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Autore: Bloody Wolf    08/04/2019    5 recensioni
[FrostIron | Death!Character | Angst | Hurt!Comfort ]
Una storia dalle note cariche di dolore e di sofferenza, una storia senza un lieto fine in cui Stark si ritroverà ad affrontare qualcosa di addirittura più grande degli dei, affiancato da un Dio che, a differenza di altri, non lo guarda con pietà.
Chiunque decida di leggere questo scritto lo prego di leggere le note iniziali per farsi un'idea di che cosa leggerà.
Grazie.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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E siamo giunti al penultimo capitolo, sì avete ben capito, l'ultima cosa che pubblicherò sarà la fine, FINE. (Piango già T.T)
Penso che sarà molto più corta di questi ultimi capitoli ma, mai dire mai con me.
Devo chiedere scusa a Miryel e Shilyss perchè faccio soffrire i loro personaggi solo perchè sono una persona spietata muahaha 
No bando alle ciance nel rileggere questo capitolo ho usato la scatola grande di fazzoletti Tempo (che anche qui, Tony non ha più tempo quindi anche i fazzoletti mi sono contro) accidenti a me e la mia emotività del cavolo!
Non saprei che altro dirvi quindi vi auguro buona lettura e, come sempre, vi invito a lasciare una recensione anche breve, ciao!
[ Angst a manetta | 4081 parole | Kiss ]

5.

Si era rannicchiato sulla poltrona ed aveva chiuso gli occhi, se si impegnava su quel tessuto poteva avvertire il profumo di quel dio dispotico con cui condivideva il tetto.

Non gli aveva più parlato, non si era più fatto vedere in quei lunghi tre giorni in cui lui, un umano abbandonato da tutti si ritrovava a peggiorare a vista d’occhio, stava malissimo, il suo corpo stava per cedere per l’ultima volta oppure quel malessere generale era dato da quella mancanza silenziosa che aveva strisciato sotto la sua pelle fino a farlo innamorare?

Il destino era stato crudele con lui: aveva avuto il mondo ai propri piedi ma fino alla fine non aveva mai avuto uno scopo per vivere, nessuno per cui lottare se non un ideale.

Il fato aveva rigirato quel coltello affilato in quella carne temprata da battaglie e da sofferenza, aveva rincarato la dose iniettandogli quel tumore ed infine, per dargli il colpo di grazia, gli aveva messo di fronte la persona più improbabile di tutti regni: Loki.

Se qualche anno prima gli avessero detto che sarebbe finito, morente e debole, a dichiararsi con parole contorte e facilmente traversabili a quel dio difficile e potente, sarebbe di sicuro scoppiato a ridere facendo internare quel folle che gli aveva raccontato quella barzelletta.

Barzelletta…

Sì, l’avrebbe definita così a quel tempo ma ora era tutto realtà, non una delle tante, era quella, l’unica realtà che da lì a pochi giorni avrebbe troncato il suo cuore e il suo respiro, quella realtà che non poteva essere cambiata nemmeno da degli dei vecchi di secoli.

Si strinse maggiormente su quella seduta morbida e, si ritrovò a respirare in maniera profonda, non voleva piangere o disperarsi, era finito o per meglio dire doveva essere finito il tempo di piangere, stava diventando sfiancante anche fare quello, lasciare che delle semplici lacrime, gocce di acqua tiepida, scivolassero dai suoi occhi fino a terra in un ciclo continuo e doloroso.

“Fanculo tutto.”

Sussurrò il genio a denti stretti, non voleva lasciarsi andare a quella malinconia dolorosa e auto-lesionante, doveva reagire a suo modo ma doveva farlo, se lo sentiva…

“Signore, ha una chiamata da parte di Peter Parker.”

Tony sospirò e, una volta chiusi gli occhi e scosso la testa, lasciò che l’AI accendesse il monitor mostrando il volto sorridente del suo pupillo. Un leggero sorriso si andò a formare sul volto del miliardario di fronte a tutta quella vitalità, non poteva farci nulla, Peter era contagioso, la sua sola presenza creava un’atmosfera semplice, distesa ed era come se tutti si impegnassero ad andare d’accordo per non discutere di fronte a quell’anima pura che era quel giovanissimo spider-man.

