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Autore: Darkwriterita    12/06/2019    1 recensioni
Brigitta è una ragazza normale con un'altezza anormale: 2,03 m. Seppur il suo ormone della crescita abbia attentato alla normalità della sua quotidianità, Brigitta desidera ancora diplomarsi all'alberghiero per riuscire a realizzare il suo sogno di aprire un bar tutto suo.
Purtroppo però gli alieni, che non hanno mai nulla di meglio da fare, decidono di invadere la Terra.
Solo una squadra scelta segreta di guerriere soprannaturali può sconfiggerli: le valchirie. Brigitta diventerà una valchiria, quasi, per sua volontà.
Ma naturalmente anche l'amore entrerà a completare questo assurdo quadro, riuscirà Brigitta a combattere per la Terra e per conquistare la ragazza che ama contemporaneamente?
In un delirio dove valchirie combattono al fianco dei cacciatori per sconfiggere alieni e licantropi, amori passionali e migliori amiche discutibili, la quotidianità di Brigitta verrà stravolta.
E in più il centro studi di Riccione sembra nascondere più cose di quanto sembri...
(ogni riferimento a fatti, luoghi, o persone realmente esistenti è puramente casuale, gradirei non ricevere lamentele su questo fatto)
Genere: Comico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
Capitoli:
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Capitolo 25: THE END
Il luogo della base di Loki lasciò sorpresi tutti: era un edificio gigantesco, all’esterno poteva sembrare come un gigantesco castello formato da cristalli iridescenti, ma appena vi si entrava la struttura appariva subito molto più simile a quella di lunghi cunicoli di caverne, anche soffocanti a volte.
La superficie liscia e limpida del cristallo rifletteva perfettamente la loro immagine come in uno specchio, tanto che più di una volta dubitarono sullo star effettivamente andando nella direzione giusta.
Brigitta stringeva saldamente l’elsa della propria ascia con una mano, mentre Excalibur con l’altra, pronta ad affrontare chiunque si fosse frapposto al loro cammino, anche se si fosse trattato di Tiziana.
Il silenzio era pesante e nessuno di loro osava romperlo, per paura che qualsiasi parola superflua avrebbe potuto rappresentare una distrazione fatale in caso di attacco.
Alla fine dentro la struttura iniziarono ad echeggiare ben altro tipo di voci, lamenti fuori dal mondo che pian piano davano segno di starsi avvicinando.
Trovatisi dentro uno spazio decisamente più largo ognuno di loro si mise in posizione, pronto ad affrontare qualsiasi creatura fosse la fonte di quei versi sofferenti.
Brigitta estrasse la propria ascia, piegando quanto bastava le ginocchia per poter avere una posizione stabile. Davanti a loro, in un’entrata probabilmente alta più dei giganti stessi, erano ammassati centinaia, forse migliaia, di corpi scheletrici e con la carne attaccata appena alle ossa ingiallite.
-Mi sono permesso di prendere in prestito qualche tuo suddito Hel, spero non ti dispiaccia- La voce di Loki irruppe in ogni angolo dell’edificio, rendendo impossibile capire da dove provenisse.
La divinità del caos stava tranquillamente seduta sul proprio prezioso trono, ammirando quella che si prospettava una gran bella battaglia grazie alle immagini che i suoi cristalli riflettevano fino a lui.
-Brigitta…- Iniziò Carmelita improvvisamente fin troppo melodrammatica.
-Vai avanti con Gerardo ed Hel, ci occuperemo noi di questi insulsi pezzi d’ossa, lo so che è completamente clichè come situazione, mandare avanti i salvatori dell’umanità e rimanere indietro per coprirvi, ma so anche che posso contare su di voi e che Tiziana sta aspettando che il suo unico vero amore venga a liberarla dalle catene del male… Ho già parlato troppo, correte avanti!- Esclamò con fervore, mentre si gettava fin troppo teatralmente in battaglia, tanto da non essere quasi credibile.
Subito dopo di lei anche gli altri la seguirono, Bruno e Camazotz salutarono con un veloce sguardo pieno di emozione i due fratelli che si apprestavano a seguire la giovane valchiria, riponendo tutte le loro speranze nei tre.
E così la battaglia iniziò, frecce, lance e mosse approssimate di arti marziali iniziarono a volare inesorabili, mentre i cadaveri in putrefazione attaccavano senza minimamente preoccuparsi dei colpi che ricevevano.
Brigitta, Gerardo ed Hel schivarono ogni soldato gli si presentasse davanti, scansandolo con qualche colpo ben assestato nel caso tentassero di attaccarli.
Finalmente, dopo diversi minuti che tentavano di trovare una via d’uscita, riuscirono a scappare attraverso uno stretto cunicolo, anch’esso ricoperto di cristalli, anche se particolarmente scuro rispetto al resto dell’edificio.
Camminarono per il corridoio, guardandosi le spalle a vicenda, Loki li stava guardando, questo significava che un nemico avrebbe potuto presentarsi da un momento all’altro, dovevano essere pronti ed impedire a chiunque di frapporsi fra loro e la buona riuscita del loro piano.
Più andavano avanti però, più la sensazione di essere osservati si faceva insistente, come se qualcuno, solo a pochi passi da loro, li stesse guardando con insistenza. Vi era una leggera brezza, quasi impercettibile, un respiro pesante sul collo.
Continuarono ad avanzare, con quella sensazione che si faceva ormai opprimente, insieme ad un fruscio, che pian piano era sempre più semplice scorgere, come se il predatore non tentasse nemmeno di nascondere la sua presenza, ma anzi, volesse volontariamente farsi sentire, poco a poco, in modo sempre più insistente e snervante, senza mai però rivelare la sua presenza.
Brigitta aveva un terribile presentimento su chi potesse essere nascosto nell’ombra, tanto che la paura che il suo sospetto si avverasse le impediva di tenere saldamente l’ascia, come per impedire a sé stessa di fare del male al suo stesso aguzzino.
L’oscurità ormai lasciava sfuggire solo i sottili riflessi dei cristalli, tanto che era diventato estremamente arduo capire se stessero andando dritto o semplicemente girando in tondo.
Il fruscio che avevano sentito fino a poco prima divenne un vero e proprio rantolio, un lamento, mentre addentrandosi nel buio iniziavano a comparire sue grandi occhi, visibili grazie al riflesso della luce, il sinistro era ambrato, mentre il destro rifletteva un chiaro color argento.
La valchiria si morse il labbro, i suoi sospetti si stavano concretizzando davanti a lei, una sottile goccia di sudore freddo le percorse il viso, mentre la presa sulla sua arma si faceva ancora più insicura.
Arrivarono in un largo salone, dove le tenebre venivano tagliate da un sottile fascio di luce in prossimità proprio di quegli occhi.
