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Autore: heliodor    27/03/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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L’attacco dei Colossi

 
L'eco del colpo la raggiunse e quasi la buttò a terra. Il braccio del colosso colpì l'arco e lo spezzò in due, facendolo precipitare al suolo. Con un calcio colpì il portone di ferro che lo chiudeva, piegandolo in due con uno stridore di metallo che le ferì le orecchie.
Dall'esercito radunato nella valle si alzò un ruggito simile a quello di una belva feroce che si prepara a gettarsi sulla preda.
Il colosso afferrò la porta piegata in due e la strappò via dai cardini trascinandosi dietro calcinacci grandi come case che ricadendo al suolo esplosero come proiettili in tutte le direzioni.
Nel farlo abbatté una delle torri di guardia uccidendo tutti quelli che si trovavano al suo interno, se ancora non erano fuggiti.
Alzò la porta come se fosse uno scudo e l'abbatté su ciò che restava delle mura, polverizzandole in mille pezzi.
Quindi diede un altro colpo all'arco e lo distrusse. Infine lanciò la porta di ferro verso la città, colpendo un gruppo di case e schiacciandole sotto il peso del metallo.
Un secondo bagliore si accese nella valle. A mezzo miglio di distanza, un secondo colosso emerse dalla luce intensa del portale appena aperto.
Questo aveva sembianze femminili per via dei seni bene in vista, anche se il ventre era altrettanto liscio. Il nuovo colosso sollevò le mani verso la città e dai suoi palmi emersero altrettante palle di fuoco grandi come palazzi.
I due proiettili volarono verso Malinor ed esplosero dove precipitarono. L'eco delle esplosioni la raggiunse anche da quella distanza.
Joyce lottò contro il torpore che l'aveva afferrata e per un istante temette di crollare lì, sula cima di quella collina, davanti a quello spettacolo verso il quale era impotente.
Se quelle erano le armi che Persym aveva portato da Krikor, che speranze avevano loro di vincere?
La guerra era già finita.
Mentre la pioggia di fuoco proseguiva e il colosso si faceva strada tra le macerie di Malinor, i soldati schierati nell'avanguardia si lanciarono all'attacco gridando e correndo verso le mura.
Dietro di loro, i mantelli grigi avanzavano con gli scudi magici che scintillavano attorno ai loro corpi per difendersi dai proiettili lanciati dai difensori.
C'è ancora qualcuno che combatte? Si chiese Joyce.
A parte quelli in fuga, c'erano soldati e mantelli neri che si agitavano sui camminamenti delle mura e delle torri ancora in piedi.
Nonostante la sorpresa iniziale, continuavano a resistere all'assalto.
Joyce decise che non poteva cedere proprio in quel momento. Stava per accadere qualcosa di terribile a Malinor e lei aveva fatto una promessa solenne.
Senza esitare ancora si gettò di corsa verso la città.
Passando dai crepacci, arrivò vicino alle mura senza esser vista. Gli attaccanti erano concentrati sul tratto di mura crollato e non pensavano a quello ancora in piedi.
Come aveva detto Thaga trovò il portone sbarrato dall'interno. Levitò fino alla torre sovrastante e vi atterrò sopra. Nello stesso momento si liberò del mantello grigio che ancora portava addosso.
Da quella altezza poteva vedere la parte orientale della città. Il porto era in subbuglio, con le navi prese d'assalto che cercavano di levare l'ancora e allontanarsi.
Un paio di vascelli ardevano, forse colpiti da una palla di fuoco o forse incendiati a causa delle migliaia di persone che lottavano per salirvi sopra.
La parte centrale della città era stata presa d'assalto dalla gente che terrorizzata cercava di fuggire davanti al colosso che avanzava demolendo case e palazzi al suo passaggio.
Una vasta zona tra i templi e il mercato era in preda alle fiamme che avevano formato una muraglia di fuoco insuperabile.
Delle minuscole figure volarono in direzione del colosso. Da ognuna di esse scaturirono dardi, fulmini, palle di fuoco e ogni sorta di incantesimo.
Joyce riconobbe i mantelli neri del circolo di Malinor. Dovevano essere streghe e stregoni del circolo in grado di volare.
