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Autore: Sebbyno    25/06/2019    2 recensioni
C’è una storia che viene narrata sulla Terra, che un giorno il mondo finì, e ricominciò due ore dopo: nessuno lo ricorda, nessuno lo sa, è solo... una novella, per addormentare i bambini.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Crowley ha più di 6000 anni, e troppe vite alle spalle; ha cambiato più volte taglio di capelli, paio di occhiali e modo di vestire in base alle epoche e mode storiche.
Ma qui sulla Terra ha solo tre anni e dieci giorni, ah: e si chiama David. 
David è un ragazzo assolutamente normale; veste casual, il più delle volte in pantaloni e giacca di jeans, maglia o felpa, e porta comode scarpette. Da nove mesi fa il fioraio, e alloggia in un ristretto monolocale costellato da piante e fiori, come riflesso del suo stesso negozio.
La sua piccola impresa lo riempie di gioia e ha diversi clienti affezionati; non sembra auspicare a grandissimi progetti, diciamo che il suo unico desiderio è avere una vita tranquilla.
Ogni mattina passa davanti ad una libreria storica in cui non riesce mai ad entrare perché è un ritardatario cronico, però quel giorno il lavoro (o meglio, la passione), l’ha fatto alzare in orario, perché una pianta si è ammalata e non sa proprio come porvi rimedio.
Così, banalmente, senza sapere che quella libreria un tempo avesse importanza, quel mattino diviene la sua prima meta del giorno, ed è il primissimo incontro che sta per avere con un amico di vecchia data.
Il primo incontro di David e Aziraphale, in una giornata normale, di un martedì ordinario e qualunque, come l’uomo che sta per varcare la soglia dell’antico negozio.
Aziraphale conta pochi secondi importanti spesi nella propria routine: quelli in cui aspetta che Crowley, o meglio, che quel comunissimo umano, passi davanti alla sua vetrina. Solo questo. La vita dell’angelo che un tempo difendeva il portale orientale dell’Eden, e tutta l’umanità, ora dedica tutta la propria esistenza a questo brevissimo momento che avviene sempre, tutti i giorni, allo stesso orario. Capita che qualche volta non succeda, e immediatamente l’Angelo fa un miracolo per scoprire che fine abbia fatto l’uomo per cui prova un profondo interesse dall’inizio del mondo e di tutte le cose.
È una soddisfazione misera e frustrante, lo comprende, ma due secondi, al massimo tre, per sapere che quello che una volta fu un demone è ancora vivo, gli bastano. 
Così anche quel giorno può tornare a fissare il vuoto dalla sua poltrona, a cercare di concentrarsi, invano, su qualche pagina di un vecchio e amato libro, o a meditare sul passato, e quando meno riesce ad affrontarlo, quell’angosciante e ineluttabile silenzio, piange. Lo fa silenzioso, in un angolo del retro del suo negozio; spende qualche lacrima, di rabbia, per non aver potuto evitare gli eventi, di tristezza, per aver perso la compagnia e la pace, e di amarezza, per non poter indurre al cambiamento. Dura poco, comunque; c’è un tempo anche per le lacrime, e non superano mai i cinque minuti, perché sa che se continuasse, non vi porrebbe fine, e per questo ripone tutte le sue forze e speranze in quegli attimi mattutini. Sono secondi che volano alla velocità di un battito di ciglia, ma sono necessari alla sopravvivenza: alla sua sopravvivenza.
Crowley, o meglio, la versione umana di Crowley, se la passa meglio; lui non sa che cosa è successo, qualche fasullo ricordo gli è stato inserito, rendendo la storia della sua vita un po’ più credibile, un po’ meno strana. Ci sono dei vuoti nella sua vita, lo percepisce, ma al momento non sembra interessato al volerli colmare.
Tutta la sua vita gira intorno alle piante e alla loro cura, e questa cosa rende Aziraphale più sollevato, che almeno qualcosa di Crowley si sia salvato, ma che soprattutto non passi il tempo come lui, ad aspettare che qualcuno scorra davanti alla sua vista per dargli una ragione d’esistenza.
Tutto sommato, a Crowley è andata bene, e ad Aziraphale va bene così. 