Non indietreggiarono, anche se tutti e tre sapevano perfettamente chi ne fosse la padrona, Gerardo continuava a distogliere lo sguardo, preferendo guardare il nulla piuttosto che ritrovarsi davanti quegli occhi, quella bestia.
Hel sarebbe potuta sembrare non troppo diversa dal solito, ma era evidente dal suo labbro ormai consumato che il semplice cambiare lato di appartenenza aveva amplificato a dismisura il senso di colpa che già provava.
La creatura decise di rivelarsi quando ormai erano rimasti solamente pochi metri a separarli.
Alta quanto un palazzo di due piani, il muso contratto in un’espressione feroce, i denti aguzzi lasciavano fuoriuscire un ghigno appena percettibile, che pian piano s’intensificava. Il pelo nero si confondeva col buio della stanza, tanto da rendere difficile distinguere la coda dallo sfondo. Vecchie catene arrugginite erano avvolte attorno a tutto il suo corpo, sembravano essere state spezzate da quella che sicuramente era una forza sovrumana.
Il mostro si avvicinò, tanto che Brigitta poteva chiaramente sentire il ritmo del suo respiro sulla pelle.
La ragazza iniziò a tremare, aveva paura, un brivido le percorse la schiena, arrivando a riflettersi in ogni nervo del suo corpo, per un attimo fece fatica a reggersi in piedi, a causa di un’improvvisa incertezza da parte delle sue ginocchia.
Sentiva il sangue affluire sempre più velocemente in ogni sua arteria, come se il suo corpo le gridasse disperatamente di scappare di fronte a quell’immonda creatura, arrivò perfino a desiderare di farlo, di correre via e mettersi in salvo, ma sapeva che c’erano molte più possibilità di salvezza per lei e per tutti se rimaneva lì, a combattere.
-T-Ti..- Riuscì a malapena a balbettare la valchiria, mentre la bestia, quasi come se avesse capito che si riferiva a lei, finì di avvicinarsi, lasciando giusto qualche centimetro di distanza, aprendo le sue enormi fauci, con lentezza, come se si volesse godere lo spuntino in tutta calma.
Prima però che quei denti affilati potessero chiudersi, senza lasciare scampo a Brigitta, Gerardo la tirò via, notando il suo evidente stato di smarrimento.
-Brigitta! Devi riprenderti! Nostra sorella non è in sé è corrotta, dobbiamo fermarla- Lo sguardo del ragazzo era opprimente, la valchiria sapeva alla perfezione che aveva ragione, eppure le sue mani non accennavano a voler smettere di tremare.
La bestia però non aspettò che lei si riprendesse, balzandogli in contro, per sferrare il suo primo attacco.
I due fratelli riuscirono a creare una barriera magica per fermarlo prima che fosse troppo tardi, ma di certo la forza esorbitante dell’animale non ci avrebbe messo più di qualche minuto per abbattere quella difesa.
-La sua anima non lascerà questo mondo, hai la mia parola - Hel parlò, mentre finalmente Brigitta afferrava con forza la propria arma, sarebbe bastato immobilizzare Tiziana, così avrebbero potuto portarla con loro da Loki senza problemi.
La valchiria si rimise in piedi, pronta per la battaglia, nonostante avrebbe molto di più preferito farsi uccidere, da quegli artigli e da quelle mani una volta ed ancora, tanto cari.
I due fratelli lasciarono perdere la barriera, lasciando che il lupo, nel suo ennesimo caricamento contro di loro, si andasse invece a schiantare contro la parete alle loro spalle, seppur questo non fosse stato un gran colpo per Fenrir.
Brigitta afferrò di piatto la sua ascia, in modo da non ferire la creatura con la lama, per poi caricare un bel colpo verso la zampa posteriore sinistra della bestia, sperando quantomeno di farla tentennare, ma il risultato che ottenne fù solo quello di venire sbalzata via subito dopo.
Gerardo allora si trasformò in un enorme serpente, in modo da poter osteggiare la sorella e dare il tempo ad Hel e Brigitta di organizzarsi.
La dea della morte allora si avvicinò alla valchiria, tirandola su di peso, macchiandosi le mani col sangue che pian piano aveva iniziato a fuoriuscire dalle ferite della valchiria.
Non avevano tempo di parlare o riorganizzarsi, un solo secondo di troppo avrebbe potuto rendere vani tutti i loro sforzi, si limitarono a guardare le zampe di Fenrir, per poi scambiarsi una veloce occhiata ed intendersi al momento; avrebbero fatto cadere quella bestia, di quello erano certe.
Si separarono, andando ognuna da un lato dell’animale impazzito, mentre Gerardo lo teneva a bada sfruttando la mole del proprio corpo.
Hel sfruttò i suoi poteri da divinità, per far marcire il terreno sul lato destro, in modo da ostacolare la stabilità del nemico; riuscì a farlo impantanare, ma in risposta venne sbalzata via dalla forza dirompente della sorella.
Brigitta approfittò dell’attimo di distrazione della bestia per colpirla ancora nella zampa dove aveva sferrato il primo colpo, riuscendo questa volta a farla tentennare, non ottenendo però molto altro.
La bestia, visibilmente irritata dagli attentati alla sua mobilità, prese a tentare di divorare la giovane guerriera di Asgard, i denti bianchi ed affilati arrivavano a graffiare Brigitta, senza però riuscire mai a finirla come era nel suo intento, grazie alle rapide schivate della ragazza.
Gerardo richiamò nuovamente l’attenzione su di sé, tentando di soffocare il lupo tra le proprie spire, sembrò avere la meglio per circa un minuto, prima che la bestia lo ferisse in profondità grazie alle sue affilate zanne, facendo zampillare il sangue sulla parete del castello.
Il serpente che cinge il mondo fece risuonare un grido di dolore per l’edificio, lasciando andare il lupo e accasciandosi per un attimo al suolo.
Brigitta si aggrappò al pelo di Fenrir, iniziando a scalarne il corpo, fino a salire sulla sua schiena, aggrappandosi al contempo più forte che poteva, per evitare di essere sballottata via.
Hel tornò all’attacco, facendo marcire anche il pavimento sterrato sul lato sinistro, mettendo così seriamente a rischio l’equilibrio della sua sorella impazzita; tanto che ben presto la bestia fù costretta ad appoggiarsi al suolo, anche a causa del dolore alla zampa.
Gerardo si ritrasformò in umano, per poter risparmiare energia, mentre dalla sua spalla il sangue rosso e vischioso non accennava a fermarsi. A quel punto tirò fuori dalla fodera interna della giacca una lunga corda, ne lanciò un capo alla sorella che la maledisse con un veloce incantesimo, mentre lui passava l’altro capo alla valchiria.
Brigitta lo prese al volo e senza più esitare, lo passò attorno al collo della creatura, per poi calarsi a terra e correre fra le sue gambe in modo da legarle insieme, una volta fatto ciò rispedì il capo della corda a Miðgarðsormr, esso evocò ancora una volta la sua poderosa forza, incurante del lancinante dolore alla spalla, riuscendo a legare Fenrir e abbattendola al suolo.