“L-La vedo bene signor Stark! Io.. Io volevo sentirla per raccontarle che oggi… o per meglio dire l’altro giorno ma questo non conta, comunque, ho fatto un compito su di lei, è una celebrità signor Stark!”

Si ritrovò ad abbandonarsi delicatamente su quella poltrona mentre un sorriso albeggiava sulle sue labbra con attenzione a non mostrare alcuna espressione addolorata a quel giovane che, nonostante non fosse nemmeno tanto bravo a fingere, si stava sforzando per sembrare rilassato.

Forse stava notando tutte quelle piccole serie di comportamenti o di sfumature, che contraddistinguevano quella bugia mal celata, per via del tempo passato assieme a quel dio delle menzogne.

Peter stava evitando di guardarlo negli occhi, spostava lo sguardo attorno a sé e, quando incontrava gli occhi stanchi dell’uomo, scansava i propri sorridendo malinconico; si era portato una mano a lisciarsi i capelli ed erano tutte sfumature che racchiudevano quella preoccupazione che lo stavano logorando.

“Va tutto bene Parker… ormai ci siamo e se da un lato non vedo l’ora di smettere di soffrire l’altra parte di me ha, forse, trovato qualcosa per cui aggrapparsi a questa vita con le unghie quindi...”

Ridacchiò sbuffando per l’ennesima volta, tornò a parlare con tono allegro e divertito, non voleva che quel giovane portasse sulle spalle pesi che non gli appartenevano.

“Che sia domani o tra un mese mi raccomando Parker, impedisci a qualsiasi costo a Rogers di indossare un completo degli anni cinquanta, potrei davvero offendermi insomma!”

Il ragazzo iniziò a ridacchiare a quella battuta e si asciugò con la mano libera gli occhi fattosi lucidi, tirò su con il naso quella parte di muco che aveva ripreso a scendere per via delle lacrime che si stavano formando.

“E per l’amore di qualsivoglia divinità a noi conosciuta, non informate della mia morte Starlord… sarebbe la volta buona che mi risveglio solo per prenderlo a calci, chiaro?”

Parker ridacchiò nuovamente e spostò gli occhi verso la skyline di New York, si leccò le labbra stringendole successivamente lasciando che le lacrime scorressero senza controllo dai suoi occhi andando a bagnare quelle lunghe ciglia.

“Mi mancherà, Signor Stark… volevo solo che lei lo sapesse.”

Si schiarì la voce prima di sorridere senza guardarlo attraverso quel monitor; Tony si ritrovò a sorridere, quel ragazzino stava evitando di guardarlo solo per non lasciare intravedere quel dolore scostante e distruttivo che lo divorava perché, per quanto potesse essere difficile o forte, preparati o no, la morte era sempre qualcosa di difficile da comprendere e da accettare…

“Diventerai un grande eroe, lo sei già lo ammetto, ma devi farne di strada per raggiungermi.”

Entrambe ridacchiarono guardandosi attraverso quel piccolo schermo che li stava connettendo e stava mostrando forse l’ultimo scorcio di quel supereroe che aveva cambiato il mondo più di una volta.

“Allora… Arrivederci, Signor Stark…. Grazie, per tutto.”

Stark stava per rispondere ma, alzando gli occhi si ritrovò a scontrarsi con la figura di Loki che, appoggiato al muro con le braccia conserte al petto, lo stava guardando con un leggero sorriso stampato sulle labbra.

Il genio si ritrovò a stringere gli occhi rispondendo a quello con un sorriso altrettanto dolce, non si capacitò del perché di quel breve scambio di sorrisi ma si ritrovò a riguardare quello schermo e sospirare prima di parlare con un tono pieno di sollievo.

“Peter, non devi ringraziarmi, hai dimostrato di essere una persona meravigliosa sia con quella maschera che senza, sei giovane ma ricordati di non cambiare mai ciò che sei.”