È contento, per quanto la contentezza possa definirsi nelle sue ristrettezze; anche quel giorno, pur se solo di sfuggita, ha visto quell’uomo, l’unico che conti, il più importante che Dio abbia creato.
Così si alza dalla sua poltrona, per tornare alla monotona vita da libraio, che una volta lo riempiva di gioia e soddisfazione, come il cibo, o la danza... tutto questo, prima che Crowley cadesse, che cadesse di nuovo.
Ma quel martedì di settembre non è poi così ordinario, perché non appena l’Angelo si volta di spalle, la porta del suo negozio si apre, accompagnata dal solito tintinnio del campanello, e Aziraphale, abituato al suo comune suono e anche a quante volte, all’incirca, si attivi in una giornata di lavoro, invita il cliente ad entrare, chiunque esso sia.
“Prego, entri pure.”
Dice con una voce poco entusiasta e forse un po’ stanca, come pronunciata da chi ha appena visto la luce dopo qualche ora di sonno profondo. 
“Buongiorno a lei.”
Il mondo è un posto strano; a volte succedono cose che non avresti mai immaginato potessero accadere, un po’ come quando produci ripetutamente nella tua testa immagini di scene che sai non potranno mai realizzarsi: è per questo che le inventi, perché sai che non vedranno mai la luce del vero.
Eppure il caso ogni tanto vuole che la Terra sia strana e veda eventi singolari, come quando venne l’apocalisse e tutti la dimenticarono. 
Così, in quell’aura di eventi strani e impossibili, Aziraphale si gira al suono di una voce non solo familiare, ma intima, e lì, davanti e in mezzo alle alte sommità di libri, finalmente lo vede. È lì, proprio lui, l'uomo più importante dell'universo.
L’Angelo ha un cuore, e quel cuore perde un battito, forse due, non lo sa più neanche lui, che importa?
Un’immagine sempre trascorsa dietro ai suoi vetri, ora è davanti alla porta, ed è così naturale il suo modo di guardarsi in giro, che ad Aziraphale viene quasi da ridere. Lui, proprio l’essere più importante del cosmo intero, si comporta come un uomo ordinario qualunque.
Bellissima. La vita è di nuovo bellissima.
In quel momento l’Angelo è così pieno di gioia, ma anche paura e timore di come doversi comportare davanti all’ex demone, che il suo corpo si impietrisce, come se dall’alto Gabriele gli avesse lanciato un secchio di cemento, e ora si fosse solidificato. Si sente impreparato, è colto alla sprovvista da una situazione attesa e immaginata tante volte, così tante da aver perso un minimo di credibilità, diventando soltanto il sogno di un angelo illuso. 
Ma lui è lì: Crowley, o quello che ne resta, è lì, davanti a lui, con tutta la sua figura alta e snella, ma senza l’occhio da serpe, i capelli fiammeggianti e l’abbigliamento discutibile.
Non può lasciarsi sfuggire questa occasione, ed è per questo che si sforza di emergere dal suo blocco di cemento.
"P-posso fare qualcosa per lei?"
È tutto ciò che riesce a dire, e ancora non riesce a credere di essersi strappato quelle cinque parole dalla gola secca, mentre l’uomo che gli sta di fronte è assorto dalla libreria: è bella, ordinata, immensamente ricca, sa di libri e carta antica, usata, ma anche di qualcosa che non sa esattamente definire. 
Quello che un tempo era Crowley, si guarda intorno due volte, prima di rivolgersi al libraio, a cui sfoggia un cordiale sorriso.
“Oh, salve! Si, grazie. Starei cercando un libro... che ha a che fare con le piante. O meglio, nello specifico, con le orchidee... Saprebbe aiutarmi?”
Aziraphale se ne sta fermo immobile, con un’espressione che non saprebbe leggersi, attento ad ogni movimento delle labbra del ragazzo e delle parole che ne escono.
Come se avesse detto la frase più bella della storia, Aziraphale si illumina, sorride in risposta a quel sorriso che gli si rivolge radioso, e improvvisamente ricorda di essere di nuovo vivo, e di dover respirare.
"C-certo, dò un'occhiata nel reparto giardinaggio."
Ed ecco che quello gli sorride di nuovo.
Ad ogni sorriso, Aziraphale si sente morire. Si può morire così? Ora gli sembra anche possibile. 