Tutti i loro colpi andarono a segno ma non sembrarono avere effetto sul colosso. Dal basso iniziò un fitto tiro di dardi e frecce infuocate che si infransero sugli scudi.
Qualcuno riuscì a passare e lo stregone o la strega precipitò al suolo. Joyce sperò che stessero bene.
Gli altri volarono via sparpagliandosi.
Nel frattempo la pioggia di fuoco proseguiva senza sosta. A ogni colpo un palazzo o una zona della città finiva in cenere.
Joyce guardò verso l'edificio del tempio. La cupola scintillava ancora sotto il cielo e non sembrava avere danni.
Se c'era una speranza di salvare la città sarebbe venuta da lì, dove si trovavano i mantelli neri più forti.
Si issò sull'orlo della torre di guardia e dopo aver mormorato la formula della levitazione si diede uno slancio deciso in avanti.
Sorvolò la zona del mercato, ora ricoperta di fiamme. Il calore era così intenso che per un attimo temette di bruciare a cinquanta metri d'altezza. Lingue di fiamma le lambirono il corpo ma resistette fino alla zona successiva, dove le fiamme erano meno intense.
Da quell'altezza poteva vedere la confusione che regnava nelle strade. Migliaia di persone erano in fuga dalle zone colpite dagli incendi e si dirigevano al porto o verso i cancelli che non erano stati colpiti.
Il colosso che aveva abbattuto le mura si stava muovendo nella stessa direzione, forse attirato dalla folla in fuga o forse perché gli era stato detto di fare in quel modo.
L'incantesimo di levitazione si esaurì e lei cominciò a scendere verso la strada. Scelse una zona poco affollata e planò con dolcezza, atterrando tra le case ora vuote.
Una coppia di giovani in fuga con un bambino le passò accanto. I loro volti atterriti le ricordarono che il colosso stava avanzando in quella direzione.
Almeno non sta andando al circolo, si disse. Da quel punto vedeva la cupola scintillare come un faro lontano.
Si mise a correre in quella direzione.
Le dritte strade di Malinor l'aiutarono a raggiungere la piazza davanti al circolo. Qui si erano riuniti un migliaio di mantelli neri. La maggior parte erano giovani che dovevano essersi consacrati da poco.
Sembravano tutti in attesa di qualcosa che doveva avvenire. Nessuno badò a Joyce quando si diresse all'edificio del circolo.
Era a metà strada quando udì le urla concitate provenire dalla folla riunita nella piazza.
"Che l'Unico ci aiuti" gridò un ragazzo sgomento.
Joyce guardò in alto e vide le sfere di fuoco dividere in due il cielo. Ne contò venti ma altre le seguivano come in una processione.
Come piccoli soli ardenti attraversarono il cielo sopra la città e giunte a metà strada cominciarono ad abbassarsi. Invece di dividersi e puntare verso zone differenti, si concentrarono verso un unico punto.
Joyce ebbe l'impressione che si stessero allargando aumentando di dimensione, ma era solo un'illusione.
Quei micidiali proiettili di fuoco stavano calando verso di loro.
Dal gruppo se ne staccò uno che cadde ai margini della piazza. L'esplosione la gettò a terra e la fece rotolare via insieme a tutti quelli che non avevano evocato lo scudo magico.
Un secondo proiettile cadde tra il punto in cui si trovava e l'ingresso del circolo. La strada sembrò gonfiarsi e sollevarsi come se qualcosa al di sotto la superficie lottasse per emergere, per poi implodere all'improvviso e disperdere tutto intorno migliaia di schegge.
Joyce vide i giovani mantelli neri venire scagliati via in tutte le direzioni e insieme a loro le schegge sollevate dall'esplosione. I proiettili investirono quelli che si trovavano più vicini, abbattendoli.
Joyce evocò lo scudo e deviò i colpi che al contrario l'avrebbero trafitta. Alcuni di quelli che si trovavano accanto a lei non furono più fortunati e li vide crollare a terra in un lago di sangue.
Il buio sembrò calare sulla piazza quando cinque palle infuocate caddero tutte insieme e colpirono la cupola del circolo.
Joyce trattenne il fiato nell'istante dell'impatto. Un bagliore improvviso l'accecò e poi dallo stesso punto scaturì un fiore infuocato che piegò e spezzò il metallo della cupola con un tremendo stridore.