Parker negò con il capo incapace di trovare delle parole per colmare quel silenzio e quella mancanza che, da lì a pochi giorni, sarebbe diventata una voragine incolmabile.

“Non vi libererete facilmente di me, insomma il mio volto sarà usato comunque per spot o pubblicità quindi vi appesterò l’anima ancora per molto tempo. Sarò sempre con voi, promesso.”

Gli occhi chiari del ragazzo annuirono mentre il capo annuiva lasciando trasparire un sorrisetto felice e consapevole che, in fondo, quelle parole erano vere, doveva crederci per non impazzire…

“Peter, devo lasciarti, ho una questione che devo risolvere quindi scusami ma...”

Prima di riuscire a chiudere la conversazione sentì la voce del ragazzo che, curiosa gli chiedeva con chi doveva risolverla e si ritrovò, nel silenzio di quella stanza, a scuotere il capo divertito.

 

Il silenzio rimase immutato per diversi minuti, Loki guardava quel pavimento con serietà mentre Tony guardava quel dio con occhi seri e ansiosi, mai avrebbe pensato di dichiararsi a quella creatura così ambigua ed inizialmente così folle eppure eccoli lì, nella stessa stanza ognuno perso nei propri pensieri.

“Si chiamava Sigyn.”

Mai il genio avrebbe pensato di ritrovarsi davanti ad un dio fragile, una creatura millenaria che si mostrava nel suo passato con sofferenza e le ciglia aggrottate.

“Loki, se non vuoi parlarne io...”

Tony si era alzato e aveva mosso solo qualche passo verso di lui ed aveva già il respiro corto, stava iniziando ad arrancare per un paio di passi ed il suo corpo ormai faticava a reggerlo.

Aveva i giorni contati ormai.

Il moro negò evitando comunque di guardare quella figura preferendo fissare quell’orizzonte che gli ricordava tanto Asgard e Vanheim.

“No, voglio parlarne, voglio che tu sappia.”

Tony fece ancora un paio di passi appoggiandosi al divano prendendo fiato in maniera rumorosa e profonda che, come era ovvio, lo obbligò a tossire un paio di volte e a lacrimare dagli occhi per la fatica che tutto quel movimento gli stava costando.

“Era mia moglie, era bellissima con quei capelli che non erano né castani né biondi, non era bella come gli Aesir ma fin da quando ero piccolo lei era sempre stata presente… ogni malefatta, ogni dispetto che io e Thor pensavamo lei c’era…”

Prese un bel respiro il dio prima di sorridere in maniera dolce, le sue spalle si rilassarono come a perdersi in quel morbido ricordo.

“Il fato ci fece trovare e sposare; io, il dio delle malefatte, mi sono trovato nel giro di pochi anni legato ad una donna che veniva definita come la dea della fedeltà.”

Ridacchiò sconsolato guardando quel cielo che sfumava di rosso e di giallo mentre il sole andava a nascondersi in quella distesa di acqua.

“Abbiamo passato decenni a discutere e ad amarci, mi teneva testa a suo modo sai? Lei non era scontata e ben lungi dall’essere prevedibile...”

L’amarezza che si dipinse sul volto di Loki fu straziante per Tony, quel dio che era stato temprato da mille bugie e battaglie, inganni e sofferenza erano il suo pane ed era per quello, forse, che il genio si rese conto quanto quella donna fosse diversa e preziosa.

“Perchè la cosa non mi sorprende? Deve essere difficile trovare qualcuno che ti tenga testa e che sopporti i tuoi modi di fare da diva, o sbaglio a parlare Piccolo Cervo?”

A quel modo, ingenuo e innocente, da parte dell’umano di spezzare quell’aria addolorata che, per via di quell’argomento, stava riempendo la stanza e li stava inghiottendo con ferocia, parola dopo parola.

“Smetterai di chiamarmi con quel nomignolo disdicevole quando sarai andato nel Valhalla?”