Lo vede, con quegli occhi vispi e pieni di energia, i suoi vestiti giovanili così lontani dal Crowley che ricorda... vorrebbe toccarlo, stringerlo, affondare il viso nel suo collo, o dargli anche solo una lieve carezza sulla guancia, ma purtroppo non può e non deve. Inoltre sembra essere un ragazzo così solare, non potrebbe mai rovinargli la giornata apparendo come un folle libraio che gli si piomba addosso senza motivo alcuno.
No, non è così che si ringrazia un caso di fortuna dopo tre anni di attesa, perciò si allontana sul retro, e lì, Aziraphale fa giusto in tempo ad appoggiarsi in malo modo ad uno scaffale per riprendere il fiato perso, come se avesse corso una maratona sotto il sole di luglio. Si porta una mano sopra al petto che sobbalza al punto da credere che il cuore gli stia bussando furioso per uscire, e poi, lanciando un'occhiata in direzione della seconda persona presente, intenta a sfogliare qualche libro, ritrova la sua calma, là dove l’ha persa.
Il ragazzo è quasi sul punto di chiedere al libraio se si senta bene, non vedendolo tornare e notando in lui un comportamento insolito, ma non appena lo sente mettersi all’opera con una scala, torna a curiosare tra gli scomparti, e lì da qualche parte, tra la categoria “Fantasy” e “Religione”, un curioso libro dal nome: “Apocalisse e profezie” attira il suo sguardo.
Il testo è pesante e di nobile manifattura, sembra antico, forse anche prezioso, ma non ci giurerebbe.
Sfogliandolo, il libro sembra parlare un po’ delle solite storie; la fine del mondo, le profezie, il calendario Maya...
Al Crowley umano non sembrano interessare i presagi e gli oracoli, e infatti è sul punto di cambiare testo, quando gli capita sotto il naso un nome tra le righe: “Crowley”.
Lo legge sottovoce, in un sussurro, ma non abbastanza da evitare che il libraio si catapulti da lui nel giro di un istante.
“Co... cosa?”
Aziraphale sente pronunciare quel nome e non vuole credere al suo vecchio udito: Crowley? Ha davvero detto: “Crowley?”. Tutto intorno a lui inizia a vorticare velocemente ed è di nuovo sulla strada di un mancamento.
Il giovane, se ne accorge, e non comprendendo la sua espressione, gli rivolge un sorriso seguito da una sottile risata.
“È proprio un nome buffo, non trova?”
A sua volta, l’Angelo risponde con una risatina stridula, non sapendo come dovrebbe reagire a quell'affermazione: è davvero troppo tutto quanto per la sua attuale situazione psicofisica.
"Aaah... vero, vero." 
Si avvicina a lui per guardare meglio il libro in questione, e un barlume di speranza torna nei suoi occhi celesti.
"Sei... interessato a queste cose?"
Il giovane ragazzo torna ad osservare il libro.
“In realtà no, ma trovo la copertina molto particolare.”
Posa il libro esattamente al suo posto, dove si posano anche le speranze di Aziraphale, nuovamente infrante.
“Oh! Vedo che ha preso il testo che mi serviva.”
Dice, indicando il testo sotto il braccio di 
Aziraphale, che solo in quel momento, nota di aver preso un libro, forse inconsciamente, nella disperazione di fare qualcosa. 
"Oh... oh... certo."
Volge lo sguardo alla copertina per capire cosa abbia preso e nota di essersi impossessato di un libro sui cavalli, facendola miracolosamente svanire con un tocco di palmo, tramutandola in ciò che quel speciale cliente sta cercando.
“Ecco." 

Glielo porge mentre sorride, cercando di mascherare l'imbarazzo. 
"Dovrebbe essere quello giusto."
Il ragazzo afferra delicatamente il libro, e leggendo il titolo: “Medicare le piante”, sorride.
“Direi che è proprio ciò che mi serviva. Quanto le devo?”
Quanto mi devi, mio caro? Vorrebbe rispondergli, limitandosi ad un: “Te lo regalo”, che in fin dei conti, dice anche senza pensarci troppo. 
“Co... come me lo regala?”
L’affermazione fa ovviamente stralunare il giovane, non aspettandosi una risposta simile.
"Sì, prendilo pure.”