Senza aspettare un istante Hel si gettò verso la sorella, per costringerla a riprendere fattezze umane, in modo fosse più facilmente contenibile e trasportabile.
Il muso allungato ed il pelo folto lasciarono posto ai lineamenti morbidi e i capelli scompigliati di Tiziana, i suoi occhi erano pieni d’ira e la sua bocca ancora contratta in un ringhio rabbioso.
Brigitta si avvicinò titubante a lei, sentiva le ginocchia tornare a tremarle ed il sudore freddo riprendere a bagnarle la fronte insieme al sangue che, proprio a causa delle ferite causatole da colei per cui stava continuando a lottare, le colava lungo la fronte, rigando il viso sporco di terra ed incorniciando gli occhi a cui era giusto rimasta l’ultima e flebile luce di speranza.
Una volta arrivata di fronte a lei la valchiria sospirò, allungando la mano ed accarezzando il viso alla sua ragazza, spostandole con gentilezza i ciuffetti ribelli dalle guance: il suo tocco era morbido, tenero e dolce, ma nonostante questo la sua mano ricevette in risposta un poderoso morso che la ferì ulteriormente; scansò la mano con rapidità, osservando per qualche secondo il sangue che lento fuoriusciva, per poi premersi la mano in petto, rimanendo in silenzio, non un solo lamento fuoriuscì dalle sue labbra.
Hel si avvicinò, non ruppe il silenzio, incrinato solo dai grugniti di Tiziana mentre scalciava e si dibatteva per liberarsi. Prese del polline dalla tasca e lo soffiò con delicatezza sul viso della sorella, questa cadde addormentata quasi immediatamente, lasciando che l’assenza di suono diventasse assoluta.
-Non durerà molto, è pur sempre un lupo leggendario, ma dovrebbe tenerla a bada quanto basta- Parlò, rivolgendosi direttamente alla guerriera al suo fianco.
Nel frattempo Gerardo si era fasciato la spalla strappandosi un lembo della maglia, sperando che la fasciatura reggesse fino alla fine della loro missione, lui ed Hel lasciarono che fosse Brigitta a caricarsi Tiziana sulle spalle, notando chiaramente quanto in quel momento fosse importante per lei quel contatto, seppur fosse dato nel modo peggiore.
-Brigitta!- Un eco risuonò alle loro spalle prima che potessero continuare sul loro cammino, si voltarono, vedendo Pan che correva verso di loro.
-Siamo riusciti a sconfiggerne la maggior parte, così ho deciso di raggiungerti, sai è anche della mia ragazza che si sta parlando- La robot li raggiunse e forse per la prima volta la sua espressione era davvero seria.
Brigitta annuì, mentre iniziava a camminare velocemente nella direzione da cui era arrivata Tiziana, sperando di trovare almeno qualche indizio su dove potesse trovarsi Loki.
Dal canto suo il Dio del caos aveva tranquillamente assistito a tutto il combattimento senza battere ciglio, aveva previsto l’eventualità che sua figlia venisse sconfitta, quindi era preparato all’evenienza di una battaglia contro quei bamboccioni di Asgard.
Si alzò dal proprio trono, iniziando a riscaldarsi per affrontarli al meglio, voleva sentire le loro grida, le loro suppliche e tutte quelle cose che facevano tanto divertire i malvagi come lui.
Quel corpo gli era ancora nuovo, ma non poteva dire di essere deluso dal fisico tonico e giovanile, aveva proprio fatto bene ad illudere quella valchiria secoli prima, ora aveva ottenuto la forza di una di quelle leggendarie guerriere, cosa non da poco.
Stanco di aspettare, il dio dell’inganno decise d’indicargli la strada, dopotutto aveva reso più intricato il percorso da quando i suoi stupidi figli lo avevano tradito, come se questo potesse fermare il Ragnarock.
I quattro videro tutte le strade attorno a loro chiudersi, a parte una che rimase perfettamente illuminata, come a segnalare palesemente la strada che dovevano seguire per giungere fino al loro obiettivo, come così era dopotutto.
Continuarono a camminare con cautela, guardandosi le spalle a vicenda, erano sicuri fosse una trappola.
-I giovani d’oggi sono proprio dei malfidati, ed io che volevo solo aiutarli- Sbuffò Loki fingendo indignazione.
Brigitta guidò il gruppetto, fin quando non giunsero in un’enorme stanza ricoperta di cristalli iridescenti, dove al centro, in piedi su quello più grande di tutti, vi era un Loki fiero e sorridente.
-Finalmente siete arrivati, cavolo temevo di dover far comparire anche dei cartelli per guidarvi, sembravate così spaesati che quasi mi facevate pena, beh quasi- Il dio scese dal cristallo con un elegante balzo, atterrando senza una sbavatura e finendo con un elegante movimento della folta chioma.
Tutti all’ora si misero in guardia, aspettandosi di venir attaccati da un momento all’altro.
Brigitta fece scendere Tiziana con cautela, adagiandola in un angolo della stanza, tenendo sempre il suo sguardo fisso su Loki, aspettandosi in un qualunque momento una sua mossa.
-Oh andiamo siate un po’ più rilassati, da creatura mitologica a creature mitologiche… e robot immagino, comunque avanti, sto solo cercando di distruggere il mondo non c’è bisogno di essere così tanto tesi- Disse Loki facendo spallucce.
-Perché vorresti il Ragnarock? Anche tu morirai- Esordì Brigitta, avvicinandosi a lui di un passo.
-Ma non è ovvio? Per uccidere tutte quelle stupide divinità di Asgard, insomma prima mi uccidono i miei figli buoni, poi mi separano da quelli che sono qui in questa stanza, li maledicono, li spediscono in un altro mondo, l’imprigionano per sempre e non contenti osano dire che i miei modi di risolvere le cose sono un po’ troppo “drastici”. Uno dopo qualche millennio si stanca pure, sono il dio dell’inganno non della pazienza infinita!- Fece una mezza sclerata la divinità, esternando tutte le sue disavventure.
-Ma non ha senso, così coinvolgerai anche i tuoi stessi figli!- Ribattè la valchiria piuttosto confusa.
-Oh eccola, un’altra buonista, moralista di sto Yggdrasill, tesoro è ovvio il perché basta pensarci, ho tutta Asgard contro, per sconfiggere anche le divinità più potenti ho bisogno di un evento così distruttivo da eliminare qualsiasi cosa, chi se ne importa se nel farlo dovrò anche uccidere la mia prole, se lo dovevano aspettare, dopotutto sono io il padre.- Loki sembrava piuttosto irritato dalla domanda.