Tony si ritrovò ad alzare un sopracciglio di fronte a quel nome impronunciabile ma, dopo aver fatto un veloce resoconto delle proprie conoscenze in materia mitologica, si ritrovò a tornare serio e rispondere con un tono divertito ma canzonatorio.

“Nemmeno se me lo chiedi in ginocchio, anzi sarà ancora più divertente.”

Loki si portò una mano a stringersi il ponte tra i due occhi e, con un accennato sorriso sulle labbra, si ritrovò a sospirare prima di tornare a parlare di quella bellissima dea con cui aveva condiviso una parte del proprio passato.

“Mi sono avvicinato a te forse perché tu come lei, a tuo modo, riesci a tenermi testa…”

Prese fiato per alcuni secondi, mostrò i denti perfetti prima di tornare a parlare evitando quello sguardo che, in quel momento di leggerezza, era tornato a ricercare come un’ancora.

“E’ morta sette mesi dopo che se ne è andata da Asgard… Avevamo litigato perché, nonostante lei mi conoscesse da tempo, non accettava il mio essere distante e inafferrabile, aveva voluto riordinare la mente perché avere a che fare con me la confondeva. Così mi aveva detto prima di partire.”

Loki strinse le mani a pugno stringendoli con forza, era sempre così doloroso ricordarla ma quel leggero sorriso che traspariva dalle labbra del miliardario lo fece respirare, era come se Tony non lo giudicasse e non gli puntasse mai il dito contro.

“Mi mandò a chiamare Freya, in preda alle lacrime e con urgenza mi dissero i servitori.”

Chiuse gli occhi addolorato per cercare di semplificare tutta quella situazione che aveva del surreale se vista da fuori.

“Cavalcai l’intero Bifrost ed Heimdallr aprì il collegamento con Vanheim, dopo di che mi ritrovai a spingere il mio fedele destriero al massimo della sua potenza… Entrai a palazzo ed era tutto così silenzioso rispetto a come me lo ricordavo io, tutto così vuoto e tetro che mi ritrovai a cercarla con lo sguardo, mi sono sentito debole in quel momento...”

 

I drappeggi che adornavano l’intero salone sembravano spenti, vacui, le damigelle camminavano a testa bassa e passo spedito evitando con maestria lo sguardo di quel dio che per anni aveva vagato come ospite e come consigliere dopo quelle nozze dai tratti strani e dissimili dalla tortura.

Loki si ritrovò a cercarla con quello sguardo carico di preoccupazione, doveva vederla, doveva ed esigeva sapere cosa stesse succedendo in quel mondo sotto il dominio di Asgard!

Freya! Come da te richiesto eccomi qui, spero per te che sia un motivo abbastanza valido da permetterti di tenere la corona attaccata alla testa.”

Un dio crudele e meschino che, improvvisamente, si scontrò con gli occhi chiari della dea che aveva appena richiamato a gran voce, l’aveva minacciata con quel tono superiore ed impudente ma la donna avanzò con le mani sporche di sangue e le lacrime che le bagnavano il volto perfetto.

Lei sta morendo…”

Non ci furono convenevoli o fronzoli a coronare quella notizia, nulla fu addolcito per lui...

Se sul volto del dio c’era una vena sadica e aggressiva, improvvisamente tutto cambiò in una frazione di secondo, le rughe sulla sua fronte si ispessirono e i suoi occhi si fecero grandi e spaventati di fronte a quel lei sussurrato tra lacrime amare e sangue sulle vesti.

Non poteva nemmeno dubitare di quelle parole perché in fondo Freya era da sempre stata un’alleata e non avrebbe mai avuto un motivo per fargli un raggiro simile; non avrebbe dubitato ma nemmeno avrebbe creduto senza vederla nonostante l’immenso abisso che si stava facendo strada in lui man mano la donna lo stava scortando.

Cosa è successo?”

La dea lo fermò prima di permettergli di entrare in quella stanza in cui i due avevano trascorso notti e giorni interi, allungò una mano e la poggiò, delicata, sulla spalla di lui prima di sorridergli e parlare con un tono accogliente e sereno.