Ormai è fatta, pensa.
“È un omaggio che faccio solitamente ai nuovi clienti." 
Cerca di arrampicarsi sugli specchi, ma l’altro sembra bersela.
“Oh.”
Porta il libro più vicino a sè per guardarlo meglio, sfogliandolo velocemente.
“Bè... grazie. Cercherò di farne buon uso.”
Gli sorride, e Aziraphale sorride a sua volta, intenerito dall'espressione entusiasta del ragazzo, mentre sfoglia quel libro che fino a poco prima parlava di cavalli e chissà cos’altro.
"Ne sono sicuro, mio caro." 
L'ultimo nomignolo gli esce dalle labbra in maniera naturale, mentre l’altro si dirige verso l’uscio, voltandosi al sentire di quel termine che lo fa arrossire... non sa perché.
“Bè... bene. Grazie!”
Dice ancora, indietreggiando un pochino.
“Tornerò per qualche libro.”
Sorride in segno di saluto e si volta nuovamente, diretto sulla strada; Aziraphale lo vede mettere il primo piede fuori e si rende conto che non può lasciarlo andare così, senza sapere niente di lui, dalle sue labbra. 
"Aspetta!"
Quasi gli urla, col terrore in viso di non vederlo mai più, a cui il ragazzo risponde con fare interrogativo. 
"P... posso almeno... sapere come ti chiami?" 
Gli chiede, mettendoci enfasi nelle ultime parole e con un sorriso forzato che gli tira le labbra verso un angolo.
La versione umana di Crowley non capisce perché quel libraio sia così strano, però la cosa non lo preoccupa, ma lo trova, anzi, particolarmente gentile. Perciò, dopo averlo guardato con aria dubbiosa, con un leggero sorriso gli risponde: “David”.
"David."
Ripete l’Angelo tra sé e sé.
L’uomo più importante dell’universo, ha un nome.
"Torna quanto ti pare, David."
Quel ragazzo, che sorride spesso e volentieri, gli risponde ancora con aria contenta.
“Grazie, signor...?”
"Aziraphale"
Gli dice, mentre con un mano cerca di appigliarsi alla poltrona lì di fianco. Non è la prima volta che dice il proprio nome a Crowley, ma quello non sa di essere Crowley, e non sa, che l’uomo davanti a lui, sia il suo...
"Aziraphale. Chiamami Aziraphale, senza signore."
“Aziraphale...”
Ripete.
“Azi... raphale... lo sto pronunciando nel modo corretto? Forse no.”
Accenna una risata.
“È proprio un bel nome! Molto elegante e sofisticato.”
David lo guarda velocemente dalla testa ai piedi.
“Bè, da come dimostri, ovviamente.”
Un brivido percorre tutto il corpo di Aziraphale, il cui nome viene pronunciato da quella voce... ancora da quella voce.
“S-sì... è giusto."
“Bene...”
David si raschia la voce, e gli porge la mano.
“Allora a presto: Aziraphale.”
L’Angelo guarda quella mano, perplesso, poi lo raggiunge dopo qualche passo per stringerla, e quel contatto scatena dentro di sé un turbine di emozioni indescrivibili. 
"A presto."
David sente che qualcosa... sia curioso, in lui, in quel libraio ben vestito e un po’ ansioso. “È proprio un uomo strano”, pensa, mentre gli sorride nuovamente, e dopo avergli stretto la mano, se ne va, con le cuffie alle orecchie e I want to Break Free in loop.
Aziraphale lo osserva mentre va via, e non appena lo vede svoltare l’angolo, indietreggia in direzione della poltrona, per poi accasciarcisi sopra, senza pensiero che tenga, senza voce, senza fiato.
È sbalordito, tutto sembra essere passato con una velocità supersonica ma, allo stesso tempo, sembra passata un'eternità. 
Fissa ancora la porta da dove Crowley, o meglio David, è appena uscito e non può fare a meno di pensare che forse non tutto sia perduto.
Che forse, vi saranno altri giorni qualunque, altri martedì... e magari verranno altri tre anni di assoluto vuoto, ma varranno la pena, perché il fato sarà clemente ancora.
Per un’ora, o qualche secondo, poco importa.
Verrà il giorno, e sarà bellissimo.
Bellissimo.

 
  
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