di vino elfico prima di rispondere.
-Mi fa piacere parlarne con lei, Charlus. Non so se posso dirlo ma è praticamente la sola persona a cui posso chiedere consiglio, in questo momento-
Lui sorrise.
-Ne sono onorato. Allora, non hai nessuna idea da cui partire?-
Sirius e James continuarono a mangiare in silenzio e a seguire lo scambio tra i due come se fosse uno spettacolo di intrattenimento.
-James l’altro giorno aveva fatto riferimento alla Medimagia, ma non penso sia il mio campo. Non sono sicura di essere portata, ma soprattutto vorrei iniziare a lavorare subito. Voglio aiutare la mamma e penso che l’unico modo per avere un lavoro davvero sicuro sia cercarlo al Ministero-
L’uomo annuì e inghiottì il boccone prima di rispondere.
-Questo posso capirlo. Quindi diciamo che sarebbe il caso di partire quantomeno da una stage retribuito?-
Lei aggrottò la fronte.
-Sì, direi che sarebbe perfetto. In genere poi assumono sempre chi ha fatto lo stage, giusto? Me lo diceva Sarah-
-Sì, è molto difficile che rifiutino un posto dopo il periodo di formazione; ecco perché ce ne sono così pochi a disposizione, quindi faremo bene a muoverci in fretta. Propensioni al tipo di lavoro?-
Lei fece spallucce.
-A parte che odierei fare la passacarte, sono aperta a tutto. Ah, sono piuttosto brava con le Pozioni e faccio pena in Trasfigurazione-
-Non fai pena!- intervenne James, urtato come se l’avesse offeso personalmente. Lei alzò gli occhi al cielo.
-Be’, non sarei in grado di reggere un livello avanzato di sicuro. Per il resto direi che sono nella media-
Charlus annuì.
-Ottimo. Direi quindi di escludere l’Ufficio per l’Applicazione della Legge Magica e l’Ufficio Trasporto Magico, e so che stanno cercando qualcuno per il personale di supporto del Ministro ma se non ti interessano le scartoffie non ha senso provare con quello. Ti piace il Quidditch?-
-Mi piace guardarlo, ma non sono fissata come qualcun altro-
-Allora via anche l’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Il Quidditch è la cosa più interessante là dentro, se non ti piace quello odierai il resto-
Sirius ridacchiò.
-Ci rimangono, quindi, l’Ufficio per le Catastrofi e gli Incidenti Magici, l’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche e quello per la Cooperazione Magica Internazionale-
-Non credo di essere portata per la diplomazia, in realtà. Non conosco altre lingue oltre l’inglese e faccio pena nei negoziati, perderei la pazienza troppo presto; e poi dovrei viaggiare molto, temo, e in questo momento non me la sento di lasciare il Paese. E non ho un M.A.G.O. in Cura delle Creature Magiche-
Charlus si fece pensieroso.
-In alcuni casi un G.U.F.O. potrebbe bastare, ma non mi sembri particolarmente interessata-
Lei sembrò schermirsi.
-Non sono brava con le Creature Magiche. Non sono mai riuscita a gestirle, a lezione, è per questo che ho lasciato perdere quella materia: non faceva proprio per me-
Lui le sorrise di rimando.
-Be’, vedi? In fondo stiamo impiegando meno tempo del previsto per decidere come ti muoverai. Ritengo che avresti buone probabilità di entrare nel Dipartimento gestito da Cornelius, ma personalmente se fossi al tuo posto punterei su qualcos’altro. Hai detto di essere molto portata per le pozioni e se non vuoi star dietro una scrivania, forse la ricerca farebbe per te-
Lily sembrava perplessa.
-All’Ufficio Misteri cercano personale. Credo sarebbe molto gratificante per te cimentarti in sfide quotidiane sui più grandi misteri della Magia; sei molto studiosa, a quanto mi è stato detto, e sarebbe un impiego molto dinamico-
Gli occhi verdi della ragazza si erano illuminati a quelle parole; James, invece, si imbronciò.
-Non ci avevo pensato! Che ne dite, voi due?- domandò lei all’indirizzo dei ragazzi, sembrando sinceramente eccitata.
-Sarebbe fantastico- le rispose il suo ragazzo senza entusiasmo, infilzando un fagiolino, e Lily fissò Sirius, che sghignazzava, in cerca di risposte.
-Temo che James sia preoccupato da un certo Indicibile cascamorto che risponde al nome di Sturgis Podmore-
 
Note:
credo non ci sia granché spiegare, se non che il chicken tikka masala è davvero un piatto servito comunemente nei pub inglesi, anche se non ho mai avtuo il piacere di provarlo. Per qualsiasi chiarimento io sono sempre qui!
Alla prossima!
   
 
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