-Ora basta parlare, se hai intenzione di farmi rivelare il mio geniale piano per far fare bum al mondo mi dispiace, sono cattivo, non imbecille ed ora direi che possiamo iniziare- Finì il dio, sorridendo maliziosamente.
Il dio non si fece pregare, iniziando immediatamente a lanciare contro di loro innumerevoli palle infuocate, mentre sotto i loro piedi la terra iniziò pericolosamente a tremare.
Brigitta saltò da una zolla all’altra, cercando in tutti i modi di non farsi bruciare ed al contempo di avanzare contro il nemico.
Loki sembrava sempre più divertito da quella danza macabra, tanto che saltellava da un angolo all’altro della stanza per rendere più difficile raggiungerlo da parte della giovane valchiria.
Oltre a lei però, anche Hel, Gerardo e Pan si stavano velocemente avvicinando, facendolo sbuffare annoiato, lui voleva vedere i loro corpi erosi dalle fiamme, se non soffrivano il gusto di farli saltare come degli idioti svaniva.
Così la divinità del caos evocò i titani del fuoco che, con i loro enormi corpi roventi, sbucarono dal pavimento, rendendo quasi impossibile poter rimanere in piedi.
-Un piccolo regalo per i tuoi amichetti Brigitta cara- Ridacchiò maliziosamente Loki, mentre indirizzava le creature contro quelli che lo avevano tradito.
La valchiria si distrasse un secondo rivolgendo lo sguardo verso i suoi compagni, commettendo un grave errore. Il dio ne approfittò immediatamente, afferrandola in viso e sbattendola violentemente a terra, tanto che i suoi capelli si macchiarono ben presto di sangue, che si andò ad aggiungere a quello causato dallo scontro precedente.
Brigitta rispose prontamente calciando via la divinità con entrambe le mani, facendola sbalzare a qualche metro di distanza.
Eppure, al contrario della guerriera, Loki presentava a malapena qualche graffietto ed i capelli erano ancora in perfetto ordine nonostante il mondo stesse letteralmente finendo.
Gerardo, Hel e Pan intanto combattevano strenuamente contro i giganti, nonostante il solo contatto con loro li ustionasse in maniera irreparabile.
Hel evocò tutti i non morti che il padre non le aveva sottratto e li mandò contro di loro, permettendo al gruppo di possedere un ottimo metodo per distrare quei colossi, grandi vero, ma non molto intelligenti.
Questo diede tempo a Pan di elaborare una strategia, non le ci volle molto, in quanto la soluzione era molto più semplice di quanto si potesse pensare.
-Ehi, voi due, fratelli maledetti, non è che avreste qualcosa per togliere l’ossigeno a questi bestioni? Sapete, per spegnerli- Domandò rivolgendosi nella direzione dei due.
Gerardo allora si trasformò ancora una volta nella sua forma da serpente, iniziando a sputare veleno contro i titani; il liquido contro la loro pelle si asciugava, formando una sottile patina a circondarli.
Il rettile continuò, fin quando non esaurì la sua scorta di veleno fino all’ultima goccia.
I giganti si dimenavano sotto la patina sempre più spessa, mentre l’ossigeno diminuiva sempre di più e le loro fiamme poco a poco si spegnevano, fino a che di loro non rimase che cenere.
Loki guardò deluso la sconfitta dei propri sgerri, evitando distrattamente il tentativo di Brigitta di colpirlo con la sua enorme ascia.
-Nemmeno più dei titani del fuoco ti puoi fidare, mi sa che ci devo pensare io- Commentò annoiato.
Così il dio con uno scatto quasi fulmineo si presentò davanti ai suoi figli ed il robot, mentre Gerardo riprendeva forma umana.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo d’intesa, sapevano bene cosa dovevano fare ora che loro padre era proprio lì, di fronte a loro.
-Guarda un po’ te chi è tornato da papà, quando si parla di figli disgraziati, addirittura con i pezzi di metallo ora vi alleate pur di assecondare la vostra ribellione adolescenziale? Davvero non so se ridere o piangere- Li provocò Loki, fregandosene del dettaglio che condividessero lo stesso sangue.
-Beh se preferiamo un pezzo di metallo a te forse sei tu quello che si deve fare un paio di domande paparino- Rispose senza farsi intimorire Hel, guardando il genitore dritto negli occhi, destando ammirazione da parte di tutta la combriccola.
-Ma guarda un po’ te, tu fai il bravo padre assente, gli insegni ad odiare il mondo ed ecco loro come ti ringraziano, io non li capisco proprio i giovani d’oggi- Loki non era particolarmente sconvolto, non era mai stato troppo affezionato a loro nonostante li avesse partoriti lui.
-L’unica cosa che sei riuscito ad insegnarci è essere cechi- Ribattè a sua volta Gerardo, preparandosi silenziosamente a creare la barriera insieme alla sorella.
-Allora almeno in parte ho avuto success…- Loki s’interruppe, per afferrare al volo il bastone dell’ascia tenuta in mano di Brigitta, che aveva approfittato delle chiacchere familiari per scagliarsi dall’alto in un poderoso colpo, purtroppo inutilmente.
Pan allora si gettò a sua volta, caricando un calcio volante con tutta la forza che i suoi pistoni erano in grado di offrire, ma anche lei venne fermata dalla mano di Loki, la sua caviglia venne saldamente afferrata e sembrava impossibile liberarsi.
Gerardo scagliò allora il corpo ancora legato di Tiziana nelle vicinanze dello scontro, per poi, in pochi secondi, erigere la barriera attorno ai tre combattenti.
Il dio del caos lasciò allora andare le due ragazze, per poi tentare di scagliare un incantesimo, ma a quanto pare i suoi pargoletti gli avevano impedito di farlo; non lo ritenne però un problema però così grave, infatti aveva ancora l’arma di Clarissa da poter utilizzare.
Loki sfoderò l’enorme palla da demolizione della valchiria, iniziando a farla roteare in aria senza alcuno sforzo.
Ancora una volta Pan e Brigitta gli si scagliarono contro, dovevano metterlo fuori combattimento se volevano mettere in atto il loro piano.
Così continuarono a gettarsi contro di lui, venendo però sempre respinte, la palla da demolizione volava inesorabile, arrivando fino a disintegrare il braccio destro di Pan in un inutile tentativo di fermare la sua distruzione.
L’olio iniziò a sgorgare con prepotenza, ma la robot non si fece intimorire, rimanendo saldamente in piedi con il viso sporco di terra.
-Guarda un po’ che giocattolo interessante che mi hanno donato gli alieni, se non fossero tutti morti a quest’ora li avrei ringraziati- Con un ghigno in volto Loki si avvicinava inesorabile verso Pan che, non riuscendo ormai quasi più a muoversi, era costretta a vedere la sua fine che sia avvicinava, nel corpo della persona che più amava.
Brigitta tentò un ulteriore attacco disperato, riuscendo però ad ottenere come risultato soltanto di essere bloccata un’altra volta e scagliata a terra.