Lei ci aveva detto di non dirtelo quando è tornata da noi perché aveva paura della tua reazione...”

Loki assottigliò lo sguardo cercando, inutilmente, di collegare tasselli che non aveva ancora afferrato in quel marasma che era la sua testa.

Ci aveva detto che non ne avevate mai parlato e che, dopo la vostra ultima discussione, non era nemmeno più certa che tu la volessi ancora.”

Sciocchezze. Lui l’aveva corteggiata, voluta con tutto se stesso, aveva lottato per farla sua e poi il fato, per una buona e significante volta, aveva voltato i suoi occhi verso di loro e li aveva fatti ritrovare in matrimonio.

Loki, figlio di Odino e di Frigga, tua moglie aspettava un bambino.”

Gli occhi di Loki si spalancarono increduli e, con la mente, cercò alcuni segnali, alcune sfaccettature che, molto probabilmente, la donna gli aveva lanciato ma che lui, troppo ottenebrato dalle loro liti, non aveva colto.

Non ne trovò. Nessun accenno, nessuna carezza rubata al ventre, nessuna premura, niente di niente.

Lei, la sua Sigyn era diventata astuta proprio come lui ed era meraviglioso quanto difficile da accettare per lui che era il supremo ingannatore, una leggera punta di orgoglio si insinuò nel suo cuore addolorato.

Spostò la mano di Freya e si diresse a passo spedito verso quella stanza, aprendone le porte con forza e determinazione.

Alcune delle ancelle si voltarono stupite e pronte a combattere per quella donna che le aveva da sempre trattate con rispetto e dolcezza.

Guaritrici, vi prego di andarvene se ciò che mi è stato detto poco fa è vero. Lasciate che il marito possa salutare, per l’ultima volta, questa nostra sorella.”

Le porte si richiusero alle spalle di quelle donne che avevano cercato di salvare la vita a sua moglie. Camminò facendo piccoli passi per avvicinarsi a quel capezzale e poterla guardare un’altra, ultima volta.

Quegli occhi chiari si aprirono lentamente mostrando uno sguardo un po' assente e delirante, le afferrò una mano stringendola alle sue cercando di infonderle un po' di quella magia che lo caratterizzava.

L-Loki… sei tu.”

Non c’era bisogno di conferme perché anche tra milioni di Aesir lei lo avrebbe distinto, avrebbe distrutto qualsiasi illusione seguendo il battito di quel cuore su cui si era addormentata molteplici volte.

Sigyn che succede?”

La vestaglia era gonfia a livello della pancia, era suo figlio quello che si trovava là dentro? Era suo? Il sangue che, come una macchia perfida ed odiata, si espandeva lentamente sotto il corpo della donna non era nulla di positivo e il dio, forse troppo giovane ed inesperto, si ritrovò a fronteggiare il panico.

Sigyn, moglie!”

Gli occhi della donna si aprivano a si chiudevano pesanti e ormai al limite di quella sofferenza indegna.

Marito… scusa… io, volevo portarti il segno del nostro amore...”

Il dio scosse il capo avvicinandosi a lei e, dolcemente, appoggiando la propria fronte contro quella della donna che scottava. I loro respiri erano vicini, le loro labbra si sfioravano ad ogni fiato ma nessuno dei due si mosse.

Non ti ho mai amato abbastanza, perdonami amore mio…”

Loki si decise a parare dopo aver sentito quelle parole che, faticate e addolorate, lasciavano la bocca di quella donna che, nonostante tutto, lo amava più della propria vita.

Non devi dire ciò, l’unico che dovrebbe dire una cosa simile sono io, Sigyn. Siamo qui per colpa mia, per le mie di azioni.”

Lei dolcemente scosse il capo senza forza ma con una determinazione che portò il dio degli inganni a fissarsi su quelle candide iridi.

Questo le Norne hanno tessuto per noi, Loki. Questo figlio che non ha voluto nascere in questo tempo e i nostri cuori che si allontanano con questa dolorosa pratica. Devo andare con lui per mostrargli la corretta strada per il Valhalla, amore mio.”