Il contraccolpo la fece volare via, strappandola dal terreno e scagliandola via come una bambola di pezza lanciata lontano dalla sua padrona.
Prima dell'impatto contro il suolo mormorò la formula della pelle coriacea. Joyce rimbalzò sulla pavimentazione stradale e si fermò dopo aver urtato una colonna che si spezzò nell'impatto.
Quelli che non avevano lo scudo o altre difese non si rialzarono.
A quel punto, quelli che riuscivano ancora a muoversi o che non erano svenuti o feriti, stavano fuggendo via dalla piazza disperdendosi in tutte le direzioni.
Joyce fece per alzarsi ma centinaia di piedi la calpestarono passandole sopra. Venne scalciata via dalla folla e poi ricoperta da quelli che erano caduti.
Seppellita sotto decine di corpi, la pelle coriacea la proteggeva dalle ferite ma non poteva farla respirare.
Lì sotto rischiava di soffocare.
Lottò per emergere dalla massa di corpi che premeva su di lei. Scalciò in preda al panico, colpendo con pugni e calci chi le stava sopra, accanto o sotto.
Un ragazzo si aggrappò alle sue spalle e cercò di salirle sopra, ma lei lo buttò giù e si arrampicò sulla pila di corpi che si stava ammassando nella piazza.
Quando riemerse inspirò una lunga boccata d'aria. Tutto intorno regnava la confusione. Streghe e stregoni lottavano tra di loro per conquistare la vetta e non morire soffocati o schiacciati.
Joyce si trascinò via da quella calca lottando con chi cercava di afferrarla o tirarla verso di sé. Confusa, si diresse verso il circolo, la cui cupola era crollata portandosi dietro la parte esterna dell'edificio. La polvere sollevata dal crollo si stava posando e disperdendo, mostrando l'orribile sfregio che era stato fatto all'antico edificio.
Dal punto in cui si trovava poteva vedere l'interno dei livelli. Decine di corpi senza vita giacevano sopra le macerie, sotto e in mezzo. Vide spuntare braccia e gambe. Alcune che si muovevano ancora.
Una donna dal viso insanguinato gridava aiuto. Metà del suo corpo era intrappolato sotto le possenti colonne che una volta avevano sostenuto la volta del circolo.
Joyce le si avvicinò e quando cercò di tirarla via, la donna gridò ancora più forte.
Con l'incantesimo della forza prodigiosa fece leva sulle gambe per sollevare la colonna che la schiacciava.
La donna gridò ancora e poi emise un singolo rantolo strozzato. La testa le ricadde di lato, gli occhi fissi e vuoti.
Joyce lasciò la colonna e barcollando entrò nel circolo. La polvere le fece bruciare gli occhi fino alle lacrime e la costrinse a tossire. Strappò un lembo del vestito e lo premette sulla bocca.
Muovendosi a tentoni si inoltrò nell'edificio crollato. A ogni passo sentiva gli scricchiolii provenienti dall'alto. Una grossa pietra precipitò al suolo facendola sobbalzare. Tutto intorno a lei sentiva grida di dolore, imprecazioni, richieste d'aiuto.
Dei, datemi la forza, si disse.
L'alloggio di Bardhian si trovava in uno dei livelli sotterranei. Lo ricordava bene perché, come il suo, non aveva finestre che davano sull'esterno e doveva salire una rampa di scale per raggiungere il livello dell'ingresso.
Trovò le scale e le percorse un gradino alla volta. Il livello inferiore era stato invaso dal fumo e dalla polvere sollevata dai detriti. Intere sezioni delle mura erano crollate sotto il peso dei livelli superiori che erano collassati dopo l'esplosione.
Evocò una luce magica per vedere meglio. La luce spettrale le rivelò l'orrore di quello che era accaduto in quel livello.
Le sale sotto la cupola crollata erano state schiacciate e con esse quelli che in quel momento si trovavano lì sotto. Forse avevano sperato che nascondendosi lì sarebbero stati più al sicuro, ma si erano sbagliati.
Il loro ultimo rifugio era diventata la loro tomba eterna. Vide i corpi che spuntavano dalle macerie e capì che non poteva fare molto per loro.
Un'ombra si mosse nella nebbia provocata dal crollo.

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