La valchiria tentò di rialzarsi, più volte, ma ad ogno spasmo del suo corpo corrispondeva un dolore acuto ad ogni fibra appartenente ai suoi muscoli; il sangue le oscurava la vista, entrandole negli occhi e bruciandole tremendamente.
Provò ad utilizzare la propria arma come sostegno, ma il massimo che riuscì ad ottenere fù il ritrovarsi in ginocchio, potendo solo guardare quello che stava accadendo, senza poter contrastare l’ennesima morte della sua compagna.
Loki si prese tutto il tempo per arrivare da Pan, come se godesse nel vedere l’attesa della morte negli occhi delle sue vittime. Una volta a pochi passi dalla ragazza robot, il dio fece roteare in aria la palla da demolizione che aveva in mano, pronto in qualsiasi momento a schiacciare l’insetto davanti a lui.
Pan riuscì unicamente a rimanere immobile, i sensori impazziti l’avvisavano in continuazione di tutte le varie anomalie e perdite che andavano ad accumularsi, i suoi sistemi che si disattivavano uno dopo l’altro, stava davvero lentamente diventando un “pezzo di metallo” come l’aveva chiamata Loki. Cadde in ginocchio, fredda, immobile, se nessuno avesse saputo che dentro la sua testa vi era un software , un’intelligenza in grado di comprendere e volere probabilmente molti l’avrebbero presa solo come una statua particolarmente dettagliata.
Non poteva muoversi, solo osservare il suo fallimento nel proteggere Clarissa, il suo ennesimo fallimento.
Loki lanciò con decisione la palla da demolizione contro la sua vittima, con un sorriso compiaciuto sul volto, sorriso che scomparve quando si rese conto che il suo colpo non era andato a segno.
A frapporsi fra lui e Pan vi era Tiziana, decisa, una mano tesa in alto a fermare la pesante arma del padre, lo sguardo era determinato, rivolto direttamente al genitore.
Afferrò con entrambe le mani la catena della palla, imprimendo una forza tale che questa volta fù Loki a volteggiare in aria, per poi essere scaraventato con violenza a terra, un rivolo di sangue finalmente macchiò la sua pelle candida.
Tiziana allora aprofittò del tramortimento del padre per correre da Brigitta, ancora a terra sostenuta dalla sua ascia.
Si abbassò, facendo avvicinare i loro visi fino a che non mancarono pochi millimetri alle loro labbra, ma all’ultimo distolse lo sguardo e spostò la testa quanto bastava per darle un semplice abbraccio.
La valchiria poteva sentire chiaramente i singhiozzi della ragazza contro il suo orecchio, le lacrime che bruciavano contro le ferite e pulivano via il sangue.
-Io… Mi dispiace Brigitta io… non volevo lo giuro… ti prego non odiarmi, volevo solo, volevo solo proteggerti, anche se sapevo che era impossibile… io… io… vorrei poterti dire ti amo, ma non sento di averne il diritto- Parlò confusamente Tiziana, approfittando di quell’attimo di tregua da parte dell’odio che scorreva nelle sue vene.
Dal canto suo la valchiria non sapeva che dire, troppe emozioni si stavano accavallando l’una sull’altra dentro di lei, troppe parole litigavano per uscire fuori dalla sua bocca.
Prese il viso di Tiziana tra le sue mani, macchiandolo di terra, baciandola teneramente, rispondendo in un solo gesto a tutte le preoccupazioni che aleggiavano prepotenti nella mente della licantropa.
-Ti amo- Sussurrò sofferente Brigitta con gli occhi lucidi.
-Che schifo, ma ti pare il caso di limonare mia figlia così in mia presenza Brigitta? Se prima avessi avuto anche solo un briciolo di volontà di risparmiarvi beh, ora mi hai convinto a trucidarti male- Detto ciò Loki scagliò un ulteriore attacco alle due ragazze, caricando la palla da demolizione con tutta la forza che possedeva.
Tiziana afferrò Brigitta saldamente, scattando appena in tempo per riuscire a schivare il colpo del padre.
-In cosa consiste il piano?- Chiese sussurrando alla valchiria.
-Trasferire l’oscurità da te a Loki- Rispose riassumendo Brigitta.
Lo sguardo di Tiziana si spostò dalla ragazza che teneva in braccio alla spada legata sulla sua schiena.
-Excalibur..- Commentò, collegando i pochi punti a sua disposizione.
Loki non si tratteneva dal tentare di colpirle in qualsiasi modo, ma Tiziana era troppo agile per lasciare che la palla le anche solo sfiorasse.
La licantropa approfittò di un momento di stanchezza del padre per fermarsi, appoggiando la propria fronte contro quella di Brigitta.
-La barriera blocca la bestia che è in me, ma durerà ancora per poco- Iniziò Tiziana, sorridendo, cercando di risultare il più rassicurante possibile.
-Bloccherò mio padre, quindi ti prego, poni fine a tutto questo prima che torni di nuovo a farti del male- Dal suo tono e dal suo sguardo era palese che pensasse che tutto quello sarebbe potuto finire solo con la sua morte e quella del padre.
-Tu non morirai- Ribattè convinta Brigitta.
-Vorrei poter riuscire a crederlo anche io… voglio solo che tutto questo finisca Brigitta, non m’importa come, preferirei morire che essere di nuovo quella bestia- Il sorriso sulle labbra di Tiziana era ormai tremante, mentre i suoi occhi erano incrociati con quelli della valchiria.
-Tiziana…- La valchiria non sapeva come rispondere, cosa sarebbe stato abbastanza bello da poter rassicurare la ragazza che aveva di fronte?
-Io ti amo Brigitta, grazie per tutto quello che hai fatto e che farai ora- Tiziana si rialzò, correndo di scatto contro il padre, senza dare il tempo a Brigitta di rispondere, fuggendo dal dolore che la stava distraendo da quello che era giusto fare.
Così padre e figlia iniziarono a combattere strenuamente, Tiziana lanciava artigliate mentre Loki si parava con la spessa catena, venendo occasionalmente graffiato.
Per quante volte venisse buttata a terra Tiziana si rialzava sempre, ingaggiando il padre con sempre maggiore furia.
Brigitta guardava tutto da qualche metro di distanza, cercando in tutti i modi di alzarsi, fin quando non riuscì a reggere il suo corpo sanguinante sulle proprie gambe.
Sguainò Excalibur, guardando il proprio riflesso nella lama, presto tutto quello sarebbe finito e Tiziana sarebbe tornata con lei, viva.
La licantropa continuava ad attaccare, non lasciando spazio al padre se non per pochi contrattacchi, la situazione sembrava in stallo, fin quando Loki non commise un insignificante errore, lasciò una piccola apertura mentre parava l’ennesimo colpo della figlia, fù abbastanza perché Tiziana lo bloccasse da dietro, stringendogli i polsi dietro la schiena.