La donna aveva appena rivelato che, quel figlio che nemmeno sapeva di aspettare gli aveva appena portato via tutto ciò che nella sua lunga vita aveva amato e apprezzato di più: Sigyn.

Resta con me.”

La donna sorrise e il dio appoggiò le proprie labbra su quelle della donna in un tocco disperato e dal sapore amaro, lei alzò una mano portandola alla sua guancia e sorridendogli con tono innamorato si ritrovò a parlare nuovamente prima di spegnersi in quello stesso silenzio con cui era arrivata nella sua vita da bambino.

Amore mio, devo andare a consolare le urla di nostro figlio, ci rivedremo alla fine di tutto… addio.”

 

Loki aveva finito di parlare ed aveva gli occhi lucidi. Di fronte a Tony non c’era né un dio, né un gigante di ghiaccio e nemmeno un mostro, di fronte ai suoi occhi c’era solo un uomo che aveva perso tutto senza nemmeno averlo afferrato tra le braccia.

Si mosse facendo quei restanti tre passi con fatica, toccò la pelle del dio con la punta delle dita e, una volta fattosi guardare dall’altro, gli sorrise dolcemente e istintivamente, lo abbracciò.

Gli occhi del dio si spalancarono increduli di ciò che stava accadendo in quel momento, quel contatto era caldo, lenitivo osò pensare mentre le sue mani andavano, tremanti, ad arpionare leggermente quella maglia ormai di tre taglie più grandi di quell’uomo.

Non voleva la pietà, non l’aveva mai voluta e forse questo era uno dei tanti motivi per cui era diventato così perfido e doppiogiochista eppure… con Stark non era mai la pietà ciò che percepiva sotto la pelle, era qualcosa che assomigliava più ad una sorta di formicolio che gli attanagliava il cuore ogni qual volta che vedeva l’altro stare male.

Chiuse gli occhi perdendosi nel profumo delicato della pelle dell’umano, che diavolo gli stava succedendo?

Parlò prima di riaprire gli occhi ed allontanare il proprio corpo da quello di Tony.

“Voglio portarti su Asgard, voglio che tu possa vedere il tramonto come lo percepiamo noi, sarà stancante...”

Loki stava fissando quelle iridi scure che si muovevano curiose alla ricerca di qualche indizio che lo riportasse ad uno scherzo, un gioco di parole magari.

“Stai dando di matto, Loki? Perchè dovresti farlo?”

Il figlio adottivo di Odino guardò l’umano e portò gli occhi verso il piccolo bar che avevano in salotto, stava cercando una risposta convincente quando, semplicemente aprì un sorriso malizioso e divertito mostrando quella dentatura perfettamente allineata.

“Non ci deve sempre essere un motivo per tutto, Tony. Semplicemente mi va di farlo. Il brivido di vedere il regno degli Dei, di non poterci entrare e di percepire il brivido del proibito.”

Stark si rese conto che le sue mani erano ancora arpionate alle sue braccia, a quella leggera stoffa verde che gli ricopriva gli avambracci.

Anche le mani di Loki erano ancora ancorate a lui, incredule se lo stessero tenendo per la paura che gli scivolasse dalle mani o se semplicemente traevano piacere nel percepirlo vicino a loro.

“E sia, maledetto dio degli Inganni…”

Sorrisero entrambe come due bambini che si stavano preparando a combinare una marachella, era tutto così ovattato e… bello.

Sì, tutto era semplicemente bello in quella sfera di sapone, bello perché non dovevano rendere conto a nessuno e per nessun motivo, erano loro due da soli contro la morte e nulla di più.

 

Tony non seppe con precisione come aveva fatto ad arrivare su quella montagna ma si ritrovò a tossire mentre con gli occhi ricercava quel suo nuovo compagno di pratiche illegali.

“Ne ho combinate parecchie nella mia vita ma entrare in un palazzo di alieni senza nemmeno armatura è una cosa davvero ambiziosa persino per me.”

