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Autore: alaal    11/04/2019    0 recensioni
[Baldi\\\\\\\\\\\\\\\'s Basics]
La scuola si presenta come l’edificio più squallido di tutto il circondario. Mentre il centro cittadino è tutto allegro e colorato, degno dei sogni di un bambino, la struttura scolastica appare come un ex penitenziario, dalla pianta rettangolare e gli spigoli appuntiti. Un malandato parco giochi circonda la scuola, dove un paio di altalene abbandonate al loro destino cigolano in modo sinistro. Uno scivolo mezzo rotto si può scorgere al lato sinistro del parco, e una landa di sabbia, che forse doveva avere incontrato giorni migliori, chiudeva il perimetro di quel misero luogo di divertimento.
-Se il buongiorno si vede dal mattino…-
-Eh?- bofonchia mia sorella, stringendosi a me impaurita. Non posso darle torto comunque nell’avere timore di questo edificio.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Here School

 

-No mamma, non mi piace questa città- Dolly frignava come al solito, seduta alla mia sinistra, imbacuccata fino alla punta dei capelli perché, secondo il modesto parere di nostra madre, “si rischia di prendere brutte malattie”. Non importa se fuori c’erano più di trenta gradi, “i colpi d’aria sono micidiali”. E ogni volta, prendeva come esempio il nostro… povero padre.

Va beh.

-Vedrai che ti piacerà, tesoro- Neanche lei sembrava molto convinta. Sbircio fuori dal finestrino e noto come i palazzi siano stranamente appuntiti alla cima, come se i soffitti fossero delle punte di piramide. Sgargianti colori sulle pareti di ogni singolo edificio, gente allegra con un sorriso forzato, cani e gatti che circolavano liberi senza guinzaglio né museruola, parchi giganteschi che si susseguono l’un l’altro, e il gran faccione del sindaco, il sig. Mayor, che capeggia su ogni cartellone pubblicitario.

“Comprate la Soda Cola! Viaggiate con la AirBus, l’unico bus con le ali! Mangiate panini alle nuvole di lana!” Nuvole di lana. Bleah.

Ogni reclame pubblicitaria c’è la sua faccia. Il sig. Mayor di qua, il sig. Mayor di là. Mi chiedo se abbia uno show televisivo tutto suo. Mi piacerebbe guardare la tivù in questo momento.

-Mamma - mi arrischio a dire, ma quasi mi pento del mio intervento - perché hai scelto questa città? E perché ci siamo dovuti trasferire?- Ci fermiamo ad un incrocio, in attesa che le macchine sulla destra passino e sgomberino la strada. Un camion della nettezza urbana, rigorosamente coloratissimo come tutto quanto componeva questa città del resto, attraversa lentamente la strada davanti a noi, lasciandoci un olezzo di pesce morto che riempie la nostra triste macchina grigia. Grigio come il mio umore.

-Non voglio più ripetere la stessa storia - sbotta mia madre, esasperata - lo sai bene perché!- Sì, sì, discorso della separazione, il tradimento, dai la colpa a lui, dai la colpa a lei, e le bollette, e le tasse, e il lavoro che non va, e questo e quello.

E cosa dire di noi? Gli amici, la scuola, i parenti lontani… sì, perchè i parenti sono rimasti nell’altra città. Adesso siamo rimasti solo noi tre. Io, Dolly e mamma.

Mi viene solo rabbia a pensarci, ma decido di non rispondere. Tengo incollati gli occhi al finestrino, mentre mia sorella continua a lagnarsi e a scartabellare il suo nuovo diario.

 

La scuola si presenta come l’edificio più squallido di tutto il circondario. Mentre il centro cittadino è tutto allegro e colorato, degno dei sogni di un bambino, la struttura scolastica appare come un ex penitenziario, dalla pianta rettangolare e gli spigoli appuntiti. Un malandato parco giochi circonda la scuola, dove un paio di altalene abbandonate al loro destino cigolano in modo sinistro. Uno scivolo mezzo rotto si può scorgere al lato sinistro del parco, e una landa di sabbia, che forse doveva avere incontrato giorni migliori, chiudeva il perimetro di quel misero luogo di divertimento.

-Se il buongiorno si vede dal mattino…-

-Eh?- bofonchia mia sorella, stringendosi a me impaurita. Non posso darle torto comunque nell’avere timore di questo edificio. La stradina di terra battuta che conduce ai portoni principali della scuola è abbastanza lunga da percorrere, alzo gli occhi da terra e scorgo come sulla parete al di sopra delle porte è stato installato un cartellone, dalla scritta fanciullesca, recante il nome della scuola.

-Here School- legge mia sorella, scandendo lettera per lettera. Ha seri problemi di dislessia, poverina. Non ha ancora imparato a leggere bene, i nostri vecchi insegnanti si sono prodigati per anni nel tentativo di farla migliorare. Ci sono stati comunque dei piccoli miglioramenti, ma adesso chissà se i nuovi insegnanti capiranno il problema di Dolly.

Mi volto indietro, verso i cancelli della scuola nel tentativo di scorgere la macchina di nostra madre, ma è impossibile capire se si sia fermata per salutarci o no. Una fiumana di ragazzini inizia a riempire il misero parco giochi, impedendoci di vedere qualunque cosa. Non ci resta che unirci al gruppo, mentre le porte della scuola si aprono.

   
 
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