-Brigitta!- Urlò Tiziana, implorando la valchiria di agire, sentiva l’odio dentro di se ritornare a ribollire, quel momento di lucidità stava per finire.
Brigitta si diresse più velocemente che potè dai due, zoppicava e sentiva le gambe traballanti, come se avessero potuto cedere da un momento all’altro, nonostante questo però, arrivò alle spalle di Tiziana con Excalibur in mano, eppure proprio quando la lama stava per attraversare la carne, l’esitazione fermò la sua mano, impedendole di spingersi oltre.
Nel frattempo Tiziana iniziò a tremare, teneva stretto il padre, ma nello stesso momento lottava strenuamente di reprimere tutta l’energia negativa che chiedeva insistentemente di uscire, la sentiva scorrere nelle sue vene, correrle sulla pelle ed iniziare a dominarle ogni singola fibra muscolare, lasciando sempre meno di lei.
Stava venendo divorata dall’interno, ma non era la sua carne ad essere consumata, era letteralmente quello che era ad essere piano piano inglobato in qualcosa che avrebbe preso il suo posto nel modo più negativo possibile.
-Brigitta ti prego… non voglio morire come un mostro, voglio morire come sono ora, ti prego, fa male, aiutami- La voce della ragazza era rotta ed iniziava a distorcersi in un ringhio che la valchiria ormai si era abituata a sentire.
Brigitta a quel punto non ce la fece più, impugnò saldamente l’elsa della spada, trafiggendo al ventre dapprima Tiziana poi, grazie alla lama che scivolava alla perfezione dentro la carne e tra le ossa, Loki.
La valchiria tolse l’arma dai corpi dei due con decisione, mentre il sangue, che già macchiava la lama per tutta la sua lunghezza, le schizzava addosso, mescolandosi a quello delle sue ferite ancora aperte.
Padre e figlia caddero a terra, insieme ad un’ormai esausta Brigitta, che ancora una volta si ritrovò in ginocchio, sperando con tutte le poche forze che le erano rimaste che il piano di Clarissa avesse funzionato.
La valchiria prese Tiziana fra le sue braccia, il sangue non accennava a rallentare la sua uscita e se in un primo momento esso era scuro e viscoso, poco a poco il colore mutò, diventando di un intenso rosso scarlatto.
Così come i suoi capelli, da neri che erano diventati a causa della maledizione, tornarono di quel grigio argentato con cui Brigitta l’aveva conosciuta.
Tiziana tremava tra le braccia della valchiria, aveva freddo, respirava a fatica a causa di un rivolo di sangue che le fuoriusciva dalle labbra, ci vedeva appena, così andò a tentoni, cercando la mano di Brigitta.
La valchiria incrociò le sue dita con quelle della licantropa, mentre con la mano libera tentava di tamponare la ferita che lei stessa le aveva causato.
-Grazie Brigitta… io… - Provò a parlare, nonostante ogni parola che uscisse dalla sua bocca costituisse una fatica immane.
-Non affaticarti, adesso chiuderemo questa ferita e tutto tornerà apposto, dannazione perché il sangue non vuole smettere di uscire?!- Brigitta era agitata, aveva fatto tutto quello che era stato pianificato, allora perché la pozza di sangue sotto di loro non faceva che allargarsi? Perché Tiziana diventava sempre più pallida? Perché sembrava che stesse morendo?
-Brigitta… non immagini cosa abbia significato per me incontrarti… per una volta ho pensato davvero che avrei potuto vivere felice…- La sua voce perdeva sempre più d’intensità, diventando sempre più flebile ad ogni parola che pronunciava.
-Ti prego non dire queste cose, io… io… non voglio dirti addio… io… io ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti prego non lasciarmi, ti prego…- Ormai la voce usciva dalle labbra di Brigitta strozzata, implorante.
La valchiria si piegò sul corpo della compagna, stringendola a se, mentre le lacrime le rigavano il volto e lei continuava ad implorare inutilmente Tiziana di rimanere insieme a lei, come se essa potesse scegliere contro la morte ormai prossima.
Poco distante da loro un’ombra s’innalzò dal corpo di Clarissa, era enorme e le sovrastava dall’alto, era Loki, o almeno il suo spirito, cacciato momentaneamente fuori dal corpo della ragazza.
-Pff, non sei nemmeno riuscita a beccare decentemente il mio nucleo, col risultato che non solo hai ucciso la ragazza che tanto amavi, ma mi hai anche reso più potente e tu saresti dovuta essere l’eroina che salva il mondo? Non sai neanche salvare te stessa- Loki era divertito da tutto l’accaduto, anche se era fuori dal corpo di quella ragazzina l’odio che aveva assorbito da sua figlia lo rendeva immensamente più forte di prima, così si preparò a sferrare un ultimo poderoso attacco alla sua nemica, per mettere finalmente fine alla questione.
-Beh, addio- Disse soddisfatto della propria vittoria.
-Hai detto bene, addio- Questa volta a parlare fù Clarissa, era in piedi, i capelli di nuovo biondi, aveva raccolto Excalibur dal suolo e l’aveva lanciata con precisione nel petto del Dio, che senza nemmeno il tempo di realizzare di essere stato sconfitto si dissolse, lasciando solo una sfera nera e compatta al suo posto.
Clarissa si avvicinò alla sfera, prendendola in mano, era grande più o meno quanto un pallone da basket, poi si avvicinò ai limiti della barriera.
-Potete abbatterla, qui è tutto sotto controllo- Parlò tranquilla rivolta ad Hel e Gerardo.
La barriera si dissolse, i due fratelli erano esausti, mantenerla per tutto quel tempo, considerando quanto fosse potente l’entità che stavano racchiudendo era stato uno sforzo immane.
Oltre a loro oltre la barriera c’erano anche tutti gli altri membri del gruppo, erano riusciti a raggiungerli dopo aver sconfitto tutti i non morti.
Erano visibilmente esausti e provati, si tenevano su a vicenda, graffi e ferite gli ricoprivano il corpo, ma questo non impedì a Gennaro di correre incontro alla figlia ed abbracciarla mentre grosse lacrime gli inondavano il viso.
L’uomo strinse dolcemente la figlia, mentre i singhiozzi lo facevano tremare, senza riuscire a dire nulla.
-Mi sei mancato anche te papà…-Clarissa ricambiò l’abbraccio, stando attenta a non far toccare la sfera nera con il padre.
-Scusami, ma ho l’odio del mondo in mano e non vorrei contaminarti- Sdrammatizzò, allontanandosi dal genitore.
Clarissa allora fece dissolvere la sfera, ristabilendo l’equilibrio che si era perduto.
-Puoi riparare velocemente Pan? Almeno per parlare, ho da dirle una cosa molto importante- Domandò poi, rivolgendosi direttamente a Camazotz.