Loki alzò gli occhi al cielo e, una volta voltatosi verso di lui, lo zittì con una mano premuta non troppo delicatamente sulla bocca.

“Per amore delle Norne sei peggio di Thor quando ti ci metti!”

I contatti fisici tra loro erano diventati quasi una routine e la cosa sembrava non pesare a nessuno dei due, quasi che piacesse ad entrambe.

Il dio li trasportò in una stanza nella quale l’oscurità la faceva da padrona, Tony si ritrovò in ginocchio, debole e con un conato di vomito, alzò una mano per cercare di ritrovare quella sanità che, ora dopo ora, stava scomparendo.

Si rialzò in piedi, barcollando e con gli occhi velati dal dolore per quella malattia incurabile. Stava per ricadere nuovamente quando due mani forti lo afferrarono e lo tennero stretto contro quel corpo di marmo.

“Sono troppo debole, Loki.”

Il dio annuì a quelle parole, chiuse gli occhi e si ritrovò ad usare la propria magia per spalancare i drappi pesanti color smeraldo che mettevano in ombra quella stanza ricamata d’oro prezioso.

Il tramonto colpì entrambe gli uomini, li colorò con le sue mille sfumature e, non contento, giocò con le loro ombre allungandole e stringendole.

Tony spalancò gli occhi stringendosi con forza a quel dio che, per lui, stava facendo tutto.

Era uno spettacolo meraviglioso, tutto in quel preciso istante della sua vita era al posto giusto come un’immensa scacchiera in cui ogni pezzo aveva il proprio ruolo.

Aveva voltato lo sguardo su Loki per un attimo e non era più riuscito a distogliere i propri occhi da lui, il suo profilo illuminato da quei giochi di luce era meraviglioso, quegli occhi chiari ma così ambigui come lui erano pozze limpide e quei capelli ribelli e colore della pece ribollivano in contrasto con quel rosso e arancione.

Erano ancora immobili, corpo contro corpo quando il dio si voltò e, incurante di qualsiasi cosa che li circondava, si ritrovò a sorridere dolce a quel fantasma che gli era entrato sotto pelle.

Marrone che si perdeva nel verde.

Respiro che si perdeva in un sospiro strozzato.

Mani calde che ricercavano un contatto con quelle fredde per sentirlo vivo.

Le loro labbra si toccarono, si sfiorarono per un brevissimo istante, nemmeno le sentì quasi il dio quelle labbra screpolate e secche sulle proprie.

“Sto morendo, Loki. Non complicarti tutto.”

Il dio ridacchiò nel vedere l’espressione addolorata dell’umano che, inconsciamente, stava ancora tenendo quegli occhi chiusi mentre la lingua passava, ingorda, su quelle labbra alla ricerca della minima traccia del Dio su di sé.

“Il dado è tratto, Stark. Soffrirei comunque.”

Tony spalancò gli occhi ma il dio si fiondò ad assaporare quelle labbra con delicatezza e devozione; Tony era un amante che si poteva rompere da un momento all’altro, era un uomo che si piegava ma che non si sarebbe mai e poi mai spezzato, era uno dei tanti eroi che finalmente aveva trovato la sua fine.

 

La piccola creatura spostò la testa da una parte all’altra, spalancò le ali e volò via lasciando ai due amanti un attimo di solitudine.

Volò, atterrando sul trono di Odino, gracchiando e sbattendo le ali in modo da farsi sentire da Padre Tutto.

“Dove eri finito mio fedele Muninn? Sono mesi che non torni da me.”

Il corvo gonfiò il petto e, sbattute nuovamente le ali, si appollaiò sulla spalla del dio iniziando a sussurrargli ciò che aveva visto in quel breve periodo su Midgard e, successivamente, in quella loro terra bardata di oro.

[To Be Continued...]





Alla base di questo capitolo, siate sinceri: sono tutti e due OOC T.T
Lanciatemi qualsiasi cosa, avete ragione.
   
 
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