-Certo, ma non dovresti prima pensare alla tua ferita?- Chiese a sua volta l’interpellata.
-Oh si giusto- Clarissa passò una mano sopra lo squarcio che aveva nel ventre e questo semplicemente si richiuse, destando lo stupore di tutti i presenti.
Dopo di ciò la regina del mondo si diresse zoppicante verso la carcassa della robot, ancora a terra, era accesa, ma a quanto pare ogni collegamento tra software e hardware era stato danneggiato, rendendo impossibile la comunicazione o qualsiasi azione; non poteva fare molto, ma poteva almeno fare in modo che Pan riprendesse a parlare.
Clarissa intanto si diresse verso Brigitta e Tiziana, insieme a loro ora vi erano anche Hel e Gerardo, in lacrime nel vedere la sorella che respirava sempre più debolmente. Una volta da loro si chinò sul corpo della licantropa, notando il sorriso che teneva sul volto nonostante il suo cuore stesse rallentando.
Brigitta guardò implorante Clarissa, cercando delle risposte, un modo per impedire che gli occhi di Tiziana si chiudessero per sempre.
Dal canto suo la licantropa vedeva solo i visi sfocati delle persone attorno a lei e la cosa che più le dispiaceva nella morte era la certezza che essa non avrebbe fatto soffrire maggiormente lei, ma quelle persone a cui così tanto teneva.
Clarissa sfiorò la fronte della ragazza esanime, percorrendo con la punta delle dita tutto il suo corpo, sotto il suo tocco le ferite si chiudevano, il sangue si coagulava e la pelle riprendeva colore, una volta finito era visibilmente affaticata da tutta l’energia che aveva investito per curarla, ma sorrideva.
-Ora deve solo riposare- Si limitò a dire, qualsiasi altra parola sarebbe stata di troppo.
-Grazie- Rispose Brigitta, abbracciando di slancio l’altra valchiria.
-Grazie davvero- Ripetè, mentre Clarissa ricambiava la stretta.
-Grazie a te- Rispose a sua volta, staccandosi da Brigitta.
-Perdonami Brigitta, ti ho mentito, ma temevo che se ti avessi detto tutto non avresti accettato il piano- Iniziò la giovane distogliendo lo sguardo.
-Non importa, in fondo ora Tiziana è guarita grazie a te- Brigitta si strofinò gli occhi, tentando di asciugarsi le lacrime.
Clarissa si morse il labbro, sul suo viso comparve improvvisamente una profonda tristezza.
-Non è su quello che ti ho mentito- La sua voce era malinconica, non lasciò il tempo di chiedere spiegazioni, alzandosi ed allontanandosi.
Si diresse da Camazotz, stava armeggiando con i circuiti di Pan, vedendo quella scena si strinse il cuore alla giovane valchiria, dopotutto la robot si era ridotta in quello stato per lei.
-Può sentire?- Domandò alla regina del mondo.
-Si, ho fatto anche in modo che riuscisse a parlare, fortunatamente i collegamenti con la testa erano i meno danneggiati, così almeno non dovrai parlare contro un muro- Rispose alzandosi la capostipite dei vampiri, per poi tornare verso il gruppetto con cui era arrivata.
-Ciao Pan…- Iniziò Clarissa, sedendosi davanti alla robot e appoggiando la fronte contro la sua la sua voce era malinconica, pensando a quello che stava per dire.
-Clarissa…- Rispose Pan con fatica.
La valchiria prese le mani dell’altra fra le sue, sorridendo tristemente.
-Mi dispiace, vorrei tanto che tutto questo non fosse mai successo- Clarissa guardò in basso, sentendosi in colpa nel vedere l’olio che fuoriusciva dal corpo di Pan.
-Ehi abbiamo salvato il mondo, essere un po’ ammaccati ci sta- Commentò cercando di alleggerire la tensione la robot.
-Mi sa che tu sei giusto un po’ più che ammaccata- La seguì la valchiria, forzando un altro po’ il sorriso sulle sue labbra.
-Quando torneremo a casa dimenticheremo tutta questa storia e- Clarissa interruppe Pan appoggiando delicatamente due dita sulle sue labbra.
-No, io non tornerò con voi, non posso…- Il sorriso scomparve dal volto della valchiria, lasciando confusa la robot.
-Che stai dicendo? Abbiamo sconfitto Loki, il mondo è salvo, perché mai non potresti tornare?- Pan stava diventando sempre più nervosa, non voleva credere a quello che le stava dicendo Clarissa stessa.
-E’ vero, lo abbiamo sconfitto, ma la sua anima è semplicemente finita nel regno di Hel, non è svanita, così come il collegamento che lo unisce a me, finchè sono in vita ci sarà sempre una possibilità che ritorni, mi dispiace Pan ma questo è… questo è… un addio- La voce di Clarissa venne rotta dalle lacrime che, seppur la ragazza avesse tentato in tutti i modi di trattenerle.
-No, no, no, ci dev’essere un modo, una scappatoia che ti permetta di rimanere qui, di restare con noi, con me- Pan era incredula, tutti i suoi circuiti lavoravano nel disperato tentativo di trovare una soluzione, inutilmente.
-L’unico modo per assicurarci che Loki non torni è quello di purificare la mia anima in modo da eliminare qualsiasi connessione con lui, ma l’unico modo per farlo è portarla nel Valhalla, devo morire Pan, è l’unico modo per salvare davvero il mondo- Clarissa cercava inutilmente di asciugarsi le lacrime, ma queste continuavano ad uscire prepotenti senza darle tregua.
-Pensi che voglia morire? Lasciare qui mio padre, la mia famiglia, te? Ho sedici anni cazzo, vorrei vivere, vorrei fare tutte quelle cose che i ragazzi fanno, ballare, uscire, fare qualche cazzata di cui pentirmi, sentirmi viva con un tuffo in piscina… Vorrei un futuro, ma qui non si tratta di me o di te, si tratta di me o del mondo. Se dovessi sopravvivere potrei avere tutto questo, ma tempo pochi anni che Loki tornerebbe e noi non avremmo più nessun modo di fermarlo perché saprebbe già le nostre possibili strategie… io non voglio morire Pan, ma devo farlo- Clarissa si sfogò, liberando tutto quello che provava, la frustrazione nella consapevolezza di non essere la padrona del proprio destino.
-Clarissa…- Pan non sapeva che dire, cosa in fondo avrebbe potuto consolare qualcuno di fronte ad una morte inevitabile?
-Avrei davvero voluto condividere con te i balli, le uscite, le cazzate, i tuffi in piscina, davvero avrei voluto, ma posso anche dirti che quello che abbiamo condiviso anche se troppo poco aleggia nella mia memoria interna come i ricordi più piacevoli che abbia. Sono solo un inutile androide ubriacona, mi chiedo ancora come abbia fatto a piacerti, quando tu a confronto sei così splendente, unica, anche se a volte un po’ troppo testona, ti amo Clarissa e sta certa che Valhalla o no, il mio software salverà tutte queste sensazioni talmente in profondità che nulla potrà eliminarle- Alla fine Pan disse semplicemente tutto quello che le passava per la testa, quella era l’ultima volta che si vedevano, voleva dirle tutto quello che sinceramente pensava, senza farsi problemi, nonostante anche dai suoi occhi di metallo avessero iniziato ad uscire lacrime amare.
-Ti amo anche io, anche se sei un’inutile robot ubriacona, perché sei la mia inutile robot ubriacona, quella che non si arrende anche se sono una stupida ottusa- Clarissa strinse con forza fra le sue braccia l’androide.
-Ora vai a salutare anche gli altri, non penso tuo padre apprezzi molto il mio monopolio su di te in una situazione come questa- Sorrise tra le lacrime Pan.
Clarissa annuì, per poi dirigersi ancora una volta verso il padre.
-Così questo è un addio eh?- Commentò malinconico Gennaro.
-Papà…- Clarissa lasciò la frase in sospeso.
-Salutami la mamma quando la vedi e raccontale di quanto sei stata forte e coraggiosa e reso fiero il tuo papà- La voce di Gennaro tremava, lasciando trasparire la tristezza del momento.
-Ti voglio bene papà- Clarissa si gettò fra le sue braccia, donandogli un altro e più caloroso abbraccio.
Dopo di lui la ragazza si rivolse a Rosalinda.
-Mio padre è davvero un idiota, ma spero che vorrai continuare a badarlo per me-
-Se non avessi voluto farlo non avrei l’anello al dito a quest’ora- Rispose sorridente la donna.
Clarissa abbracciò timidamente Rosalinda, dando sfogo ad un pensiero che non aveva mai avuto il coraggio di esternare.
-Mi sarebbe piaciuto diventare anche tua figlia- Disse affondando il volto nella spalla della donna.
-Oh tesoro, ma lo sei già- Rispose con gli occhi lucidi Rosalinda.
Dopo qualche attimo circondata da quel calore che non aveva mai conosciuto, seppur lo desiderasse, Clarissa si stacco, allontanandosi nella direzione di Brigitta.
-Le valchirie sono coloro che trasportano le anime dei guerrieri nel Valhalla, Brigitta vorei fossi tu a portare la mia-
Brigitta annuì in silenzio, alzandosi insieme a Tiziana.
-Però io non so dove sia il Valhalla, né come arrivarci- Rispose, sconsolata per non poter esaudire quell’ultimo desiderio di Clarissa.
-Io lo so- S’intromise Tiziana.
-Posso portarti io nella mia forma da lupo- Propose a Brigitta.
-A te sta bene?- Domandò poi Brigitta a Clarissa.
-Certo- Rispose la giovane valchiria prendendo in mano Excalibur.
Avvicinò la lama al collo, ma prima di fare l’estremo gesto si concesse di correre velocemente da Pan e baciarla un’ultima volta, senza parlare, senza che troppe parole facessero scoppiare in lacrime entrambe.
Così Clarissa afferrò saldamente la spada e si tagliò la cola con decisione, mentre il suo ultimo sorriso piegava le sue labbra.
In quel momento le lacrime trattenute uscirono come fiumi, mentre un coro di singhiozzi riempiva la stanza.
L’anima di Clarissa si separò dal corpo morto e, dopo aver salutato con un gesto della mano tutti i presenti, salì in groppa a Tiziana insieme a Brigitta, un portale luminoso si aprì davanti a loro, vi saltarono dentro iniziando il loro viaggio verso il Valhalla.
Proprio nel momento della chiusura del portale a Bruno venne l’illuminazione e corse verso Pan.
-Pan tu sei un robot vero?!- Esclamò deciso.
-Wow Bruno, che scoperta eccezionale- Ribattè la robot incredula.
-Quindi tecnicamente non hai un’anima-Continuò il ragazzo.
-Ehi! Dovrei sentirmi offesa? Comunque no, non ce l’ho, i miei sensori non hanno mai misurato nulla di simile- Ripose lei sempre più confusa ed offesa.
-Quindi non sei considerabile né viva né morta… questa è la chiave, dovresti essere in grado di entrare nel Valhalla senza problemi a differenza sai, dei vivi- Spiegò la sua idea il ragazzo, entusiasta.
-Ti sputerei in un occhio se solo non mi avessi detto che posso andare a trovare la mia ragazza- Commentò ridendo Pan.
-Almeno qualcuno sarà con lei…- Disse Gennaro, non avrebbe mai più rivisto sua figlia, ma almeno non l’avrebbe lasciata sola.
Questo portò un po’ più di allegria a tutti, seppur solo Pan avrebbe avuto il privilegio di poter andare a vedere Clarissa.
 
Brigitta era arrivata alle porte del Valhalla, Clarissa sedeva dietro di lei e Tiziana si era ritrasformata in umana.
L’entrata era imponente, tanto che si faceva fatica a vedere la fine, le pore erano decorate finemente in oro ed argento, mentre una luce circondava tutto quel regno, senza però essere accecante.
Le porte si aprirono, dietro di esse vi era una donna, alta, lunghi capelli biondi ed occhi azzurri, portava sulla testa un elmetto alato ed era vestita in armatura leggera, somigliava incredibilmente a Clarissa.
-Sono così triste di vederti qui, nonostante sognassi d’incontrarti tutte le notti- Il tono della donna era malinconico, mentre guardava il gruppetto.
Clarissa si avvicinò di qualche passo, incredula.
-Mamma?- Domandò con le lacrime agli occhi.
La donna si limitò ad annuire, segno che portò la ragazza a buttarsi fra le braccia della madre.
-Anche io mamma, anche io ti sognavo sempre- Clarissa strinse forte quella donna sconosciuta, eppure tanto familiare.
-Papà ti saluta- Disse appena si calmò abbastanza.
-Lo so, come so che finalmente ha trovato qualcuno che lo renda felice anche senza di me- Sorrise, accarezzando dolcemente la testa della figlia.
Clarissa infine si rivolse verso Brigitta, volendo dare anche a lei un ultimo saluto.
-Scusami se sono stata davvero insopportabile e grazie, per aver cercato di salvarmi nonostante tutto, sei un’ottima cugina- Fece un piccolo inchino, scusandosi sinceramente.
-Mi sa che tra le due non sono io quella da ringraziare, ti voglio bene Clarissa- Sorrise un po’ malinconica Brigitta, salutandola.
Le porte del Valhalla si richiusero, lasciando Brigitta e Tiziana fuori.
Tiziana prese la mano della compagna, tutta quella storia ora era finita e potevano essere solo loro, niente Loki, niente odio che tentava di prendere il controllo.
Erano solo loro per una volta e finalmente avrebbero potuto iniziare a vivere.
 
 
   
 
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